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25 febbraio 2018

Ragazzi Fuori: perchè non possiamo (vogliamo?) accogliere tutti, i risultati del Sondaggio

Ho perso tempo e ne ho fatto perdere ai miei lettori.
Ecco qui i dati:



Come vedete per la maggior parte gli ex capi sono... Capi Brevettati, cosa grave ma in linea con le statistiche. Anche la mia esperienza (non statistica) lo conferma ed io stesso ho smesso con l'impegno full time Branca+Campi+Regione+IVA dopo aver ricevuto il Gilwell.


Il mondo lavorativo la fa la padrona come causa di maggiore incompatibilità e, a seguire, la Famiglia e gli altri impegni personali.
Questo 17% di eretici mi piace: pretendono di essere uomini e donne normali e non missionari.
Una nota di speranza: più del 60% degli intervistati tornerebbe a fare servizio una volta eliminata l'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Goccia non ben identificata.
Probabilmente il test non è stato ben formulato, perchè alla fine l'ultima goccia non ci è dato sapere esattamente quale sia. Io pure, per problemi lavorativi e familiari, sono a poco più che mezzo servizio (salto quasi tutto il TD, quest'anno pure la Caccia Atmosfera e solo per il 2019 c'è qualche ragionevole speranza di tornare a fare tutto, campi inclusi). Ma il problema di eliminare le liste d'attesa, mi spiace, ha comunque un'unica soluzione: più capi. Come evitare la moria di capi, però, questo test non ce lo ha indicato in maniera sufficientemente chiara.
Ecco, quindi, l'estrapolazione sulle cause di abbandono:








Nel contorno al sondaggio segnalo una discussione su Facebook (di cui sono stato testimone e non attore) piena di amarezza sulle problematiche di Co.Ca.
Non credo che ci sia molto da fare in merito. Puoi avere fortuna o sfortuna, dipende da dove ti trovi e dalle persone che incontri e noi siamo fortunati. L'Agesci non è un monolite e gran parte di quello di cui si discute a Roma resta lettera morta, nel bene e nel male.
Alla fine, quindi, l'utilità di sfoghi e conversazioni e discussioni sul Metodo è trascurabile.
No, dico, sono poco utili le deliberazioni del CG, spesso nebulose e dall'origine ignota (si pensi all'abolizione delle strisce di Capo Sestiglia motivata con un 'è emersa la necessità'), si devono subire cose come la Formazione Capi che sembra inventata da Maria Antonietta subito dopo aver pronunciato il celebre aforisma "non hanno pane perchè allora non mangiano brioches?" e varrebbe la pena lamentarsi su Facebook delle liti in Co.Ca., dello scadere del Metodo o di altre amenità?
Credo che sia tutto tempo perso.
Eccetto il paio di casi di Capi che hanno abbandonato in quanto allontanati in base al loro Orientamento Sessuale.
Su questo ci sarebbe da discutere a lungo e mi riservo di farlo in futuro.
Le esperienze amare sono numerose nello Scoutismo, ma credo che il miglior antidoto sia cercare persone compatibili e rimettersi all'opera.
Io penso che, al netto del bene o del male per i ragazzi, in coscienza di Capo, si possa tranquillamente inserire tutto quello che è di extra rispetto alle attività di Branca in un minimo di rumore di fondo inevitabile. La discriminante? Quello che fanno i ragazzi. Perchè lo scoutismo è fatto da loro. Se in una data situazione i ragazzi hanno un ruolo minoritario o assente allora stiamo sereni: è roba da adulti e pertanto trascurabile.
Certo, sarebbe utilissimo iniziare a scrivere Pane al Pane e Vino al Vino su questioni di metodo sulla Stampa Associativa e sui manuali, ma nemmeno questo, poi, è indispensabile.
Sarebbe davvero bello riuscire a raddoppiare l'età media di Servizio dei Capi, ma dopo questo piccolo lavoretto di ricerca non ho un'idea migliore di come fare.
E dopo questa digressione nello Scoutismo da Tastiera prepariamoci ad una Primavera di Voli e lasciamo perdere il resto.

Dopotutto, riformare l'Agesci non è difficile: è inutile.

20 dicembre 2017

1987 - 2017 - parte seconda: Trent'anni di Scoutismo

Ho promesso al mio fraterno amico Luciano di regalargli il più proverbiale pippone logorroico sui miei Trent'anni di Scoutismo.
Ho pensato a lungo, per anni, sul significato ultimo di questa esperienza.
Una esperienza che ha un valore e consistenza diversa ad ogni età, anche nelle impercettibili differenze di ogni giorno che passa da adulti.
Quindi:


