30 dicembre 2010

appendice 2010

Beh, il 2010 sta finendo e mi sembra giusto dedicare un post ad un anno importante colmo di soddisfazioni di ogni genere eccetto quelle economiche, ovviamente.
Iniziamo con un po’ di numeri:
Secondo Anobii, recentemente ripristinata a pieno regime, nel 2010 ho letto la bellezza di 56 libri per un totale di 23699 pagine, che fanno una media di 65 pagine al giorno. Mi ci ritrovo, dato che, quando leggo, leggo velocemente.
Questo è anche l’anno a cui posso associare il numero 11: il numero delle persone che ho direttamente aiutato a liberarsi dalla schiavitù di Windows per passare a GNU / Linux.
E’ stato l’anno delle Elezioni Comunali, a cui posso associare le 153 Persone che mi hanno dato fiducia e a cui sono contento di aver già potuto dimostrare la coerenza tra quanto raccontato in Campagna Elettorale e quanto, per quel che si può, si sta continuando a costruire.
Questa è stata una specie di svolta soprattutto per la gran quantità di persone nuove, diverse e differenti con cui sono entrato in contatto. 
La cosa che mi intriga è la complessita che è dietro la Politica, una complessità di cui non è assolutamente di moda tener conto, dato che questo Paese, ormai, cerca soluzioni facili che vengano incontro alle sue capacità mentali medie...
E’ stato, anche, l’anno in cui ho dovuto abbandonare il Servizio attivo in AGESCI e la congiuntura non fa ben sperare sulla brevità di questa interruzione.
E’ stato anche l’anno del disincanto, non tanto su quello che è possibile fare con le proprie forze, ma su quanto sia difficile collaborare per uno scopo comune. 
Nella media, si oscilla tra il fallimento e gli insulti.
Materalinux ed Agesci a parte, ovviamente, dove certi problemi non si sono mai presentati...
La cartina di tornasole secondo cui è possibile fare le cose in un certo modo: per molti, ma non per tutti.
Francamente, quindi, per il 2011 ho come unico proposti di tenermi lontano da quello che è diventato il nuovo sport nazionale: 
Prevalere nel conflitto verbale a sicuro discapito della risoluzione del problema in questione.
Preferisco vivere...
Di altri buoni propositi ne faccio volentieri a meno.
Non mi sento di progettare un percorso dato che mi sento come quando attraverso un torrente saltando sui sassi: l’importante è saltarli tutti di corsa e non fermarsi mai: questo sì che implicherebbe cadere, senz’altro, in acqua.
Quindi, affronterò l’incognita 2011 a cuor leggero e sorriso sulle labbra, senza grandi prospettive ma senza neppure ansia e paura.

Non è poco.

28 dicembre 2010

Farewell, Dylan Dog, l'incubo italiano ti ha sopraffatto.

Sono quasi 25 anni e 291 numeri che, fedele, leggo le tue avventure di sogni, incubi e cellulosa.
Non ho comprato il numero in edicola il mese scorso che sta per essere soppiantato dal nuovo.
Vecchio amico mio, come per molte cose che avevo saputo eterne, nella Vita, è arrivato il giorno di scoprire che non ho più spazio per te.
Letteralmente, intendo.
Non ho più spazio per te come non è rimasto spazio, nel tempo, per Martin Mystére e Nathan Never.
Per spazio intendo quello fisico. Non ho più posto per te nella mia vita fisica.
La vita digitale non trascende dalla realtà, purtroppo.
Costi ed occupi spazio.
Certo, se il tuo editore offrisse un abbonamento alle tue avventure in formato epub e prezzo ridotto rispetto a quello di copertina, probabilmente, per puro autocompiacimento affettivo, lo sottoscriverei.
Ma non è solo questo il punto.
Il problema, caro Dylan, è anche il tempo.
Perchè è capitato fin troppo spesso di leggermi anche tre albi di seguito delle tue avventure, quando ho trovato il tempo per farlo.
E sai perchè non trovo il tempo?
Perchè, caro Dylan, sangue a parte, la stupida follia dell'ipocrisia egoista e dell'egoismo ipocrita che combatti attraverso i mostri e gli incubi sono diventati la quotidianità di questa vita in questo Bel Paese.
Abusi, violenza, sfruttamento, fine delle speranze, tradimento, non ho più voglia di leggerli trasfigurati in vampiri e mostriciattoli tra le tue note di carta, sono fin troppo occupato a scansarle nel quotidiano. 
Insomma, Dylan, non credo che tu stia cambiando in peggio, è la realtà a farlo per te.
Sarà anche per questo che riesco ancora a trovare spazio e tempo per Julia, le cui narrazioni si intrecciano sugli stessi temi ma su un piano meno irritante ai miei occhi. La Julia è assai più vera di te. Se da ragazzino ti potevo anche invidiare le tue conquiste mensili, da adulto ho trovato in questa tua capacità una debolezza di fondo che Julia non mostra affatto. Le tue conquiste, caro Dylan, sono la più berlusconiana delle tue peculiarità. Credi di amarle tutte. Lo so. E' scritto ovunque nelle tue biografie.
Credi, appunto.
La debolezza strutturale del tuo personaggio è nella contraddizione tra questo atteggiamento diffuso tra molti dei miei compatrioti contemporanei e nelle tue azioni di Cavaliere Senza Macchia.
Ti manca un pezzo, Dylan: i tuoi mostri, affrontati da solo, non sono più credibili per me.
Questa tua piccola ipocrisia nascosta ti rende umano, Dylan. Ma Julia è più umana di te, anche nei suoi incubi ( che, francamente, sono la cosa che mi convince meno delle sue avventure ) ma, soprattutto, nei suoi affetti.
Certo, anche lei ha i suoi difetti: un coraggio eccessivo, sovrumano, che si spiega con un inumana ( da supereroe ) separazione delle emozioni. Lei è coraggiosa, tanto da travalicare , in certe circostanze, nella patologica assenza di paura, per poi ripiombare nella normalità degli incubi. Tu, invece, sei più uniforme nei sentimenti.
Peccato, Dylan. Mi piacerebbe davvero continuare a seguirti e magari lo farò ogni tanto, al mare magari.
Arrivederci, Dylan, ma non riesco più a ridere di Groucho.
E mi spanciavo dalle risa con il mio vicino di casa e di cuore, vent'anni fa.
Andiamo avanti.

27 dicembre 2010

E-book reader, Sì, grazie...

