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11 febbraio 2025

Una Comunità Capi sulla Linea Gotica







Quando una Comunità Capi fa Strada, dissoda, ara e semina.

Non c'è una vera alternativa, un succedaneo, un surrogato, al camminare insieme, a condividere la fatica della Strada.

E sarebbe davvero pratico.

Invece, no. 

Tocca lo zaino, la salita. 

Il sudore anche nel cuore dell'inverno.

Arrivati a destinazione, l'Eremo di Trebbana, mi sono ricordato che da queste parti passava la Linea Gotica, l'ultima linea di difesa dei nazifascisti.

Per molti mesi amari, tra queste montagne, tra questo fango, è scorso il sangue.

E noi ci siamo arrampicati fin qua su a scrutare la Linea Gotica dei nostri tempi.

Una Linea che divide per prima cosa i nostri cuori.

Troppo comodo pensare che i neofascismi, la disgregazione della democrazia, l'accartocciamento dei corpi intermedi e delle comunità siano tutti dall'altra parte di una barricata immaginaria che divide buoni da cattivi.

Ecco perché è importante mettersi sempre in discussione e vegliare.

Chi è arrivato fin lassù, nel fango gelido, nella nebbia fitta, però, ha trovato luce.

Io l'ho trovata in una Coccinella ora Capo, in un crocefisso sospeso tra la pietra antica, ma soprattutto in una fratellanza che, mi si perdoni la speranza (e non l'ardire) mi sembra sempre più quella della prima comunità cristiana, quella dei discepoli di Gesù.

Un gruppo scout è di per sé un piccolo miracolo, ma occorre molta fatica terrena per mandarlo avanti.

Ma quant'è leggero lo zaino un istante prima di posarlo.







25 febbraio 2024

Thinking Day 2024: dove c'è un fazzolettone c'è casa

Perché mai dovrebbero esserci un significato ulteriore in una giornata di scautismo?

Una mattina di sole lì dove era prevista pioggia, un percorso pensato con cura da capi di gruppi diversi e poi l'incontro.

L'incontro con uno dei fondamenti dello scautismo: la fratellanza universale. Sconosciuti che si ritrovano in famiglia. Bambini che giocano come se si conoscessero da sempre.

In chiesa eravamo davvero tanti.

E siamo stati accolti davvero con gioia nella Parrocchia di Santa Caterina, qui al Pilastro.



La giornata è volata.

Se dovessi scegliere un ricordo per questo bellissimo Thinking Day sceglierei la foto (che non pubblicherò) in cui una Lupetta del Bologna 10 sostiene una Coccinella del Villanova 1 che si era presa una storta giocando.

Ma andrebbe anche ricordata l'insospettabile competenza dei bambini e delle bambine in tema di ambiente: probabilmente ne sanno più i lupetti e le coccinelle di come migliorare le cose che i loro concittadini adulti anti zone trenta, anti tram, anti bici e anti ogni cosa che voglia porre rimedio alla catastrofe imminente.

Io, di sicuro, ricorderò il dono che mi è arrivato dai lupetti del Bo 10 (sì sono stati asseverati sul fatto che non è il caso):


Se raccogli un fiore non tenerlo per te, prima o poi nelle tue mani appassirà..



5 dicembre 2023

Benedicat: Una Promessa Adulta e la Laicità dello Stato


L'emozione di assistere a questa Promessa scout adulta la affido completamente al canto che la mia Co.Ca. ha offerto nella chiesa del  Santuario della Madonna di Bocca di Rio la notte di sabato 2 dicembre 2023.

Non credo che sarei capace di aggiungere altre parole all'intensità di questo canto (in cui spero di non aver fatto troppi danni).

Mi sa che vi dovete accontentare.

Ok, mi direte voi: <<'sta persona ha fatto la Promessa Scout e a noi che ci frega?>>

Beh, sappiate che la Promessa Scout di un Adulto ha una valenza pubblica.

M. che, da adulta, si è imbattuta negli scout e che ha scelto di unirsi a loro non per far balotte ma per offrire un servizio educativo gratuito ai più piccoli, lavora e si spende, da cattolica, per la collettività intera.

