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30 novembre 2022

L'Agesci coi grillini a Roma il 5 Novembre 2022

Riporto con ritardo, perchè non vada perso nel mare dei social, le mie considerazioni di inizio mese sulla grande marcia per una presunta pace tenutasi a Roma il 5 Novembre 2022: 

La manifestazione di Roma a cui l'AGESCI partecipa è vecchia.

E' roba anni '70, quando di fronte allo strapotere  di missili nucleari ed armate corazzate sovietiche accampate dal Baltico al Mar Nero il PCI chiedeva il disarmo delle democrazie occidentali.

L'AGESCI mi chiede di fare di più, di andare avanti, di uscire dall'autoreferenzialità. 

Ecco perché, in fondo, non guardo con irritazione agli scout che oggi manifesteranno a Roma per una  pace con la lettera minuscola, la pace di Chamberlein, ingiusta, nei fatti al più una breve tregua prima che la benzina che queste manifestazioni portano alle macchine belliche delle autocrazie venga impiegata per nuove guerre di aggressione.

Sono persone di ottima volontà ma con pochi strumenti tecnici di discernimento: chi volete che sappia quanto fossero terrorirzzati per la presunta ovvia reazione delle democrazie occidentali i generali di Hitler alla vigilia di Monaco? Chi volete  che sappia cosa fu Monaco?

La guerra di Putin, la repressione in Iran, i missili di Kim, la grande armata navale pronta a sbranare Taiwan sono un unico gigantesco e nuovo evento con cui fare i conti.





Chi ha letto gli scritti di B.P. è familiare con il disegno che riporto: la Didascalia Originale recita così: "Tom il Piede Tenero vuole abbattere un albero. Ma non ha affilato l'accetta e così lo bastona soltanto".

Ecco, a me pare che la partecipazione alla manifestazione di Roma sia ben rappresentata da questa vignetta di B.P. Il Piede Tenero Tom, prima o poi, diventerà un Esploratore Esperto.

Ma non oggi.

Perchè è la Giustizia che genera la Pace ed è la Pace che permette di vivere in Non Violenza. Non il viceversa.

Io magari mi sbaglio, ma rileggendo le pagine del mio blog scritte anni fa, direi di avere un buon curriculum di previsioni azzeccate.

Buona Strada a chi si mette in cammino per dientare artigiano di pace, sperando che diventi presto qualcosa di più di un ragazzo di bottega.

Fratelli di Ogni Altra Guida e Scout - La Versione di Putin e degli Ayatollah

Su Rivista Italiana Difesa di Novembre c'è un Articolo di Michael Mason su Hezbollah (il partito di Dio), ferreo alleato di Assad, Putin ed Iran in cui ho appreso un fatterello di poco conto per gli eletti.

Pare che in Libano esista una associazione "scout", Imam al-Mahdi Scouts, affiliata ad Hezbollah di cui funge da bacino di reclutamento.

Questi bravi ragazzi dell'Imam al-Mahdi Scouts, che sono miei fratelli più o meno come i Balilla o i giovani Pionieri di Stalin/Kim, fanno parte della Lebanese Scouting Federation a sua volta membro del WOMS (World Organization of the Scout Movement), ossia la principale organizzazione scout mondiale. Di cui, anche l'AGESCI fa parte, via FIS (Federazione Italiana dello Scautismo, ossia AGESCI e CNGEI).

Non trovate anche voi ironico che sulle piazze di Roma si manifesti per una certa idea di Pace da parte di una organizzazione come l'Agesci membra 'sorella' di un'altra ogranizzazione (Imam al-Mahdi Scouts) che lavora attivamente, ossia coi fucili e i missili, per la stessa identica idea di Pace?

Ossia, la Pace Vittoriosa di Putin?

Io, una tirata di orecchie al WOMS la farei, e due domande via discernimento sull'interdipendenza tra idea (pace) e azione (vittoria conseguente dell'aggressore) me le farei.


Fonti: 

RID Novembre 2022, 

https://en.wikipedia.org/wiki/Imam_al-Mahdi_Scouts

https://en.wikipedia.org/wiki/Lebanese_Scouting_Federation




9 agosto 2022

La Coccinella e la Vespa

Le vespe sono fastidiosissime e altrettanto pericolose.

Al campo scout di quest'anno ce n'erano tantissime.

Ho passato i primi giorni a scacciarle e a uccidere quelle più aggressive.

Una vera seccatura.

Ma a un campo scout ci si va anche per ricordarsi a distinguere tra seccature, bellezza e problemi.

Non ho molto da dire su metodo, emozioni, bellezza.

Insomma, chi ha voglia di leggere l'ennesima tirata su quanto sia figo lo scautismo?

Quindi, non vi annoierò coi dettagli del Metodo o le lacrime delle Coccinelle durante la verifica finale.

