26 ottobre 2011

Niente Bacchetta magica, spiacente, solo olio di gomito..

Due fatterelli:

alle recenti elezioni molisane, nell’ordine, vince la Destra, si afferma il movimento Cinque Stelle, il PD perde e alcuni suoi dirigenti si lasciano andare a grottesche dichiarazioni in cui attribuiscono la responsabilità della sconfitta proprio a Cinque Stelle colpevole di “rubare voti alla Sinistra” ( mentre si tace di un candidato non proprio ideale... )

Triste, ma vero.

Hanno detto proprio così. 

Che siano proprio i litigi, le divisioni e la pochezza politica pubblicamente e plurimamente manifestata da cotesti dirigenti ad allontanare elettori e ad indebolire il PD è chiaro a tutti salvo che a costoro.

In conseguenza alle dichiarazioni di tal fatta, sul web si è scatenata da un lato la costernazione dei militanti PD, dall’altro lo scherno e la gioia di quelli di Cinque Stelle. Scherno giustificatissimo contro le dichiarazioni, Gioia per il successo.

Quest’ultima non altrettanto giustificata.

Cioè, se un partito nuovo ma “tradizionale” avesse, partendo da zero, ottenuto un successo del genere i festeggiamenti sarebbero più che motivati: voti, seggi, poltrone...

Fa piacere, quindi, scoprire come sia ‘immediato’ anche per i più radicali dei Movimenti adeguarsi alle circostanze generali: “Ho vinto, mi son fatto largo, il mio programma non si realizzerà, ma son contento e festeggio”.

Altro fatterello, più vicino.

In una recente conversazione sullo stato delle cose del PD Materano, cose non certamente edificanti, mi sono trovato assediato da un pubblico di concreta e storica militanza di Sinistra.

Ad una mia banale osservazione: “Se questo PD non vi piace, iscrivetevi e cambiatelo” Mi è stato risposto: “E perchè dovrei farlo? Non è compito mio.” 

Dato che questa risposta mi è venuta da più persone in cui ho stima e fiducia, sono rimasto piuttosto perplesso.

“Il PD non mi piace: è pieno di brutta gente, litigioso e senza idee, qui poi pure spartitorio.
Sel non mi piace, è un partitopersona
5 stelle non mi piace e del Centro Destra non voglio neppure sentir parlare.”

Questo ragionamento, ripeto, mi lascia perplesso.
Non è il ragionamento di un singolo, ma di un’intera categoria sociale di persone attive e culturalmente anche più di Sinistra di me..
Eppure...
Eppure completamente inerti e refrattarie rispetto alla necessità di farlo funzionare ‘sto PD.
O di creare con lo stesso coraggio e determinazione dei militanti di 5 Stelle qualcosa di nuovo.
Niente.
Il PD è pieno di cattivi soggetti, ma a sentire i miei corrispondenti costoro dovrebbero estinguersi non si capisce per quale magia.
Il PD è diviso ma dovrebbe tornare granitico non si sa in forza di quale pressione.
Io non condivido l’ideologia che c’è dietro 5 Stelle, ma rispetto moltissimo i loro militanti: il PD/SEL/IDV non gli piace e si fanno un partito che gli piace.
Resto perplesso: nonostante la situazione catastrofica la volontà di agire in prima persona per salvarsi sembra ( sottolineo: sembra ) inconsistente più nella base che nei dirigenti dei partiti di Sinistra.
Non ho conclusioni da offrire in questa sede, ci devo pensare...

Il Sole Oltre la Nebbia

Anche se è buio, anche se è umidissimo e quasi piove, mi sentivo ben sveglio e allegro alle Sei e mezzo del mattino di domenica scorsa. 
Si va in uscita con la Comunità Capi del Matera 2.
E non per la solita discussione alla fine di una gita fuori porta.
Ma per un percorso impegnativo di Strada.
E' stato bello partire tutti assieme in un unico Pulmino da 9 posti.
E' stato bello vedere con noi per la prima volta da Capo una ex scolta fresca di Partenza.
Da Colle dell'Impiso ci siamo arrampicati piano sotto un cielo grigio e nebbioso in alto, sempre più in altro.


Prima tra alberi dai colori caldi, poi tra le nude rocce in cui i pini loricati emergevano come fantasmi nella nebbia fitta, la nostra Comunità Capi non si è scoraggiata di fronte agli sbalzi di temperatura, la pendenza e le rocce scivolose.
Ha continuato a salire.
E, anche quando la nebbia ha reso il paesaggio uniforme e piatto, la nostra Comunità Capi ha saputo trovare il senso e l'importanza di proseguire oltre le apparenze, sentendo tutta la Responsabilità di arrivare comunque al traguardo.


Così, verso l'ora di pranzo, ho potuto sedermi sul cippo che segna la Cima del Monte Pollino per condividere quella ed altre gioie con la mia Co.Ca..



Al ritorno ci siamo fermati lungo la Strada per pianificare e programmare l'anno nuovo.
Ovviamente, il mio contributo sarà praticamente nullo.
Una cosa, tuttavia, ho tenuto a proporre: lavorare per far prendere atto all'Agesci della situazione reale sul campo.
Su questo blog le problematiche associative sono state denunciate fin troppo spesso, quindi credo sia inutile ricapitolarle. 
Ieri ho avuto davvero una 'piacevole' sorpresa nello sfogliare Proposta Educativa n.16 del 30 Settembre 2011, in pratica il numero appena recapitatomi.
Infatti, a pagina 21, si trova un articolo intitolato: "Tempo del declino o dello sviluppo?" A firma di Mirella Casagrande, Chiara Mangoni, Gregorio Marsiglia e Marco Pietripaoli. 
In cui per la prima ( o quasi ) volta compare sulla stampa associativa un articolo sul possibile declino associativo.



