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8 giugno 2022

Contro Don Matteo, essere Preti in Italia

Disclaimer: conosco personalmente l'autore e se vi viene poi voglia di comprarvi una copia di questo piccolo saggio NON prenderò alcuna percentuale.
Ma iniziamo dal principio.
Mi trovai, alla fine dell'Inverno del 2014, in una affollata cappella nella Chiesa di Villanova di Castenaso: ero venuto a vedere che aria tirava nel Gruppo Scout a cui mi avevano indirizzato.
Ero arrivato a Bologna da poco, il lavoro andava bene, non c'era motivo di rimandare ancora la ripresa del Servizio.
La Chiesa era affollata, non semplicemente piena.
Non c'era un buco libero e rimasi in piedi nella cappella laterale dove si radunava la Comunità Capi.
La mia avventura con Don Domenico è cominciata così: con un'omelia inaspettata, è proseguita con anni di attività assieme ("Uagliò, leggiti 'Versetti Pericolosi' di Maggi" "Obbedisco") fino al momento del (momentaneo) distacco quando ha cambiato parrocchia.
Poi, mi sono trovato tra le mani questo libro che ho letto alla fine dell'estate e di cui scrivo le mie poche note con colpevole ritardo.
Un annetto o giù di lì.
Non oso addentrarmi in una recensione puntuale di questo saggio perchè non ne ho le competenze tecniche.
Soprattutto nella parte in cui Don Domenico parla ai suoi confratelli.
Tuttavia sono rimasto molto colpito dall'idea liberista della perfezione, ossia il ruolo del Sacerdote in Italia.
Per un Capo Agesci, il Prete è anche l'Assistente Ecclesiastico (l'AE o, più diffusamente, Baloo, per gli amici).
E' un continuo rincorrersi: i Capi stressano il povero sacerdote per percorsi catechesi, messe in cima ai monti, orari di confessioni, comunioni e cresime.
Insomma, ho trovato molto interessante il punto di vista di chi si trova nella posizione di dover conciliare
Suggerisco vivamente ai Capi Scout la lettura di questo testo per potersi un minimo mettere nei panni dell'AE...
E spero che ci sia un seguito...