Anche perchè, qualunque cosa io scriva, puzzerebbe di autoincensarsi:

"Oh, ma come siamo fighi noi capi scout, come siamo altruisti, noi sì che combattiamo per il bene, siamo praticamente i capocannonieri della squadra di Nostro Signore, voi invece che fate oltre a scrollare sul cellulare il social del momento?"

Il che è una gigantesca stronzata.

Come ogni autoreferenzialità.

E non ho voglia di puzzare, nemmeno d'incenso.

Facciamo quello che facciamo perchè pensiamo sia normale, al meglio delle nostre possibilità, far vivere le bambine nella gioia.

Non c'è niente di speciale in un campo scout: è semplicemente il mondo come dovrebbe essere. 

Akela, Kaa, Bagheera, i Cambusieri, Arcanda, Shibà, Mi e soprattutto quell'antipatico di Babbo Scoiattolo si mettono le dita nel naso, fanno le scorregge, si arrabbiano e si lamentano del lavoro come tutti quanti.

Niente di eccezionale.

Tutto qua.

Ho solo una cosa da aggiungere.

Ricordate le vespe?

Mi ero procurato una racchetta da ping pong abbandonata in struttura per far scacciare (provvisoriamente e non) le vespe più aggressive .

Poi, ho visto una coccinella far pace con una vespa.

O, meglio, mostrare ad una Cocci, prendendo in mano la vespa come se fosse una farfalla e dire: "Vedi? Perchè mai dovrebbe pungere? Se tu non le fai niente lei non ti fa niente".

E ho capito.

Ho posato la racchetta lì dove l'avevo trovata: nella polvere.

Da allora ho smesso di scacciare le vespe. 

Ho lasciato che si posassero sulle mie mani, sulle braccia, sulle gambe.

E mi sono goduto senza più essere disturbato i restanti giorni di campo.

Che, lo ripeto, è il mondo come dovrebbe essere.

Alla fine, in questa estate in cui non oso mettere nero su bianco i risultati dei miei calcoli geopolitici (e i pochi lettori che seguono queste pagine da lustri sanno che ci azzecco quasi sempre), penso solo che non ci sia modo di disfarsi delle vespe e che vanno ignorate finchè non pungono.

Il mio voto vale quanto quello di un pacifinto, la mia Testimonianza, no.

Spero sia chiaro che gli eventuali complimenti vadano fatti allo staff, alle scolte, ai rover, ai cambusieri infaticabili e alle bambine e ai bambini: io arranco a fatica, mi dimentico la spiegazione dei giochi e non leggo neppure più bene gli accordi sui canzonieri alla luce del  bivacco.

E mi ci vuole sempre un caffè in più.





4 giugno 2022

Consiglio Generale Agesci 2022: Mozione 55 Identità di genere e orientamento sessuale










Vi ricordate di questa mozione dei Gruppi Cento 1 e Pianoro 1 approvata dall'Assemblea di Zona di Bologna?

Beh, è stata appena approvata la Mozione Collegata presentata al Consiglio Generale dell'Agesci 2022.

252 voti favorevoli, 1 astenuto, 0 contrari.

Ecco Il testo completo che mi sono trascritto a mano:


Mozione N. 55 Identità di genere e orientamento sessuale

Numero del punto all’OdG: 2.b

Titolo del punto OdG: Identità di genere e orientamento sessuale

Presentatore: Commissione CG-04

Pietro allora prese la parola e disse: << In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto>> (At 10, 34-35).

Il Consiglio generale riunito a Sacrofano (RM) in sessione ordinaria 2022,


PRESO ATTO

del punto 2.b all’ordine del giorno del Consiglio generale 2022 “Identità di genere e orientamento sessuale: definizione percorsi” proposto da Capo Guida e Capo Scout con lo scopo di avviare un approfondimento della tematica per un percorso pluriennale, coinvolgendo i vari livelli dell’Associazione;

PREMESSO


  • che ci riconosciamo come membra vive della Chiesa;

  • che desideriamo accogliere l’invito e le raccomandazioni del magistero e partecipare al cammino della Chiesa;

  • che, in sintonia con il documento finale del Sinodo dei giovani (2018), riconosciamo la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità;

  • che riteniamo necessario aprire un dialogo con tutte le diocesi italiane, alle quali i nostri Gruppi/Zone appartengono, valorizzando le esperienze già esistenti di accompagnamento delle persone omosessuali e dei loro genitori e la pastorale con persole LGBT+ istituzionalizzata in/da alcune diocesi


CONSIDERATO


che come dice la Costituzione Conciliare Gaudium et Spes (1965) è dovere permanente della chiesa scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni specifiche;

che come detto dalla Congregazione della Dottrina della fede nella Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1986) Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino.