Qui potete trovare la cartella del sito Agesci dove credo a breve sarà disponibile il numero della rivista in formato pdf, quindi non 'trascriverò' l'articolo.
Per me è un incoraggiamento trovare, finalmente, una sponda istituzionale ai miei dubbi.
E anche il commento alle lettere pubblicate in ultima pagina mi è di conforto.
Scrive Chiara Panizzi: " Quanto tempo richiedeva ai capi lo scoutismo e le attività collegate 20, 30 anni fa?... Se è aumentato il tempo necessario il problema sta forse nell'Associazione ..."
Qui posso rispondere per esperienza personale: non solo il tempo era di meno, ma il tempo libero era di più: l'Agesci si è espansa in piena era di "Statuto dei Lavoratori", orari di lavoro certi, ferie pagate ecc. ecc, non sto qui a ripetere cose già scritte.
La soluzione ai problemi è lontana, ma almeno qualcun altro ne parla sulla Stampa Associativa, quindi, dopo tutto, il mio proposito manifestato durante l'uscita di contribuire alla risoluzione di questa cruciale faccenda non è nè inutile nè isolato.
Così, se ripenso al ritorno tutti assieme, di nuovo nella Notte, dopo una domenica di Strada e Condivisione, mi sento riscaldare il cuore da una tenue speranza per il mio futuro associativo.
Ci tengo a ringraziare i miei compagni di Strada per la bellissima esperienza che mi ha stancato il corpo ma rifocillato lo Spirito.



20 ottobre 2011

Intermezzo

Mi muovo veloce, gesticolo.
Non vengo bene nelle foto e nei video.
Adesso, per circa 40 ore, avrò il dubbio di essermi dimenticato qualcosa.
Ma ridendo ridendo, eh!

19 ottobre 2011

I and Linux: a Love Story

Dear English readers, I translated the post by Google Translator, you can found it at the bottom...

Ho incontrato Linux per la prima volta alla metà degli anni '90 al LAIB 2 del Politecnico di Torino.
Allora i computers, i286 ed i386, giravano con Dos e Windows 3. 
Quel computer mi attirò subito: era diverso dagli altri.
Purtroppo era anche il computer del responsabile dell'aula ed avvicinarsi era praticamente impossibile.
Un paio di anni dopo, grazie alla meritoria iniziativa "Un Computer in Ogni Casa", mi riuscì di acquistare un pc dotato del mitico processore AMD Thunderbird per affiancare il mio vecchio 486. Una belva di macchina, per l'epoca, quella CPU. Spinta fino alla follia, si bruciava in un secondo in caso di rottura della ventola ( non aveva il diodo di sicurezza ). Ovviamente, il bando della regione imponeva la presenza di un sistema operativo originale. Ed io pensai bene di risparmiare un bel po' di denaro usando linux.
Da escamotage formale, la cosa si trasformò in un evento epocale.
Così, un bel giorno, mi ritrovai in stanzetta con il mio pc nuovo nuovo, un modem 56k esterno su porta com ( ancora perfettamente funzionante ) ed una serie di Floppy Disk contenenti una versione di Mandrake Linux di cui non ricordo il numero.
E fu amore.


Riuscii a configurare al primo colpo anche il modem.
Non fu un amore travolgente, ma una passione dell'anima.
Dopo Mandrake provai Fedora 2, poi 3, poi 4 e con Fedora 5 ricordo di esser riuscito a sostituire per la prima volta completamente Windows su un PC lavorativo.



Da allora non mi sono più fermato.
Attorno alla seconda metà degli anni zero sono passato a Debian ed Ubuntu, ma ho potuto apprezzare anche le distribuzioni specializzate come Ipcop, Endian, FreeNas ( che se non erro è BSD però ) e persino Opensuse, per non parlare di quelle di nicchia come Pardus Linux. Ho usato Gnome, KDE ed altri ambienti grafici a seconda dei miei gusti e delle mie necessità.



A dieci anni di distanza  ho solo il rammarico di non aver seguito completamente questa passione, magari ora le cose sarebbero state diverse.
L'anno scorso, in occasione del quarto Linux Day, sono riuscito a migrare il mio PC fisso a linux. Quest'anno, complici la mia maggiore esperienza e la migliorata qualità del software, sono riuscito a migrare tutti i miei sistemi ( aspetti ludici a parte ) a Linux, compreso il portatile HP che avevo recentemente formattato con windows.
E' stato un lungo cammino che analizzo per la prima volta in questi termini.
Linux mi ha dato tante opportunità professionali.




Mi ha consentito di ripristinare reti infette da virus con un piccolo netbook da duecento €.
Mi ha consentito di lavorare in condizioni in cui le macchine windows smettono di funzionare, di recuperare dati, di lavorare dalle tendopoli, di portare il web a persone che non avrebbero potuto permettersi l'acquisto di un nuovo pc figuriamoci le licenze di windows. Mi ha consentito di non essere più stressato da richieste di supporto tecnico continuo da parte di amici e parenti che ho fatto migrare da windows a linux. Mi ha consentito di essere padrone della mia vita digitale in libertà e consapevolezza: quando qualcosa va storto, in genere, io so cosa va storto, con Linux. E non dipendo più dai capricci delle multinazionali del settore.
Oggi, posso scegliere.
Ma l'evoluzione tecnica di questa storia è nulla se confrontata al contributo umano che Linux ha portato alla mia vita.
Non solo attraverso le persone incontrate online da cui ho prima imparato e a cui ho, dopo, prestato soccorso.




Ricordo ancora la chiacchierata in Bottega che ha portato a queste cinque splendide esperienze che sono state i Linux Day materani. "Ah, tu dici ai ragazzi che usare Linux è il modo scout di usare il computer?" E ricordo i volti, le voci, la fatica condivisa, la soddisfazione di discutere e non chiacchierare, confrontarsi e non competere per l'ultima parola, la certezza di aver contribuito ad un progresso vero per tutti lontano dalla sterile malattia del parlare a vanvera. Tutte queste cose e, soprattutto,  le amicizie preziose e forti che Linux mi ha consentito di creare non sono altro che la cartina di tornasole dell'eticità e bontà di tutto il progetto, un colossale progetto di condivisione della conoscenza in cooperazione ed armonia. Grazie, Linux, hai cambiato la mia vita e quella di chi mi sta intorno. Grazie alla Comunità di Materalinux e buon Linux Day 2011 a tutti.

