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4 dicembre 2023

Le Aquile della Notte, di Alice Basso



Senza fare spoiler, segnalo a tutti i miei lettori scout questo divertente romanzo di Alice Basso.

Fa parte di una serie di gialli ambientati a Torino durante la metà degli anni '30.

Beh, in questo romanzo compaiono alcuni scout clandestini. 

Quelli per antonomasia furono le Aquile Randagie lombarde, ma si sa di altri gruppi di scout che sfidarono il fascismo pur di mantener fede alla Promessa Scout.

Segnalo la cosa perché gli scout non compaiono praticamente mai, non dico nella letteratura, ma proprio in generale nelle librerie.

Quindi, dato che è una rarità, la segnalo.

A me il romanzo è piaciuto, come tutti quelli di Alice Basso.

Oh, poi non si sa mai eh, se quello che ho in punta di penna (e ormai abbondantemente su carta) da un paio d'anni a questa parte dovesse trovare un editore, magari di scout in libreria ce ne sarebbero di più ...


30 agosto 2020

Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi

La lettura di “Sono Don Nunzio” di Andrea Padoin è stata piacevole, per me quasi obbligatoria.

Ho incontrato le parole di Don Nunzio Gandolfi molti anni prima di entrare nella Comunità Capi del Villanova 1 (il Gruppo Scout in cui ha prestato Servizio per moltissimi anni) dove non solo la Memoria concreta dell’Uomo e del Sacerdote ma soprattutto quella del capo è sempre viva e di ispirazione per Capi e Ragazzi.

Certo, il mio è stato un incontro indiretto, attraverso i suoi scritti e in particolare il racconto “una fibbia scout” nella raccolta “Fuoco di Bivacco”.

Per molti anni ho creduto che fosse una storia vera e non un suo racconto.

Tuttavia, un episodio del genere è successo davvero sul fronte del pacifico quando uno scout giapponese ha salvato la vita ad uno scout americano.

Insomma, ho letto Don Nunzio prima di sapere che fossero parole di Don Nunzio.

Entrare nel Villanova mi ha messo in contatto con ben altro.

Uno Stile ormai raro, una Comunità forte, una tradizione feconda e non sterile.

Quello che intendo per Memoria Concreta.

Ho incontrato Don Nunzio anche in un romanzo di Enrico Brizzi, nei cimeli del corridoio della Canonica, nella biblioteca di libri scout (in cui ho recuperato una preziosissima copia di “Stella in Alto Mare”) e anche in quel piccolo miracolo rappresentato dalle casse di munizioni usate dal reparto come casse di squadriglia senza che gli E/G abbiano idea di cosa contenessero durante il secolo scorso.

Quindi mi sono procurato una copia di “Sono Don Nunzio” e ho iniziato a leggerla in vacanza.

Il libro è curato in grafica ed impaginazione, racconta la vita di Don Nunzio attenendosi a fonti sempre ben esplicitate nelle note a piè pagina.

L'autore sa il suo mestiere.

L'aneddotica è ricondotta alla sua funzione di alleggerimento e descrittiva di un carattere ed una personalità di spessore.

Non viene narrata solo una vita ma anche un Servizio, un’idea, un’azione concreta di educazione e fede lunga tutta una vita.

E' uno che lo Scautismo lo ha vissuto e ci ha pensato su per poi scriverne e tornare a viverlo.

Ora, domandiamoci a cosa serve scrivere, leggere e meditare sulla biografia di un Sacerdote e capo Scout.

Scrittore prolifico, capo di spessore, la sua azione ha dato un contributo significativo sia alla teoria dello Scautismo che alla vita di centinaia di persone che hanno usufruito, direttamente ed indirettamente, del suo Servizio.

Chiediamoci quale sia il fine utile, quello che va al di là del doveroso omaggio, quello che deve essere riproposto ai Capi e ai ragazzi.

Don Nunzio, bolognese, incontra lo Scautismo assieme alla sua Vocazione, da Partigiano, negli anni della Lotta per la Liberazione dell’Italia dai Nazifascisti.