Che, come dice l'Esortazione Apostolica Amoris Laetitía, dal 2016 come Chiesa siamo chiamati a conformare il nostro atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni; che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione e che nei riguardi delle persone e delle famiglie con figli LGBT+ dobbiamo individuare gli strumenti idonei ad assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita

che nell'Esortazione Apostolica Christus Vivit (2019) la Chiesa afferma che di fronte ai cambiamenti sociali e dei modi di vivere affettività e la molteplicità delle prospettive etiche, i giovani si mostrano sensibili al valore dell'autenticità e della dedizione, ma sono spesso disorientati. Essi esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all'omosessualità.


CONSIDERATO 


che la capacità delle famiglie di integrare creativamente le diversità e le potenzialità di ciascun figlio in maniera originale e unica può essere di ispirazione al nostro agire educativo; 

che l'ascolto profondo di capi e ragazzi nelle loro situazioni di vita può esserci di aiuto a guardarli come li guarda Dio, in modo unico, per poter camminare insieme alla ricerca della propria pienezza di relazione con Lui; 

che molte Comunità capi e alcune Zone hanno vissuto momenti di ascolto e studio sul tema, sia per accompagnare ragazzi e ragazze delle proprie unità, sia per avviare processi di discernimento autentico e rispettoso davanti a capo e capi, sorelle e fratelli scout, che hanno fatto coming out, riconoscendo nella propria comunità quell'ambiente capace, affidabile e meritevole di accogliere tale apertura; 


RICONOSCIUTO 


che la nostra azione educativa è sempre rivolta ad aiutare ogni giovane, nessuno escluso, ad integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé.


DÀ MANDATO 


a Capo Guida e Capo Scout di nominare una commissione composta da capi, assistenti ecclesiastici e consiglieri generali, con esperienza nel campo educativo e pastorale con persone e realtà LGBT+ , avvalendosi anche del contributo di esperti esterni, con l'intento di: 


- avviare percorsi che creino spazi ed occasioni di ascolto nella nostra Associazione sia di persone LGBT+ (ragazzi e capi, presenti o usciti dall'Associazione) che delle Comunità capi, delle famiglie, delle Zone e delle Regioni, raccogliendo riflessioni e testimonianze del loro vissuto, con un'attenzione sia alle sofferenze e alle difficoltà, che alla bellezza ed autenticità del vissuto, per fare sintesi di queste esperienze in chiave di discernimento ed accompagnamento. 


Capo Guida e Capo Scout riferiranno sullo stato dei lavori alla sessione ordinaria 2023 del Consiglio generale, istituendo una commissione di Consiglio generale; 

Capo Guida e Capo Scout presenteranno alla sessione ordinaria 2024 del Consiglio generale una sintesi ragionata delle esperienze raccolte affinché il Consiglio generale possa proporre strategie di approccio alla realtà, approfondimenti dell'azione educativa e approfondimenti culturali. 

Inoltre, 

CONSIDERATO 


1. la necessità di affrontare i temi educativi relativi all'identità di genere, all'orientamento sessuale, all'affettività, alla qualità delle relazioni e la necessità di sostenere i capi nella loro azione educativa;

2. la necessità di fornire strumenti culturali ai quadri e formatori coinvolti nella gestione dei gruppi di adulti; 


DÀ MANDATO 

al Comitato nazionale, coinvolgendo le Branche, di: 


1. raccogliere documenti ed individuare strumenti culturali da mettere a disposizione di tutta l'Associazione; 

2. promuovere a tutti i livelli associativi entro il 2024: 


  • occasioni formative specifiche per i formatori, per rappresentare con competenza il dibattito associativo nei momenti del processo formativo; 

  • occasioni formative per i quadri, per aumentare la consapevolezza del tema e fornire strumenti culturali, al fine di gestire le dinamiche tra adulti; 

  • occasioni formative per i capi per sensibilizzare al rispetto, all'ascolto e alla lettura dei bisogni dei ragazzi.


Il Comitato nazionale riferirà nella sessione ordinaria 2023 del Consiglio generale sullo svolgimento delle iniziative realizzate ai vari livelli, anche attraverso una commissione di Consiglio generale, di nomina di Capo Guida e Capo Scout.


E questo è quanto, le proposte della mozione sono state accolte ed è già una piccola rivoluzione copernicana, le  mie considerazioni a suo tempo.

Intanto, grazie ai Capi che hanno proposto la mozione originaria, a quelli che l'hanno approvata e a tutti quelli che hanno lavorato per arrivare a questa giornata storica.

Personalmente aggiungo un semplice e magari parzialissimo: "Grazie, Maria Elena, grazie Simone, grazie Pianoro 1, Cento 1 e Zona di Bologna".

PS:

cari compagni, la prossima volta che tentate di far passare la sacrosanta ed urgentissima legge  contro l'omotransfobia, magari chiedete prima una consulenza ai quadri della Zona di Bologna.


5 dicembre 2021

Un Pugno di Comunità Capi cambia il mondo?

 





Va bene, lo riconosco: sono stato monello: il giorno del matrimonio della mia ex Capo Gruppo c’era anche Zona che ho disertato senza pensarci. Cioè, a dir la verità nemmeno sapevo che c’era Zona ma non fa niente, l’avrei disertata anche se lo avessi saputo.

