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20 dicembre 2017

1987 - 2017 - parte seconda: Trent'anni di Scoutismo

Ho promesso al mio fraterno amico Luciano di regalargli il più proverbiale pippone logorroico sui miei Trent'anni di Scoutismo.
Ho pensato a lungo, per anni, sul significato ultimo di questa esperienza.
Una esperienza che ha un valore e consistenza diversa ad ogni età, anche nelle impercettibili differenze di ogni giorno che passa da adulti.
Quindi:


Ieri



Quello che ho vissuto da esploratore non è lo stesso che ho vissuto, poi, da Rover, giovane Capo, Capo Brevettato e, oggi, Padre.
Il mio primo ricordo scout risale all'infanzia.
Una visita alla sede scout di Piccianello assieme a mio Padre, anche lui Scout e Capo che quest'anno di anni di Scoutismo ne festeggia 60.
Dovevo avere non più di 4 anni perchè all'epoca abitavo in Via Istria in cui ho vissuto, appunto, fino alla fine del 1978.
Ricordo una luce calda ed una bevanda dolce in quel seminterrato pieno di cose strane ed affollato di 'grandi' vestiti tutti uguali.
Pareti ricoperte da cartelloni, lavori in legno, cordini intrecciati in maniera complicata.
Poi, il ricordo si sposta al mio ingresso in Reparto.
Il Reparto Sagittario aveva sede in un grosso garage/scantinato e le prime settimane non sono certo state idilliache: ci volle tempo per inserirmi.
Ma, una volta ingranata la quarta, non mi sono più fermato.
Molto semplicemente, lo scoutismo si incastrava perfettamente con la mia persona.
Gli anni di Reparto sono passati in un lampo.
Ricordo molto, ho dimenticato di più.
Quegli autobus di ritorno dai Campi, nel tramonto infuocato nel cuore della Lucania. Chi se li scorda quei momenti, ripetuti ed unici, con il Paradiso alle spalle e la realtà di fronte.
Nel mio caso, va analizzato il contesto: giovanotto di buona famiglia che vive in un quartiere dormitorio di una povera città del Sud.
Il Reparto è stato un porto sicuro ma non una scatola di bambagia. 
Le squadriglie maschili non corrispondono allo stereotipo tipo Qui Quo Qua / Giovani Marmotte.
Non c'è parlar forbito nè particolare affetto fraterno, all'inizio.
Anzi, visto che ci siamo, sgombriamo subito il campo da un piacevole luogo comune:
gli scout non sono il paradiso terrestre e dentro gli scout non si costruiscono sempre e per forza relazioni idilliache. L'amicizia alla "Stand By Me (o Stranger Things, per usare un paragone più moderno) si esaurisce spesso con l'adolescenza.
Da questo punto di vista, per me, lo scoutismo non ha rappresentato un qualcosa di completamente positivo, anzi, più alte erano le speranze e le aspettative più alte sono state, nel tempo, le delusioni e le disillusioni su un piano strettamente umano.
Nonostante tutto ritengo che una esperienza scout o paragonabile sia fondamentale per l'educazione di un giovane.
Non sto dicendo che sia impossibile farne di equivalenti altrove (si pensi, ad esempio, al caso Islanda in cui le attività extrascolastiche offerte a tutti i giovani hanno dato clamorosi risultati in termini di diminuzione di abuso di sostanze ed innalzamento della qualità della vita).
Lo studio di uno strumento musicale, una attività tipo teatro assieme ad una seria attività sportiva possono dare ottimi risultati.
Sto dicendo che una educazione grosso modo equivalente quella scout è parecchio onerosa se fatta privatamente.
I miei primi Otto anni di scoutismo sono stati densi di doni.
L'opportunità di riconoscere i talenti.
E il tempo dei Capi.
Le Persone, scoprirle tutte.
Le ragazze, fin da subito ragazze e mai oggetti.
Ricordo perfettamente il costante spaesamento, alle superiori, di fronte a linguaggi e a valori che non mi appartenevano. 
Per almeno due anni non sono riuscito a capire di cosa parlassero i miei compagni di classe.
Ecco, niente di tutto questo è mai successo nel Reparto e nel Clan.
Che valenza pratica ha avuto lo scoutismo nella mia educazione?
Mah, difficile dare una risposta univoca.
Per esempio, non sono mai riuscito ad imparare a suonare la chitarra ad orecchio: anche oggi senza accordi manco il Kamaludu...
Di contro, sono un discreto cuoco, un discreto infermiere, un discreto campeggiatore e me la cavo piuttosto bene con carta topografica e bussola.
Sarebbe presuntuoso definirmi un team leader, ma sono senz'altro un discreto team manager, nel senso che mi è rimasto l'imprinting di gestire le situazioni valorizzando il meglio di ognuno e questo è molto apprezzato in ambito lavorativo (E quando ho fatto la mia campagna elettorale, beh, è stata organizzata come una specie di Impresa di Squadriglia).
A livello emotivo lo scoutismo ha curato molti mali, ma ha anche lasciato una indelebile traccia positivista ed utopica che non sempre mi è stata utile:
l'idea di far parte di un gruppo di persone positive, costruttive, bravi ragazzi che sarebbero rimasti uniti fino a spazzar via un bel mucchio di monnezza dalle vite di chi ci stava accanto, beh, questo non lo metterei proprio col segno '+' di default.
Perchè l'idealismo non mi ha proprio avvantaggiato, nella vita.
La pausa universitaria ha piantato un chiodo di nostalgia nel mio cuore, tant'è che, laureato a Marzo, a Maggio ero già di nuovo sulla Pista.


