31 maggio 2011

la sostanza si vendica sulla poesia....

Mi sento quasi in colpa a non ubriacarmi di giubilo
Sarà perchè, da piccolo, il regalo per la promozione era sempre dirottato su altre ricorrenze ufficiali, tipo il compleanno che la precedeva di pochi giorni: non si premia la normalità.
Ed è una cosa in cui credo tutt'ora essendomi sembrata ragionevolissima anche a 7 anni.
Ecco, quindi, la mia tiepida reazione alla spettacolare sconfitta del Papy nazionale.
Che poi, dico, a conti fatti, vuol comunque dire che una persona su due, una persona su tre al massimo, comunque, lo vota.
Vi rendete conto?
No, non credo, siete ubriachi di felicità per Pisapia e De Magistris.
Spero che torniate presto sobri.
Perchè, cari lettori, mica il nostro vero problema è vincere o perdere le elezioni.
Noi siamo come un poveraccio che sta rotolando lontano da un luogo sicuro lungo un pendio che diventa sempre più ripido e che termina in un precipizio.
Che sta rotolando perchè trascinato giù da un energumeno fascista tipo, armato e deciso ad ammazzarvi e ben disposto a crepare con voi nel tentativo.
Certo, il fascista è un bel problema.
Ma il guaio comunque è che rotoliamo verso il precipizio.
Ok, siamo riusciti a dare un calcio nelle palle al fascista e a strappargli pure la pistola.
Ma rotoliamo sempre verso il baratro.
Ora, magari con un po' di fortuna possiamo anche far fuori il fascista.
Definitivamente.
Ma ci tocca comunque pensare a come smettere di rotolare verso il baratro.
A come risalire la china.
A come tornare al sicuro.
E' vero, magari è il fascista che ci ha trascinato giù.
Ma noi, ora, rotoliamo verso il baratro anche da soli.
Io suggerisco vivamente di non esultare perchè il fascista si contorce momentaneamente innocuo per il nostro calcio nelle palle.
Ma di aspettare a quando avremo capito come non cadere nel baratro appresso a lui.
Ossia, aspetterei a festeggiare quando:

sarà in vigore una normativa nazionale per il diritto alla prima casa non cementificatoria
sarà in vigore un piano energetico nazionale serio 
sarà in vigore una legge sull'immigrazione tesa al rispetto della persona umana e alla migliore accoglienza profittevole per la società italiana
sarà in vigore un complesso di norme tese ad un effettivo recupero dell'evasione fiscale

eccetera

Fino ad allora, scusatemi, sto cercando di frenare la mia caduta.
Buon divertimento.


30 maggio 2011

La Bestia e il suo ammiratore

Le affermazioni di Borghezio su Mladic non sono di  stampo particolarmente differente rispetto alle classiche dichiarazioni di quelli lì.
Causa efficiente del dissesto sociale ed economico è che a dichiarazioni neonaziste  anticristiane e compagnia bella invece dell'arresto od altra adeguata reazione ci si debba accontentare al meglio di qualche scrollata di spalle.
Appunto, ci siamo abituati.
Suggerisco la lettura di questo articolo a riguardo.
Ma c'è qualcosa nelle parole di costui che mi ha fatto rabbrividire.
I massacri di cui anche Mladic è responsabile sono avvenuti in diretta TV e sull'accaduto non spenderò parole, semmai ci sarebbe da spargere lacrime.
Neppure su quanto dichiarato dal leghista tipo ho da aggiungere verbo.
Solo che ho dentro me una sensazione terribile.
Come un avvertimento da sesto senso.
Nel mare dell'anticultura berlusconiana in cui pesci immondi e cannibali sono allevati da lustri di telepornocrazia, creature ben più sinistre emergono dall'abisso.
E io ne ho paura.
Non tanto per quello che possono fare.
Ma per quello che possono costringere me a fare.

