29 agosto 2011

La Guerra Bianca, di Mark Thompson


Una classe dirigente che oscilla tra l'inettitudine e la criminalità.
Un popolo rassegnato ai sacrifici più estremi ma incapace di por fine al dominio a cui è sottomesso.
Il disprezzo delle altre nazioni europee per l'incapacità e l'inaffidabilità dimostrate.
No, non è la descrizione dell'Italia del tempo presente, ma di quella che portò ad una disastrosa guerra l'Italia di cent'anni fa.
Bellissimo saggio che deve molto alle Opere di Mario Silvestri di cui consiglio la lettura.
Le terribili sofferenze dei soldati mandati al macello da generali incompetenti e codardi ricordano senz'altro le circostanze del tempo presente e questa lettura non può che amaramente confermarmi che l'Italia di Caporetto è la regola, quella di Vittorio Veneto l'Eccezione.

25 agosto 2011

Sui giovani d’oggi ci ( mi ) Scatarro su...



Non c’è niente di peggio di un’oziosa mattinata dall’aria surriscaldata.
E le cose possono anche peggiorare se non riesci a trovare nei supermercati semideserti gli ingredienti per la cenetta che avevi in mente di cucinare.
Questo può davvero farti venire il sangue amaro.
Roba da rovinarti la giornata di ferie.
Per tentare di consolarti un po’ vai a comprare il Quotidiano e scopri la quarta o quinta puntata della telenovela “Di Consoli contro il resto del mondo”.
Urticante, la famosa intervista. 
Se vi va è sul sito del “Quotidiano”.
Condivido gran parte dei suoi ragionamenti, non tutti ( che so, ci andrei cauto a sparare così su Don Marcello e l’idea della rivoluzione dei vecchi è una specie di sfottò ai giovani per il ciclo: la rivoluzione la farete da vecchi ) . 
Purtroppo, la posizione di privilegio da cui sono illustrati li rende antipatici ma non meno veri.
Oggi, infatti, proprio sul Quotidiano c’era una risposta in tal senso: irricevibili certi pensieri da posizioni di comodo.
Certo, è senz’altro poco ‘elegante’ accusare di codardia i soldati in trincea da una bella scrivania a 500 km dal fronte, soprattutto se per motivi ‘generazionali’ ( e qui non mi riferisco al solo Di Consoli ) si fa parte di quella classe dirigente che ci ha portato al disastro e poi si diletta anche nel farci la predica.
Ma i fatti sono tali da far sembrare più alibi che contestazioni ragionate le risposte da me fin qui lette al Di Consoli.
Parliamo un po’, quindi, dei giovani, almeno finchè sono in tempo.
La categoria dei giovani non è assimilabile, che so, a  quella dei politici. Certo, ci sono politici seri, capaci, corrotti, impresentabili e combinazioni varie delle precedenti ed altre ancora. Tutti, però, sono politici responsabili dello stato delle cose.
I ‘giovani’ no.
E’ facile e comodo inventarsi categorie:
Ci sono i tronisti e le veline che affollano i locali rigorosamente in orari notturni decisamente non compatibili con una sana produttività personale.
Ci sono le masse di esclusi da un percorso di crescita culturale causa distruzione del sistema scolastico e pertanto drogati di calcio e telesesso oltre che delle classiche sostanze.
Ci sono i coraggiosi emigrati... 
… E gli infingardi stanziali affamati di prebende politiche.
Ci sono i giovani ‘volontari’ che passano magari più tempo a disprezzare il prossimo che a Servire.
Ci sono i giovani genitori del cui coraggio ho maturato una sana invidia.
E i giovani impegnati in politica, forzatamente ed obbligatoriamente pupi di vecchi pupari.
Oppure quelli che si illudono di far politica nuova e pura spargendo veleno sul web dopo esser caduti nella mortale malattia della propugnazione di soluzioni semplici per mondi e problemi complessi.
E, peggio, incapaci di affrontare anche solo intellettualmente il concetto di diversità, come tanti bravi e perfetti leghisti.
Per tacer dei giovani pronti a tutto contro il sistema, purchè non debba saltare il cineclub o la palestra o di quelli che vogliono le riforme per miracolo, senza passare dai meccanismi democratici ( Chi, io, quel partito lì, che schifo, ci vorrebbe che... eccetera ).
Ognuno dei lettori può posizionare se stesso e il sottoscritto nella categoria che più gli piace.
Ma è un gioco sterile.
Sterile come queste polemiche giornalistiche.
Ma non lo avete ancora capito che qui si deve solo lavorare?
E lavorare per lavorare?
Si deve perseguire la banale legalità spicciola e poi ancora lavorare?
Che si deve ricostruire un banale tessuto sociale fisicamente fatto da persone che si stimano e sostengono attorno ad un tavolo e non attorno alla bacheca di un social network?
Restiamo ai fatti, perchè alle menzogne che credono di essere verità dovremmo essere diventati allergici, ormai.
Quindi, teniamo contento il partito dei ‘vecchi rivoluzionari’ ed intoniamo insieme:








calzino bianco va commuove l'onestà
trovato tecnologico votato martire
cambia la permanente in dreadlocks
che ti cambia il cuore giocati l'anfibietto in tinta
ti fa far l'amore

ridai i soldi al tuo papà
ridai i soldi al tuo papà
sui giovani d'oggi ci scatarro su
sui giovani d'oggi ci scatarro
sui giovani d'oggi ci scatarro su
sui giovani d'oggi ci scatarro

come pararsi il culo e la coscienza è un vero sballo
sabato in barca a vela lunedì al leonkavallo

l'alternativo è il tuo papà
l'alternativo è il tuo papà
sui giovani d'oggi ci scatarro su
sui giovani d'oggi ci scatarro
sui giovani d'oggi ci scatarro su
sui giovani d'oggi ci scatarro

come pararsi il culo e la coscienza è un vero sballo
sabato in barca a vela lunedì al leonkavallo

l'alternativo è il tuo papà
l'alternativo è il tuo papà
sui giovani d'oggi ci scatarro su
sui giovani d'oggi ci scatarro
sui giovani d'oggi ci scatarro su
sui giovani d'oggi ci scatarro

21 agosto 2011

L'apprendista Stregone?


E’ vero, sono tempi confusi.
Soprattutto perchè chiarirsi le idee richiede fatica e il caldo non aiuta.
Non me la prendo, quindi, se il mio ruolo di membro della segreteria del Partito Democratico è scambiato da taluni per quello di un assessore, di un consigliere comunale, del vicesindaco o anche di un giornalista per non parlare di quello di scrittore di fantascienza.
Io sono membro della Segreteria del PD Materano. Prima dell’inverno 2010, ossia prima della scorsa campagna elettorale comunale io non conoscevo molta gente all’interno del Partito Democratico e nessuno a livello dirigenziale.
Ma, grazie all’impostazione collettiva della candidatura ho preso tra le 3 e le 4 volte i voti che ci si aspettava.
Perchè le istanze di rinnovamento della Classe Dirigente sono così manifestamente urgenti presso una parte dell’Opinione Pubblica che la nostra proposta è risultata convincente tanto da raggiungere un pur relativo successo.
Certo, non sono stato eletto, ma il risultato numerico ottenuto, sufficiente per essere eletto in altre liste, è dovuto ad un voto di opinione generato dalla volontà precisa da parte dell’elettorato di Sinistra di cambiare le cose attraverso un voto legato ad una progettualità fattiva invece che alla pur sacrosanta protesta ed indignazione rispetto allo stato delle cose.
Perchè esistono tante persone che sono consapevoli della necessità di agire costruttivamente e della futilità delle proteste autoreferenziali in stile Aventino.
Certo, questo significa agire comunque all’interno di un sistema di correnti che sfido chichessia a trovare isolato al Partito Democratico.
Il lavoro che ho trovato di fronte è senz’altro frustrante e complesso e banalmente faticoso.
Le vicende del Piano Casa e delle varianti urbanistiche hanno consumato gran parte delle nostre risorse e non posso certo affermare di essere soddisfatto.
Eppure non c’è scelta che perseverare o ritirarsi nel terreno dell’(auto)commiserazione.
L’Amministrazione Adduce ha pregi e difetti ed il ruolo della Segreteria del Partito è di esaltare i primi e contribuire a  correggere i secondi.
E i difetti di questa Amministrazione sono evidenti in primis ai suoi stessi sostenitori ed elettori.
E gli elettori già chiedono conto a tutti gli attori dello stato delle cose.
Anche a me.