Quest'anno, Babbo Natale mi ha consegnato un Sony PRS-650.
Cos'è?
Un E-book reader, l'ultima frontiera del lettore ossessivo compulsivo.
Iniziamo con una minirecensione e poi proseguiamo.
E' un oggettino carino carino, amaranto, che, con custodia, è poco più piccolo di una confezione di DVD.
La custodia, di per se, è un oggetto notevole. Protegge il lettore ed integra una minilampada da lettura. Già, perchè questo tipo di e-book reader non è dotato di un display retroilluminato, tipo LCD. Ma di un display ad inchiostro elettronico. Questo implica due fatti: 
è perfettamente leggibile come un libro senza affaticare la vista,
in mancanza di luce è perfettamente illegibile come un libro di carta.
Personalmente, ho bisogno degli occhiali per lavorare al computer, mentre non ne ho bisogno per leggere libri nè il PRS-650.
Il Lettore dispone di porta usb non standard ( ma è compatibile con quella Nokia ), pulsante di reset, cuffia, volume, Stilo, accensione e due slot per memorie di massa ( Secure digital e memory stick ).
Sul frontale ci sono i tasti di controllo per cambio pagina, menu, zoom ed opzioni.
Il software di gestione a corredo non mi è sembrato particolarmente brillante, meglio affidarsi ad ubuntu 10.10 ( che lo riconosce perfettamente ) e Calibre.
Tuttavia, ad essere sinceri, basta fare copia incolla del file dell'ebook e si è pronti a leggere.
I 2 GB di memoria integrata sono più che sufficienti. Aggiungere altri libri sulle memorie esterne può anche essere utile, io, però, mi sono trovato a dover gestire fin troppi titoli ed ho preferito, dopo gli smanettamenti iniziali, usare solo la memoria integrata con una quindicina di libri, diventa complicato gestire decina di GB di testi...
Ho provato il lettore con vari formati: il migliore resta l'epub ( che è possibile creare in proprio a partire da .doc, .txt, .rtf con Openoffice e relativa estensione o mediante calibre che converte anche i pdf ). Con l'epub i caratteri restano nitidi e lo zoom è scalabile a piacere. Anche gli altri formati vanno bene, ma, ad esempio, i pdf potrebbero portare a qualche incertezza in certe pagine.
Il cambio delle pagine è veloce, si ha un fastidioso effetto di sfarfallio in transizione, ma ci si abitua in fretta.
L'aggeggio è anche un lettore musicale, ma non ho provato questa funzione.
L'ho usato come lettore di libri e basta.
E, come lettore di libri, funziona benissimo.
Con un minimo di pratica, questo lettore da le stesse sensazioni di lettura di un libro cartaceo.
La batteria dura parecchio, intendo almeno un paio di settimane di uso intensivo.
Insomma, sono pienamente soddisfatto dell'acquisto!
E questa è la parte facile!
Passiamo ora a dare una risposta ad una domanda banale: 
"Che cosa ci fai con un e-book reader?"
Leggo dei libri, certo, ma quali?
Inoltre: un ebook reader sostituisce il libro tradizionale?
Calma e gesso, andiamo con ordine.
Dispongo da anni, eredità dei tempi del Politecnico, di una discreta collezione di ebook ed altri ne ho aggiunti soprattutto grazie alla sana abitudine di alcuni editori stranieri che includono da tempo la versione digitale assieme a quella cartacea dei loro manualoni.
L'e-book reader sostituisce il libro cartaceo?
Assolutamente NO.
L'e-book reader è uno strumento tecnologico che mi permette di aumentare la mia capacità di lettura.
Credo che mi spiegherò meglio facendo degli esempi.
Consideriamo la "letteratura da treno" tanto vituperata dal Prof. di greco de "I ragazzi della III C ". E' vero, lo confesso: mi piace leggere, forse più del dovuto, romanzetti gialli, fantascientifici e technothriller di non alta qualità letteraria.
Ecco, questo genere di libri sarei dispostissimo ad acquistarli esclusivamente in formato elettronico per risparmiare spazio.
Infatti, i libri, io, dico, praticamente non so più dove metterli e non sono manco al mezzo del cammin di nostra vita, secondo i parametri del 2010...
Ovviamente, ad una condizione ben precisa: che costino al  massimo il 40% dell'edizione cartacea.
Sempre per esempio: un bel romanzone di fantascienza, che so: "Limit" di Frank Schatzing., mi andrebbe di leggerlo. Ma è un malloppone di quasi mille pagine. I miei spazi sono preziosi e, con tutto il rispetto per l'autore, non credo che valga la pena conservarselo per i posteri in maniera fisica. Per non parlare della fruibilità: un tomo così grosso non posso di certo portarmelo appresso in giro e leggiucchiarlo nei tempo morti.
Già, perchè un e-book reader consente una cosa bellissima: di leggere facendo finta di lavorare o facendo finta di prendere appunti. Congressi noiosi, conferenze a cui non puoi mancare, riunioni pallose, attese di fronte alla barra di installazione di un programma di windows... Tutte cose che sarebbe poco elegante affrontare con un tascabile in mostra diventano accettabili se affrontate con uno strumento tecnologico aperto sulle gambe...
Quindi: prima categoria di e-book: romanzetti che, letti una volta con piacere, non li rileggerete più.
Tuttavia, non è questo il solo motivo od utilizzo: c'è tutto il ramo della manualistica professionale di cui auspico venga presto importata la sana abitudine statunitense di includerne nel prezzo il pdf scaricabile dal sito dell'editore. Beh, un manuale da 1500 pagine è sicuramente più fruibile nella versione cartacea: puoi prenderci appunti, bestemmiarci e versarci sopra la cocacola. Sfortunatamente, è anche poco pratico da portarti appresso da un cliente o comunque al lavoro. Un manuale, pertanto, lo studi in forma cartacea e lo porti con te come ebook...
Ultimo esempio: consideriamo, invece, un libro che non acquisterei mai in solo formato elettronico: "Lepanto", di Alessandro Barbero. E' un saggio sulla battaglia omonima che non vedo l'ora di leggere. E rileggere. E conservare.
Ma, anche questo è un bel librone impossibile da portarsi appresso ( credo sia più spesso di Limit ) ma che ritengo valga, oltre al denaro, anche il privilegio di un posto in prima fila nella mia libreria assieme agli altri testi di Barbero.
Se questo libro fosse venduto come auspico, ossia in Cartaceo con possibilità di scaricare il relativo pdf anche protetto da DRM, ne avrei un gran vantaggio: il piacere feticista dell'edizione cartacea, la comodità pratica di poterlo leggere ovunque senza slogarmi i polsi o correre il concreto rischio di rompermi il naso dato che amo leggere fino alla sonnolenza, la sera e quando il tomo mi sfugge e mi cade in faccia... son dolori direttamente proporzionali alle dimensioni... Che contano!!!
Ok, battute a parte: come vedo io l'alba dell'editoria digitale.
Ci vorrebbe una serie di topics ad hoc e mi sono già dilungato troppo.
Se gli editori imiteranno i discografici prevedo una banale esplosione della pirateria libraria. Un libro in epub, pesa, inoltre, come mezzo mp3 ad essere generosi... La pirateria libraria non avrebbe neppure bisogno del file sharing su P2P per affermarsi...
Se gli editori affronteranno il mercato elettronico con spirito diverso, prevedo una marea di opportunità per editori, scrittori, librai ( già, non dimentichiamo i librai che saranno le prime vittime se gli editori decideranno un approccio egoistico ) e lettori.
Ecco perchè auspico che il mercato si diriga su una piattaforma di offerta plurima per un prezzo unico: non si azzardi nessuno a tentare di farmi pagare due volte lo stesso libro, non starei al gioco: il libro non è un prodotto.
Mi piacerebbe, pertanto, che il mercato si organizzi quanto prima per offrirmi contemporaneamente la versione cartacea, quella elettronica ed anche quella audio dei miei beneamati libru.
E, ovviamente, relative permutazioni scalabili. Esce il romanzone di Grisham a 25€? Certo, se contiene libro, pdf ed mp3 audio scaricabili ed anche protetti. Lo vuoi senza? Ok, sono 20 €. Vuoi solo l'audio? 10 €. Solo il PDF dopo 1 anno dalla prima uscita? Sono 5 €...
In sostanza, un e-book reader in un contesto di mercato aperto, non sostituisce affatto il libro cartaceo: lo affianca e lo completa.
Peccato, siamo in Italia, nel peggiore dei mondi possibili...

18 dicembre 2010

Ha preferenze tra cianuro e colpo alla tempia?


Non so perchè, ma invece di progettare ed attuare una linea, ultimamente sembra che nel PD, se ci va bene, ci venga chiesto cosa preferiamo.
Tra opzioni al ribasso.
Preferite Vendola o Di Pietro?
Preferite Di Pietro o Casini?
Preferite Casini o Rutelli?
Che ne dite se facciamo mannaggia al diavoletto con la Binetti?
E se per sconfiggere Berlusconi andassimo a braccetto pure con Fini ( quello della Legge Bossi Fini e ho detto tutto )?
Ora, non è questo uno dei famosi blog dei maggiorenti del Partito, però mi posso anche permettere di affermare che uno sta nel PD perché preferirebbe che fosse il suo leader a proporre un percorso di riforme di Sinistra tra diritti e pensiero sociale cattolico ( dato che il PD ha in se una componente geneticamente cattolica che è da valorizzarsi al massimo soprattutto nei riguardi delle forze reazionarie annidate nelle Gerarchie Ecclesiastiche tutt'ora pervicacemente allineate a sostegno di politici anticattolici nel merito ).
Io preferirei che fosse il mio segretario a proporre strategie di rottura col passato in modo da costruire anche alleanze elettorali, ma soprattutto una proposta del PD unitaria e soprattutto condivisa a tutti i livelli.
Se proprio non è possibile, ma davvero, solo allora, magari, forse, possiamo pure accettare che l'uomo di rottura sia un altro esterno al Partito.
Ma che sia un qualcuno di cui non doversi vergognare a priori.
Con il terzo polo, ente astratto di cui di concreto esiste solo la definizione, senza peso politico se non funzionale a votare contro Bondi, dato che contro The big B. o per un governicchio è insufficiente, possiamo solo accidentalmente convergere localmente in sede di voto parlamentare.
Ogni altro rapporto è peggio di un errore: è un suicidio.
Quindi: Primarie per i candidati e alleanza organica con Vendola e Di Pietro ( ma per carità, mandiamogli un commissario politico a vagliare i candidati, prima  e poi facciamogli vagliare pure i nostri...).
Possibilmente domani, dato che per ieri siamo in ritardo.

17 dicembre 2010

Ue', Jack, da quanto tempo!

Settembre non è il mese ideale per gli adolescenti che detestano la scuola. Ovviamente.
Tuttavia, io avevo vari antidoti alla depressione prescolastica. Uno di questi era la quasi puntuale uscita dell'annuale romanzone di Tom Clancy.
Ho scoperto Tom Clancy all'uscita di "Uragano Rosso" durante le vacanze di Natale del 1986. Beh, ricordo distintamente che dopo uno dei megacenoni natalizi feci indigestione e passai una notte intera tra la tazza del cesso e le pagine del romanzone. Da allora è stato amore. Un amore nato sul cesso: non attribuisco alcuna velleità letteraria al buon Tom, ma qualche capacità tecnica sì ed anche parecchia capacità di analisi e previsione ( si veda il terrificantemente preveggente finale di "Debito d'Onore" ). 
Credo di aver letto tutti i suoi libri, eccetto quelli a suo nome ma scritti da altri.
Il personaggio cardine di gran parte dei suoi romanzi è Jack Ryan.
La versione repubblicana del principe azzurro.
Non somiglia affatto a 007 o alle reincarnazioni cinematografiche di caccia a ottobre rosso e successivi. E' un brav'uomo, padre di famiglia, gran lavoratore, che combatte i cattivi per lo più leggendo libri ( anch'io, anch'io!!! ), rapporti ed analizzando i dati. La sua carriera? Ex marine, ex broker, se ne stava tranquillo a fare l'insegnante di Storia  finché la Storia è entrata nella sua vita. Così, scalerà gradino dopo gradino i vertici della CIA più con bloc notes e matita che con Beretta silenziata fino a diventare Segretario alla Difesa e Presidente degli USA.
Un po' come Putin.
Quando, nella vetrina su Piazza Vittorio Veneto della Gloriosa Libreria Cifarelli, compariva la copertina del suo romanzone, per me era festa.
Iniziavo a leggerlo appena entrato nell'autobus numero 6 per tornare a casa.
E andavo avanti per un paio di giorni di fila.
Poi, dopo l'ultima pagina, piccolo picco di depressione.
Jack Ryan, dopo essere diventato presidente degli USA, vinto un paio di guerre e portato la pace ai nostri giorni, per quasi dieci anni è scomparso.
Vi dirò: il ragazzino fan suo o del Colonnello Generale Alekseyev o del Tenente Edwards un po' i gusti li ha cambiati.
E non ha mica tanto creduto alla favola degli americani buoni ( mentre ha sempre saputo che sovietici, nazisti, fascisti, guardie rosse e pasdaran sono sicuramente tanto cattivi ). Quindi, dell'esilio dalle librerie di Tom Clancy non si è mai troppo rammaricato.
Oggi, però, il ragazzino torna ad esultare, perché Tom Clancy ha fatto tornare Jack Ryan in azione con "Vivo o Morto".
Non ho grandi speranze di ritrovare un capolavoro.
Ma almeno un saluto, ad un vecchio amico che mi ha accompagnato per migliaia di pagine, glie lo devo.




15 dicembre 2010

Kubuntu 10.10 e Dell Mini 9: prestazioni nuove di zecca!!

Beh, tanto per cambiare ora parliamo un po' di Kubuntu.
Il fratellino povero di Ubuntu. Povero perchè non sempre all'altezza della cura con cui è confezionato il fratello maggiore. 
Ho amato KDE. E' stato il primo Desktop Enviroment con cui sono riuscito a rimpiazzare Window$ su un PC, con una gloriosa Fedora 3. Poi, soprattutto con la versione 4, mi è riuscito difficile stargli dietro.
Ma, si sa, il primo amore...
Così, complici alcune deficienze che ho riscontrato in Lubuntu 10.10 ( la gestione delle condivisioni di rete ) e l'incertezza che avvolge la prossima release di ubuntu ( mi riferisco al nuovo server grafico e soprattutto all'abbandono de facto di gnome in favore di unity ) mi sono detto: proviamo Kubuntu sul netbook, poi, formattare per formattare se non va ci metto pochissimo a tornare indietro.
Il mio fido Dell Mini 9, ormai, ha due anni di duro lavoro in assoluta mobilità sulle spalle, mi segue come al solito in questa nuova avventura.
L'installazione è, come al solito, semplice ed immediata: basta selezionare la lingua e proseguire spediti con un pugno di click: il partizionamento è automatico, dato che non vi sono altri sistemi operativi sul netbook. Kubuntu si occupa anche di scaricare codec e drivers proprietari per il supporto flash ed mp3. Kubuntu è sicuramente più pesante di Lubuntu, ma è anche assai più completo. Insomma, KDE4 inizia ad essere maturo e a superare i problemi di dentizione.
All'avvio ho impiegato un attimo ad ambientarmi e ad eliminare l'interfaccia netbook in favore di quella classica kde: Impostazioni di Sistema -> Spazio di Lavoro -> Tipo di spazio di lavoro: Desktop invece di ultraportatile. 'sta mania di inventarsi interfaccie dedicate ai netbook è particolarmente frustrante e la trovo insensata letteralmente: un conto sono i tablet o i dispositivi touch, un altro dei computers con schermo piccolo dotati come dispositivi di input di mouse e tastiera: se proprio si vuole massimizzare ed ottimizzare lo spazio di lavoro sarebbe meglio dedicarsi alla possibilità di ridurre o far scomparire le barre dei menu e degli strumenti: cosa più semplice a farsi in KDE ( e Lubuntu ) che in Ubuntu: in quest'ultimo caso, infatti, l'altezza della barra del pannello non scende sotto i 21 pixel, mentre in KDE basta cliccare col tasto destro sulla barra del menu -> opzioni pannello -> impostazioni del pannello per ridurre l'altezza a dimensioni accettabili o fare praticamente tutto quello che vi pare.
Del mini 9 Kubuntu ha riconosciuto tutto out of the box, dal wireless al mouse bluetooth al modem 3g huawei E1692. Funzionano anche un minimo di effetti grafici. Non ho avuto problemi con VPN ed anche il gestore software di KDE sembra parecchio migliorato, anche se non è all'altezza dell'ubuntu software center, soprattutto per la velocità. I softwares KDE sono pienamente all'altezza delle controparti gnome, ho solo installato chromium come browser, per il resto mi tengo il generoso pacchetto di programmi installati di default.
Concludendo, KDE 4, una volta configurato, ha ridato smalto al mio Netbook consentendomi nuovamente di sfogliare le cartelle di rete. Francamente, suggerirei a Canonical di concentrarsi più su questi "dettagli" che sulle interfaccie grafiche: sono riuscito a far passare ad ubuntu un bel po' di felici utenti, sarebbe seccante che la ubuntu 11.04 fosse rigettata dagli utenti che non hanno voglia di rivoluzioni ma di lavorare, navigare ed ascoltare musica in semplicità, sicurezza e libertà.
Contribuiamo a risolvere i bug di Samba ed amenità simili, poi, a forkare gnome shell con un'interfaccia Unity ( ad oggi inutilizzabile, temo ) o a riempire gli schermi di pulsanti traslucidi c'è sempre tempo!