In (bad, sorry) English:


I met with Linux for the first time in the mid 90s to LAIB 2 of the Turin Polytechnic.
Then, the computers, i286 and i386, went around with DOS and Windows 3.
That computer drew me immediately: it was different from others.
Unfortunately it was of the System Administrator of the computer classroom and approach was virtually impossible.
A couple of years later, thanks to the commendable initiative "A Computer in Every Home" by local government of Basilicata, I was able to buy a PC with the mythical AMD Thunderbird to work alongside my old 486. A beast of machine, for the time, the CPU, driven to madness,  burned in a second in case of breakage of the fan (did not have the safety diode device). Obviously, the announcement of the Government of Basilicata required the presence of a qualifying operating system. And I thought well save you a lot of money by using Linux.
From a formal trick, it became a landmark event.
So, one day, I found myself in a room with my new pc, a 56k external modem on com port (still fully functional) and a series of floppy disk containing a version of Mandrake Linux of wich i can not remember the number.
It was love.
I managed to configure the modem the first time also.
There was an overwhelming love, and a passion of the soul.
After, I tried Mandrake Fedora 2, then 3, then 4 and Fedora 5 with memories of being able to substitute completely for the first time on a Windows business PC.
Since then I have not stopped.
By the second half of the noughties I switched to Debian and Ubuntu, but I could appreciate the specialized distributions like IPCop, Endian, FreeNAS (BSD is that if I am mistaken though) and even openSUSE, not to mention those niche as Pardus Linux. I used Gnome, KDE, Mate, Cinammon and other desktop environments according to my tastes and my needs.
I was able to restore virus infected networks with a small netbook for two hundred €. It has enabled me to work in conditions where the windows machines stoppped working, to retrieve data, I worked from tent cities, to bring the web to people who could not afford to buy a new pc with windows licenses. I was not allowed to be more stressed by ongoing technical support requests from friends and relatives who have migrated from windows to linux. It has enabled me to be master of my digital life in freedom and awareness: when something goes wrong, in general, I know what goes wrong with Linux. And no longer depend on the whims of the multinationals.
Today, I can choose.
But the technical evolution of this story is nothing compared to the human contribution to Linux has brought to my life.
Not only through the people from whom I first encountered online and I learned, later rescued.
I still remember the talk in the workshop that led to these five wonderful experiences that have been the Linux Day Matera. "Ah, you say to kids who use Linux is the way scouts to use the computer?" And I remember the faces, voices, shared the toil, the satisfaction of talk and not talk, meet and do not compete for the final word, be sure to have contributed to real progress for all away from the sterile disease of waffling. All these things and, above all, strong and valuable relationships that Linux has allowed me to create are nothing more than a litmus test of ethics and goodness of the whole project, a massive project of knowledge sharing in cooperation and harmony. With Linux, you changed my life and the lives of those around me. Thanks to the communityand good Materalinux Linux Day 2011 to all.

18 ottobre 2011

il leone e l'agnello: le mie simpatie vegetariane

Mi piacerebbe avere la forza di volontà per diventare vegetariano. Cosa che, ammetto allargando le braccia sconsolato, è oggettivamente al di là delle mie possibilità attuali.
La carne mi piace troppo anche se ne conosco il terribile prezzo in termini di sofferenza animale e, purtroppo, anche umana ed ambientale che ne implica il consumo.
Non sono affatto indifferente alle tematiche del vegetarianesimo.
In gran parte sono pronto a sottoscriverle in pieno.
Ma non ne ho la forza.
Da un punto di vista pratico, per fortuna, a casa mia la carne la si mangia raramente, con frequenza settimanale e non di più.
Il mio motto, a riguardo, è poco ma buono.
Oltre ai dubbi di natura etica, vi sono anche quelli legati alla mia responsabilità verso l'animale che muore e verso l'ambiente. 
Infatti, come scrivevo in un mio precedente post, credo sia fondamentale per noi occidentali recuperare il contatto con la realtà.
Mio Padre sa tirare il collo ad un pollo, pulirlo, accendere un fuoco con la legna bagnata e cucinarlo. Io ho perso i primi due passaggi mentre me la cavo ancora con gli ultimi due.
E rappresento comunque una minoranza.
Nel giro di una generazione si è completamente perso il rapporto che c'è tra l'uomo e la bistecca che c'è nel suo piatto.
Questa faccenda, tutto sommato, mi disturba parecchio.
La bistecca arriva sul piatto ma ci rifiutiamo di sapere come e a qual prezzo.
Questo davvero non mi piace.
Rifiutiamo scientemente non solo di assumerci le nostre responsabilità, ma anche di relazionarci con premesse ( la macellazione ) e conseguenze.
E vorremmo salvare il mondo così? Con premesse estranianti?
Certo, io non sono Zuckerberg che può permettersi di mangiare la carne solo degli animali che uccide, ma so di sentirmi sempre bene quando riesco a vivere in armonia con l'ambiente ( che so, durante la Route o durante un Trekking sul Pollino ) riconoscendomi parte di esso e non suo Padrone. E sono anche consapevole del fatto che, se tutti noi diminuissimo drasticamente i consumi di animali, pur senza diventare vegetariani o vegani, ne guadagneremmo in salute per noi e per la Terra.
Ma, lo stesso, non resisto di fronte ad una Podolica di Pantaleone, o al cosciotto dello Sposo di Federico Valicenti, o alla salsiccia casereccia. E' più forte di me.
Quindi, cari amici vegetariani, abbiate pazienza con me per un motivo banale:
tutte le mie energie psichiche sono concentrate sul resistere all'accidia che da sempre mi affligge.
Spero mi preferiate carnivoro ma costantemente impegnato a fare quel che voi ben sapete  che faccio piuttosto  che vegetariano e socialmente vegetale ed apatico: ogni cosa ha il suo prezzo...