24 settembre 2011

Antipatici dettagli su guerre e paci

Marcia della Pace.
Mai partecipata ad una.
Cioè, mi sarebbe piaciuto tanto andarci, soprattutto col Clan.
Cinquant'anni fa si svolse la prima edizione.
Certo, è antipatico ricordare che fu un'iniziativa fortemente voluta più a Mosca, nel quartier generale del Comitato per la Sicurezza dello Stato ( alias KGB ) in funzione antiamericana che altrove, ma oggi le cose non sono certamente come allora.
E di merce della Pace ce ne vorrebbe più di una.
Perchè le 'Paci' necessarie non sono solo quelle banalmente evidenti a causa del suono del cannone delle tante Guerre a cui si contrappongono.
Prima di tutto ritengo che si debba far pace col nostro stesso intelletto.
Quando si parla di Pace, Pacifismo e Non violenza, purtroppo, in Italia si parte spesso da degli assunti pregiudizievoli che non tengono conto della realtà.
Io credo che i lettori di questo blog abbiano ben in mente che sono un uomo di Sinistra, pacifista, nonviolento credo dall'età di 12 anni. Sono favorevole alla creazione di uno stato Palestinese, ero contrario all'intervento in Iraq e ascolto De Andrè, quindi ho tutte le crocette al posto giusto nella lista del perfetto radical chic.
Tuttavia, forse per i miei studi storici, sin dall'età della ragione gli slogan pacifisti mi hanno  convinto solo in parte. 
E il disgusto per la violenza e la guerra non mi è venuto tanto dalle varie manifestazioni a cui ho partecipato, ma proprio dalla lettura delle testimonianze di guerra.
Forse, come ho scritto nelle prime righe di questo post, certe prese di posizione mi sono sempre apparse artificiose solo perchè ben conscio dell'origine cekista di gran parte del movimento pacifista nostrano.
Insomma, io sono comunista, mica sovietico: e per me l'URSS è stata la tomba del comunismo, non la sua culla: dal KGB non poteva nè può venire nulla di buono.
E tra NATO e Patto di Varsavia non ho mai avuto dubbi su dove schierarmi.
A parte il fatto che scommetto quello che volete che, se l'Italia fosse stata invasa dalle truppe  Dei vari Fronti Ucraini dello scacchiere sud ovest dell'immenso esercito meccanizzato sovietico non ho assolutamente dubbi su chi poi si sarebbe fatto carico della resistenza. Non certo i giovani democristiani. Sarebbero stati i comunisti. E non lo penso solo io: c'è un delizioso racconto di Guareschi ( dico, Guareschi ) in cui Don Camillo, avuta la notizia dell'invasione Sovietica, si asserraglia in canonica temendo Peppone per poi scoprire che proprio Peppone e i suoi si sono fatti ammazzare combattendo i T-55 russi.
E se lo anche pensava Guareschi negli anni '60 sono abbastanza sicuro di me in questo pensiero.
Quindi ho sempre trovato al limite del salto logico le posizioni del movimento pacifista dell'epoca: i Russi schieravano gli IRBM nucleari in Germania Est e Polonia? No ai Pershing USA schierati in risposta, ma neppure una sola voce a chiedere il ritiro dei missili sovietici.
Il motivo che ho ascoltato negli ultimi 20 e passa anni è sempre stato: "No alla guerra senza se e senza ma". Aggiungo io: guerra occidentale. 
E fin qui mi sta anche bene. Tuttavia, mai che io abbia potuto leggere di un'alternativa.
Le bombe non sono la risposta, d'accordo, ma un'alternativa?
Mai letta.
Mai.
Dalla prima guerra del golfo in poi.
Soluzione 'alternativa' dei pacifisti?
Mai sentita.
Anzi, mai neppure letto nulla, una riga che sia una, sulle stesse fonti che quotidianamente mi informano delle violenze israeliane. 
Siria: soluzione 'alternativa' dei pacifisti?
