31 gennaio 2010

Uscita di Clan, Vallone della Loe, la prima pagina del Capitolo


Fare le due del mattino per il concertino di una cover band di Rino Gaetano è davvero un piacere, soprattutto se la serata si conclude ballando ( ehm, comprendo che il mio concetto di ballo per molti potrebbe essere più correttamente assimilato a quello di movimenti casuali aritmici e scoordinati ).
Svegliarsi alle sette del mattino, ossia cinque ore dopo, per un'uscita di Clan è sempre un piacere. Vedere la caffettiera espresso sputar via il portacialde e versare a terra il prezioso liquido su cui contavi per sopravvivere almeno dalle 07:06 alle 07:09 è seccante. Ed è ancora più seccante stare a pulire la caffettiera per lunghi minuti mattutini e trangugiare, finalmente, il caffè, l'antidoto tanto anelato, passate le 07:30. Per fortuna sto prendendo l'abitudine di mettere in macchina il possibile in anticipo, quindi alle 8 del mattino sono tranquillamente seduto nella Chiesa di San Rocco assieme al branco ed al reparto del Matera 3 mentre il Clan si coagula a rate e lentamente attorno a me, un po' come i miei neuroni che si radunano svogliatamente per formare pensieri sconnessi.
Per fortuna ci pensa Don Angelo, mai banale, mai noioso, a ripristinare i miei pensieri. Dopo la Messa, attendiamo l'ultimo ritardatario e ci mettiamo in cammino. All'inizio per modo di dire: il punto di partenza dell'uscita è lontano e va raggiunto in macchina. Ma, ben presto, ci troviamo in marcia. Una marcia che rischia di interrompersi dopo pochi minuti. Infatti, il ponte sulla Gravina, è completamente sommerso dall'acqua. Non di molto, non troppo, ma abbastanza da assicurare una giornata a piedi bagnati anche a chi indossa scarpe da trekking. Non è il caso, in Gennaio...
Ma il Clan non si scoraggia: ed ecco una catena umana che raccatta pietre piatte e costruisce un sentiero subacqueo, più che sufficiente per non bagnarsi i piedi! E, poi, di nuovo Strada. Si sale attraverso un oliveto, poi ai margini di un campo di grano ( ma che ci coltiveranno mai tra questi sassi, non sarebbe meglio cambiare coltura?) ed un pascolo.
Finalmente, il Vallone della Loe.
Il Paesaggio cambia completamente, diventa bosco, fitto e fresco. Ed il panorama è mozzafiato. Un canyon boscoso e rigoglioso di vita, con una vegetazione più da montagna che da murgia. Ma è solo un'impressione: è la flora naturale della nostra terra, prima della nostra allegra desertificazione suicida...
Arriviamo a destinazione in tarda mattinata. Roverrò, una riflessione sullo stretto legame tra il Capitolo ed il Vangelo:

(Mt 2,)

..Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre e nella notte fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode..

Gesù non è stato un uomo che ha vissuto nell'opulenza, che ha potuto cambiare abito due volte al giorno, che poteva rifiutare una pietanza non appetitosa. Gesù non ha mai vissuto come noi, qui riuniti, ma ha vissuto ed è morto come i nuovi schiavi sfruttati nelle nostre campagne e nelle nostre periferie, schiavi che fuggono da guerre e squilibri troppo spesso funzionali al nostro egoistico benessere fatto più di sprechi materiali e morali che di necessità. E' stato profugo e richiedente asilo politico, è dovuto fuggire dal suo Paese perchè minacciato di morte per motivi religiosi. Ha dovuto attraversare il Deserto in fuga ancora prima di imparare a parlare. Ricordiamocelo e pensiamoci, prima di unirci anche noi ai vari e nuovi Erodi nostrani. Poi, sotto un timido sole, ne abbiamo parlato e portato avanti il Capitolo. Abbiamo deciso di iniziare il monitoraggio della stampa locale in materia di immigrazione, ci siamo dedicati all'ammirazione per una neonata vocazione stilita di Davidino e siamo andati a pranzo. Fornelletti e spiritiera (di nuovo vincente sui fornelletti eh eh eh ) in azione, ci siamo deliziati con sushi, involtini di bresaola e formaggio, braciolette di pollo ripiene di sottilette, insalate miste, tortellini, salsiccia e chi più ne ha più ne metta. E cosa c'è di meglio, dopo pranzo, che consumare un po' corde vocali e corde di chitarra? Quindi, a malincuore, un'ora dopo, ci siamo staccati da quel piccolo pianoro incastrato nel vallone della Loe. Lungo il ritorno mi ha accompagnato una sensazione di tranquillo tepore che ancora non mi lascia.