Quando, poi, il Capo Gruppo mi ha girato la mail di seconda convocazione da parte dei Responsabili di Zona con tanto di impietosa analisi statistica del fallimento della prima convocazione (erano presenti solo 92 capi su 567 censiti e sei comunità capi erano completamente assenti) mi sono sentito in colpa anche se in ottima compagnia.

All’epoca ero appena rientrato a fare Servizio in Unità e ricordo bene come tutti i week end di settembre fossero già occupati da attività varie per i capi della mia Co.Ca.

Tutti.

(Ma io li ho disertati serenamente eh... Gli eroi sono altri).

Poi sono ricominciate le attività, sono tornato ad essere Babbo Scoiattolo del Cerchio dei Ciclamini e la convocazione per l’assemblea di Zona mi è sembrata scritta con un inchiostro diverso, carico di responsabilità dirette verso le mie Coccinelle.

Armato di taccuino, del mio tesserino di vice fattorino aggiunto in prova di Proposta Educativa, uniforme, green pass e mascherina, mi sono incamminato verso il mio primo impegno scout (di 4) della Settimana.

E magari proprio grazie alla mascherina ho avuto la faccia tosta di piazzarmi davanti all’ingresso, avvicinarmi ai capannelli di capi e chiedere: “Scusi, lei legge Proposta Educativa? Era tra i presenti alla convocazione fallita? Come mai non c’era il mese scorso?”

Vabbè, non ho dato del Lei a nessuno, ma più che le risposte sulla platea di lettori di PE, erano divertenti le reazioni: “Ma davvero PE ha mandato un inviato speciale alla riunione di Zona di Bologna? L’abbiamo fatta grossa?”

Visto quello che è successo dopo, direi: non ancora…

Comunque, mi sono sempre affrettato a precisare: “Sono Babbo Scoiattolo del Cerchio dei Ciclamini del Villanova 1, tranquilli, al più sono un vice inviato aggiunto in prova precario che è qui per raccogliere qualche spunto per un possibile articolo online collegato al prossimo numero che ha come tema le Co.Ca, non sono della Polizia Segreta dell’Agesci (Beh, maybe…)”

La mia breve (e statisticamente inconsistente) indagine sulla mancata partecipazione alla fallita assemblea di zona di Settembre ha individuato il problema nella data scelta (un sabato) coincidente con le attività (mentre in genere la Zona si riunisce la domenica). Aggiungeteci pure un matrimonio scout a cui ha partecipato mezza Zona e la tempesta perfetta (in un bicchier d'acqua) è servita. Insomma, una faccenda antipatica ma senza dolo.
Non avrebbe avuto senso scriverci sopra un articolo per PE.

Sono andate un po’ peggio le mie aleatorie statistiche sui lettori di Proposta Educativa: ci attestiamo sul 10% di chi legge più o meno tutto il numero e un altro 20% di chi legge ‘almeno qualche articolo’: discoli!

Arriva anche la mia Co.Ca. in perfetto orario.

In questi prime riunioni mi è sembrato di aver ripreso esattamente dove avevo lasciato due anni fa. Ci mettiamo in coda per il controllo green pass (rigorosissimo) la registrazione, le deleghe e il resto della burocrazia.

E’ un processo meticoloso e lungo: all’interno della palestra in cui si terrà l’Assemblea iniziano a formarsi capannelli.

I colori dei fazzolettoni prevalgono sull’azzurro e bianco delle mascherine, il nero dei nuovi maglioni è interrotto dal blu di quelli più vecchi.

Ne approfitto per fare qualche altra domanda, saluto i pochi capi di altri gruppi che riconosco sopra le mascherine e torno dalla mia Co.Ca. per proseguire il cialliddo [N.d.A: un po’ di colore meridionale per chiacchiere].

Ci tocca attendere perché siamo tanti e i controlli sono eseguiti scrupolosamente.

Poi, però, si comincia con il Segno della Croce e il Padre Nostro.

Dopo i saluti di rito, prende la parola la nuova Presidente del Comitato nazionale, Roberta Vincini che ci ha condotto ad interrogarci sul perché è bello stare in associazione e accompagnato su un sentiero di frasi e parole maestre: “Non facciamo volontariato ma una esperienza di Servizio”, “Se non fossi stato capo sarei la stessa persona?", “Se una cosa non funziona la possiamo cambiare” e “Dopo aver passato anni a chiedermi perchè si fanno le cose ho iniziato a chiedermi ‘per Chi’ facciamo le cose”. Abbiamo raccolto le nostre parole di ricordo dei più bei momenti che lo scoutismo ci ha dato.

Personalmente, ho scelto la parola ‘fiorire’.