PS: qualche giorno fa ho installato Ubuntu 10.10 sul fido HP Probook 6540b, tanto per non lasciarlo solo con Windows 7 pro. Inutile farci un post: installazione liscia e rapidissima, data la potenza disponibile. Anche qui tutto riconosciuto out of the box, webcam inclusa...

14 dicembre 2010

Elhdy Seyou Gadiaga

Per quel che mi riguarda, la notizia del giorno è questa. 36 anni,da 15 in Italia, mio coetaneo, malato di asma ed abbandonato al freddo per due giorni. Il reato per cui i carabinieri lo hanno diligentemente arrestato? Permesso di soggiorno scaduto... Morto perchè clandestino. Ecco, è questa la notizia di oggi. 
Ieri, discutendo col buon dottore a spizzichi e bocconi tra un impegno lavorativo e l'altro mi è venuto da pensare all'efficacia e l'efficienza delle cose che riusciamo a fare nella nostra Vita. In particolare, mi riferisco al post di qualche giorno fa sulla settimana del Volontariato.
Il succo è: i ragazzi del Clan che hanno partecipato alla Colletta Alimentare, secondo me sono stati assai più efficaci di tanti altri che si riempiono la bocca di parole, che consumano CO2 imbrattando il web di geniali progetti tutti uguali mentre il mondo affonda, mentre il Prossimo Nostro affoga nel gelo dell'Inverno.
L'amarezza di aver assistito all'ennesima atrocità di questo paese che affonda è stemperata dalla coscienza che ci sono ancora persone che fanno le cose invece di parlarne e basta. Ma è acuita dalla coscienza di non poter più fare le stesse cose di prima. 
Quindi, a tutti quelli  che mettono a disposizione se stessi per gli altri posso solo raccontare la mia esperienza di queste settimane: per quanto le attività in cui sono impegnato siano potenzialmente foriere di benefici concreti per persone che neppure conosco, devo confessarvi che mi manca la certezza di aver messo un mattoncino al posto giusto, piccolo ma indiscutibilmente concreto.
Chi ha la fortuna di poter Servire, si ricordi che gli è data una preziosa opportunità che potrebbe non essere per sempre.
Per quel che mi riguarda, quindi, la notizia di oggi è questa. 
La notizia di una morte atroce ed assurda, in un paese che nemmeno si rende più conto di essere anch'esso morto.
Quindi, Elhdy Seyou Gadiaga, perdonami perchè tra un mese ti avrò scordato, ma non credo che ti dimenticherò, come non ho dimenticato chi ho dovuto lasciare per intraprendere nuove Strade che spero mi riconducano presto a Casa. 
Purtroppo, per te, come per troppi altri, nulla ha potuto il mio buon cuore, di gran lunga soffocato dalla mia pigrizia, ignavia ed accidia.
Forse, la tua morte, la tua uccisione ad opera di questo Stato, è più colpa mia che della legge Bossi FINI, del Ministro Maroni, fino all'ultimo elettore del PDL o all'ultimo sabotatore del PD.
Perchè molto di più avrei potuto fare invece di allontanarmi da quello che voglio e quello che devo.
Scusaci, non posso offrirti altro.

13 dicembre 2010

Wikileaks ed il diabete

La Danimarca, si sa, è una di quelle belle nazioni nordiche che tanto piacciono allo scrivente.
In quel di Danimarca, tra l'altro, c'è una ditta farmaceutica che produce insulina. Immagino che anche lì vi sia l'equivalente nostrano della vigilanzalazzazzera o cose così. Me li vedo già: magari un anziano Danese allampanato e tranquillo, che si porta appresso un novellino incazzoso a fare il giro della fabbrica più che altro per controllare che tutte le luci siano spente. Poi inseriscono l'allarme e partono per altri lidi salutando con una battuta sul tempo il custode che guarda la TV nella guardiola assediata dalla neve. 
Questo fino a qualche giorno fa.
Già, perchè ora le cose sono senz'altro diverse.
Wikileaks ha pubblicato, giorni fa, un elenco di siti ed aziende che il governo degli Stati Uniti considera vitali per la propria sicurezza. A parte il petrolio e le infrastrutture energetiche e le ovvie fabbriche di armi, mi ha colpito la presenza di un bel mucchio di siti assolutamente irrilevanti da un punto di vista militare, come, appunto, una fabbrica di Insulina in Danimarca.
Penso a come mi sarei sentito io se Assange avesse messo a rischio l'azienda per cui lavoro allo stesso modo. Noi possiamo divertirci ed ironizzare, strepitare sulla libertà di informazione, ma ora, mentre leggete, ci sono un bel po' di persone, in Danimarca, che non sono più tanto sicure di uscire di casa per andare al lavoro.
E, magari, i tizi della vigilanzalazzazzera di cui sopra, non avranno più tanta voglia di scherzare col custode, che forse si è licenziato per la paura. Per non parlare di un dipendente a caso che magari passa la vita a cercare di migliorare quella di tanti malati di diabete ed è appena stato segnalato ad Al-Qaeda come bersaglio primario...
Non credo che il mondo stia meglio dopo quest'ultima 'rivelazione'. Ma già, il Mondo ha avuto a sua disposizione ben altre e migliori Novelle e non pare che ne abbia saputo approfittare più di tanto.
Sarà che sono (troppo ) poco informato, ma, ad oggi, non ho avuto nessuna 'notizia' da wikileaks. Lasciamo  perdere le facili ironie su quello che pensa il Dipartimento di Stato USA sul papy nazionale, qui mi riferisco al resto del mondo: ma che non lo sapevamo degli orrori di Iraq ed Afghanistan?
E poi tutta questa unilateralità nei confronti degli USA che, comunque, sono una nazione che i propri documenti, poi, li pubblica. Cavolo sarei curioso di sapere cosa c'è negli archivi italiani o cinesi o russi, quello si. Ma di sapere che la Guerra è merda non avevo bisogno di farmelo ripetere da Assange. Alle teorie dei complotti credo picc e nudd, ma, a giudicare un po' al di sopra del contenuto medio dei tiggì italici, Wikileaks, ad ora, come sottotitolo pare avere: " Abbasso Obama " per gli effetti che sta avendo... Di contro, non mi sento di un milligrammo più libero ora che un bel po' di cattivi soggetti hanno tra le mani una lista di obiettivi ( e non tutti producono radar o missili ) graziosamente precompilata associata ai nomi dei tanti poveri cristi, informatori e fonti varie dell'intelligence occidentale sparsi per il mondo a cui sarà comodo andare a tagliare la gola da qui all'eternità. Ci sono cose che non si hanno da sapere, almeno finchè ciò implica la morte possibile, probabile o certa per la gente comune che esce di casa al mattino per lo stipendio.