Oggi



In questi anni lo scoutismo ha aumentato la sua importanza sociale.
Di molto.
Ma non perchè i Capi siano decuplicati o siano diventati più bravi.
E' tutto il resto del tessuto sociale che è rimasto indietro.
Ormai in certe periferie, troppe, ci siamo solo noi scout.
Spero che siano in pochi, tra i miei lettori, ad immaginare il sollievo che fin troppi ragazzini devono provare quando varcano la soglia della Quercia, della Tana, della Sede.
Lì non ci sono professori amareggiati, genitori divorziati, bulli, ansiolitici e povertà.
Non ci sono cellulari da desiderare, vuoto da riempire, cose da dimostrare.
C'è un sorriso, qualcuno che ascolta invece di dirti cosa fare.
Non c'è giudizio, ma confronto.
Non ci sono casermoni di periferia e squallide fermate di autobus vandalizzate, dentro le Sedi, ma calore e colori.
Chi altro è in grado di portare questo sollievo?
In tanti, è vero, non siamo presuntuosi. Ma non per così molti.
L'Agesci è una associazione molto efficace nel raggiungere i suoi obiettivi.
E' sempre meno efficiente (per raggiungere gli stessi risultati degli anni '80 servono, ormai, almeno il triplo delle ore/uomo).
Ed è certo che esistano delle realtà di volontariato specializzate ancora più efficaci, ma qui parliamo di quasi duecentomila persone (150mila ragazzi), che non si adagiano mai sugli allori.
Il mio rientro in Servizio, quindi, mi ha visto acerbo ma consapevole di altre realtà sociali, economiche e di Servizio.
Ho incontrato la povertà, la violenza, la disperazione post terremoto, la solitudine e soprattutto il desiderio di ascolto.
La necessità di un adulto che ascolti, che non ordini, che non si nasconda dietro un cellulare.
Io sono tutt'altro che perfetto e sono piuttosto sicuro di essere parecchio incoerente, ma non è poi troppo difficile mantenersi coerenti nel Servizio, cosa che non è semplicemente utile ai ragazzi, è consolatorio, rassicurante: l'Isola che non c'è non solo esiste ma è anche abitata.
Ecco perchè, tra Politica, Ambiente, Software Libero e Cicloattivismo, ad esempio, ho scelto lo Scoutismo.
La mia tessera Agesci ha bollini quasi ininterrottamente dal 2004 (e il primo della tessera da 'adulto' è del 1995).
Ormai, gli anni da Capo hanno superato quelli da Esploratore e Rover.
E', questo, il tempo di Comprendere, non di essere compreso.
Chi legge queste pagine sa che non risparmio all'Agesci nessuna critica per ogni minima imperfezione, ma quando si tratta di tirare le somme dubito che ci siano realtà più efficaci dello scoutismo nell'obiettivo di aiutare bambini, ragazzi e giovani adulti a realizzarsi nella felicità.
E, facendo polemica, ci riesce proprio perchè ci sono degli spaccamaroni a cui non piace la deriva tipo #buonascuola sul metodo, gli ossimori sulla formazione e le sforbiciate allo scouting e non si limitano a fare spallucce e fregarsene.
Come i ciclisti, anche gli scout sono malvisti dai più e per le stesse identiche ragioni.
L'ignoranza (e l'invidia?) porta a guardare con sospetto i "bambini vestiti da cretini guidati da cretini eccetera".
L'uniforme è presa a garanzie di simpatie militariste, la spiritualità (uso questo termine per includere tutti gli scout) è vista come un letale mix di ingenuità e bigotteria.
Ma è innegabilmente oggettivo che, negli ultimi 40 anni, l'Agesci è stata parte delle Soluzioni.
E' una palestra di educazione civica ed ambientale, una scuola di tolleranza ed un potente vaccino collettivo contro l'arroganza da italiano medio, il fascismo (e anche l'antisemitismo) che dilaga tra la gioventù.
E' un luogo di cultura e non solo di scarponi e zaini.
E' davvero uno dei Pilastri della Chiesa, quella giovane, che agisce più di quanto parli.
Il Cattolicesimo che vive nelle Sedi Scout non è mai di maniera: o c'è, nel sentire e nelle azioni di ragazzi e capi, o non c'è, anche quando siamo tutti schierati a parata.
In Agesci si legge, si scrive, si fa musica, teatro, 
E anche per quanto riguarda la famigerata questione di genere, l'Agesci è una realtà in cui la parità tra i sessi è completa e consolidata.
Non esiste, appunto, una questione di genere in Agesci: una ragazza di vent'anni appena entrata in Comunità Capi sarà corresponsabile esattamente come un vecchio elefante con brevetto e anzianità.
In Agesci argomentazioni tipo:
  • Sono più anziano;
  • Ho un livello di formazione superiore;
  • Ho un'esperienza molto maggiore alla tua 
Non hanno significato, soprattutto nel rapporto tra uomini e donne.
La nostra Diarchia funziona in maniera da dare un esempio concreto di collaborazione tra i sessi impostata a tutti i livelli: dal più piccolo Lupetto/Coccinella al Rover sul punto di concludere il suo percorso Scout tutti si trovano di fronte non il tradizionale paternalismo italico ma qualcosa che, forse, non c'è nemmeno in Scandinavia: la parità senza quote, la parità come collaborazione, la parità come naturalezza della complementarità tra Uomo e Donna.
Ogni bambina, ragazza, giovane donna, troverà nel suo percorso solo l'assoluta parità e complementarietà tra i suoi capi: una donna ed un uomo, non l'una o l'altro, ma entrambi assieme alla guida della Comunità.
Gli scout si mettono in cerchio perchè nessuno resti fuori e tutti possano guardarsi in faccia e questo modo di fare si conserva nel tempo.
Anche il mondo del Lavoro si è accorto delle potenzialità dello scoutismo e con colpevole ritardo, direi:
Ma pensateci un po' due minuti:
quale giovane donna/uomo di poco più di vent'anni ha come referenze la comprovata capacità di gestire la logistica di un campo scout?
Parliamo di trovare alloggio ad una cinquantina di persone, calcolare i fabbisogni di acqua, spaghetti, pane, latte, uova, detersivi, sapone, disinfettante.
Saper gestire  latrine, sicurezza, logistica, coordinamento con le autorità, permessi e normative, programmare al minuto 7-10 giornate di una quarantina di bambini o ragazzi , oh, francamente, ho incontrato ben pochi manager aziendali dotati di una capacità gestionale anche solo paragonabile.
Il mio essere Capo ha queste origini.
Oggi sono a mezzo servizio:
non posso partecipare ai campi e riesco a stento a star dietro agli impegni ordinari di Branca.
Ma la messe è troppa e ogni chicco una Vita.



