21 agosto 2012

L'Italia, il Diavolo e Martin Bora

Il Colonnello della Wehrmacht Martin Bora è un personaggio letterario disegnato in parole e azioni dalla Scrittrice Italo - Americana Ben Pastor ( Maria Verbena Volpi Pastor, all'anagrafe) che mi ha fatto compagnia per qualche mese con le sue avventure.
Ora che ho letto tutti i romanzi di cui è protagonista (mi manca una raccolta di racconti), posso scrivere qualcosa a riguardo.
Martin Bora non è Schindler.
E' un soldato estremamente competente ed terribilmente pericoloso per gli eserciti alleati.
E' per colpa sua e di troppi 'uomini giusti con la divisa sbagliata' se la Germania ha resistito così a lungo agli Alleati.
Martin Bora è senz'altro una figura affascinante.
Bell'uomo, giovane, ricco, Colonnello e comandante di reggimento ad un'età in cui i giovani italiani trovano il primo lavoro malpagato (nel 50% dei casi, nell'altro 50 neppure quello), coltissimo sia in teoria che in pratica, ossia capace di mettere a frutto la sua educazione nel concreto, che sia l'arte, la musica, l'indagine poliziesca o il campo di battaglia, vive, apparentemente, secondo rigidi binari di etica che lo conducono alla resistenza al Nazismo sia in forma strettamente privata che compiendo missioni per la fazione antinazista dell'Abwher, il servizio segreto militare guidato dal leggendario ammiraglio Canaris, che finirà impiccato dalle SS con un fil di ferro, nudo,  pochi giorni prima della fine della guerra.
Ci sarebbe quasi da innamorarsi di questo personaggio tormentato, sofferente in privato per una moglie fredifraga che abortisce i suoi figli mentre lui è al fronte, sofferente per la perdita del fratello, caduto in Russia sotto i suoi occhi, sofferente per la perdita della mano sinistra strappatagli da una bomba dei partigiani italiani e a causa della quale non potrà più suonare il piano.
Per fortuna, Ben Pastor non è mai caduta nella tentazione di assecondare la propaganda degli ex soldati della Wehrmacht: "Noi con le atrocità naziste non c'entriamo, quelle erano le SS a farle, noi abbiamo difeso l'Europa Cristiana dalle orde bolsceviche".
La Wehrmacht di Bora spara.
Quando il nostro colonnello acciuffa due partigiani intenti a macellare (letteralmente) un suo informatore li fa impiccare al primo albero senza pensarci due volte.
E si prodiga fino allo stremo per trattenere gli americani col suo reggimento, ossia, nella pratica, consentendo ad i suoi disprezzati ed odiati colleghi delle SS di continuare lo sterminio ad Auschwitz un po' più a lungo.
Bora è un uomo che si rende perfettamente conto di questo dato di fatto.
Non può disertare.
Non può ribellarsi.
Non può nemmeno farsi da parte.
Neppure quando i partigiani gli fanno saltare la mano sinistra se ne torna a casa.
Neppure quando la Gestapo gli suggerisce di cominciare a farsi i cazzi suoi con avvertimenti in perfetto stile mafioso o peggio.
L'uomo, bisogna riconoscerlo, ha una sua etica.
Come investigatore persegue la giustizia.
Come soldato detesta la morte e le atrocità.
Ha una paura folle della Gestapo ma non permette minimamente che questa paura cambi il corso delle proprie azioni, tra le quali qualche salvataggio di ebrei di troppo per i gusti degli uomini in nero.
Per molti aspetti, quindi, Martin Bora sembra proprio un Eroe Italiano.
Involontariamente, ma oggettivamente, alleato col Diavolo.
Il Diavolo, che in Italia, si può descrivere e riassumere con: "Gli Italiani Stessi".
Pensateci.
Una nazione civile, colta, trasformatasi in un nido di belve folli di sangue: la Germania degli anni 40.
Una nazione civile, prospera, trasformatasi in un nido di struzzi impazziti, incapaci di collaborare in più di due alla volta per invertire la corsa verso il baratro: l'Italia.
Una follia senz'altro meno grave, incomparabilmente meno grave. Ma altrettanto cruda e reale.
I nostri eroi, gli eroi celebrati più o meno ogni stagione ad ogni anniversario della morte, hanno avuto paura ma sono andati avanti, collaborando con uno Stato e servendo un Popolo che erano, in sostanza, i primi loro avversari.
Forse, Ben Pastor non sfugge al suo italico senso di tragica ironia.
Ed ha dipinto un personaggio che di tedesco ha il senso del dovere e l'uniforme.
E che di Italiano ha l'anima.
Martin Bora, aspetterò volentieri le tue prossime avventure ('The thin sky' è il titolo provvisorio del prossimo romanzo) e sono curioso di sapere come sei riuscito a scappare con la tua compagnia da Stalingrado.
Sono anche curioso di sapere come sei sopravvissuto alla caduta di Berlino e mi piacerebbe davvero incontrarti, quarantenne, al comando di un reggimento della neo costituita Bundswehr a metà degli anni cinquanta.
Insomma, i tuoi demoni non sono proprio i miei, ma mi piace leggere come li affronti.

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