Ma perchè le solite fonti che condannano le rappresaglie israeliane ad Hamas non spendono verbo sulla Siria? Ci sono stati forse più morti in Siria in questi mesi che in tutte le intifade!
Silenzio.
E i bombardamenti sul Kurdistan da parte degli amici turchi? 
Ma già, i turchi hanno un bel bonus freedom flottilla da scontare e hanno espulso l'ambasciatore israeliano, quindi per un pezzo sono tra i buoni.
E' questo che mi sconcerta.
Mentre si accusano gli USA di usare doppio peso e misura con Israele si fa esattamente lo stesso nello stesso istante.
Bispensiero berlusconiano anche questo?
La guerra non è mai una soluzione. Cavolo ditelo alle democrazie europee, (ri)nate solo in seguito all'intervento USA contro il Nazismo e alla sua prosecuzione de facto in funzione antisovietica fino agli anni '80.
Ma anche se fosse, quale sia l'alternativa non è dato saperlo.
Il meglio che si può ottenere è: "Bisogna eliminare le condizioni di ingiustizia e sofferenza che generano i conflitti".
Certo, ad esempio, io non ho dubbi sul fatto che se in Palestina si raggiungesse finalmente una situazione dignitosa per quel popolo i germi di altre violenze e delle motivazioni di parte del terrorismo islamico sarebbero stroncati sul nascere.
Iran permettendo, ovviamente.
L'ingiustizia è causa prima di violenza, tra i piccoli come tra i grandi del mondo.
E su questo si deve sempre lavorare.
Ma è un discorso preventivo, su cui in ogni caso dubito che si stia facendo alcunchè a livello internazionale: si pensi all'Africa e all'Asia centrali, per non parlare della Somalia e della terribile carestia lì in corso. 
Oppure mi si cita Ghandi come esempio di nonviolenza vincente:
ma Ghandi non si contrapponeva ad Hitler, lottava contro Churchill! Se i nazisti fossero arrivati in India voglio proprio vedere la non violenza dove li avrebbe portati, i poveri indiani, a contrapporsi non alle Irish Guards ma magari alla Divisione SS Leibstandarte.
E di esempi di Pace senza se senza ma applicati ne abbiamo un bel po': Il Trattato di Monaco, che consegnò la Cecoslovacchia ad una debole Germania a causa delle pavide opinioni pubbliche occidentali stremate dalle conseguenze della Grande Guerra, per non parlare del bell'esempio di Srebrenica nelle guerre Yugoslave per restare nel vicinato.
O del genocidio in Ruanda.
In un mio precedente post ho analizzato cosa fa un paese Serio, Pacifico e Neutrale come la Svezia per difendersi raffrontando la sua aviazione a quella del bel Paese.
In tempi di crisi, i 27 miliardi di € che spendiamo per la difesa non sono noccioline. 
Ma siamo sicuri che il problema sia quello? Eliminiamo le armi ( occidentali ) ed avremo la Pace, ossia la sicurezza la dignità e la prosperità per tutti?
Qualunque sia l'obiettivo dubito che possa essere raggiunto mettendo in campo salti logici.
No alla guerra in Libia, ok, daccordo: ma voglio il piano.
Voglio la vostra procedura dettagliata.
Esigo di sapere come si deve operare.
Altrimenti "No alla guerra" è un'affermazione sterile un po' come sentir dire a Marchionne "no alla disoccupazione" mentre chiude Termini Imerese.
Serve molto di più per questa e le prossime marce della Pace.
Serve qualità e precisione.
Concretezza su obiettivi e soprattutto sugli strumenti.
In questo paese gli obiettivi si leggono chiari e limpidi, ideali e perfetti.
Ma i mezzi e gli strumenti sono le cenerentole della dialettica.
Solo che gli strumenti della Nato sono chiari e noti. Quelli della marcia della Pace ancora sconosciuti. Questo deve cambiare.
Non per altro: perchè senza strumenti di Pace prevale la Guerra.



