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16 agosto 2021

"ə" Vs Taliban: dopo la Caduta di Kabul

 Va bene, io lo "ə" inizio ad usarlo.

I Talebanə hanno ripreso l'Afghanistan e lo governeranno come facevano 20 anni fa.

Non voglio qui fare il riassunto di 20 anni di errori occidentali, ricordo solo alcuni dati di fatto:

  1. Questa è la guerra della Controffensiva post attacchi dell'11 Settembre, NON è la guerra dell'Esportazione della Democrazia;
  2. Agli USA i 20 anni di guerra in Afghanistan, dal punto di vista umano, sono costati quanto 10 giorni di Seconda Guerra Mondiale.
Facciamo un rapido calcolo. 

Consideriamo i diritti di cui godono le donne italiane.

E quelli di cui godono tutte le altre donne dell'umanità.

Ci vuol poco a stabilire che solo una piccola minoranza dell'umanità vive in paesi in cui i diritti delle donne (o degli omosessuali) sono paragonabili a quelli delle italiane.

In Africa e Asia (salvo Giappone e Corea del Sud) con mezza Oceania le cose vanno di male in peggio.

In America Latina non so ma a occhio direi che il livello dei diritti non è proprio quello svedese.

Come diceva Gino Strada? "I diritti devono essere di tutti, se no, sono solo privilegi".

Ecco, considerando lo stato delle cose e l'attuale crollo dei diritti delle donne su scala globale associato alla palese incapacità occidentale di preservarli, da padre di due bambine sono piuttosto preoccupato:

dai mercanti di Schiavi in Libia passando per Hamas, Hezbollah, Putin, la Cina, i preti sciiti finendo coi neogovernanti studenti di teologia islamica, beh, questi diritti mi sa che è il caso di difenderli anche lì dove non esistono e il primo passo è accettare un dato di fatto semplice: occorrono tantissimi F-35 per permettere di stampare un solo "ə".

La caduta di Kabul può essere facilmente attribuita a Trump, alla politica estera USA, al Capitalismo, ai rettiliani vedete voi.

Ma un fattore deve essere riconosciuto per invertire la tendenza: l'ignavia delle opinioni pubbliche occidentali che danno per scontati i diritti di cui godono.

E che è meglio rimettere le cose in prospettiva: per lo più, sulla faccia della terra, il patriarcato più violento avanza, non indietreggia. 


15 giugno 2013

War Sport: l'ignoranza degli italiani vs l'arroganza degli italiani (nel mondo reale)

La Politica Estera non è nelle corde degli italiani.
Non glie ne può fregare di meno, in fondo al cuore. Per un Italiano, la Politica Estera è un proseguimento con altri mezzi della lotta per bande che, da queste parti, passa per Politica Interna.
Nel corso del tempo ho assistito alla proliferazione di vari movimenti pacifinti che hanno difeso Saddam Hussein, Gheddafi, Noriega, Milosevic, ultimamente, con mio raccapriccio, pure il 'caro rispettato leader' Kim Jong Un e la teocrazia iraniana (per tacere del silenzio assordante sulle stragi siriane).
Ma fin qui, ci sta: dopotutto, superficialmente, il motto nazionale in questo genere di cose, fino almeno alla caduta del Muro di Berlino è sempre stato il noto: 


"Francia o Spagna, purché se magna".

Purtroppo, l'imbarbarimento delle italiche genti ha portato anche l'incapacità di adottare, nei fatti, il suddetto efficacissimo motto.

