2 agosto 2011

Il Buio Oltre la Siepe: sarebbe come uccidere un merlo

Il Buio Oltre la Siepe, ossia: sarebbe come uccidere un merlo è un romanzo di Harper Lee, un'anziana gentildonna americana che, letto da Alba Rohrwacher, mi ha tenuto compagnia in auto nelle scorse settimane.
Avevo già letto il libro a suo tempo ed acquistato il DVD dello splendido film che ne è stato tratto.
Film che, a breve, rivedrò.
Tenerezza e Speranza.
Ecco, in due parole, quello che mi ha lasciato riascoltare il romanzo di Harper Lee.
L’unica sua opera di narrativa pubblicata e capisco bene il perchè: dopo aver dato al mondo un simile capolavoro, probabilmente l’autrice potrebbe aver deciso di non sfidare oltre la sorte.
Il romanzo, di cui non racconterò la trama, state tranquilli, si schiude poco a poco.
Non è pretenzioso nel suo rapporto col lettore, non esordisce ammiccandogli trasmettendo un’impressione tipo ‘adesso vedrete come sono brava a far dire pensieri profondi ad una bimba di 6 anni’.
No.
Descrive affetti.
Quelli di due fratelli molto uniti con un padre decente e paziente.
Quello di una signora disillusa che cura i bimbi del vicino vedovo.
Quello della tata di colore.
Quello di un uomo malato pronto a tutto per salvare l’innocenza.
Quello di una bimba, la voce narrante, orfana di madre ma non di affetto.
Certo, ogni tanto può sembrare che Atticus, il padre comprimario, sia un uomo dotato di particolarmente eccezionali virtù.
Certemente è un uomo notevole, ma non fa mai la figura del supereroe.
No.
E’ un uomo retto che si ferma a pensare prima di agire.
A pensare agli altri.
Al loro punto di vista.
La vicenda processuale, alla rilettura, è quella meno appassionante. Si sa già come andrà a a finire anche leggendo il romanzo per la prima volta.
E, anche se sulla quarta di copertina è spacciata come la parte principale del romanzo, quella processuale è solo uno dei momenti di climax, dato che non è lì che si tirano le somme.
Quelle le tira il lettore alla conclusione, una conclusione che non è legata ai fatti narrati nelle ultime pagine del romanzo, ma è costruita sommando gli episodi, pagina per pagina.
Ad esempio, sono sempre molto colpito rileggendo l’episodio in cui la protagonista spalanca letteralmente la bocca di fronte alla tirata antinazista della maestra che il giorno prima si era mostrata palesemente razzista e segregazionista verso i propri vicini di colore.
E Scout, mai nomignolo fu più appropriato, non si capacita di come sia possibile provare pena per le persecuzioni degli Ebrei e per i crimini nazisti approvando contemporaneamente a gran voce il razzismo contro gli afroamericani.
Un po’ quello che mi capita quando ascolto elettori di Berlusconi vantare il proprio amore per il teatro o quando qualche signora salta la fila per farsi la comunione. Giusto per restare col mio prossimo.
La capisco bene.
Ricordo che il romanzo è ambientato tra il 1932 ed il 1935 in Alabama.
La descrizione della società del Sud degli Stati Uniti è solo un tocco di colore ben spalmato su una trama solida fatta di sentimenti.
Sentimenti profondi e complessi.
Ma basici.
Le domande della crescita, la curiosità innata dei discorsi tra bimbi sotto il cielo d’Estate, la volontà di cambiare le cose tipica dell’innocenza sembrano uscire dalle pagine per contagiarti ancora, per sostenerti fisicamente nelle prove di una quotidianità che sembra anche peggiore di quella narrata nel romanzo.
Le lacrime di rabbia ed impotenza di Scout per le ingiustizie del mondo sono consolatorie per il lettore italiano ordinario.
Il Buio Oltre la Siepe, titolo suggestivo benchè lontano dall’originale “ To kill a mockingbird”, ossia “[Sarebbe] come uccidere un merlo”,è un classico per antonomasia. Non smette da quasi sessant’anni di dire le cose che ha da dire.
In più è un romanzo flessibile:
offre conforto al lettore scoraggiato, calore all’uomo solitario, esempi ai lettori giovani ed indignazione a quelli magari un po’ distratti.
E’ un romanzo che da al suo lettore quello di cui il lettore ha bisogno in quel momento.
Ecco perchè so già che tornerò a leggerlo.
Grazie Mrs Harper Lee, grazie di cuore.

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