Mi sono proprio divertito.



27 gennaio 2010

Oltre il fuoco comincia l'amore

OLTRE IL PONTE

di Italo Calvino e Sergio Liberovici


O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d'aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all'età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Silenziosi sugli aghi di pino,
Su spinosi ricci di castagna,
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l'oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l'armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Non è detto che fossimo santi,
L'eroismo non è sovrumano,
Corri, abbassati, dài, balza avanti,
Ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
L'avvenire d'un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d'allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell'aurora.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

5 gennaio 2010

intermezzo in gennaio

La Partenza è evento raro.
Vediamo un po', oltre alla mia ho assistito a quella di Giacomino, Egidio, Imma, Luciano, Anna, Brunella e Valentina. E, ai primi del mese, a quella di Luca, la prima Partenza della mia carriera di Capo Clan. La cerimonia è stata, credo, tradizionale ai limiti dell'austerità.
Ma non è di questa Partenza che posso parlare oggi.
Ma di un filo invisibile, forse tenue ai miei stessi occhi. Quello che lega queste Partenze alla quotidianità di questi giorni terribili.
Un giovane uomo che prende la Partenza nella Matera del 2010 aggiunge speranza, speranza concreta, ai giorni di Sarno ( Evviva Totò: chi ha orecchie per intendere intenda ;-), dell'oscena operazione White Cristhmas, della desolazione in terre lontane.
Ma, questa cerimonia, è solo una voce nel coro.
Un coro che è fatto di madri, padri, fidanzati, precari, pensionati, studenti, impermeabili alla potenza di chi li vorrebbe muti, refrattari agli spacciatori di menzogne che si travestono da pastori per nascondere le zanne da lupi.
Chissà se gli altri, che sono partiti con me, torneranno mai al Servizio. Chissà...





4 gennaio 2010

La Route Non è uno spasso


Lo zaino ti spezza la schiena e pioggia e sudore ti infradiciano allo stesso modo.
Il sollievo dell'arrivo te lo ricordi per un pezzo.
La sera il sonno non tarda a venire, neppure su un pavimento freddo.
Quest'anno, Accettura.
Per motivi logistici abbiamo diviso l'autobus e la struttura dei pernottamenti col Reparto, separando, ovviamente, le due unità nelle rispettive attività. Ma non ci siamo fatti mancare la Strada...
Pur con qualche ritardo evitabile, ci siamo trovati ad abbandonare l'autobus verso le 10 del mattino del 27 Dicembre nei pressi dello svincolo di Campomaggiore per Accettura.
Il tema della Route è stato 'la Responsabilità'.
Partendo dalla Parabola delle Dieci Vergini e da quella dei Talenti abbiamo costruito un percorso ideale e fisico che ha mescolato i tornanti in salita, lo zaino, il documento di Don Peppino Diana "Per amore del mio popolo non tacerò" ed una riflessione sull'Olocausto, tutto in funzione della chiave di lettura scelta come tema della Route.



E la Strada.
Ne abbiamo fatta parecchia, compatibilmente con un Sole che tramontava alle 16. Pranzi e Cene esclusivamente su fornelletto, cartina e bussola, un azimut ed un finale di route al cardiopalma arrampicandoci tutti assieme, senza che nessuno primeggiasse, verso Accettura.
Discussioni su discussioni, finalmente organiche, piccole chiacchierate lungo la Strada rubando il fiato alle gambe ed uno spirito lieve ci hanno accompagnato per i tre giorni della Route.
Ringrazio di cuore il Gruppo AGESCI Accettura 1, le cui attività sono solo momentaneamente sospese per mancanza di capi. Lo Spirito di Servizio ed il calore con cui ci hanno ospitato ci resterà nel cuore.
E cos'altro ci resterà, di tanti chilometri, risate, parole, sudori e sforzi?
Non posso essere io a rispondere.