Domani

Io non so per quanto reggerò.
Perchè, purtroppo, i numeri dimostrano inconfutabilmente che il ruolo di Capo in Agesci è INsostenibile, come le fonti di energia basate su combustibili fossili.
A Giugno completerò il mio quarto anno come Aiuto Capo Cerchio, poi si vedrà.
Ma voglio pensare seriamente al futuro del mio Servizio e a quello della mia amata Agesci.
Purtroppo, dati alla mano, la permanenza media di un Capo in Co.Ca. è inferiore al tempo medio necessario per ottenere la Nomina a Capo.
Questo significa, tanto per cominciare, che un sacco di unità sono condotte da Capi senza formazione completa.
Il che non è poi così grave come potrebbe sembrare.
Purtroppo, si va diffondendo un'idea dello scoutismo simil #buonascuola, ma ne ho già parlato abbondantemente in passato e non mi dilungherò.
Prima o poi ci si stanca di un servizio emotivamente e fisicamente così impegnativo?
No, secondo me ci si stanca degli extra e degli optional.
Ma è una mia opinione.
I numeri, anche quelli straottimistici pubblicati recentemente sulla stampa associativa Emiliana, sono catastrofici:
Il Servizio medio di un Capo dura meno di 4 anni e mezzo.
E ne servono 6, sempre in media, per diventare Capi Brevettati.
Ripeto: non mi voglio lanciare in analisi perchè non è questo lo scopo di questa mia riflessione.
Ammesso e non concesso che fosse passabile un paragone tra un Gruppo Scout ed una Scuola, bisogna schiaffarsi in testa che il ruolo del Capo non sarebbe quello dell'insegnante, ma quello del bidello o dell'autista dello scuolabus.
Lo Scoutismo non va avanti per grazia dei Capi splendidi e formati, ma perchè è un metodo educativo naturale, nel senso letterale del termine.
E a me piacerebbe che sempre più ragazzi avessero l'opportunità di crescervi dentro.
Al momento non è possibile e in molte realtà le liste d'attesa sono una dolorosa necessità.
E' vero, lasciare fuori  da una Comunità Cristiana qualcuno non è bellissimo.
Se ci sono bambini/ragazzi che vogliono fare scoutismo e non è possibile accoglierli perchè rischioso (fisicamente) ed irragionevole andare oltre certi numeri io credo che la soluzione sia nella sostenibilità del Servizio di Capo:
l'unico modo per allargare il cerchio è rendere il Servizio Sostenibile senza impantanarsi sui singoli segmenti dei vari problemi (sì, la formazione pensata per insegnanti degli anni '80 è un problema ma non è l'unico) ma ragionando a tutto tondo sullo Scoutismo per il XXI Secolo: formazione, programmazione, attenzione ai singoli e taglio degli sprechi di risorse.
Aevoglia a scrivere, su Proposta Educativa, articoli ecumenici sull'uso del tempo razionale, sulla necessità di non abusare delle energie dei capi... tanto due pagine dopo si trovano sempre nemmeno troppo velati inviti a gettare il cuore oltre l'ostacolo perchè se non ce la fai vuol dire che non ti azzecca e sei pigro e poco motivato: è colpa tua, Capo, che non ti formi e se dopo 5 anni ti sei stancato di avere al più 7 sere libere al mese vuol dire che non ami abbastanza lo scoutismo.
Ecco, sarebbe anche il caso di piantarla anche perchè ne va della qualità del Servizio: un Capo che non vive la quotidianità al di fuori delle Sedi e dell'ufficio e non ha altri interessi intacca gravemente la propria Testimonianza ed efficacia.
Non abbiamo bisogno di persone disposte a stare in sede ad libitum ma di gente che sa lavorare, ha piacere ad andare al Cinema, ai concerti, passare un week end con famiglia ed amici in un museo e che non sia solo il felice abitante dell'Isola che non c'è.
Insomma, alla fine, trent'anni dopo, penso sempre, dopo una riunione, che forse dovrei insegnare alle bambine la furbizia e la sopraffazione e non a dire tutti quegli 'eccomi'.
Ma queste bambine devono imparare a resistere: alla violenza, al neofascismo, al sessismo, allo stupro dell'ambiente, alla demolizione della Coesione Sociale e alla strumentalizzazione della Fede.
Penso che gli 'Alti' Ideali che ho inseguito da giovane e che sembrano il leitmotiv associativo sono troppo alti.
Il Pensare Alto non fa per me.
Da Ingegnere aerospaziale vi garantisco che troppo in alto manca l'ossigeno e si pensa male a quello che resta a Terra.
Sopra una certa quota volano solo i Palloni Gonfiati e nessuno di loro raggiungerà mai le Stelle.
Penso che, se qegli Alti Ideali si sono dimostrati futili pretesti per la vuota autoconservazione di certa classe dirigente del BelPaese, i Valori dello Scoutismo mi sono rimasti appicciati addosso anche quando mi sarebbe stato comodo lavermeli via di dosso.
Penso che se un giovane cattolico omosessuale ha speranza di accoglienza piena e completa ce l'ha tra i suoi fratelli scout e non perchè siamo migliori, ma solo dannatamente abituati chiudere quel benedetto cerchio e a non lasciare fuori nessuno.
Penso che, alla fine, quello che conta è mettersi l'uniforme tutti i sabati, sorridere e cantare e concentrarsi per decifrare ogni sorriso, ascoltare ogni "Bill, lo sai che..." come se fosse la più preziosa delle rivelazioni.
Penso che bisogna riflettere molto, molto, trarne conclusioni che non stonino rispetto a Scouting for Boys e lasciarsi alle spalle ansie, aziendalismo e grafici di produttività, indicatori e altre cose più adatte all'industria che alla Strada.
Lo scoutismo mi ha accompagnato per gran parte della mia Vita e solo con molta razionalità astratta posso accettare che prima o poi me ne dovrò andare in pensione.
E' già abbastanza difficile immaginare di dover lasciare le Coccinelle, seppur per il bellissimo Reparto o per il magico Clan.
Poi, oh! Alla fine, qua si semina gioia e tanto basti.

Canzone del giorno: Eirene.

21 ottobre 2017

1987-2017

Di farlo passare sotto silenzio non mi va.
Ma neppure di imbastire il solito logorroico pippone.
Vediamo se mi riesce una via di mezzo.
Quest'autunno, per me, sono trent'anni di scoutismo.
Così, mentre mi accingo ad accogliere le Cocci nel cerchio dei Ciclamini, qui a Villanova, penso tante cose.
Ma qui mi limito a ricordare e testimoniare l'accoglienza.
Chi ha accolto me nel Reparto Sagittario del Matera 1, tutti i gesti di accoglienza di cui sono stato destinatario, testimone, attore.
Oggi, scoutismo per me è accoglienza. 
Della Vita, dell'Altro, della Fede, dell'Umanità imperfetta.


Giovinezza

Scoutismo e Mangiare: mi viene naturale
Trenta anni di scoutismo meritano, probabilmente, qualcosa di più: magari un Punto della Strada.
Pertanto, non è detto che non riesca a ritagliarmi il tempo per una riflessione adeguata.
Oggi, però, ricordo semplicemente l'accoglienza ricevuta quell'Ottobre mentre le Cocci si avvicinano al cerchio.

12 aprile 2016

Storia dell'iter di (DE)formazione AGESCI spiegato bene

Per quanto completamente sommerso da importanti impegni non posso che sforzarmi di investire pochi minuti per scrivere questo breve post, essenzialmente un link commentato al bel Blog di Francesco sullo Scoutismo i cui ultimi articoli sono, secondo me, di importanza fondamentale per il futuro dell'AGESCI.
Mi riferisco a questo lungo e desolante post (e al precedente) di cui, a mo' di spoiler, cito gli ultimi paragrafi


L’attuale iter rispetta le mozioni che hanno portato ad una richiesta di ridefinizione dello stesso?No, la mozione 01.2004, che è una delle due mozioni da cui parte la verifica del nuovo iter di formazione, richiedeva “al Comitato Centrale di studiare modalità alternative per lo svolgimento dei Campi di Formazione Metodologica ed Associativa che permetta la partecipazione a quegli adulti in servizio educativo che per esigenze di lavoro non riescono a partecipare ad eventi di formazione di durata settimanale.” Non è stata realizzata nessuna modalità di partecipazione differente ai campi di formazione.