Nel dopoguerra è uno dei giovani Capi che hanno rimesso in moto lo Scautismo italiano.

Partecipa a tutti i Jamboree, scrive, cammina, organizza unità, in due parole coniuga pensiero ed azione Scout su molti fronti.

Perchè un libro sulla vita di quest’uomo?

E, soprattutto: a cosa servirebbe ad uno Scout leggere questa storia?

Al primo perchè rispondo con la parola Memoria.

L’Agesci è una associazione in cui, nonostante la straordinaria forza e impegno di Capi e ragazzi la Memoria è troppo spesso selettiva.

Il Pensiero di B.P. è diffuso solo mediocremente, si sa più o meno qualcosina sulle Aquile Randagie, a macchia di leopardo si conosce Don Peppino Diana e di Don Minzoni s’è persa ogni traccia.

Ma dopo B.-P., dopo le Aquile Randagie qualcosina sarà pur capitata:

la ricostruzione dello Scautismo, il 1968, la nascita dell’AGESCI sono state rese possibili dalla Testimonianza e dal Servizio di persone come Don Nunzio.

Questo percorso dovrebbe essere noto ad ogni capo.

Una interpretazione vorrebbe che quello di Don Nunzio sia uno Scautismo d'altri tempi.
Ma ci vuol poco a smontarla.
Negli anni 40, 50, 60, ma anche 80 e 90 del Secolo Scorso lo Scautismo di Don Nunzio era lo Scautismo di frontiera, per definizione.
Era lo Scautismo dell'estrema periferia industriale del pur ricco Nord.
Dov'è (e io so che ancora c'è) lo Scautismo di frontiera, quello di rottura con le convenzioni?

Vorrei proprio vederli quelli che si son oscandalizzati del Calendario Agesci 2020 perchè alcuni fazzolettoni di ragazzini gli sembrano poco stilosi partecipare ad una operazione di Frontiera equivalente alla creazione dell'AGESCI e l'introduzione della Coeducazione negli anni '70... negli anni 20 del XXI Secolo.
Don Nunzio ha rappresentato il rigore, ma anche l'innovazione, il guardare lontano e poi ancora più lontano.

Infine, la seconda questione: l’utilità per il Servizio di Oggi e di Domani di libri come questo.

Ritengo che libri come "Sono Don Nunzio" siano uno strumento educativo. 
Per Capi, in primis.
La Vita di Don Nunzio è più di un esempio e per un capo leggerne la testimonianza dovrebbe avere una valenza che va oltre la Tecnica o il Metodo.
Mi riferisco ad una dei suoi aforismi:
"Lo Scautismo deve essere come il traboccare di una esperienza che non può lasciare come prima."
Ecco, questo è un passaggio delicato.
I capi giovani con cui sono venuto in contatto in questi anni sono molto in gamba.
Molto più di me alla loro età.
Ma limitatamente all'interno del loro Servizio in Unità.
E' nella scelta Politica, intesa come sentirsi parte di una Associazione Nazionale che persegue certi valori, il punto debole.
Servirebbe un piccolo saggio dedicato per illustrare la complessità di cause ed effatti: Le unità in mano a Capi al meglio col CFM, i Capi Formati che sono decimati dalla Congiuntura, la difficoltà a cambiare modello di formazione, il relativismo politico, la crisi della Democrazia e della Partecipazione.
Si è sempre più bravi capi durante le ore di Attività, sempre meno Scout nel resto del tempo.
La dimensione associativa e la responsabilità pubblica sembrano svanite nel nulla.
Stampa Associativa, manualistica, questi sconosciuti...
Ma sto generalizzando, una cosa senz'altro stupida. 
E, in ogni caso, non è certo per trascuratezza, cattiva volontà, o ignoranza che la dimensione Politica dello Scautismo perde terreno.
Ecco, leggere "Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi" è un buon manuale per giovani capi, quando si deve andare oltre quello che "il libro non addita".






