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4 settembre 2022

Ritorno alla Luna Rossa di Federico Valicenti


Quando ho rimesso piede, dopo molti anni, nell'ingresso del ristorante "La Luna Rossa" a Terranova di Pollino, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo.

L'ultima volta che siamo stati a Terranova eravamo in due.

Ci siamo tornati, quest'estate, in quattro.

Federico ci ha accolti come se fossimo mancati solo per un paio di mesi.

Illuminati dal sole che faceva capolino tra nuvole e montagne, ci siamo seduti nel corridoio-terrazzino con vista sul massiccio del Pollino, abbiamo potuto compiere un viaggio nel gusto e nel nostro tempo, fino a tornare agli anni in cui speravamo di poter rimanere a vivere a Matera.

Il tempo in cui riuscivamo a visitare il nostro Pollino anche più volte all'anno.

Ovviamente, il tempo non si è fermato.

Perchè anche alla Luna Rossa, per fortuna, il Menu è cambiato.

Non mi intendo di cucina anche se mi piace molto cucinare e apprezzo la buona tavola.

Non sono in grado di recensire dal punto di vista tecnico il pranzo che ho gustato.

Mi è piaciuto tutto e posso confessarvi di aver spazzato via anche le briciole.

Nota: il ristorante è perfettamente attrezzato per nutrire anche chi soffre di intolleranza al glutine.

Quindi, non scenderò nei dettagli, proprio perchè non sono in grado di farlo.

La Luna Rossa è più di un ristorante: è un percorso culturale, sociale e storico. Lo Chef Federico Valicenti racconta più che illustrare le pietanze. Il cibo è ottimo, il servizio eccellente, il rapporto qualità prezzo notevole. Ma quello che non si trova altrove è la poesia nel trasformare il corretto rapporto tra uomo e natura in qualcosa di più di un bel piatto. 

La Luna Rossa è un luogo politico.

E' un esempio di successo sopra le tante chiacchiere del turismo sostenibile, le opportunità, le ricchezze culturali e tanti tanti bla bla bla con cui le comunità meridionali troppo spesso si autoingannano, tanto poi è facilissimo dare la colpa ai politici di turno.

Vi lascio qualche immagine dei piatti che ci sono stati serviti:










Me ne sono sfuggiti alcuni (ero piuttosto impegnato a mangiare e ho lasciato stare il cellulare).

Segnalo, a richiesta, il Cosciotto dello Sposo: Federico vi spiegherà volentieri il significato del nome del piatto.

Credo che la Luna Rossa sia una tappa obbligata per chi visita la Basilicata. 

Ci torneremo appena possibile

31 gennaio 2012

Week end al Rifugio Fasanelli: 10 e lode!

Ah, che soddisfazione!
Che bella soddisfazione davvero!
Basilicata, Italia. 
La perfezione dell'accoglienza turistica.
Ad Ottobre 2011 avevamo una mezza idea di farci il nostro classico trekking autunnale.


Ovviamente, ci abbiamo messo un po' prima di riuscire a mettere insieme tempo e denaro sufficienti alla bisogna. Un tre mesi...
Ma la pazienza è stata premiata.
Abbiamo prenotato un pernottamento al Rifugio Fasanelli, nel territorio di Rotonda (www.rifugiofasanelli.it ).
Grazie alla solita protesta selvaggia all'italiana di alcuni camionisti, siamo rimasti in forse fino all'ultimo causa serbatoio auto vuoto, ma ce l'abbiamo fatta.
Per arrivare al Rifugio da Matera servono due ore e mezzo abbondanti o tre ore scarse, dipende dalla strada: probabilmente conviene fare tutta la sinnica, scendere la Salerno Reggio Calabria da Lauria Nord a Lauria Sud e poi prendere per Castelluccio - Rotonda, ma è possibile risparmiare qualche km (ma non qualche minuto) tagliando a sinistra subito prima di Latronico. Oppure è possibile uscire molto prima e passare per San Severino e Viggianello, ma credo che il tempo di percorrenza più o meno resti uguale a discapito di una maggior quantità di curve.
Comunque, giunti a Rotonda i cartelli sono chiari ed è semplicissimo raggiungere il rifugio.
Ristrutturata di fresco, la struttura è moderna ed accogliente.
Le stanze hanno TV LCD, un bel bagno, riscaldamento ed acqua calda a volontà.
Le sale comuni sono ottimamente attrezzate, con un monumentale camino e addirittura, udite udite, l'accesso internet gratuito sia via wifi che via notebook dedicato per gli ospiti.
Cena, Colazione e Pranzo, inclusi nel pacchetto, poi, si sono rivelati superlativi per qualità e quantità.
Ho scritto 'pacchetto'?
Sì: pacchetto.
Finalmente anche sul Pollino qualcuno capace di offrire pacchetti integrati di offerte turistiche.
Pernottamento e...
Ciaspolata.
Già, le ciaspole, queste sconosciute.
Sono delle racchette da neve, io non ne avevo mai usate prima, 'preferendo' affondare fino al ginocchio ed oltre nella neve durante i trekking invernali.
Povero stolto.
Le ciaspole, scoperte grazie all'impareggiabile Pino (la guida del Parco che ci ha accompagnato nella breve escursione della domenica mattina), permettono di camminare sulla neve e sul ghiaccio faticando meno e con tanta sicurezza in più, praticamente senza bagnarsi i piedi.
L'escursione sulla neve ci ha permesso di rilassarci ed è perfettamente inutile sprecare parole per descrivere lo splendore dei paesaggi.



