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4 giugno 2017

Allegro ma non troppo:la scienza dietro i novax e gli odiatori delle biciclette

Carlo Cipolla, un grande storico  italiano del XX secolo, scrisse negli anni '70 un illuminante libello dal definitivo titolo "The Basic Laws of Human Stupidity".
Vi rimando a wikipedia per i dettagli e suggerisco la divertente e rapida lettura di quelle preziose pagine.
Centrale, nella sua teoria, è l'intuitivo grafico che ripropongo nella versione originale qui sotto:





Una persona le cui azioni siano vantaggiose contemporaneamente per se stesso e per gli altri ricade nel Primo Quadrante del grafo, una persona le cui azioni siano vantaggiose per sé stesso a discapito degli altri ricade nel Secondo Quadrante e così via.
Vorrei davvero avere gli strumenti per comprendere le azioni antiscientifiche di una sbalorditivamente grande fetta della popolazione italiana alfabetizzata, magari anche laureata.
Ma non li ho.
Posso, tuttavia, ricondurre questi comportamenti al grafico di Cipolla.
Consideriamo un ciclista urbano che debba percorrere 5 km di strada per andare al lavoro.


  • non emette inquinanti;
  • diminuisce il traffico di tutti;
  • aumenta i parcheggi per tutti;
  • produce su se stesso numerosi benefici fisici;
  • risparmia denaro;
  • dato il fatto che la velocità media delle auto nel traffico urbano è inferiore alla sua, non rallenta il traffico automobilistico.

E' matematico posizionarlo nel quadrante "Intelligente"
Un automobilista deve per forza finire in uno dei quadranti antipatici?
Ritengo di no e non ho certo voglia di piazzare su questo grafico categorie di persone in base alla mia interpretazione.
Quella, appunto, è libera.
Ma dove finisce questa libertà?
Quali sono i suoi confini?
Quando un paio di km in auto si spostano dal quadrante delle azioni intelligenti a quello delle azioni banditesche o stupide?
E, soprattutto, perchè?
Cosa spinge le persone non a ignorare la fisica quantistica, ma ad ignorare brutalmente concetti semplici e la cui violazione rende pericolosi i nostri giorni tipo "non si guida parlando al cellulare"?
Anche dopo aver usufruito per lustri dei vantaggi della scienza moderna, si rinnega la fonte della propria stessa sopravvivenza e si dubita anche della luce del Sole.
E lo stesso vale anche per le automobili.
Le automobili sono figlie di un'era di scoperte scientifiche e progresso tecnologico che in pochi lustri ha portato la mobilità individuale fino a vette sconosciute nella Storia Umana.
Una utilitaria economica con ABS ed aria condizionata non vien fuori da 'credenze' nè chi la progetta e costruisce può sperare che si metta in moto se si mette a ignorarere le leggi della termodinamica e le procedure di progettazione ed assemblaggio.
Ma poi arriva uno che non obtempera alle stesso insieme di leggi e procedure e se ne vanta pure spargendo odio contro chi vorrebbe adeguarsi alla migliore organizzazione tecnologicamente possibile della mobilità .
I Novax e, per esempio, tutti (amministratori, cittadini) quelli che ugualmente disprezzano le realtà scientifiche alla base della Nuova Mobilità fanno parte di una grande famiglia, quella dell'odio e del disprezzo verso non la Scienza in sé, ma verso una Collettività che sulla Scienza si basa e non più sulla Credenza individuale.
Carlo M. Cipolla indica  questa frazione dell'umanità con il simbolo  σ  e gli attribuisce il significato di frazione di stupidi all'interno di un insieme di persone...
σ è sempre maggiore di ogni previsione.
E l'esistenza di Novax e predatori di pedoni e ciclisti lo dimostra ancora una volta, in attesa della prossima assurdità. Che so, il rifiuto di massa di gettare i vetri nella campana del vetro e rivendicare il diritto di gettarlo nell'umido.


Oh, sempre con l'accortezza di ricordare il Corollario di Livraghi alla Prima Legge di Cipolla:
In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità, che è sempre più grande di quanto supponiamo.