Tra l'altro, è proprio un buon esempio di quanto la religione cattolica mantenga comunque una valenza sociale pubblica e non privata e che la libertà religiosa sia altro rispetto, ad esempio, alla libertà sessuale (cosa che ai laicisti di stato piacerebbe tanto accomunare e rendere equivalenti: pregate o scopate come vi pare ma solo DENTRO casa vostra).

La promessa di M. non è una faccenda che riguarda il Gruppo AGESCI Villanova1 o, a scalare tutti i livelli, l'AGESCI nazionale o lo scautismo mondiale.

La Promessa di M. significa che, nel tempo, centinaia di persone avranno accesso ai valori del Patto Associativo dell'AGESCI che è un documento pienamente rispondente alla Costituzione Repubblicana nella sua parte laica.

La Promessa di M. significa protezione civile, tutela dell'ambiente, presidio di legalità e tutto quello che implica la possibilità, per tantissimi giovani, di partecipare alle classiche attività scout, che, senza dettagliare, vanno dal sapersela cavare da soli passando per la responsabilità verso se stessi e i più piccoli, alla vita in Comunità. 

In una sola parola: educazione.

Ammetto di non essere entusiasta quando mi affibbiano l'etichetta onorifica di educatore scout, ma devo riconoscere che la parola è quella giusta.

Tra l'altro, questa Promessa è legata adegli ambiti educativi praticamente unici: la coeducazione in primis, roba che penso non faccia nessun altro al di fuori degli scout. 

E che assieme alla diarchia, l'AGESCI fa di default dalla sua nascita, cinquant'anni fa, altro che educazione affettiva scolastica...

La Promessa Scout di M. è un impegno civile (e scout) di impatto collettivo.

E' una scelta adulta per un servizio 'politico' alla collettività con un effetto a cascata.

Ed è una scelta cristiana.

Per cui dico grazie a nome di tutte le persone sconosciute che ne trarranno gioia, crescita, felicità, vita e conforto.


9 agosto 2022

La Coccinella e la Vespa

Le vespe sono fastidiosissime e altrettanto pericolose.

Al campo scout di quest'anno ce n'erano tantissime.

Ho passato i primi giorni a scacciarle e a uccidere quelle più aggressive.

Una vera seccatura.

Ma a un campo scout ci si va anche per ricordarsi a distinguere tra seccature, bellezza e problemi.

Non ho molto da dire su metodo, emozioni, bellezza.

Insomma, chi ha voglia di leggere l'ennesima tirata su quanto sia figo lo scautismo?

Quindi, non vi annoierò coi dettagli del Metodo o le lacrime delle Coccinelle durante la verifica finale.

Anche perchè, qualunque cosa io scriva, puzzerebbe di autoincensarsi:

"Oh, ma come siamo fighi noi capi scout, come siamo altruisti, noi sì che combattiamo per il bene, siamo praticamente i capocannonieri della squadra di Nostro Signore, voi invece che fate oltre a scrollare sul cellulare il social del momento?"

Il che è una gigantesca stronzata.

Come ogni autoreferenzialità.

E non ho voglia di puzzare, nemmeno d'incenso.

Facciamo quello che facciamo perchè pensiamo sia normale, al meglio delle nostre possibilità, far vivere le bambine nella gioia.

Non c'è niente di speciale in un campo scout: è semplicemente il mondo come dovrebbe essere. 

Akela, Kaa, Bagheera, i Cambusieri, Arcanda, Shibà, Mi e soprattutto quell'antipatico di Babbo Scoiattolo si mettono le dita nel naso, fanno le scorregge, si arrabbiano e si lamentano del lavoro come tutti quanti.

Niente di eccezionale.

Tutto qua.

Ho solo una cosa da aggiungere.

Ricordate le vespe?

Mi ero procurato una racchetta da ping pong abbandonata in struttura per far scacciare (provvisoriamente e non) le vespe più aggressive .

Poi, ho visto una coccinella far pace con una vespa.