3 maggio 2020

Coronavirus e Aquile Randagie




Rigetto in pieno la narrazione bellica che viene fatta da governi e media della pandemia.
Siamo vittime, dirette o indirette, di una malattia.
Una malattia che riguarda tutti e tutto: corpi e anime sia di malati che di sani. 
E la Società intera.
Non siamo in guerra e un dottore non è un colonnello delle truppe corazzate.
Quindi, rigetto certi paragoni tra gli scout di oggi e le Aquile Randagie.
Le Aquile Randagie resistettero al Nazifascismo, ossia al Male umano, partecipando anche alla Resistenza e furono coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale.
Noi scout dell'Italia afflitta dalla Pandemia non siamo in guerra.
Non dobbiamo resistere ad un invasore, non dobbiamo resistere ad un regìme infernale e neppure proteggere la nostra Promessa dalla barbarie fascista.
Quindi, se le sedi sono chiuse, i reparti congelati, non c'è lo stesso alcun motivo di fare paragoni controproducenti.
Ma possiamo prendere esempio: possiamo ricordare ai ragazzi che se le poche Aquile Randagie hanno resistito alla violenza per vent'anni, noi tutti possiamo resistere alla separazione (fisica, perchè possiamo vederci tutte le volte che vogliamo) dovuta alla malattia per DUE (2) DUE.
Poi, se sono solo 1,5 tanto meglio.
Ma c'è di più:
I corpi li curano i medici, la società, però, possiamo contribuire a curarla anche noi.
Come il nostro Maestro che non ha guarito il Mondo ma lo ha curato.
Il miglior contributo che lo scoutismo possa dare, oggi, è applicare con rigore Promessa e Legge per evitare contagi.
Nei mesi che verranno sarà fondamentale la responsabilità del comportamento di ognuno.
E credo che ricordare ai ragazzi quanto sia fondamentale aiutare i medici ... non ammalandosi sia davvero una buona idea.
Mantenere il distanziamento sociale seguendo le indicazioni degli scienziati è qualcosa che può salvare vite ed è alla portata di Cocci come di Arcanda.
Ed è una cosa molto seria.
Altrettanto serio è un altro compito:
contribuire a curare la Società.
E questo è IL compito originario dello scoutismo.
E i farmaci per la cura della Società sono somministrabili, anche questi, da Cocci come da Arcanda.
Sono la Solidarietà, la Fedeltà, l'Empatia, la razionalità, il duro lavoro, l'equità, il rispetto e cento altre cose che hanno bisogno di una traduzione politica per diventare pratiche.
Quindi, mentre lo Scoutismo dovrebbe, oggi, contribuire a fermare Covid19, dovrebbe anche contribuire alla cura della malattia della Società.
Pensando al mondo nuovo.
E alla traduzione politica (non partitica) di idee e proposte. 
Pensare come Comunità diverse, pensare a come salvarci dalla Crisi Climatica, da quella Economica, imparando dalla Catastrofe e non riparandone solo i danni superficiali.
Le Aquile Randagie, poche persone elette, hanno seminato lo scoutismo presente.
Se duecentomila scout seminassero un nuovo futuro credo che sarebbe una cosa ben fatta.

17 gennaio 2016

Cent'anni di scoutismo cattolico: che la festa continui!!! #abbiamofatto100

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 
E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 
La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». 
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 
E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo. 
Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli...





Così iniziò Gesù i suoi miracoli: facendo continuare una festa destinata al fallimento.
Cent'anni fa iniziò la grande festa dello scoutismo cattolico, nel pieno della Prima Guerra Mondiale.
L'ASCI crebbe in forza e sapienza e si oppose al Fascismo che avrebbe voluto elidere l'idea stessa di Scoutismo dall'Italia e che, invece, trovò nelle Aquile Randagie la più tenace e non violenta opposizione.
Nel 1974, poi, la rivoluzione dell'AGESCI con la Coeducazione in cui ragazze e ragazzi vivono una quotidianità in cui una Donna ed un Uomo lavorano e agiscono in un piano di completa Parità.
Ma non è questo il luogo di un panegirico:
lo Scoutismo Cattolico italiano non è perfetto.
Ma è uno degli ultimi posti di questo Paese in cui c'è un sacco di gente che si adopera per far sì che la festa continui.
Chissà perchè.
;-)