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5 dicembre 2016

Lettera aperta al Sì

Caro Sì,
prima di tutto sappi che non voglio assolutamente maramaldeggiare.
Mi chiedo se tra le tue fila ci siano un po' di casi come i seguenti:
Lavori quattro ore a settimana pagato coi voucher. Risulti tra gli occupati;
E' dicembre e tuo figlio al liceo non ha ancora il professore di Italiano. Vorresti lamentarti ma ti rendi conto che c'è chi sta peggio: i bambini che avrebbero bisogno di sostegno ma l'insegnante di sostegno non c'è anche se sulla carta potrebbe anche esserci.
Tua madre adesso vive a Reggio Emilia, ma tu vivi a Bari e i tuoi non hanno divorziato. Lei aveva una cattedra di italiano precaria al locale liceo ma un algoritmo segreto di cui non sono pubblici i parametri operativi l'ha trasferita a Reggio Emilia.
La sua cattedra di Italiano a Bari è rimasta vuota. Oppure è stata occupata da un docente con meno punteggio di tua madre.
Hai tre lauree ma il Ministro ha immesso in ruolo al posto tua una signora cinquantenne con il diploma che non ha mai insegnato prima in vita sua.
Ora fa sostegno ad un bambino che avrebbe miglior fortuna se non avesse nessuno a sostenerlo.
Hai avuto un lavoro per qualche mese, esauriti gli incentivi statali ti hanno licenziato. Hai fatto causa e hai vinto. Al netto delle spese processuali il tuo risarcimento è di un paio di stipendi.
Vogliamo parlare della gestione dell'immigrazione?
Di quella della crisi del sistema bancario?
La mia teoria è praticamente infnita.
Una successione di provvedimenti, un mix perfetto di policy neoliberiste e banale incompetenza grillina.
Io potrei anche proseguire argomentando ulteriormente.
Ad esempio: l'algoritmo del trasferimento docenti è segreto perchè i capoccia del ministero sono incompetenti o perchè sanno benissimo quello che fanno?
Ma non è questo il punto, caro Sì.

Caro Sì, il tuo problema è aver pensato che il No fosse una scelta.
Invece è una somma.




Ti preoccupi del futuro dell'Italia, dei populismi, dell'immobilismo.
E fai bene.
Sfidi il No a fare cose, ad assumersi responsabilità.
Ma il No non esiste.
Esistono solo i membri di una equazione che la Classe Politica e Dirigente italiana ha impostato a spese di tutti.
Caro Sì, sei tu la scelta: di fede. 
E di ignoranza, nel senso più tenero possibile, della realtà.
Il No è matematico.
E si sa, la matematica, in Italia, la si studia male.
Figuratevi dopo la buonascuola.




16 dicembre 2011

Beni Comuni


È necessario un processo costituente per immaginare la società dei beni comuni e sovvertire l'ordine costituito fondato sulla crescita capitalistica. 

Così potremmo riassumere il bel dibattito a cui ho assistito oggi al secondo piano di Palazzo Lanfranchi.
L'incontro, organizzato da "Campo Libero", ha avuto come ospite il Professor Ugo Mattei che ha solo colto come pretesto la presentazione del suo libro - manifesto "Beni Comuni" per introdurre un ragionamento di più ampio respiro.
Io, di seguito, riporto le mie impressioni, ma sia chiaro che potrei aver commesso un sacco di errori di comprendonio e di trascrizione, quindi eventuali bestemmie concettuali vanno ascritte solo alla mia pochezza di cronista.
Le persone fisiche sono mosse da molti fattori: le persone giuridiche sono mosse esclusivamente dalla strenua volontà di massimizzare i profitti.
Le persone fisiche sono consapevoli di dover morire, quelle giuridiche sono, invece, consapevoli di poter diventare virtualmente immortali se riescono a massimizzare i profitti.
Le corporations possono diventare più forti degli stati stessi.
E non solo degli stati deboli del terzo mondo.
Di fatto, gli interessi privati hanno preso il sopravvento su quelli pubblici.
Acqua, No TAV, Nucleare, Ponte sullo Stretto, Crisi del Debito, Spread, abrasione dei diritti dei lavoratori, sono tutti concetti e parole sintomo della grave malattia che è la Crisi della Democrazia Rappresentativa.
Perchè, ad esempio, l'attacco al debito italiano è solo un tentativo ( riuscito ) di uscire dalla crisi saccheggiando democrazia e diritti.
Si è costruito uno "Stato di Necessità" tale per cui "Si devono placare i mercati", ossia si deve affidare l'agnello al lupo.
L'Italia è il paese occidentale in cui il debito è cresciuto meno dall'inizio della Crisi, mentre i mercati non hanno 'pensato' di attaccare i paesi in cui la crescita del debito sia stata esponenziale.
Ma l'Italia, come la Grecia, attraverso il Referendum sull'acqua e altre prese di posizioni forti anticorporation della sua opinione pubblica, si è mostrata pericolosamente disallineata nei confronti del predominio globale delle "Persone Giuridiche"
La Crisi non è una crisi globale, è una crisi dell'Occidente, una crisi di eccesso di Crescita.
L'Italia non ha un problema di crescita: come facciamo a crescere se non facciamo più figli? A cosa serve crescere se possiamo permetterci di cambiare cellulare ogni mese? Crescono i paesi con alta natalità. Crescono i paesi che devono risolvere i problemi primari.
L'Italia ha un problema differente: quello di ridistribuire adeguatamente la ricchezza.