Ieri



Quello che ho vissuto da esploratore non è lo stesso che ho vissuto, poi, da Rover, giovane Capo, Capo Brevettato e, oggi, Padre.
Il mio primo ricordo scout risale all'infanzia.
Una visita alla sede scout di Piccianello assieme a mio Padre, anche lui Scout e Capo che quest'anno di anni di Scoutismo ne festeggia 60.
Dovevo avere non più di 4 anni perchè all'epoca abitavo in Via Istria in cui ho vissuto, appunto, fino alla fine del 1978.
Ricordo una luce calda ed una bevanda dolce in quel seminterrato pieno di cose strane ed affollato di 'grandi' vestiti tutti uguali.
Pareti ricoperte da cartelloni, lavori in legno, cordini intrecciati in maniera complicata.
Poi, il ricordo si sposta al mio ingresso in Reparto.
Il Reparto Sagittario aveva sede in un grosso garage/scantinato e le prime settimane non sono certo state idilliache: ci volle tempo per inserirmi.
Ma, una volta ingranata la quarta, non mi sono più fermato.
Molto semplicemente, lo scoutismo si incastrava perfettamente con la mia persona.
Gli anni di Reparto sono passati in un lampo.
Ricordo molto, ho dimenticato di più.
Quegli autobus di ritorno dai Campi, nel tramonto infuocato nel cuore della Lucania. Chi se li scorda quei momenti, ripetuti ed unici, con il Paradiso alle spalle e la realtà di fronte.
Nel mio caso, va analizzato il contesto: giovanotto di buona famiglia che vive in un quartiere dormitorio di una povera città del Sud.
Il Reparto è stato un porto sicuro ma non una scatola di bambagia. 
Le squadriglie maschili non corrispondono allo stereotipo tipo Qui Quo Qua / Giovani Marmotte.
Non c'è parlar forbito nè particolare affetto fraterno, all'inizio.
Anzi, visto che ci siamo, sgombriamo subito il campo da un piacevole luogo comune:
gli scout non sono il paradiso terrestre e dentro gli scout non si costruiscono sempre e per forza relazioni idilliache. L'amicizia alla "Stand By Me (o Stranger Things, per usare un paragone più moderno) si esaurisce spesso con l'adolescenza.
Da questo punto di vista, per me, lo scoutismo non ha rappresentato un qualcosa di completamente positivo, anzi, più alte erano le speranze e le aspettative più alte sono state, nel tempo, le delusioni e le disillusioni su un piano strettamente umano.
Nonostante tutto ritengo che una esperienza scout o paragonabile sia fondamentale per l'educazione di un giovane.
Non sto dicendo che sia impossibile farne di equivalenti altrove (si pensi, ad esempio, al caso Islanda in cui le attività extrascolastiche offerte a tutti i giovani hanno dato clamorosi risultati in termini di diminuzione di abuso di sostanze ed innalzamento della qualità della vita).
Lo studio di uno strumento musicale, una attività tipo teatro assieme ad una seria attività sportiva possono dare ottimi risultati.
Sto dicendo che una educazione grosso modo equivalente quella scout è parecchio onerosa se fatta privatamente.
I miei primi Otto anni di scoutismo sono stati densi di doni.
L'opportunità di riconoscere i talenti.
E il tempo dei Capi.
Le Persone, scoprirle tutte.
Le ragazze, fin da subito ragazze e mai oggetti.
Ricordo perfettamente il costante spaesamento, alle superiori, di fronte a linguaggi e a valori che non mi appartenevano. 
Per almeno due anni non sono riuscito a capire di cosa parlassero i miei compagni di classe.
Ecco, niente di tutto questo è mai successo nel Reparto e nel Clan.
Che valenza pratica ha avuto lo scoutismo nella mia educazione?
Mah, difficile dare una risposta univoca.
Per esempio, non sono mai riuscito ad imparare a suonare la chitarra ad orecchio: anche oggi senza accordi manco il Kamaludu...
Di contro, sono un discreto cuoco, un discreto infermiere, un discreto campeggiatore e me la cavo piuttosto bene con carta topografica e bussola.
Sarebbe presuntuoso definirmi un team leader, ma sono senz'altro un discreto team manager, nel senso che mi è rimasto l'imprinting di gestire le situazioni valorizzando il meglio di ognuno e questo è molto apprezzato in ambito lavorativo (E quando ho fatto la mia campagna elettorale, beh, è stata organizzata come una specie di Impresa di Squadriglia).
A livello emotivo lo scoutismo ha curato molti mali, ma ha anche lasciato una indelebile traccia positivista ed utopica che non sempre mi è stata utile:
l'idea di far parte di un gruppo di persone positive, costruttive, bravi ragazzi che sarebbero rimasti uniti fino a spazzar via un bel mucchio di monnezza dalle vite di chi ci stava accanto, beh, questo non lo metterei proprio col segno '+' di default.
Perchè l'idealismo non mi ha proprio avvantaggiato, nella vita.
La pausa universitaria ha piantato un chiodo di nostalgia nel mio cuore, tant'è che, laureato a Marzo, a Maggio ero già di nuovo sulla Pista.


