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12 giugno 2017

Ingegneri che vorrebbero fare gli ingegneri ma soffrono di Materite

Ieri, immagino per pura coincidenza, un paio di amici hanno avuto un attacco di Materite.
E' un a bella domenica di fine primavera, le ferie si avvicinano, ma, anche se sei un giovane dotato di talenti brillanti tra cui capacità di analisi per cui sei anche lautamente stipendiato (o prendi tanti 30 e lode), la Materite è implacabile.
Voglio collegare questi piccoli, insignificanti, episodi, ad alcuni segnali di limitata inversione di tendenza (segnalo questo simpatico anche se parziale post e questa noticina in cronaca) nel mercato del lavoro delle professioni tecniche.
Intendiamoci subito: in Italia essere ingegneri non implica la sicurezza del lavoro, quindi mi riferisco ad alcune nicchie molto specializzate della Professione.
A quanto pare anche in Italia certi settori lavorativi languono manodopera, fondamentalmente perchè le imprese del settore non intendono pagare oltre un certo salario (da fame) per la prestazione lavorativa e... Sorpresa: nessuno vuol fare quei lavori.
Dagli stagionali in riviera ai tecnici IT nelle PMI Emiliane, per esempio.
Si sta verificando (lo ribadisco, sempre limitatamente a settori lavorativi ben specifici) una vera e propria inversione di tendenza: "Mi offri una paga e condizioni lavorative fuori mercato? Tieniteli!"
In questo clima di simbolica rivincita la Materite ha fatto passare malinconici momenti ai miei amici.
Torniamo a loro.
E al loro sentimento di Solitudine e Frustrazione, così, in due parole.
Poitrei anche chiuderla qua, ma io sono logorroico e poi ai miei amici gli potrò dare un po' di soddisfazione, no?
Tornare a vivere a Matera è un sogno per molti ma si deve guardare in faccia alla realtà.
La Città è sbilanciata, ormai irrimediabilmente per molti lustri, sul turismo di massa mordi e fuggi.
Anche a trasferirci una impresa tecnica profittevole si troverebbe a pagare un botto di tasse sui rifiuti lasciati dai turisti (coi profitti intascati da albergatori & affini, of course)
Ma questa è una cattiveria gratuita.
Di fatto, non c'è praticamente mercato per le professioni tecniche, al di là del minimo richiesto all'industria del turismo di massa mordi e fuggi.
Quindi, per sviluppatori, ingegneri, fisici, tecnici, matematici, macchinisti, fuochisti & affini, non c'è trippa per gatti.
Questo ognuno lo sa.
Però la materite è implacabile e si vorrebbe tornare lo stesso.
Ecco, non è solo una faccenda di 'cosa fare'.
Consoco laureati in materie scientifiche di prim'ordine che hanno saputo trasformare un proprio talento per arte ed artigianato in un lavoro vero, concreto, ma sempre inquadrato nell'ambito del turismo.
Ma è soprattutto una questione di prospettiva.
Cosa vuol dire vivere a Matera con un reddito inferiore al valore del tuo lavoro (e di gran lunga)?
Cosa vuol dire adattarsi ad una città dal traffico caoticamente irrazionale dopo aver vissuto in posti dove addirittura si può andare a lavorare in bicicletta?

Ma, forse, il punto non è nemmeno solo nelle differenze materiali egoistiche.
Cari ragazzi che vorreste tornare a Matera, disposti anche ad adattarvi alle condizioni economiche locali, che ne dite dei vostri figli?
Pensate alle opportunità che l'economia semiparassitaria del secolo scorso vi ha fornito: credete che con il reddito probabile che avreste a Matera potrete mandare i vostri figli all'Università al Nord?
Se siete al Nord o (meglio) oltralpe un motivo ci sarà.
E lasciate perdere le cause, le responsabilità, la questione meridionale, i Sassi, l'Unesco e la Capitale Europea.
Oggi non parliamo di Politica, ma di felicità o, più esattamente, quella forma di felicità somma algebrica tra lavoro, qualità della vita, solitudine e nostalgia.
Vi lascio una pulce nell'orecchio:
lo scorso week end a Bologna si è svolto il G7 sull'ambiente e ci sono state le debite contestazioni.
Quando, poche settimane fa, gli equivalenti personaggi del G7 finanziario hanno sfilato per Matera, sono stati, invece, applauditi.
Io credo che non siano necessari altri esempi per ricordarvi la concretezza della realtà a cui anelate ritornare.