La posizione geopolitica dell'Italia è gravemente peggiorata negli ultimi anni.
La sponda Sud del Mediterraneo è praticamente in fiamme ed i nostri cugini in prima linea, Spagna e Grecia, non se la stanno passando troppo bene, come noi, del resto.
Ma la domanda retorica del pubblico, sugli F-35, per esempio, resta: "Ma chi volete che ci attacchi?" Come se l'Italia fosse al posto della Danimarca, circondata da paesi stabili ed omogenei.
Come se le guerre mediterranee degli ultimi due lustri siano capitate tra Nuova Zelanda ed Antartide.
Per la cronaca, come la penso sugli F-35 l'ho già scritto qui.
Per non parlare del bispensiero in perfetto stile berlusconiano che affligge la Sinistra da lustri:rendersi indipendenti dagli USA senza sostituire l'ombrello militare americano con uno nazionale.
Surreale, poi, il 'dibattito' sull'Afghanistan, in cui si sentono affermazioni del calibro "La Terra è piatta", coi Taliban confusi coi Mujahidin e con il Pakistan completamente ignorato  nel suo ruolo, probabilmente a causa del perdurante mito del 'buon selvaggio': una potenza nucleare di 180 milioni di abitanti NON può essere uno stato indipendente, devono per forza essere tutti quanti burattini della CIA, no?
E non mi si ripeta la favoletta del disarmo come incipit dell'età dell'oro: il disarmo è qualcosa che funziona solo in circostanze specifiche: ve l'immaginate, voi, il Belgio che invade il Lussemburgo? 
No, certo.
E la Corea del Nord che lancia due granate su Seoul? 
Non credo che il disarmo sia un'opzione per i sudcoreani, magari lo è per i lussenburghesi...
La vocazione al martirio, cari ragazzi, è personale. 
Se ritenete che la non violenza funzioni anche con Hamas (ed è stato piuttosto complicato e lungo farla funzionare con gli inglesi della seconda metà del XX secolo ) sono fatti vostri.
Io, invece, non mi sento al sicuro con casa mia a portata di MiG (o copia cinese) nelle mani dei Fratelli Musulmani, Assad, clan libici ed altri figli dell'imminente inverno arabo.
Preferirei che fosse l'AMI (possibilmente con una forza un po' superiore a quella di quattro aquiloni) e non l'USAF a fare il lavoro  ma bisogna saper fare di necessità virtù.
A suo tempo, ho trovato 'francamente sconcertante' la passeggiata di D'Alema sottobraccio con un bel tomo di Hezbollah, organizzazione oggi allegramente impegnata nel fronte pro Assad nel massacrare il Popolo Siriano.
Ma, almeno, quella passeggiata aveva un senso pratico in piena continuità con la tradizionale politica andreottian democristiana dei passati 40 anni: noi italiani non vi rompiamo le palle e voi gli attentati li andate a fare da un'altra parte.
Invece, ultimamente, si è persa anche la capacità di seguire l'istinto di conservazione, superando anche la tradizione calcistica dell'unico Paese al mondo con 60 milioni di commissari tecnici (meno me).
Insomma, quando si parla di F-35, di ritiro dall'Afghanistan, di basi NATO, di Palestina, di Libia, Siria, di Pace, di un Mondo Migliore, di Geopolitica, bisogna saperle, le cose.
Si deve saper distinguere un M1 da un T55, un SU-27 da un Hercules, capire l'importanza di una diga come quella in costruzione in Etiopia sul Nilo nei rapporti tra gli stati interessati, comprendere che un caccia leggero non è un bombardiere strategico, che un sottomarino lanciamissili serve ad uno scopo diverso da un sommergibile, distinguere tra l'ISI e la CIA, tra Mujahidin e Taliban, tra marines e guardie forestali.
Ecco perchè io non dico nulla, in proposito. 
Perchè non sono sufficientemente informato per nutrire granitiche certezze.
E, poi, mica io siedo in Parlamento.
Quindi, attendo.
Attendo che chi vuole il ritiro dall'Afghanistan spieghi come intende gestirne le implicazioni pratiche (dalla costituzione di una base per le cellule jihadiste alle lapidazioni ecc.).
Attendo che chi non vuole comprare gli F-35 spieghi come mantenere le capacità operative dell'AMI (e magari che spieghi anche come usare gli stessi soldi per fare da moltiplicatore per economia e tecnologia avanzata e non per stipendi per pubblici dipendenti, tanto per non fare business as usual).
Ecco, francamente quando sento i vari "Senza Se e senza Ma" senza alcuna proposta consequenziale mi viene in mente Berlusconi che parla di Libertà e Giustizia.
"Se e Ma": sono cose di tutti i giorni.
Fate voi.
Io non voterò mai (e non sarò mai membro di ) un partito che non sia in grado di  dare una risposta a queste domande e che non abbia una Politica Estera coerente con gli interessi nazionali.
In breve: no agli F-35 MA?
Ci ritiriamo dall'Afghanistan MA?
Rispondere, prego.
O tacere.
Le parole ad cazzum in questi campi ammazzano gente.