Oggi



In questi anni lo scoutismo ha aumentato la sua importanza sociale.
Di molto.
Ma non perchè i Capi siano decuplicati o siano diventati più bravi.
E' tutto il resto del tessuto sociale che è rimasto indietro.
Ormai in certe periferie, troppe, ci siamo solo noi scout.
Spero che siano in pochi, tra i miei lettori, ad immaginare il sollievo che fin troppi ragazzini devono provare quando varcano la soglia della Quercia, della Tana, della Sede.
Lì non ci sono professori amareggiati, genitori divorziati, bulli, ansiolitici e povertà.
Non ci sono cellulari da desiderare, vuoto da riempire, cose da dimostrare.
C'è un sorriso, qualcuno che ascolta invece di dirti cosa fare.
Non c'è giudizio, ma confronto.
Non ci sono casermoni di periferia e squallide fermate di autobus vandalizzate, dentro le Sedi, ma calore e colori.
Chi altro è in grado di portare questo sollievo?
In tanti, è vero, non siamo presuntuosi. Ma non per così molti.
L'Agesci è una associazione molto efficace nel raggiungere i suoi obiettivi.
E' sempre meno efficiente (per raggiungere gli stessi risultati degli anni '80 servono, ormai, almeno il triplo delle ore/uomo).
Ed è certo che esistano delle realtà di volontariato specializzate ancora più efficaci, ma qui parliamo di quasi duecentomila persone (150mila ragazzi), che non si adagiano mai sugli allori.
Il mio rientro in Servizio, quindi, mi ha visto acerbo ma consapevole di altre realtà sociali, economiche e di Servizio.
Ho incontrato la povertà, la violenza, la disperazione post terremoto, la solitudine e soprattutto il desiderio di ascolto.
La necessità di un adulto che ascolti, che non ordini, che non si nasconda dietro un cellulare.
Io sono tutt'altro che perfetto e sono piuttosto sicuro di essere parecchio incoerente, ma non è poi troppo difficile mantenersi coerenti nel Servizio, cosa che non è semplicemente utile ai ragazzi, è consolatorio, rassicurante: l'Isola che non c'è non solo esiste ma è anche abitata.
Ecco perchè, tra Politica, Ambiente, Software Libero e Cicloattivismo, ad esempio, ho scelto lo Scoutismo.
La mia tessera Agesci ha bollini quasi ininterrottamente dal 2004 (e il primo della tessera da 'adulto' è del 1995).
Ormai, gli anni da Capo hanno superato quelli da Esploratore e Rover.
E', questo, il tempo di Comprendere, non di essere compreso.
Chi legge queste pagine sa che non risparmio all'Agesci nessuna critica per ogni minima imperfezione, ma quando si tratta di tirare le somme dubito che ci siano realtà più efficaci dello scoutismo nell'obiettivo di aiutare bambini, ragazzi e giovani adulti a realizzarsi nella felicità.
E, facendo polemica, ci riesce proprio perchè ci sono degli spaccamaroni a cui non piace la deriva tipo #buonascuola sul metodo, gli ossimori sulla formazione e le sforbiciate allo scouting e non si limitano a fare spallucce e fregarsene.
Come i ciclisti, anche gli scout sono malvisti dai più e per le stesse identiche ragioni.
L'ignoranza (e l'invidia?) porta a guardare con sospetto i "bambini vestiti da cretini guidati da cretini eccetera".
L'uniforme è presa a garanzie di simpatie militariste, la spiritualità (uso questo termine per includere tutti gli scout) è vista come un letale mix di ingenuità e bigotteria.
Ma è innegabilmente oggettivo che, negli ultimi 40 anni, l'Agesci è stata parte delle Soluzioni.
E' una palestra di educazione civica ed ambientale, una scuola di tolleranza ed un potente vaccino collettivo contro l'arroganza da italiano medio, il fascismo (e anche l'antisemitismo) che dilaga tra la gioventù.
E' un luogo di cultura e non solo di scarponi e zaini.
E' davvero uno dei Pilastri della Chiesa, quella giovane, che agisce più di quanto parli.
Il Cattolicesimo che vive nelle Sedi Scout non è mai di maniera: o c'è, nel sentire e nelle azioni di ragazzi e capi, o non c'è, anche quando siamo tutti schierati a parata.
In Agesci si legge, si scrive, si fa musica, teatro, 
E anche per quanto riguarda la famigerata questione di genere, l'Agesci è una realtà in cui la parità tra i sessi è completa e consolidata.
Non esiste, appunto, una questione di genere in Agesci: una ragazza di vent'anni appena entrata in Comunità Capi sarà corresponsabile esattamente come un vecchio elefante con brevetto e anzianità.
In Agesci argomentazioni tipo:
  • Sono più anziano;
  • Ho un livello di formazione superiore;
  • Ho un'esperienza molto maggiore alla tua 
Non hanno significato, soprattutto nel rapporto tra uomini e donne.
La nostra Diarchia funziona in maniera da dare un esempio concreto di collaborazione tra i sessi impostata a tutti i livelli: dal più piccolo Lupetto/Coccinella al Rover sul punto di concludere il suo percorso Scout tutti si trovano di fronte non il tradizionale paternalismo italico ma qualcosa che, forse, non c'è nemmeno in Scandinavia: la parità senza quote, la parità come collaborazione, la parità come naturalezza della complementarità tra Uomo e Donna.
Ogni bambina, ragazza, giovane donna, troverà nel suo percorso solo l'assoluta parità e complementarietà tra i suoi capi: una donna ed un uomo, non l'una o l'altro, ma entrambi assieme alla guida della Comunità.
Gli scout si mettono in cerchio perchè nessuno resti fuori e tutti possano guardarsi in faccia e questo modo di fare si conserva nel tempo.
Anche il mondo del Lavoro si è accorto delle potenzialità dello scoutismo e con colpevole ritardo, direi:
Ma pensateci un po' due minuti:
quale giovane donna/uomo di poco più di vent'anni ha come referenze la comprovata capacità di gestire la logistica di un campo scout?
Parliamo di trovare alloggio ad una cinquantina di persone, calcolare i fabbisogni di acqua, spaghetti, pane, latte, uova, detersivi, sapone, disinfettante.
Saper gestire  latrine, sicurezza, logistica, coordinamento con le autorità, permessi e normative, programmare al minuto 7-10 giornate di una quarantina di bambini o ragazzi , oh, francamente, ho incontrato ben pochi manager aziendali dotati di una capacità gestionale anche solo paragonabile.
Il mio essere Capo ha queste origini.
Oggi sono a mezzo servizio:
non posso partecipare ai campi e riesco a stento a star dietro agli impegni ordinari di Branca.
Ma la messe è troppa e ogni chicco una Vita.