O, meglio, mostrare ad una Cocci, prendendo in mano la vespa come se fosse una farfalla e dire: "Vedi? Perchè mai dovrebbe pungere? Se tu non le fai niente lei non ti fa niente".

E ho capito.

Ho posato la racchetta lì dove l'avevo trovata: nella polvere.

Da allora ho smesso di scacciare le vespe. 

Ho lasciato che si posassero sulle mie mani, sulle braccia, sulle gambe.

E mi sono goduto senza più essere disturbato i restanti giorni di campo.

Che, lo ripeto, è il mondo come dovrebbe essere.

Alla fine, in questa estate in cui non oso mettere nero su bianco i risultati dei miei calcoli geopolitici (e i pochi lettori che seguono queste pagine da lustri sanno che ci azzecco quasi sempre), penso solo che non ci sia modo di disfarsi delle vespe e che vanno ignorate finchè non pungono.

Il mio voto vale quanto quello di un pacifinto, la mia Testimonianza, no.

Spero sia chiaro che gli eventuali complimenti vadano fatti allo staff, alle scolte, ai rover, ai cambusieri infaticabili e alle bambine e ai bambini: io arranco a fatica, mi dimentico la spiegazione dei giochi e non leggo neppure più bene gli accordi sui canzonieri alla luce del  bivacco.

E mi ci vuole sempre un caffè in più.





15 maggio 2022

Ciò che inferno non è



Oggi c'è stata la festa di Gruppo del Villanova 1.

Aspettavo questa giornata da anni, sia per ragioni oggettive e piuttosto banali (il miglioramento della situazione pandemica, l'arrivo della primavera, il finale di un anno da Capo Scout impegnativo e splendido) che per motivazioni personali di diverso respiro.

E la giornata è arrivata.

Una splendida giornata di sole, di servizio faticoso, iniziata raggiungendo la sede in bicicletta, proseguita in un gioco entusiasmente correndo nel nostro prato a perdifiato tutta la mattina.

Ed è stato proprio mentre raccoglievo l'aria che i miei polmoni accidiosi si rifiutavano di mandar giù che ho potuto riflettere sulla preziosa bellezza di quella bolla che ogni gruppo scout rappresenta per ci ci vive dentro.

Ho visto giovani adulti, ventenni, lavorare duramente senza respiro in una organizzazione che non ha nulla di meccanico per regalare questa (e molte altre) giornata di gioia ai figli di altri.

Ho visto adolescenti prendersi cura di bambini e bambine.

Ho visto una comunità costruire il suo stesso futuro circondata da un presente ostile.

E ho vissuto delle ore preziose intrise di uno scautismo generoso ed inclusivo.

Soprattutto, ho potuto, di nuovo, incontrare.

Incontrare persone che conosco bene, incontrare chi conosco appena.

Incontrare una famiglia che ha visto la festa passando da lì e si è unita al nostro tavolo pur non avendo mai avuto a che fare con il Villanova.

Ho incontrato i bambini nati in questi ultimi anni, incontrato l'emozione di una messa nella nostra cattedrale di alberi, incontrato le mie coccinelle di un tempo ormai guide e scolte e quelle di oggi.

E mi sono venute in mente le parole di Italo Calvino:

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

Oltre la strada, non so.

Nel prato di Villanova, di sicuro, oggi inferno non è stato.

E, per questo, dico grazie.

10 ottobre 2021

Contrattacco a sorpresa: il ritorno di Bill



Cosa può spingere un Padre di famiglia con un lavoro (fin troppo) impegnativo, nel pieno di una Pandemia, ad aggiungere al suo servizietto di redattore di Proposta Educativa anche quello, ben più pesante, in una branca?

Già.

Da oggi sono di nuovo Bill, Babbo Scoiattolo del Cerchio dei Ciclamini.

Ricordo ancora il mio commiato, al suono di "Come sole come Goccia".

La decisione di tornare, diciamo al Servizio Attivo, è arrivata all'improvviso, ma non è stata improvvisa.

E' la somma di una serie di fattori che si riassumono nella parola Vita.

I Lutti, le perdite, la Pandemia, il futuro delle mie figlie, l'impotenza di fronte agli eventi e anche la forza della Fede ci hanno accompagnato a questa decisione.

Non è stata una mia scelta personale: non sarebbe mai arrivata senza l'incoraggiamento di mia Moglie: certi papà mandano i figli agli scout per addrizzarli, evidentemente deve aver pensato lo stesso anche Mariangela.

E' stata lei a darmi il 'la' in questa decisione che di emotivo non ha nulla.

Il mio Servizio di Capo (fino al mese scorso dedicato interamente alla Rivista associativa Proposta Educativa) si allarga nuovamente al Cerchio.

Il perchè, alla fine, è presto detto.

Perchè è necessario.

E' una necessità personale e familiare quella di costruire un mondo migliore per le nostre figlie.

Ci sono molti modi per farlo.

Per la gran parte di essi non ho nè talento nè opportunità.

Per lo scautismo, invece, pare (dicono) di sì.

Per il momento ogni altra parola è superflua: ne potrei aggiungere tantissime su motivazioni, implicazioni, appelli.

Ma le mie migliori parole sul tema le trovate su Proposta Educativa e qui non mi sento di aggiungerne altre.

Quindi? 

Buon Volo e cantiamo!


Canzone dell’arcobaleno


DO            SOL     DO                       SOL DO

Sette colori siamo noi, un arcobaleno brillerà.

DO            SOL     DO                   SOL       DO

Sette colori su nel ciel, la gioia possono   portar.

LA -              DO                     SOL

Sette puntini, la nostra gioia, su di un solo colore.

LA -              DO                     SOL                               FA                     SOL

Sette puntini, una sola parola Eccomi diremo ancora!  Eccomi diremo ancora!

DO   LA -

Giù nel prato abbiamo giocato, era tanto tempo fa.

FA SOL

Su una margherita abbiam riposato,  poi il bosco ecco già.

DO     LA -

Difficile è stato il volo nel bosco! Ma abbiamo ritrovato il mughetto nascosto

FA     SOL

La montagna faremo brillare! Un arcobaleno su ruscelli e fiori!

DO                     SOL     DO                   SOL DO

Cocci vieni a giocare con noi, un colore sarai tu! 

DO                    SOL     DO                             SOL DO

Cocci vieni a giocare con noi, l’arcobaleno più alto sarà!

LA -              DO                     SOL

Sette puntini, la nostra gioia, su di un solo colore!

LA -              DO                     SOL                               FA                     SOL

Sette puntini, una sola parola Eccomi diremo ancora!  Eccomi diremo ancora!

DO            SOL     DO                       SOL DO

Sette colori siamo noi, un arcobaleno brillerà

DO            SOL     DO                   SOL       DO

Sette colori su nel ciel, la gioia possono   portar (sfumare)


13 ottobre 2018

La Sublime Civiltà dell'ignoranza





In Reparto usano vecchie scatole di munizioni per conservare pentolame ed attrezzature.
Sono, ovviamente, scatole metalliche estremamente robuste tanto che resistono imperterrite alla violenta azione di generazioni di Esploratori e Guide.
Oggi ho scoperto che gli E/G non hanno la più pallida idea di cosa fosse contenuto, in origine, nelle loro casse.
Ed è bellissimo.
Che la scritta 105mm Super L36A2 non dica nulla ad un E/G è una grande conquista di civiltà.
Vuol dire che, per questi privilegiatissimi ragazzi, la minaccia della Guerra che ha riguardato le vite di tutti i loro antenati fino alla generazione dei loro nonni (e padri se ci mettiamo di mezzo l'URSS) non esiste.
Questa cosa mi è apparsa subito chiara e non ho voluto sporcare questa civilissima ignoranza.
Venga presto il giorno in cui vedendo un Carro Armato un ragazzino si domandi: 
"Ma perchè facevano i trattori così strani?"
Intanto, la Lunga Pace Europea figlia dell'Unione Europea produce questo civilissimo ed umanissimo livello di ignoranza.
Lì dove c'erano proiettili ora ci sono strumenti di Vita, Crescita e Civiltà.
Mai stato così felice di aver constatato questa civilissima ignoranza tecnica.