Io ritengo che quanto qui raccontato debba avere la massima diffusione possibile ed invito tutti i lettori interessati a divulgare come possono queste informazioni che, sebbene si riferiscano alla sola formazione dei Capi, in realtà sono specchio di un bispensiero inaccettabile nell'involuzione dell'Agesci in troppi livelli e settori.
Dovrei argomentare approfonditamente ma non mi è possibile per le prossime settimane, ma ci torneremo sopra.
Intanto un bel grazie a Francesco per la chiarezza dell'esposizione e la passione nel suo Servizio.

27 novembre 2012

Il mio voto Cristiano per le Politiche 2013

Il mio voto alle prossime Elezioni Politiche  vorrei che possa essere Cristiano.
Il "Vorrei" è condizionato dalla scarsa probabilità di trovare sulla scheda elettorale qualcuno che corrisponda minimamente alla mia intenzione di voto Cristiana.
Lo so, in Italia il voto dei cosiddetti cattolici, secondo i tiggi', appartiene a gente tipo Casini o la Binetti o agli organizzatori del family day e quella gente lì, ma è solo propaganda, l'azione politica di costoro forse obbedisce al potere temporale di varie gerarchie umane, ma di Cristiano non ha nulla. 
Cosa io intenda per voto cristiano è facile: quello che cerca di realizzare in Terra una passabile imitazione di Società Cristiana.
Ma, secondo me, una Società Cristiana non è quella in cui tutti vanno in Chiesa o l'aborto è punito per legge.
E' una società basata sulla Relazione tra uomini liberi.
Messi nella condizione di imparare ad amarsi.
Certo, i punti di partenza sono importanti:
"Partiamo dal Lavoro, no, dalla Scuola! Anche, ma pure dall'Ambiente, dall'Energia, dalla Cultura, dalla Legalità!"
Partiamo, sì, certo, partiamo!
Ma per andare dove?
Ecco, io ritengo indispensabile fermarsi a riflettere sul tipo di società in cui vogliamo vivere.
Ed io voglio vivere in una Società basata sulla Relazione tra Persone.
Per me, cioè, sinonimo di Società Cristiana.
La Società Cristiana ideale non è quella in cui l'aborto è proibito, ma quella in cui è statisticamente inutile.
Perchè educazione sessuale, contraccezione e servizi sociali avanzati lo rendono, nella prassi, superfluo.
La Società Cristiana ideale non è quella in cui i rapporti prematrimoniali costituiscono stigma sociale, ma quella in cui è possibile tornare a sposarsi a 25 anni.
La Società Cristiana ideale non è quella in cui le Chiese sono piene la Domenica, ma quella in cui le mense della Caritas sono vuote.
La Società Cristiana non è quella in cui si lascia libero il ladro (o lo si mette assieme ad altri 14 in una cella da 4), ma quella in cui gli si consente di risarcire la vittima e di non dover rubare più. 
(Nota: la Società in cui i ladri non esistono dicesi Paradiso, non bisogna esagerare con le attese...)
La Società Cristiana non è quella in cui uno dei fulcri non è il Consumo, ma la Relazione.
Relazione.
Sarebbe troppo lungo elencare i requisiti per realizzare quello che intendo per Relazione.
Potrei fare una descrizione estesissima della mia Città Cristiana Ideale.
Ma a che servirebbe?
Chi mi legge credo avrà capito.
Ho bisogno di sapere dove il mio 'candidato' vuole andare a parare.
Non solo 'come', il che sarebbe già moltissimo, dato che nessuno dei candidati alle primarie della Sinistra, o di M5S se è per questo,  mi sembra abbia uno straccio di dettaglio a riguardo.
Io voglio una Speranza.
Una speranza matematicamente plausibile di una Vita diversa dal binomio
"Vegeta e Disperati" vs "Produci Consuma Crepa "
Quindi, sì: il Software Libero è importante.
Il fotovoltaico è importante.
La Scuola è importante.
La guerra alla Speculazione Edilizia è importante.
Un lavoro degno per tutti è importante.
Ma, più importante di tutto, per me, è avere l'opportunità di vivere in Relazione col mio Prossimo.
Perchè è la base della Vita per come la intendo.
Una Vita Cristiana, appunto.

16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

19 marzo 2010

Giuseppe Diana, 4 Luglio 1958, 19 Marzo 1994

Si, ormai hai una voce anche sulle enciclopedie. Nell'anno in cui ho preso la Partenza, una Partenza di cui 'pago' le conseguenze ogni giorno, tu sei stato assassinato dalla Camorra.

Mentre io progettavo la Route Estiva che mi avrebbe visto lasciare il Clan tra le lacrime e correvo in Vespa tra Serra Rifusa e San Giacomo, ti hanno ammazzato nel primo mattino del giorno di San Giuseppe.
Ora mi trovo d'un tratto a ripensarci e non trovo il senso di questi anni se non nelle cose che ho fatto. Non nei miei pensieri, nelle mie letture, ma solo nei gesti, quelli più scomodi nelle albe scout, nell'opposizione al bispensiero che infetta anche le nostre sedi, nella resistenza sensa paura e senza speranza alla morte civile che ci circonda.
Il resto è vuoto egoismo, tempo sprecato.
 
"Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili, Don Giuseppe Diana, Per Amore del mio popolo non tacerò."


17 dicembre 2009

come evitare propaganda partitica in attività?

Per trasparenza, riporto qui ( rielaborandolo alle circostanze attuali ed ampliandolo ) un topic da me inserito tempo fa nel forum ufficiale dell'AGESCI:

