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11 gennaio 2019

Vent'anni senza De André


La Scimmia del Quarto Reich ha smesso di danzare sopra il muro.
Governa.
E Il Pettirosso da Combattimento?


11 gennaio 1999 - 11 gennaio 2019

11 gennaio 2018

11 gennaio 2017

Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999


Venuto da molto lontano 
a convertire bestie e gente 
non si può dire non sia servito a niente 
perché prese la terra per mano 
vestito di sabbia e di bianco 
alcuni lo dissero santo 
per altri ebbe meno virtù 
si faceva chiamare Gesù. 

Non intendo cantare la gloria 
né invocare la grazia e il perdono 
di chi penso non fu altri che un uomo 
come Dio passato alla storia 
ma inumano è pur sempre l'amore 
di chi rantola senza rancore 
perdonando con l'ultima voce 
chi lo uccide fra le braccia di una croce. 

E per quelli che l'ebbero odiato 
nel getzemani pianse l'addio 
come per chi l'adorò come Dio 
che gli disse sia sempre lodato, 
per chi gli portò in dono alla fine 
una lacrima o una treccia di spine, 
accettando ad estremo saluto 
la preghiera l'insulto e lo sputo. 

E morì come tutti si muore 
come tutti cambiando colore 
non si può dire non sia servito a molto 
perché il male dalla terra non fu tolto 

Ebbe forse un pò troppe virtù, 
ebbe un nome ed un volto: Gesù. 
Di Maria dicono fosse il figlio 
sulla croce sbiancò come un giglio.

11 gennaio 2016

11 gennaio 2011

Ops, sulla cattiva strada...

L'alba fredda della Torino dell'11 Gennaio 1999 mi accolse con la notizia della sua morte.
Mo', non è che ad ogni 11 Gennaio dobbiamo per forza tracciare un nuovo panegirico di Fabrizio De Andrè.
Ogni 11 Gennaio, almeno tutti gli 11 Gennaio che mi va, cerco di parlare di me attraverso le sue parole, questo credo sia più ragionevole.
Dopotutto, la qualità delle sue parole da me così apprezzate non rappresenta mica un'astratta poesia lontana. Dopotutto, c'è molta più attinenza tra l'apprezzare De André e saper gestire una Sala Server ( o scalare una montagna ) di quanto si possa sospettare...
Oggi vi dedico La Cattiva Strada.
Le recenti affermazioni del Pontefice contro l'Educazione Sessuale, per me il più efficace strumento contro l'aborto assieme a servizi alle famiglie ed alle ragazze madri degni del nome, mi lasciano ben più che perplesso.
Per me, che amo la Strada, la sua fatica ed i suoi preziosi ed unici doni, scoprire di aver percorso anche la cattiva strada questa volta mi è di lode e non di condanna..

Da Volume 8, di Fabrizio De Andrè. I corsivi sono miei:

La cattiva strada


Alla parata militare 
sputò negli occhi a un innocente 
e quando lui chiese "Perché " 
lui gli rispose "Questo è niente 
e adesso è ora che io vada" 
e l'innocente lo seguì, 
senza le armi lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Sui viali dietro la stazione 
rubò l'incasso a una regina 
e quando lei gli disse "Come " 
lui le risposte "Forse è meglio è come prima 
forse è ora che io vada " 
e la regina lo seguì 
col suo dolore lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

E in una notte senza luna 
truccò le stelle ad un pilota 
quando l'aeroplano cadde 
lui disse "È colpa di chi muore 
comunque è meglio che io vada " 
ed il pilota lo seguì 
senza le stelle lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

A un diciottenne alcolizzato 
versò da bere ancora un poco 
e mentre quello lo guardava 
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi 
adesso è ora che io vada" 
l'alcolizzato lo capì 
non disse niente e lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Ad un processo per amore 
baciò le bocche dei giurati 
e ai loro sguardi imbarazzati 
rispose "Adesso è più normale 
adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto 
che io vada " 
ed i giurati lo seguirono 
a bocca aperta lo seguirono 
sulla sua cattiva strada, 
sulla sua cattiva strada. 

E quando poi sparì del tutto 
a chi diceva "È stato un male" 
a chi diceva "È stato un bene " 
raccomandò "Non vi conviene 
venir con me dovunque vada, 
ma c'è amore un po' per tutti 
e tutti quanti hanno un amore 
sulla cattiva strada 
sulla cattiva strada.

11 gennaio 2009

Preghiera in gennaio, di Fabrizio de André

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio.

Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte.

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.

Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.

Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.

12 novembre 2008

Reloading Ammo

La Bomba in Testa, di Fabrizio De André.

...e io contavo i denti ai francobolli dicevo "grazie a Dio" "buon Natale "
mi sentivo normale eppure i miei trent'anni
erano pochi più dei loro ma non importa adesso torno al lavoro.
Cantavano il disordine dei sogni gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico paese.
E io ho la faccia usata dal buonsenso ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale e mi sorprendo ancora a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.
Rischiavano la strada e per un uomo ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.
Chissà cosa si trova a liberare la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.
Rischiare libertà strada per strada, scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena, per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.
Mi sforzo di ripetermi con loro e più l'idea va di là del vetro
più mi lasciano indietro, per il coraggio insieme
non so le regole del gioco senza la mia paura mi fido poco.
Ormai sono in ritardo per gli amici per l'olio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre più impreciso.
E l'esplosivo spacca, taglia, fruga tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato a rilevar l'impronta dietro ogni maschera che salta
e a non aver pietà per la mia prima volta.

7 novembre 2008

Cantico dei Drogati: ce l'ho in testa, non va via...

CANTICO DEI DROGATI,
di Fabrizio De Andrè

Ho licenziato Dio, gettato via un amore,

per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore.

Le parole che dico non han più forma né accento

si trasformano i suoni in un sordo lamento.

Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco

che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà di domani luminosi

dove i muti canteranno e taceranno i noiosi

quando riascolterò il vento tra le foglie

sussurrare i silenzi che la sera raccoglie.

Io che non vedo più che folletti di vetro

che mi spiano davanti che mi ridono dietro.

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere

per i giorni già usati per queste ed altre sere.

E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole

chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore.

E soprattutto chi e perché mi ha messo al mondo

dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota

allora avrò il mio premio come una buona nota.

Mi citeran di monito a chi crede sia bello

giocherellare a palla con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito

che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto che sia

differente da quello della mia vigliaccheria.

23 ottobre 2008

a little hot

Canzone del Maggio, Fabrizio De André

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le "pantere"
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

22 ottobre 2008

Morire per delle idee, ovvero guerra è sempre

Una bellissima canzone di di Georges Brassens, tradotta da Fabrizio De Andrè:

Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perché chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.

Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè,
ma di morte lenta, va bè ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perché forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.

Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.

E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè,
ma di morte lenta, va bè, ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.

E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè,
ma di morte lenta, va bè, ma di morte lenta

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.