23 settembre 2017

Gli Incidenti dei Ciclisti: di chi è la colpa? Raccolta di link di statistiche

Il fatto che la mobilità ciclabile sia una forma di mobilità efficace ed efficiente non in base a criteri soggettivi e personali ma in base ad analisi matematiche ed economiche sfugge ai più.
In termini semplici non ci si dovrebbe spostare in città in bici perchè è bello, naturale, rilassante.
Ma perchè la collettività risparmia un mucchio di denaro e la qualità della vita aumenta (inclusa quella degli automobilisti che trovano più parcheggi e meno code).
Secondo il Comune di Bologna (attualmente di certo non bike friendly), nel 2016 sul territorio comunale il costo degli incidenti stradali è stimato in oltre cento milioni di € (118, per la precisione).
Vedete voi.
Ora, sui benefici di andare in bici ci sono fonti documentate serie e non un po' ovunque.
Su quanto sia pericoloso andare in bici, pure.
Ma non è così facile individuare dati affidabili sulle responsabilità degli incidenti che coinvolgono i ciclisti.
Definiamo prima di tutto un dato collaterale: le infrazioni stradali dei ciclisti e il raffronto con le infrazioni stradali degli automobilisti.
La mia impressione irrilevante è che i ciclisti facciano infrazioni più o meno allo stesso modo di quando invece che in bici vanno su un'auto.
Un dettaglio: i ciclisti urbani non possono violare i limiti di velocità, quindi direi che la possibilità di infrangere il codice della strada è minore della casistica degli automobilisti.
L'eccesso di velocità è causa diretta almeno dell'11% degli incidenti automobilistici, il che vuol dire che è concausa di un'altra percentuale di certo non piccola nè lieve.

Prima di tutto, non è vero che i ciclisti non sono controllati:
sono poco controllati, esattamente come gli automobilisti.
E' vero che sono meno sanzionati? 
Non lo so: non ho trovato dati ma a quanto pare non è vero neppure questo.

Poi, nemmeno per gli automobilisti esistono statistiche sulle 'mancate sanzioni' nè sui 'mancati incidenti', ossia quelle situazioni di pericolo che, ad esempio, sono registrate on campo aeronautico.
Pertanto, dato che gli unici dati (difficilmente) reperibili sono sugli incidenti, non ha matematicamente senso preoccuparsi delle infrazioni dei ciclisti che non si  traducono in incidenti.
Infatti, un comportamento pericoloso si traduce in un certo numero di incidenti.
Quindi, non sappiamo esattamente quanti automobilisti viaggino a 60 km/ora in città, sappiamo che il viaggiare a 60 km/ora si traduce in una maggiore incidentalità (misurabile).
Pertanto si torna alle premesse: quanti incidenti coinvolgono i ciclisti per loro colpa? 
Questo dato (misurabile) ci da anche una possibile indicazione sulla loro indisciplina.

Detto in matematica, se a è l'idice di responsabilità degli automobilisti in caso di incidente con un ciclista e b è lo stesso indice per i ciclisti, quindi con a+b = 100, i dati (sotto riportati) dimostrano incontrovertibilmente che a > b.
Mi piacerebbe dimostrare matematicamente che il mancato rispetto delle regole del codice della strada che provocano incidenti è maggiore tra gli automobilisti pur essendo ciclisti ed automobilisti (s)corretti allo stesso modo.
Di fatto, è molto probabile che ai fini della sicurezza stradale collettiva tali violazioni (non rilevate e a maggior ragione non sanzionate) siano di basso impatto.
Perchè mi spingo ad ipotizzare?
Perchè, secondo i dati che intendo raccogliere in questo post 'aperto' a contributi ed evoluzioni future, in caso di incidente tra auto e bici è quasi sempre l'automobilista il responsabile.
In aggiunta, la facilità con cui in città si superano i limiti di velocità rende quasi sempre l'automobilista corresponsabile.
E il cerchio si chiude: in media, le infrazioni dei ciclisti non hanno conseguenze pratiche e non sfociano in incidenti, tutto qua.
Questo non vuol dire che non si debbano sanzionare comportamenti dei ciclisti quali girare di notte a luci spente, ad esempio. 
Significa che multare 100 ciclisti ha un impatto sulla sicurezza collettiva di gran lunga inferiore a usare le stesse risorse per multare 100 automobilisti.
E che se l'obiettivo dei controlli non è solo il rispetto della legalità ma soprattutto la salvaguardia della Vita Umana si dovrebbero controllare (e multare) sistematicamente gli utenti della Strada che provocano rischi per la Vita Umana perché controllare e multare i ciclisti indisciplinati in maniera sistematica è matematicamente uno svantaggio per la sicurezza in quanto tali controlli sono necessariamente a scapito di quelli efficaci (ossia sui mezzi a motore).

Se è possibile fare k controlli al giorno, e questi k controlli salvano v vite umane, è possibile che spostare una quota di questi k controlli al monitoraggio mirato delle infrazioni dei ciclisti porti ad una diminuzione del numero di vite umane salvate dai controlli.
Del resto è quello che è successo a Bologna nel 2017 secondo i dati del Comune: raddoppiate le multe ai ciclisti, doppiati gli incidenti del 2016 già ad Agosto 2017.
CVD. O quasi.

Chiedo, pertanto, il soccorso di qualche matematico di passaggio che mi aiuti a dimostrarlo in maniera rigorosa.




La premessa è fin troppo lunga, quindi procediamo alla sostanza del post.
Intendo raccogliere una serie di link in primo luogo a studi  scientifici e in secondo luogo a notizie di stampa riconducibili ad altri studi scientifici.
Se possibile, scaricherò e conserverò per poterli fornire a richiesta eventuali pdf di documentazione.
Intendo, quindi, fornire i dati sufficienti per rispondere velocemente alla domanda posta nel titolo.

Divido sommariamente i link per tipologia soggettiva con un breve sommario.
Aggiornerò costantemente il post man mano che rintraccerò nuovi dati.


Blog e siti specializzati

L'insostituibile Benzinazero:  https://benzinazero.wordpress.com

"Nei social network di fronte a questo post molti osservano: “Sì ma è a Toronto…”, “Sì, ma è il 1998…” Ciononostante, l’indagine è attendibile e molto indicativa in ogni caso. 1. Si tratta di 2.572 incidenti *verbalizzati* dalla polizia, e quindi rilevati con particolare attenzione; 2. I comportamenti automobilistici sono molto standardizzati in tutto l’occidente: i codici della strada, pur differendo nei dettagli, hanno forti analogie. 3. Eventuale “maggiore disciplina” degli automobilisti in un dato paese vengono compensati da analoga maggiore disciplina dei ciclisti, e viceversa. 4. Siccome i ciclisti in genere non sono assicurati, in caso di contenzioso c’è un forte incentivo delle assicurazioni a dare loro il torto… quindi se risulta che hanno ragione, è perché hanno ragione. 5. Se i ciclisti fossero causa di sinistro in modo particolarmente elevato, le assicurazioni si darebbero da fare per un’assicurazione obbligatoria. Insomma: se a Toronto risulta che il 90% degli incidenti auto-bici sono causati da comportamenti incauti degli automobilisti, difficile che in un altro paese risulti esattamente il contrario."
https://benzinazero.wordpress.com/2014/09/21/studio-90-degli-incidenti-auto-bici-sono-causati-dallauto-toronto-1998/

e

https://benzinazero.wordpress.com/2017/05/01/incidenti-auto-bici-di-chi-e-la-colpa/


Siti Istituzionali Italiani:


Regione Lombardia

"In Lombardia, dalle analisi sulle circostanze per le quali avvengono gli incidenti e in cui muoiono ciclisti risulta come, nella maggioranza dei casi, chi si trovava in sella alla sua bicicletta procedeva regolarmente e senza svoltare."




Siti Istituzionali Stranieri



Siti Universitari


Università di Bologna:



Stampa


"Most of the crashes occurred at intersections across popular cycling routes and were deemed not to be the fault of the cyclists"



"While motorists often accuse cyclists of being the cause of bike-car accidents, a Toronto analysis of 2572 police collision reports (Table 1) demonstrates that this is actually not the case. The most common type of crash in this study involved a motorist entering an intersection controlled by a stop sign or red light, and either failing to stop properly, or proceeding before it was safe to do so. The second most common crash type involved a motorist overtaking unsafely. The third most common type of crash is a motorist opening a door onto an oncoming cyclist. In fact, cyclists are the cause of less than 10% of bike-car accidents in this study "