22 maggio 2011

morte da virus dell'ottimismo

E così pare che la mezza scoppolata presa dal Papy al primo turno delle amministrative di questo mese stia facendo cantar vittoria a quei quattro poveracci ancora non completamente intrisi di anticultura berlusconiana che ancora sopravvivono nel Bel Paese.
Io capisco bene che per chi muore di sete una mezza tazza di acqua salmastra possa sembrare la paradisiaca soluzione di tutti i problemi.
Personalmente, ci andrei molto cauto nel festeggiare.
Se il 40% circa degli italiani ha ancora 'fiducia' in lui siamo fottuti.
Il secondo turno non è deciso, dovremmo attendere almeno il 30 sera.
E ammesso e non concesso che i nostri eroi vincano ovunque, davvero credete che sia il caso di festeggiare?
Perchè: se Pisapia diventa Sindaco di Milano il nostro debito pubblico crolla?
Se De Magistris trionfa a Napoli mi posso permettere di comprare Casa?
Francamente, festeggerò quando l'azione del governo mi consentirà di tornare a far Servizio in Agesci in serenità perchè sarebbe sintomo di una completa rivoluzione nello stato delle cose.
Fino ad allora, cari compagni, ce n'è di mazzo da farsi.
Non si può pensare di festeggiare per un'elezione vinta.
Perchè occorre ben altro.
Serve ribaltare una prevasiva anticultura che è penetrata trasversalmente all'appartenenza politica.
Dal Piano Casa al Caso Pstizz passando per quello che vi viene in mente di più efficace di esempi di berlusconizzazione anche dell'opposizione se ne possono fare a bizzeffe: c'è poco da stare allegri anche da queste parti.
Ecco, io festeggerò i risultati di un eventuale antidoto, non la caduta elettorale dell'artefice maggiore, ma non unico, dell'attuale delirante situazione socio economica.
Spiacente, ma una flessione di pochi punti percentuali dell'elettorato del patron delle veline non mi compensa per l'angoscia di chi è plurilaureato e non vede vera luce oltre i sinistri bagliori delle televisioni.
Il tempo non è dalla mia parte.

21 maggio 2011

dietro il sacco

Dopo quasi tre mesi continuativi di pratica sportiva, mi azzardo a scrivere qualcosina del mio Sport: 
la Boxe.
Ho conosciuto la Boxe nel 2005, per un breve periodo e fu subito Amore a prima vista.
Beh, diciamo una bella infatuazione:
un altro amore in camicia azzurra e fazzolettone si riprese tutto il mio tempo e le mie energie e la cosa finì lì.
Tuttavia, non avevo dimenticato.
A Marzo, sotto la gentile pressione di chi di dovere, ho ricominciato.
Oggi penso a come fare a sopravvivere ai due mesi abbondanti di stop estivi.
La Boxe, per me, è il modo che ho per allenare il mio corpo a fare quello che vuole la mia mente.
L'immensa fatica fisica iniziale, durata poco meno di un mese, ha lasciato largo spazio alla necessità di imparare una nuova forma di concentrazione. Perchè la Boxe non è uno sport solo muscolare.
Oggi, la cosa per me più difficile non è arrivare in fondo all'allenamento senza avere la sensazione di collasso imminente, bensì riuscire a mettere in atto le tecniche basilari di schivate e posizioni.
Occorre una grande concentrazione per coordinare tutte le varie attività che costituiscono la boxe moderna.
Mi sono rapidamente reso conto di quanto sia complesso respirare, muoversi e semplicemente ricordarsi quale braccio tenere sollevato rispetto alla posizione dei piedi o da che lato iniziare la schivata.
Di sicuro non c'è tempo per nessun altro pensiero durante gli allenamenti.
I piccoli rituali pre e post allenamento, la cura di fasce e guantoni, sono ulteriori spazi di pensiero più che puro direi monocorde ed affilato.
Insomma, le ore di boxe sono ben più che semplice attività fisica, sono un allenamento della volontà.
Ecco, ora, i pantaloni mi vanno tutti larghi in vita, vivo perennemente con dolorini muscolari e faccio le salite a passo dell'oca senza fiatone. Peccato non poterla fare domani una route coi fiocchi!
In poche parole, mi sento davvero meglio.
Spero solo di trovare un barbatrucco per non andare troppo fuori forma nei mesi estivi: si sa, io sopra i 27°C mi squaglio come burro e non ho molta propensione a qualsivoglia forma di attività fisica e non...
Ah, come al solito quasi dimenticavo: mi sono colpevolmente accorto in ritardo che la piccola falange dei lettori di questo blog è ultimamente cresciuta: benvenuti tra queste pagine e grazie per il tempo che dedicate al sottoscritto, cercherò di ricambiare la cortesia :D