La coppia di cagnoni del Rifugio, i nuovi amici conosciuti lì, l'aspro sapore del succo di rosa canina, il successivo tepore del camino ed i sapori della cucina lucana hanno allietato una splendida giornata d'inverno.
E la professionalità dei nostri ospiti ha contribuito a riscaldarci il cuore.
Questo è il livello di soddisfazione che vorremmo fosse offerto in tutta la Basilicata. 
E sappiamo che non è così ovunque.
Per Ottanta Euro abbiamo passato 24 ore in un ambiente accogliente nel cuore del Parco del Pollino. 
Bravi, così si fa!






26 ottobre 2011

Il Sole Oltre la Nebbia

Anche se è buio, anche se è umidissimo e quasi piove, mi sentivo ben sveglio e allegro alle Sei e mezzo del mattino di domenica scorsa. 
Si va in uscita con la Comunità Capi del Matera 2.
E non per la solita discussione alla fine di una gita fuori porta.
Ma per un percorso impegnativo di Strada.
E' stato bello partire tutti assieme in un unico Pulmino da 9 posti.
E' stato bello vedere con noi per la prima volta da Capo una ex scolta fresca di Partenza.
Da Colle dell'Impiso ci siamo arrampicati piano sotto un cielo grigio e nebbioso in alto, sempre più in altro.


Prima tra alberi dai colori caldi, poi tra le nude rocce in cui i pini loricati emergevano come fantasmi nella nebbia fitta, la nostra Comunità Capi non si è scoraggiata di fronte agli sbalzi di temperatura, la pendenza e le rocce scivolose.
Ha continuato a salire.
E, anche quando la nebbia ha reso il paesaggio uniforme e piatto, la nostra Comunità Capi ha saputo trovare il senso e l'importanza di proseguire oltre le apparenze, sentendo tutta la Responsabilità di arrivare comunque al traguardo.


Così, verso l'ora di pranzo, ho potuto sedermi sul cippo che segna la Cima del Monte Pollino per condividere quella ed altre gioie con la mia Co.Ca..



Al ritorno ci siamo fermati lungo la Strada per pianificare e programmare l'anno nuovo.
Ovviamente, il mio contributo sarà praticamente nullo.
Una cosa, tuttavia, ho tenuto a proporre: lavorare per far prendere atto all'Agesci della situazione reale sul campo.
Su questo blog le problematiche associative sono state denunciate fin troppo spesso, quindi credo sia inutile ricapitolarle. 
Ieri ho avuto davvero una 'piacevole' sorpresa nello sfogliare Proposta Educativa n.16 del 30 Settembre 2011, in pratica il numero appena recapitatomi.
Infatti, a pagina 21, si trova un articolo intitolato: "Tempo del declino o dello sviluppo?" A firma di Mirella Casagrande, Chiara Mangoni, Gregorio Marsiglia e Marco Pietripaoli. 
In cui per la prima ( o quasi ) volta compare sulla stampa associativa un articolo sul possibile declino associativo.