La cosiddetta Società Civile, di cui mi piacerebbe davvero tanto poter elencare i punti di forza, mentre oggi mi vengono in mente solo le sue tante lacune e debolezze, è specchio fedele della Classe Politica che elegge.
Ma è comunque attiva ed efficace soprattutto nelle sue iniziative più giovani, in senso anagrafico:
non posso nascondere, infatti, di provare qualche perplessità di fronte alle prese di posizioni di associazioni guidate da cinquanta-settantenni che in passato hanno avuto responsabilità mica da ridere nella gestione della cosa pubblica locale e appartenenti alla generazione che ci ha scavato la fossa e che ora si prende anche il lusso di predicare dall’alto del cumulo di terra di risulta, evidentemente in attesa di seppellirci tutti.
Tuttavia, anche da questo punto di vista la scelta è tra la resa e la resistenza.
Perchè, se i nostri elettori ( giovani ) sono scontenti per il Piano Casa dovremmo tacere?
Se sono perplessi sulla metropolitana leggera?
Se non capiscono il come ed il percome delle piste ciclabili?
Se l’assenza di eventi culturali e di spettacoli adeguati nell’Estate Materana li lascia stupiti?
I nostri elettori, almeno quelli con cui sono in contatto, esattamente come avevamo chiesto loro in campagna elettorale, desiderano partecipare perchè sanno bene quanto sia grave la situazione generale.
Quindi, chiedono, si informano, esigono.
Se si sono manifestate nelle sedi opportune delle perplessità sui PISUS, ad esempio, perplessità appunto raccolte tra i nostri stessi sostenitori, finalizzate a migliorare e non certo a cassare i provvedimenti, perchè di tali perplessità non deve rimanere traccia nelle pubbliche prese di posizione del Partito?
O riteniamo che tacerne migliorerebbe la nostra immagine presso i nostri stessi sostenitori che le hanno poste?
Il ruolo del Partito è  anche fare da collante tra l’amministrazione e i cittadini: un polmone di idee e progetti per dar respiro all’azione amministrativa implementato tenendo a braccetto da un lato l’elettorato e dall’altro l’amministrazione.
Ma se abdichiamo all’ultimo ruolo possibile per un partito, quello di raccordo tra la società civile e le istituzioni, cessiamo di avere una funzione utile.
Diventiamo danno.
Se c’è qualcosa che non va nella nostra azione di Governo il ruolo del Partito non è di minimizzare o occultare, ma di proporre correttivi: solo così manterremo alta la tensione e la fiducia nel nostro oscillante e sfiduciato elettorato.
Dobbiamo forse dimenticare l’andamento delle scorse elezioni?
Il dramma del ballottaggio?
Oggi l’aver pubblicamente dato voce alle istanze dei nostri sostenitori non può che essere ventaggioso, a medio e lungo termine, per il Partito stesso.
Perchè si dimostra la sua vitalità e, finalmente, il suo progressivo reincollarsi alla voce della cittadinanza.
Non è questo, forse, il nostro obiettivo primario?
Pazienza se si deve incorrere nelle ire dei soloni per hobby e scomodarsi un po’ a tirar tardi per arrivare a costruire nuove prospettive.
Purtroppo, per arrivare ad iniettare nel corpo malato della nostra comunità antidoti e ricostituenti la via è ancora lunga.
Ma non vi sorprenderete, spero, se io continuerò ad insistere, ad esempio, con Software Libero e Fotovoltaico.
Ho la testa dura.

