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17 giugno 2018

Io, l'intollerante della porta accanto

Sono molto intollerante, sì, ma non in base al colore della pelle, la lingua, la religione,  o la condizione economica.
Considero  esseri umani pericolosi quelli che vanno a 50 km/h in zona 30, che guidano usando il cellulare, o che guidano da assassini in generale, che non fanno la differenziata, che tentano di saltare le code, che buttano rifiuti per strada, che disprezzano la scienza che gli consente di sopravvivere (#novax e complottari da due lire tipo quelli che non credono che siamo mai andati sulla Luna e gente che odia i vegani). 
Eccetera.
E quanti saranno in percentuale?
Saranno di più o di meno del 59% degli italiani (e del 33% degli elettori del PD) favorevoli all'angosciante decisione di chiudere i nostri porti?
E sono più pericolosi quelli che odiano i ciclisti o questi ultimi?
Sicuramente, scientificamente, questi ultimi.
Io non provo nessun particolare affetto per gli estranei, bianchi, neri, magrebini, atei, sedicenti cristiani eccetera.
Quindi, non è che io desideri che in Italia arrivi gente diversa solo per il gusto di mangiare la loro cucina e risolvere tutti i gravi problemi che ciò comporta.
Perchè c'è un equivoco.
La nostra ricchezza, gli ospedali, la macchina, la doccia in casa, internet, i voli low cost, mangiare al ristorante sono basati su una concezione sociale dei diritti umani che è nata nel XVIII Secolo e che ha prodotto, nell'Occidente, il luogo spaziotemporale più prospero e pacifico di tutta la Storia dell'Umanità. Non è mica detto che la cosa sia irreversibile. E' il diritto dell'uomo a generare la libertà e la prosperità per gran parte della popolazione. Se tu, uno del 59%, decidi che questo diritto può venir meno senza nemmeno sforzarti di leggerti due carte sullo stato scientifico della situazione la cosa migliore a cui puoi aspirare per i tuoi figli è una situazione dispotica alla cinese con una piramide della prosperità rovesciata che schiaccia la maggior parte della popolazione a vantaggio di una esigua minoranza. Cosa, del resto, già in atto in Italia parallelamente alla faccenda dei migranti, sul fronte economico (Flat Tax, occhiolini ammiccanti agli evasori eccetera). Non è una questione di essere buoni, cattivi, cristiani o atei, accoglienti o meno. E' una questione egoistica: vogliamo che tutto questo bel mondo occidentale libero, prospero, pacifico e poco violento resti in piedi? 
Se la risposta è sì non si può agire che secondo l'insieme di valori e principi legali che hanno portato a questa prosperità.
Quando ci si discosta gravemente da questi principi succedono disastri.
Tanto per fare un esempio, gli USA hanno subìto la cocente sconfitta in Vietnam proprio perchè hanno abbandonato questo sentiero appoggiando corruzione, compiendo atrocità e, tecnicamente, usando un esercito progettato per difendere gli USA dai Sovietici per azioni di controinsurrezione.
Gli americani hanno perso perchè non hanno fatto gli americani.
(Al netto di tutte le nefandezze ordinarie tipiche di uomini e stati).
In due parole: 
La gente in mare va salvata per mantenerci prosperi e liberi, non santi.

16 giugno 2018

Un Mondo d'Amore

Sto serenamente pensando di non andare più in bici al lavoro e di smettere di far servizio in Agesci.
Perchè vivo in un posto in cui queste cose sono controproducenti.
Sì, controproducenti.
Gli Italiani desiderano pagare salata in termini economici la mobilità autocentrica.
Desiderano gli incidenti stradali, il cancro da inquinamento, le malattie cardiovascolari da sedentarietà.
Desiderano passare ore in coda, desiderano passare molti momenti della propria vita immersi nella rabbia e nella frustrazione del traffico e odiano tutti quelli che si oppongono ai loro desideri.
Gli italiani desiderano pagare più tasse e avere mero servizi, nel migliore dei casi perchè sognano di diventare quell'uno su mille di privilegiati che pagheranno molte meno tasse e che non hanno bisogno di servizi.
Gli italiani desidderano credere di vivere in una Nazione pericolosa e priva di lavoro a causa dei migranti esattamente come desiderano ignorare le evidenze scientifiche su vaccini, lavoro, diritti, criminalità, mobilità urbana e alimentazione.
Gli italiani desiderano giovani conformi a questo pensiero, violenti come sono violente tutte le persone terrorizzate da un ignoto che si costruiscono da sole un po' come gli inquisitori che si rifiutarono di guardare nel telescopio di Galileo per constatare coi propri occhi di avere torto.
Vale, poi, la pena di affannarsi tanto per sostenere i giovani su un Cammino di Fede e Libertà quando poi si troveranno spiazzati nè più nè meno di come si troverebbe Burioni all'epoca della Peste di Milano?
Ora dovrei trovare le ragioni per continuare, insistere e perseverare.
Come le aquile randagie, come i pochissimi dissidenti mandati al confino.
I buoni esempi non mancano e neppure la compagnìa.
Ma vorrei una strategia.
Canzone del giorno:

Un Mondo D'Amore

23 maggio 2018

la vita quotidiana di chi vorrebbe essere di Sinistra ai tempi di Salvini e Di Maio

Una persona a me molto vicina mi scrive:
"Ma secondo te esiste un modo, che non sia il pd lucano, per non subire o per arginare quello che ci sta per arrivare addosso?"
E quello che ci sta per arrivare addosso è il governo M5S - Lega.
La risposta è: No.
E neppure il PD servirebbe.
Non c'è proprio niente da fare per evitare le conseguenze del governo M5S-Lega, almeno a medio termine:
ci si doveva pensare prima.
Quando?
Mah, è sempre stato troppo tardi ed è sempre stato appena in tempo.
Direi che, dal referendum costituzionale in poi era già troppo tardi per scansare 'sto disastro.
Ma, prima, sì.
Ci si poteva iscrivere a un partito, rompersi la testa e le palle alle riunioni, si poteva diventare maggioranza da qualche parte in maniera democratica e competente.
L'aventino della Sinistra, il 'mangiare popcorn' non è roba di queste settimane.
E' iniziato molti anni fa, quando i cineclub, i campi di calcio, la movida  e pure il fashion blogging ha preso il posto dei luoghi di aggregazione politica.
Intendiamoci, non ho nulla contro il cinema, ma forse andare vedere "Padre Padrone" a cui segue dibattito su sfruttamento del lavoro minorile, diritti e scuola è un zinzino più utile di un film poetico, bellissimo, a cui segue birretta in centro e piacevole chiacchiera.
Nel frattempo, i diritti evaporavano (l'argomento ideale di cui lamentarsi con la birretta di cui sopra), i partiti che si votavano (ma alla cui vita/rinnovamento non si partecipava) diventavano sempre più autoreferenziali.
L'emigrazione portava via qualche compagno di bevute ogni tanto, l'immigrazione gestita a cazzo portava qualche voto alla Lega ogni mese.
Si dice che Lega ed M5S siano vincenti perchè in contatto con il Popolo e di questo diretta espressione
Bellissimo, anzi: purtroppo.
Lo rappresentano così com'è:
Senza spingersi ad elencare tutti i mali del Bel Paese figli degli elettori e solo figliastri dei cattivi amministratori, prendiamo in considerazione solo la mobilità urbana come perfetta cartina di tornasole del livello di questa rappresentatività:
la scienza e le buone pratiche tecniche puntano sulle biciclette, sull'abbassamento dei limiti di velocità e tante altre faccende che non vanno 'sperimentate' ma semplicemente applicate.
E invece no: gli italiani vogliono i morti, i feriti, gli invalidi, le ore passate nel traffico, i polmoni devastati dall'inquinamento, il corpo piegato dalla sedentarietà.
E i sindaci/deputati/amministratori (anche del PD) si guardano bene dallo scontentare i propri elettori.
Il corto circuito diventa irreversibile ed eccoci qua: la filosofia #novax applicata alla cosa pubblica.
Quindi, in parole povere, un governo M5S Lega non è un accidente, una cosa innaturale. 
E' qualcosa di matematico e, francamente, se i disastri che ne verranno sono imputabili in primis ai suoi elettori, i suoi elettori non vengono dal nulla.
Provengono da una scuola scadente, da lustri di amministrazione locale, regionale, nazionale, ancora più scadenti.
Provengono da una resa con successivo collaborazionismo della Sinistra alla distruzione del mercato del lavoro.
Provengono da un ventennio di televisione succhiacervello che ha imposto prima l'equivalenza tra opinione e fatti e poi tra delirio ed opinione.
E, nel frattempo, ci si sentiva 'migliori' perchè non si guardava striscia la notizia.
Certo, avendo tentato nel mio piccolo (ed avendo anche assistito al fallimento di gente più preparata di me) di riportare il PD al suo ruolo di partito riformatore e strapparlo a quello di balena clientelare potrei sentirmi assolto, ma anche se così fosse non mi sento molto intelligente in merito: megli oavrei fatto a bermi qualche birra in più o, più precisamente, ad emigrare da Matera qualche anno prima.
Sono pessimista sull'invertire questa tendenza.
Anche oggi, mentre si urla che i barbari sono alle porte, si urla ancora più forte contro i nemici di sempre: la Chiesa, gli ebrei e il solito Renzi.
Per carità: la Chiesa  chiude gli occhi su troppi orrori, Israele è quello che è e Renzi non è De Gasperi, solo che, mentre ci si diletta (anche nel Maggio 2018) su questi pericoli mortali,  ecco qua, di soppiatto, il Governo M5S Lega.
Solo un paio di esempi: che fine farà la legge sui Diritti Civili? E se Minniti era l'uomo nero  con che colore più scuro si descriverà Salvini? Gli 80 € di Renzi che hanno fatto tanto schifo svaniranno sotto la scure della Flat Tax che si prospetta la prima norma di macelleria sociale in cima al famoso contratto di governo ma su Left editoriali in merito non risultano.
Insomma, io vedo tanta voglia di mantenere una autoreferenzialità di fondo.
Tanta voglia di continuare a prendersi una bella birra dopo il cinemino d'autore, finchè ci saranno i soldi per farlo, ovviamente.
Vedo, anche, timidi segnali di ripresa a Sinistra ma non sono ottimista in merito:
di un progetto per arrivare ad una formazione unitaria capace di risultati elettorali decorosi non c'è traccia da nessuna parte.
Sono, inoltre, pessimista perchè il M5S ci ha messo 10 anni ad arrivare dove è arrivato ed è notoriamente più facile distruggere che costruire: immaginatevi quanto tempo ci vorrebbe per metter su un partito  serio con valori elettorali del 2x percento.
E allora?
E allora andiamo a letto presto.
Con pazienza, bisogna guadagnarsi la credibilità sufficiente a convincere chi ha un reddito di 15mila € che ha appena votato per tagliare le tasse a chi ha un reddito sopra i 50mila € (e indovina chi colmerà la differenza?) che 2+2 deve tornare a fare 4.

Io ho poca fiducia, a breve termine, che emergano, dalle macerie della Sinistra, formazioni sia politico partitiche che culturali capaci di segnare un cambio di passo, una inversione di tendenza.
Tuttavia, sono persuaso che non sia nè il momento dell'aventino e nemmeno quello dei popcorn.
Se la Sinistra europea è ridotta in briciole schiacciata tra neoliberismo e populismo alla #novax allora si riparta dalle briciole.
Personalmente, ritengo che il punto di partenza debba essere nel Servizio al Prossimo secondo le proprie attitudini ed aspirazioni.
Magari, quando non potrò più in Agesci sarà la volta della mobilità urbana ciclabile o di nuovo del Software Libero.
L'importante è fare una Scelta di Servizio e di impegno Politico.
Se davvero  tutta questa indignazione si tramutasse anche solo in gruppi di lettura e comitati civici per far sistemare il parco sotto casa si inizierebbe a creare una base di cellule attive, all'inizio isolate, ma che potrebbero tornare a fare da substrato per un partito di sinistra di massa.
Semplicemente, perchè sarebbero cellule politiche e non passatempi.
Se la rabbia ha portato un sacco di gente ad organizzarsi e a diventare il primo partito d'Italia non sia la paura a suscitare una reazione uguale ed opposta.
Mi piacerebbe che fosse di cuore ma anche di testa andrebbe bene.
Canzone del giorno: Eskimo, bisogna saper scegliere in tempo non arrivarci per contrarietà





E giusto per incominciare dall'ABC della Politica, un film che andrebbe usato come primo step di un cineclub dedicato alla rinascita della Sinistra: I Due Deputati. Dateci un occhio!

8 novembre 2013

La Bellezza non è di questa Patria


La mia ultime immagine del profilo, una bandiera italiana ritorta a mo’ di cappio, ha destato qualche preoccupazione e protesta.
Effettivamente, non è una bella immagine.
Ma non è colpa mia se la bellezza non è di questa Patria.
Quella stoffa che strozza non è fatta nè è tirata da una sola persona, nè da una piccola minoranza.
E’ un tessuto, come tutti i tessuti è fatto di fibre sottili, di singole azioni, di singole persone che si intrecciano l’una sull’altra e poi si intrecciano ancora.
Solo che questo tessuto è fatto di azioni cattive anche solo per il contesto in cui sono commesse.
Cattive, non necessariamente illegali.
Azioni che portano al male.
Il Cappio è multicolore, sfuggente, morbido, tenace, intessuto di vigliaccheria e di mille e mille “non è colpa mia, io che ci posso fare”.
E’ fatto dai poliziotti di Genova e dagli sfruttatori che sulla carta di identità hanno scritto imprenditore, mica solo dagli evasori fiscali. 
E’ fatta più dai burocrati che si trincerano dietro ‘la legge ci impone….” di strozzarvi, appunto, che dai politici corrotti.
E’ fatta da docenti universitari e medici divenuti tali per meriti clientelari e che ora sputano nel piatto grazie a cui sono diventati obesi riciclandosi nel nuovocheavanza.
E’ fatta da una Città che respinge al mittente  Unione Europea montagne di soldi perchè la sua leadership non è nemmeno capace di spartirseli.
E’ fatta di cittadini che si comportano in pubblico ed in privato come se fossero gli unici abitanti dell’universo.
E pure da vecchi compagni, reduci da tante battaglie per la libertà e i diritti di uomini e animali che finiscono a militare in una compagine politica che ammette, per ideologia e ragioni elettorali il “reato di clandestinità”.
Un tessuto che  può anche essere perforato, magari, continuado a fare i Linux Day, parlare contro la speculazione edilizia e dando una mano ai Campi Scout.
Può essere perforato, certo, da questi singoli gesti di singoli, ma, purtroppo, questo non rende quel tessuto meno asfissiante.
Oggi credo che vada semplicemente tagliato.
Proprio sul nodo.

19 ottobre 2013

Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell'analfabeta



Un (aspirante) giovane transalpino, accidentalmente residente a Matera (ma in gran parte dell'Italia succederebbe similmente a quanto si va qui a narrare) , si sveglia presto e alle 7:30 è pronto per andare a lavorare.
Gli piace iniziare presto, per finire prima ma anche per evitare traffico e trovare parcheggio.
Effettivamente, la strada di periferia immersa nella nebbia è deserta.
Semideserta, si corregge il giovane transalpino.
C'è una BMW che la percorre a 20 km orari al centro della doppia carreggiata.
L'autista è vestito con cappello, sciarpa e giaccone invernale. 
Giustamente. 
Infatti, tiene il finestrino spalancato, il braccio sinistro fuori dal finestrino nell'aria gelida del mattino d'inverno e fuma.
A parte fumare e stare al centro della carreggiata a venti chilometri all'ora sulla strada deserta fa poco altro.
Che so, gettare il pacchetto vuoto delle sigarette per strada.
Il nostro giovane tedesco ha in orrore le strombazzature e le clacsonate, si limita ad usare gli abbaglianti, senza successo.
Del resto, neppure con le strombazzature...
Ma, tutto sommato, al nostro giovane transalpino fa più specie aver visto l'autista della BMW gettare il pacchetto di sigarette per strada che il suo intralcio alla circolazione.
Così, invece di arrivare in ufficio in 10 minuti, ci metterà il doppio del tempo.
Pazienza.
Il nostro giovane transalpino parcheggia e scuote la testa di fronte ai cassonetti di immondizia traboccante.
Inutile aspettarsi soluzioni a breve, purtroppo.
Il servizio di raccolta è stato impostato da una precedente amministrazione che ha previsto sagacemente di utilizzare un motocarro al posto di un furgone cabinato, ma tant'è ...
Nel frattempo, il nostro Transalpino ha modo di vedere un signore in giacca e cravatta gettare un grosso involto di giornali nel cassonetto dell'umido.
Quello della carta, pieno ma utilizzabile, è immediatamente alla sua destra.
Il nostro giovane transalpino finito il lavoro, decide di recarsi a Teatro dove un giovane attore impegnato reciterà un monologo di denuncia civile.
Il nostro eroe si mette in coda ma è piuttosto  seccato per la Signora Impellicciata che cerca di saltala. 
Due domande, si fa, Il nostro giovane transalpino: 
1 - Ma perchè vieni ad ascoltare un monologo sulla maleducazione e salti la coda?
2 - Ma perchè salti la coda? Per guadagnare 2 secondi su cosa? I posti sono numerati!
Mistero.
Mistero della Fede, per l'appunto, dato che mentre la Signora gli piazza una gomitata nel fianco, al nostro capita di ricordare di come, a Messa, la domenica precedente, gli sia successa la stessa cosa mentre era in coda per la Comunione.
Sconsolato, il nostro ormai affezionatissimo pensa che ci vorrebbe qualcosa di definitivo, di drastico, oppure un lungo, continuo e accurato processo di rieducazione.
Così gli viene in mente una specie di trasmissione televisiva in cui i protagonisti potrebbero essere i comuni cittadini colti dalle telecamere al culmine dei loro atti di incivilità e intervistati sul momento con toni di incredulità più che di rimprovero:

"Signora, perchè non si è fermata allo Stop e sta procedendo a passo d'uomo su strada libera? Scusi, perchè ha gettato la carta a terra? Mi perdoni, potrebbe spiegarci la motivazione per cui ha parcheggiato in doppia fila con tanti posti vuoti a pochi passi? Buongiorno, potrebbe cortesemente spiegarci che vantaggio sta ricevendo nel gettare quei contenitori di plastica nel cassonetto della carta?"

Chissà.

Magari servirebbe, magari no: conoscendo i cisalpini, per lo più si vanterebbero di tali gesti ...


10 ottobre 2013

...aggiornare le informazioni relative al rapporto intrattenuto con Poste Italiane...

Un paio di giorni fa mi è arrivata una lettera da Poste Italiane in cui mi si invitava a "recarmi" in un ufficio postale per "aggiornare le informazioni relative al rapporto intrattenuto con Poste Italiane".
Pena l'impossibilità di eseguire alcune operazioni e addirittura il recesso dei rapporti in essere.
E' quantomeno seccante farsi un conto online e poi essere convocati allo sportello.
Tanto per cominciare.
Quindi, armatomi di santa pazienza, vado nel mio ufficio postale.
Per fortuna semivuoto.
Ovviamente, il sistema informatico per aggiornare queste benedette informazioni (la data di scadenza della Carta di Identità) non funziona.
L'impiegata allo sportello è cortese, come è cortese il suo collega che, però, decide di versare con un bel sorriso la goccia che fa traboccare il vaso. 
"Evvabbè, tanto c'è tempo fino al 30 Novembre, torna la settimana prossima, che fa?"
Che vi devo dire, mi è venuta istantaneamente una rabbia ...
"Vabbè che a Matera siamo tutti disoccupati o cassintegrati, ma forse qualcuno vorrebbe anche darsi da fare, questa mezzora me la rimborsa lei? Se è così ci possiamo vedere pure tutti i giorni!"
Silenzio.
Mi calmo.
Rifletto.
La colpa di quest'oretta scarsa di tempo buttato via è dell'impiegato?
No. Quella è dei dirigenti di Poste Italiane.
Ma l'Impiegato non è innocente.
E' colpevole di assenza di consapevolezza.
Per come stanno le cose nel mondo in cui vive al di là dello sportello.
Un mondo di disoccupati o di lavoratori senza diritti.
Incluso quello di ammalarsi di influenza o andare a un funerale.
Se l'ente pubblico in cui sei impiegato provoca disagi Kafkiani ai cittadini scusati e taci.
Non sfottere.

Quindi, gentile Dott. Paolo Martella, Responsabile BancoPosta come da firma su missiva ricevuta, Lei  o chi per Lei è responsabile di:

  • avermi fatto perdere un'ora del mio tempo oggi;
  • avermi fatto perdere un numero imprevedibile di ore per la prossima o successiva settimana;
  • aver fatto perdere a impiegati e clienti (non ero l'unico oggi, ma tre sportelli su cinque erano occupati da clienti col mio stesso problema) tempo e denaro che Lei non ci risarcirà;
  • in sostanza, di aver inviato una lettera agli utenti senza aver verificato che le procedure richieste agli utenti fossero attuabili.
Mi auguro che Poste Italiane, come tutta la Pubblica Amministrazione, possa iniziare a  risarcire e non solo a scusarsi per i danni provocati.

EDIT del 6 Novembre 2013

Ho finalmente risolto.
Dopo l'oretta persa il 10 Ottobre ho aspettato qualche settimana e, complice un'altra incombenza burocratica, mi sono presentato all'ufficio postale centrale di Matera.
Dopo 90 minuti 90 di attesa l'impiegato mi ha fatto tornare a casa dispiaciutissimo perchè gli serviva anche la carta di identità di mia sorella, cointestataria. Da notare che la lettera di Poste Italiane è arrivata indirizzata esclusivamente a me e non, come gli estratti conto e le altre comunicazioni, ad entrambi... 
Mi sono informato se servisse solo la Carta di Identità di mia sorella e se servisse anche la sua presenza, ma mi è stato risposto che non serviva neppure la delega.
Oggi, finalmente, sono tornato al mio ufficio postale e dopo 55 minuti di attesa la gentile impiegata voleva mandarmi indietro perchè serviva la presenza di mia sorella.
Ho chiesto senza alzare di un'ottava il tono della voce e dop oaver riepilogato la vicenda che me lo mettessero per iscritto dato che sulla lettera mia sorella non era nemmeno nominata: "Io torno con mia sorella, lei adesso mi verbalizza che la vostra lettera è errata".
L'impiegata non mi ha risposto, si è messa a lavorare e 10 minuti dopo la faccenda era risolta, lascio al lettore interpretare se con forzatura impiegatizia o solo dopo esecuzione di corretta procedura, ma più lunga.
Un'altra falla nel TitanicItalia.

EDIT del 26 Novembre 2014


Evidentemente Poste Italiane sta mandando un sostanzioso numero di lettere in giro per l'Italia dato che i visitatori di questo post sono aumentati in maniera esponenziale.
Riassumo qui i miei suggerimenti del caso:


  1. Probabilmente vi verrà richiesta semplicemente la nuova copia della carta di identità. Attenzione: se il conto è cointestato dovete presentarvi tutti alle poste.
  2. E' probabile che possiate prenotare un appuntamento, quindi, prima di andare a fare l'inevitabile fila provate a contattare il vostro ufficio postale di riferimento per telefono e se qualcuno vi risponde provate anche ad informarvi per le deleghe degli eventuali cointestatari.
E' tutto, spero di esservi stato utile.

6 gennaio 2013

Vita di Gi

Un universo fa, le cose erano piuttosto chiare.
Studia, prendi bei voti, laureati in una disciplina tecnica.
E il mondo sarà tuo, più tuo della tua stessa vita.
Sì, lo sappiamo, ti piace scarpinare, leggere e andare appresso a quelle bande folli di boyscout, ma è tutto incluso nel prezzo.
Paghi un unico biglietto e lo paghi ora.
Cosa importa se è ora che hai vent'anni?
E' tutto tempo guadagnato, il tuo.
Così hanno detto a Mr Gi, a partire dalla fine degli anni Settanta del Secolo Scorso.
E a Mr Gi il ragionamento filava.
Ha sempre filato, liscio come l'olio.
Dalla scuola media in poi l'avvenire luccicava distante ma concreto tra le pagine dei libri e delle piccole soddisfazioni date dei comportamenti virtuosi, quelli da bravo boy scout.
Quindi, Mr Gi, tieni duro qua, tieni duro là, finchè la laurea arriverà.
E poi?
Sorpresa.
Dopo la laurea le regole del gioco sono un po' cambiate.
Anzi, è tutta la partita al 'sacrificati-oggi-per-un-domani-migliore' che Mr Gi credeva di aver vinto a ricominciare quasi da zero, senza un perchè, .
Mr Gi non si perde d'animo e, rigiocando da zero, non si fa mancare nulla:

  • Il 'volontariato' dalle 8 alle 19 senza stipendio,
  • le docenze precarie,
  • i corsi di formazione,
  • l'assunzione a tempo indeterminato,
  • la falsa partita IVA
  • la vera partita IVA
  • un altro contratto a tempo indeterminato.
Nel frattempo, purtroppo, la Vita se ne fotte del fatto che Mr Gi è italiano.
Nato nella terza generazione più sfigata degli ultimi duecento anni.
(Nota dell'Autore: Al primo posto della classifica della sfiga, io, non Mr Gi, metterei i 650mila contadini macellati dai Savoia con le mitragliatrici austriache, al secondo il mezzo milione scarso macellato dai fascisti negli anni quaranta, al terzo, appunto, noi. Al primo posto delle fortune metterei la generazione dei Padri, che ha visto crescere il benessere dall'infanzia all'età della pensione, rigorosamente con 19 anni sei mesi ed un giorno di lavoro alle spalle)
Il tempo passa. I quaranta si avvicinano.
Mr Gi mica si stanca di gettare il cuore oltre l'ostacolo.
Inizia a stancarsi di  girare in tondo.
Perchè, dopo un paio di volte che fai lo stesso giro e non ci trovi quello che cercavi, ossia:

Svegliarsi al mattino, portare a scuola i bambini, fare il lavoro dell'ingegnere, la sera passarla tra boxe, famiglia, scout, letture ed un cineclubbino o equivalente con gli amici ogni tanto.
Magari scrivere anche un romanzo breve o una raccolta di racconti.
Magari continuare l'impegno in Politica.
Magari guardare il tramonto da Serra di Crispo o equivalente una volta l'anno, giusto per controllare se c'è.

Ma Mr Gi è profondamente ragionevole.
Ad esempio, ritiene ragionevolissimo e pienamente attuale il consiglio dato dallo zio della voce narrante de "L'amico ritrovato": <<Studia, prendi la laurea in giurisprudenza, diventa avvocato e poi potrai scrivere tutte le poesie che vuoi!>>
Essendo così ragionevole, dicevo, a Mr Gi a questo punto i conti iniziano a non tornare.
Studio matto e disperato: ce l'ha.
Gavetta lavorativa: fatta.
Contratto di lavoro a tempo indeterminato: ok, pure questo c'è, anche nell'Itala del 2012 2013 "Abisso profondo ".
E' ragionevole che a Mr Gi possano, a questo punto, sorgere un paio di dubbi.
Diciamo di ordine metodologico.
Non è che ha confuso gli strumenti (il lavoro, la cultura, lo studio, la professionalità) con i fini di cui sopra?
Anche perchè, Mr Gi, così ragionevole, qualche paura irrazionale ce l'ha pure lui, tipo essere sorpreso dai suoi quarant'anni a rimpiangere e non a vivere.
E di ragionevole, in questo, Mr Gi non trova nulla.
Quindi, Mr Gi, probabilmente farà la cosa che gli riesce meglio da quando è nato.
Essere ragionevole. 


11 novembre 2012

Sintomi Preoccupanti

E' iniziato tutto ignorando la questione della Provincia di Matera.
Avevo iniziato a scrivere un post in cui mi interrogavo su quanto davvero sia grave la chiusura della Provincia rispetto ad altri problemi e provocavo i lettori su quanto magari saremmo fortunati se, assieme alla Provincia, svanisse la gigantesca emorragia di denaro pubblico gettata negli stipendi parassitari di tanta parte della Pubblica Amministrazione Locale.
Cioè, voi lo sapete,  vero, che ogni Pubblico Dipendente inefficiente e/o dannoso e/o pleonastico ipergarantito negli orari di lavoro e nei diritti sindacali implica lo stato di disoccupazione e/o lo sfruttamento di parecchie altre persone? 
Questo fatterello lo possiamo dare per acquisito, vero?
Quindi concludevo il mio pezzo con qualcosa tipo "Vada pur via la Provincia se assieme cadano anche le migliaia di filistei di cui sopra".
Poi, ho cancellato il post.
"Ma chi me lo fa fare di mettermi a litigare? Ho ben altro da fare in questi giorni!"
Le cose si sono aggravate con le primarie del Partito Democratico.
Bersani, Renzi, Outsiders, Vendola, le regole, la registrazione al portalone, il senso delle cose, i dispettucci, tutte informazioni che mi entrano da un orecchio per uscire subito dopo dall'altro.
E anche qui ci ho provato, scrivendo qualcosina su Vendola che chiede diritti per le bambine afghane nella stessa frase in cui chiede di consegnarle ai Taleban ritirando quello schifo di contingente che teniamo laggiù.
Ma è un problema mio questo? 
Dico, che un candidato alle Primarie non abbia alcuna idea dei fatti della vita? 
Certo che sì, ma io che ci posso fare?
E neppure le tragicomiche vicende del Movimento 5 Stelle locale e nazionale degne del miglior direttivo PD, mi hanno spinto anche solo a togliermi qualche sassolino dalla scarpa.
Dulcis in fundo, la notte elettorale americana non mi ha provocato il minimo brivido emotivo.
E' grave?
E' grave questa sensazione non di rigetto, ma di irrilevanza di ogni parola letta, ascoltata, pronunciata e scritta?
O è solo un'intossicazione momentanea? Una indigestione, un riposo, un respiro?

O, forse, è la politica che mi ha reso impossibile appassionarmi alla Politica?

11 settembre 2012

scrivo cento volte "io sono un deficiente" per sentirmi vero

La vicenda della professoressa siciliana che, per punire un bullo gli ha fatto scrivere cento volte "sono un deficiente" è finita con l'inevitabile condanna.
Per gli uomini di buona volontà questo è un ulteriore scandalo, sintomo di grave e penosa malattia del Bel Paese.
Un ragazzino insulta pesantemente un altro, la professoressa difende la vittima non a scapaccioni ma con le parole.
Parole scritte.
Viene denunciata dai genitori del bullo, assolta, poi condannata in appello, condanna confermata in Cassazione.
Ho deciso di approfondire un minimo la vicenda cercando di procedere oltre il banale buon senso e mi sono andato a leggere la sentenza di Cassazione.
Il cui ragionamento non fa una piega:
"non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, tolleranza, convivenza e solidarietà, utilizzando mezzi violenti e costrittivi che tali fini contraddicono"
Sulla carta mi sembra tutto logico. 
Hai 11 anni, sei un bullo e se costretto a scrivere in pubblico cento volte "io sono un deficiente", può darsi che l'umiliazione peggiori le cose invece che migliorarle.
Avevo seguito, a suo tempo, la vicenda e devo dire di aver mutato lentamente opinione.
Non nel merito pratico: Se all'inizio ero senz'altro solidale con la docente e non coi genitori del bullo resto, oggi, dello stesso parere.
Ma sul meccanismo. Prima lo consideravo assurdo.
Ora sconvolgente nella sua puntuale logica.
La cosa sconvolgente della vicenda non è nel genitore che protegge il figlio bullo, nè nel genitore che ritiene il figlio bullo eccessivamente umiliato tanto da denunciare la docente (e notate che sono due cose assai diverse).
Ma nell'implacabile meccanismo, slegato dal contesto, in cui opera lo Stato Italiano e non solo.
Immaginate di vivere in Utopia.
Una scuola perfetta o quasi, in una città perfetta o quasi.
Pensateci.
E' giusto umiliare un ragazzino colpevole di bullismo?
Esistono sistemi educativi che non passano attraverso l'umiliazione del colpevole, lo scoutismo nè è un negletto ma oggettivamente solido esempio.
Ma Palermo non è la città della gioia e l'Italia non è il Paese del Bengodi.
La sentenza, pertanto, probabilmente è corretta ma non giusta.
Corretta nei principi costituzionali e nel diritto.
Ingiusta perchè punisce concretamente una persona che non aveva, quasi certamente, alternative tra ignorare il fatto, passare alle vie di fatto per proteggere il più debole dal prepotente o agire come ha fatto.
Di questo stato di cose oggettivo la magistratura se ne fotte.
La sentenza, quindi, appare delirante nel senso letterale del termine, cioè emessa da un organismo scevro da qualsivoglia collegamento con la realtà chiamata a giudicare.
Giudici in ermellino vs professoressa delle medie in scuola italiota del Meridione...
E, se qualcuno dei lettori volesse attaccare la magistratura in genere per questo specifico comportamento si trattenga e risparmi le munizioni.
Non sono mica casi isolati questi.
Come Equitalia che vuole le tasse dal cittadino creditore di uno Stato Insolvente.
O come certuni che volevano introdurre con bacchetta maginca il sistema di raccolta differenziata norvegese nella deleritta Matera, come dire: "Non riusciamo a permetterci di far decollare un biplano e ci proponiamo di risolvere il problema pensando di comprare lo Space Shuttle".
Triste Paese quello dove anche quella che dovrebbe essere la realtà delle persone comuni si slega dalla Realtà con la lettera maiuscola.
Piena solidarietà alla docente siciliana per quello che ha passato.
Ed anche qualcosina ai Giudici (e a tutti gli altri pubblici ufficiali) che si rendono perfettamente conto di agire contro gli interessi dell'Italia Reale ma non possono o non hanno il coraggio di combattere le astrazioni dell'Italia Irreale che servono con zelo a discapito di noi tutti.

2 giugno 2012

Ciao, Repubblica Italiana, buon compleanno se esisti ancora

Ciao, Repubblica Italiana.
Buon Compleanno.
Se ci sei.
Hai 67 anni, l'età della Pensione, fino a qualche anno fa.
Ma, per uno Stato, sei ancora giovanissima.
Quindi, mi è penoso vederti così agonizzante.
Cioè, non è che io mi senta tanto bene.
La vicenda della Parata del 2 Giugno mi ha traumatizzato parecchio.
Arrivato ad una certa età ti chiedi il senso delle tue azioni.
"Con l'aiuto di Dio prometto sul mio Onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese".
Mica è divertente scoprire ad un tratto che il tuo Paese alla fine non solo non esiste ma forse non è mai esistito.
Misuri il senso delle tue azioni.
Le notti all'addiaccio, la fatica, la polvere, il sudore, le carte gettate sempre nel cestino senza poter mai prendere a calci in culo il vigile che lì a due passi ha voltato lo sguardo dall'altra parte mentre un altro suo pari le gettava a terra, la campagna elettorale fatta con una correttezza da cretino, nascondendoti pure da Facebook le foto di Tempèra e passando da arrogante con il Clan per non aver voluto correre il rischio di fare propaganda tra i ragazzi, le fatture emesse sempre e la raccolta differenziata a puntino, pure mille km di gasolio su  e giù dalla sede del Partito Democratico per evitare il Piano Casa o per farci campare un po' meglio con le rinnovabili ed il software libero, il gelo delle tendopoli ed un Servizio ingrato tra gli ultimi che resteranno tali perchè i primi posti non sono mai esistiti.
Ho scoperto di essere un buffone, un pagliaccio ed un insensibile.
Cara Repubblica, non sto dicendo "Chi me l'ha fatto fare!" Sto dicendo una cosa molto peggiore: ti ho fatto soffrire inutilmente, un accanimento terapeutico di cui solo ora mi rendo conto.
Per amor tuo ho imparato a rispettare i corpi dello Stato per i cui componenti umani ho ben poca stima ed anche disprezzo: sai, io ho scritto tante tante volte contro le schifose azioni di alcuni tuoi indegni dipendenti alla Diaz e a Bolzaneto, non credo che sia facile farmi passare per ammiratore di costoro schierati in parata, eppure, per amor tuo e per insegnamenti ricevuti alle elementari, al liceo e dal mio Capo Reparto, Arco Sicuro, ho imparato a distinguere tra le istituzioni dello Stato e le azioni degli uomini assunti dallo Stato.
Questi ultimi possono ricevere plauso, biasimo o disprezzo.
Ma lo Stato no.
Lo Stato siamo noi.
La Parata del 2 Giugno dovremmo essere noi.
Se non lo sentiamo, il guaio non è banale.
E' mortale.
Perchè la tua peggiore degenerazione è migliore del miglior sistema non democratico che si prospetta.
Vuol dire, cara Repubblica, che del tuo (nostro?) sangue ci importa assai poco.
Vuol dire che i tuoi figli ti disconoscono.
E attendono una nuova madre.
Come è già successo cent'anni fa.
Una Madre che fu la terribile matrigna del fascismo.
Non ho mai visto una Parata del 2 Giugno, nè lo farò domani, francamente mi è sempre venuto da ridere per l'ipocrisia delle parate militari e non. 
Ma non ho riso quando ho realizzato che dal popolo della sinistra si chiedeva l'abolizione della Tua (nostra?) parata civile e militare in cambio di zero € per l'Emilia martoriata.
Così.
Per rispetto?
La Parata non è mica una festa. E' un simbolo di unità.
Ci marciano i soldati ma anche gli uomini e le donne delle altre istituzioni.
Sfila l'Italia.
A questo punto, non tutta.
Non ho riso quando nessuna voce si è alzata a dire "Ma perchè non ci teniamo la (nostra?) parata e invece sforbiciamo il calcio truccato, risparmiamoci lo scandalo degli Europei in Ucraina e magari facciamo anche un'azione educativa verso i nostri bambini e giovani stoppando questa marcia brodaglia di corruzione travestita da sport? Lì sì che ci sarebbe da guadagnare una mezza finanziaria".
Il Calcio non si tocca. Lo Stato, sì.
Non ci riconosciamo nella Parata del 2 Giugno?
Sia pure.
Se le istituzioni democratiche si sono squalificate, se i suoi simboli sono fessi, forse colmerà il vuoto un'altra marcia, magari come quella  su Roma.
Dove il fiorire di dita medie alzate e gesti dell'ombrello in Lombardia hanno fallito, potrebbe riuscire la stessa tecnica dalla Liguria, no?
Se ti toccherà di morire, alla fine, non sarà perchè assassinata dal berlusconismo e dai suoi seguaci.
Ti toccherà di morire per omissione di soccorso da chi a quel sistema di anticultura diceva di opporsi a parole, per poi squagliarsi nei fatti secondo la migliore tradizione dell'8 Settembre.
Ti toccherà di morire perchè chi avrebbe potuto rianimarti ha preferito la mondanità godereccia al rispetto delle tue, oggettivamente scadenti, istituzioni.
Nei fatti, preferisce una probabile futura perdita di libertà scaturita dalla demolizione dell'esistente senza punto impegnarsi per cambiare rotta e salvare il salvabile.
Cara Repubblica Italiana, che mi hai fatto studiare, probabilmente inutilmente, ma non mi hai fatto saltare un pasto, nè patire il freddo se non per mia scelta, che hai curato le mie poche malattie e fatto viaggiare su treni schifosi, ma mi hai anche consentito di vedere il Bosforo e le Bianche scogliere di Dover, cara Repubblica, cosa vorresti che facessi?
Un'ulteriore difesa fino all'ultimo uomo come mi hanno insegnato alle elementari?
O vorresti che io sopravvivessi per lasciare speranza al futuro?
Cara Repubblica, seppure io sopravvivessi, sarei troppo diverso da come sono ora per accettarmi.
La mia promessa resta quella.
"Verso il mio Paese".
Finchè ci sei, finchè un vecchietto di quasi 90 anni, che per tutta la vita ha lottato per il disarmo, troverà la forza per mantenersi saldo nel rispetto dei simboli del tuo Stato, io farò lo stesso.
E, poi, per tutta la vita sono stato tra i pochi contro i molti, dubito che faccia differenza essere tra i pochissimi contro i moltissimi.
Ma non preoccuparti: sai quanta gente a storpiare le parole del tuo inno quando gioca la nazionale di calcio!
Forse preferisci la loro voce alla mia.
Non fa niente.
Facciamo quest'ultima corsa assieme.
Buon Compleanno.



 

13 aprile 2012

Politech Redux: teoria matematica del sedile del water

Applichiamo un po' dell'analisi matematica del Politecnico di Torino, che, a detta della guida dello studente, avrebbe dovuto consentirmi di 'affrontare i problemi con rigore e spirito critico'.
Io continuo a sospettare che sia servita (e serva tutt'ora) per giustificare alcuni stipendi favolosi resi dalla Repubblica in cambio di alcune ore di lavoro al mese, ma tant'è...
Dedichiamoci, quindi, ad un annoso problema causa di litigi e malumori all'interno di ambienti di lavoro e non in cui uomini, bimbe, bambini e donne condividono la stessa tazza del water.
Ossia: il copriwater, nelle sue specifiche parti sedile e coperchio, van tenuti giù o su?
E non sto parlando del water del bagno di rappresentanza di una casa meridionale.
Nel Sud è uso riservare due stanze della casa, un bagno ed il salotto, appunto, agli ospiti.
Sono tenute costantemente a lustro e sono inaccessibili agli abitanti della casa in questione per 363 giorni all'anno circa.
Ci possono entrare, per un paio d'ore all'anno, solo gli ospiti di riguardo e l'autrice di questo sistema di autoclausura al contrario, quest'ultima per il quotidiano spolverare e lustrare...
Ma sto divagando.
Solo per chiarire che stiamo parlando di un banale cesso, la cui unica funzione è accogliere le deiezioni domestiche o dell'ufficio.
Analizziamo, quindi, il nostro problema. 
Il copriwater è costituito da due pezzi, il sedile ed il coperchio, almeno nelle case. 
Negli uffici non è infrequente riscontrare l'assenza del coperchio e talvolta anche del sedile, il che rende tutto il ragionamento inutile...
Le ragazze vorrebbero che fosse sempre tutto giù, i ragazzi che fosse sempre su.
Attenzione ora, mi dispiace ma dobbiamo scrivere due numeretti altrmienti cessa lo scopo, no?

Distinguiamo i 4 casi 'ideali':

  • ragazza che fa pipì: sedile giù, coperchio su.
  • ragazza che fa la cacca: sedile giù, coperchio su.
  • ragazzo che fa pipì:  sedile su, coperchio su.
  • ragazzo che fa la cacca:  sedile giù, coperchio su.


E, ovviamente, le rispettive, desiderate, posizioni di partenza:

  1. ragazze: sedile giù, coperchio giù.
  2. ragazzi: sedile su, coperchio su.
e, di nuovo, le posizioni finali (che, tanto per dimostrare che l'Analisi l'ho studiata davvero, si chiamano 'condizioni al contorno')

  1. ragazze: sedile giù, coperchio giù.
  2. ragazzi: sedile su, coperchio su.
Qui dobbiamo effettuare la prima assunzione, tutto sommato ragionevole che chiamerò:

"lemma della costante variabile"

ossia: sia i ragazzi che le ragazze faranno la cacca una volta al giorno e la pipì sei volte.

Mentre è decisamente più semplice la seconda assunzione: siamo di fronte ad una popolazione equamente divisa tra maschietti e femminucce.

Fin qui mi sembra che sia tutto chiaro.
Seguimi, lettore, non smarrirti.
Idealmente parlando dovremmo analizzare cosa capita alla nostra ragazza (e poi al ragazzo) tutte le volte che va al bagno per fare cacca o pipì di fronte ai due casi possibili, ossia tutto giù o tutto su, si tratta, pertanto di ben otto possibili combinazioni e la mia leggendaria logorrea, vero e proprio tallone d'achille politico in un Paese abituato a descrivere i propri pensieri sul retro di un francobollo, già pregusta la sua vittoria...
Ma, si sa, l'idea è morta e noi ci teniamo a non fare la sua stessa fine.
Accontentatevi, quindi, di una tabellina riassuntiva di quante volte devono metter su e giù il coperchio un ragazzo ed una ragazza, nel corso di una giornata, quando vanno al bagno ,secondo le 'desiderate' condizioni al contorno:


come dicono le ragazze come piace ai ragazzi



ragazzo 12 volte  tutto più 2 volte il coperchio 1 volta il sedile
ragazza 14 volte il coperchio 14 volte il sedile