PS: le accusa ad Assange sono così ridicole, ma così ridicole che rischia di morire dal ridere...

4 dicembre 2010

La Svezia sta all'Italia come l'Ikea sta a Nicoletti Salotti?

Il tema del Topic di oggi è la complessità.

Complice la noia da convalescenza vi dono un piccolo esercizio per il pubblico, un pubblico educato da vent’anni di berlusconismo a considerare le opinioni a maggior stregua dei fatti e a selezionare accuratamente le cose in cui credere tra un piccolo ventaglio di falsità.
Confrontiamo, un pochino ed alla buona, Italia e Svezia. 
Ma non ci soffermeremo sulle rispettive capacità di assemblare divani, sui rispettivi livelli di benessere, servizi sociali o libertà sessuale.
Procediamo.
Come fonte userò Wikipedia, tanto per stabilizzare i dati su una base comune.
Un po’ di numeretti sulla Svezia, come si usava quando facevo le elementari:

9 Milioni di Abitanti, 340 Miliardi di $ di PIL, 37.000,00 $ di reddito pro Capite, Indice di Sviluppo Umano 0,963 ( 7° )

La Svezia è circondata da gente simpatica: Norvegesi, Finlandesi, Danesi, oltre il mare ci sono tedeschi, polacchi, estoni, lettoni, lituani e russi. Dalle guerre napoleoniche, la Svezia è in pace. Da quelle parti, nel Baltico, dico, soffiano tutti i venti tranne quelli di Guerra. Nonostante Putin, la situazione è abbastanza tranquilla.

Diamo gli stessi numeretti per la nostra povera Patria:

60 Milioni di Abitanti, 1800 Miliardi di $ di PIL, 30.000,00 $ di reddito pro Capite, Indice di Sviluppo Umano 0,951 ( 18° ).

Noi, invece, siamo circondati da Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, gente tranquilla che ci guarda per lo più dall’alto in basso e che ha iniziato a copiare la propaganda della Lega contro gli stessi leghisti: vedere un manifesto razzista in Svizzera contro gli italiani tutti ti fa rabbrividire ma ti accomuna coi padani: so’ soddisfazioni. Oltre il mare, però, il Bel Paese ha un sacco di vicini pittoreschi: Croazia, Motenegro, Bosnia, Serbia Albania, Grecia, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Siria, Libano, Israele, Malta, Cipro e Turchia senza dimenticare i cuginetti spagnoli.
Lo so, ho dimenticato San Marino e soprattuto il Vaticano, ma questo è un confronto tra piccoli paesi, non tra Superpotenze.

Da queste parti si sono fatte un bel po’ di guerricciole negli ultimi tempi: Le guerre civili Yugoslave, la guerra del Kosovo che ci ha coinvolto direttamente, la guerra civile algerina, le guerre arabo israeliane per non parlare delle battaglie tra Stati Uniti e Libia negli anni ‘80 il che ha implicato per il Bel Paese il simpatico primato di essere stato l’unico Stato occidentale ad essere fatto oggetto di lancio di missili balistici tattici.
Nel frattempo, dopo l’11 Settembre, non è che al lato sud del Mediterraneo siamo diventati più simpatici, anche complice il nostro razzismo ormai declamato. Insomma, per farla breve, L’Italia è in una situazione geopolitica di parecchi ordini di grandezza più pericolosa della Svezia.
Torniamo ai numeretti delle Elementari:

Svezia: 150 Aerei da Combattimento.

Italia: 175 Aerei da Combattimento.

Giusto per fare un raffronto pratico, rispetto alla popolazione, ad esempio, l’aviazione militare svedese è circa 5 - 6 volte più grande di quella italiana. Numeri simili vengon fuori considerando, invece, il PIL.

Sorpresaaa!!!

La neutrale, civilissima, pacifica e strategicamente sicura Svezia ha, relativamente, un’aviazione 5 volte più grande della malandata, guerrafondaia e pericolosamente in prima linea, Italia. In senso assoluto, poi, le cose sono ancora peggiori dato che le due aviazioni sono numericamente equivalenti con quella Svedese avvantaggiata dalla modernità complessiva dei velivoli e dall’impiego operativo assai più concentrato sia per ruoli e missioni che per area di impiego. L’italietta, invece, deve fare con aerei più vecchi e spesso meno prestanti un sacco di cose in un sacco di posti. Non entro nel dettaglio perchè sarebbe inutile in questa sede: in rete troverete facilmente informazioni aggiuntive precise e complete.


Saltiamo alle conclusioni: il cittadino svedese medio è consapevole che la sicurezza del suo spazio aereo è ottimamente garantita: nè russi nè americani possono prendersi il suo domani, tanto per citare sanremo del secolo scorso, se non disposti a pagare un prezzo piuttosto salato.
Il cittadino italiano medio se ne fotte, forse perchè sa che non gli rimane nessun domani. Salvo indignarsi per Ustica, Cermis, per i circhi libici a Roma, per Vicenza, per le basi americane in generale e per le spese militari in particolare.

Beh, sapete che c’è?

C’è che siccome questo piccolo mondo è piuttosto violento e noi stiamo proprio su una linea del fronte forse dobbiamo decidere cosa fare da grandi.
Non sto, ovviamente, propugnando un riarmo dell’itala bandiera, ci mancherebbe.
Ad esempio, i 13 Miliardi di € che sono stati stanziati per l’acquisto di 131 F-35 sarebbero essere sicuramente meglio spesi per qualche Eurofighter in più o anche solo in riduzione delle tasse sul lavoro.
Purché le conseguenze siano chiare a tutti.
Non avere delle forze armate all’altezza della nostra situazione geopolitica può costare assai caro. 
Implica sottostare ancora di più agli Stati Uniti.
Implica che anche il prossimo governo non berlusconiano potrebbe dover concedere a Gheddafi lo stesso umiliante spettacolo propugnatoci dal miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni.
Implica Ustica.
Implica il Cermis.
Implica mancanza di sicurezza di fronte, ad esempio, ad un degenerare del conflitto arabo israeliano o al proseguire incontrastato dell’imperialismo persiano.
Non sta scritto da nessuna parte che le scene televisive di contraerea, bombe a guida laser e macerie debbano appartenere per sempre a terzi...
E, francamente, temo che l’Italia sia ben più a rischio della Svezia...
Ma la Svezia, appunto, non è affatto disarmata.
Ora, devo essere franco: se dovessi scegliere tra 131 F-35 e dare 13 Miliardi alla classe docente universitaria a me nota dai tempi del Politecnico non avrei dubbi, meglio gli aerei. Almeno, quelli, possono servire a qualcosa (a ben poco, dati i loro difetti, ma meglio che niente). Ma è un mio sfogo personale ovviamente acido, non ci badate. Non parliamo poi del mantenimento delle capacità tecnologiche, occupazione di specialisti insostituibili, trlasciamo tutto questo, concentriamoci sul rapporto tra Italia e Svezia e sulle relative implicazioni.
Io sospettavo di questa sproporzione clamorosa, ma fino a stamattina non mi ero fatto i conti col pallottoliere.
E’ impressionante.
Ma non sarà che la Svezia è così avanti culturalmente e socialmente anche perchè non nasconde a se stessa la necessità di essere indipendenti e soprattutto coscienti della realtà del mondo?
Quindi, cari compagni ( sul mio Blog lo posso dire ancora ) : come pensate di difendere il Bel Paese in un mondo in cui il medio oriente si sta superarmando con missili e bombardieri?
Per favore, non ve ne venite con “invece dei cannoni aiutiamo lo sviluppo dei vicini ecc” Perchè non funziona! E’ chiaro che dove c’è disuguaglianza ed ingiustizia c’è violenza ma la povera Italia se ha due lire le deve destinare alla carta igienica nelle scuole o per il debito pubblico.
I soldi per mettere in campo le forze necessarie ( credo che si parli di 3 - 400 aerei moderni per stare un minimo tranquilli ) non ci sono.
Gli americani non li vogliamo.
A Gheddafi dobbiamo baciare i piedi anche perchè non ci lanci altri missili.
Il paese del povero Zio Mubarak di aerei ne mette in campo quasi 500...
Vedete un po’ voi.