21 ottobre 2017

1987-2017

Di farlo passare sotto silenzio non mi va.
Ma neppure di imbastire il solito logorroico pippone.
Vediamo se mi riesce una via di mezzo.
Quest'autunno, per me, sono trent'anni di scoutismo.
Così, mentre mi accingo ad accogliere le Cocci nel cerchio dei Ciclamini, qui a Villanova, penso tante cose.
Ma qui mi limito a ricordare e testimoniare l'accoglienza.
Chi ha accolto me nel Reparto Sagittario del Matera 1, tutti i gesti di accoglienza di cui sono stato destinatario, testimone, attore.
Oggi, scoutismo per me è accoglienza. 
Della Vita, dell'Altro, della Fede, dell'Umanità imperfetta.


Giovinezza

Scoutismo e Mangiare: mi viene naturale
Trenta anni di scoutismo meritano, probabilmente, qualcosa di più: magari un Punto della Strada.
Pertanto, non è detto che non riesca a ritagliarmi il tempo per una riflessione adeguata.
Oggi, però, ricordo semplicemente l'accoglienza ricevuta quell'Ottobre mentre le Cocci si avvicinano al cerchio.

24 aprile 2017

Una Fibbia Scout all'opera: #25aprile

Durante il 1944 alcuni soldati del 2° Corpo D'Armata dell'Esercito Polacco arrivano a Matera  per istituire  scuole di formazione logistica a sostegno delle truppe alleate impegnate nella liberazione d'Italia.
Nel tempo libero lasciato loro dalla Seconda Guerra Mondiale, alcuni di quei soldati, scout, seminarono tra i bambini ed i ragazzi materani il seme dello scoutismo: il tenente Majewski, di stanza a Matera, nel 1945 fonda la G.I.S., Gioventù Italiana Scout, che sarebbe poi confluita nell'ASCI.
Pochi mesi più tardi, un giovane partigiano di nome Nunzio Gandolfi, a Bologna, partecipò alla rinascita dell'ASCI anche grazie al supporto di 'alcuni soldati polacchi che erano stati scout prima della guerra'.
Il Secondo Corpo d'Armata Polacco aveva avanzato da Matera fino a Bologna prendendo a calci nazifascisti lungo il tragitto.
Quel giovane partigiano sarebbe poi diventato Sacerdote ed uno dei Padri Fondatori del moderno Scoutismo Italiano.
Nel corso della sua attività di Capo ed Assistente Ecclesiastico avrebbe scritto, tra le altre cose, anche numerosi racconti scout.
Alla fine degli anni '80 del secolo scorso, un esploratore saccente e rompipalle del Reparto Sagittario Matera 1 passò buona parte dell'Estate ad assillare quasi ogni giorno il suo Capo Reparto per chiedere di ricominciare le attività quanto prima.
Quell'Uomo paziente e dalle qualità umane così vaste che lo scrivente non si sente ancora pronto a definirle in toto, pensò bene di tener buono quella spina nel fianco dandogli in pasto tutto il suo archivio di vecchi libri e giornali, da sturmtruppen fino alla stampa associativa.
Nel corso di quell'Estate, quindi, mi capitò di leggere un bellissimo  racconto sulla fratellanza tra scout che mi rimase ben impresso nella memoria.
Passarono gli anni e la Strada portò ognuno lontano.
Il ricordo di quel racconto mi stimolò una riscrittura come esercizio di stile (credo ispirata alla lettura del breve saggio di Stephen King 'On Writing').
Qualche tempo dopo, dopo essermi deciso a pubblicarlo in questo stesso blog, nei commenti, mi venne fatto notare che la storia non era vera ma, appunto, un racconto di Don Nunzio Gandolfi: Una Fibbia Scout.
Dimenticai l'episodio, 'facilitato' dalle conseguenze della Crisi e dalla successiva, forzata, emigrazione.
Subito dopo l'ingresso nel Villanova 1, la figura di Don Nunzio ha iniziato a trapelare per osmosi ma ci ho messo comunque un paio di anni prima di rimettere assieme tutti i pezzi di questo puzzle del tempo e dello spazio.
E la figura che ne viene fuori mi piace davvero tanto.
Soldati polacchi, partigiani, racconti perduti e ritrovati, come piccole molliche di pane in un sentiero che dalla Matera degli anni '80 porta a Villanova di oggi.
Le coincidenze lasciano il tempo che trovano.
Ma i dati di fatto no.
Un ufficiale polacco che, oltre a fare la guerra, trova il tempo per dedicarsi a bambini stranieri di una Nazione nemica e sconfitta, ad esempio.
Una successione di persone che si sono incastrate, nelle loro azioni, in me, qui, ora, fino ai miei nuovi ed inaspettati amici di questi ultimi tempi.
Ecco, il mio 25 Aprile è dedicato all'antifascismo incarnato da persone ed azioni come queste.
L'Antifascimo non può essere fatto solo di parole, per quanto corrette e ben scritte e meglio dette.
E neppure di vetrine spaccate, se è per questo.