A questo punto, non posso fare a meno di interrogarmi sulle prospettive del Servizio nell'Italia
del 2010. Da un punto di vista Politico o, più precisamente, dal punto di vista del capo che non intenda assolutamente far propaganda partitica in attività scout:
Sono abbastanza certo, ad esempio, che nessuno, tra i ragazzi del noviziato e del clan, possa affermare di sapere per quale preciso partito abbia votato, alle ultime provinciali ed europeee, lo scrivente Capo. Anzi, a ben pensarci, nessuno neppure in comunità capi potrebbe avere tali certezze. La scelta Politica dell'Agesci credo di averla ben capita e spero di aver affrontato,nel mio Servizio, gli argomenti di attualità da un punto di vista della trasmissione dei valori senza nominare neppure una delle scellerate decisioni politico-partitiche ( chiamiamole partitiche da qui in poi per semplicità ) dell'ultimo anno in materia di violazione dei diritti dell'Uomo. Purtroppo, da un lato avverto la crescente difficoltà tecnica nel parlare di Amore per l'Umanità, giustizia e accoglienza, magari organizzando il Servizo RS per persone disagiate continuando a tacere le evidenti responsabilità partitiche e, dall'altro, inizio ad avvertire scricchiolii ben più che sinistri nella socitetà in cui viviamo ed operiamo, in cui gli eventi 'senza precedenti' di violazione dei diritti umani, limitazione delle libertà personali, disgregazione nazionale, e chi più ne ha più ne metta, non possono più essere, secondo me, ignorati a livello associativo. Non fraeintendetemi: non intendo dire che l'agesci dovrebbe pronunciarsi pubblicamente, ad esempio, su atti partitici quali il trattato con la Libia, i respingimenti o le orgette dei politici, ma almeno non fingere che il pianeta partitico dell'emiciclo parlamentare sia un monoblocco unico di nefandezze da cui tener ben lontani i ragazzi. Non è mica vero che sono tutti uguali. Senza cadere nella contrapposizione partitica, ricordo che da Fini alla Bindi, passando per Casini e Bersani, esiste una concreta linea di uomini e donne della Politica, di partiti diversi accomunati dal profondo dissenso con l'operato del Governo. Anche perchè, sarà l'età che avanza, inizio a vedere sulla pelle di miei ex esploratori e rover le conseguenze pratiche della crisi di questo Paese. E' davvero la prima volta, nella mia vita di trentacinquenne squattrinato, che inizio a provare la consapevolezza non più di essere stato fregato dai nostri genitori, ma di essere quasi privilegiato rispetto ai quindicenni di oggi... Senza continuare su sentieri magari affascinanti ma senz'altro dispersivi, pongo un pugno di problemi definiti:

1 - esiste un limite in associazione? Scusate se scrivo qui un esempio pratico: ma è possibile portare l'uniforme e un distintivo tipo "Borghezio Fan Club"? E' possibile essere capi Agesci iscritti su Facebook al gruppo Padre Pio e contemporaneamente a gruppi razzisti innominabili? La domanda è retorica ma nella pratica, una pratica in cui magari la corte marziale la si forma per i capi "in situazioni eticamente problematiche " ma non per chi fa apologia di fascismo in attività, ha, purtroppo, una sua ragion d'essere.
Non ho voglia qui di fare le casistiche di possibili ( od evidenti ) incompatibilità tra la figura di socio adulto agesci e quella di pubbliche prese di posizione partitiche e sociali, non è il caso. Sto apprezzando, sugli ultimi numeri di Proposta Educativa, una maggiore attenzione a queste tematiche, ma è sufficiente?

2 - L'altro mio problema pratico è nel non essere più certo di riuscire a scindere le problematiche Politiche da quelle Partitiche e non perchè mi sia stancato di mantenere la linea associativa, ma perchè sono le sciagurate scelte partitiche ad invadere ogni spazio della quotidianità associativa, dall'ambiente (si veda la scelta nucleare nel paese del Sole o la privatizzazione dell'Acqua ), ai "comportamenti disordinati", passando per la lotta alle mafie ( sarà 'lecito' condividere in Clan le iniziative di LIBERA? ) e finendo al rispetto dei diritti umani dei migranti.
Insomma, se fino ad ora la situazione era controllabile seppure in deterioramento, oggi credo che stiamo superando la soglia di non ritorno e, se siamo, per ora, ben lontani da situazioni 'da Aquile Randagie' ( ricordiamoci tutti da dove veniamo ), inizio ad avere l'impressione di essere incoraggiato, associativamente parlando, a mettere la testa sotto la sabbia: vai a pulire un pezzo di Gravina, dai una mano ai volontari della Caritas e potrai dire di aver fatto la tua parte. Più concretamente, se 10 anni fa un Rover in Servizio presso un'associazione di assistenza ai migranti non aveva troppe probabilità di scontrarsi in coscienza con le leggi del Paese, oggi si trova di fronte il reato di "Immigrazione Clandestina": possiamo correre questo rischio?

3 - I ragazzi non hanno certo bisogno di un altro adulto che vuole manipolarli, solo che, in concreto, come ti muovi sbagli ed il rischio è di danneggiarli sia nell'appoggio ad una fazione che nel contrasto ad un'altra: sono molto contento quando vedo i ragazzi ( troppo raramente purtroppo ) discutere tra loro di politica anche partitica, un po' meno quando iniziative blasfeme come quella del white christmas non sono considerate gravi neppure da un punto di vista della presunta cattolicità dei suoi promotori, ma sono comunque attentissimo a non interferire in una dialettica tra ragazzi che sarei solo sicuro di inquinare. Per non parlare, poi, del campo di battaglia che è l'espressione online dei ragazzi. Ci si aspetterebbe una divisione in fazioni che di fatto non esiste: l'iscritto al gruppo No-B-day, magari, plaude ad un'iniziativa leghista ed un fan dal PDL è contro il ponte sullo stretto. Ma va bene solo così?

4 - Non è che proced(iam)o, in staff, alla cieca: riteniamo di avere strumenti più che validi: la Strada come punto di partenza, il Servizio e le relative testimonianze. Ma sono "armi Strategiche", il cui effetto è certo, concreto, ma assai distante nel Tempo. Insomma, siamo noi adulti, al solito, il problema: un Capo può essere di Destra, Centro o Sinistra, ed identificarsi partiticamente con Fini, Casini o Bersani senza allontanarsi dal Patto Associativo Agesci testimoniando i valori fondativi nel Servizio ai Ragazzi. Giusto? E quando dalla teoria si passa alla pratica?
Voi come vi regolereste, soprattutto in branca R/S, in quest'inverno che si prospetta rovente?