16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

15 maggio 2011

link revolution

Ieri avevamo organizzato una piccola manifestazione informativa e di confronto sulla nuova interfaccia di Ubuntu Linux, Unity, da confrontarsi possibilmente con Gnome 3.
L'evento era rivolto più che al classico pubblico del Linux Day ai potenziali costitutori di una Comunità Locale, in modo da sfruttare l'occasione per fare il punto della situazione, organizzare fin da ora le basi del prossimo Linux Day, verificare la possibilità di tornare alla carica con le istituzioni locali per l'adozione di Software Libre, insomma, più che passare un paio di ore a spiegare come lanciare firefox ad utenti neofiti l'idea era di organizzarci per bene a livello locale e magari regionale per poter ottenere finalmente una Comunità capace di realizzare qualcosa di concreto oltre i classici Linux Day.
Eh, dato che c'eravamo, avremmo proseguito le nostre chiacchierate con l'Aperitivo per la festa mondiale del commercio equo e solidale programmato nella stessa sede subito di seguito il nostro evento.
Senza girarci attorno, la manifestazione è fallita.
Erano più gli utenti a seguirci in streaming via ustream che le persone fisicamente in Bottega.
La cosa triste è che non ne ho avuta alcuna meraviglia.
Nell'Italia del 2011 l'abilità a segnalare la giusta causa, l'idea per cui morire, rigorosamente in maniera virtuale su social network pare l'unico antidoto al berlusconiano strapotere come a dire: lui ha conquistato l'Italia con il virtuale potere delle TV, noi gli contrapponiamo i nostri virtuali 'parteciperò' su Facebook.
Credete che funzioni?
Io no.
Anzi.
Credo che ogni manifestazione di sacrosanta indignazione, proposta, azione et similia espressa esclusivamente sul Web sia un ipnotico veleno autoassolutorio delle coscienze.
Ora, il caso specifico è praticamente irrilevante: speravamo di essere un sette - otto a ballare l'alligalli invece eravamo in tre. Pazienza.
Vuol dire che la probabilità che ci sia un quinto linux day a Matera è un po' minore.
Vuol dire che la quantità di denaro pubblico che sarà usato per l'acquisto di licenze Micro$oft inizierà a diminuire un po' più tardi.
Non mi sembrano fatti particolarmente gravi.
Quello che è grave è la perfetta corrispondenza biunivoca tra, come dire, l'elettorato non berlusconiano ed i leaders dei rispettivi partiti: "imperatori dei marziani" questi ultimi, più virtuali che mai i primi.
Per cambiare le cose, salvarsi la pelle, qualche piccolo sacrificio si deve pur essere disposti a farlo.
Ma in concretezza.
In senso fisico.
Facendole, le cose
Non linkandole.
Perchè, fino ad ora, mi pare che si voglia imitare costoro:



8 maggio 2011

I fatti della dottrina Marchionne: Tremila concreti esempi di fallimento

Metti una sera al pub.
Si parla di auto.
Amici cambiano la loro vecchia auto e si discute su che modello scegliere: "Sai, ormai ha centocinquantamila Km e ha un sacco di problemi". 
Ehm, anche la fiestascout ha centocinquantamila Km...
Vabbè, ma io ho fatto sempre manutenzione, la tengo come un gioiellino, una volta l'anno la lavo pure...
Comunque la pulce nell'orecchio mi è rimasta.
Qualche giorno dopo faccio lavare l'auto. No, non per gli esterni: per gli interni. Se fuori è zozza non mi frega niente, ma di respirare la polvere degli interni non mi va!
Quindi, con la rossa fiammante e luccicosa fiesta, mentre torno a casa, mi spunta la pulce dall'orecchio e mi urla dentro: "Passa dalla Ford, vedi se c'è un'occasione e chiedi quanto ti valutano la Fiesta oggi per una permuta ".
Ascolto la pulce nell'orecchio e mi fermo alla Ford.
Ve la faccio breve: la mia macchina non vale più quasi nulla, vuoi per l'età, vuoi per il chilometraggio.
E ve ne dirò un'altra: la fiesta l'ho pagata 12mila € nel 2006. 
Oggi, il modello equivalente ne costa 4mila di più.
Il ragionamento, tutto sommato, è semplice:
se cambi auto ora, due lire dalla Fiesta le ricavi e se trovi un'occasione ce la fai senza svenarti.
Se, invece, ti tieni l'auto ( che funziona benissimo ) fino a consumazione, corri il rischio di dovertene comprare una nuova tra un anno massimo due con ben altri prezzi senza recuperare nulla dall'usato. 
In altri termini, o spendi novemila oggi o corri il serio rischio di spenderne quindici - diciassettemila tra un anno.
Ora, scartando a priori l'usato per motivi legati all'affidabilità, non è che io sia entusiasta all'idea. 
Può capirmi perfettamente un qualunque utente di conmputers per cui il proprio monitor non è altro che uno strumento di lavoro. Ecco, per me l'auto non è altro che un necessario strumento di lavoro.
Quindi, la prospettiva di doverla cambiare in anticipo per il banale motivo di non essere sicuro di potermi permettere di farlo tra uno - due anni è piuttosto seccante, come minimo.
Una volta presa la decisione mi sono messo all'opera con tanto di foglio excel tentando di razionalizzare per quanto possibile l'acquisto.
Insomma, dopo aver incrociato i prezzi dei listini con le colonne del mio estratto conto a mo' di piccolo tremonti, ho realizzato che l'unica era trovare una Km 0 o al massimo un'auto già disponibile in concessionaria.
Dati i prezzi delle 'segmento B' ( scordatevi i pubblicitari ' a partire da 9900 €, per una Diesel 5 porte ne devi scucire almeno altri 5mila modello base ) era l'unica speranza.
Vi risparmio, ovviamente, il giro delle sette chiese: sono stato ben accolto e trattato con cortesia praticamente ovunque, anche se devo ammettere che mi da un po' ai nervi essere ossequiato 'ingegnerediqua, ingegneredilà' come se fossi De Benedetti mentre parliamo di un'utilitaria km0 modello base e non tengo una lira scannata, vabbè...
Ho ricevuto offerte da un massimo di € 13 mila ad un minimo di 8500. Indovinate quale offerta ho accettato?
No, della macchina che ho comprato ve ne parlo un'altra volta. Cioè, appena me la consegnano.
Qui vi voglio raccontare, invece, di un fatto quantomeno 'curioso'.
Una delle offerte più care da me ricevute è quella di una Punto km 0.
E, come si dice, la domanda sorge spontanea e mi permetto di farla al diretto interessato:
Egregio Dottor Marchionne, potrebbe cortesemente spiegarci come sia possibile che un'auto progettata in Germania e costruita in Inghilterra da operai pagati il doppio di quelli FIAT costi tremila €uro tremila in meno di una Punto made in Italy ?
Io sono rimasto di stucco quando ho sentito l'offerta.
Letteralmente.
Però, forse, non è tutta colpa del nuovo modello industriale italiano che punta a battere quello cinese sul suo stesso terreno della compressione di salari e diritti invece di seguire quello nordeuropeo della qualità complessiva del sistema.
Infatti, sulla plancia della Punto, spiccavano evidenti i loghi di Microsoft Windows del sistema Blue and me mentre sui comandi al volante dell'autoradio c'era lo stesso tasto windows che impera sulle tastiere.
Sarà per colpa del prezzo della licenza Microsoft che la Punto costa tremila € in più della Fiesta?