Qui potete trovare la cartella del sito Agesci dove credo a breve sarà disponibile il numero della rivista in formato pdf, quindi non 'trascriverò' l'articolo.
Per me è un incoraggiamento trovare, finalmente, una sponda istituzionale ai miei dubbi.
E anche il commento alle lettere pubblicate in ultima pagina mi è di conforto.
Scrive Chiara Panizzi: " Quanto tempo richiedeva ai capi lo scoutismo e le attività collegate 20, 30 anni fa?... Se è aumentato il tempo necessario il problema sta forse nell'Associazione ..."
Qui posso rispondere per esperienza personale: non solo il tempo era di meno, ma il tempo libero era di più: l'Agesci si è espansa in piena era di "Statuto dei Lavoratori", orari di lavoro certi, ferie pagate ecc. ecc, non sto qui a ripetere cose già scritte.
La soluzione ai problemi è lontana, ma almeno qualcun altro ne parla sulla Stampa Associativa, quindi, dopo tutto, il mio proposito manifestato durante l'uscita di contribuire alla risoluzione di questa cruciale faccenda non è nè inutile nè isolato.
Così, se ripenso al ritorno tutti assieme, di nuovo nella Notte, dopo una domenica di Strada e Condivisione, mi sento riscaldare il cuore da una tenue speranza per il mio futuro associativo.
Ci tengo a ringraziare i miei compagni di Strada per la bellissima esperienza che mi ha stancato il corpo ma rifocillato lo Spirito.



18 luglio 2011

Il Giardino degli Dei

La fatica dello zaino diventa una dipendenza.
Ogni tanto, il suo richiamo diventa così forte da travalicare la mia naturale accidia.
Così, in una torrida giornata d'estate, con un equipaggiamento minimo ma con la grinta al massimo, ci spingiamo nuovamente sui sentieri del Pollino.
Da Matera occorrono circa due ore per raggiungere il parcheggio situato sotto il Santuario della Madonna di Pollino. In pochi minuti ci prepariamo, sostituiamo i sandali con le scarpe da trekking ed indossiamo gli zaini a mo' di corazze.


La salita lungo fosso Jannace è dura, ma sappiamo che non è il peggio.
Fosso Jannace è un luogo pittoresco, adatto alle famiglie, bellissimo al disgelo quando sembra un ruscello da fiaba. Ora è secco, percorso da nugoli di insetti e desolatamente in salita.
Alla fine del percorso, ci concediamo una sosta con relativo panino subito prima del ponte di legno che porta al piano. 
Abbiamo deciso di portare con noi solo panini, sia per non doverci trascinare appresso anche il necessario per cucinare sia per evitare problemi con le fiamme libere: infatti abbiamo anche rinunciato al lamparo a gas e, dato che non abbiamo intenzione di accendere fuochi, abbiamo usato una lanterna a led, efficace ma un po' troppo pesante.
Mentre saliamo al piano deviamo dal sentiero per lanciarci in uno spettacolare ma faticoso azimuth attraverso il bosco per poi sbucare sui piani un centinaio di metri a sud della fontana di Pittacurc ( o comesiscrive! )
Qui facciamo rifornimento di acqua e riempiamo anche le bottiglie di plastica che abbiamo portato appese agli zaini vuote: lassù acqua non ce n'è e prevediamo di restarci più di 12 ore.
L'ultimo pezzo di scalata, quello tra i piani e la cima di Serra di Crispo è davvero duro, più che altro a causa della stanchezza: arriveremo in alto ben 4 ore e mezzo dopo la partenza.
Il Paesaggio del Giardino degli Dei è indescrivibile, dovete accontentarvi di qualche foto o rassegnarvi a sudare per arrivarci.








A duemila metri ( 2053, per l'esattezza secondo la carta ) le prospettive cambiano un po'. Si riflette sulla volontà e la determinazione necessarie per arrivare fin lassù e sulla speranza che la difficoltà ( relativa ) dell'impresa contribuisca a preservare quei luoghi dall'incivile orda che impazza poche centinaia di metri più in basso.
Montata la tenda ci siamo dedicati a guardare e goderci il paesaggio.
I colori del tramonto, di un delicato pastello, ci hanno accompagnato fino ad una cena frugale ma saporita.
Poi, la stellata notturna è stata solo di antipasto allo spettacolare scenario del Giardino degli Dei illuminato praticamente a giorno dalla Luna, ancora quasi piena. 
Ci sarebbe voluta un'attrezzatura fotografica adeguata per immortalare la scena!
L'indomani, dopo colazione, è arrivato fin troppo presto il momento di ritornare all'auto.
La discesa è stata assai più rapida, meno di tre ore, ma saremmo stati più veloci se fossimo stati meno provati dalle fatiche del giorno prima.
Arrivati all'auto, dopo aver cambiato gli abiti, ci siamo diretti verso San Severino Lucano dove ci siamo abbondantemente rifocillati al ristorante "Da Agostino" ( Grazie, Marcello :) ).
Che goduria doppia: non solo era tutto ottimo e abbondante, ma volete mettere il valore aggiunto di godersi tutto quel ben di Dio dopo essersi stancati così?
Come dicevo, la fatica dello zaino diventa una dipendenza.
Credo proprio che dovremo soddisfarla presto. E ancora...