quello che non c'è

Se esistesse nel Paese una classe dirigente giovane e scalpitante per soppiantare i timonieri del disastro attuale, credete che preferirebbe arrivare al potere attraverso l'affermazione della propria fresca vitalità in libere primarie e libere elezioni o a colpi di spranga in scenari da guerriglia urbana?
Se esistessero dei trenta - quarantenni ( visto che sono sulla fatidica soglia mi piacerebbe non escludermi da me da quel che resta del futuro ) capaci di fare qualcosa di diverso da battibeccare sul web, capaci di essere operativi, collaborativi e banalmente in grado di mettere gli scopi finali davanti alla propria quotidianetà senza storia, credete che ci si troverebbe a mormorare con vergogna "però, tutto sommato, 'na pietra in testa a certi pezzi di merda la tirerei".
E non mentite.
Siete stanchi, arrabbiati, frustrati. Certi pensieri possono scappare.
Ma quello che scappa via davvero è il senso della realtà:
senza tornare ai fatti di Roma, pensiamo a quello che è successo ieri in Molise: ha rivinto la destra e i miei compagni molisani non hanno saputo far di meglio che scaricare le responsabilità su 5 stelle. Passi negli anni '90, ma nel 2011 questo ha dell'incredibile: almeno si taccia, no?
Ma non è tutto.
Da 5 stelle si sghignazza.
Lo capirei se avessero portato a casa un risultato utile per le proprie stesse proposte programmatiche.
Ma è qui che arriva la Realtà: ha vinto Iorio, ha vinto la destra aka 0 prospettive per il programma 5 stelle.
Bel piano.
Soprattutto ben riuscito.
Oppure, ma qui la cosa è un po' meno elegante perchè sono parte in causa, la faccenda più generale del Partito Democratico, inteso come cardine futuro di ogni velleità riformista.
Non che io mi ci sia sposato, per carità, ma se voglio che l'Italia affronti un processo riformista non è che posso sperare che accada con la forza del 5% di elettori, serve per forza un partito che sappia convincere almeno 1 italiano su 3.
Il leit motiv è: "Il PD fa schifo / non ha idee / è diviso / è clientelare ecc."
Mi sta anche bene. 
Non mi sta bene che non si faccia nulla per renderlo " carino / pieno di idee / unito / meritocratico ". Ad ora, infatti, se si desiderasse che il PD fosse altro da quel che è l'unica via è iscriversi e partecipare. Manco per idea. "Chi, io, in quel  partito lì? "
Soluzione alternativa proposta? Nessuna.
Si è in attesa che gli attuali dirigenti del PD si autoriformino, autopensionino o equivalente.
E c'è pure chi ha pensato di votare destra per incoraggiare questo processo di autocancellazione delle presenti classi dirigenti della Sinistra.
Un altro bel piano che non mi sembra abbia funzionato in maniera soddisfacente.
Quindi ridiamo con Crozza delle sue battute sul PD ma non muoviamo un muscolo per cambiare le cose.
E così a ritroso, all'infinito.
Forse, dico, forse, è inutile stare a cavillare sull'"ingiustizia" della Società Italiana che ci ha tolto il futuro.
Forse, dico, forse, sarebbe ora di smetterla di guardare la pagliuzza nell'occhio del fratello e iniziare a preoccuparsi della trave che ci sodomizza.
Resterà lì se non la togliamo.
La Realtà, in genere, prevale.

17 ottobre 2011

Come la Notte...

Ho appena cancellato un post medio ( per i miei logorroici standard ) sui fatti di Roma.
Black block noti, deriva eversiva dietro l'angolo, tristezza e pena per Pannella ( e più per le prime contestazioni civili e quasi cortesi che per gli insulti e le urla ), senso di impotenza foriero di reazioni inevitabilmente scomposte, incredulità per commenti di condanna ai manifestanti pacifici in quanto incapaci/complici/fessi/ecc, facciadibronzismo di elevatissimo spessore da Roma a Matera e bla, bla, bla...
Ve le risparmio le mie parole.
La tristezza per l'accaduto e per quello che accadrà non ha bisogno di ulteriori accenti.
Rino Gaetano è proprio quello che ci vuole:



15 ottobre 2011

Cane, NERO!

E ora che Roma brucia, novello Kaiser, che hai fatto senatori le tue cavalle, rassegnati al finale che tu stesso hai scritto, duemila anni fa come oggi.
Le lacrime si sono fatte mare, ti toccherà annegare.

Roma, 15 Ottobre 2011: un replay?

A caldo la sensazione è brutta.
Voci su twitter di interventi della polizia stile Genova ( anche strategicamente: mazzate ai manifestanti e via libera ai black block "stranieri" con accento romano ).
Foto su facebook di gente terrorizzata che fugge da colonne di fumo sfocato.
Ho una maledettissima sensazione di deja vu.
Terribile.
Speriamo bene.
Ho chiesto ai miei contatti di aggiornare i profili twitter e facebook e di documentare il possibile.
Che ansia...

Ubuntu 11.10 e Lubuntu 11.10, ancora nel guado?

Oggi vorrei parlare della manifestazione di Roma, ma non mi sento titolato a farlo. Questo Paese è già fin troppo satollo di persone che parlano e scrivono di eventi di cui sono solo spettatori.
Il mio pensiero, quindi, va ai manifestanti, ma è a loro che spetta l'Onore di scriverne, io credo sia meglio che parli e scriva delle cose di cui mi sforzo di essere parte attiva.
Ad una settimana dal Linux Day, quindi, una recensione del nuovo Ubuntu 11.10 ci sta tutta.
Recensione alla mia maniera, sia chiaro: per quelle più professionali rivolgetevi altrove!
Dunque, ho installato Ubuntu 11.10 64bit su un desktop come unico sistema operativo, Ubuntu 11.10 64bit su un Notebook HP probook 6540 bcome unico sistema operativo ( sì, mi sono reso conto di non aver più bisogno di Win e ho buttato il lavoro della settimana scorsa ), Lubuntu 11.10 32 bit come unico sistema operativo sul netbook Dell mini 9 e, proprio or ora, sto installando Lubuntu 11.10 64 bit sul serverino domestico Atom causa problemi riscontrati con Debian 6.0.3 ( incredibile ma vero, rsync + wuala + truecrypt hanno litigato ferocemente  tra di loro per 48 ore prima di stancarmi e costringermi al formattone ).
Signori, nonostante l'impegno, la barca fa acqua.
Ad ora mi viene in mente una sola cosa di particolarmente eccitante e sexy nella release 11.10: Samba funziona alla perfezione praticamente out of the box.
Oh, certo, funzionano alla perfezione un mucchio di cose.
Ma, in ordine cronologico:

  1. Ubuntu non ne ha voluto sapere di installarsi su combinazione SSD per / e Hard Disk per /home: il simpatico prompt di grub è tutto quello che ho ottenuto al riavvio. Poco male, ho perso 'na mezzoretta a reinstallare sul solo disco rigido. Ma seccante.
  2. Non è possibile rimuovere i segnalibri del file manager, mentre, procedendo dal menu ( ctrl + B ) si cancellano solo i segnalibri del menu segnalibri mentre quelli dell'interfaccia sembrano eterni. Per ora non sono riuscito a rimuoverli o modificarli. Male.
  3. Non è possibile modificare il gruppo di appartenenza dell'utente da menu utente. Sono dovuto andare ad editare ( sudo gedit /etc/group ) a mano il file di configurazione per aggiungere il mio utente al gruppo utenti di virtualbox. Malissimo.
  4. La barra di Unity continua a comparire e scomparire quando le va e non quando mi serve. Poco Male, esistono rimedi ed alternative, ma cheppppalle!!!
  5. La compatibilità effettiva con le periferiche USB 3.0 lascia a desiderare: usando un HUB digicom 3.0 ( che con Windows funziona perfettamente ) ho avuto addirittura un crash di sistema, cioè, dico, vi rendete conto? 
  6. Il Notebook è quello che se l'è cavata peggio di tutti, bloccandosi al restart quasi sempre ( mentre nessun problema per lo spegnimento, cosa che mi obbliga a 
    spegnare e riaccendere invece che riavviare )
  7. Nel caso le stampanti HP non ne vogliano sapere di funzionare nè con il sistema di stampa integrato, nè con l’utilità HPLIP installata dal Software Center procedere come segue:

    disinstallare l’utilità hplip da software center e scaricare la versione 3.11.10 di hplip da qui (http://sourceforge.net/projects/hplip/files/hplip/3.11.10/hplip-3.11.10.run/download).
    Qui (http://hplipopensource.com/hplip-web/install/install/index.html) ci sono le istruzioni HP per l’installazione, tuttavia riporto il mio procedimento.
    Rendete eseguibili il file scaricato e lanciatelo con doppio click. Il processo di installazione avviene nel terminale, suggerisco la versione automatica. L’installer chiede di disabilitare il cdrom come sorgente software e di confermare che la versione di ubuntu sia la 11.10. Installerà le dipendenze dopo aver chiesto la password di amministrazione, quindi ci metterà un po’. Alla fine chiede di riavviare o ignorare o staccare la stampante. Suggerisco vivamente di riavviare: attenzione, il sistema si riavvierà una volta premuto y+invio.
    Dopo il riavvio, da terminale, occorre lanciare il setup con:
    sudo hp-setup. A me ha dato errore da dipendenze on soddisfatte, mancava una libreria. Per fortuna con un sudo apt-get install libhpmud0 tutto è andato a posto e anche il successivo sudo hp-setup ha configurato correttamente la stampante.
    Per ora, purtroppo, lo scanner non funziona ( con la 11.04 invece sì. ) GRRRR
Insomma, c'è ancora lavoro da fare. Mi sono piaciuti i miglioramenti di Unity, sia grafici che sostanziali, ma siamo ancora lontanissimi dalla configurabilità che ci si aspetta da un desktop Linux. Il nuovo software center fa il suo dovere ma ritengo che per gli utenti avanzati synaptic sia ancora essenziale: ad esempio il pacchetto per far gestire a network manager openvpn mica te lo installi facile da software manager se non sai esattamente cosa cercare. E se fosse un zinzino più rapido male non farebbe, eh, mi sembra di esser tornato allo yum di fedora 2!
Lubuntu, invece, si è dimostrato sin da subito tutta un'altra cosa. Da quest'anno è diventata una derivata ufficialmente  supportata da Canonical ed è disponibile anche in versione a 64 bit, cosa che permette di sfruttare praticamente tutte le cpu in commercio al meglio.
Veloce da installare ( ci ho messo meno tempo ad installarla su un atom N270 che Ubuntu su un Quad Core Q 6600 ) e soprattutto personalizzabile al meglio: ho potuto disinstallare praticamente tutti i softwares preinstallati che ritenevo inutili ( il programma di posta elettronica, subito sostituito con thunderbird, abiword e il piccolo foglio elettronico che ho sostituito con libreoffice ). Peccato che il Lubuntu Software Center debba essere installato a parte, ma Lubuntu 11.10 fino ad ora è davvero ben riuscita, gestisce le condivisioni di rete ed ha rivitalizzato ancora una volta il vecchio netbook Dell mini 9 oltre al serverino domestico.
Le nuove versioni del software sono sempre ben accette, in particolare Libreoffice 3.4.3 e Thunderbird 7.01, ma più in generale si ha una buona impressione d'uso per tutto il set del software preinstallato. E' sempre utile, poi, rammentare che quello che manca lo si installa in pochi minuti, quindi, a conti fatti, per 'sistemare' 4 PC ci ho messo poco meno del tempo necessario per formattare il mio solo portatile Windows.
Non è proprio un fattore trascurabile.
Tirando le somme, tuttavia, devo confessare di aver sperato per qualcosina di meglio.
Certo, i difettucci più gravi saranno corretti entro un mesetto con gli aggiornamenti, ma temo che ci dovremo rassegnare ad attendere ancora. E speriamo che la Ubuntu 12.04, una LTS, ci sappia dare soddisfazione.