3 dicembre 2010

Ma chi te lo fa fare?

Nella settimana del volontariato, che sto seguendo, mio malgrado, solo su Radio Tre attraverso la trasmissione “Chiodo Fisso” credo ci stia un bel post riepilogativo.
Per come la vedo io, il problema della domanda posta dalla trasmissione di Radio Tre: “Ma chi te lo fa fare?” Sottintendendo: ad impegnarti con sacrificio e rimettendoci anche del tuo in attività a favore di terzi senza tornaconto economico alcuno è in chi, tale domanda, la fa.
Senza generalizzare, ritengo che una parte di costoro siano  causa di parte dei problemi per la convivenza civile umana.
Intendiamoci, possono anche essere bravissime persone, oneste e gentili.
Ma, se non hanno in se il concetto di amore gratuito, semplice e mai banale, possono essere persone capaci di tutto.
Tanto per cominciare, come è nella natura umana, temono ciò che non comprendono come una minaccia attiva a se stessi.
Pertanto, spesso, agiscono in conseguenza. Banalmente, non credono neppure all’evidenza:
anche l’essere andato fino all’Aquila a 4 giorni dal sisma o semplicemente al lavoro innumerevoli Lunedì dopo aver passato il week end insonne tra i boschi sotto la pioggia per il bene di ragazzi innocenti mi è stato addebitato come atto di profitto personale, come gesto ‘incomprensibile’, pertanto, dove la prassi comune può lasciar immaginare possibili interessi privati, si arriva direttamente e facilmente all’aggressione ed all’insulto.
Eppure, esiste un limite preciso oltre il quale non è consentito andare: quello della diffamazione denigratoria reiterata di fronte a persone che non hanno l’obbligo di conoscere per filo e per segno la tua biografia in dettaglio.
Un’ora di singolo impegno gratuito cambia effettivamente il mondo, nel profondo. Non mi spingo ad affermare che è il volontariato a tenere a galla questo Paese, certo è che la capacità di impegnarsi non “Nel tempo libero”, ma “Per il tempo necessario”, gratuitamente ed efficacemente ( sennò non è volontariato, è hobby ) costituisce un fattore comune legante di un tessuto sociale vasto ed attivo, che tiene ben centrata l’attenzione sui problemi e, banalmente, li risolve almeno in gran parte.
Intendiamoci, non è che chi non fa volontariato è un cattivo soggetto, non è assolutamente questo il senso di questo post che è dedicato, invece, a chi non comprende la possibilità dell’esistenza del Dono Gratuito di se.
Pertanto, alla domanda “Ma chi te lo fa fare?”, suggerisco di non affannarsi a dare risposte esaustive o particolareggiate, perchè la domanda è mal posta e ritengo che debba essere, invece: ”Perchè Io non sono capace di fare altrettanto? Di Servire il Prossimo? Di costruire gratuitamente ?” Se proprio vi va, tanto per fessi o malfidati ci passate già, rispondete pure “ L’Amore”, se non altro perchè il pensiero di Italo Calvino, che, secondo me, più si avvicina a dare risposta alla domanda, non è sufficientemente sintetico e, più che di difficile comprensione, è di quasi impossibile esecuzione.

<< L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. >>

Da “Le Città Invisibili”, Italo Calvino 

Quindi, cari Volontari, in servizio, in pensione, in momentaneo congedo o impegnati in attività diverse da quelle consuete (PRESENTE!!), vi lascio con una domandina pure io:

“Ce la fate ad immaginarvi una Vita autoreferenziale senza Servizio?”

Grazie a tutti voi, ovunque voi siate.

30 novembre 2010

Zio Paperone, Saviano chi dei due mi porta via con se?

Quattro puntate di una buona trasmissione televisiva hanno un effetto concreto?
Tanto per sdrammatizzare, vi racconto il plot di una storiella di Zio Paperone.
Zio Paperone ha una fabbrica di cemento inquinantissima, che appesta l'aria di Paperopoli perchè si ostina ad usare carbone scadente ma economicissimo. In quel mentre, Zio Paperone costringe Paperino e Qui Quo Qua a fare da commessi viaggiatori nei Mari del Sud su un vecchio battello alimentato dallo stesso, puzzolente,  carbone. I quattro paperi si mettono in viaggio malamente accolti dagli isolani a causa della puzza che li precede e segue e non riescono a vendere neppure una perlina...
Finché, Paperino, mosso all'intraprendenza dal sacro timore delle urla di Zio Paperone, si  avventura  su rotte mai battute ed incontrano un'isola incontaminata i cui abitanti, da sempre lontani dai guasti della civilità...
... amano il terribile puzzo del fumo di carbone come il vostro scrittore ama il profumo dell'arrosto..
Gli isolani, inebriati, chiedono a Paperino di fornirgli in bombole il terribile puzzo.
Paperino, quindi, se ne torna a casa e cosa fa per recuperare i fumi dai inscatolare? Va alla cementeria di Zio Paperone e sottrae, con una pompa, il fumo dalle ciminiere.
Per un po' sono tutti contenti: i paperopolesi perchè non sono soffocati dal fumo pestilenziale, gli isolani che possono intossicarsi a volontà, Zio Paperone perchè non lo scocciano più le associazioni ambientaliste ( ma subito si è precipitato in fabbrica per capire se avevano diminuito la produzione o se qualcuno dei suoi dipendenti era stato così folle da comprare carbone buono ) e Paperino, che riesce, finalmente, a guadagnare qualcosa.
Ovviamente, Zio Paperone scopre presto il trucco e trascina il nipote in tribunale per furto. 
Furto di fumo.
Paperino riesce a difendersi con sagacia e si dichiara colpevole.
Il giudice, annoiato dal reggimento di legali messi in campo da Zio Paperone, condanna Paperino al risarcimento del danno: con la stessa Qualità del danno patito. Infatti, condanna Paperino a risarcire Paperone col semplice tintinnio delle monete sonanti. Paperone, che ha subìto il furto del fumo, è risarcito col suono dell'oro. Il rumore, come il fumo, è reale. Ma, appunto come il fumo, svanisce nel vento.
La mia logorrea sta diventando proverbiale.
Ma ho preferito anticipare le conclusioni su "Vieni via con Me".
La trasmissione televisiva, una vera e propria Messa Civile, mi è piaciuta quasi tutta nell'arco delle sue 4 puntate. Ho apprezzato Saviano e le sue parole, il balletto e gran parte degli altri elenchi ed interventi.
Saviano, soprattutto.
Le sue omelie, come tutta la trasmissione del resto, non aggiungono nulla alla nostra quotidianità: raccontano l'ovvio, il noto.
Certo, per la prima volta un sacco di gente ha saputo. Ma ha saputo per bocca di Saviano perchè si è turata le orecchie prima! Non perchè i fatti fossero nascosti in alcun modo.
Ma, questo è il meno.
Oggi, cosa succederà di nuovo?
Di diverso?
Di risolutivo?
Non so quantizzare l'importanza di una trasmissione come "Vieni Via con Me". Ma, se tanto mi da tanto, poche ore di discreta cultura e riflessione sono in competizione con decenni di telepornocrazia spinta e concentrata a tutte le ore.
E stasera?
Quanto durerà l'effetto dell'adrenalina prima che la narcosi sommerga di nuovo il Paese?
La cosa che mi rattrista ancora di più è che Saviano si sia ulteriormente esposto a nuovi rischi senza che nessuno di noi possa esser certo che ne sia valsa la pena.
Si è messo contro ancor di più il Potere e ci mancavano solo i crociati semianalfabeti del Santo Vangelo ad inquinare il campo.
E' la continuità che manca alla trasmissione di Fazio e Saviano.
Sono contentissimo che sia stata fatta.
Sono contentissimo di averla ascoltata.
Ma, il grande fratello o Fede o Vespa o chi volete voi sono continui e soprattutto contigui con la "cultura" dominante nel Paese, ancor più pericolosa per la nostra sopravvivenza del Berlusconismo che sarà pure agli sgoccioli ma anche no.
Come una meteora che illumina il cielo nero per un istante, così queste quattro puntate di una televisione solo relativamente straordinaria ci lasciano, oggi, ancora più in affanno data la pochezza dei segnali concreti di inversione di tendenza.
Va bene, vengo via con te: ma, tu, dove vai?