Concluso l’intervento di Roberta che spero abbia lasciato il segno che merita, alle 21:45 iniziano le attività dell’assemblea: siamo presenti in 386 più deleghe e tutti i gruppi sono rappresentati: direi un bel risultato per un lunedì sera.

Si inizia da Candidature e Bilancio.

Nonostante ci sia già la disponibilità degli incaricati uscenti a ricandidarsi il rinnovo degli incarichi è comunque ‘sentito’ dall’assemblea: è comparso pure uno striscione (che il vostro inesperto vice aggiunto in prova redattore non è riuscito a fotografare) e il lavoro degli incaricati uscenti, a giudicare da applausi e dalle acclamazioni, è stato particolarmente apprezzato.

Dopo le candidature si è passati al bilancio (l’effetto pandemia perdura) e alle mozioni.

Mentre si svolgono le attività preliminari mi guardo attorno.

Siamo quasi tutti seduti per terra sul pavimento della palestra.

Quasi 400 persone con la mascherina, in uniforme, silenziose nonostante siano passate già più di due ore dall’inizio dell’Assemblea.

Volti giovani, capelli bianchi, sguardi attenti.

E arriva la bomba.


L’Assemblea della Zona di Bologna, riunita in località BOLOGNA (Parrocchia Madonna del Lavoro) nella sessione autunnale 2021

VISTO


La necessità di colmare il vuoto esistente in AGESCI rispetto alle tematiche legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere

Il bisogno di costruire una AGESCI che faccia posto a tutti e tutte, anche a chi è apertamente omosessuale, abbattendo ogni forma di discriminazione

La presenza nell’Area documenti, sul sito AGESCI.it nella cartella “Educare all’affettività … e non solo” di documenti datati ed a nostro avviso discutibili

CONSIDERATO


Che l’inclusione verso categorie a rischio di marginalizzazione, come persone con disabilità o persone afferenti a religioni diverse, non è sufficiente per sentire e rendere l’AGESCI un posto accogliente

Che l’espressione dell’orientamento sessuale e della identità di genere sono diritti sanciti da plurimi documenti, tra cui la Carta Europea dei Diritti Fondamentali

Che la ricerca della Pace e della Giustizia non può non passare anche attraverso la diretta ed esplicita accoglienza della diversità a trecentosessanta gradi

Che i nostri stessi ragazzi ci interrogano, e si interrogano, sul tema. Già nella Carta del Coraggio infatti, i ragazzi dei Clan di tutta Italia aspiravano a vedere un’AGESCI che facesse posto a tutti

DA MANDATO (Mozione 1)

Al Comitato di Zona di attivarsi per organizzare, con le modalità che ritiene opportune, una riflessione sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere che possa aiutare le Comunità Capi ad avere gli strumenti per orientarsi nell’azione educativa ed essere sempre più inclusive.

DA MANDATO (Mozione 2)

Al Comitato di Zona e ai Consiglieri Generali di attivarsi nelle sedi opportune (Assemblea Regionale 2022 e Consiglio Generale 2022) per inserire nell’ordine del giorno del Consiglio Generale:

1. l’avvio di una riflessione sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere,

2. l’aggiornamento di contenuti della cartella “Educare all’affettività … e non solo”.

Inoltre, chiediamo che il Consiglio di Zona venga periodicamente aggiornato sull’avanzamento di questa iniziativa.

25 Settembre 2021

La Comunità Capi del Gruppo CENTO 1

La Comunità Capi del Gruppo PIANORO 1


Vi lascerei il tempo di rileggere il testo delle due mozioni (I ‘visto’ e ‘considerato’ sono identici).

La prima impegna ad una riflessione a livello di Zona, la seconda punta al coinvolgimento di Assemblea Regionale e Consiglio Generale.

Riflessione su cosa?

Beh, sull’eliminazione di ogni pregiudizio al Servizio Associativo dei Capi LGBTQ (e accetto volentieri correzioni sull’acronimo).

Ce lo chiariscono meglio gli interventi dei promotori della mozione che partono dall’accoglienza e dall’esperienza prima ancora che dalla Carta del Coraggio, citata ma non usata come pezza d’appoggio.

“Abbiamo capi LGBTQ nei nostri due gruppi e poniamo la questione della loro accoglienza all’assemblea. E la poniamo anche DALL’interno, sottolineiamo: dall’interno della Chiesa alla Chiesa stessa perché noi stessi, qui, siamo Chiesa! Non è necessario essere omosessuali per proporre mozioni come questa”.

Forse avrei dovuto registrare gli interventi ma (non diventerò mai un bravo giornalista) ero troppo affascinato dalle parole limpide dei capi che sono intervenuti: “Ciao, mi sento molto cattolico e sono omosessuale. Non sono di Bologna ma vengo da un paesino. Sapete, no, quanto sia socialmente avanzato il classico paesino (risate, non me ne vogliano i lettori dell’entroterra, io sono solo il mediocre cronista) e nel mio gruppo di provenienza tutti sapevano ma nessuno diceva nulla: non chiedere, non dire.