7 marzo 2011

La Panza e la Neve ( Week End sul Pollino )


Così, dopo soli 4 mesi da quando ho lasciato il Servizio attivo in Agesci, mi è finalmente riuscito di fare un week end in montagna.
Insomma, questo intervallo di tempo dovrebbe farmi riflettere, ma tant'è.
Così, incuranti di pioggia e maltempo, ci siamo incamminati verso Terranova del Pollino attraversando una Provincia di Matera visibilmente colpita dal maltempo.
A Matera la statale era mezzo interrotta per lavori di pulitura dal fango, nel metapontino abbiamo incrociato camions dell'esercito e strade immelmate.
La pioggia ci ha accompagnati per tutta la giornata di Sabato, ma eravamo più in ricerca di tranquillità che di Sole.
Abbiamo pernottato alla "Grotta di Guarino", un piccolo albergo diviso tra una struttura ricettiva all'estremo nord del paese ed il ristorante più centrale.
La camera era pulita e calda, con una bella vista sulla valle ad ovest di Terranova.
Ed anche la tavola non è stata da meno: pasta fatta con farine locali e la genuinità degli ingredienti a far da padrona.
Siamo rimasti sommamente soddisfatti.



Purtroppo, eravamo non solo gli unici clienti della struttura, ma, probabilmente, anche gli unici turisti in tutta Terranova del Pollino se non proprio in tutto il lato orientale del Parco.
Parlando col gestore, il Signor Guarino, abbiamo potuto avvertire l'amarezza di una situazione di drammatico abbandono ed atavica rassegnazione.
Terranova ci ha offerto sì pace e tranquillità, sì un' abbondante Pensione Completa a 50 €, ma anche una sensazione di irrimediabile abbandono.
Amiamo il Parco, amiamo il Pollino e non ci fa piacere, ad ogni sognato ritorno, verificare il continuo deterioramento della situazione: dallo spirito degli abitanti, al degrado delle strade e delle strutture, all'allontanamento dai parametri minimi di un nuovo modello di sviluppo sostenibile anche basato sul turismo.
La prenotazione via web è un miraggio, la flessibilità dell'offerta anche. Ricordo che abbiamo dovuto rinunciare spesso a passare le vacanze nel nostro bel parco perchè, magari, l'hotel a capodanno è aperto solo con pacchetto 4 giorni mentre noi di ferie ne abbiamo al solito due.
Per non parlare dello stato dei sentieri, dell'impossibilità di fare trekking con percorsi di più giorni causa assenza di aree attrezzate ma anche di poter piantare una tendina per una sola notte in quota, salvo poi dover tollerare gli scempi estivi del Visitone dove la Forestale tollera falò, cumuli di immondizia, motocross e seghe elettriche in azione a tutto motore.
Così, Domenica, dopo aver caramente salutato la Grotta di Guarino della cui ospitalità siamo stati estremamente soddisfatti, ci siamo incamminati verso Casa del Conte e, parcheggiata l'auto poco dopo la fine dell'asfalto, siamo saliti verso la Sorgente Catusa. Il tempo, seppur non splendido, è stato buono, col sole a tratti tra nubi a volte lievi a volte minacciose.



Ci siamo ben presto trovati nella neve, questa volta le cose sono andate un po' meglio grazie alle ghette, ma mi sa che le mie scarpe da trekking non sono più impermeabili come un tempo e mi sono comunque bagnato i piedini. 
Lo scenario del Pollino innevato è indescrivibile, incantato, un antidoto a molti mali.
Purtroppo, il fegato te lo fai anche quassù, quando ti imbatti in rifugi abbandonati e sfasciati, con tanto di rifiuti sparsi qua e là: ma dico, proprio lì dovevano depositare pezzi di PC ed addirittura pistoni? 
A due passi dalla Sorgente Catusa?
Che, per fortuna, rimane splendida incorniciata dalla neve.
Fatto rifornimento ( l'acqua della sorgente pare sia anche un ottimo souvenir da regalare agli amici ), ci siamo incamminati per il sentiero del Brigante che abbiamo percorso per un bel pezzo in un paesaggio invernale.
A farci compagnia le impronte degli animali sulla neve, numerose e diverse a testimonianza della ricca biodiversità del Parco,
Però, verso le 12:30 siamo tornati indietro, attratti da un altro tipo di spettacolare scenario:
quello del ristorante " La Luna Rossa", di Federico Valicenti, dove ancora una volta ci siamo deliziati parimente della sua compagnia e delle sue prelibatezze gastronomiche.