Dunque, è evidente che il punto di vista delle ragazze è estremamente faticoso per i ragazzi mentre non vi è apparente varianza per le ragazze.
Ossia, il punto di vista delle ragazze implica un grande svantaggio per i ragazzi senza avere nessun sollievo, per le ragazze, delle proprie fatiche.
Ognuno faccia le sue valutazioni a riguardo, qui siamo matematici e ci limitiamo a calcolare che il metodo 'ragazze' implica un incremento del lavoro del sistema notevole, dunque, a spanne, circa del 46% senza considerare la minor fatica di sollevare il solo coperchio...
Ma c'è un ulteriore vantaggio nell'assecondare i ragazzi, care signorine: il sedile, oggetto non propriamente igienico, viene toccato solo 1 volta dal 50% della popolazione, con grande incremento della salute pubblica: ricordo che nel 50% dei casi il sedile viene toccato prima di espletare i propri bisogni, a meno di non ridursi a 'tocca il sedile, lavati le mani, fai i bisogni, rilavati le mani' non è un piccolo risultato...
Tuttavia, sempre per dar luogo alle immense competenze accumulate negli anni politecnici, è mio dovere proporre una terza via.
Mi sembra cavalleresco, infatti, venire incontro alle pulzelle e non lasciar loro tutto il lavoro spingendomi a formulare il

"falso postulato delle cose come stanno"

In pratica, se una ragazza entra nel bagno e trova il sedile alzato, lo abbassa senza, poi rialzarlo. Idem per un ragazzo: se lo trova alzato lo lascia alzato (a meno che debba fare la cacca), se lo trova abbassato lo alza e lo lascia alzato quando ha finito.
Questo complica un po' le cose, una bazzecola per noi politecnici. 
Innanzitutto eliminiamo, linearizzando, il fattore cacca dei maschietti e diamo per scontato che  ci si alterni al bagno in maniera randomica ma che, esattamente al 50%, ci si trovi di fronte il sedile alzato o abbassato, indipendentemente dal fatto di essere maschietti o femminucce.
In pratica, il carico di lavoro sale un po' per i ragazzi, da 1 passa a 3 'alzate' o 'abbassate' di sedile.
Per le ragazze, invece, si avrebbe un crollo da 12 a 3 'alzate' o 'abbassate'.
Con una statisticamente elevata probabilità di suddividere equamente il lavoro tra i due sessi.
Cosa volete di più?
Certo, resta il problema della pulizia del bagno, ma qui ci occupiamo di matematica pura e non di meccanica applicata alle macchine...
Lo so, dovrei produrre qualche grafico del tutto, ma, come i miei augusti docenti hanno dimostrato, è bene farsi pagare profumatamente certe quisquilie, per poi magari manco fare il lavoro per cui si è pagati, quindi, i grafici saranno forniti a richiesta del lettore morbosamente interessato.
Che dire, evidentemente per tutta la sapienza politecnica in questo paese i campi di applicazione remunerati devono essere piuttosto limitati, ma, si sa, la sapienza politecnica non può mantenersi compressa e nascosta a lungo e a volte vien fuori nelle forme che meno ti aspetti...


5 aprile 2012

Bossi si è dimesso (e i cocci li abbiamo pagati noi)

Io c'ero, nella Torino razzista del secolo scorso.
A me hanno detto "terrone", col sorriso sulle labbra, tanto per farti capire che scherzavano, al 99%.
Io la vivo tutti i giorni sulla mia pelle la 'conseguenza' dell'invasione piemontese del 1861.
Io so ed ora ho anche le prove.
Io so quanto il leghista medio sia rappresentante in carne ed ossa di un'idea di spoliazione e sfruttamento del Sud da parte del Nord.
E non nascondo neppure per un istante la gioia, la gioia profonda nel veder riconosciuto pubblicamente il marciume di un'idea, di una oscena proposta politica, del ladro che urla e sbraite perchè si ritiene insoddisfatto: chi vuol derubare non ha più nulla da cedergli.
L'idea di lega nord, con tanto di orsetti padani acclusi, eccola qua. xenofobi, omofobi, profittatori delle vite di un'intero popolo, ma, in fondo, che liberazione: soldi, 'ndrangheta, mazzette, "a mia insaputa", argomentazioni da italiano medio, medissimo, fatto con lo stampino!
E ora basta, neppure il tempo di festeggiare ho, perchè devo pagare le ruberie di generazioni di 'classi dirigenti settentrionali' che pesano sulle nostre spalle.
Uno di meno, avanti il prossimo.


PS: che tra 10 giorni esca il nuovo disco degli Afterhours, intitolato, appunto, Padania, non può essere una coincidenza.


Dio c'è.





18 marzo 2012

c'era una volta o forse due


C'era una volta o forse due un vecchio topolino che viveva in un tombino e non mangiava mai.

C'era una volta o forse due un vecchio topolino che viveva in un tombino e non mangiava mai.

Passando un giorno o forse due vicino ad un granaio incontrò, indovina chi, la figlia del mugnaio.

Passando un giorno o forse due vicino ad un granaio incontrò, indovina chi, la figlia del mugnaio.

Cantava allegra la Marietta quando fece un gridolino perchè vide, poveretta, vide Mouse il topolino.

Cantava allegra la Marietta quando fece un gridolino perchè vide, poveretta, vide Mouse il topolino.

"E allora valgo anch'io qualcosa: allora son temuto" E pensò, dunque, il topolino: "Il tempo mio è venuto!"

"E allora valgo anch'io qualcosa: allora son temuto" E pensò, dunque, il topolino: "Il tempo mio è venuto!" 

Scappò in cucina e aperto il frigo si mangiò due caciottine, di prosciutto di montagna solo due fettine.

Scappò in cucina e aperto il frigo si mangiò due caciottine, di prosciutto di montagna solo due fettine. 

Poi stappò il vino annata buona e riempito il bicchierone disse:" Questo è per Marietta e questo qui per il Padrone!"

Poi stappò il vino annata buona e riempito il bicchierone disse:" Questo è per Marietta e questo qui per il Padrone!" 

E mangia canta stappa e bevi che sembrava quasi matto non si accorse, poveretto, che alle spalle c'era il gatto!

E mangia canta stappa e bevi che sembrava quasi matto non si accorse, poveretto, che alle spalle c'era il gatto! 

"Non è il tuo posto, questo, Amico!" Disse il Servo del Padrone e del vecchio topolino fece un sol boccone.

"Non è il tuo posto, questo, Amico!" Disse il Servo del Padrone e del vecchio topolino fece un sol boccone. 

C'era una volta o forse due un vecchio topolino che viveva in un tombino e non mangiava mai.

C'era una volta o forse due un vecchio topolino che viveva in un tombino e non mangiava mai.