13 ottobre 2011

Dennis MacAlistair Ritchie

Condivido Parola per Parola la nota dei Madi che trovate qui.


Ciao, dmr, grazie per C, UNIX e soprattutto per averceli donati, non venduti.
Be a Pointer :-)

11 ottobre 2011

Arriva l'Oncelotto Onirico, preludio alla formattazione


Il Giovedì è una giornata perfetta per far uscire una nuova release di Ubuntu.
Implica che tra il pomeriggio ed il mattino del giorno dopo, al massimo, disporrò dei supporti di installazione.
Così posso dedicare il Venerdì alla formattazione delle mie macchine e pianificare di restare tranquillo almeno per sei mesi.
Sia chiaro: non è assolutamente necessario aggiornare la versione del sistema operativo ad ogni ciclo di rilascio di Ubuntu come di qualsivoglia altro sistema operativo Linux.
Non è assolutamente necessario formattare per aggiornare ubuntu, è più che sufficiente l'avanzamento di versione: sul PC dei miei lo faccio dalla 9.04 e non ho mai avuto problemi.
E non è assolutamente necessario impiegarci 'na giornata intera: l'installazione di ubuntu su un pc decente va a buon fine in una mezz'ora scarsa e le personalizzazioni ed il software aggiuntivo non richiedono, ordinariamente, più di un'oretta ad essere pessimisti.
Purtroppo, io, di macchine, ne devo formattare almeno tre.
Ognuna per ragioni differenti.
Il Desktop perchè ho da capire se un problema che ho riscontrato durante lo spegnimento è di origine software ( male ) o hardware ( peggio ): nel secondo caso sarebbe davvero seccante: il mio Desktop è stato mantenuto aggiornato e pompato di Ram, ma è pur sempre un PC della primavera 2007. Ma che non ha nessun problema di prestazioni: fogli di calcolo, ambienti di sviluppo, browsers, lettori multimediali, aevoglia a quanto software tengo aperto, non mi è mai possibile mandarlo in crisi!!!
Quindi sarebbe davvero seccante scoprire un guaio alla mainboard, speriamo che un bel repulisti ed ubuntu 11.10 mi risolvano il problema.
Altrimenti, credetemi, ne avrei fatto volentieri a meno: in genere non ci sono molti programmi da installare  ma 'stavolta tra eclipse, java 7 ed sdk android un pelino di tempo in più se ne andrà: avrei preferito fare l'avanzamento di versione!
Per il Notebook è banale: ho formattato la settimana scorsa e tanto vale reinstallare in maniera pulita ubuntu 11.10 con wubi. Non storcete il muso: sul notebook mi serve Windows anche se con un po' di fortuna e tanto studio il prossimo potrebbe essere windows free, ma, per ora, non sono abbastanza bravo da amministrare domini windows senza una macchina windows che è necessaria per essere consapevole della situazione: è piuttosto seccante non aver idea di un problema sul dominio perchè il tuo computer ne è immune mentre gli altri 50 dei tuoi colleghi sono ko ;-). E, tornando a bomba, wubi è comodissimo per il dual boot, soprattutto nell'era win 7 / Grub 2 ( non proprio il più riuscito dei progetti GNU ).
Passiamo al netbook.
Il piccolino di famiglia si sta avvicinando ai limiti dell'usabilità.
Tre anni di vita on the road si fanno sentire.
Ora monta Lubuntu ma vorrei riprovare Ubuntu 11.10 per capire se ci sono stati miglioramenti prestazionali rispetto alla 11.04 o se l'era Ubuntu sia tramontata per sempre per le macchine motorizzata dall'Atom N270, il primo della famiglia. Altrimenti tornerò a Lubuntu, che dalla versione 11.10 in uscita dopodomani, diventerà una derivata ufficiale di Ubuntu con tanto di benedizione Canonical.
E poi?
Beh, poi ci sono da preparare il seminario del Linux Day e aggiornare i Pc di familiari e parenti.
Insomma, è solo Martedì, ma il week end si prospetta assai più faticoso della settimana lavorativa.
Beh, buon Ocelotto Onirico a tutti :)