1 novembre 2016

2000 km Bike to Work sulla stessa bici: conseguenze

Il Ciclista urbano alle prime armi scoprirà a sue spese che la manutenzione ordinaria della bicicletta non consiste solo nel tener le camere d'aria gonfie e le lampadine funzionanti.
C'è la catena.
Più precisamente, ci sono i pignoni.
Anzi, rettifico, è davvero una catena. 
Di eventi.
Il Ciclista urbano alle prime armi che, Runtastic alla mano, percorra un minimo di 120 km al mese di solo bike to work, scoprirà il fenomeno dell'allungamento della catena.
Per anni ed anni, da ragazzino, il problema era quando la catena cadeva o si arrugginiva.
Non avevo mai sentito parlare di allungamento della catena, nonostante abbia fatto il mio ultimo esame al Politecnico con un luminare delle ruote dentate che non è stato capace di infilare nel suo programma una sola informazione pratica da usare nella Vita, lavorativa e non.
Nemmeno questa.
In due parole: la catena, ovviamente si usura dato che è un componente sempre in movimento soggetto a trazione ed attrito. 
E io, questo, lo sapevo.
Mi immaginavo che, ad un certo punto, nel migliore dei casi, il familiare rumore della mia bicicletta sarebbe mutato e nel peggiore mi sarei fatto un paio di km a piedi dopo aver spezzato la catena per usura.
Njet.
Niente di tutto questo:
certo, ovviamente le cose possono andare anche così, ma il vero problema è che la catena si allunga e dopo un po' che si è allungata intacca il pignone anche se apparentemente è tutto ok.
Solo che il pignone è da buttare perchè una catena nuova non si adatterà a dei denti di ingranaggi deformati.


il vecchio pacco pignoni con il 4° pignone
compromesso dalla vecchia catena troppo allungata
Sono stato chiaro e coinciso?
Bene, ringraziatemi perchè ho scoperto queste ed altre cosucce del genere nel corso dell'ultimo mese di manutenzione straordinaria della mia bici.
Per prima cosa: 
dove ho sbagliato?
Francamente, solo nel non aver rilevato prima l'allungamento della catena. 
Tutti gli altri guai erano inevitabili.
Perché?
Perché 2000 km per una bicicletta da supermercato sono più o meno la sua vita utile senza procedere a manutenzione straordinaria.
E ho, appunto, percorso con la mia bici tra i 2000 e i 2200 km circa in 17 mesi.
Ecco un parziale elenco spicciolo di tutti i guai meccanici che ho avuto:
Ho cambiato la catena, il pignone e tutta la ruota posteriore (perchè in quella originale si è guastato il meccanismo della ruota libera e per completezza il suo copertone  si è precocemente ingobbito.


ruota nuova

In più, i freni fanno più rumore di una sirena antiaerea.
Insomma, erroneamente credevo che, in meno di 2 anni, una bici nuova non potesse ridursi così male anche perchè la manutenzione ordinaria (lubrificazione, pulizia, calibrazionI) l'ha avuta tutta e regolarmente.
Inoltre, la bici è sempre stata custodita al chiuso e ha preso pioggia solo pedalando assieme al sottoscritto.
E, invece, banalmente contano i km.
Se la bici la usate 10 km al mese vi dura vent'anni.
Se la usate 10 volte tanto: due.
Alla fine della fiera quello che mi sento di tramandare della mia esperienza è questo:
se avete intenzione di provare il bike to work cercate, per prima cosa, una bici in prestito.
Oppure, seguite pure, fino a un certo punto, il mio sentiero che è partito con l'acquisto di una bici decathlon modello base. 
Investite pure un centinaio di € e rotti (non lesinate su luci, pantaloni antipioggia e sistemi di sicurezza) in qualcosa che, nel momento in cui vi sarete accorti che non vi serve l'automobile per andare a lavorare, vi andrà stretto per tante ragioni diverse (prestazioni, ergonomia e, appunto, affidabilità).
Ma vi suggerisco di non seguirmi fino ad acquistare, come seconda bici, qualcosa di appena più decente di quella modello base dalla grande distribuzione.
Se la bici la usate tutti i giorni vi servirà qualcosa di calibrato sulla vostra corporatura, qualcosa che non debba essere continuamentemesso a punto e con pezzi di ricambio standard.
Inoltre, vi servirà un ciclomeccanico.
E' vero che la ciclomeccanica è qualcosa di molto divertente ed utile da imparare.


un piccolo errore di ciclomeccanica di base

E' vero che è indispensabile imparare a gestire in proprio la manutenzione ordinaria.
Ma è anche vero che alcune attività di manutenzione è più economico (nel senso del rapporto tra il vostro tempo e la qualità della riparazione) che vengano fatte da un professionista: la revisione dei mozzi a coni e sfere, ad esempio, avrei anche potuto farla in proprio ma ci avrei messo giorni ad arrivare a rimontare la ruota in maniera corretta.


triste fine del mio mozzo posteriore

Idem per il movimento centrale: credo che pianificherò a breve un pit stop ad hoc.
Invece, i freni rumorosi credo proprio che me li terrò:
se siete utenti delle piste ciclabili bolognesi non sono un difetto, ma una funzionalità.
I pedoni si offendono molto se usate il campanello per richiamare la loro attenzione sul fatto che sono sulla ciclabile (non ciclopedonale, intendo proprio la ciclabile) e non sul marciapiede ma, se il vostro freno posteriore, quando lo azionate emette un suono a metà tra una tromba da stadio e l'urlo di Chen, si spaventano, ti ringraziano e si spostano di quei quaranta centimetri che separano l'italica virtù dell' "Io so' io e voi non siete un cazzo" dalla retta via.

E, poi, andare in bici al lavoro ti può anche donare incontri come questo...


il bianconiglio non appare agli automobilisti

18 novembre 2014

Io e la Turbinosa: andare in bici al lavoro (a Bologna)



Crisi economica, pigrizia, pancetta.

Il triangolo della bicicletta.
No, non sono così alle pezze da non potermi permettere di andare in auto al lavoro.
No, non sono così sciatto da non aver voglia di fare movimento.
No, il mio girovita non ha superato la mia altezza.
Eppure, risparmiare sui costi automobilistici non mi fa certo schifo.
Eppure, costruirmi un perfetto alibi diurno per non andare in palestra la sera non è certo secondario.
Eppure, scendere di una taglia non sarebbe male, (conservo i pantaloni e magno business as usual).
Così, alla fine della scorsa primavera, ho deciso che non sarebbe stato male andare in ufficio in bicicletta.
Parliamo di un tragitto pianeggiante di 2.5 Km, certo, non di tranquilla pista ciclabile, ma nemmeno di tangenziale!
Sono andato da Decathlon e ho acquistato una bicicletta ‘da donna’ modello base (Weg Olanda 28) spendendo poco meno di centocinquanta euro accessori (cestino, catenine antifurto e specchietto retrovisore) inclusi.
Che poi, la bici da donna è comodissima pure per gli uomini eh, anzi, la trovo molto più comoda di quelle maschili quando si tratta di scendere e salira dalla sella.
Dalla prima metà di giugno in poi, quindi, sono andato in ufficio in bici.
Iniziamo subito col dichiarare lo svantaggio di andare in bici in ufficio a Bologna: non è logisitcamente facile quando piove. 
Se piove è una bella rottura di scatole, anche perchè una cosa è tornare dall’ufficio sotto un acquazzone estivo con l’acqua che raggiunge il livello dei pedali (mi è successo) perchè arrivi a casa ti togli i vestiti bagnati ed amen ed un’altra è andarci in ufficio sotto un gelido acquazzone autunnale col rischio di tenerti i calzini bagnati addosso per quasi 10 ore.
Andiamo con ordine.
In auto, per percorrere i 2,5 km ci metto circa 6 minuti all’andata e circa 10 12 al ritorno.
In bici il valore è meno variabile e si aggira sui dieci minuti. In pratica stiamo sui 20 minuti di bicicletta al di’ vs quarto d’ora abbondante (e c'è pure da considerare il parcheggio sotto casa) di auto. Da un punto di vista del tempo impiegato,  la differenza è trascurabile.
20 minuti di bicicletta non sono certo 2 ore di sollevamento pesi, ma la differenza sul fisico tra giugno e novembre è piuttosto evidente tanto che nessuno ha sentito il bisogno di raccomandarmi di andare in palestra.
Poi, parliamo un po’ di ambiente. La mia auto consuma ed inquina (ed è una Euro5). 
Ipotizziamo 110 g di CO2 per km percorso e 23km/l di gasolio (ed io sospetto di più perchè i valori ufficiali rilasciati dalle case automobilistiche seppur supposti veri si riferiscono a condizioni ideali (90km/h costanti su strada piatta e dritta). Aggiungiamo un costo chilometrico ACI di 0,5 €/km ai nostri calcoli
Stimando di aver percorso in bici circa 250 Km parliamo, quindi di aver non solo praticamente ripagato in meno di 6 mesi il costo di acquisto della bicicletta, ma di aver immesso in atmosfera 27,5 KG di CO2 in meno (per non parlare delle altre schifezze) che se fossi andato in macchina...