Domani

Io non so per quanto reggerò.
Perchè, purtroppo, i numeri dimostrano inconfutabilmente che il ruolo di Capo in Agesci è INsostenibile, come le fonti di energia basate su combustibili fossili.
A Giugno completerò il mio quarto anno come Aiuto Capo Cerchio, poi si vedrà.
Ma voglio pensare seriamente al futuro del mio Servizio e a quello della mia amata Agesci.
Purtroppo, dati alla mano, la permanenza media di un Capo in Co.Ca. è inferiore al tempo medio necessario per ottenere la Nomina a Capo.
Questo significa, tanto per cominciare, che un sacco di unità sono condotte da Capi senza formazione completa.
Il che non è poi così grave come potrebbe sembrare.
Purtroppo, si va diffondendo un'idea dello scoutismo simil #buonascuola, ma ne ho già parlato abbondantemente in passato e non mi dilungherò.
Prima o poi ci si stanca di un servizio emotivamente e fisicamente così impegnativo?
No, secondo me ci si stanca degli extra e degli optional.
Ma è una mia opinione.
I numeri, anche quelli straottimistici pubblicati recentemente sulla stampa associativa Emiliana, sono catastrofici:
Il Servizio medio di un Capo dura meno di 4 anni e mezzo.
E ne servono 6, sempre in media, per diventare Capi Brevettati.
Ripeto: non mi voglio lanciare in analisi perchè non è questo lo scopo di questa mia riflessione.
Ammesso e non concesso che fosse passabile un paragone tra un Gruppo Scout ed una Scuola, bisogna schiaffarsi in testa che il ruolo del Capo non sarebbe quello dell'insegnante, ma quello del bidello o dell'autista dello scuolabus.
Lo Scoutismo non va avanti per grazia dei Capi splendidi e formati, ma perchè è un metodo educativo naturale, nel senso letterale del termine.
E a me piacerebbe che sempre più ragazzi avessero l'opportunità di crescervi dentro.
Al momento non è possibile e in molte realtà le liste d'attesa sono una dolorosa necessità.
E' vero, lasciare fuori  da una Comunità Cristiana qualcuno non è bellissimo.
Se ci sono bambini/ragazzi che vogliono fare scoutismo e non è possibile accoglierli perchè rischioso (fisicamente) ed irragionevole andare oltre certi numeri io credo che la soluzione sia nella sostenibilità del Servizio di Capo:
l'unico modo per allargare il cerchio è rendere il Servizio Sostenibile senza impantanarsi sui singoli segmenti dei vari problemi (sì, la formazione pensata per insegnanti degli anni '80 è un problema ma non è l'unico) ma ragionando a tutto tondo sullo Scoutismo per il XXI Secolo: formazione, programmazione, attenzione ai singoli e taglio degli sprechi di risorse.
Aevoglia a scrivere, su Proposta Educativa, articoli ecumenici sull'uso del tempo razionale, sulla necessità di non abusare delle energie dei capi... tanto due pagine dopo si trovano sempre nemmeno troppo velati inviti a gettare il cuore oltre l'ostacolo perchè se non ce la fai vuol dire che non ti azzecca e sei pigro e poco motivato: è colpa tua, Capo, che non ti formi e se dopo 5 anni ti sei stancato di avere al più 7 sere libere al mese vuol dire che non ami abbastanza lo scoutismo.
Ecco, sarebbe anche il caso di piantarla anche perchè ne va della qualità del Servizio: un Capo che non vive la quotidianità al di fuori delle Sedi e dell'ufficio e non ha altri interessi intacca gravemente la propria Testimonianza ed efficacia.
Non abbiamo bisogno di persone disposte a stare in sede ad libitum ma di gente che sa lavorare, ha piacere ad andare al Cinema, ai concerti, passare un week end con famiglia ed amici in un museo e che non sia solo il felice abitante dell'Isola che non c'è.
Insomma, alla fine, trent'anni dopo, penso sempre, dopo una riunione, che forse dovrei insegnare alle bambine la furbizia e la sopraffazione e non a dire tutti quegli 'eccomi'.
Ma queste bambine devono imparare a resistere: alla violenza, al neofascismo, al sessismo, allo stupro dell'ambiente, alla demolizione della Coesione Sociale e alla strumentalizzazione della Fede.
Penso che gli 'Alti' Ideali che ho inseguito da giovane e che sembrano il leitmotiv associativo sono troppo alti.
Il Pensare Alto non fa per me.
Da Ingegnere aerospaziale vi garantisco che troppo in alto manca l'ossigeno e si pensa male a quello che resta a Terra.
Sopra una certa quota volano solo i Palloni Gonfiati e nessuno di loro raggiungerà mai le Stelle.
Penso che, se qegli Alti Ideali si sono dimostrati futili pretesti per la vuota autoconservazione di certa classe dirigente del BelPaese, i Valori dello Scoutismo mi sono rimasti appicciati addosso anche quando mi sarebbe stato comodo lavermeli via di dosso.
Penso che se un giovane cattolico omosessuale ha speranza di accoglienza piena e completa ce l'ha tra i suoi fratelli scout e non perchè siamo migliori, ma solo dannatamente abituati chiudere quel benedetto cerchio e a non lasciare fuori nessuno.
Penso che, alla fine, quello che conta è mettersi l'uniforme tutti i sabati, sorridere e cantare e concentrarsi per decifrare ogni sorriso, ascoltare ogni "Bill, lo sai che..." come se fosse la più preziosa delle rivelazioni.
Penso che bisogna riflettere molto, molto, trarne conclusioni che non stonino rispetto a Scouting for Boys e lasciarsi alle spalle ansie, aziendalismo e grafici di produttività, indicatori e altre cose più adatte all'industria che alla Strada.
Lo scoutismo mi ha accompagnato per gran parte della mia Vita e solo con molta razionalità astratta posso accettare che prima o poi me ne dovrò andare in pensione.
E' già abbastanza difficile immaginare di dover lasciare le Coccinelle, seppur per il bellissimo Reparto o per il magico Clan.
Poi, oh! Alla fine, qua si semina gioia e tanto basti.