Io non penso che questo sia sostenibile per una persona, vivere sempre costretto a giustificare in pubblico il proprio essere”.

E, a seguire, un altro capo: “Abbiamo bisogno di Lavoro su queste tematiche, che l’Associazione lavori per i nostri capi LGBTQ e soprattutto per i nostri ragazzi, perché anche i ragazzi LGBTQ hanno diritto ad un riferimento. Anche i ragazzi LGBTQ hanno bisogno di adulti di riferimento di cui essere fieri!”

E poi, ancora interventi sulla linea: “Non proponiamo questa mozione contro la Chiesa, ma dentro la Chiesa. Non possiamo continuare con l’ipocrisia di ‘non chiedere, non dire’”.

C’è stato un unico intervento parzialmente contrario alle mozioni, incentrato sulla coerenza religiosa, ma, su questo ci tornerò dopo.

A questo punto i fatti che posso esporre sono quasi esauriti.

Le mozioni sono passate entrambe praticamente all’unanimità (avrei voluto parlare con l’unica capo che ho visto votare contro ma me la sono persa tra la folla, decisamente non sono un segugio da prima pagina).

Si è passati a discutere un’altra mozione sull’apertura di un nuovo gruppo, abbiamo votato per le cariche associative (via smartphone: niente carta), proclamato gli eletti.

Non posso esserne sicuro ma è assai probabile che le due mozioni approvate in assemblea siano le prime in AGESCI ad affrontare esplicitamente il tema.

E qui i fatti finiscono.

E comincia qualcosa di nuovo.

Dato che ho abdicato al mio ruolo di cronista puro votando a favore per le due mozioni mi sento in dovere di aggiungere le mie considerazioni in merito.

La sessualità va disaccoppiata dalla Fede e dalla Religione.

Porre questioni di sessualità in ambito di Fede deve (e lo è già se non ve ne siete accorti) diventare come la risposta ad una domanda tipo: “E’ più buona la pizza o è più veloce un jet?”

Ho scelto l’analogia con cura.

Perché tra un fatto biologico come la sessualità e il professare il Cattolicesimo c’è più o meno la stessa relazione.

Non lo scrivo come opinione personale ma come dato di fatto scientifico su cui non intendo affannarmi a dare dimostrazione né intendo spendere altre parole.

Sì, magari i miei pochi lettori potrebbero aspettarsi una lunga teoria di considerazioni etiche, morali, legali (già, ricordiamocelo a partire dalla Legge Scout) e perfino religiose.

Che, intendiamoci, ci sono.

Ma, a fine 2021 le do per acquisite.

E’ letteratura scientifica, non filosofia.

Su questa base lapalissiana verrei alla domanda con cui ci ha lasciato Roberta:

“Per chi facciamo le cose?”

Non me ne vogliano i Capi LGBTQ ma io inizierei dai ragazzi.

Dal quel 5-10% di ragazzi LGBTQ che affollano le nostre unità e che hanno il pieno diritto ad essere riconosciuti apertamente senza l’etichetta LGBTQ.

Quindi, non si arriva nemmeno alla questione di principio, basta limitarsi al funzionamento.

Non esistono capi (e ragazzi) biondi, bassi, filiformi, che russano (beh, magari questi sì) o con i capelli lunghi o corti.

Non esistono capi LGBTQ e no.

Esistono solo capi uniti dal Vangelo e dalla Promessa (oltre che dal Patto Associativo).

Tuttavia, se c’è un problema che l’AGESCI può avere con l’Omosessualità è nei Genitori Omofobi.

I Genitori Omofobi sono al di fuori di ogni possibile azione di formazione, pastorale ed educazione che si voglia.

I genitori omofobi sono ben oltre la correzione fraterna e hanno il potere di strappar via dallo scautismo i loro figli innocenti che più di altri, magari, avrebbero bisogno di una occasione educativa in più.

Ma, per fortuna, sono sempre di meno.

Quindi?

Ecco, se avete avuto la pazienza di seguirmi fin qua, probabilmente rimarrete un po’ spiazzati da questa mia conclusione:

E’ vero: abbiamo bisogno di lavorare su questi temi.

Ma non c’è un gran bisogno di discuterne.

Lo so, ora qualcuno penserà: “Ma sei impazzito?”

E magari ha pure ragione.

Io penso che non abbiamo bisogno di uno scontro su una questione che, tutto sommato, riguarda solo una minoranza di adulti e vecchi elefanti come me:

vedete, in questi giorni, il mio Gruppo sta lavorando al Progetto Educativo e mi sono trovato ad intervistare una mamma che ha i suoi ragazzi nel gruppo.

Nel nostro questionario c’è, ovviamente, una domanda sulla sessualità e mi è stato risposto così:

<<Mia figlia a riguardo mi dice: "Noi di questa cosa non ne parliamo perché non ne vale la pena: tra i ragazzi le preferenze sessuali sono una non questione">>.