Parliamo, quindi, di risparmiare un paio di euro al giorno di costi auto (di cui una componente è data da almeno 0,25l di gasolio), mantenersi in forma, beh, diciamo in formina, inquinare molto meno e… rilassarsi.
La bicicletta mi consente un passaggio ‘dolce’ dall’ambiente casa a quello lavoro e viceversa. Mi aiuta a prepararmi alla giornata e mi aiuta a lasciare in ufficio i suoi problemi, rilassandomi e spostando dal cervello alle gambe le preoccupazioni della giornata trasformandole in pedalate.
E scusate se è poco.
Certo, non è tutto rose e fiori.
Pioggia buio e automobilisti sono in agguato.
Ci si deve difendere.
Ed è possibile, infatti, difendersi.
Prima di tutto non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento.
Tradotto in fatti ho acquistato un paio di pantaloni antipioggia con sovrascarpe ( di quelli facilissimi da indossare sopra i vestiti), un impermeabile da bici (giallo riflettente) ed un po’ di lucette accessorie intermittenti a batteria (una bianca davanti, due rosse dietro di cui una montata in alto sullo zaino). Così mi sento abbastanza sicuro e riparato dalla pioggia anche intensa.
Va da se che, quando nevicherà, al lavoro ci andrò a piedi impiegandoci una mezz’ora.
La bicicletta è uno strumento di mobilità per me adattissimo al tragitto casa - lavoro.
Potendo lasciare la bici tra Cantina e Ufficio, io sono fortunato, ma, purtroppo la bicicletta, almeno a Bologna, non è lo strumento di mobilità definitivo che potrebbe essere.
L’ostacolo?
I furti.
Se, come me, non avete la possibilità di parcheggiare la bici in luoghi sicuri c’è ben poco da fare, la vostra bici resterà a rischio.
Ecco perchè se devo andare in centro ci devo andare in autobus.
La mia bici, per quanto di valore modesto (costa praticamente quanto quelle usate del mercato ufficiale) è nuova e fin troppo appetibile ai ladri. Dovrei smontare le lucette aggiuntive, portapacchi e specchietto retrovisore e ricoprirla di catene per avere ragionevoli possibilità di ritrovarla all’uscita dalla Feltrinelli o da un Cinema.
Bologna ha una rete di piste ciclabili abbastanza estesa ma non è che sia poi così bike friendly come Città (alcune piste ciclabili sembrano portare la stessa firma di quelle di Materatown), questo è vero, ma il problema principale resta quello dei furti.
Se vuoi farti una passeggiata domenicale è ok a patto di non abbandonare incustodito il velocipede.
Guardate, è davvero seccante. 
Mi hanno suggerito di andare in giro con biciclette vecchie e scassate.
Chi ruba una bici lo fa con piccolissimo profitto per se e grande danno per il derubato.
Comprare bici al mercato nero, quelle a 20 30 € è un gesto molto italico, come comprare la droga dalla mafia e poi andare ad una manifestazione in memoria di Falcone e Borsellino oppure usare il petrolio per opporsi alle estrazioni petrolifere.
Grazie, ne ho piene le tasche di questo modo di pensare.
Le biciclette usate ‘ufficiali’ costano non meno di 60 80 € e sono spesso dei rottami da rimettere a posto. 
E la bici deve avere gomme, luci e freni in ordine e se li hai diventi appetibile per i ladri.
Il cane che si morde la coda.
Purtroppo, la situazione è piuttosto grave, del resto Bologna è nellla Top Five del crimine per quanto riguarda il numero di denuncie (Matera è la penultima, almeno per ora).
Morale della favola: la bicicletta non è qualcosa che può sostituire l’automobile (non ci puoi certo andare all’Ikea o anche alla spesa settimanale) o l’autobus per farsi un giro in centro (anche se potrebbe).
Per ora pedalo, registro i freni, gonfio le gomme, tengo la bici in ordine e vedo l’indicatore del serbatoio del gasolio piacevolmente fermo.
Prima o poi passerò ad una bicicletta un po’ meno rustica, magari col cambio, ma per ora la mia turbinosa (l'immagine del post è quella della mia bici presa dal sito di Decathlon) mi porta piacevolmente oltre il vento.