Antifascismo è una faticosa azione di autoeducazione e servizio gratuito.

Gli scout, certo, ma non solo.

Una lunga catena di persone che si dedicano agli altri, una catena in cui i gradi di separazione sono sempre e solo Uno.
Io sogno un antifascismo diffuso, che porti con pazienza e serietà ad un progresso sociale tale da svuotare anche le carceri e a permettere al più violento degli uomini di tornare sui suoi passi.

Antifascismo non è un'idea: è un lavoro.



Quindi, domani, è festa. 
Ma, per l'antifascismo, è sempre feriale.

14 novembre 2015

contrattacco

Una Comunità Cristiana, al Sabato.
Uomini e Donne che potano i grandi, maestosi, alberi del parco.
Un anziano San Pietro che tiene le chiavi di tutti gli edifici parrocchiali e le distribuisce al bisogno.
I piccoli, i più piccoli bambini del catechismo che arrivano col quaderno sottobraccio.
Si accendono i fuochi per la cena di autofinanziamento della squadra di Pallavolo.
Arrivano i cuochi, si inizia ad apparecchiare il Salone.
Tante tante persone operose, che lavorano assieme.
I ragazzi del Reparto, incluse le giovanissime novizie, fino ad un mese fa Coccinelle, che si danno da fare per pulire il terreno dai resti della potaura perchè tutti possano subito giocarci sopra.
Arrivano le Coccinelle, oggi è giorno di formazione sestiglie e nomina dei Capi e dei Vice.
Che aiuteranno Arcanda in questo lungo volo.
Il lavoro è tanto, scende la sera e la Chiesa è gremita come la notte di Natale.
Ma è solo un sabato di Novembre.
All'offertorio il simbolo preparato da Arcanda con le Coccinelle, un abbraccio, 


l'abbraccio di ogni sestiglia, di ogni bambina, tra ogni ciuccio vecchio che ha spazzato, potato, cucinato, lavorato.
Lo so, ho barato, il simbolo che ho proposto l'ho copiato*, ma mai come oggi credo di averne fatto buon uso.
E se c'è un antidoto al Male che non preveda l'uso di altro male, io credo che sia fatto di Sabati pomeriggio come questi.
Lavoro, gioco, fratellanza, Comunione.