25 ottobre 2009

Linux Day 2009



Una decina di giovani si intestardisce per il terzo anno di seguito. Impara dai propri errori, investe, punta in alto. Si scopre Comunità. Si scopre Comunità Efficiente. Ancora una volta, in poco meno di un mese di lavoro e collaborazione piena e sincera, è stato organizzato un Linux Day a Matera. La crescita della comunità, la maturazione dei singoli e della capacità di lavorare in sinergia si è vista sin dalle prime battute. Il ricco programma è consultabile sullo splendido Portale che potete raggiungere qui, dove è possibile trovare le presentazioni dei seminari, un forum e le fotografie dell'evento. L' install fest è riuscito nel senso letterale: ubuntu 9.10 RC è ora su molte macchine, assieme a Mandriva e a non so quante altre distro portate dagli organizzatori. Certo, non siamo ancora riusciti a far funzionare la stampante di Marco e il Wireless dell'Asus Z8100 di Amoramaro, ma c'è speranza... La giornata è andata magnificamente, ma non sta a me dirlo. Forse la cultura del software libero non è maggioritaria nè diffusa, tuttavia non si arrende, resiste e pian piano si diffonde. La giornata del Linux Day 2009 di Matera è stato un paradigma della collaborazione comunitaria. Ciascuno, secondo le proprie possibilità, ha dato. Ed il risultato è la somma di tali possibilità. Come potrei dire:" Il mio seminario, " Quando ogni parola, ogni tavola proiettata è stata condivisa a priori da tutti? Quando la mia esposizione è stata avallata ed arricchita di suggerimenti e critiche da parte dell'intera comunità? E come potrei non legare la mia esperienza comunitaria nascente con la banda di materalinux.inin.com con quella della Mia Comunità Capi? Oggi, a pieno cornamento di un week end che si può solo definire "d'assalto", c'è stata l'uscita di Co.Ca. Strada, pioggerella, splendidi prati ed una chiesetta di campagna. Discussioni, canti, risotto e salsiccia cotti sulla spiritiera ( e per fortuna il Capogruppo ha trovato del'altro alcool ché ne avevo portato troppo poco ... ). Dal Programma di Comunità Capi, al Progetto Educativo di gruppo passando a quello Regionale abbiano messo su un'impalcatura che permetterà di lavorare assieme ad una Comunità nuova, tutta da costruire, da far crescere accanto alla nostra sorella gemella. E' stata una splendida giornata, uno splendido week end di lavoro, di fatica, di tenacia. Grazie a tutti!


4 ottobre 2009

4 Ottobre 2009

Fa’, o Signore, che io ti conosca.

E la conoscenza mi porti ad amarti,

e l’amore mi sproni a servirti

ogni giorno più generosamente.

Che io veda, ami e serva te in tutti i miei fratelli,

ma particolarmente in coloro che mi hai affidati.

Te li raccomando perciò, Signore,

come quanto ho di più caro,

perché sei tu che me li hai dati,

e a te devono ritornare.

Con la tua grazia, Signore,

fa’ che io sia sempre loro di esempio e mai di inciampo:

che essi in me vedano te,

e io in loro te solo cerchi:

così l’amore nostro sarà perfetto.

E al termine della mia giornata terrena

l’essere stato capo mi sia di lode e non di condanna.

Amen.

11 maggio 2009

Cronache di BAS 35, Giovedì 16 Aprile 2009

A un certo punto ti accorgi che il tempo passa. E' giovedì, questo vuol dire che dopodomani si torna a casa. Ma non è un 'finalmente!' la parola che appiccichi subito dopo il tuo pensiero del mattino. Proprio no... Non sai se il conto alla rovescia è verso un evento desiderato o temuto. Ormai sei parte della Comunità, non ti senti un passeggero. Ci svegliamo presto, ma riusciamo a fare con calma. Sono a colazione con Raffaele quando avvertiamo una lieve scossa di terremoto. Per fortuna è davvero leggera e quasi passa inosservata.
Ho i capelli all'olio, unti e bisunti. Approfitto di Maddalena per farmi fare uno shampo a secco seduto in un vecchio passeggino riciclato come poltrona da barbiere. Per qualche minuto mi sono visto già canuto, uno shampoo a secco non è proprio il massimo ma almeno mi sono sgrassato ben bene chè già sono in tanti a sostenere che ho una capa di sivo!
La mattina è abbastanza pesante tra arrivi e sistemazioni e consegne, il tutto è aggravato dalla richiesta di servizio in mensa. Si serve dove serve, è vero, ma da professionista sono contrario alla prassi tutta italica di azzoppare un servizio efficiente ed efficace per dirottare risorse su un altro servizio che non ne trae giovamento significativo o, peggio, come in questo caso, che non ne necessita punto. Ma mi secca che siano altri ad andare al posto mio e assieme a Raffaele abbiamo partecipato alla distribuzione di pane, posate, tovaglioli e frutta. C'è di bello che ho potuto vedere una ad una in viso tutte le persone che abitano il campo e davvero ne è valsa la pena. Non credo di aver ricevuto tanti sorrisi nella mia vita concentrati in così poco tempo, davvero un servizio fatto per bene non ha prezzo.
Dopo pranzo si torna di corsa in magazzino: a parte la sistemazione dei nuovi arrivi che si sono accumulati mente ero in mensa, ci siamo trovati anche con un metro cubo di bottiglie d'acqua da spostare... La risposta è la solita, olio di gomito. Purtroppo oggi siamo stati categorici per quanto riguarda l'orario di 'apertura' del magazzino. Mi spiego. In teoria, il magazzino è aperto al pubblico tra le 10 e le 12 e dalle 17 alle 19. Il senso di questi orari è nel consentire di scaricare ed ordinare gli aiuti. In pratica gli orari sono stati sempre tpleonastici: dal mattino a sera ingresso libero. E non può essere altrimenti dato che lo scopo della nostra presenza non è la mera distribuzione di beni materiali, ma, soprattutto, la capacità di offrire sorrisi e comprensione al di là degli orari. Oggi, però, a causa dell'impegno in mensa, mi sono trovato completamente sommerso dal lavoro e ho lasciato le tende chiuse mentre cercavo di materializzarmi, come tutti gli altri di BAS 35, in due posti diversi contemporaneamente. Ecco a cosa mi riferivo poche righe fa quando parlavo di zoppie organizative.. Ma ce la siamo cavata, tra una distribuzione di coperte ed una ricerca di scarpe 8 sempre numero 42 ). L'ora di cena, quindi, si avvicina in fretta. E, salvo una piccola disavventura che ho avuto con una carriola senza gomma, recuperata in mensa, portata al magazzino e ritrascinata in mensa senza che si sia capito chi e per quale scopo l'abbia richiesta in magazzino, il resto della giornata è stato senza storia. Ma il tempo e la distanza iniziano a fare il loro effetto. Dopo cena finiamo in 4 in sala mensa a scroccare grappa ai volontari friulani della protezione civile. Ma, con Raffaele, Rocco e Maria Pia i discorsi sono altii: l'Associazione, la Chiesa, i ragazzi....Piove e fa freddo, la tendopoli è ormai illuminata e l'aria ha quasi sapore di casa, mentre piove a scrosci nella notte.

