19 settembre 2016

Voi: gli altri.

"Dinnanzi a voi m'impegno, sul mio Onor"
Ecco il primo verso del Canto della Promessa.
E' stata scritta da Padre Jacques Sevin, fondatore degli Scouts de France nel 1920.
Certo, la Promessa AGESCI inizia invocando l'Aiuto di Dio.
Ma in ogni Cerimonia della Promessa cantiamo questo verso centrale:
Dinnanzi a voi m'impegno.
Oggi scriverò qualcosina su questo "Voi".
Ma Voi mi direte: "Cosa ce ne frega a Noi?"
E avete ragione.
Secondo il sentire comune, ci siamo già impegnati tutti molto se riusciamo a  ricordarci di un buon "Noi due".
E gli altri?
Chi sono questi altri?
E perchè il nostro privato dovrebbe essere messo a confronto con gli altri?
Nella Storia Umana la Collettività ha calpestato diritti ed aspirazioni dei singoli, finalmente l'individuo ha una tutela decente e tu ci parli degli altri?
Effettivamente, le Comunità umane non hanno mai brillato, nè in passato nè oggi, per tolleranza e accoglienza.
C'è poco da sperare che le cose migliorino.
Non sono molto interessato al pensiero degli altri rispetto alle mie azioni, sono, invece, molto interessato alle azioni degli altri nei confronti di terzi.
Io ritengo che, dato che ci viviamo in mezzo agli altri, sia controproducente ignorarli e non importa quanto buzzurri, ignoranti, criminali o stronzi siano.
Il controllo sociale può essere una cosa devastante, l'indifferenza verso la propria stessa Comunità va allo stesso passo.
Ignorare il Prossimo non fa bene a noi stessi per motivi squisitamente materiali.
Le persone ignorate, derise, disprezzate, magari perchè si vedono Sanremo, votano Berlusalvini (o il Sottosegretario Faraone), condividono su Facebook le meglio bufale e non leggono nemmeno la data di scadenza del cibo, tendono a capirlo, a sentirlo dentro e a non fare la raccolta differenziata, a non seguire il codice della strada e a spostare il proprio voto verso gente ancora peggiore.
Non è che in passato le cose andassero poi tanto meglio quando si doveva andare tutti in Chiesa, alla Festa dell'Unità o equivalente.
Solo che, quando le Comunità erano più forti, sono stati fatti maggiori progressi sociali ed economici.
Nonostante oppressione sociale eccetera eccetera
Non pensate che lo stato attuale di Crisi generale non possa anche essere ricondotto a questo nuovo modo di vivere da monade in cui nulla è sacro, stabile, vincolato ma tutto può essere cambiato precarizzando tutto eccetto la connessione ai social network?
In cui non esiste nulla, proprio nulla per cui, oltre i limiti fisiologici delle minoranze rumorose, valga la pena di combattere?
Io passo già per visionario che travia la gioventù, quindi ho ben poco da perdere se esprimo il parere che c'è un legame strettissimo tra il crollo dei matrimoni (religiosi o civili che siano e speriamo che quelli omosessuali alzino la media) e il tranquillo macello della Scuola Pubblica o i salari in voucher.
La casistica è ampia e non mi sforzerò nemmeno di riassumerla e se volete posso includerci su due piedi anche il caso burkini in cui qualcosa di sacrosanto come il diritto della singola donna è oggettivamente adoperato in maniera ostile (ma sempre legittimo) verso la Collettività ospitante.
L'Io trionfa su tutto.
Inclusa la propria sopravvivenza.
Io non ho soluzioni di ampio respiro, sia chiaro.
Agisco nel mio piccolo e non ho gli strumenti sufficienti nemmeno per inquadrare decorosamente il problema, infatti credo che la media di comprensione delle mie parole scenderà, per questo post, al di sotto del canonico 5%.
Giusto come esempio banale, certi gesti e certe tappe della vita, ritengo che debbano essere formalizzate di fronte agli altri.
Perché esistono.
Non è obbligatorio sposarsi in Chiesa, non è obbligatorio sposarsi affatto, ma una Comunità la cui trama è intessuta di legami privati e volatili potrà mai essere più efficiente di una basata su gesti pubblici e stabili?
Io non credo.
Io faccio le cose per Voi perchè voglio che ci sia un NOI.
Ci tengo a rassicurarvi: non c'è niente di altruistico in questo mio pensiero, anzi, sono profondamente egoista.
Io sono un altro per un altro.
Ma ci tengo ad essere parte un Noi.
Non noi due: noi tutti.

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