* hint: umanità verso gli altri




20 luglio 2015

Geremia e Borsellino nell'Italia Mafiosa del XXI Secolo


Nelle ore in cui veniva assassinato Giovanni Falcone i miei compagni di strada del Clan Orione Matera 1 mettevano le loro firme sull'autobiografia di Baden Powell, "La mia vita come un'avventura" che mi regalarono per i miei 18 anni.
Poche settimane dopo fu la volta di Paolo Borsellino.
Ero molto sicuro delle mie idee, all'epoca.
Il Pentapartito servo delle mafie, la pubblica amministrazione corrotta, i leghisti complici ed eversori.
Poi, vent'anni.
Vent'anni in cui l'Italia è diventata berlusconiana e in cui la Politica è crollata.
Ma cosa è successo, tra noi e la Mafia, in questi ultimi venti anni?
Nel 1992 io sapevo chi erano i Corleonesi, Riina, Povenzano.
Cari lettori, voi lo sapete oggi chi è il capo della Mafia?
Chi sono i più potenti rappresentanti della Cupola?
Forse alla DIA lo sanno.
Io non lo so più.
La Mafia delle stragi, dei delitti, della contrapposizione militare dov'è?
Oggi, Luglio 2015, dov'è la Mafia?
Stamane ho partecipato alla Commemorazione della Strage di Via D'Amelio.
Qui, a Villanova.
Eravamo una decina di persone, di cui quattro Scout.
Abbiamo ascoltato, sull'attenti, il messaggio del Presidente della Repubblica.
Il caldo di questa estate Emiliana ci ha fatto compagnia in questa domenica di memoria.
Di fronte a me un vigile urbano e due Carabinieri, di cui una Donna.
Sin dal mattino, mentre mi preparavo per la Cerimonia indossando l'uniforme pulita e stirata, ho iniziato ad avvertire un sottile disagio.
Lottallamafialottallamafialottallamafia.
Cosa è rimasto della lotta alla mafia della tua giovinezza?
Manifestazioni di Libera?
Commercio Equo e Solidale?
Acquisto e diffusione dell'opera di Saviano sulla Camorra?
Quali fatti eclatanti, quali vittorie durature puoi mettere al tuo attivo?
In macchina il disagio aumenta.
Fa caldo e sono quasi a Villanova.
Parcheggio e mi avvio a piedi verso la Rotonda Falcone e Borsellino.
Quando raggiungo i due soldati in piedi sotto il sole di fronte alla targa commemorativa non mi sento il testimone di un sacrificio vittorioso.
Non sono un reduce di una guerra vinta che ricorda i commilitoni scomparsi.
Mi rendo conto, con orrore, di essere un sconfitto.
Di essere lì a ricordare il sacrificio di uomini, magistrati e membri delle scorte, sopraffatto dalla Realtà, quella degli uomini di buon senso, che sanno stare al mondo.
Dov'è la Mafia? Dove sono i suoi killer spietati?
Le sue bombe, i suoi lanciarazzi?
Dove?
Lo sgomento cresce quando ti ricordi da dove vieni.
Dalla Regione dove la Mafia NON Esiste.
Dalla Regione dove manco le prostitute (per strada) esistono.
Da quella Lucania Felix della cementificazione selvaggia e dell'occupazione della Società da parte del Potere Partitico.
Non so se la Mafia abbia completamente vinto.
Immergendosi nelle Imprese del ricco Nord e dell'ancor più ricco Nord Europa.
Scomparendo sottopelle, rassicurante, nelle imprese di trattamento rifiuti, in quelle edili e nel cemento pulito dell'Italia fatta un decimo d'asfalto.
Ed eccomi qua, a commemorare Borsellino e, al termine della Cerimonia Civile, a pregare con le Beatitudini ricordando chi è (stato) perseguitato in nome della Giustizia.
E, poi, la diga si rompe.
La Mafia è dappertutto.
Vincente.
Trionfante.
E' nel Parlamento, nei cantieri, nelle manovre economiche stravolte dalle lobbies, nella TAV, nell'EXPO', dalla Sicilia al Trentino.
E' nell'Economica Lucana bloccata, nel Piano Casa materano, nel cemento dei cavalcavia incompleti, nelle aliquote fiscali irrazionali e nelle riforme del governo, minuscolo, sempre diverso e sempre uguale, che sembrano scritte sempre da un contabile di un latifondista.
E' nell'isteria sui migranti, nell'apatia verso le crisi militari che ci circondano.
Guardo i carabinieri e mi chiedo, loro, a cosa possono pensare adesso trovandosi lì sicuramente meno per dovere d'ufficio di me.
Coi loro colleghi macellati, cosa staranno pensando di fronte a quattro boy scout come maggioranza assoluta del piccolo pubblico venuto a ricordar Borsellino e la sua scorta?
Ricambio gli sguardi, e vorrei dire, se fosse utile e non lo è:
Tu come ti senti ad essere in una città l'ultimo baluardo a difesa di una popolazione stremata e in un'altra città, per esempio in ValSusa, quasi una forza di occupazione del potere economico mafioso, anzi dello strapotere economico che ha prevalso ormai su tutto?
Come ti senti a portare soccorso all'Aquila e a minimizzare la devastazione ambientale in Val D'Agri?
Troppi pensieri, troppo poco tempo.
La piccola assemblea si scioglie e io mi ritrovo fradicio di sudore nella mia uniforme.
Penso al mio Servizio, ai miei Valori, alle mie coccinelle.