Canzone del giorno: Eirene.

12 aprile 2016

Storia dell'iter di (DE)formazione AGESCI spiegato bene

Per quanto completamente sommerso da importanti impegni non posso che sforzarmi di investire pochi minuti per scrivere questo breve post, essenzialmente un link commentato al bel Blog di Francesco sullo Scoutismo i cui ultimi articoli sono, secondo me, di importanza fondamentale per il futuro dell'AGESCI.
Mi riferisco a questo lungo e desolante post (e al precedente) di cui, a mo' di spoiler, cito gli ultimi paragrafi


L’attuale iter rispetta le mozioni che hanno portato ad una richiesta di ridefinizione dello stesso?No, la mozione 01.2004, che è una delle due mozioni da cui parte la verifica del nuovo iter di formazione, richiedeva “al Comitato Centrale di studiare modalità alternative per lo svolgimento dei Campi di Formazione Metodologica ed Associativa che permetta la partecipazione a quegli adulti in servizio educativo che per esigenze di lavoro non riescono a partecipare ad eventi di formazione di durata settimanale.” Non è stata realizzata nessuna modalità di partecipazione differente ai campi di formazione.

Io ritengo che quanto qui raccontato debba avere la massima diffusione possibile ed invito tutti i lettori interessati a divulgare come possono queste informazioni che, sebbene si riferiscano alla sola formazione dei Capi, in realtà sono specchio di un bispensiero inaccettabile nell'involuzione dell'Agesci in troppi livelli e settori.
Dovrei argomentare approfonditamente ma non mi è possibile per le prossime settimane, ma ci torneremo sopra.
Intanto un bel grazie a Francesco per la chiarezza dell'esposizione e la passione nel suo Servizio.

23 dicembre 2008

I Difficili: spunti psico pedagogici e metodo scout per il disagio

Beh, l'ho letto.
Cesare, al CFA, ci raccomandò di farci un'infarinatura di psicologia dei gruppi e dei comportamenti degli adolescenti in età evolutiva. Il testo di Stefano Costa è chiaro, scorrevole ed illuminante. Non ho i titoli per valutare da esperto la competenza dell'autore da un punto di vista professionale, ma i suoi suggerimenti operativi e concreti sono sensati ed organici. Stefano, come Capo, sa il fatto suo ed anche di più. Ho molto apprezzato l'esplicito riferimento allo scouting che Stefano fa al culmine della sua opera. Lo scoutismo non ha strumento più potente delle sue peculiari attività all'aperto. Ancora di più apprezzo l'affermazione esplicita dell'impossibilità di un capo scout di accollarsi compiti propri di un medico o di un assistente sociale.
Insomma, Stefano offre competenza, una competenza che andrebbe spesa sulla Strada osservando ed agendo puntualmente. Quando ho iniziato a leggere il libro, ero piuttosto scettico. Dicevo tra me:" Ecco un altro blocco di carta pieno di ottime intenzioni scritto per capi scout non lavoratori i cui ragazzi vivono solo per lo scoutismo". In due ore a settimana ed in una domenica al mese noi dovremmo salvare il mondo, prenderci una seconda laurea in scoutologia, discuterne socraticamente e pure farci due risate. Vabbé, inutile ripetere fino alla noia le stesse cose. Ma, tra tanta carta che l'agesci stampa e distribuisce, un foglietto semplice con due righe su cui sta scritto che "per ogni ora passata in sede si deve stare almeno 10 minuti ( non dico due ore ) in cima al monte se no sei un capo monello" ancora non c'è verso di riceverlo.... Pardon, sta scritto dappertutto, solo che siamo tutti occupati a leggerlo e non c'è più tempo per fare scouting dopo...
Vabbè, gli effetti dello Stress...
Tuttavia, se la vostra unità vive lo Scouting in pieno, non sorprendetevi di trovare tra i suggerimenti di Stefano molte delle vostre normali attività. Non ci si può mai improvvisare nè sentirsi arrivati. Ho letto questo saggio con curiosità e piacere, trovando conferme e scoprendo errori. Un sincero Grazie agli autori ed agli editori.
Cari lettori, le Feste sono prossime, non credo che passerò da qui tanto presto, pertanto vi auguro un Sereno Natale che vi porte la Pace nel cuore ed un'occasione per cambiare un po' il Mondo in meglio.