PS: no: non esistono molti paesi peggiori dell'Iran in cui vivere, soprattutto per le donne.

13 ottobre 2010

Strategia della Vittoria

Band of Brothers, The Pacific, sono solo miniserie tv.
Niente di che.
Ma Band of Brothers è anche un libro, un bel libro.
A cui potrei far seguire una lunga lista di titoli.
Titoli di libri di Storia, libri di storia della Seconda Guerra Mondiale.
Libri di storia che, forse, si dovrebbero leggere non percelebrare la gloria degli alleati, me per ricordare la disfatta dei fascisti.
O, più precisamente, per ricordare quali sacrifici sia necessario fare per ricacciare tra gli incubi Talebani, Ahmadinejad, Hamas, lapidazioni e compagnia bella.

11 ottobre 2010

la nostra pace, la vita altrui

Cos’è accettabile?
Cosa possiamo ritenere accettabile?
E’ accettabile che sia consentito alle ragazzine andare a scuola e che se sorprese ad amoreggiare siano semplicemente ammazzate a colpi di AK47 invece che lapidate?
Magari è accettabile che ad un giovane omosessuale siano date 100 frustate invece che essere appeso per il collo ad un palo.
Cosa riteniamo accettabile e cosa no?
Cosa siamo disposti a concedere ai Talebani per fare una specie di pace?
Perchè il problema non è nei mezzi, negli strumenti, nelle passioni, nelle paure, missione di pace o missione di guerra: ma nell’obiettivo strategico della guerra afgana.
Un obiettivo strategico che, a meno di avere la TV italiana come unico strumento di  informazione, dovrebbe essere chiaro: arginare come minimo, distruggere come ottimo, il movimento talebano in Afghanistan e Pakistan nelle sue manifestazioni esterne ed interne.
Perchè, le manifestazioni esterne si chiamano attentati nelle città occidentali ( ed il successo ultimo Taliban implicherebbe la disponibilità dell’arsenale nucleare pakistano ) , quelle interne significano riduzione in schiavitù delle donne in condizioni proto animalesche e morte per ogni forma di non conformità alla loro probabilmente eretica interpretazione del Corano.
Non voglio farla lunga e non mi va di perdere e far perdere tempo in esempi.
Il punto è, cari amici di PD, SEL, Emergency, Manitese, ecc., la nostra piccola spedizione Afgana è una guerra di aggressione ed un perpetuarsi di stragi di civili per cui prima ci ritiriamo meglio è per tutti o quello che ho scritto prima ha un fondo di verità?
E, nel caso, cosa fare se la volontà e la forza di risolvere il problema manu militari ci mancano?
Quale e quanta parte del credo talebano dobbiamo ritenere accettabile per afghani e pakistani ( e per noi stessi ) ?

15 febbraio 2008

Carpe Diem e pure la Carpa

Stamattina, venendo al lavoro, mi era venuta voglia di scrivere di Afghanistan.
Poi, la voglia mi è passata. Perché, a ben vedere, cosa me ne potrebbe interessare? Ai Talebani non si può sparare, le povere afgane da lapidare non si possono salvare, attendiamo in pace che le scene della TV si trasferiscano nelle nostre strade e non se ne parli più.
In attesa di tale sicuro evento sto pianificando una cenetta per stasera e ringrazio il Cielo di avermi fornito l'occasione di fare una Buona Azione per il prossimo week end, una Buona Azione Estremamente dilettevole...
Cari lettori, magnate beve e trombate e compratevi tanti cellulari e vestitini finché potete, sta arrivando il tempo degli AK47...