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11 febbraio 2025

Una Comunità Capi sulla Linea Gotica







Quando una Comunità Capi fa Strada, dissoda, ara e semina.

Non c'è una vera alternativa, un succedaneo, un surrogato, al camminare insieme, a condividere la fatica della Strada.

E sarebbe davvero pratico.

Invece, no. 

Tocca lo zaino, la salita. 

Il sudore anche nel cuore dell'inverno.

Arrivati a destinazione, l'Eremo di Trebbana, mi sono ricordato che da queste parti passava la Linea Gotica, l'ultima linea di difesa dei nazifascisti.

Per molti mesi amari, tra queste montagne, tra questo fango, è scorso il sangue.

E noi ci siamo arrampicati fin qua su a scrutare la Linea Gotica dei nostri tempi.

Una Linea che divide per prima cosa i nostri cuori.

Troppo comodo pensare che i neofascismi, la disgregazione della democrazia, l'accartocciamento dei corpi intermedi e delle comunità siano tutti dall'altra parte di una barricata immaginaria che divide buoni da cattivi.

Ecco perché è importante mettersi sempre in discussione e vegliare.

Chi è arrivato fin lassù, nel fango gelido, nella nebbia fitta, però, ha trovato luce.

Io l'ho trovata in una Coccinella ora Capo, in un crocefisso sospeso tra la pietra antica, ma soprattutto in una fratellanza che, mi si perdoni la speranza (e non l'ardire) mi sembra sempre più quella della prima comunità cristiana, quella dei discepoli di Gesù.

Un gruppo scout è di per sé un piccolo miracolo, ma occorre molta fatica terrena per mandarlo avanti.

Ma quant'è leggero lo zaino un istante prima di posarlo.







7 settembre 2013

Una Settimana sull'Isola che non c'è





Un Campo EG è puzza di fumo, di sudore e la costante sensazione di indossare, sulla pelle, una patina di terra e foglie secche triturate finemente da decine di scarponi da trekking che macinano il sottobosco.
E' restare semidigiuni perchè la squadriglia che ti ospita ha esagerato definitivamente col sale o ha fatto cadere la pasta minestrando (non che questo osti poi tanto dal recuperarla e mangiarla se la fame bussa a sufficienza).
E' una settimana di fatica tale da farti addormentare all'istante nonostante la relativa scomodità del sacco a pelo e dell'isolante.
E' imparare ad ignorare gli insetti che ti sciamano addosso (vespe escluse, quelle non ho mai imparato ad ignorarle).






Ma è anche poter sorridere tutto il tempo e, proprio mentre ti togli gli scarponi che ti hanno imprigionato i piedi per tutta la giornata, provare un sollievo angelico nel sentire due guide che, nella loro tenda, cantano Rino Gaetano.
E' vedere un picchio prima ancora di sentirlo.
E' avere il privilegio di ascoltare.
A un certo punto, però, sentimentalismi di questo genere possono prendere il sopravvento e occorre difendersi.
Un campo Scout non è un avvenimento emotivo.
E' un fatto razionale.
Un Campo Scout è un seme di senape.
Ma di quale pianta?
La stupefacente purezza e perfezione di 4 squadriglie sul campo (indipendentemente dalla qualità tecnica del loro operato) è un fatto reale o è confinato nel recinto di quegli otto giorni sull'Isola che non c'è?
Quando torno indietro ai miei campi di reparto vissuti da ragazzo scopro di ricordare quasi tutti i dettagli e mi rendo conto di quanto siano stati fondamentali per la mia formazione quei quaranta giorni scarsi spalmati su quattro anni.
Così, mentre carico il camion e passano tra le mie mani paletti di legno, bidoni d'olio per le cucine, casse di squadriglia e viveri, mi domando se sto infondendo linfa sana nella società o mi sto limitando a difendere gli ultimi bastioni di valori ormai derisi e nocivi per la sopravvienza biologica dei singoli.
Mi scopro sul punto di urlare "Andate a frequentare una scuola di calciatori o un corso da veline" ma mi trattengo.
I dubbi si nascondono sull'autobus che ti porta nei boschi di Accettura. Torneranno.
Descrivere il campo è inutile.
Descrivere lo Scouting in poche righe pretenzioso.
Un campo scout è fatto anche di tende, paletti e corde per vivere comodi come a casa propria.
Ma, soprattutto, è fatto dai ragazzi a cui si presta Servizio.




Quando si torna a casa la stanchezza seppellisce tutto aiutandosi con le soffici coltri dell'Entusiasmo Emotivo:
il campo è stata un'espreienza bellissima e le notti stellate già ci mancano.
Ma è meglio farsi venire qualche dubbio.
Tutta questa fatica, questo sacrificio, sono serviti a qualcosa?
Ho fatto del mio meglio?
E ammesso e non concesso di aver fatto del mio meglio, ho applicato come dovevo il Metodo?





E' difficile rispondere da soli a queste domande.

Forse, solo il confronto con la Comunità Capi può aiutare e non è detto che sia esaustivo.
Quest'anno mi sono divertito molto e non ho ancora capito se ho lasciato l'isola che non c'è o me la porto nel cuore.
Come porto nel cuore Alessio alla cui memoria, idealmente, dedico questi otto giorni di Servizio.