Ormai il merito è essere selezionati per Il Grande Fratello, mica tener fede a qualcosa di così retrò come la Promessa e la Legge Scout.
Il mio sistema di valori è perdente, credo sia ormai palese.
La Mafia nemmeno spara più per infrangerlo.
Non ne ha bisogno.
Perchè c'è la fila di gente che chiede solo di essere comprata.
E io, forse, dico questo perchè sono solo stato troppo pigro per mettermici, in fila.
I miei valori sono perdenti, è vero.
Ma non sono falsi.
Poco dopo, in Chiesa, ho potuto ricordare il Perchè.
Sfogliando il canzoniere, nella calura familiare del Coro, ho ritrovato questo testo:

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.

Geremia prima, Cristo poi, mi hanno avvertito.

Che la strada giusta è quella della sconfitta di fronte al Nemico, una sconfitta che non è definitiva e che non deve attendere il Regno dei Cieli per essere ribaltata.

Ma per prima cosa, se si vuole vincere la prossima guerra alla Mafia, si deve ammettere che l'ultima è stata perduta
Mi inchino alla memoria di quegli uomini coraggiosi.
Quando rialzo il capo, attorno a me, la Mafia prevale.
Ieri, oggi, domani.
Ma non per sempre.

11 giugno 2015

Perchè vado con l'#agescidalpapa

Ultima riunione con le Coccinelle.
Giugno, sole e caldo.
Un altro Sabato pomeriggio che si protrae fino a sera, anche se non c'è la Messa.
Gavettoni e risate, acqua come gioia.
Da Ottobre ad oggi, solo una manciata di week end sono stati a mia disposizione.
Sono davvero stanco.
Quando la porta della Quercia si chiude non mi vergogno di ospitare anche il pensiero: "Finalmente".
Magari un sabato posso andare al mare pure io.
Sono allergico alle adunate oceaniche.
Detesto la folla e il caldo.
Un'adunata oceanica nella folla e al caldo non è in cima alle mie preferenze su come passare il week end in questo periodo piuttosto pieno.
Che poi, se devo ascoltare un messaggio, beh, per ascoltare va benissimo lo streaming, va ancora meglio la lettura e la riflessione.
No.
Decisamente non vado a Roma per provare un'emozione, magari tra un boccheggiamento da calca ed un colpo di calore.
Non vado a Roma perchè quello che sentirò mi cambierà la vita.
Nè vado a Roma perchè "Oh, che festa, gente, tutti assieme su le mani".
Vado a Roma perchè ho bisogno di un gesto concreto da farsi con la mia Comunità.
Ho bisogno di fare Strada e andare a Testimoniare lungo la Strada con gesti fisici, non virtuali.
Mi serve il calore dell'Estate, la notte sull'autobus nel dormiveglia, la calca al parcheggio, la marcia verso la piazza sotto il sole, la pazienza della fila, l'attesa abbacinante, il tutto in un unico abbraccio fraterno.
Mi serve arrivare, dopo la fatica, al gridare che noi non ci limitiamo ad esistere chiusi nelle nostre Sedi e nelle Parrocchie e che siamo Cristiani e Scout ogni giorno della nostra vita.
Non siamo persone con cui fare i conti ma su cui contare.
E che non bastano le parole.
Parlare e scrivere, sì.
Ma anche servire, amare, camminare, incontrare Cristo sulla via del Pellegrinaggio e per le strade di tutti i giorni.
Quindi, uniforme perfetta e stirata, stanchezza nello zaino, la mia stanchezza del mio lavoro, piccola offerta per questa bella giornata:
domani vado conl'#agecidalpapa.