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13 aprile 2018

IT, di Stephen King

"Bill, lo sai chi è il mostro più mostro di tutti?"
"No, Silvia, dimmi, chi è?"
"It".
"Hai letto IT?"
"Sì, mi ha fatto veramente paura!"
E te credo...
"L'ho appena letto pure io, sai?"
"E hai avuto paura?"
"Sì, anche se non ho avuto paura di IT."
"Ma come? E' il mostro! Non hai avuto paura del mostro? Allora devi essere coraggiosissimo!"
"Ma no, non sono così coraggioso, solo non ho avuto paura di IT perchè IT non esiste, ma lo stesso ho avuto paura, te l'ho detto."
"Ah, non hai avuto paura del mostro ma hai avuto paura lo stesso? E di chi hai avuto paura?"
"Silvia, pensaci: IT esiste?"
"Mhmm, Bill, se ci penso ora no, ma se leggo da sola prima di addormentarmi allora mi viene il dubbio..."
"Però se ci pensi, ma davvero ci pensi, IT non esiste, giusto?"
"No, IT non esiste, è vero."
"Quindi non si può avere paura di qualcosa che si sa non esistere."
"No, è vero. Però tu hai avuto paura lo stesso, no?"
"Sì, ho avuto paura, ma di cose che, purtroppo, esistono. Hai presente i bulli? O i genitori che maltrattano i figli? O i razzisti che danno fuoco al locale dei soldati neri?"
"Sì, Bill."
"Ecco, di loro ho avuto paura. Perchè sono cose che non dovrebbero esistere ma invece esistono eccome."
"Ma è solo un libro, Bill".
"E' il contraio".
"Non ho capito, cosa intendi?"
Eh, non sei la prima nè l'ultima.
"Facciamo un esempio. Immagina di star seduta su una panchina e assistere ad una brutta cosa, ad esempio uno scippo o a un atto di bullismo o a un adulto che maltratta un bambino: sono tutte cose cattive, vero?"
"Sì Bill."
"E tu hai visto il male. Magari piccolo, ma sempre male."
"Sì, è vero."
"Secondo te quel male dove va a finire?"

"Beh, nella persona che lo ha fatto."
"Sei sicura? E chi il male lo ha subìto? E in te che hai assistito?"
"Non lo so, dici che posso diventare cattiva se vedo succedere qualcosa di brutto?"
"No, ma se ti spaventi o se la cosa ti turba vuol dire che un po' male ti senti anche tu, che ne pensi?"
"Penso di sì."
"E se invece non te ne importa nulla?"
"Ah, beh... Forse se vedo una cosa brutta e non me ne importa nulla penso che allora davvero mi sono abituata al male".
"Che è bene o è male?"
"E' male, Bill."
"Io penso che il male commesso da una persona cattiva contro un innocente non si esaurisca lì, ma resti come nell'aria ed entri in tutte le persone che sono in qualche modo coinvolte."
"Allora siamo tutti in pericolo Bill! Come possiamo fare?"
"Beh, esercitarsi a combattere il male non è difficile ma è molto faticoso: ti ricordi della Buona Azione? E' un buon punto di partenza, poi, quando sarai più grande ci pensiamo."
Sì, campa cavallo...
"Comunque, torniamo all'esempio. Se le persone cattive spargono il male e ne spargono abbastanza questo male non svanisce, ma si appiccica un po' ovunque e soprattutto sulle persone lì attorno. Ed esistono delle persone, gli scrittori, che sono capaci di prendere tutto il male sparso per il mondo dalle persone e di descriverlo. Per esempio, immaginati IT senza IT. Sarebbe una storia senza male senza IT?"
Silvia ci pensa e poi stila il suo elenco:
"No, ci sono i bulli, c'è il papà cattivo, anzi, ce ne sono due. Poi ci sono tutte quelle persone a cui non importa niente. E ci sono quelli che hanno buttato nel fiume quel poverino e quel ragazzo che ha fatto quella cosa brutta al fratellino e la mamma che fa mangiare troppo il figlio e l'altra mamma che lo fa ammalare e.."
"Già. Ecco, mi hanno fatto paura loro, tanta paura."
"Eh, Bill, mi sa che sono molto più spaventosi di IT."
"Però per battere IT si deve essere fortissimi, super. Forse per battere quegli altri basta fare le formiche e portar via il male un granello alla volta."
"Quindi una B.A. al giorno leva IT di torno?"
"Sì, Silvia, penso proprio di sì. Leva di torno lui, la paura e tante cose brutte.

Arcanda ha chiamato: andiamo?"




PS: ero sotto la doccia mentre pensavo alla conclusione di questa recensione, esco e la tenda della finestra decide, da sola, di srotolarsi di botto. Immaginatevi le conseguenze...

23 febbraio 2010

L'Estate della Paura

L'orrore dell'infanzia che transmuta in adolescenza, compromessi, tradimento.
Ecco, cosa sono, per me, questi romanzi.
Un cielo azzurro in pomeriggi senza fine ed un mostro in agguato nel buio.
IT, La Guerra dei Bottoni, L'Estate della Paura, Il Corpo.
Tutti racconti di bambini che vincono il male, racconti narrati da adulti che il male hanno attraversato. Lo scrittore sopravvive alla morte dell'infanzia. Un'infanzia che non è un tempo dorato, ma un tempo netto. In cui amicizia, passione, gioia, sono parole univoche e disambigue. E il male che tanti scrittori incarnano in mostri, demoni e vampiri, non è forse la banale resa di fronte alla Vita che implica l'allentamento e la dissoluzione dei legami d'infanzia?
Dove una volta arrostivo salsicciotti in un forno scavato nel terreno ora c'è un parcheggio.
Il Diserbante ha trasformato in una distesa brulla il boschetto di acacie spinose che ci terrorizzava.
Niente più lucciole nei cieli d'estate.
Forse, la stanchezza mi gioca brutti scherzi. Ma, mentre le ultime pagine del libro di Dan Simmons scorrevano via, mi sento nelle orecchie questa canzone dei Baustelle che mi fa tornare indietro ai primi anni '80 del Secolo Scorso, quando non ero ancora mai stato tradito da nessuno che avessi mai chiamato Amico

L'Aeroplano, Baustelle:

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano