31 gennaio 2016

L'AGESCI, Cirinnà e la barba del rabbino

Stamattina mi sono trovato sulla home page del Corriere della Sera un interessante 'scoop' riguardo qualche centinaio di Capi Scout AGESCI che hanno firmato una lettera aperta di pieno supporto al Disegno di legge Cirinnà. Qui potete trovare il testo completo della petizione.
Pur concordando praticamente su tutto il contenuto della petizione non ho ancora deciso di sottoscriverla.
Prima di tutto, credo sia indirizzata alle persone sbagliate.
Meglio sarebbe stato indirizzarla ai Consiglieri Generali, meglio ancora a tutte le Comunità Capi.
Poi, la lettera si basa su un presupposto che non è certamente errato, solo, beh, non mi convince.
Ecco, pensando a questa lettera mi è venuta in mente una vecchia storiella ebraica che avrò letto da qualche parte o sentito in radio.
C'è una vecchia sinagoga, frequentatissima da un nutrito gruppo di ebrei ortodossi ma comunque ben integrati nella società americana.
L'anziano rabbino va in pensione ed è sostituito da un giovane di cui si dicono meraviglie per cultura teologica e carisma.
Così, un sabato mattina, accolto dalla sua comunità, il giovane rabbino si presenta in Sinagoga a bordo di una fiammante alfa romeo spider.
Ma, quello che lascia a bocca aperta i fedeli è che il rabbino è perfettamente sbarbato, senza riccioli e pettinato all'ultima moda.
I fedeli restano di stucco.
Ma, dopo i saluti e i riti di accoglienza, passando al sodo, il rabbino si dimostra ben presto capace ed esperto, dotto nella Torah e nell'interpretazione moderna ma rigorosa delle Scritture.
I fedeli  si abituano pian piano a quest'uomo giovane, brillante, moderno, eppure rigoroso ma... senza barba.
Dopo qualche mese Abrahm e Isaac decidono di affrontarlo e si presentano in Sinagoga nei loro abiti migliori.
Il Rabbino li riceve subito dietro una lucida scrivania in cui i testi sacri sono accompagnati da un paio di notebook.
"Abrahm, come sta il nipotino? Tra poco è il momento del Bar mitzvah, vero? E tu, Isaac, hai poi deciso di comprare le azioni Red Hat?"
Esauriti i convenevoli ed evidentemente in imbarazzo, Abrahm si rivolge al rabbino:
"Rabbi, sono mesi che ci tormentiamo con una questione delicata e potenzialmente imbarazzante".
"Dimmi pure, Abrahm, non avere timore, io sono qui per risolvere tutti i vostri dubbi."
"Ecco, Rabbi, volevamo chiederle..."
"Coraggio, Abrham, coraggio, non temere".
Isaac non si trattiene e anticipa l'amico:
"Rabbi, è lecito per un Ebreo Osservante chiedere il permesso di tagliarsi la barba?"
Il rabbino guarda negli occhi Isaac e risponde senza esitare:
"E' una grave mancanza, Isaac, molto grave".
I due amici restano di stucco e Abrahm, prima così esitante, sbotta:
"Ma come una grave mancanza! Ma se lei è perfettamente sbarbato!"
Sorridendo, il rabbino risponde:
"Ma io non ho chiesto il permesso a nessuno".

Ecco, io credo che certi Capi dell'Associazione potrebbero ottenere migliori risultati facendo le cose giuste nelle proprie Comunità Capi invece di rivolgersi al mostro burocratico "alla scout center" scrivendo lettere che possono essere facilmente strumentalizzate da chi ha l'interesse a soffocare i germogli di rinnovamento cristiano e associativo.
Non è necessario chiedere permessi per fare la cosa giusta.

17 gennaio 2016

Cent'anni di scoutismo cattolico: che la festa continui!!! #abbiamofatto100

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 
E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 
La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». 
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 
E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo. 
Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli...