Insomma, la frustrazione di avere talento e capacità sfruttabili solo in esilio è maggiore o minore di quella di vivere castrati e con le ali tarpate a casa propria?
Personalmente, devo ammettere di rifare i calcoli fin troppo spesso man mano che le vicessitudini buone e cattive della Vita si fanno avanti.
Fino ad un paio di anni fa per tornare avrei anche accettato una decurtazione del 20-30% del reddito. Oggi penso che per tornare vorrei una sostanziosa fidejussione bancaria ed un reddito almeno del 50% superiore a quello bolognese. 
Come indennità di rischio.
Alla fine, c'è da scegliere tra un dolore ed un altro.
L'importante, secondo me, è scegliere quello che non ti avvelena, quello che ti mantiene vivo, quello che ti lascia la Speranza.
E non è molto difficile calcolare il proprio.

19 marzo 2015

La Materite e la Neve

La Materite è una malattia.
Non affligge tutti i materani: ne conosco almeno un paio che non ne sono affetti, uno guarito l'altro immune dalla nascita.
La Materite, io ho provato a curarla cercando di acuire i sintomi all'allergia a certi comportamenti di molti materani.
Ah, già.
Non ho finito di definire la Materite perchè non è definibile, la si capisce solo se ci si ammala un po'.
Infatti, la Materite colpisce pure i non materani.
E ne conosco di infetti provenienti da terre insospettabili ...
Eppure io ci provo a curarmi.
Ad espormi a trattamenti shock.
Ad esempio, quest'anno, durante le vacanze di Natale, ho trovato le cose un po' peggio.
Altri palazzi tirati su o in via di costruzione.
Quelli tirati su già tutti venduti.
E quasi tutti vuoti.
Poi, ha nevicato a Matera.
Pochi centimetri in un paio di giorni.
La Città, in cui nevica raramente, è rimasta completamente paralizzata.
Troppi, tra i miei concittadini, hanno assunto comportamenti che definire antisociali sarebbe ridutivo.
Nonostante l'allerta meteo, in troppi si sono messi in macchina senza valide ragioni.
In troppi si sono messi in macchina senza aver idea di come guidare in condizioni di scarsa aderenza.
In troppi si sono messi in macchina senza disporre di gomme termiche e/o catene, senza nemmeno prendersi cura di ripulire i finestrini e 'guidando' attraverso un'unica sottile feritoia stile carro armato praticata sul parabrezza con due dita.
Così, una città che dall'estrema periferia al centro si percorre a piedi in meno di mezz'ora, è rimasta paralizzata per due giorni, immobilizzata da lunghi cordoni d'auto bloccate da una precipitazione nevosa che si può misurare in millimetri più che in centimetri.
Ma anche i pedoni hanno voluto dare il loro allegro contributo. Nel corso della mia unica escursione in auto (con gomme termiche e catene a bordo) ho assistito a numerosi casi di pedoni che si buttavano sulla carreggiata senza guardare, di spalle, mettendo a serio rischio la propia ed altrui pelle e contribuendo ad ulteriori problemi per gli automobilisti già in difficoltà.
E chi aveva bisogno dell'auto per lavorare o per servizi urgenti (o per turismo) ed era perfettamente equipaggiato per affrontare la neve è rimasto ostaggio  di troppi automobilisti e pedoni il cui comportamento oscillava tra le più disparate violazioni del codice della strada ed il tentato omicidio.
Per aggiungere la beffa al danno la Città aveva radunato per tempo da Privati spargisale e spalaneve...rimasti imbottigliati tra gli automobilisti kamikaze...
Per completare il quadretto mi sono ritrovato a far visita ad una bravissima persona che abitava in un nuovo condominio con un'altra decina di famiglie e a nessuno che fosse venuto in mente di buttare dal balcone un pugno uno di sale sul cortiletto interno di accesso al portone di ingresso che è rimasto per giorni una solida e pericolosa lastra di ghiaccio su cui tutti hanno pattinato: "Non è mica solo mio il palazzo" (Sic.)
Per il ciclo: aevoglia a dare la colpa ai politici ...
Nulla da fare.
La materite non passa.
Prevale comunque l'amore per quel popolo testardo nell'ottusità ma tra cui si può lasciare la macchina aperta e non si avrà mai paura dell'altro.
Tra poco arriverà, con la Santa Pasqua, il tempo di un'altra breve incursione.
Temuta più che desiderata.
Perchè ogni partenza sommerge ogni ritorno.
A complicare le cose c'è pure di mezzo la campagna elettorale per le Comunali: #Matera2015 si avvicina a grandi balzi e ci consola pochissimo il catastrofico degrado di un inizio campagna elettorale a cui anche i più sedicenti puri tra i sedicenti  puri che mi guardavano dall'alto in basso 5 anni fa per il mio impegno nel PD  hanno, in questi mesi, partecipato con involontaria ma spassosissima vis comica.
Ci sarà sempre il problema di rispondere in maniera non violenta al violentissimo assalto elettorale che ci attende.

Noi vorremmo poter guarire da questa malattia.
Liberarci.
Ma ciò che non riuscì ad Ulisse tra le braccia di Circe riuscirà mai  a noi?