27 novembre 2008

Incroci Pericolosi

Ultimamente, sono stato un po' latitante. Un po' per problemi di lavoro, un po' per pigrizia, un po' perchè non saprei da dove cominciare, ho abbandonato momentaneamente blog & similia. Ma è tempo di riprendere anche per fare chiarezza nei miei pensieri.
Temo che vi tedierò con la descrizione di quello che mi è capitato qualche tempo fa: L'Hike ci era stato praticamente imposto e non è che ci andasse tanto di farlo. Ma il premio era sostanzioso: una promozione sul campo per meriti di guerra, in pratica. Così, una bella domenica mattina di autunno, ci ritrovammo in due di fronte il Panificio San Giacomo. Prima a messa e poi ci siamo incamminati. La strada non finiva mai: curva su curva, metro dopo metro. Un po' di chiacchiere, ma neanche tante: eravamo entrambi piuttosto taciturni. Si passa La Martella e ci si incammina verso Timmari. Dalle auto che passano ci guardano male, con disprezzo. Arriviamo al Bivio per Timmari e la strada si fa salita. E' una salita breve, certo, ma noi eravamo già un po' stanchi. Quindi, il sentiero per San Salvatore. E la salita aumentò di pendenza. Ma eravamo giovani e poco carichi. Arrivammo a destinazione, non ricordo affatto che tipo di attività di catechesi ci toccò di compilare, poi accesi il fuoco. Cucinammo sulla viva fiamma: antipasto, primo e secondo. Divorammo tutto in un battibaleno. E tornammo indietro con maggior pena e fatica, arrivando alle nostre case all'imbrunire. Il Sabato successivo, nel quadrato del Reparto Sagittario, i Capi Reparto ci permisero di scoprire la Terza Tappa, dato che avevamo raggiunto la Seconda. 12 km all'andata, 12 km al ritorno... Era l'autunno del 1988. Vent'anni fa un Hike di 24 Km era condizione necessaria, ma non sufficiente, per raggiungere la Seconda Tappa di progressione personale E/G. E oggi? Qualche tempo fa , avevo scritto un post ironico e scherzoso sulle modalità di costituzione degli staff di unità. Beh, a posteriori l'ironia si è dissolta e di scherzare non ho più voglia. Non sto parlando di staff, ma di livelli più elevati. Lo scorso week end si è svolta l'Assemblea Regionale dei capi Agesci della Basilicata. Ne sono stato solo parzialmente soddisfatto. Anzi, mi correggo: a fronte di alcuni eventi senz'altro positivi, le implicazioni di frasi, affermazioni, espressioni facciali ed annessi e connessi mi hanno lasciato profondamente sconsolato.
Fino a poco tempo fa credevo che la mia bella Associazione fosse più in crisi delle banche americane. Ora non più. Probabilmente sono io fuori posto: se io non mi ci ritrovo più non vuol dire che l'Associazione sia in crisi, ma che uno dei due si sia spostato rispetto al passato. Magari l'Associazione è andata avanti ed io sono rimasto immobile, as usual... Oppure siamo rimasti in pochi abbarbicati alla vetta ed il resto è precipitato... Non so...
Io non mi sento più a mio agio. Non sono sereno quando una persona che fa in una settimana lo stesso lavoro che io faccio in due giorni se ne viene col dito in cielo a definire "poco Cristiano" chi non partecipa agli eventi regionali. Non sono sereno quando mi trovo a dover discutere di un'astratta ed autoreferenziale filosofia dello scoutismo mentre mi mancano gli strumenti per far fronte ad emergenze che vedo crescere sotto i miei occhi. Emergenze che hanno nomi e cognomi e date di nascita troppo recenti perchè mi siano indifferenti. Non posso essere sereno quando vedo dissolversi il concetto di Servizio a favore della soddisfazione personale nell'interpretare un ruolo che nella pratica si traduce in feste e lazzi nell'indifferenza verso gli scopi ultimi dell'Associazione. Forse, può darsi che lo scoutismo sia diventato davvero una specie di doposcuola convergente al modello della scuola italiana. Con le ovvie conseguenze sul piano dell'efficacia... Ma, forse, sono io che non sono in grado di adeguarmi. Non ho tempo per far palestra, andare al cinema, leggere un libro. Solo Lavoro(i), famiglia, Agesci. Null'altro. Quindi, l'Agesci non può ulteriormente espandersi nell'arco della mia settimana tipo: a scapito di cosa? Delle mie 7 ore di sonno? Se c'è un imprevisto e l'attività pianificata deve essere spostata, o se ne aggiunge una nuova, non c'è semplicemente spazio. Quindi, sentirmi dire : "Come, non vieni? Ma lo sai che poi ci vanno di mezzo i ragazzi?" mi provoca una strana sensazione di alienazione: sarò strano io a trovare inconcepibile che un adulto lavoratore da 60 ore a settimana debba sapere che alcune ore o giorni della sua vita se le dovrebbe ciucciare lo "scoutismo" magari con solo 12/48 ore di preavviso? Almeno 'sta volta ho avuto la prontezza di spirito di rispondere che: "Al contrario, è proprio perché ci sono io che i Ragazzi possono fare scoutismo, pazienza se saltano questo evento, parteciperanno agli altri.Se non ci fossi io salterebbero questo e gli altri". Non mi stupirò mai abbastanza del fatto che, nonostante ci si organizzi in base alla disponibilità oggettiva, capiti troppo spesso che sia richiesto, come minimo, il 105% di quello che è il tuo massimo.
Io credevo di giocare ad un gioco da svolgersi in un bosco con pentoloni, cordino e paletti, su una strada di speranza, mi ritrovo a fare da notaio di decisioni ed azioni di cui non vedo alcun ritorno educativo. Non scrivo per fare il calssico pianto greco: dopotutto le cose a me, personalmente, stanno andando piuttosto bene. Eccetto il particolare che faccio più il Capo Squadriglia che il Maestro dei Novizi. Purtroppo, non vedo in costruzione un futuro associativo possibile su queste linee di affanno continuo in cui spuntano, di tanto in tanto, anche atteggiamenti patologici a salare la torta...
Quindi, se il mio sacrificio è ritenuto peggio che inutile: dannoso, a che senso farlo? Se occorre di più, se al gioco dello scoutismo possono partecipare solo certe categorie sociali che non devono lavorare più di 40 ore a settimana per vivere, basta dirlo, chiarirlo, l'Agesci delibera e pubblica tante cose, concede così tanta libertà di interpretazione di cosa sia lo scoutismo che può anche permettersi di ufficializzare quelle 10 ore a settimana e 3 week end al mese che pare siano indispensabili tra i requisiti per la nomina a Capo. Insomma, io al solito magari esagero, ma si fa sempre più largo in me l'idea che forse è meglio lasciar perdere quella che a tutti gli effetti è una lotta contro i mulini a vento. Se siamo diversi e divisi, come dice uno dei miei ragazzi, a che pro tentare di unirci a tutti i costi? Meglio un buon vicinato che una cattiva convivenza, no? Forse sarà questa la causa del proliferare di associazioni scout: pare che per ogni gruppo che chiude nascano due associazioni...
Non so, davvero non so che pesci prendere. Va bene, il mio Servizio quest'anno sembra abbastanza definito, ma non basta per ritenersi sulla strada giusta. E io vorrei davvero essere sicuro di stare sugli stessi passi che 'sto ragazzino qui sotto percorreva venti anni fa.