Così iniziò Gesù i suoi miracoli: facendo continuare una festa destinata al fallimento.
Cent'anni fa iniziò la grande festa dello scoutismo cattolico, nel pieno della Prima Guerra Mondiale.
L'ASCI crebbe in forza e sapienza e si oppose al Fascismo che avrebbe voluto elidere l'idea stessa di Scoutismo dall'Italia e che, invece, trovò nelle Aquile Randagie la più tenace e non violenta opposizione.
Nel 1974, poi, la rivoluzione dell'AGESCI con la Coeducazione in cui ragazze e ragazzi vivono una quotidianità in cui una Donna ed un Uomo lavorano e agiscono in un piano di completa Parità.
Ma non è questo il luogo di un panegirico:
lo Scoutismo Cattolico italiano non è perfetto.
Ma è uno degli ultimi posti di questo Paese in cui c'è un sacco di gente che si adopera per far sì che la festa continui.
Chissà perchè.
;-)

11 gennaio 2016

3 gennaio 2016

gli ultimi regali di Natale


Mazinga, buttati da Lanera giù in picchiata e vieni a salvarmi, ché il mio nome è già inciso sull'ὄστρακον


2 gennaio 2016

Giona che visse nella balena


Così mi sono sentito di fronte all'immenso palco montato per il Capodanno Materano 2016
Il 2015 è stato un anno ricco di soddisfazioni personali, lavorative e familiari.
E un uomo con una bella famiglia, con un bel lavoro, che cenerà fin troppo abbondantemente al caldo in una casa sicura ed illuminata non ha molto da lamentarsi se la Città che gli ha dato i natali si rivela definitivamente Matrigna.
Magari è giusto così, sono io che non mi adatto.
Dopotutto, sono Ingegnere Aerospaziale e sognavo da ragazzino di lavorare al Centro di Geodesia spaziale e invece mi occupo di Radiologia in una bella Città del Nord.



Nel 2015 ho progressivamente smesso di intervenire sulle questioni materane e dico la mia sullo status quo solo perché direttamente interpellato in quanto ex-abitante che non si è sentito a suo agio durante le vacanze di Natale.
Vedete, che la Città si trasformi in un contenitore culturale fatto secondo tutti i crismi o che le cose finiscano per somigliare ad una Sharm El Sheik popolata da camerieri ed albergatori a noi fuorisede poco importa.
Siamo stati espulsi e poco altro conta.
Delle guerre tra puristi e i fan del panem et circenses (con panem per pochi, companatico per pochissimi e circenses obbligatori per tutti) non me ne frega niente.
Chi definisce Radio Tre una rottura di palle è della stessa famiglia di chi definisce il concertone  una cozzarata squalificante.
Materadio, rassegnatevi, è stato un bel vantaggio nella gara la Titolo di Capitale Europea della Cultura: non ce l'hanno assegnato le stesse persone che hanno riso delle battute di Papaleo.
Fatevene una ragione.
D'altro canto, l'eventificio è naturalmente accoppiato alla Candidatura, rassegnatevi pure voi: chi doveva decidere ha deciso e il giocattolo dei nuovi padroni del vapore non funziona senza questo genere di eventi.
Matera ha scelto:


  • un albergatore;
  • dieci camerieri;
  • cinque disoccupati per tenere buoni i camerieri di cui sopra;
  • dieci emigranti.
Ecco la ricetta demografica della Capitale Europea della Cultura.
E questo vale sia per i raffinati e sublimi concerti di Materadio di CasaCava che per le farse alla Colpo Grosso che tanto rendono orgogliosi gli abitanti culturali.
Tutto questo ritengo sia nell'ordine delle cose di una Città turistica.
Come è anche nell'ordine delle cose che una casa in media periferia a Bologna costi esattamente la metà di una equivalente a Matera.
Come è nell'ordine delle cose che il Mercato spazzi via tutto quello che non è funzionale alla filiera economica del momento, quella turistica, dato che quella industriale ed agroalimentare, per tacere di quella tecnologica, sono state assassinate da un complotto ineguale di classi dirigenti e maestranze acquiescenti.
Non posso negare lo sgomento di fronte all'entusiasmo di lavoratori espulsi dall'Industria di fronte all'effetto scenico del concertone per la 'nostra Matera' che li ha già emarginati in partenza anche dalla possibilità di inserirsi nella nuova filiera economica, perché sono tappezzieri, meccanici e non certo giovani poliglotti di bella presenza diplomati all'alberghiero.
Per loro, il Concertone è il simbolo di disagi ed esclusione, ma gli va bene così, in una specie di inconsapevole ma acceso tifo per la gentrificazione (wikipedia aiutaci tu ma qui forse è spiegato meglio) non del centro storico ma dell'intero Comune di Matera.
E veniamo, finalmente, al sodo:

gli abitanti culturali non ci vogliono, te lo scrivono pure sui social networks: per voi non c'è posto, fate le valigie, andatevene.
E hanno ragione, se non altro perché rubiamo parcheggi ai turisti e posti a sedere nei pub in cui consumiamo solo una birra invece che una sana cena completa.
Noi, che un qualche contributo l'avremo pur dato a questa Città dalla nascita fino ad un paio di anni fa, siamo scomodi, sgraditi, invadenti.
Vorremmo tornare a Casa e farci un giro per il parco della Murgia, prendere un caffè con i genitori passeggiando sotto il cielo azzurro in una mattinata d'inverno, incontrare tutti gli affetti lasciati indietro, ma non è più possibile.
I problemi ambientali (simpaticissima l'iniziativa di tutori della Legge che si sono affannati a far togliere uno striscione contro l'inceneritore de facto in cui si è trasformata la cementeria) , la speculazione edilizia feroce che li costringerà ad andare ad abitare nei Paesi della Collina Materana quando verrà meno il supporto dei genitori, le scellerate scelte delle classi dirigenti, gli abitanti culturali preferiscono ignorarle ed affibbiarne la responsabilità a chi le indica lì, gigantesche, nel cielo.
Oppure si deve essere felici e contenti perché si deve esserlo ed è troppo penoso farsi i conti, quelli veri, quelli dei contributi, dell'asilo, del bollo auto, dell'affitto (che va alle stelle, perché la casa vacanze è sempre lì lì per prendere il posto di casa tua) coi tuoi mille euro di busta paga di cui ne percepisci se va bene 800?
Non vorrei sembrare troppo gretto e meschino ma io qui vedo solo spese a carico della collettività, profitti per pochi privati e salari da fame per una minoranza di lavoratori sfruttati.
I miei genitori hanno pagato uno sproposito di tasse pur facendo diligentemente la raccolta differenziata e non possono manco andare da loro figlia per il Capodanno (salvo pianificare le cose come per lo Sbarco in Normandia)?
E' stato un evento positivo per la Città? 
Certo, ma i relativi costi (e disagi) sono stati equamente caricati su chi ne ha maggiormente tratto profitto?
Assolutamente no.
Le nostre ferie sono state mezzo rovinate e oramai ci è chiaro che Natale, Pasqua e 2 di Luglio non sono più per noi, né davvero per i turisti, ma solo per chi deve incassare e guai a chiedere che più incassano più paghino o che i disagi vengano almeno riconosciuti come tali.
Invece, i tuoi sono rosicamenti, invidie, gufate, salvo, poi, dopo averti scritto di sloggiare, chiederti l'amicizia su Facebook e Linkedin perché, non si sa mai, uno che vive a Bologna magari ti può aiutare a trovare un altro lavoro al Nord mentre applaudi fragorosamente il Sindaco di ieri e poi quello di oggi.
Personalmente, avrei voluto poter fare delle cose che in passato avrei potuto e che oggi non posso più fare e non per colpa dell'Età ma per il banale profitto di alcuni abitanti culturali.
Pazienza se quando torni trovi la città più sporca che mai e non ricevi neppure un "grazie" dalle persone a cui tieni cortesemente aperto il portone.
Resta, il giorno dopo, una farsesca guerra civile tra Pierino e Mozart, pro o contro il turismo di massa, mentre gli altri incassano.
E noi che ci troviamo stranieri indesiderati in Patria, perché non paghiamo (abbastanza) il biglietto d'ingresso, cosa dovremmo fare?
Adattarci, è chiaro.
Se siamo andati via per scelta per necessità o per forza cambia poco, dobbiamo accettare il cambiamento ma questo non significa che dobbiamo farlo gratis o in silenzio:
se gli eventi rendono invivibile e costosa la Città lo diremo e ci comporteremo di conseguenza: faremo salire al Nord i nostri cari e i nostri amici e resteremo meno tempo a Matera.
Quest'anno, per esempio, niente acquisti ai saldi, per la prima volta nella mia vita, provvederò a Bologna dove la logistica è meno complicata che da queste parti.
Inutile tentare di rivivere quello che ormai non c'è più e, complice la Pasqua Bassa, non so se avremo voglia di passare di nuovo una settimana paragonabile a questi giorni di cupa insofferenza e disagio, come nel ventre della Balena: 
«Ora il Signore aveva preparato un gran pesce per inghiottire Giona.»


Un'ultima nota:

Cari amministratori albergatori e camerieri culturali o aspiranti tali, vi confiderò un segreto: il centro di Bologna è pieno di turisti a tutte le ore e in tutti i giorni dell'anno.
Ma la Città non vive solo per loro e di sicuro non si trova lavoro a Bologna solo come cameriere.
Ma si sa, il materano, con buona pace del bellissimo pezzo di Renzo Arbore, è la felicità, sì, perché è l'ultimo uomo sulla Terra e come tale sempre si comporta.