13 settembre 2011

Si pregano i fatti di non ironizzare sulle opinioni

Il recente incidente 'nucleare' ( che tecnicamente nucleare non è stato ) in Francia non ha mancato di avere le sue ricadute nel Bel Paese.
Leggo con la consueta costernazione del mattino di pronuclearisti pronti ad ironizzare sul pericolo che staremmo correndo per l'incidente francese.
"Ve l'avevamo detto che le centrali le dovevamo fare anche noi perchè tanto se succede un incidente in Francia siamo fottuti uguale! Visto? In Francia c'è stato l'incidente, marameo! " O giù di lì.
Non sono in grado di comprendere queste masochistiche affermazioni.
Prima di tutto, l'incidente è la prova provata che la tanto vantata ( dai pronuclearisti ) filiera nucleare francese ( che avremmo importato in Italia se fosse stato bocciato il referendum nucleare ) è tutt'altro che perfetta. 
A Matera credo ci sia una pregnante espressione idiomatica per definire chi si vanta pubblicamente di aver commesso un madornale errore di valutazione.
Poi, ancora una volta, si ricorre al falso mito della uguale pericolosità per gli italiani di un incidente in quel di Lione rispetto ad uno in quel di Brianza. Cosa che, numeri alla mano, è facilmente smentibile dalla banale osservazione di quello che è accaduto a Chernobil e a Fukushima: il fallout si disperde per superfici immense portando cancro e mutazioni ma è solo nelle immediate vicinanze che le concentrazioni di radionuclidi sono immediatamente mortali e tali da rendere la zona contaminata inabitabile a lungo.
Qui c'è, poi, un link ad una simulazione in perfetta corrispondenza con quanto, purtroppo, accaduto nella realtà ( altrove ).
Basta spostare l'epicentro nella valle del Rodano per avere anche una prova grafica, non bastassero quelle matematiche, del fatto che un incidente nucleare in Francia sarebbe dannoso per le italiche genti ma nemmeno paragonabile al cataclisma che si avrebbe se lo stesso incidente avvenisse sul suolo Patrio.
Ma non è di questo che volevo parlare.
Quello che mi sconcerta è l'incapacità di raccordare cuori e menti con la realtà.
Voglio dire, ad uno può piacere il cioccolato e ad un altro i panzerotti. 
E' questione di gusti.
Si possono avere infinite opinioni su molte, molte cose.
L'arte, la letteratura, pure la politica o la bellezza di una donna.
Ma come si fa ad avere 'opinioni' sui dati di fatto matematici, tecnologici e fisici?
Il Problema Nucleare viene affrontato in troppe teste come se fosse una questione di gusti.
L'Italia è ricca di uranio? No. 
L'uranio è un materiale fissile esauribile come i combustibili fossili di cui ci è facile ed economico procurarci le scorte necessarie? No.
Una centrale nucleare, ergo, diminuisce o mantiene invariata la nostra dipendenza energetica dall'estero? Incredibilmente si arriva a dire che la diminuisce.
E lo stesso per questioni banali, come il tempo di decadimento, il raggio di ricaduta, i venti prevalenti, l'effetto scudo delle Alpi, per non parlare dei tempi di costruzione e smaltimento, dei costi e di un'infinità di altri parametri misurabili scientificamente senza neppure troppa difficoltà con estrema e sovrabbondante precisione.
Al Politecnico il piano di studi, ai miei tempi, non consentiva grandi variazioni. Per l'unico esame che potevo inserire a mio piacimento mi venne il ghiribizzo di scegliere "Sociologia del Lavoro". 
Del lavoro non si parlò quasi per nulla, il corso, infatti, fu sugli incidenti tecnologici e sul comportamento non lineare degli impianti tecnologici complessi.
In pratica, passai un semestre a studiare Chernobyl e Bhopal.
Un zinzino di competenza spero mi sia rimasta, ma non si sa mai.
Il Prof paragonò i due incidenti in maniera matematica.
"Ci sono due parametri da contrapporre ai possibili vantaggi nella costruzione di impianti industriali complessi. Per Chernobyl il vantaggio  era energia a basso costo, per l'India industrializzazione e benessere. Considerate, quindi, i parametri che sono Rischio e Probabilità di Incidente. Rischio alto e discreta probabilità di incidente per Bophal. Rischio infinito e bassissima probabilità di incidente per Chernobyl.
Infinito per 0,00000000000000001 quanto fa?"
E noi tutti, bravi ingegneri del 5° Anno, rispondemmo in coro: "Infinito"
Danno Infinito.
Sistema inaccettabile.
Ma come si fa?
Come si fa a costruire qualsivoglia cosa nella compiacente e continua violazione del banale sillogismo aristotelico?
A = B, B = C ma per noi no: A è diverso da C. 
E guai a far notare il piccolo salto logico.
Ti ritrovi in mano il cartellino del censore.
E, forse avremmo bisogno dei censori, ma quelli dell'Antica Roma, non dell'Italietta del tempo presente. Anche, perchè, siamo fin troppo vicini ad un'epoca in cui il Potere si compiacerà di obbligarci ad affermare che 2 + 2 fa Cinque.
Queste sono solo le prove generali

9 giugno 2011

mai più nessuno

Sull'acqua non si può profittare.
La Legge non ammette legittime violazioni
L'energia nucleare non è un buon affare per l'Italia.
Questo ognuno lo sa.
Stiamo a vedere se qualcuno, di conseguenza, agirà.
Almeno il cinquanta più uno.
E smettere di essere nessuno.