2 ottobre 2008

Formazione Capi: Nomina a Capo.

Già, da quest'anno anche io avrò questa dicitura sui moduli del censimento.
Sabato scorso ho ricevuto dalla mia Comunità Capi le insegne Wood-Badge.
Questo dovrebbe essere lo spazio in cui esprimere le emozioni, la gioia, pubblicare le mie considerazioni eccetera.
Ma ora non mi va.
Preferisco dar spazio ai ringraziamenti.
Ringrazio di cuore le persone che hanno avuto fede in me, che mi hanno accolto, che hanno parlato ed ascoltato. Ringrazio i fratelli lontani, solo nello spazio e mai nel tempo, ringrazio chi ha dato il Suo Servizio per farmi arrivare fin qua, ringrazio i Ragazzi, ringrazio chi avrebbe dovuto esserci e purtroppo non c'era.
Sabato ci aspettano la Strada e una notte di campo. Il Gilwell lo si porta dentro

Strada facendo,

di Claudio Baglioni

Cantata da Peppe e dal Resto della Co.Ca. del
Matera 2 " San Francesco " il 27 Settembre 2008

Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme
con l'anima smaniosa a chiedere di un posto che non c'è
tra mille mattini freschi di bicletta,
mille e più tramonti dietro i fili del tram
ed una fame di sorrisi e braccia intorno a me...

Io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho perduto
ho visto visi e voci di chi ho amato prima o poi andar via
e ho respirato un mare sconosciuto
nelle ore larghe e vuote di un'estate di città
accanto alla mia ombra nuda di malinconia...

Io e le mie tante sere chiuse, come chiudere un ombrello
col viso sopra il petto a leggermi i dolori ed i miei guai
ho camminato quelle vie che curvano seguendo il vento
e dentro un senso di inutilità
e fragile e violento mi son detto tu vedrai...vedrai...vedrai..

Strada facendo vedrai che non sei più da solo
strada facendo,
troverai un gancio in mezzo al cielo
e sentirai la strada far battere il tuo cuore...
vedrai più amore....vedrai!.

Io troppo piccolo fra tutta questa che c'è al mondo
io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai
e ho corso in mezzo a prati bianchi di luna
per strappare ancora un giorno alla mia ingenuità
e giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai,vedrai..vedrai..