20 agosto 2011

Uomini di Dio: il Il Testamento spirituale di Padre Christian De Cherge *


Se mi capitasse un giorno - e potrebbe essere oggi di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era "donata" a Dio e a questo paese.
Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta?
Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente,lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.
La mia vita non ha valore più di un’altra.
Non ne ha neanche meno.
In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia.
Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.
Venuto il momento vorrei poter avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.
Non potrei augurarmi una tale morte.
Mi sembra importante dichiararlo.
Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse indistintamente accusato del mio assassinio.
Sarebbe pagare a un prezzo troppo alto ciò che verrebbe chiamata, forse, la "grazia del martirio", doverla a un Algerino, chiunque sia, soprattutto se egli dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.
So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature dell’Islam incoraggia un certo islamismo.
E’ troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integrismi dei suoi estremismi.
L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un anima.
L’ho proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto ho visto e appreso per esperienza, ritrovando così spesso quel filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa proprio in Algeria, e già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.
La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo, o da idealista:
"Dica adesso, quello che ne pensa!".
Ma queste persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante.
Ecco potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione,  giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo "grazie" in cui tutto è detto, ormai della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi,
e voi, amici di qui, insieme a mio padre e a mia madre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e a loro, centuplo regalato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi.
Sì, anche per te voglio questo "grazie", e questo "ad-Dio" nel cui volto ti contemplo.
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.
Amen! Inch’Allah.

* Priore dell’Abbazia di Tibhirine, ucciso con 6 fratelli monaci trappisti, da fondamentalisti islamici in Algeria, probabilmente il 21 maggio 1996.

19 agosto 2011

(dis)illusioni


Anche io ho una foto come questa.
Scattata molto, molto tempo prima che Harry Potter facesse la sua comparsa in librerie e cinema.
Eravamo in 18, in quella foto.
A modo nostro, una specie di Ordine della Fenice ante litteram.
E' da un po' che medito su quella fotografia e l'aver appena terminato la rilettura dell'intera saga di Harry Potter ha messo in moto dei fenomeni di associazione mica male.
Dunque, Harry Potter, in complesso...
Vediamo un po'.
Beh, secondo me non è una saga tipo Signore degli Anelli incardinata sulla lotta tra il Bene ed il Male con sottotitolo Occidente Individualista contro Oscuro Oriente collettivista ed industriale.
E' un qualcosa di meno netto.
Sfumato.
L'architettura dell'Opera è sorprendentemente stabile ed accurata, pare quasi che i sette romanzi siano stati scritti contemporaneamente con una struttura degna di un'opera sinfonica.
Ma perchè tutto questo successo?
Esistono tanti esempi di romanzi seriali ben scritti, avvincenti e decenti nella trama.
Ma Harry Potter è speciale?
No, non credo.
L'alchimia ( è il caso di dirlo ) che ne ha fatto un best seller è fin troppo complessa e mutevole perchè valga la pena di ricercarne gli ingredienti.
E' così e basta.
L'intreccio , tuttavia, non è il sale dell'opera: lo sono le piccole invenzioni dell'autrice relative alla quotidianità magica piuttosto che ai grandi incantesimi. Che so, la strillettera, ad esempio. O la posta via gufo. Molto meglio del teletrasporto, no ;) ?
In fin dei conti a me pare che Harry Potter sia un'opera sull'amicizia.
Sui legàmi.
Non sulla predestinazione, cosa che viene piuttosto ovviamente smentita nel corso della Saga.
Legàmi tra persone e anche tra eventi.
Legàmi trasversali tra persone vive e morte, tra generazioni diverse, tra avversari, nemici.
Relazioni tra i membri del vecchio ordine della fenice, relazioni tra questi ed Harry in un ecosistema complesso ed avvincente.
Harry Potter mi piace, banalmente, perchè rappresenta un sistema di relazioni durature.
Salde.
Nel bene e nel male.
Tanti i sentimenti a colorarle, tanti salvo l'indifferenza.
Ecco qui la mia chiave di lettura per la Saga del Maghetto.
Appunto, una chiave magica.
Dico magica perchè, sfortunatamente, non mi risulta che sia vera.
Per quanto teoricamente ritengo che sia possibile un sistema di relazioni privo di indifferenza, sfuggente all'usura, almeno tra persone che hanno vissuto lunghe ed intensamente felici giornate assieme, non mi è mai capitato di poterlo vivere.
Nella mia peculiare foto del mio personalissimo ordine della fenice di vent'anni fa l'indifferenza ha fatto più strage del Signore Oscuro in persona.
Non so come possa essere successo ma è successo.
La mia fotografia ha troppi vuoti, troppi.
Alcuni visi sono scomparsi dalla mia copia pian piano, sbiadendosi. 
Altri, purtroppo, nitidi e sorridenti al mio fianco fino ad ieri, sono scomparsi all'improvviso senza una ragione mentre mi voltavo a salutarli.
Non mi meraviglio, quindi, del fatto che Lord Voldemort, qui, nella realtà, prevarrà.
Del resto, come escludere di non esser passato io per primo al Lato Oscuro senza neppure accorgermene?

10 agosto 2011

Scricchiolii

Le periferie inglesi bruciano di violenza.
In Spagna ci si è indignati.
Qualcosa di tenue, così tenue che sembra peccato a sperare che porti finalmente alla Pace sta capitando in Israele.
La malattia autoimmune insita nel mostruoso moloch della finanza basata sulla finanza sta esplodendo in una ricaduta prevedibile ed infatti da molti prevista ma che i leaders occidentali stavano / stanno cercando di evitare semplicemente tenendo la testa sotto la sabbia.
I mercati crollano, siamo al "si salvi chi può".
Ma che significa?
Significa che un sistema virtuale ed artificioso ha superato i limiti dell'equilibrio.
E quando un equilibrio si spezza...
Ci sarebbe quasi da esultare se fosse possibile imitare in blocco l'esempio Islandese in cui i debiti fatti dalle banche per le banche sono stati disconosciuti dal Popolo.
Ci sarebbe davvero da esultare se fosse possibile far pagare ai veri responsabili di ciò il prezzo delle loro responsabilità:
effettivamente, se pure in Italia si arriva a parlare dell'ovvio e del ragionevole, ossia far pagare a chi si è arricchito scavando le fondamenta del baratro sul cui orlo ondeggiamo, vuol dire che qualche speranza c'è.
Non ci conto molto.
Però, magari, forse, se invece di continuare a lamentarsi sui social network una spintarella fisica la si desse in questa direzione...

7 agosto 2011

Un Addio.

L'ansia si è dissolta trasformandosi in tristezza all'accadere dell'atteso e temuto evento di oggi.
Devo molto all'uomo che oggi è mancato.
Un uomo di coraggio e tenacia, capace di anteporre le Sue Responsabilità ad ogni necessità personale.
Un imprenditore che mi ha insegnato anche quando voleva che fossi io ad insegnargli.
Non può essere diversamente, Signor Nicola:
la tristezza per la Sua assenza è il Suo ultimo regalo, il Suo ultimo insegnamento.
Grazie.

3 agosto 2011

ogni gatto è una tigre

Mhmm, si deve essere bloccato uno degli ugelli dell'annaffiatoio automatico. 
Vediamo un po'
Miao - ( rumore di gatta che si struscia alla mia gamba )
Altro che otturato, è finito proprio sottoterra.
Miaooo
Sì Azazel, visto? Sta proprio qua sotto.
Miiiiiaaaooooo.
Ecco, scaviamo un po'..
Che ti dicevo? Miaoooo, Inizia ad uscire l'acqua, adesso cerco di estrarlo così,
così, Miaoooo... Così, cazz... ( Rumore di getto di acqua compresso misto a fango che si sparge negli immediati dintorni )


Rumore di tigre che ruggisce.


Ehm, Azazel, ti sei offesa?

Ciao Adriano!

2 agosto 2011

Il Principe e Don Ciccio

Credo che a qualcuno farebbe davvero bene rileggere il romanzo e a rivedersi questa scena.
Sulle origini della questione meridionale.
E su come certe abitudini siano con noi dai tempi dell'invasione piemontese...
Con tutti i mali che ne derivano...