16 giugno 2012

Una Promessa ed una Nomina a Capo

Non credevo che sarebbe stato così emozionante.
Pensavo ad altro, probabilmente.
Come non avrebbe potuto essere emozionante la Promessa di una ragazza di vent'anni che entra in una nuova casa solida per la vita?
Per non parlare della Nomina a Capo, il cui valore in sacrificio e fatica non può essere quantificato a sufficienza per farne capire il peso a chi non ha dovuto portarlo.
Il significato di questa Promessa, di questa Nomina, si riassume con una sola parola:
Speranza.
Speranza per la mia bella Comunità Capi, così meravigliosa nella Fiesta post cerimonia, Speranza per il cammino della nostra nuova Sorella, Speranza per il completamento dell'Iter di formazione di un'altra.
Speranza per l'Agesci che si dimostra viva e vitale nonostante le difficoltà.
Speranza per tutti i ragazzi che ci sono e ci saranno affidati.
Ad Angela, che ha promesso di fare del suo meglio e a Mary, che entra a far parte del Clan Gilwell, va il mio semplice augurio di Buona Strada.


26 ottobre 2011

Il Sole Oltre la Nebbia

Anche se è buio, anche se è umidissimo e quasi piove, mi sentivo ben sveglio e allegro alle Sei e mezzo del mattino di domenica scorsa. 
Si va in uscita con la Comunità Capi del Matera 2.
E non per la solita discussione alla fine di una gita fuori porta.
Ma per un percorso impegnativo di Strada.
E' stato bello partire tutti assieme in un unico Pulmino da 9 posti.
E' stato bello vedere con noi per la prima volta da Capo una ex scolta fresca di Partenza.
Da Colle dell'Impiso ci siamo arrampicati piano sotto un cielo grigio e nebbioso in alto, sempre più in altro.


Prima tra alberi dai colori caldi, poi tra le nude rocce in cui i pini loricati emergevano come fantasmi nella nebbia fitta, la nostra Comunità Capi non si è scoraggiata di fronte agli sbalzi di temperatura, la pendenza e le rocce scivolose.
Ha continuato a salire.
E, anche quando la nebbia ha reso il paesaggio uniforme e piatto, la nostra Comunità Capi ha saputo trovare il senso e l'importanza di proseguire oltre le apparenze, sentendo tutta la Responsabilità di arrivare comunque al traguardo.


Così, verso l'ora di pranzo, ho potuto sedermi sul cippo che segna la Cima del Monte Pollino per condividere quella ed altre gioie con la mia Co.Ca..



Al ritorno ci siamo fermati lungo la Strada per pianificare e programmare l'anno nuovo.
Ovviamente, il mio contributo sarà praticamente nullo.
Una cosa, tuttavia, ho tenuto a proporre: lavorare per far prendere atto all'Agesci della situazione reale sul campo.
Su questo blog le problematiche associative sono state denunciate fin troppo spesso, quindi credo sia inutile ricapitolarle. 
Ieri ho avuto davvero una 'piacevole' sorpresa nello sfogliare Proposta Educativa n.16 del 30 Settembre 2011, in pratica il numero appena recapitatomi.
Infatti, a pagina 21, si trova un articolo intitolato: "Tempo del declino o dello sviluppo?" A firma di Mirella Casagrande, Chiara Mangoni, Gregorio Marsiglia e Marco Pietripaoli. 
In cui per la prima ( o quasi ) volta compare sulla stampa associativa un articolo sul possibile declino associativo.



Qui potete trovare la cartella del sito Agesci dove credo a breve sarà disponibile il numero della rivista in formato pdf, quindi non 'trascriverò' l'articolo.
Per me è un incoraggiamento trovare, finalmente, una sponda istituzionale ai miei dubbi.
E anche il commento alle lettere pubblicate in ultima pagina mi è di conforto.
Scrive Chiara Panizzi: " Quanto tempo richiedeva ai capi lo scoutismo e le attività collegate 20, 30 anni fa?... Se è aumentato il tempo necessario il problema sta forse nell'Associazione ..."
Qui posso rispondere per esperienza personale: non solo il tempo era di meno, ma il tempo libero era di più: l'Agesci si è espansa in piena era di "Statuto dei Lavoratori", orari di lavoro certi, ferie pagate ecc. ecc, non sto qui a ripetere cose già scritte.
La soluzione ai problemi è lontana, ma almeno qualcun altro ne parla sulla Stampa Associativa, quindi, dopo tutto, il mio proposito manifestato durante l'uscita di contribuire alla risoluzione di questa cruciale faccenda non è nè inutile nè isolato.
Così, se ripenso al ritorno tutti assieme, di nuovo nella Notte, dopo una domenica di Strada e Condivisione, mi sento riscaldare il cuore da una tenue speranza per il mio futuro associativo.
Ci tengo a ringraziare i miei compagni di Strada per la bellissima esperienza che mi ha stancato il corpo ma rifocillato lo Spirito.



21 ottobre 2011

Help !!


Sabato, ore 14:30 - 01:30 Linuxday.
Domenica, ore 06:30 - 18:30 Uscita di Comunità Capi.
Overburning?