25 aprile 2009

Cronache di BAS 35: Martedì 14 Aprile 2009


La sveglia è nel gelo. Il telo delle tende è rigido perchè è congelato, non si piega. Ho tanta nostalgia.
Facciamo colazione con Giampiero e Rocco, abbastanza in fretta. L'atmosfera, nella tenda mensa semideserta è sfumatamente diversa. Sulla via del magazzino mi intercetta Tiziano, il mio referente della protezione Civile. Mi consegna i registri per annotare il materiale consegnato. Anche al magazzino l'atmosfera è strana. Ho un mucchio di scarpe da sistemare e i visitatori sono pochi. E spaventati. So che lo ripeterò, ma non posso continuare questo racconto senza ricordare che le genti d'Abruzzo sono meravigliose nella loro coesione, nella dignità e nella fierezza. Ma le scosse continue logorano e noi non possiamo far altro che rassicurare e sorridere.
Da oggi, poi, ci tocca anche il servizio Mensa, magari ne parlerò in seguito, fatto sta che per alcune ore da otto diventiamo sei al magazzino. In mattinata abbiamo pochi visitatori e per quei pochi piuttosto che distribuire materiale ci impegnamo a parlare, rassicurare: le scosse finiranno, l'intensità decresce, tornerà tutto a posto. " Chi ce lo doveva dire che ci doveva capitare una cosa così? Sa [mi danno del lei all'inizio ], abbiamo tanta roba in casa nostra ".... E noi, col sorriso...
Ed il sorriso ci viene naturale, dal cuore, perchè anche se tu sei " protezione civile" e loro sono "civili", ci metti un'istante a sapere che tutto quello che la scelta scout teorizza lì diventa pratica.
Andiamo a pranzo, ma eufemisticamente ci alziamo con un po' di appetito. Ormai la routine è stabilita e le varianti sono interessanti: oggi ci vengono a visitare i capoccia della pattuglia EPC nazionale, ma passano in fretta e la giornata continua: niente di nuovo sul fronte occidentale. Oggi non sono arrivati molti rifornimenti, ma a conti fatti ho distribuito qualcosa come 60 paia di scarpe.
Nota malinconica: Mariagrazia se ne torna a casa, lei è partita la notte del Terremoto con l'Unitalsi e il lavoro la reclama... Restiamo in 8 nel cuore, ma in 7 per il magazzino.
Anche dalla cena ci alziamo con appetito residuo. Decidiamo di andare a Coppito per il debriefing serale ( e per approfittare, egoisticamente, delle docce calde ).
Dopo la doccia, ho avuto un po' di tempo per fare finalmente una telefonata privata e curiosare per il comando interforze. L'atmosfera è quella del film Wargames: un centro di comando strapieno di console, con tutte le possibili organizzazioni ad occupare le postazioni disponibili, cavi di rete e di alimentazione che vengono e tornano all'infinito, gente in tutte le divise possibili che corre in piena notte senza pause, gente che dorme per terra o si affolla attorno al bar che distribuisce caffè, soldati in briefing e, ovviamente, anche scout in cerchio...


Raffaele, il caposquadra, deve restare alla riunione, ma è inutile soffrire in 7, quindi resto io ad attendere il Capo. E colgo l'occasione per salvare il CNGEI dall'irruenza di Giuseppe.: per me non è una novità trovarmi a casa mia seduto allo stesso tavolo coi fratellini del CNGEI eh eh eh. L'ora di attesa passa in fretta chiacchierando assieme al tavolo della segreteria agesci+cngei. Ci siamo confrontati, abbiamo scambiato opinioni e punti di vista. Un Bla Bla Bla confortante che è stato interrotto dall'offerta di un panino da parte dell'Esercito ( davvero il panino della salvezza ) e dal subitaneo rientro del Capo. E, attraversando L'Aquila un po' meno spettrale del Sabato notte, siamo tornati a casa sereni e puliti. E sazi.

24 aprile 2009

Cronache di BAS 35: 13 Aprile 2009, Lunedì dell'Angelo

Ha piovuto durante la notte e pioviggina anche al mattino. Sveglia alle 7, mi sono fatto la barba usando come specchio il mio fido piattino di hard disk e sono riuscito a lavarmi, con un po' di buona volontà, assai meno felinamente dei giorni precedenti. Stamattina la colazione è classica all'italiana: Caffè, latte caldo, cornetto alla crema, pezzi di cioccolato provenienti dalle uova di Pasqua, biscotti e succo di frutta. La colazione è il momento più calmo della giornata. La Tenda Mensa è semideserta e la stessa aria, più che il caffè, sembra infonderti l'energia, la volontà di fare, dare, operare. In Italia è Pasquetta, a Tempera è un altro giorno di lavoro per tutti. Ci riuniamo coi ragazzi della squadra abruzzese. Sono passate quasi 48 ore dal nostro arrivo in Tendopoli ed è la prima volta che riusciamo a guardarci tutti in faccia. Allora non sapevo quanto avremmo legato, lavorato, combattuto nelle poche giornate successive. Ci organizziamo un po', iniziamo a mescolarci, a conoscerci, ad apprezzarci. Ma pochi minuti dopo sono già nei miei 'negozi', ossia nelle tende magazzino in cui mi capita di lavorare più spesso. Mi servirebbe una scopa per spazzare, mi servirebbero pantofole comode e calde per signora e tante tante tante scarpe numero 42. Invece ho uno scatolone di scarpe leopardate coi tacchi a spillo... Ma anche il magazzino Letti richiede una bella ripassata per riordinare e distinguere lenzuola, federe, coperte, asciugamani e piumini. Salvo che per la mezz'ora del pranzo è tutto un susseguirsi di faticosi spostamenti e selezioni di merci. I ragazzi di Chieti ( Marco e Antonio ) hanno iniziato a costruire le scaffalature per i containers. Siamo andati avanti ad oltranza, senza neppure salire per la grigliata di Pasquetta che i ragazzi della Cucina sono riusciti ad organizzare per la Tendopoli. A dir la verità qualcosina è arrivato pure giù da noi, per forutna...
A questo punto devo riferire di un fatto per noi scout antipatico. Sia per evitare accaparramenti, che per poter fare una statistica delle necessità, ci viene richiesto di effettuare una registrazione di quello che diamo alle persone. Noi lo facciamo malvolentieri, ma la gente invece ne è contenta: forse lo prende come un segno di attenzione, un indizio di normalità.
Dopo cena andiamo a Paganice per cercare uno Zio di Maddalena impegnato nella Protezione Civile, senza successo. Torniamo subito alla tendopoli, il paesaggio è spettrale e non rende incline ai giri turistici. Restiamo in macchina per scaldarci un po', siamo lì lì per andare a dormire quando ecco la scossa: una spinta laterale che ci scuote improvvisa. Nessun danno, neppure un vero spavento. Ma il peggio arriva, terribile, subito dopo. Dalla tendopoli emergono figure di persone disperate, che corrono a vedere le proprie case, che vanno verso le macchine per passarci la notte incuranti delle nostre rassicurazioni. Vedo ancora la signora che, affranta, mi dice:" Non finirà mai". Il volto della disperazione di chi esce dal sonno per svegliarsi in un incubo.
Andiamo a dormire, la notte è fredda ma serena.