Tutto va bene madama la marchesa

Sirius Black alla fontana del campo di reparto

Non ho mai permesso, da Capo Reparto, che la mia gavetta fosse lavata dai ragazzi.
In nessun caso, in nessuna circostanza.
Ovviamente, accetto l'ospitalità delle squadriglie sia a pranzo che a cena, per tutta una serie di ragioni tra cui il non aver tempo, al campo, per cucinare, è solo l'ultima.
La più egoista tra le motivazioni è che è semplicemente bellissimo pranzare con una squadriglia.
Ma facciamo finta che lo si faccia semplicemente per controllare che i pasti siano cucinati e consumati decentemente da tutti, che il fuoco sia gestito correttamente e che le cose, insomma, vadano per il verso giusto in squadriglia.
Detta così è più professionale.
Una sera di qualche anno fa, quindi, mi ritrovai attorno ad uno scalcinato tavolo da campo mentre osservavo preoccupato le mosse di una squadriglia maschile che non sembrava avere tra le sue priorità quella di consumare cibi cotti e forse neppure cibi in generale.
Ovviamente, è sempre meglio non interferire nel lavoro di una squadriglia.
Chiariamoci: se vedo un ragazzino addentare un alimento caduto nella latrina, intervengo.
Se vedo il fuochista giocare al giovane piromane intervengo.
Ma se vedo il cuciniere servire un pollo più vivo che cotto ma in compenso salato più del mar morto non credo che rifare da me quello che lui ha mal fatto serva a migliorare il prossimo pasto da lui cucinato.
Certo, guadagno un pasto decente ma non svolgo il mio servizio.
Così, mentre stavo portando la discussione su come evitare di dover mangiare pollo crudo al sale la prossima volta, mi accorsi che avevo anche da capire come mai l'ultimo arrivato nella squadriglia non avesse spiccicato parola.
Era dall'inizio del campo che ci davo pensiero.
Ragazzino introverso, quasi muto e di certo non coccolato dalla squadriglia.
Comunque, niente di particolarmente grave: un ragazzino su due si comporta così al primo campo.
Così, finito di cenare ( praticamente per primi, data la brevità dei tempi di cottura ) mi fiondo alla fontana per lavare le mie stoviglie ( e diluire in un litro d'acqua succhiato direttamente dal rubinetto il mezzo chilo di sale che avevo in corpo ).
Ho appena il tempo di finire che la fontana è presa d'assalto dai malcapitati incaricati di lavare le pentole della squadriglia.
Si fa a turno, non temete: un grande ed un piccolo assieme...
Faccio un passo indietro per uscire un po' dal lieve chiarore di torce e lampari.
Anche se è stata la prima a finire, la squadriglia che mi ha offerto la cena è l'ultima a presentarsi a lavare le pentole ed è in coda, in attesa.
Ovviamente, il mio taciturno fratellino è in piedi accanto a me con una montagna di stoviglie da lavare.
Non ricordo come, ma attaccai bottone.
Durante la conversazione fu nominato Harry Potter.
Per me, all'epoca, solo un nome.
Certo, mi ripromettevo da tempo di leggere un po' qualcosa dell'idolo dei ragazzi, ma non ci ero ancora riuscito.
"Quindi stai leggendo un romanzo di Harry Potter?"
La domanda scatenò una specie di diluvio di parole.
Precise.
Costruite con logica e proprietà di linguaggio.
Io non sarei stato capace di spiegare sommariamente la trama di ben tre romanzi con tanta chiarezza ed in così poco tempo.
Aveva dovuto interrompere la lettura per partire per il campo poco prima di aver terminato "Harry Potter ed il prigioniero di Azhkaban " ma aveva fatto in tempo a scoprire la verità su Sirius Black.
Era entusiasta di questo nuovo personaggio soprattutto perchè così Harry avrebbe finalmente avuto un Padrino ed un Tutore.
Durante la conversazione tutti i miei timori si dissiparono sotto la chiarezza di pensiero che vedevo sbocciare attraverso la descrizione critica di questo romanzo.
E iniziavo davvero ad incuriosirmi per questo Sirius Black forse più che per lo stesso Harry Potter.
Arrivò il suo turno per lavare i piatti.
Avrei incontrato Sirius Black qualche anno dopo, ma non ho mai dimenticato chi, dove e quando me l'avesse presentato.
Credo sia grazie a quel (l'allora )  ragazzino in coda per lavare i piatti, credo, che ho letto i romanzi di Harry Potter.
Mi sono divertito molto.

PS: due sere dopo, le salsicce a cena erano ancora al sangue ma decisamente più commestibili.