4 maggio 2011

la ragazza che zombava col fuoco

Attenzione. 
Spoiler: le parole che seguono contengono parte della trama de " La ragazza che giocava col fuoco " di Stieg Larsson che ho testè finito di audioleggere mediante la melodiosa voce di Claudio Santamaria. Apprezziamo l'iniziativa della Marsilio, anzi, tifiamo per tutte le case editrici capaci di sfruttare i nuovi sistemi editoriali: ebook ed audiolibri in primis!
Dunque, spero di essere breve, al contrario della buonanima di Larsson.
La ragazza che giocava col fuoco non è un brutto romanzo.
E' un bel giallo, diciamo discreto.
Ecco, per farvi un paragone io generalmente non riesco ad indovinare i colpevoli dei romanzi di Camilleri.
Anche in questo secondo romanzo ( come nel precedente Uomini che odiano le donne ) sono riuscito ad indovinare, come dire, l'assassino e relativo meccanismo.
Ma questo è il meno.
Avrò avuto un ( altro ) colpo di fortuna.
No, il guaio di questo romanzo è che è scritto per qualcuno che NON ha letto il precedente.
Pertanto, gran parte delle indagini di polizia, ad esempio, contiene descrizioni di fatti già noti e Larsson non riesce ad innescare, nel lettore, un meccanismo mentale tipo: "No, idioti, non è come sembra, ma... ".
Nel mio caso, ha innescato un meccanismo mentale del tipo: "Sì, lo so, vai avanti".
E, questo, per un bel pezzo del romanzo.
In quanto al complotto contro la povera Lisbet, beh, si vede che Larsson è svedese, letto in un paese in cui nei commissariati della Polizia della Repubblica sono esposti pubblicamente e con orgoglio simboli di organizzazioni eversive  antirepubblicane il progetto di Larsson merita un'esposizione in Topolino e non in un romanzo che vorrebbe essere di denuncia eccetera.
Che dire, se devo leggermi romanzetti d'evasione prolissi e ripetitivi preferisco di gran lunga Tom Clancy: almeno lui scrive di cose che si avverano ( attentato terroristico usando volo di linea in 'Debito d'Onore' o la fine di Bin Laden nel recentissimo 'Vivo o Morto'). 
E, poi, i personaggi di Tom Clancy sono ordinari cowboy vecchio stile, non donne che lasciano i fidanzati senza una riga di spiegazione e si rifanno le tette appena hanno due lire trattando a pezze da piedi amici e benefattori.
Sarò all'antica.
E magari sarà per le tette finte che Lisbet sopravvive a 3 proiettili calibro 22 sparati a bruciapelo di cui uno nel cranio con inclusa sepoltura nel bosco: dentro ci aveva aria!!
Che dire, poi, del povero coprotagonista, il giornalista: sembra un incrocio tra un boy scout di Bernard Show ed un Walker Texas Ranger dei poveri. Ma rispondere al cellulare? No, eh!
Il personaggio più figo è proprio Paolo Roberto: non per niente è un Pugile vero eh eh eh!
Confido che l'ultimo volume della trilogia non contenga per il 40% un riassunto dei due precedenti romanzi.
In conclusione, è un giallo di quelli che leggevo con piacere in treno sulla tratta Torino Bari comprati a cinquemila lire all'edicola della stazione. Nè più, nè meno.

1 maggio 2011

la desolazione della coscienza inerte

I Baustelle mi fanno compagnia in questo uggioso pomeriggio di Maggio.
Non ho voglia di sentire il concertone.
Ho letto, tentato di scrivere due righe, perso un po' di tempo tra la messa a punto del PC dei miei con Ubuntu 11.04 ( avanzamento di versione da una 10.10 che era stata una 10.04 che era stata una 9.10 che era stata una 9.04 ). Tra parentesi, nessun problema.
Rachele Bastreghi canta l'Aeroplano ed io penso a Baghdad.
Non so se capiti anche a voi.
A me succede sempre più spesso.
Non di pensare a Baghdad.
Faccio colazione e penso alla colazione in quel di Misurata.
Conto le monetine per il caffè e mi viene in mente un ragazzino con un AK47 che scava la terra con le mani per nascondersi dal fuoco che cade dal cielo.
Freno di botto di fronte ad un cretino che non mi da la precedenza per poi accomodarsi a dieci all'ora al centro della strada e mi viene in mente un ben diverso traffico di carri armati in Siria.
Quando, a Pasqua, ho fatto una passeggiata sul mare non ho potuto guardare l'orizzonte senza immaginarci dietro una barca piena di disgraziati nel mare plumbeo.
Quasi mi vergogno a scriverlo.
Perchè scrivere è facile: che ci vuole?
Il difficile è agire e temo che stia diventando quasi impossibile.
Stiamo accumulando un debito di disperazione e dolore che non potremo mai ripagare.
Mi guardo attorno e noto che è così difficile persino parlarne, figuriamoci agire.
Mi sembra di assistere ad una specie di corsa a chi mette per primo e meglio la testa sotto la sabbia.
Le conseguenze pratiche e reali sono volatili, la logica è addomesticabile, non ci si deve neppure preoccupare dell'autoreferenzialità delle proprie azioni.
Il governo più impresentabilmente agisce meglio è.
E da queste parti non è che vada tanto meglio.
Io inizio ad avvertire sul petto un senso di catastrofe incombente che non se ne va nemmeno dopo un round di boxe, nemmeno nella musica, nemmeno in un camino acceso.
Sogno la Scandinavia. Sarebbe comodo andarsene da qui.
Andarsene così.