...Strada facendo, vedrai, che non sei più da solo
strada facendo, troverai, anche tu
un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada
far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai...

E una canzone e neanche questa potrà mai cambiar la vita
ma che cos'è che mi fa andare avanti e dire che non è
finita...cos'è che mi spezza il cuore tra canzoni e amore
e che mi fa cantare e amare sempre più,
perché domani sia migliore, perché domani tu...

24 settembre 2008

L'ultima lettera di B.P.

Cari Scouts,

se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me, e per quanto non sia ancora in punto di morte quel momento verrà, un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre.

Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele.

Io ho trascorso una vita felicissima e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice. Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipen­de dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie.

Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini. Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto.

Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere « fatto del vostro meglio ». « Siate preparati » così, a vivere felici e a mo­rire felici: mantenete la vostra promessa di Esploratori, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.

Il vostro amico

22 settembre 2008

Il Tempo dello Scoutismo.

Giunto alla vigilia di un evento fondamentale della mia 'carriera scout', mi sto interrogando un po' non sulle fondamenta del mio impegno, ma su una serie di quesiti apparentemente banali:

  • Per quanto tempo è sano fare il Capo Scout?
  • Quanto Tempo libero è sano dedicarvi?
  • E, soprattutto: quanto deve contare il pensiero dello Scoutismo ed attività anche impropriamente correlate, nella vita quotidiana di un Adulto?

Mi piacerebbe che a queste domande rispondiate anche voi, cari anonimi lettori, ovviamente senza ricorrere a risposte che in analisi matematica si definirebbero come "soluzione banale". Che, nel nostro caso, è una risposta del tipo:

  1. Per sempre
  2. Quello Necessario
  3. Come Sopra.

Prima di esporre la mia opinione sui tre punti, dico la mia su cosa io intenda per: "è sano". o, meglio, per "non è sano".
Non ritengo sia sano dedicarsi a qualcosa per coprire, in tal modo, le proprie manchevolezze e problematiche personali. La Vita è un dono di Dio che va impiegata per imparare ad amare, non per ammazzare il tempo in attesa della morte, seppur con modalità abbastanza innocue per il resto del genere umano.
Leggevo sulla Stampa di oggi un articolo sulle crisi vocazionali dei capi scout e potrebbe sembrare paradossale che io stia qui a porre il problema opposto.
Ovviamente, quando per motivi familiari il mio tempo libero subirò una drastica decurtazione, appenderò il fazzolettone alla forcella della Partenza, almeno per qualche anno. Oppure, nel momento in cui non sarò più in grado di partecipare ad attività all'aperto causa deficit fisici, emigrerò nel misterioso universo dei quadri associativi, sperando di non diventare complice di certe alzate di ingegno tipo la riforma della Formazione Capi Agesci, che si potrebbe descrivere così:
La Base:" Non abbiamo tempo di fare 2 campi di formazione di 1 settimana, ci occorre flessibilità" a cui i quadri hanno risposto:" Visto che non avete tempo di fare 2 campi di formazione di 1 settimana, per venirvi incontro ne farete 3, di cui 2 di 1 settimana".
Un esempio a caso ma ce ne sarebbero altri...
Io mi interrogo su dove sia situato il confine tra la passione e la paranoia, tra il desiderio di servizio e la tossicodipendenza, tra l'attenzione ai ragazzi e lo sfogare le proprie frustrazioni personali.
Mi interrogo ora su questi temi proprio perchè ora mi sento abbastanza sicuro di essere lontano dai limiti che voglio definire.
E' sano incontrarsi al Pub coi membri della Co.Ca. e parlare di aberrazioni che dovrebbero essere estranee allo scoutismo?
E' sano incontrarsi al Pub coi membri della Co.Ca. ed organizzare attività scout?
Beh, senza falsa ipocrisia: io sono il primo a trovarmi in queste situazioni.
E mi preoccupo un po' per il futuro del mio Servizio.
Riuscirò ad evitare contaminazioni?
Ma ecco le brevi rispostine alle mie domande:

  1. Finchè si è in grado di svolgere l'Azione Educativa coerentemente con la Branca in cui si è in Servizio. Ad Akela non è richiesto di fare 10km con zaino + tenda. Dal mio punto di vista trovo il mestiere di Akela assai più faticoso di quello di Maestro dei Novizi, ma è un altro problema...
  2. Quello necessario all'Azione Educativa purchè non siano terzi a stabilirlo in base a considerazioni personali piuttosto che in base al Regolamento Metodologico. Se ciò non avviene, problemi non possono esserci perchè in base al tempo disponibile ti verrà affidato un incarico adeguato. Sempre ad esempio, finché il mio lavoro non cambierà ( scenderà sotto le 40 ore effettive settimanali invece delle 55 e rotti attuali con ferie solo ad Agosto ), la branca E/G mi sarà praticamente preclusa.
  3. Il meno possibile. E qui mi sento sulla buona strada, soprattutto perché ogni volta che mi capita di sentire di problemi di Co.Ca. non inerenti il nostro 'core business' inizia a venire l'orticaria e non mi appassiono più alle relative discussioni teologico-dottrinali.
E voi che ne dite?