Per fortuna, Federico sa tirar su il morale sia riempiendo la pancia sia parlando delle opportunità senza nascondere i problemi e siamo andati via da Terranova rinfrancati, oltre che sazi...
Sarebbe salutare che week end del genere fossero praticamente mensili, mentre noi non ci muovevamo da agosto.
Però sarebbe anche carino poter condividere la gioia che trasmette il Parco del Pollino.
E, dato che tra qualche settimana Silvana riapre, un pensierino ce lo farei.
Per non parlare di organizzare un bel pernottamento su una delle Serre in Estate...
Non vedo l'ora...
Intanto, il pieno noi l'abbiamo fatto, speriamo di riuscire a tornar su prima di tornare  in riserva...

30 luglio 2010

L'Offerta della Vedova

Grazie allo strumento di pubblicazione programmata di Blogger, quando questo post sarà pubblicato io sarò già con zaino in spalla a Sud di Mezzana, frazione di San Severino Lucano. Nel nulla, secondo il buon Dottore. Effettivamente, dalle cime di lassù si è abbastanza distanti da paesi e città, per quanto lo si può essere nell'affollata ed urbanizzata Italia.
E' di nuovo Route.
Un ultimo piccolo sforzo, anch'esso debordante rispetto alle possibilità, ma facciamo finta, per un giorn,o di essere altro da se.
I ragazzi si sono organizzati, la stampante sta macinando quel poco di carta indispensabile alle attività, lo zaino è pronto.
Sono 20 anni ( 22 per la precisione ) che sto imparando a farlo, ogni volta che lo chiudo mi sembra di esser migliorato, ogni volta che lo porto in spalla sento che non è così.
Sono 20 anni che la sera prima della partenza per un campo sono inquieto fino alla notte. Poi, con lo zaino pronto ai piedi del letto, mi tranquillizzo perchè siamo pronti.
Perchè ho preparato al mio meglio questa breve Route e spero che Serva al Clan come se fosse canonica nella durata.
Purtroppo non vi sono altre possibilità e già questo impegno è preso a credito da altro.
Ma che importa ora?
Sento già il dolore al ginocchio destro pronto a farmi compagnia per la prossima settinama ed, ancor prima, l'aria impalpabile nei polmoni alla terza ora di Strada, il profumo della spiritiera e l'acqua gelida dei Piani di Pollino.
Ma i nostri cuori sulle cime non posso descriverli, è mio privilegio viverli...

30 marzo 2009

Neve di Primavera



Ho preparato quest'evento di Noviziato con mesi di anticipo perchè sapevo che sarebbe stata dura. E' difficile trovare posti per pernottare se si vuole evadere dalla routine dei pavimenti di canoniche et similia. Quindi un caloroso ringraziamento ai ragazzi del Camping "il Pollino" di Mezzana Torre, per la cortesia e la professionalità dell'accoglienza. E' difficile fare le previsioni del tempo per scegliere la destinazione più opportuna. L'intenzione era di far provare al noviziato 24 ore di route in una ambiente entusiasmante dosando opportunità e difficoltà per lanciarli verso il gisuto finale dell'anno: la definitiva confluenza nella comunità R/S, il Challenge e la Route Estiva.
Stranamente non ho molte parole da riprodurre qui. A posteriori, infatti, non credo che sia stato fatto nulla di particolare. Si parte in ritardo ( quel tanto che basta per perdere la messa), si arriva, si monta un campo R/S e ci si prepara alla Notte cucinando sul fuoco e svolgendo le attività programmate. Si gusta la cena e si ascolta, si suona la chitarra e, Miracolo! Anche i 4 ragazzi cantano assieme a te. Poi, dopo il bivacco, dopo la "pesca della paura", la presentazione della Carta di Clan come conseguenza del Vangelo e della Costituzione Repubblicana, si va a nanna sotto la pioggia. E non sai se a tenerti sveglio è il russare del compagno di tenda, la pioggia o le aspettative per l'indomani.
Che si presenta livido sotto un cielo plumbeo. L'ora legale non aiuta e l'inesperienza dei Rover ,che di rado hanno vissuto queste situazioni, rallenta le operazioni. Finalmente si sale ma, invece che ad Acquatremola - > Serra di Crispo (strada apparentemente sbarrata ) ci dirigiamo alla Madonna del Pollino. Due ore abbondanti di ascensione nella neve alta, sempre lì lì per mollare,sempre decisi a raggiungere la meta, a fare sacrifici per arrivare all'obiettivo, a tirare su dalla neve un compagno di strada stanco, incoraggiarlo a non arrendersi in quel magnifico paesaggio bianco, per arrivare tutti assieme in cima. E sulla cima siamo arrivati uniti, assieme, sorreggendoci l'un l'altro. Abbiamo preparato un pasto caldo sui fornelletti mentre l'indegno Maestrodei Novizi si strizzava le calze fradicie e restava a piedi nudi a contemplare il paesaggio. Dopo aver ritemprato le energie siamo tornati alla base in poco tempo e con (relativamente ) poca fatica. Appena giunti alle macchine la pioggia ci ha investiti in pieno, siamo stati fortunati a non inzupparci ulteriormente.
Ieri sera mi sono addormentato sorridendo.
Cosa ho imparato?
Che sulla neve i pantaloncini sono davvero più pratici dei pantaloni.
Che tutti i ragazzi meritano infinite opportunità.
Che sulle cime lo scoutismo è lieve e perfetto.