Testuale: una NON questione.

Cari lettori interessati, la faccenda, in pratica, è già risolta.

Tra 10 anni, più probabilmente tra 5, la faccenda sarà anagraficamente esaurita.

Siamo ben oltre il giusto o lo sbagliato.

Siamo alla ‘non questione’. 

Ovviamente solo in certe nazioni occidentali eh, dalla Polonia all'Egitto passando per Teheran e Kabul altro che 'non questione'.

Io non posso prevedere cosa farà la Regione delle Mozioni approvate dalla Zona di Bologna, né posso prevedere di cosa ne sarebbe di tali mozioni presentate al Consiglio Generale.

Tuttavia, di due cose sono sicuro: per i ragazzi e gran parte dei capi si tratta ormai di una ‘non questione’: capi e ragazzi LGBTQ sono parte dell’AGESCI senza che sia più necessaria alcuna discussione in merito.

E, seconda cosa, andare alla conta in modo divisivo partendo da Regione o Consiglio Generale e finendo nelle Co.Ca. sarebbe autolesionismo inutile sulla pelle dei ragazzi.

Che vantaggio ne avrebbero i ragazzi (LGBTQ e non) in una pubblica lite tra un rado passato ed una diffusa non questione?

Ci troviamo (o almeno mi trovo), quindi, nella scomoda posizione di non voler andare alla conta in un mare di flame social in nome di qualcosa di ormai acquisito dalla stragrande maggioranza di capi e ragazzi e di non voler passare sotto silenzio le testimonianze scout e di fede a cui ho assistito.

Sono fiero, orgoglioso e rasserenato dalla presentazione (e dall’approvazione) di queste due mozioni che dimostrano quanto l’AGESCI sia vitale e fedele alla sua missione di consentire a centinaia di migliaia di persone, senza vincoli di sesso, età, colore dei capelli, di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato.

Il mio vecchio Capogruppo del MT2 disse una volta: “Ai capi che fanno o che vogliano far servizio in questa Comunità non si fa l’analisi del DNA”.

Quindi, non credo che abbia senso lavorare a una non questione.

Ovviamente, lì dove la cosa è tale per 399 persone su 400.

Perché una cosa è portare a compimento le mozioni, un’altra è dichiarare guerra al passato: non ce n’è bisogno.

Lavoriamo pure per essere sicuri che la non questione sia tale per tutti, capi e ragazzi senza più etichette.

Il servizio per i ragazzi in piena emergenza climatica e pandemica richiede tutta la nostra attenzione e non mi va di discutere ancora di genetica e non questioni.

Però, se per te ancora non lo sono, parliamone.

Purchè ti ricordi sempre del 5-10% di ragazzi LGBTQ che hai di fronte.


PS: Considerata la cronaca posso davvero concludere con:

AGESCI BOLOGNA Batte Parlamento DUE a ZERO

30 agosto 2020

Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi

La lettura di “Sono Don Nunzio” di Andrea Padoin è stata piacevole, per me quasi obbligatoria.

Ho incontrato le parole di Don Nunzio Gandolfi molti anni prima di entrare nella Comunità Capi del Villanova 1 (il Gruppo Scout in cui ha prestato Servizio per moltissimi anni) dove non solo la Memoria concreta dell’Uomo e del Sacerdote ma soprattutto quella del capo è sempre viva e di ispirazione per Capi e Ragazzi.

Certo, il mio è stato un incontro indiretto, attraverso i suoi scritti e in particolare il racconto “una fibbia scout” nella raccolta “Fuoco di Bivacco”.

Per molti anni ho creduto che fosse una storia vera e non un suo racconto.

Tuttavia, un episodio del genere è successo davvero sul fronte del pacifico quando uno scout giapponese ha salvato la vita ad uno scout americano.

Insomma, ho letto Don Nunzio prima di sapere che fossero parole di Don Nunzio.

Entrare nel Villanova mi ha messo in contatto con ben altro.

Uno Stile ormai raro, una Comunità forte, una tradizione feconda e non sterile.

Quello che intendo per Memoria Concreta.

Ho incontrato Don Nunzio anche in un romanzo di Enrico Brizzi, nei cimeli del corridoio della Canonica, nella biblioteca di libri scout (in cui ho recuperato una preziosissima copia di “Stella in Alto Mare”) e anche in quel piccolo miracolo rappresentato dalle casse di munizioni usate dal reparto come casse di squadriglia senza che gli E/G abbiano idea di cosa contenessero durante il secolo scorso.

Quindi mi sono procurato una copia di “Sono Don Nunzio” e ho iniziato a leggerla in vacanza.

Il libro è curato in grafica ed impaginazione, racconta la vita di Don Nunzio attenendosi a fonti sempre ben esplicitate nelle note a piè pagina.

L'autore sa il suo mestiere.

L'aneddotica è ricondotta alla sua funzione di alleggerimento e descrittiva di un carattere ed una personalità di spessore.