11 settembre 2017

La Giustizia per Regeni non è alla portata dell'Italia

Ho letto (via Internazionale) il complesso reportage di Declan Walsh del The New York Times Magazine sul Caso Regeni.
Lo consiglio a tutti gli interessati: ritengo sia il testo più accurato e solido che abbia mai letto in merito.
E se non avete voglia di leggere, vi riassumo in una sola frase quello che è di nostro maggior interesse: 
No, Walsh non ha scritto nulla contro il Governo Italiano che non ha commesso i grossolani errori che ci si potrebbe attendere.
Parliamo, quindi, di altre cose fondamentali che nell'articolo non ci sono.
Perchè il governo egiziano può serenamente ignorare l'accaduto e le richieste di Verità e Giustizia sia della Repubblica Italiana che dell'Opinione Pubblica Occidentale?
Perchè la Repubblica Italiana ha ceduto e ha rinunciato a chiedere Giustizia?
Ecco, di questo, nel reportage non di parla.
L'affaire Regeni ha avuto ampia eco anche all'estero è non è (stata) una questione solo Italo Egiziana.
Ma, quando gli interessati (fatevene una ragione: siamo molto pochi) manifestano la propria indignazione (sui social) parlano al vento.
E' del tutto evidente che un funzionario del governo egiziano (non sappiamo quanto importante, potrebbe anche essere di livello medio) ha ordinato il rapimento, la tortura e l'esecuzione di un cittadino italiano che non stava facendo nemmeno niente di particolarmente pernicioso per la sicurezza della dittatura militare egiziana.
E' assai probabile che costui non vedrà mai l'aula di un tribunale.
Perchè?

E' molto semplice: il governo Egiziano fa finta di nulla e ci prende pure per il culo perchè può farlo.
Il Governo Italiano ha rimandato l'ambasciatore al Cairo perchè deve farlo.




Non voglio scrivere un trattato sulla maggior rilevanza geopolitica di una Dittatura Mediorientale che ha un peso economico del 25% della maggior Democrazia del Mediterraneo.
Gli egiziani si sentono tranquilli perchè sanno bene che l'Italia ha molto più bisogno dell'Egitto che l'Egitto dell'Italia.
O, almeno, pensano che sia così.
La nostra intelligence, oggettivamente efficace nel proteggerci da ISIS e sodali, ha bisogno che l'Egitto (sul cui territorio ISIS et similia conducono quotidianamente una feroce azione di guerriglia e terrore) continui a collaborare.
I buoni uffici egiziani sono anche richiesti in Libia per via di quella faccenduola dell'Immigrazione.
E', ovviamente, anche una questione di soldi ma, anche se i 5 Miliardi di € di interscambio annuo possono sembrare una cifra enorme, il nostro guaio è la debolezza militare e strategica:
L'Egitto combatte l'ISIS e voi non lo volete supportare?
Apparentemente, quindi, la ragion di Stato mista alla nostra debolezza ci costringe far buon viso a cattivo gioco.
Io penso che sia la nostra debolezza militare e politica a contare.
Non è affatto detto che si debba noi cessare la collaborazione con l'Egitto in tema di antiterrorismo.
Si possono emettere sanzioni mirate contro i nostri sospettati principali con tanto di sorriso sulle labbra.
Emettere mandati di cattura internazionale.
L'Egitto è un paese molto debole (che è bene non indebolire ulteriormente) ed è fondamentale lasciare ai suoi dirigenti almeno modo di salvare la faccia.
Quindi un govero egiziano sufficientemente motivato da azioni precise e fredde da parte italiana potrebbe anche decidere di sacrificare i responsabili.
Ma noi non siamo in grado di fare niente di tutto questo perchè ci mancano le basi culturali per decifrare le posizioni di forza.
E nei palazzi dei nuovi faraoni ci si sente molto più forti di quanto si sia in realtà, può darsi, ma si è molto più forti geopoliticamente parlando che lungo le rive del Tevere.
La realtà è sconfortante e la mia desolata opinione è che non ci sarà mai giustizia per Regeni, almeno non secondo i nostri parametri che vorrebbero mandanti, esecutori materiali e complici condannati a pene detentive proporzionali alla responsabilità.
I miei pensieri vanno alla sua famiglia ed ai suoi cari che non possono certo dimenticare o smettere di soffrire per la terribile perdita che un pezzo dello Stato Egiziano ha inflitto loro.
La mia raccomandazione finale per chi ha a cuore questa ed altre cause simili è meditare su un dato di fatto: se la tua nazione ha 200 carri armati e quella oggetto del contendere ne ha, magari, 3500, degnati di inserire questo piccolo squilibrio nei tuoi calcoli in merito.
Magari certi fatti inesplicabili si spiegano facilmente.