21 aprile 2009

Cronache di Bas 35: 10 ed 11 Aprile 2009

La Bradanica è deserta, davanti a me c'è solo il fiorino guidato da Rocco con a bordo anche Raffaele. Dietro la mia vita. Assieme a me Maddalena e Mariagrazia, ancora loquaci. La luna fa capolino a tratti tra le nubi, ma le tenebre avvolgono la Basilicata nella notte tra venerdì e sabato. A Matera i locali sono ancora sicuramente affollati, noi siamo in marcia. Lunedì la terribile notizia del Terremoto, poi un sentimento che cresce, che arde. Fare qualcosa. Fare. Portare aiuto. Riunione di Co.Ca. straordinaria per aderire al fonogramma della Protezione Civile. Sento distintamente il cuore che batte mentre salgo le scale della sede. All'improvviso mi tranquillizzo e so. So di non avere di fronte una scelta, perchè tutto me stesso, tutto quello che sono e rappresento decide di accettare la chiamata. Il mio nome è sulla scheda. Mi arrogo di decidere per la mia famiglia, per chi mi è vicino.
Così, alle 23:35 di Venerdì 10 Aprile 2009 esco di casa in uniforme, con il mio zaino, assieme ai miei fratelli. Partiamo.
Una notte di guida non la facevo da tempo. Per me è stato pesante, sono abituato a ritmi da gallina. La strada sembrava domandarmi:" Ma sei davvero sicuro di quello che stai facendo? Ma non hai gli affari tuoi da curare, soprattutto in queste settimane cruciali per la tua carriera date le scelte che hai fatto?" E io mi sentivo sordo a questi richiami, quasi testardo. Però avevo paura, avevo paura di essere lì per vanità, per secondi fini, per altre ragioni diverse dall' "eccomi" che avevo pronunciato dentro me qualche giorno prima.
Ci fermiamo a Candela dove si unisce a noi il resto della Squadra Bas 35: Giuseppe, Giampiero e Mario. Si riparte, ma a Pescara chiedo pausa: ho bisogno di dormire un po' nonostante l'incredibile numero di caffè ingurgitati tra casa e le numerose soste in autostrada. Poi l'alba sulla statale alla periferia della città: L'Aquila. L'atmosfera è surreale: a prima vista L'Aquila è intatta. Deserta. Sarà l'orario, penso. Invece...
Circolano solo le forze dell'ordine e i mezzi di soccorso, nessun altro in giro. Nei pressi del centro scorgo un blindato che sbarra la strada, militari fucile in pugno e penso: se sorpasso senza mettere la freccia mi sparano? Poi osservo meglio i palazzi e i segni del sisma ci sono tutti, dappertutto...Arriviamo a Coppito, la scuola della Guardia di Finanza, il nostro quartier generale. All'ingresso ci ignorano, io non so ancora che siamo stati identificati come "non civili", come membri delle forze di soccorso. Ci accoglie la segreteria agesci e sembra di tornare a casa nel caos dell'open space interforze. Ci spiegano la destinazione, le modalità di contatto, mi intimano di tenere il telefono acceso giorno e notte e ci licenziano.
Usciamo dalla caserma, svegliandoci pian piano. Con un po' di difficoltà raggiungiamo la destinazione: Tempèra, frazione de L'Aquila...
Arriviamo alle 10, dopo aver passato Paganica e aver visto davvero le prime case crollate. Parcheggiamo vicino la tendopoli e il primo impatto è uno shock! Il traffico di mezzi di soccorso è intenso, ma il viavai di gente dalla tendopoli lo è ancora di più. Ci sono tre scout alla sbarra. Sono stravolti, bruciati dal sole e ci accolgono con sollievo. Fanno parte della prima squadra di soccorso, quella che è lì dalla sera del Sisma. Dobbiamo dargli il cambio subito! Un ragazzo alto, rosso per l'insolazione ci prende in consegna e ci presenta al responsabile del campo che gli chiede di farci un approfondito briefing e di ritornare da lui dopo un paio d'ore. Non l'ho mai più visto. Infatti siamo condotti al campo in allesitmento e immediatamente reclutati per il magazzino.
Già, il magazzino.
3 container e 5 tende davanti a cui si accumulavando decine di grossi scatoloni pieni di vestiario, coperte, scarpe. Monnezza.
La nostra casa per 8 giorni.
Ci siamo trovati catapultati al lavoro, un lavoro durissimo fisicamente almeno nei primi giorni, senza neppure accorgercene. La zona sembrava un formicaio umano, con persone che si affaccendavano accumulando pacchi, coi muletti che sfrecciavano tra le tende senza tregua. il pranzo l'abbiamo fatto a turni e poi ci siamo rimessi a lavorare come dannati. Prendi il pacco, aprilo inizia a smistare, prendi quello che ti serve, portalo alla tenda di tua competenza, sistemalo e poi ricomincia daccapo. Nel frattempo, appena arriva un civile, sorridigli e ascoltalo. Nel tardo pomeriggio ci assegnano la tenda, la A2. Mancano ancora le brandine e inizia a piovere, una pioggia rada ma gelida che fa da giusto contrappunto al calore della giornata che ci ha fatto mettere in maglietta e pantaloncini. Con un ultimo sforzo portiamo il materiale nelle tende e nei containers e ci trasciniamo in tenda dove, miracolo, Massimo, il capo della squadra veneta che si occupa della segreteria, ci ha procurato le brandine. La tendopoli è al buio, la corrente non c'è ancora. Ci cambiamo e andiamo a mensa dove spazzoliamo fino all'ultima briciola. La mensa è una tenda di fianco al tir cucina. E' grande e lì si riunisce la comunità di Tempèra. Vorrei guardarmi attorno, ma sono troppo stanco. Putroppo, non è finita. Devo accompagnare Raffaele, il Caposquadra, al briefing al quartier generale a Coppito. Ci mettiamo in macchina in anticipo, sperando di fare in fretta. Di notte, L'Aquila è uno spettacolo da Armaghedon. La città è illuminata e deserta, i semafori lampeggianti o spenti. L'atmosfera è resa sinistra da centinalia di lampeggianti che illuminano crudelmente di azzurro e rosso le facciate dei palazzi. Ogni incrocio è presidiato, gli unici veicoli sono carabinieri, ambulanze, polizia e volontari. In piena notte il centro di Coppito è pienamente operativo. Inizio a capire che la mia uniforme scout mi rende un 'collega' agli occhi dei finanzieri di guardia, dei vigili che montano attrezzature in piazza d'armi, del carabiniere che parla al cellulare fuori dalla palestra trasformata in CIC.
Non ho molti ricordi della riunione, mi sono addormentato più volte da seduto. Quando mi sdraio sulla branda, in una Tempèra deserta, fredda e buia, sono l' 01:05 del mattino di Pasqua...

continua