Non viene narrata solo una vita ma anche un Servizio, un’idea, un’azione concreta di educazione e fede lunga tutta una vita.

E' uno che lo Scautismo lo ha vissuto e ci ha pensato su per poi scriverne e tornare a viverlo.

Ora, domandiamoci a cosa serve scrivere, leggere e meditare sulla biografia di un Sacerdote e capo Scout.

Scrittore prolifico, capo di spessore, la sua azione ha dato un contributo significativo sia alla teoria dello Scautismo che alla vita di centinaia di persone che hanno usufruito, direttamente ed indirettamente, del suo Servizio.

Chiediamoci quale sia il fine utile, quello che va al di là del doveroso omaggio, quello che deve essere riproposto ai Capi e ai ragazzi.

Don Nunzio, bolognese, incontra lo Scautismo assieme alla sua Vocazione, da Partigiano, negli anni della Lotta per la Liberazione dell’Italia dai Nazifascisti.

Nel dopoguerra è uno dei giovani Capi che hanno rimesso in moto lo Scautismo italiano.

Partecipa a tutti i Jamboree, scrive, cammina, organizza unità, in due parole coniuga pensiero ed azione Scout su molti fronti.

Perchè un libro sulla vita di quest’uomo?

E, soprattutto: a cosa servirebbe ad uno Scout leggere questa storia?

Al primo perchè rispondo con la parola Memoria.

L’Agesci è una associazione in cui, nonostante la straordinaria forza e impegno di Capi e ragazzi la Memoria è troppo spesso selettiva.

Il Pensiero di B.P. è diffuso solo mediocremente, si sa più o meno qualcosina sulle Aquile Randagie, a macchia di leopardo si conosce Don Peppino Diana e di Don Minzoni s’è persa ogni traccia.

Ma dopo B.-P., dopo le Aquile Randagie qualcosina sarà pur capitata:

la ricostruzione dello Scautismo, il 1968, la nascita dell’AGESCI sono state rese possibili dalla Testimonianza e dal Servizio di persone come Don Nunzio.

Questo percorso dovrebbe essere noto ad ogni capo.

Una interpretazione vorrebbe che quello di Don Nunzio sia uno Scautismo d'altri tempi.
Ma ci vuol poco a smontarla.
Negli anni 40, 50, 60, ma anche 80 e 90 del Secolo Scorso lo Scautismo di Don Nunzio era lo Scautismo di frontiera, per definizione.
Era lo Scautismo dell'estrema periferia industriale del pur ricco Nord.
Dov'è (e io so che ancora c'è) lo Scautismo di frontiera, quello di rottura con le convenzioni?

Vorrei proprio vederli quelli che si son oscandalizzati del Calendario Agesci 2020 perchè alcuni fazzolettoni di ragazzini gli sembrano poco stilosi partecipare ad una operazione di Frontiera equivalente alla creazione dell'AGESCI e l'introduzione della Coeducazione negli anni '70... negli anni 20 del XXI Secolo.
Don Nunzio ha rappresentato il rigore, ma anche l'innovazione, il guardare lontano e poi ancora più lontano.

Infine, la seconda questione: l’utilità per il Servizio di Oggi e di Domani di libri come questo.

Ritengo che libri come "Sono Don Nunzio" siano uno strumento educativo. 
Per Capi, in primis.
La Vita di Don Nunzio è più di un esempio e per un capo leggerne la testimonianza dovrebbe avere una valenza che va oltre la Tecnica o il Metodo.
Mi riferisco ad una dei suoi aforismi:
"Lo Scautismo deve essere come il traboccare di una esperienza che non può lasciare come prima."
Ecco, questo è un passaggio delicato.
I capi giovani con cui sono venuto in contatto in questi anni sono molto in gamba.
Molto più di me alla loro età.
Ma limitatamente all'interno del loro Servizio in Unità.
E' nella scelta Politica, intesa come sentirsi parte di una Associazione Nazionale che persegue certi valori, il punto debole.
Servirebbe un piccolo saggio dedicato per illustrare la complessità di cause ed effatti: Le unità in mano a Capi al meglio col CFM, i Capi Formati che sono decimati dalla Congiuntura, la difficoltà a cambiare modello di formazione, il relativismo politico, la crisi della Democrazia e della Partecipazione.
Si è sempre più bravi capi durante le ore di Attività, sempre meno Scout nel resto del tempo.
La dimensione associativa e la responsabilità pubblica sembrano svanite nel nulla.
Stampa Associativa, manualistica, questi sconosciuti...
Ma sto generalizzando, una cosa senz'altro stupida. 
E, in ogni caso, non è certo per trascuratezza, cattiva volontà, o ignoranza che la dimensione Politica dello Scautismo perde terreno.
Ecco, leggere "Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi" è un buon manuale per giovani capi, quando si deve andare oltre quello che "il libro non addita".