3 novembre 2008

Sul Pollino col Camper.

Il week end è stato investito nello sdoganamento del camper di famiglia, che non avevo mai guidato al di fuori di remote e breve tratte autostradali.
ovviamente ce ne siamo andati sul Pollino, mettendomi nella classica condizione: o bere o affogare. Infatti, sono qui a raccontare di queste 48 ore passate con un bestione di 3500 kg allacciato sotto il sedere su e giù per quei nastri incompleti di asfalto larghi al più 4m che passano per strade di montagna. Il Camper fa rumore, non ha il servosterzo ma ci ha condotto agevolmente, in circa 3.5 ore, fino al Rifugio De Gasperi. Finalmente il rifugio è di nuovo attivo e ben frequentato. Lo ricordo tristemente deserto ed abbandonato, qualche anno fa. Ma ora è gestito da persone ospitali e generose e non manca un magnifico cagnolone tanto bello da stringerci il cuore per la nostalgia.



Ci siamo accampati in una piccola area dedicata. Il tempo si è immediatamente guastato, com fitti nuvoloni che correvano sotto le cime... Ma questa volta davvero non temevamo pioggia od umidità: il camper ha la stufa ed anche l'acqua calda... Tuttavia, non abbiamo rinunciato al tradizionale bivacco con arrosto integrato...




Il mattino del 2 è stato splendido: sole in un azzurro purissimo. Ma, NEL camper, c'erano 3.8°C...
Per scaldarci siam saliti in alto... Dopo un corroborante caffè gentilmente offertoci dal gestore del Rifugio, ci siamo diretti all'azimuth verso il Timpone della Capanna snobbando il sentiero indicato sulla carta. La salita è stata davvero dura: numerosi scivoloni causati dal fogliame spesso ed umido, qualche escoriazione ( benedetta la cassetta di pronto soccorso scoutech ) e lo smarrimento dei miei occhiali da sole ( 40 € addio!! ) e, devo confessare, davvero tanta voglia di mollare e tornare alle comodità del Camper.
Di fronte all'esiguità o addirittura della nullità dei risultati garantiti dalla perseveranza, le attrattive della rinuncia sono sempre maggiori per me in questi ultimi tempi. Ad un certo punto, il bosco è finito e sembrava fossimo ormai in cima. Niente affatto: solo un'ampia radura oltre la quale la salita continuava implacabile. Beh, un bello scherzo. Siamo andati avanti fino in cima, con un ordinario sforzo di volontà.
Lassù abbiamo trovato il nostro premio.


La discesa èstata più rapida e meno faticosa, ma non meno insidiosa. Il premio, comunque, quello materiale si intende, è arrivato verso le 13:30, quando, all'agriturismo "Campo le Rose ", vicino Viggianello, abbiamo avuto il piacere di spazzar via una lunga serie di antipasti culminando il processo in una pasta al sugo di cinghiale da lasciar sbalordito Obelix... I ragazzi che gestiscono il locale sono gentili e competenti, peccato che abbiano già il tutto esaurito per il cenone di capodanno. Se capitate, passateci...
Ma, assieme alle certezze che si saldano nel cuore nel momento in cui si raggiunge la cima, vengon fuori anche i consequenziali dubbi: ora che siamo arrivati fin qua, in tutti i campi, come possiamo procedere meglio dopo? E se siamo capaci di tanta meraviglia, come mai gli attriti restano così dissipativi?
Stanotte ho dormito benissimo e mi sono svegliato un minuto prima della sveglia.