Il Buio Oltre la Siepe: sarebbe come uccidere un merlo

Il Buio Oltre la Siepe, ossia: sarebbe come uccidere un merlo è un romanzo di Harper Lee, un'anziana gentildonna americana che, letto da Alba Rohrwacher, mi ha tenuto compagnia in auto nelle scorse settimane.
Avevo già letto il libro a suo tempo ed acquistato il DVD dello splendido film che ne è stato tratto.
Film che, a breve, rivedrò.
Tenerezza e Speranza.
Ecco, in due parole, quello che mi ha lasciato riascoltare il romanzo di Harper Lee.
L’unica sua opera di narrativa pubblicata e capisco bene il perchè: dopo aver dato al mondo un simile capolavoro, probabilmente l’autrice potrebbe aver deciso di non sfidare oltre la sorte.
Il romanzo, di cui non racconterò la trama, state tranquilli, si schiude poco a poco.
Non è pretenzioso nel suo rapporto col lettore, non esordisce ammiccandogli trasmettendo un’impressione tipo ‘adesso vedrete come sono brava a far dire pensieri profondi ad una bimba di 6 anni’.
No.
Descrive affetti.
Quelli di due fratelli molto uniti con un padre decente e paziente.
Quello di una signora disillusa che cura i bimbi del vicino vedovo.
Quello della tata di colore.
Quello di un uomo malato pronto a tutto per salvare l’innocenza.
Quello di una bimba, la voce narrante, orfana di madre ma non di affetto.
Certo, ogni tanto può sembrare che Atticus, il padre comprimario, sia un uomo dotato di particolarmente eccezionali virtù.
Certemente è un uomo notevole, ma non fa mai la figura del supereroe.
No.
E’ un uomo retto che si ferma a pensare prima di agire.
A pensare agli altri.
Al loro punto di vista.
La vicenda processuale, alla rilettura, è quella meno appassionante. Si sa già come andrà a a finire anche leggendo il romanzo per la prima volta.
E, anche se sulla quarta di copertina è spacciata come la parte principale del romanzo, quella processuale è solo uno dei momenti di climax, dato che non è lì che si tirano le somme.
Quelle le tira il lettore alla conclusione, una conclusione che non è legata ai fatti narrati nelle ultime pagine del romanzo, ma è costruita sommando gli episodi, pagina per pagina.
Ad esempio, sono sempre molto colpito rileggendo l’episodio in cui la protagonista spalanca letteralmente la bocca di fronte alla tirata antinazista della maestra che il giorno prima si era mostrata palesemente razzista e segregazionista verso i propri vicini di colore.
E Scout, mai nomignolo fu più appropriato, non si capacita di come sia possibile provare pena per le persecuzioni degli Ebrei e per i crimini nazisti approvando contemporaneamente a gran voce il razzismo contro gli afroamericani.
Un po’ quello che mi capita quando ascolto elettori di Berlusconi vantare il proprio amore per il teatro o quando qualche signora salta la fila per farsi la comunione. Giusto per restare col mio prossimo.
La capisco bene.
Ricordo che il romanzo è ambientato tra il 1932 ed il 1935 in Alabama.
La descrizione della società del Sud degli Stati Uniti è solo un tocco di colore ben spalmato su una trama solida fatta di sentimenti.
Sentimenti profondi e complessi.
Ma basici.
Le domande della crescita, la curiosità innata dei discorsi tra bimbi sotto il cielo d’Estate, la volontà di cambiare le cose tipica dell’innocenza sembrano uscire dalle pagine per contagiarti ancora, per sostenerti fisicamente nelle prove di una quotidianità che sembra anche peggiore di quella narrata nel romanzo.
Le lacrime di rabbia ed impotenza di Scout per le ingiustizie del mondo sono consolatorie per il lettore italiano ordinario.
Il Buio Oltre la Siepe, titolo suggestivo benchè lontano dall’originale “ To kill a mockingbird”, ossia “[Sarebbe] come uccidere un merlo”,è un classico per antonomasia. Non smette da quasi sessant’anni di dire le cose che ha da dire.
In più è un romanzo flessibile:
offre conforto al lettore scoraggiato, calore all’uomo solitario, esempi ai lettori giovani ed indignazione a quelli magari un po’ distratti.
E’ un romanzo che da al suo lettore quello di cui il lettore ha bisogno in quel momento.
Ecco perchè so già che tornerò a leggerlo.
Grazie Mrs Harper Lee, grazie di cuore.

1 agosto 2011

Anna Frank Non è mai esistita

Cari visitatori che arrivate su queste pagine alla improbabile ricerca di prove della non esistenza di Anna Frank, devo deludervi.
Lei è esistita.
Per fortuna.
Anche voi esistete, purtroppo.