9 ottobre 2011

Tregua

In questa Città c'è stato un tempo in cui, all'alba del Web 2.0, vari gruppi di persone si confrontavano sulla Rete.
Ho fatto parte di uno di questi gruppi, i Sassi Parlanti.
Non è stata un'esperienza trascurabile.
Sia per i contenuti formali che per quelli umani.
Molte delle Persone che ho conosciuto su quel forum virtuale sono entrate a far parte della mia quotidianità e mi sono Amiche.
Appunto, Amiche oltre la durata di quell'esperienza.
Le macerie dei Sassi Parlanti, ormai è evidente, non sono luoghi fertili.
E non mi riferisco al successo o meno delle singole iniziative personali.
Faccenda, dal punto di vista che sto per esporre, irrilevante.
Mi riferisco, infatti, all'utilità pratica di tutto ciò che è sopravvissuto a quell'esperienza.
Non molto, temo.
L'Italia, Matera, non sono, ormai, più "bei paesi".
Ci stiamo incattivendo, di pari passo con la crisi della Nazione.
I frammenti dei Sassi Parlanti si sono divisi in spazi di frattura ai fin dei conti sterile.
Tra alti e bassi, gli spazi di confronto si sono trasformati comunque in arene gladiatorie dialettiche.
A volte, neppure troppo dialettiche.
La piccola corrente di pensiero innovatore ma non monocorde, vivace ma tutto sommato non esclusivamente polemico, capace di generare almeno una convivialità sincera davanti alle bistecche laertine se non proprio iniziative pubbliche di cristallina efficacia si è ora trasformata in un'Idra degenere che, tra l'altro e come elemento di gravità inaudita, è capace solo di mordere se stessa in una grottesca guerra civile intellettuale.
Perchè, nei fatti, poco o nulla capace di influire sulle scelte della collettività o del potere politico ed economico.
Gli frega  un cazzo, a chi di dovere, dei mille materani che vivono sul web in maniera consapevole.
Sia chiaro: secondo me chi di dovere sbaglia.
E anche di parecchio, forse mortalmente.
Ultimamente, infatti, devo confessare il più sincero sconforto per l'incapacità biologica di mantenere un'infrastruttura di pensiero costruttivo.
Come se l'intera popolazione senziente del web locale sia interamente costituita di alpha dogs, per cui lo scontro sia ragione più che sufficiente per lo scontro.
E' desolante.
La Primavera Araba, il default prossimo venturo, lo stato di crisi permanente, nulla sembra riuscire a smuovere questa imitazione, in piccolo, nei microcosmi, dei perniciosi comportamenti della Classe Dirigente Regionale.
Mi sto dilungando.
In pratica, prendo atto del fallimento generazionale di chi non è riuscito a sfruttare in maniera costruttiva gli strumenti che ha praticamente inventato.
Mi sfottono perchè milito nel PD.
Ma, nell'istante in cui lo fa, quasi sempre, chi mi sfotte partendo da presupposti di contrapposizione settaria, solo per questo "diventa" il PD che sfotte.
Che cosa voglio dire?
Voglio dire che ci dovremmo dare una mossa.
Che va bene litigare, ma sulle idee, non sull'assurdo, sulle insinuazioni, i sottintesi e perfino sulle menzogne dette consapevolmente col sorriso sulle labbra in perfetto stile doroteo democristiano.
Come darci una mossa?
Con una Tregua.
Per meditare sull'utilità delle singole azioni.
Perchè, vedete, mi sta sorgendo un dubbio:
Non si sa più dove andare a parare.
Non si sa più quale sia lo scopo pratico di un ragionamento e di un pubblico confronto magari vinto in maniera netta e spettacolare.
Perchè comunque è uno scontro vinto su qualcuno che è artificiosamente avversario, mentre dovrebbe essere, naturalmente,  il vicino di casa, il socio, il prossimo.
Abbiamo trasformato i luoghi di incontro in arene.
I Circoli in drappelli.
La Rete di connessione in rete dei gladiatori.
Siamo diventati non cacciatori, ma sterminatori di bisonti.
E, ora che le prede scarseggiano, ci facciamo prendere dallo sconforto degli spazi vuoti.
Dove c'era confronto ora si legge solo scherno.
Ma, da qualche tempo, non rido più.



8 ottobre 2011

Le cattive abitudini che vengono da Linux: storia di un formattone

Ieri mattina, per motivi troppo lunghi da spiegarsi in questa sede, tra cui l'eccessiva lentezza del login ( ma non solo e non come prima istanza ), ho dovuto togliere il mio notebook HP Probook 6540b dal Dominio Aziendale.
Clicckete Clicckete, backup dei dati spuri ( il maledetto desktop )
Clicckete Clicckete, backup del profilo Autluc,
Clicckete Clicckete, backup dei files .pst  ( maledetti )
Clicckete Clicckete, esportazione delle macchine virtuali, ok ci siamo, Sistema, nome computer, esci dal dominio, inserisci la password e riavvio.
Tutto ok.
Va bene, processo inverso, ricopia il desktop, reimporta i profili Clicckete Clicckete, Clicckete Clicckete, Clicckete Clicckete, pof...
Il Notebook si spegne all'improvviso.
Ehm.
Niente Panico.
Forse è perchè lo uso senza batteria attaccando l'alimentatore all'UPS.
Metto la batteria, riaccendo.
No, niente modalità provvisoria.
Senza aspettare i consueti tempi di caricamento ( lo so che Windows ha bisogno di un po' di relax prima di iniziare anche quando il desktop è apparentemente caricato e pronto, lo capisco, mi comporto allo stesso modo io al mattino prima del caffè )  mi fiondo su Start -> Administrative Tools -> Event viewer.
Clicckete Clicckete. 1 Critical Error.
Vado a leggere: Kernel Power Failure: windows non è stato arrestato correttamente o qualcosa di simile, cito a memoria.
Sento il panico arrivare, ma è ancora lontano. Mi dico: è stato un problema di alimentazione, sarà l'alimentatore un po' scassato, ora con la batteria andrà tutto bene: se fosse un problema software, penso io povero illuso malabituato dalle coccole del Pinguino, ci sarebbe traccia nel log di sistema di quale sia la causa dello spegnimento, invece non c'è, quindi è un problema hardware.
Quindi, Ri Clicckete Clicckete si continua con la reimportazione dei dat...pluff.
Di nuovo.
Spento di nuovo all'improvviso.
NON è un problema di alimentazione: la batteria è carica!
Riaccendo il notebook, riguardo nei log: stesso errore di prima, ma che non mi spiega nulla.
In realtà mi spiega che Windows non è stato spento correttamente ma non dice nulla del perchè. Passo un sacco di tempo a spulciare i log, senza risultati.
E, questo, inizia ad essere sintomo di un problema hardware.
Ok, Panico.
Problema hardware significa quasi sicuramente buttare il notebook.
Spiacevole.
Resta solo il formattone purificatore
O la va o la spacca.
La va.
Windows si reinstalla senza problemi, io passo quasi 1 giorno lavorativo a reimpostare il mio sistema quasi com'era prima.
Quasi.
Infatti, non ho più installato la mia licenza di Office.
Di sicuro niente più Outlook 2010, faccio meglio e più inveloce con Mozilla Thunderbird, senza problemi di formati proprietari, così posso usare le stesse impostazioni e lo stesso programma ovunque senza bestemmiare per sincronizzare la rubrica con google e telefono android.
Qui mi sento di raccomandare una procedura di migrazione che ho sperimentato con successo. 
Allora, la conditio sine qua non per migrare in Thunderbird la posta contenuta nei files. pst di outlook 2010 è che quest'ultimo sia nella versione a 32 bit. 
Se avete la versione a 64 bit fate così: salvatevi i files .pst e disinstallate la versione a 64 bit di outlook 2010. Riavviate e reinstallate Outlook 2010 in versione 32 bit ( scaricatevi la demo dal sito Microsoft se serve, oppure andate coi files .pst da un amico ). Poi, Thunderbird 7 vi importa tutto.
Vedremo se i problemi di corrispondenza dell'impaginazione che avevo interagendo con differenti versioni di office sono stati risolti, oggi ho elaborato un documento docx con libreoffice 3.4 e mi sembra che i guai siano superati ( maledetto formato docx chiuso quindi non correttamente decifrabile se non dalla versione esatta di winword con cui è scritto ).
Concludendo, ho imparato, anzi, meglio dire 'ricordato' che non è bene essere abituati a sapere esattamente cosa succede nel tuo computer, abitudine che prendi invariabilmente usando linux.
Perchè, poi,  ti può capitare di perder tempo a cercare le stesse informazioni sotto Windows.
Ma Windows non è progettato per fornirtele, ma per nascondertele.
Memento, homo.