28 luglio 2008

Iron Man ( a prova di grandine )


Ancora una volta, abbiamo dovuto affrontare la tempesta, riuscendone vittoriosi.
Un bel week end montano era in programma da tempo. Un rapido calcolo di ferie ed opportunità ci ha spinto direttamente in quel di Mezzana, frazione di San Severino Lucano, dove un piccolo campeggio gestito da un team di giovani volenterosi ci ha dato ospitalità a prezzi modicissimi: 14€ in due per una giornata. Obiettivi: passare un Sabato di campeggio trappeur e una domenica sulla cresta della Serra di Crispo. Obiettivi raggiunti, devo dire:
Sabato siamo partiti a mezzogiorno e siamo arrivati al campeggio verso le 1430. E' un bel posto, piccolo e spartano, ma tranquillissimo. Ci siamo installati sull'ultima terrazza, a gran distanza dal bar.
In pratica, ci siamo trovati a fare campeggio libero in solitudine e tranquillità.
Piantata la tenda ci siamo rilassati, includendo nel rilassamento anche le necessarie attività legate alla sopravvivenza: fare la legna, tagliarla ( mi devo ricordare di sostituire il martello con un'accetta ), raccogliere le pietre per il fuoco, mettere il vino in fresco, riempire la tanica antincendio.... Insomma, tutte quelle cosucce la cui esecuzione mi rilassa ma anche mi stanca. Però, che soddisfazione, la sera, il fuoco...
E mica solo il fuoco: ci siamo sbafati 1Kg di agnello, senza contare la salsizz, le patate cotte sotto la cenere e la cipolla arrostita allo stesso modo....
Ma abbiamo avuto modo di smaltire integralmente quanto ingurgitato...
Infatti, Domenica ce ne siamo andati per monti e valli.
Vi ricordate della nostra precedente gita sul Pollino?
Beh, abbiamo deciso di rivisitare gli stessi luoghi per arrivare in cima.
Così, in una bella giornata d'estate, ci siamo incamminati verso Serra di Crispo partendo da Acquatremola. Pian piano, abbiamo macinato i chilometri di salita tra le meraviglie del bosco, ristorandoci coi lamponi e le fragoline dolci. Una sosta a Piano Iannace, stavolta verde e limpido, e poi di nuovo lungo la via.
Serra delle Ciavole è un imponente costone roccioso e sembra incredibile che una simile massa di roccia ed alberi ci sia risultata invisibile ad Aprile, occultata dalla tormenta, dato che il sentiero passava a.... non più di 5 metri dal costone...
E, così, siamo riusciti a salire sulla cima popolata dai Pini Loricati. Inutile descrivere l'indescrivibile.... Abbiamo potuto riposare e rifocillarci con uno spettacolare panbrioche ripieno di salame, ma non ci è stato possibile riposare sugli allori: nuvole rapide e minacciose si sono impossessate in fretta dell'orizzonte. Non abbiamo perso tempo a scendere dalla Serra delle Ciavole.
Scesi dalla montagna abbiamo individuato, finalmente, la sorgente Pittacurc' e ci siamo saziati di frescura. Ma ben altra frescura era in preparazione per noi: all'improvviso, una tempesta coi fioccchi ci ha investiti sulla via del ritorno. Fulmini, pioggia battente e grandine fitta e spessa. I ponchi hanno retto per pochissimo, le scarpe da trekking si sono riempite d'acqua che colava a rivoli dalle nostre gambe! In poco più di un'ora siamo riusciti a rientrare alla base dove, per fortuna, ci aspettavano vestiti asciutti e calore. Ad un certo punto, la grandine era così grossa che ci siamo dovuti acquattare sotto una roccia per avere un po' di riparo. Ci siamo un po' infangati...
Ma 'sta volta abbiamo vinto noi....PS: Sempre disponibili per una notte di campo, un fuoco e tanta strada, si accettano inviti...

28 aprile 2008

La Caffettiera e la Tormenta...

"Carichiamo qui la macchina del caffè? Magari non incontriamo più un altro po' di neve così pulita!"
Ecco le ultime parole famose...
Siamo saliti in alto, fino alle nuvole.
La minivacanza era attesa da tempo.
Un giorno di crapula e un giorno di montagna.
Siamo partiti Venerdì in tarda mattinata, con calma. Come al solito ho sbagliato strada al bivio della val D'Agri, sono anni che percorro quella strada ma sbaglio sempre a quell'incrocio: poco male, ce ne siamo accorti mentre sbagliavamo... E poi abbiamo iniziato la salita verso il Pollino. Amo questi monti.
Poco prima delle 13 siamo arrivati a Mezzana Salice, il campo base. Abbiamo fatto onore all'abbondante pranzo preparatoci dalla Signora Silvana, ormai personaggio leggendario e mitologico che ci ha nutriti con: antipasti misti di salumi e formaggi, pomodori secchi sott'olio, melanzane o zucchine, strozzapreti, ravioli, salsizz, bisteccona eccetera eccetera eccetera... Dopo una pennica al rovente sole del pomeriggio, ci siamo diretti ad Acquatremola per una passeggiata. Lì abbiamo fatto un po' di manutenzione al cippo dedicato ad uno Scout tragicamente scomparso, ma poi ci siamo diretti lungo il sentiero che porta a Bosco Rubbio. E tra una danza e un bicchiere di amaro lucano abbiamo assistito ad uno spettacolare tramonto pastello.

Non meno spettacolare è stata la Cena, coronata da una magnifica bistecca di Podolica. Decisamente da consigliare la locanda "Il Salice" per l'accoglienza, il cibo e l'ospitalità sincera. La serata è scorsa tranquilla, mentre scorreva l'amaro lucano sotto una cappa stellata limpida e fittissima. La pace di quei luoghi è contagiosa, benefica, galeotta.
Purtroppo, il giorno dopo, il tempo è stato pessimo. Ma, ottimisti e fortificati da amorevoli previsioni meteorologiche all'insegna del miglioramento, ci siamo incamminati sotto un cielo plumbeo verso Serra di Crispo ( m 2053 sldm ) e la Grande Porta del Pollino ( m 1947 sldm ). Alle 0920 le auto erano parcheggiate all'imbocco del sentiero. E abbiamo iniziato la nostra salita. La neve ha iniziato ben presto a cadere. Prima sembrava pioggia, poi grandine, ma era neve, neve a fine aprile sotto i 1500 m. Il sentiero era agevole, ma piuttosto infangato. Il bosco sotto una nevicata è un paesaggio innocente e delicato, in cui è facile trovare le meraviglie del Creato. ma tutto ha un prezzo. Il freddo, la fatica, la sete. Continuando a salire la neve ha iniziato a coprire ogni superficie finchè, giunti a Piano Iannace, una coltre bianca copriva i fiori di primavera.
E, poi, tutto è diventato bianco. Ora potete spiegarvi il senso della frase iniziale di questo post. Poco prima di Piano Iannace avevamo incontrato un banco di neve candida in mezzo al fango. E, poiché avevamo il priscio di farci un bel caffè trappeur, avevo fretta di caricare la caffettiera con la neve che ritenevo 'scarsa'...
Invece, di neve ne abbiamo avuta fin troppa. Serra delle Ciavole l'abbiamo superata senza riconoscerla, perchè tutto era ormai bianco. Superato il ruscello 'Cugno dell'Acero' ci siamo fermati per una necessaria pausa ristoratrice.
Abbiamo preparato il caffè sul fornelletto, mangiato un po' di cioccolato e caramelle, insomma, ci siamo rimessi in forze. Preparare il caffè durante la piccola tormenta è stata una sofferenza, la prossima volta faremo un the, sicuramente più energetico e rapido da preparare. E' pure finita la bombola di gas... per fortuna ne avevamo una di scorta. E, dopo la sosta, ancora più su, più in la, controvento... Fino al momento in cui cielo e terra si sono confusi in un abbraccio bianco ed uniforme.

Neanche stavolta siamo riusciti ad arrivare in cima, ma vale la pena portare pazienza. La montagna è una maestra severa ma elargisce la sua lezione solo a chi vuole imparare davvero. Ecco perchè spero di poter far vivere esperienze come queste ai miei ragazzi. Il giorno in cui non potessi più sperare di portare un clan oltre la tempesta sarebbe quello in cui realizzerei che l'agesci non è più in grado di preparare i ragazzi alle tempeste della Vita e lascerei senza rimpianto l'Associazione:

"né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa."

Quindi, è con il cuore pieno di gioia e soddisfazione che abbiamo ripreso la via del ritorno, una via faticosa per il fango e la stanchezza, una via che è ancora aperta per la prossima volta!
Tornati a valle verso le 1515 abbiamo trovato le macchine coperte di neve. Poi, passando da Terranova per una cioccolata calda ristoratrice, abbiamo suscitato la meraviglia degli abitanti per la neve sull'auto, evidentemente abbiamo beccato un evento 'eccezionale'...
Come l'equipaggio di questa magnifica avventura!
Noi si che abbiamo il diritto di dire:" Si può FARE!!!!"
Grazie a tutti e alla Prossima!