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1 maggio 2011

la desolazione della coscienza inerte

I Baustelle mi fanno compagnia in questo uggioso pomeriggio di Maggio.
Non ho voglia di sentire il concertone.
Ho letto, tentato di scrivere due righe, perso un po' di tempo tra la messa a punto del PC dei miei con Ubuntu 11.04 ( avanzamento di versione da una 10.10 che era stata una 10.04 che era stata una 9.10 che era stata una 9.04 ). Tra parentesi, nessun problema.
Rachele Bastreghi canta l'Aeroplano ed io penso a Baghdad.
Non so se capiti anche a voi.
A me succede sempre più spesso.
Non di pensare a Baghdad.
Faccio colazione e penso alla colazione in quel di Misurata.
Conto le monetine per il caffè e mi viene in mente un ragazzino con un AK47 che scava la terra con le mani per nascondersi dal fuoco che cade dal cielo.
Freno di botto di fronte ad un cretino che non mi da la precedenza per poi accomodarsi a dieci all'ora al centro della strada e mi viene in mente un ben diverso traffico di carri armati in Siria.
Quando, a Pasqua, ho fatto una passeggiata sul mare non ho potuto guardare l'orizzonte senza immaginarci dietro una barca piena di disgraziati nel mare plumbeo.
Quasi mi vergogno a scriverlo.
Perchè scrivere è facile: che ci vuole?
Il difficile è agire e temo che stia diventando quasi impossibile.
Stiamo accumulando un debito di disperazione e dolore che non potremo mai ripagare.
Mi guardo attorno e noto che è così difficile persino parlarne, figuriamoci agire.
Mi sembra di assistere ad una specie di corsa a chi mette per primo e meglio la testa sotto la sabbia.
Le conseguenze pratiche e reali sono volatili, la logica è addomesticabile, non ci si deve neppure preoccupare dell'autoreferenzialità delle proprie azioni.
Il governo più impresentabilmente agisce meglio è.
E da queste parti non è che vada tanto meglio.
Io inizio ad avvertire sul petto un senso di catastrofe incombente che non se ne va nemmeno dopo un round di boxe, nemmeno nella musica, nemmeno in un camino acceso.
Sogno la Scandinavia. Sarebbe comodo andarsene da qui.
Andarsene così.


16 marzo 2011

Fukushima e Bengàsi, il Suicidio di una generazione ( l'eterno riposo indotto da sonno )


Familiarizzatevi con questa cosuccia in foto qua sopra.
Vi piace?
No?
Che peccato.
A giudicare dalle azioni medie della nostra Collettività mi sembrava che vi foste particolarmente affezionati.
Visto in Libia?
La nostra completa indifferenza, anche al di là del becero egoismo, ci rende complici per l'ennesima volta di un dittatore sanguinario dove la banale autoconservazione dei nostri interessi ( petroliferi ) ci avrebbe suggerito di appoggiare i partigiani.
Ma già, noi siamo pacifisti.
E, nonostante Fukushima, ce ne continuiamo a stare inerti abbabbiati alla TV mentre l'anticultura berlusconiana uccide le energie rinnovabili italiane nelle stesse ore in cui il nucleare avvelena mortalmente il Giappone.
Ne abbiamo già parlato, il programma nucleare italiano è solo un altro modo per costoro di arricchirsi a danno della Collettività, niente di più.
Eppure, noi, inerti, immobili, attendiamo.
Attendiamo di dover imbracciare l'oggetto in foto quando verrà il Colonnello a punirci per il tradimento come ha promesso?
Attendiamo, attendiamo sempre.
Manco le firme per mandare a casa Silvio vogliamo sforzarci a mettere.
E' sempre sbagliato, c'è sempre qualche insufficienza nelle insufficienti azioni di terzi.
Tanto da bloccarci nel nulla.
Non vi preoccupate, dormite tranquilli.
Ma non sarà divertente quando sarete svegliati dalle sirene.

Nel frattempo, buon ascolto.




18 febbraio 2011

Spaghetti Western

Spaghetti Western, ( Baustelle - Amen )

"Ti spacco la faccia con un calcio e poi ti mando al creatore"
Disse l'uomo bianco al magrebino sporco: "Te la spacco in due"
Poi gli sputò sul muso e "cosa avete da guardare?" urlò
Clint Eastwood è un signore ha fatto grandi film
i nostri pomodori sono buoni il mondo va così
"se vuoi lavorare" disse il caporale a un altro disperato
"porta la tua donna che la scopa il capo se vuoi lavorare"
poi prese il cellulare sputò a terra e ritornò alla jeep
Lee Van Cleef è morto, è morto Volontè
i nostri imprenditori sono esperti il mondo è quel che è
Tanti messicani in un deserto a Foggia e pochi pistoleri
fanno sì che i nostri maccheroni al sugo restino i migliori
ogni tanto il tonfo di una spranga i cani scappan via
Sergio Leone è vivo per lo meno qui e
l'occidente lento muore di tumore va così



Ecco.
Va così.
Io, mica mi lamento.
Ad oggi sono tra gli yankees, non tra i pistoleri e neppure tra i messicani.
E, forse, è solo la possibilità non più remotissima di finire tra i messicani mi fa smuovere ed indignare un po', ogni tanto. Sì, vabbè, sulla carta la mia parte l'avrei anche fatta, eppure non mi sento tranquillo con la coscienza.
Perchè, di fatto, me ne sto sazio e comodo al caldo col bicchiere di grappa in mano e mi sento in estrema minoranza.
Insomma, sto mettendo su pancia e temo che il prossimo passo sarà voltarsi dall'altra parte diventando un banale benpensante.
Oh, intendiamoci, ora non mi considero certo al di fuori della banalità: i dolori muscolari ed i disturbi da sedentarietà di queste settimane non sono certo straordinari, va così, no?
E, poi, ad un certo punto uno si scoccia pure: il Servizio, la raccolta differenziata, il risparmio energetico, il buttare la carta nel cestino, il far attraversare i pedoni, la legalità, la tolleranza, il rispetto, l'impegno, la letteratura, la verdura cinque giorni a settimana, il linux day, il cioccolato fondente solo dalla bottega del mondo, beh, sapete che c'è?
Mica posso fare tutto io, no?
Tanto a Foggia ( Policoro ) i pistoleri stanno preparandosi per accogliere una nuova infornata di messicani ed ho sempre questa sensazione di impotenza che sta diventando debilitante.
Per me, mica per loro: dopotutto, va così...


PS: il cinismo riversato in queste righe potrebbe anche catarticamente riconvertirsi in idea ed azione o, al peggio, in un bel Sushi o in una notte sul Pollino, meglio che niente, di questi tempi.