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1 gennaio 2018

I buoni, di Luca Rastello: il punto di vista di un disadattato

Nell'ultimo film di Gozilla (Shin Gozilla) un funzionario giapponese nota come, nel pieno della crisi causata dal mostro, nessuno cerchi di approfittare della situazione e che tutti stanno facendo ben oltre il proprio dovere, senza respiro nè riposo ed esclama: "C'è ancora speranza per questo Paese".
Ho letto il bel romanzo di Luca Rastello, il romanzo del 'volontariato professionista'.
Non ho intenzione di farne una tardiva recensione, sarei poco originale e ci sono già scritti a riguardo che rispecchiano abbastanza il mio pensiero.
Mi sembra doveroso linkare anche una lettera dell'Autore in merito alle ovvie polemiche suscitate dal romanzo.
E' un mondo che conosco personalmente per trascorsi familiari pur  facendo parte solo di una delle più grandi organizzazioni di volontariato 'non professionista' italiane.
Non ho mai percepito uno stipendio, neppur fittizio, tanto meno in nero, per le mie attività di volontariato (che non si sono limitate, nel tempo, solo quelle di Capo Scout).
Qualche giorno fa ho scritto qualche parola sui miei trent'anni di scoutismo.
Alla luce della lettura di questo romanzo mi è (finalmente? Esageratamente?) chiara la sagoma dai contorni sfumati che turba fin troppo spesso le mie ore 'da buono' dedicate al Prossimo.
E' il Potere.
Da molti anni ho tracciato un confine netto tra il volontariato e quello che volontariato non è:
il denaro.
Se qualcuno percepisce un compenso, nella filiera della tua attività di volontariato c'è qualcosa che non va.
Mi pare ovvio che il Volontariato così condotto abbia dei limiti strutturali non potendo andare oltre certi livelli di efficacia.
E che, per fare di più, occorra una organizzazione, una struttura.
E, in mezzo alla struttura, appunto, il Potere.
D'istinto prima, col ragionamento, poi, ho iniziato ad avere i brividi e a provare ansia tutte le volte che mi trovo a leggere, ascoltare (e purtroppo anche a) scrivere parole come:

"non dimentica di sporcarsi le mani, metterci la faccia, mettere testa, di non tirarsi indietro, senza se e senza ma, e di guardare avanti, costruire futuro, speranza, e la memoria che si fa impegno, a piccoli passi ma con molta forza, e la fatica, il cammino, il primato della persona, soprattutto la condivisione, un cammino di condivisione, condivisione da costruire, senza se e senza ma, appunto, e il morso che ti permette di lavorare senza stipendio, la frusta dell’oltre, e sì, anche il passo lento del montanaro, e i muri che parlano e restituiscono memoria, dalla sede dei Piedi e dai beni confiscati, e soprattutto la legalità, e sempre la memoria."

Ora ho un secondo confine che riguarda anche me, nel mio servizio in Agesci.
Meno netto di quello del denaro, ma ancora più pericoloso: quello di far parte di una struttura che generi Potere.
Anche un Potere piccolo, magari quello dei Maestri di un tempo che ti hanno ispirato anche dei valori concreti, ma che poi pur di conservarsi il loro piccolo Potere su una piccola Assemblea magari diventano antisemiti, antivaccinisti e antispecisti, sempre anti, mai in errore.
La lettura di questo romanzo mi ha ricordato il passato fatto di colloqui dietro scrivanie affollate di crocifissi per contratti fasulli, per orari fasulli e fatica vera.
Mi ha ricordato la sacralità del Potere di chi poteva negarti col sorriso anche un colloquio chiarificatore: tutte cose del passato, ormai, un passato per me e i miei, un presente viscoso per troppa gente all'ombra dei buoni.

6 gennaio 2013

Vita di Gi

Un universo fa, le cose erano piuttosto chiare.
Studia, prendi bei voti, laureati in una disciplina tecnica.
E il mondo sarà tuo, più tuo della tua stessa vita.
Sì, lo sappiamo, ti piace scarpinare, leggere e andare appresso a quelle bande folli di boyscout, ma è tutto incluso nel prezzo.
Paghi un unico biglietto e lo paghi ora.
Cosa importa se è ora che hai vent'anni?
E' tutto tempo guadagnato, il tuo.
Così hanno detto a Mr Gi, a partire dalla fine degli anni Settanta del Secolo Scorso.
E a Mr Gi il ragionamento filava.
Ha sempre filato, liscio come l'olio.
Dalla scuola media in poi l'avvenire luccicava distante ma concreto tra le pagine dei libri e delle piccole soddisfazioni date dei comportamenti virtuosi, quelli da bravo boy scout.
Quindi, Mr Gi, tieni duro qua, tieni duro là, finchè la laurea arriverà.
E poi?
Sorpresa.
Dopo la laurea le regole del gioco sono un po' cambiate.
Anzi, è tutta la partita al 'sacrificati-oggi-per-un-domani-migliore' che Mr Gi credeva di aver vinto a ricominciare quasi da zero, senza un perchè, .
Mr Gi non si perde d'animo e, rigiocando da zero, non si fa mancare nulla:

  • Il 'volontariato' dalle 8 alle 19 senza stipendio,
  • le docenze precarie,
  • i corsi di formazione,
  • l'assunzione a tempo indeterminato,
  • la falsa partita IVA
  • la vera partita IVA
  • un altro contratto a tempo indeterminato.
Nel frattempo, purtroppo, la Vita se ne fotte del fatto che Mr Gi è italiano.
Nato nella terza generazione più sfigata degli ultimi duecento anni.
(Nota dell'Autore: Al primo posto della classifica della sfiga, io, non Mr Gi, metterei i 650mila contadini macellati dai Savoia con le mitragliatrici austriache, al secondo il mezzo milione scarso macellato dai fascisti negli anni quaranta, al terzo, appunto, noi. Al primo posto delle fortune metterei la generazione dei Padri, che ha visto crescere il benessere dall'infanzia all'età della pensione, rigorosamente con 19 anni sei mesi ed un giorno di lavoro alle spalle)
Il tempo passa. I quaranta si avvicinano.
Mr Gi mica si stanca di gettare il cuore oltre l'ostacolo.
Inizia a stancarsi di  girare in tondo.
Perchè, dopo un paio di volte che fai lo stesso giro e non ci trovi quello che cercavi, ossia:

Svegliarsi al mattino, portare a scuola i bambini, fare il lavoro dell'ingegnere, la sera passarla tra boxe, famiglia, scout, letture ed un cineclubbino o equivalente con gli amici ogni tanto.
Magari scrivere anche un romanzo breve o una raccolta di racconti.
Magari continuare l'impegno in Politica.
Magari guardare il tramonto da Serra di Crispo o equivalente una volta l'anno, giusto per controllare se c'è.

Ma Mr Gi è profondamente ragionevole.
Ad esempio, ritiene ragionevolissimo e pienamente attuale il consiglio dato dallo zio della voce narrante de "L'amico ritrovato": <<Studia, prendi la laurea in giurisprudenza, diventa avvocato e poi potrai scrivere tutte le poesie che vuoi!>>
Essendo così ragionevole, dicevo, a Mr Gi a questo punto i conti iniziano a non tornare.
Studio matto e disperato: ce l'ha.
Gavetta lavorativa: fatta.
Contratto di lavoro a tempo indeterminato: ok, pure questo c'è, anche nell'Itala del 2012 2013 "Abisso profondo ".
E' ragionevole che a Mr Gi possano, a questo punto, sorgere un paio di dubbi.
Diciamo di ordine metodologico.
Non è che ha confuso gli strumenti (il lavoro, la cultura, lo studio, la professionalità) con i fini di cui sopra?
Anche perchè, Mr Gi, così ragionevole, qualche paura irrazionale ce l'ha pure lui, tipo essere sorpreso dai suoi quarant'anni a rimpiangere e non a vivere.
E di ragionevole, in questo, Mr Gi non trova nulla.
Quindi, Mr Gi, probabilmente farà la cosa che gli riesce meglio da quando è nato.
Essere ragionevole. 


14 settembre 2012

Lettera a Radio Tre su Materadio 2012: i sommersi e i pagati.



Spettabile Redazione di Radio Tre,

mi chiamo Angelo Giordano e vi scrivo da Matera.

Sono impaziente di potervi accogliere nella mia Città la prossima settimana per potervi anche vedere, oltre che ascoltare, come faccio tutti i giorni.

Sono, infatti, un vostro fedele radioascoltatore da molti anni.

Vi segnalo, quindi, un piccolo episodio che mi ha fatto riflettere e su cui chiedo il vostro parere.

Ho letto sul web (via twitter, per la precisione, con re-indirizzamento su http://www.matera-basilicata2019.it/it/news/195-cercasi-volontari-per-materadio.html) che, per l’organizzazione di Materadio 2012, occorrerebbero volontari.

Tanti volontari.

Volontari anche qualificati, capaci di parlare inglese e fare traduzioni simultanee.

Radio Tre è sempre molto attenta a trasmettere, nei suoi programmi, un’idea di Cultura capace di produrre reddito e ricchezza ed è anche sempre molto attenta a denunciare l’insostenibilità della situazione dei giovani laureati italiani. Pertanto, chiedo la vostra cortese opinione sull’opportunità di pianificare Materadio 2012 ‘contando’ sul lavoro non retribuito di alcune decine di giovani qualificati tanto da poter effettuare traduzioni simultanee da altre lingue.

Anche io, ad esempio, cerco volontari per l’organizzazione del sesto Linux Day materano.

Ma, per il Linux Day, tutti gli organizzatori, nessuno escluso, operano gratuitamente.

Non abbiamo 'stipendiati e non', ma solo volontari.

Non sarebbe stato più opportuno, forse, prevedere di dover pagare il lavoro qualificato che, invece, viene qui richiesto gratuitamente?

Ovviamente, non imputo a Radio Tre un desiderio di sfruttamento dei giovani intellettuali meridionali, ma mi piacerebbe porre alla vostra attenzione il tema di come sia ‘facile’ trovarsi ad essere, nostro malgrado, parte attiva nel meccanismo di sopraffazione di questa generazione perduta.

Grazie per il vostro lavoro quotidiano, per me e per tanti come me è Speranza.

2 febbraio 2012

Battute. Poi ti tocca il maalox

Ah, il gusto della battuta.
Chi può resitervi?
Neppure l'algido Presidente del Consiglio.
Che bella battuta quella sulla monotonia del posto fisso, nel paese delle dimissioni firmate in bianco, dei sindacati di pensionati, del 30% di disoccupazione giovanile (valore ufficiale, il che implica che in pratica i giovani davvero occupati sul serio saranno meno di 1 su 2) e compagnia bella.
Risparmiamoci l'elenco dei mali patri.
Il Discorso di Monti non fa una piega, dico, la seconda parte.
Quella sulla necessità di creare lavoro.
Ok, fattori emotivi a parte, tutto sommato, il ragionamento filerebbe se fossero già vere un paio di cosucce:
Sovrabbondanza di lavori precari e lavori precari di gran lunga più onerosi di quelli stabili.
Allora sì che sarebbe possibile accogliere le battutine del premier con qualcosa di differente dallo sconcerto.
No, dico: pure lui?
Pure lui sente il bisogno di far battute sulla pelle degli altri?
Ma perchè non ci si rende conto di quanto siano sgradevoli le battute sulla vita e sulla morte?
Tu puoi anche permetterti di abolire l'articolo 18, tagliare l'età pensionabile e licenziare, licenziare, ma le battute NO. 
Le battute sono la cosa più berlusconiana che abbia fatto Monti.
Tra le altre...

31 dicembre 2011

una chiacchierata non casuale.

Come forse qualcuno dei lettori sa, mi è capitato, anche nel recente passato, di collaborare al sito www.materatown.net . In origine, mediante un raccontino che chiesi di pubblicare anonimo. In seguito, quando la mia posizione è diventata pubblica, ho abbandonato l'anonimato nei commenti.
Effettivamente, avevo in mente di dilungarmi un po', non tanto sul sito che in gran parte apprezzo ( altrimenti non ci scriverei di quando in quando ), ma sull'intensità e la quantità dei commenti ai divertenti pezzi dell'ignoto blogger.
Considero un curioso e preoccupante segno dei tempi che il confronto sulla Satira sopravanzi in animosità quello dei talk show.
O, forse, data l'assenza di spazi di discussione adeguati ci si arrangia come si può e si finisce per mescolare scorze con le fave.
Inoltre, è da molto tempo che vorrei scrivere qualcosa su Star Trek per non parlare della bellissima serata che ho trascorso con le Comunità Capi di Matera 2 e Matera 3.
Ma nessuno di questi argomenti credo meriti il post di fine d'anno.
E neppure analisi e buoni propositi.
Credo, invece, che sia il caso di concludere l'anno con un fatterello che mi è capitato oggi.
Dunque, i lettori di questo blog sanno che, per quanto di sinistra piuttosto marcata, l'autore è piuttosto seccato per l'incapacità dei dirigenti del Partito Democratico di 'parlare' anche alla mia generazione, quella dei precari, dei senza diritti e dei senza pensione.
Chè siamo stanchi di essere chiamati alla lotta ( sempre nella fanteria, però, mai  come colonnelli o generali ) per l'Articolo 18 di cui non godremo mai, o contro i tagli alle pensioni ( altrui, che dobbiamo solo pagare ma di cui abbiamo conferma, nero su bianco, che non godremo mai ).
Grazie, noi preferiremmo che si parlasse anche di come sopravvivere al 2012 senza lavoro, con le risorse del paese bloccate nei privilegi mentre non si riesce a trovare neppure un misero miliardo per abbattere il digital divide, come dire che nell'ottocento il Re d'Italia si fosse rifiutato di costruire le ferrovie. Vabbè. Scritto da Matera non è un grande esempio.
Ma credo di aver reso l'idea.
Ho iniziato ad esprimere anche in Segreteria e pubblicamente questo tipo di insofferenza: chi del PD va in televisione si sforzi di raccontare come crede di affrontare il problema del lavoro anche dal punto di vista dei precari laureati.
Ecco, oggi mi è capitato di essere severamente, ma affettuosamente, contestato in questa mia linea:
I diritti vengono prima di tutto, sempre
Sono, infatti, diritti.
Trascendono la falsa ed artificiosa realtà economica in cui siamo calati.
Dimostrarsi seccati perchè sembra che si parli solo di astrazioni è fare il gioco dell'avversario.
L'avversario di tutti.
Che ha per obiettivo proprio la demolizione dei diritti come strumento di salvaguardia della Democrazia.
Ringrazio di cuore per la splendida lezione di Politica che ho ricevuto ieri da Vito e che ho riassunto qui in poche insufficienti righe.
Continuo a ritenere critica la mancanza di attenzione per i milioni di 'giovani' che non compaiono negli slogan mediatici del Partito Democratico.
E resto dell'opinione che alle future elezioni politiche, ad esempio, sarà il Movimento 5 Stelle a raccogliere i voti di milioni di miei simili sociali.
Con gravi rischi di rivalsa del PDL. Ma, appunto, se il Partito Democratico rende apparentemente suicida per la mia Classe la scelta di votarlo, cosa posso farci se non tentare di invertire la china come posso?
Eppure, l'aver ascoltato le parole di chi non ha nessun timore di continuare a combattere anche  da solo il declino democratico italiano, infonde un ottimismo inaspettato. E' vero, questo clima di fatalismo a cui sembra che siamo condannati quasi geneticamente è il nostro primo avversario.
Se gran parte dei membri della mia Classe sono ormai rassegnati a sopravvivere sull'aventino piuttosto che a reagire non è un qualcosa che possa frenare questo mio piccolo tentativo di personale rinascita politica.
Quindi?
Quindi inizio le 30 ore di rituali festeggiamenti gastronomici e, come unico proposito per il 2012, ho quello di tornare sul Ring quanto prima.
Il resto l'ho tutto in testa ma non riesco a dirlo.

Ah, dimenticavo.
La crisalide d'aria si sta aprendo.

6 ottobre 2011

Nemmeno i nomi nei giornali

In Italia il lavoro uccide.
Uccide anche se torni a casa sano e salvo.
Uccide perchè non ti permette di sopravvivere.
Di metter su famiglia.
Di far figli.
Di coltivare l'umanità.
E, a volte, uccide e basta.
In questi momenti a cento chilometri da casa mia inizia un funerale, un funerale di quattro donne.
Ammazzate mentre lavoravano in condizioni di semischiavitù.
Per quattro Euro all'ora.
Di quelle donne ho fatto fatica a reperire i nomi.
Li scrivo qui, per risparmiarvi la fatica:

Antonella Zaza,
Giovanna Sardaro,
Matilde Doronzo,
e Tina, di cui non ho saputo trovare il cognome.

Vittime senza volto, sfigate pure a dover essere seppellite nel giorno in cui, dall'altra parte del Mondo, un uomo molto ricco muore di cancro al Pancreas dopo 7 anni di malattia.
Qui, il cancro al Pancreas uccide in tre mesi.
Oppure, ci pensa uno speculatore edilizio a seppellirti viva.
Eccola lì, l'Italia, sotto le macerie di Barletta.
Un altro modo di violare il corpo e l'anima delle donne.
Oggetti di piacere, carne da cannone.
Nessun limite alla fantasia.
Ed eccola lì, la cosiddetta Italia della rete, che piange un arcimiliardario autore del più chiuso e totalitario sistema proprietario, elegantemente efficiente per far soldi a spese di utenti in catene dorate.
Ma neppure una lacrima per le ragazze di Barletta, per le Operaie dell'Opificio, sì, avete letto bene: Opificio: quello che la maestra, alle elementari, mi diceva essere il nome della 'Fabbrica Ottocentesca'. Me lo ricordo bene, perchè ci aveva fatto studiare la differenza tra le barbariche condizioni di lavoro nell'800 e  quelle delle moderne fabbriche. Me lo ricordo ancora, sul sussidiario, l'operaio col camice che controlla il robot.
L'Opificio.
Cari internauti, stampatevi in testa  'sta parola, mentre piangete Jobs, tanto i nomi delle Operaie non è necessario ricordarli.
Perchè il vostro futuro, proprio grazie a queste 'dimenticanze', è nell'Opificio.
Non nel mondo della mela marcia.

18 giugno 2011

L'Italia Peggiore


Pubblico molto volentieri le parole di Bruna,
non occorrono nè commenti nè introduzioni:

E’ vero, siamo l’Italia peggiore,
siamo l’Italia che si alza ogni  mattina sul filo del rasoio!
siamo l’Italia che ha studiato, anni e anni di studio… lauree, specializzazioni, master, dottorati...non bastano mai!
siamo l’Italia del lavoro a scadenza, siamo diventati acidi come gli yogurt e il latte andato a male!
siamo l’Italia che è disposta a tutto pur di lavorare, che fa sacrifici economici ed affettivi e che da anni aspetta il momento per poter mettere a frutto tanti sacrifici!
siamo l’Italia che non arriva a fine mese perche le spese per la sopravvivenza, per la mera sopravvivenza, ci soffocano!
siamo l’Italia di “fannulloni” e di “bamboccioni”!
siamo l’Italia che non può neanche pensare di comprarsi una casa perché contratto a scadenza e concessione di credito sono due concetti che non vanno a braccetto!
siamo l’Italia che quando cerchi una stanza in affitto ti chiedono se hai un contratto a tempo indeterminato, quanto guadagni e la busta paga…. non le banche, ma i privati cittadini!
siamo l’Italia che non ha garanzie lavorative, no malattia, no ferie, no maternità, no anzianità, no TFR, nessun diritto ai lavoratori precari!!!
siamo l’Italia che non fa figli, che come lo cresco un figlio se già io da sola non arrivo a fine mese, siamo anche l’Italia che non fa figli perché le donne in questo paese non hanno alcuna tutela per la maternità, e siamo anche l’Italia che non fa figli perché la donna con figli esce dal mercato del lavoro per non rientrarci!!!
siamo l’Italia della gestione separata e delle Partita Iva!!  
siamo l’Italia che paga le pensione ma che non avrà nessuno che gliele pagherà!!
siamo l’Italia a cui avete tolto qualsiasi entusiasmo e a cui avete rubato la possibilità di perseguire gli obiettivi che danno un senso alla vita di un uomo!
siamo l’Italia che senza di noi non si va avanti perché lavoriamo bene, con scrupolo e dedizione…nonostante tutto!
siamo l’Italia dei ricattabili e sempre proni al sistema!
ma ricorda, non siamo l’Italia di analfabeti che potete lobotomizzare con le tette e i culi di cui siete i massimi esperti!
siamo l’Italia che non hai il coraggio di guardare in faccia, perché anche un piccolo economista come te sa bene che i problemi che le state provocando oggi, tu e tuoi amichetti, avranno delle ripercussioni cosi demograficamente concrete ed economicamente devastanti che, tra 20 anni, vi rivolterete nelle vostre piccole bare per le bestemmie che noi “Italia peggiore” vi tireremo dietro e già vi stiamo tirando da anni.

è proprio vero, Renatino, siamo l’Italia peggiore, ma se noi siamo quella peggiore, “voi” dove cazzo vi collocate?


Bruna Rondinone

22 maggio 2011

morte da virus dell'ottimismo

E così pare che la mezza scoppolata presa dal Papy al primo turno delle amministrative di questo mese stia facendo cantar vittoria a quei quattro poveracci ancora non completamente intrisi di anticultura berlusconiana che ancora sopravvivono nel Bel Paese.
Io capisco bene che per chi muore di sete una mezza tazza di acqua salmastra possa sembrare la paradisiaca soluzione di tutti i problemi.
Personalmente, ci andrei molto cauto nel festeggiare.
Se il 40% circa degli italiani ha ancora 'fiducia' in lui siamo fottuti.
Il secondo turno non è deciso, dovremmo attendere almeno il 30 sera.
E ammesso e non concesso che i nostri eroi vincano ovunque, davvero credete che sia il caso di festeggiare?
Perchè: se Pisapia diventa Sindaco di Milano il nostro debito pubblico crolla?
Se De Magistris trionfa a Napoli mi posso permettere di comprare Casa?
Francamente, festeggerò quando l'azione del governo mi consentirà di tornare a far Servizio in Agesci in serenità perchè sarebbe sintomo di una completa rivoluzione nello stato delle cose.
Fino ad allora, cari compagni, ce n'è di mazzo da farsi.
Non si può pensare di festeggiare per un'elezione vinta.
Perchè occorre ben altro.
Serve ribaltare una prevasiva anticultura che è penetrata trasversalmente all'appartenenza politica.
Dal Piano Casa al Caso Pstizz passando per quello che vi viene in mente di più efficace di esempi di berlusconizzazione anche dell'opposizione se ne possono fare a bizzeffe: c'è poco da stare allegri anche da queste parti.
Ecco, io festeggerò i risultati di un eventuale antidoto, non la caduta elettorale dell'artefice maggiore, ma non unico, dell'attuale delirante situazione socio economica.
Spiacente, ma una flessione di pochi punti percentuali dell'elettorato del patron delle veline non mi compensa per l'angoscia di chi è plurilaureato e non vede vera luce oltre i sinistri bagliori delle televisioni.
Il tempo non è dalla mia parte.

16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

30 luglio 2010

L'Offerta della Vedova

Grazie allo strumento di pubblicazione programmata di Blogger, quando questo post sarà pubblicato io sarò già con zaino in spalla a Sud di Mezzana, frazione di San Severino Lucano. Nel nulla, secondo il buon Dottore. Effettivamente, dalle cime di lassù si è abbastanza distanti da paesi e città, per quanto lo si può essere nell'affollata ed urbanizzata Italia.
E' di nuovo Route.
Un ultimo piccolo sforzo, anch'esso debordante rispetto alle possibilità, ma facciamo finta, per un giorn,o di essere altro da se.
I ragazzi si sono organizzati, la stampante sta macinando quel poco di carta indispensabile alle attività, lo zaino è pronto.
Sono 20 anni ( 22 per la precisione ) che sto imparando a farlo, ogni volta che lo chiudo mi sembra di esser migliorato, ogni volta che lo porto in spalla sento che non è così.
Sono 20 anni che la sera prima della partenza per un campo sono inquieto fino alla notte. Poi, con lo zaino pronto ai piedi del letto, mi tranquillizzo perchè siamo pronti.
Perchè ho preparato al mio meglio questa breve Route e spero che Serva al Clan come se fosse canonica nella durata.
Purtroppo non vi sono altre possibilità e già questo impegno è preso a credito da altro.
Ma che importa ora?
Sento già il dolore al ginocchio destro pronto a farmi compagnia per la prossima settinama ed, ancor prima, l'aria impalpabile nei polmoni alla terza ora di Strada, il profumo della spiritiera e l'acqua gelida dei Piani di Pollino.
Ma i nostri cuori sulle cime non posso descriverli, è mio privilegio viverli...

19 aprile 2010

365 Giorni Dopo e nel frattempo?

Cosa è rimasto del nostro Servizio dell'Anno scorso in Abruzzo?
Cosa?
Le fotografie?
Qualche lettera scritta, una cartolina ed un po' di rabbia ad ogni speculazione sui terremotati a cui mi è toccato di assistere in questo breve anno che ci separa dagli eventi e da quelle persone che transitano nel mio cuore, come il sangue che lo attraversa ogni istante.
Eppure, Tempéra si dissolve, erosa non  dai giorni, ma dall'azione di chi si è impegnino tantissimo nel dimostrare che tu lì non ci sei mai andato e che se l'hai fatto l'hai fatto per tuo tornaconto, che tu non sei assolutamente diverso da uno a caso dei tanti arrivisti capaci di usare a mo' di spot pubblicitari carrieristici ogni gesto, ogni azione apparentemente disinteressata.
A che è servito allora?
A che è servito se ti trovi a scrivere lettere che non puoi spedire perchè sai che non ci sarà risposta, a che è servito se nessuno segue le tue orme, a che è servito se le Persone per cui sei partito nel cuore della notte non hanno riavuto la loro vita?
I fatti, che a me sembravano così definitivi, si scoprono fasulli.
Se fossero stati veri, se avessimo dato vera dimostrazione di capacità di Servizio gratuito ( e non mi riferisco al solo intervento in questione, ma a tutto il continuativo e pesante impegno in Agesci &  attività anche NON consociate e correlate ), sarebbero andate così le cose? Quando premesse così differenti portano agli stessi risultati di chi non ha scelto il servizio, di chi  non si è fatto scrupoli nell'usare per profitto personale certe bandiere, di chi ti paragona senza batter ciglio alla tua stessa antitesi, di chi sabota col sorriso sulle labbra i tuoi sforzi di correttezza,  diventa necessario domandarsi, in fine:
sono false le cose che ho fatto o sono falso io?
Purtroppo, mi sto rendendo conto di dovermi quasi vergognare di pezzi della mia vita che, sulla carta, avrei dovuto portare con orgoglio nel mio zaino.
Fesso tu che ci sei andato in Abruzzo, fesso tu che in campagna elettorale non ti sei fatto il santino in uniforme, fesso tu che vorresti dare un senso ad ogni istante nelle cose che fai,  fesso tu che ti candidi con gli "altri", è molto più facile dire due balle in croce e aggiungere " E che mi vuoi fare ?"
Intanto, fesso tu che ritorneresti a Tempéra domani.
Che non ti penti delle cose (in)utili seminate dietro i tuoi passi.
Che giochi coi dubbi e le incertezze ma non ti lasci paralizzare.
Che non ti gonfi di superbia per i risultati della fatica che accumuli tra lavoro, Polis, scoutismo e pure nella scrittura se è per questo!!
Lo so che ho scritto parecchie righe praticamente indecifrabili e non c'è chiave di lettura che tenga , dato che mi riferisco ad esperienze diversissime di cui solo io riesco a cogliere il quadro d'unione, appunto.
Ma è passato un anno intenso, un anno da quelle giornate che hanno davvero segnato un 'prima' ed un 'dopo'. E vedo che non stiamo usando nel migliore dei modi l'eredità di quei giorni di gelo e fatica.
Non che mi aspettassi una favola, ma un po' di malinconia per qualcosa di così fondante che scompare tra i flutti del passato la getto qui con con tristezza.
E, per quanto riguarda il resto, sono una persona paziente, ma non mi accontento di verificare di esser vivo.

12 febbraio 2008

la congiuntura

Finalmente ce l'ho fatta.
Erano due settimane che tentavo di farlo ma non ci riuscivo.
Un po' per mancanza di tempo, un po' per mancanza di buona volontà, un po' per mancanza dell'occasione giusta.
Al mattino? Nah, troppo di fretta!
Al pomeriggio appena rientrato? Nah, c'è sempre qualcuno che interrompe!
A sera ? No, troppo stanco.
Ma non potevo più rimandare oltre, non ce la facevo a continuare in queste condizioni!
Così, poco fa, mi sono rinchiuso in sala server solo soletto e lontano da sguardi indiscreti...
Mi sono seduto,
mi sono chinato e...
finalmente!
Ho cambiato i lacci alle scarpe...

16 novembre 2007

Per combattere un giorno ancora.

Questa è una settimana atipica. Un bel sabato completamente lavorativo mi mancava... C'è di bello che da giovedì a sabato, appunto, lavorerò a minuti 3 di macchina da casa mia e mi risparmierò un bel po' di ore di viaggio ( per non parlare dei litri di gasolio ). Quindi, si tratta di trottare... e tanto.
Ma non sono il solo a farlo. La sensazione generale è di costante miglioramento, seguendo un'ampia spirale ascendente. Pian piano, a furia di capocciate, la strada si apre.
Il lavoro inizia a dare i suoi frutti. Oggi ho resuscitato un firewall unix based facendo risparmiare all'azienda qualcosina come € 3000.00 sull'unghia e quel che più conta ho maturato la possibilità di metter nero su bianco che questo risparmio è dovuto alla mia sola iniziativa e competenza... Agli scout non mi sento più un profugo immigrato e sto ricambiando la fiducia accordatami in primavera. Grazie a ciò,e posso tranquillamente affermare che stavo per fare un paio di grossi errori col mio staff e coi ragazzi, errori che ho evitato proprio perché memore di averli già fatti in passato. Ho potuto cambiare le cose, soprattutto nel modo in cui ero solito agire. Io credo che le cose in Associazione mi stiano andando bene perché ho deciso di smussare alcuni spigoli del mio carattere e ho avuto il coraggio di rendere gli altri talmente affilati da scoraggiare i seccatori. Credo che la capacità di fare un passo indietro sia un buon modo per prendere la rincorsa e fare, domani, un balzo avanti. Ma non è ancora il momento di suonare la carica, bensì di ricordarsi che non importa la sconfitta di oggi, importa riuscire a salvare se stessi per combattere un giorno ancora e vincere. Perché possiamo essere licenziati, venduti, abbandonati, traditi e malpagati. Ma solo noi possiamo arrenderci.
In carenza di ciò, tutti i predetti eventi restano eventi provvisori.
E la resa non è nel nostro Credo.

13 novembre 2007

We were soldiers

Prendo spunto da questo bel post di Giuseppe per aggiungere le mie considerazioni, soprattutto nell'ottica di spiegare uno dei motivi che mi spingono a passare le domeniche con una dozzina di ragazzini in mezzo ai monti invece che a guardare il narcocalcio.
A ben pensarci, uno dei motivi più trascurabili per cui ci butto sangue e sudore è: fare il possibile per far si che la tipologia umana che può essere assimilata ai miei docenti universitari ( si veda Post Scriptum di seguito ) scompaia al più presto dalla faccia della Terra. In pratica è una forma di autodifesa. Ragionevolmente, non posso girare con la pistola e farmi restituire il maltolto dalla generazione che ha saccheggiato il mio futuro per semplice pigrizia. Quindi, mi sforzo di far si che il futuro del Paese sia in mani un po' migliori di adesso. Purtroppo, la Giustizia non è di questo mondo, l'arte di arrangiarsi, invece, si. Quindi, mi arrangio. Ho qualche speranza nei ragazzi. E' divertente starci assieme, salvo quando traspare il loro spavento per l'imbecillità e l'assenza di genitori e nonni. E sono dei guerrieri, altrimenti sarebbero già tutti morti.
Toccherà a loro rimettere in piedi questo paese, dato che la mia generazione è occupatissima a non finire del tutto in ginocchio e a pagare il debito pubblico contratto per finanziare la nullafacenza.
Sto generalizzando, ed è sempre sbagliato. O quasi: quando sento un cinquantenne usare l'abusato:" Ai miei tempi " mi viene da urlargli sempre in testa che ai suoi tempi case ed auto costavano un terzo di oggi: 5-6 anni di mutuo per comprare una casa, 2-3 stipendi per un'utilitaria.
Oppure sto solo preparando a dovere chi dovrà pagare i miei, di debiti...

PS: definisco la categoria di cui sopra quella di personaggi che hanno acquisito un immenso potere decisionale ed esecutivo senza che ciò li leghi a qualsivoglia forma di responsabilità per il loro operato. Se ci pensate è una fetta larghissima della popolazione privilegiata italica.

25 ottobre 2007

la Carriera o la Corriera?

E' da parecchio che medito di scrivere questo Post, ma non ne ho avuto il tempo. Fa seguito al post contenente la canzone dei Modà: GRAZIE GENTE. A questo punto meglio tagliar corto e passare al sodo: da 31 giorni sono uscito dal Precariato e risulto Assunto a tempo Indeterminato.
Faccio il System Administrator, il CAD Administrator, il progettista fotovoltaico e, purtroppo, per ora, mi occupo anche del supporto tecnico...
Tradotto in soldoni, tra 479 mesi potrò iniziare a preoccuparmi della pensione o giù di lì... Sinceramente, non ho avuto ancora il tempo di festeggiare, nè di calcolare i mie guadagni, nè di esultare... E poi ci mancava pure l'influenza e io di assenze in periodi critici non ne posso fare proprio...Quindi aspetto con ansia il prossimo week end lungo... Per dormire e gioire.
Il lieto evento è accaduto così in fretta che non ho avuto affatto modo di abbandonare la mia forma mentis da precario. Quindi mi sento ancora a buon diritto libero di esprimere le mie considerazioni sulla Legge Biagi e su ciò che, secondo me erroneamente, sindacati e compagnia bella intendono fare per combattere questo mostruoso precariato. Ecco, secondo me, la Legge Biagi non da fastidio a nessuno, semplicemente perché è lettera morta. Non è mai stata applicata.Uno dei maggiori problemi è che si è consentito alle imprese di utilizzare il contratto a progetto per lavori continuativi e subordinati. Quindi si possono cambiare tutte le leggi dell'unvierso, ma se non le si applica seriamente il precariato continuerà a massacrare generazioni, far crollare la natalità e affossare la Famiglia Italiana.... Boh, forse mi sbaglio e ha ragione la Chiesa e questi ultimi danni sociali sono colpa degli omossessuali o dei preservativi....vai a capire dove sta la Verità, no?
Intanto aspetto la prima busta paga e magari mi metto pure in malattia....

9 ottobre 2007

La Piramide di Cheope, ovvero il referendum sul Welfare

L'antica civiltà egizia mi ha sempre affascinato. Quando sulle rive del Nilo esisteva uno stato organizzatao in quasi tutto il resto del mondo si usciva a stento dal Neolitico. Per parecchi secoli ( e se ci pensate è un tempo davvero lungo ) la situazione è rimasta immutata: in quell'angolo di mondo esistevano le strade, le città, la politica, la letteratura e le altre arti. Esistevano i medici e si cavavano denti e trapanavano crani con risultati non del tutto disprezzabili. Ma, poi, come per tutto ciò che è sotto il cielo, la civiltà egizia finì. Cosa ci è rimasto? Cimiteri.
Già, perché l'intera civiltà egizia su questo era focalizzata.

La costruzione di tombe.
Milioni di persone che per secoli lavorano, scrivono versi, fanno la guerra e l'amore per costruire tombe e sepolcri. Una civiltà consacrata all'aldilà nello spirito e ai tabbuti nella materia.
I romani costruirono strade per fare la guerra, gli inglesi foltte, i persiani i carri falcati, i giapponesi le katane, gli egiziani tombe.
E noi?
Ieri è iniziato il referendum sul Welfare tra i lavoratori. Inaspettatamente ( ma fino ad un certo punto eh eh...) mi è stata consegnata una scheda.
Il referendum dovrebbe approvare o bocciare l'accordo tra il governo e i sindacati in materia di stato sociale. A riguardo mi sono già espresso su queste pagine: ci occorre pagare il debito per fare investimenti in infrastrutture e non proseguo per non ricorrere alle parolacce.
Quindi, ieri ho votato no. Ma non perché giudichi l'accordo punitivo verso i lavoratori, ma perché lo giudico punitivo verso il paese in generale e i giovani in particolare. Ora ho da pagare altri 3 anni di pensione magari a gente che è stata a leggere il giornale per trent'anni dietro una scrivania mentre la mia , di pensione, è concreta come le astronavi di Star Trek.
Torniamo al titolo di questo post.
Il Faraone Cheope stuprò e dissanguò l'Egitto per vent'anni al solo scopo di costruirsi una bara fuori misura.
Noi italiani abbiamo fatto progressi: la nostra civiltà funziona per accumulare debiti destinati a finanziare corruzione e pensioni.
Non mi sembra un gran viatico.

26 settembre 2007

Tirando le somme

Mi sono guardato indietro e penso di meritarmi davvero una canzone.
Gli anni tristi dell'Università e la casta dei docenti,
gli anni degli esordi nel mondo del lavoro, degli stipendi arretrati e dei contributi assenti,
gli anno del ritorno, le lacrime dall'Agesci,
il cuore ferito e duro,
tutto ora è stato assimilato, da tutto ho preso il meglio per il meglio del mio futuro.
E ora mi dedico una canzone, la dedico a me e al mio pianto.



Grazie Gente, Modà.

Riesco a rovinare sempre
quel che di buono faccio in polvere... in polvere...
e non son mai costante con me stesso e con la gente
sfido le note anche se è inutile... inutile
e non mi importa niente di che dice la gente
che vivo nelle favole, le favole

e mi serve solo un auto e sogni e carta e penna con cui
scrivere... scrivere

di forza ne ho abbastanza per respingere chi non mi pensa
e ferirlo con la mia distanza che... che poi però
mi porta a camminare a star solo come un cane
a bere e a far esplodere... esplodere
la voglia di scappare via e vedere se io mancherò...
mancherò alla gente a cui parlo e non mi sente
capirò capirò per sempre chi mi ama e chi mi mente
ma non sarò distante da chi mi ha amato sempre
anche quando ero inutile... inutile e fragile... e fragile
e porterò per sempre dentro
quello che mamma e papà dicevano... dicevano
di star vicino sempre a chi a bisogno e a chi non ha niente
e di capire quelli che ti invidiano... ti odiano
e di farmi anche male se è il caso di menare
di darle pur di prenderle... di prenderle
ma di combatter sempre per orgoglio e dignità,
combatterò per dimostrare sempre
che io non sono un perdente
con umiltà... umiltà e mordente vincerò battaglie e guerre
e mi sentirò grande solo quando la gente che amo potrà vivere... dividere
il premio per aver scommesso su di me
ricorderò le facce di chi sempre ha dato calci alla mia mente
non scorderò mai niente
chi mi ha amato sempre
chi mi dava perdente
che l'umiltà è importante
grazie ancora gente...

23 settembre 2007

Tirando le somme

Mi sono guardato indietro e penso di meritarmi davvero una canzone.
Gli anni tristi dell'Università e la casta dei docenti,
gli anni degli esordi nel mondo del lavoro, degli stipendi arretrati e dei contributi assenti,
gli anno del ritorno, le lacrime dall'Agesci,
il cuore ferito e duro,
tutto ora è stato assimilato, da tutto ho preso il meglio per il meglio del mio futuro.
E ora mi dedico una canzone, la dedico a me e al mio pianto.


Grazie Gente, Modà.

Riesco a rovinare sempre
quel che di buono faccio in polvere... in polvere...
e non son mai costante con me stesso e con la gente
sfido le note anche se è inutile... inutile
e non mi importa niente di che dice la gente che vivo nelle favole, le favole
e mi serve solo un auto e sogni e carta e penna con cui
scrivere... scrivere

di forza ne ho abbastanza per respingere chi non mi pensa
e ferirlo con la mia distanza che... che poi però
mi porta a camminare a star solo come un cane
a bere e a far esplodere... esplodere
la voglia di scappare via e vedere se io mancherò...
mancherò alla gente a cui parlo e non mi sente
capirò capirò per sempre chi mi ama e chi mi mente
ma non sarò distante da chi mi ha amato sempre
anche quando ero inutile... inutile e fragile... e fragile
e porterò per sempre dentro
quello che mamma e papà dicevano... dicevano
di star vicino sempre a chi a bisogno e a chi non ha niente
e di capire quelli che ti invidiano... ti odiano
e di farmi anche male se è il caso di menare
di darle pur di prenderle... di prenderle
ma di combatter sempre per orgoglio e dignità,
combatterò per dimostrare sempre
che io non sono un perdente
con umiltà... umiltà e mordente vincerò battaglie e guerre
e mi sentirò grande solo quando la gente che amo potrà vivere... dividere
il premio per aver scommesso su di me
ricorderò le facce di chi sempre ha dato calci alla mia mente
non scorderò mai niente
chi mi ha amato sempre
chi mi dava perdente
che l'umiltà è importante
grazie ancora gente...