29 novembre 2010

una seccante malinconia

Non sono triste per non poter sostenere ancora  Saviano semplicemente guardandolo.
Sono un po' malinconico perchè non ho idea di come continuare a fare questa guerra, che è la mia.
Le nuove armi mi sembrano pericolose e poco efficaci, ero abituato a ben altro.
Pazienza, inventeremo nuovi giochi anche qua fuori.

25 novembre 2010

Accorrete, occasionissima, l'offerta è limitata!!!!

Il Silenzio è d'Oro: Vendo PC silenzioso, INTEL ATOM D510 DUAL CORE A 64 BIT CON DISSIPATORE PASSIVO su Mainboard D510MO 2 GB RAM 2 PORTE SATA 6 PORTE USB 2.0 LAN GIGABIT INTEGRATA con LAN 10/100 AGGIUNTIVA, AUDIO INTEL 6 CANALI CASE ULTRA SLIM CON ALIMENTATORE FANLESS ( quello dei portatili ), HARD DISK 3,5” da 250 GB ( Il sistema è progettato per accogliere Hard Disk da 2,5” ) QUINDI NESSUNA VENTOLA: L'UNICO RUMORE VIENE DALL'HARD DISK e se ne mettete uno silenzioso od un SSD...

NON SONO INCLUSI MOUSE, TASTIERA, LETTORE OTTICO E MONITOR.

NOTA BENE: E' teoricamente possibile installare un masterizzatore da Notebook, ma si suggerisce di usarne uno Esterno USB e di installare al suo posto un SSD o un HD da 2,5".
Sistema Operativo Attualmente Installato: Lubuntu 10.10 € 200,00 ( NON trattabili ).
Ideale per uso Media Center, Navigazione Web, Office, firewall ed impieghi 24 ore su 24. Consuma pochissimo...

Vendo PC, INTEL ATOM 330 DUAL CORE A 64 BIT su Mainboard Intel, 2 GB RAM 2 PORTE SATA 6 PORTE USB 2.0, LAN GIGABIT INTEGRATA, AUDIO INTEL 6 CANALI CASE MINITOWER, HARD DISK 3,5” da 320 GB, lettore di schede flash, Masterizzatore DVD.

NON SONO INCLUSI MOUSE, TASTIERA E MONITOR.

Sistema Operativo Attualmente Installato: Edubuntu 10.10 € 200,00 ( NON trattabili ).
Ideale per studio, uso Media Center, Navigazione Web, Office. Anche questo PC è relativamente silenziabile ( fa rumore l'alimentatore, la ventola del case è utile d'estate, d'inverno è superflua ). Consuma pochissimo, appena un po' di più del precedente causa ventole ed unità ottica...


questo è il PC Silenzioso, per intenderci




Questo è l'Atom 330 d'avanti

Questo è l'Atom 330 da dietro

23 novembre 2010

Sei Anni e mezzo.

Quel mattino fu particolarmente uggioso, nella memoria.
Mi svegliai con l’idea che da lì a due giorni avrei compiuto sei anni e mezzo. Sei anni e mezzo, poi avrei potuto dire “Quasi Sette”.
Durante la settimana, dovevo svegliarmi prestissimo per andare a scuola: mia madre lavorava fuori città, mio padre attaccava alle otto del mattino, quindi, alle otto meno qualcosa, dovevamo già uscire di casa. Questo implicava la sveglia alle sette per sei giorni su sette. Il dovermi svegliare alle otto la domenica, per andare a Messa, non migliorava il mio umore: i miei amichetti, a scuola, si svegliavano alle otto tutte le mattine. Qualcuno, addirittura alle otto e mezzo. Eppure, andare alla seconda Messa mi innervosiva ancora di più che svegliarmi presto: partire di casa alle dieci e mezzo e ritirarsi alle dodici e mezzo si mangiava tutta la mia domenica.
Quella era stata la prima estate che avevo passato all’aperto, lontani dalle macchine e dal traffico, noi ragazzini di sei - sette anni, ci eravamo riuniti in un abbozzo di quella banda di fratelli che sarebbe stata inseparabile per i sette anni successivi.
E, anche sotto il cielo di ottobre, appena ostacolati dalle minaccie materne relative al fango che puntualmente ci trascinavamo sotto le scarpe, amavamo correre e fare la guerra nelle contrade circostanti dove l’asfalto era assente ed i cumuli di terra dei cantieri edili colline perfette e tane di giochi.
In quel freddo novembre, invece, avevamo iniziato a giocare coi soldatini. Approfittando delle varie stanze vuote disponibili nelle nostre case appena costruite e che non c’era stato nè il tempo nè il denaro di arredare, iniziavamo a posizionare le truppe al mattino, tornavamo a casa per il pranzo e proseguivamo con la carneficina al pomeriggio finchè era ora di andare a nanna.
Fu solo molto più tardi che ebbi il permesso di restare alzato fino al telegiornare delle 20. In quei mesi, in cui la memoria dei giorni iniziava a passare da un conglomerato nebuloso di sensazioni, situazioni, odori e voci a sequenze di fatti sempre meno labili, ricordo il buio scendere presto sulle armate di plastica sparse sul pavimento ed il fango che debordava sui viottoli dai terreni circostanti.
Dato che per le otto al massimo dovevo stare a nanna, cenavo presto. Alle sette di sera, per me, la domenica aveva tutta la malinconia del giorno di festa che svaniva e cercavo di acchiappare gli ultimi minuti di veglia dando sfogo alla vivacità fanciullesca. In altri termini, rompevo i coglioni a mamma, papà e sorellina non necessariamente in quest’ordine e non necessariamente tirando calci. Volevo sapere perchè e poi ancora perchè.
La pastina in brodo vegetale, quella sera, proprio non mi andava giù. Sono stato sempre molto lento a mangiare durante l’infanzia e quella sera ero particolarmene inquieto, tanto che alle 19:30 ero ben lontano dall’aver finito il piatto e lontanissimo dall’andare a nanna.
Infatti, ricordo che stavo saltellando sulla sedia tra i picci della sorellina ed il nervosismo crescente dei miei quando mio padre sbotto:” La vuoi smettere di muovere il tavolo?” Mi fermai subito, all’istante.
L’istante in cui la luce tremò.
L’istante in cui un “BANG” gigantesco si impresse nella mia memoria.
L’istante in cui tutto iniziò a tremare ed a muoversi, io incluso, che fui strappato alla sedia e mi ritrovai orizzontale, tra le braccia di mio padre, in una dissennata corsa verso la salvezza, dietro mia madre che portava in braccio la sorellina, un brevissimo lasso di tempo nel fragore che si dissipò d’incanto quando ci trovammo nel giardino, al buio, tra grida e terrore.
I dettagli di quei momenti si sono persi nel tempo. Le grida, le urla, i pianti di noi bimbi, il buio completo sono rimasti, ma non il freddo o le parole di conforto.
Il terrore era stato il nostro unico danno.
Rientrando in casa, scoprimmo solo quadri spostati e soprammobili caduti ed io, con la fresca ingenuità di un bambino, non comprendevo perchè, passato lo spavento, non stesse tornando tutto alla normalità: dopotutto mi ero spaventato di più cadendo dalla bicicletta, restando al buio per un’interruzione di corrente mentre ero solo in una stanza, o andando alla lavagna a scuola.
Invece, quella notte, leggevo lo sconvolgimento del cuore sui volti dei miei genitori per la prima volta nella mia vita.
Mio padre, che aveva ispezionato tutta casa prima di farci entrare, mise a letto me e mia sorella in un unica stanza, lasciò la porta e la luce accesa.
Ed io credo di ricordare la voce di Mario Pastore che filtrava dalla cucina in toni di drammatica angoscia.
Ci svegliammo, credo verso le 23, terrorizzati, gridando.
I nostri genitori accorsero e ci tranquillizzarono, ma, la corsa rombante su per le scale, dei loro passi, fu sconvolgente quanto l’incubo che aveva svegliato nel pianto uno di noi due.
Il giorno dopo, lunedì 24 Novembre 1980, un gelo grigio, gelido, accolse il mio risveglio.
Un silenzio ci accolse mentre ci preparavamo per la giornata.
Fuori, in lontananza, sulla statale, niente traffico.
Solo il mormorio delle radio, delle tv, in una luce strana che non ho più dimenticato e che avrei rivisto quasi trent’anni dopo in altri lidi.
Ci trovammo fuori, tutti quanti, spaesati.
Niente scuola, niente uffici.
Con gli amichetti, dopo colazione, ci vedemmo in giardino.
In silenzio.
Per non disturbare.

21 novembre 2010

io ed i Baustelle: una storia simmetrica

Anni fa, quando ero un rockettaro ( più per autodefinizione che per altro ) con tanto di camicia a scacchi rossa e capelli tinti dello stesso colore, leggevo il Mucchio Selvaggio. Mitica rivista che, a parte la necessità di acquistarla dal tuo edicolante di fiducia perchè sennò dovevi spiegare ogni volta che non era ‘na rivista zozza, mi regalava ogni settimana un paio dì ore di relax e di sogni fricchetton intellettuali. Una decina di anni fa, appunto, mentre contavo i giorni che mancavano alle vacanze natalizie, o giù di lì, lessi sulla suddetta rivista una strabiliante recensione di un gruppo esordiente. 
I Baustelle, appunto.
Credo di aver acquistato il loro disco di esordio da “Maschio” o da un altro negozio lì dietro ( dietro Piazza Castello, a Torino, intendo ), lo stesso giorno.
Una folgorazione.
Ora, dieci anni dopo, sei dischi dopo, posso tirare un po’ le somme.
Non faccio paragoni di tipo artistico: che so, De Andrè è De Andrè, inarrivabile.
Ma De Andrè mi piace, non mi rappresenta.
Nei Baustelle, invece, io mi identifico.
Ad oggi, completamente.
Stile, testi, estetica, ritmo, significato, movenza scenica, tempismo, anagrafe, tecnica e temi.
Tutto ci unisce, o più esattamente, tutto di loro compenetra i miei gusti estetici e musicali.
Ma, questo, è il meno.
Il più è che i Baustelle, dal mio punto di vista ovviamente, scrivono per me.
Il Sussidiario Illustrato della Giovinezza mi parla in prima persona.
“Gomma” e “la canzone del parco” arrivano direttamente al mio cervello e mi riportano ad una Serra Rifusa tetra della fine degli anni ‘80, ravvivata dai colori dei fazzolettoni del Reparto Sagittario.


“ Settembre spesso ad aspettarti 
e giorni scarni tutti uguali 
fumavo venti sigarette 
e groppi in gola e secca sete di te 

leccavo caramelle amare 
e primavere già sfiorite con te 
e già ti odiavo dal profondo …”


per poi catapultarmi nelle indecisioni materiali dell’università con Réclame, degno prologo degli anni successivi:

“E in ogni estate trovo che 
un po di morte in fondo c è 
e in ogni morte trovo te 
in ogni estate in fondo c è 
e in ogni morte... “




O al cinismo indotto che ora devo trattenere sempre più di frequente:


“Mi dici che ti emoziona il tramonto 
Ed io ti chiedo se ce l hai 
Per caso in tasca un chewingum

Mi spieghi che dietro ogni campo di grano c è 
C’ è il Divino 
C’ è Van Gogh 
Invece temo il peggio  “


Fino ad arrivare alla descrizione degli stati d’animo della quotidianità, un paio di anni fa:


“Anna pensa di soccombere al Mercato 
Non lo sa perché si è laureata 
Anni fa credeva nella lotta, 
adesso sta paralizzata in strada 
Finge di essere morta 
Scrive con lo spray sui muri 
che la catastrofe è inevitabile 

E’ difficile resistere al Mercato, Anna lo sa 
Un tempo aveva un sogno stupido: 
un nucleo armato terroristico 
Adesso è un corpo fragile 
che sa d’essere morto e sogna l’Africa. 
Strafatta, compone poesie sulla Catastrofe “

“Datti al giardinaggio dei fiori del male ”


e a ricalcare la memoria di avvenimenti simbolo della nostra trasformazione da paese di case e città a paese di televisioni con “Alfredo” ed alla consacrazione dei Mistici dell’Occidente, giusto in tempo per poter assaporare, assieme a “Le Rane”, tutte le terribili implicazioni delle scelte che tagliano, dividono, separano anche i Fratelli di Strada. 
Un altro dolore che devo imparare ad accettare.
I Baustelle non sono divertenti.
Descrivono con spietata dolcezza e candore l’amarezza del quotidiano, la follia della stupidità, la banalità delle motivazioni della violenza, la pena per la futilità dei tentativi di porre rimedio a tutto cercando conforto in un’altra persona.
i Baustelle costringono alla nuda verità.
Al si o no.
Nell’immensa zona grigia intermedia calcano la scena con testi di brutale ironia. Per chi sa dire si, o no, comunque, c’è una ricompensa, immagino.
Non me l’hanno ancora data.
Aspetto il 4 Dicembre con relativa trepidazione. Spero che lo spettacolo sia all’altezza. Preciso: spero che il loro concerto sia dialitico e che strappi via un po’ di veleni.
Se no, pazienza.