PS: E il motivo per cui togliendo il notebook dal Dominio si sia innescato questa catena di anomali spegnimenti è andato perduto nel tempo, come lacrime nella pioggia.

7 ottobre 2011

Stay Hungry, Stay Foolish? Grazie, meglio sazi e sereni

Questo post è complicato da scrivere.
In una frase: ho tutto in testa ma non riesco a dirlo ( cit.)
Dissento completamente, non tanto dal Motto SteveJobsiano, ma dallo spirito delle persone da cui ho visto ripeterlo fino alla nausea in queste ore.
Spero di spiegarmi meglio.
Il messaggio ( e l'ecosistema software - hardware ) da lui creato e formulato sono quanto di più Darwiniano e Capitalisticamente aggressivo si possa immaginare.
Steve Jobs avrebbe senz'altro applaudito al comma 29 della legge bavaglio.
Anzi.
A tutta la Legge Bavaglio.
E' nello spirito e nella lettera dell'ecosistema della Mela: io so' io e voi non siete un cazzo.
Ma questo non mi meraviglia.
Mi meraviglia leggere il plauso a questa filosofia sulle labbra di chi ha avuto come motto anche  "Un altro mondo è possibile", Yankee, go Home, Il nostro mondo non è in vendita, Via dall'Afghanistan" e compagnia bella.
Un Altro Mondo è Possibile proprio schicchia con Stay Hungry, Stay Foolish.
Delle Due L'una: o si crede in Jobs o si crede che questo modo di vivere e di lavorare porti al collasso da economia.
Io sono un innovatore tattico e strategico, credo traspaia da queste stesse pagine.
Ma non credo nella filosofia dell'uomo mangia uomo.
Credo nella collaborazione e non nel genio isolato, nella pratica lavorativa, in quella delle amicizie e in quella politica.
Credo il Linux e non in MacOSX.
Credo nella grigliata e non nella frenesia delle danze discotecare.
Credo che un altro mondo sia non solo possibile, ma anche economicamente conveniente ( oltre che quasi obbligatorio da un punto di vista della sopravvivenza biologica).
Non credo nei sistemi chiusi, seppur remunerativi, come quello iMac, iPod, iPad, iStore, iPhone, iTunes, tutti sistemi I, I, leggete bene:

I.

Io.
Un mondo di "Io" e basta.
Non mi piace.
Meglio il credo in "Noi".
Noi sei miliardi e rotti.
E, se permettete, credo assai meno oggi a chi vuol fare il no global ma je piace'r Stay Hungry, Stay Foolish.
Non c'è abbastanza fame e pazzia nel Mondo?

6 ottobre 2011

Nemmeno i nomi nei giornali

In Italia il lavoro uccide.
Uccide anche se torni a casa sano e salvo.
Uccide perchè non ti permette di sopravvivere.
Di metter su famiglia.
Di far figli.
Di coltivare l'umanità.
E, a volte, uccide e basta.
In questi momenti a cento chilometri da casa mia inizia un funerale, un funerale di quattro donne.
Ammazzate mentre lavoravano in condizioni di semischiavitù.
Per quattro Euro all'ora.
Di quelle donne ho fatto fatica a reperire i nomi.
Li scrivo qui, per risparmiarvi la fatica:

Antonella Zaza,
Giovanna Sardaro,
Matilde Doronzo,
e Tina, di cui non ho saputo trovare il cognome.

Vittime senza volto, sfigate pure a dover essere seppellite nel giorno in cui, dall'altra parte del Mondo, un uomo molto ricco muore di cancro al Pancreas dopo 7 anni di malattia.
Qui, il cancro al Pancreas uccide in tre mesi.
Oppure, ci pensa uno speculatore edilizio a seppellirti viva.
Eccola lì, l'Italia, sotto le macerie di Barletta.
Un altro modo di violare il corpo e l'anima delle donne.
Oggetti di piacere, carne da cannone.
Nessun limite alla fantasia.
Ed eccola lì, la cosiddetta Italia della rete, che piange un arcimiliardario autore del più chiuso e totalitario sistema proprietario, elegantemente efficiente per far soldi a spese di utenti in catene dorate.
Ma neppure una lacrima per le ragazze di Barletta, per le Operaie dell'Opificio, sì, avete letto bene: Opificio: quello che la maestra, alle elementari, mi diceva essere il nome della 'Fabbrica Ottocentesca'. Me lo ricordo bene, perchè ci aveva fatto studiare la differenza tra le barbariche condizioni di lavoro nell'800 e  quelle delle moderne fabbriche. Me lo ricordo ancora, sul sussidiario, l'operaio col camice che controlla il robot.
L'Opificio.
Cari internauti, stampatevi in testa  'sta parola, mentre piangete Jobs, tanto i nomi delle Operaie non è necessario ricordarli.
Perchè il vostro futuro, proprio grazie a queste 'dimenticanze', è nell'Opificio.
Non nel mondo della mela marcia.