26 marzo 2011

346 volte Don Camillo ( e Peppone )

Se impieghi quasi tre mesi a leggere un libro di 2500 pagine non è un problema.
Il problema è che, dopo tre mesi, hai finito il libro.
Come farò, stasera, ad addormentarmi senza le risposte del Cristo di legno al suo parroco d'assalto?
Per non parlare della rincuorante efficienza di Peppone, capace di agire nell'interesse della Collettività anche da dentro la gabbia dell'Ideologia.
Peppone, Don Camillo, lo Smilzo, il Brusco, Cat e Veleno ( i giovinastri contestatori che ora hanno l'età dei miei genitori ) sono diventati familiari alle mie serate.
I due eterni nemici possono essere a ragion veduta presi a modello di conflittualità costruttiva e collaborativa e abbiamo solo da rimpiangere il confronto coi nostri giorni.
Le due facce di una stessa moneta di gran valore.
La pietà cristiana, la serietà ideologica ed umana.
Ecco cosa mi mancherà.
A parte il sorriso del Cristo.

26 gennaio 2011

Don Camillo, Peppone e Checco Zalone


No: purtroppo o per fortuna, il mio post sulla secessione cultural-educativa è solo una provocazione che non va oltre la certificazione dell'impossibilità di tirare ancora avanti in queste condizioni.
Non so se i miei trenta lettori se ne siano accorti, ma da un bel pezzo ho praticamente smesso di considerare i reati e le malpensate azioni del papy come argomentazioni valide.
Sì, vabbè, in un paese normale, conflitto di interessi, ratto di minore, leggi ad personam tutto vero, tutto giusto, solo che non serve a nulla andare avanti su questa linea.
Perché?
Cari trenta lettori, fatevi una passeggiata e contate le facce che vedete.
Una faccia su tre, statisticamente parlando, non solo Silvio lo rivoterebbe domattina, ma è profondamente convinta della bontà del loro eroe.
Certo, probabilmente parte di queste persone non è davvero coscia delle implicazioni pratiche di questa convinzione.
Dico, mentre sono imbottigliati in una coda, mentre si trovano senza una lira o costrette a due ore di straordinario non pagato, preferiscono dare la colpa di questi spiacevoli eventi se va bene al fato, ordinariamente proprio ai comunisti ed agli intellettuali ricchioni, ai giudici ma non a Lui.
Però, pensateci.
Una persona su tre, minimo, considera il Grande Fratello la summa dell'umanità, il bunga bunga anche sulle proprie figlie una spiritosaggine da tempi moderni.
Non se ne esce attaccando queste convinzioni con la ragionevolezza dei fatti.
Suggerisco vivamente di lasciar perdere ogni tentativo di staccarli dalla sonda succhiacervello a cui sono così tanto affezionati.
La raffinata matematica che ha portato milioni di persone ad un comportamento autolesionistico irrazionale non è invenzione di questi giorni, TV o non TV. E' già successo prima nella Storia.
Minoranze ben più magre hanno imposto abominazioni ben più atroci del nostro scricchiolante debito pubblico o della nostrano collasso socioeconomico a rallentatore.
Io ritengo che una soluzione ci sia.
Di quelle che piacciono a me, scomode, pallose, lente ma basate sull'Anima.
Già, perché è di questo che parliamo.
Dello smarrimento completo dell'Anima di una Nazione.
Sto leggendo i racconti di Guareschi su Don Camillo e Peppone.
In quelle righe, l'Anima della Nazione c'è tutta.
Divisa ma non disunita. Insomma, avete capito.
La contrapposizione, descritta non certo imparzialmente da Guareschi, da i suoi frutti lungo il flusso dei racconti: pagina dopo pagina, si assiste, nel sottofondo dei racconti, alla crescita economica del paesello, da poverissimo borgo agricolo a centro del miracolo economico anche e soprattutto agli sforzi amministrativi del comunista Peppone ed all'azione mediatrice di Don Camillo.
In tutte le pagine, assieme allo stridere della contrapposizione ideologica, c'è una continua attenzione alla ricerca ed alla costruzione di un futuro per cui gli attori, appunto, ci mettono sempre l'Anima. Il futuro di quell'Italia, in cui la contrapposizione tra i partiti antifascisti aveva portato alla costruzione di istituzioni proficue: sculacciata a chi se ne esce dicendo che oggi non stiamo così tanto bene: guardatevi attorno oltre il mare e guardate alle foto dei nonni!
Ecco, forse in Don Camillo e Peppone che va trovata un'ispirazione.
Forse perché , oggi, Don Camillo e Peppone militano nello stesso Partito.
E non possono stare assieme solo perchè fuori c'è un mostro, ma perchè, tutto sommato, i valori fondativi comuni sono gli stessi e non vale la pena perder tempo a discuterci attorno ( proprio l'opposto di quello che accade nel PD, C.V.D. ).
Quello che propongo è di ricominciare ad ascoltare la voce del Cristo di legno che faceva da coscienza a Don Camillo, quel Cristo che neppure nella penna del reazionario Guareschi ha avuto mai una sola parola contro i Comunisti in se.
Riporto qui un brano di un raccontino, il numero 166, " La strada del bene ". E' il Cristo che parla ad Don Camillo per ricordargli di non essere prete per opporsi ai rossi, ma per ben altri motivi:

Nei confronti della legge creata dagli uomini, esistono uomini ossequienti alla legge, uomini violatori della legge e uomini che tutelano la legge. Ma l'uomo giusto non dice: io sono con la legge quindi debbo militare nelle file dei tutori della legge. L'uomo giusto è semplicemente con la legge e vigila sulla integrità della legge per evitare che i tutori della legge tutelino la legge con atti contrari alla legge. Esiste la Legge divina ed esistono uomini che operano contro la Legge divina e uomini che combattono in nome del trionfo della Legge divina. Ma il tuo posto è fuori dalle fazioni, di guardia alla Legge divina affinché nessuno possa toccarla, affinché essa conservi la sua integrità; e pura, immacolata, splendente, possa essere mostrata come supremo monito ai contendenti dell'una e dell'altra parte.

Credo che queste parole implichino il concetto di Laicità e di non ingerenza della Chiesa e dovrebbero essere ricordate all'oggettivamente pro papy CEI di questi ultimi lustri.
Ma, noi, appunto, abbiamo altri problemi.
Nell'Italia amaramente descritta da Checco Zalone, che ha dipinto un'istantanea anche della cosiddetta correttezza nordica perfettamente integrata e complementare con la meridionalità più sguaiata, ( mi sono fatto un sacco di risate ), è ora di lasciar cadere la maschera ed accettare l'amara realtà:
salveremo il paese solo con una ritrovata concordanza da parte di tutte le forze che un'Anima ancora ce l'hanno. E non con un miracolo di presenza del tale o del tal'altro leader.
Ma come le formiche, scegliendo con oculatezza l'azione responsabile rispetto a quella inutile pertanto controproducente.
Non abbiamo bisogno di un Presidente del Consiglio eccezionalmente in gamba e forte.
Ci basta metterci l'Anima, tutti quelli che ancora non l'hanno persa.