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12 maggio 2013

L'uccello che girava le viti del mondo, dieci anni dopo

E' passato molto tempo, un paio di lustri, temo da quando lessi per la prima volta "L'uccello che girava le viti del mondo".
Conobbi Murakami così.
Con un tascabile di oltre mille pagine.
E', per me, il romanzo dello stallo.
Ricordo l'incanto per quelle parole, così precise, così dettagliate, mai noiose.
Ricordo l'impossibilità di smettere di leggere un romanzo in cui non succede tutto questo gran che.
Ha una trama?
Sì, ma non una trama di avvenimenti.
Una trama di fasi, direi.
Un susseguirsi di fasi evolutive concrete dei protagonisti.
Un insieme di io narranti che, alla fin fine, raccontano una storia semplice: il Fascismo è il male e l'Amore è l'unico rimedio.
Ma racconta anche qualcosa di ancora più raro: il cambiamento.
Quello effettivo, quello che si tocca con mano.
Quante volte nella nostra vita abbiamo passato fasi critiche, quante volte il dolore ci ha trafitto in maniera tale da costringerci a guardare e vedere i nostri errori, da guardare e vedere in faccia la realtà.
E quante poche volte, pochissime, il cambiamento che ci siamo promessi di effettuare si è concretizato nei fatti?
Quante volte la rabbia di un momento si è trasfromata in effettiva rinascita?
Ognuno ha la propria risposta per questa domanda.
L'uccello che girava le viti del mondo racconta di un mutamento dei fatti.
Una evoluzione duratura di un uomo che impara a riconoscere la realtà anche sognando, se necessario.
Ecco, ho riletto con molto piacere  quello che resta, secondo me, il vero capolavoro di Murakami.
Ne avevo dimenticato gran parte, il che ha reso ancor più piacevole la ri-lettura.
Se la letteratura esiste, (certo ci sono pochi dubbi in merito) quest'opera è di letteratura.
Parole dotate di significato pratico.
Per chi vuol cambiare.



5 novembre 2012

1Q84: L'Amore, naturalmente

Ieri sera ho portato a termine la monumentale lettura della seconda (tecnicamente la terza) parte del romanzo di Murakami.
In Italia le prime due parti sono state pubblicate in un unico volume a cui è seguita quest'anno la pubblicazione della terza parte in un secondo volume.
Massimo dei voti, nonostante un centinaio di pagine abbondanti piuttosto noiose all'inizio del libro 3.
Perchè mi piacciono carnalmente i romanzi di Murakami?
Perchè leggere le sue pagine ti fa un effetto semplice ma potente.
Esci dalla tua Vita e non leggi: parli.
Gli occhi leggono, la mente parla coi personaggi.
Nei romanzi di Murakami la trama è un pretesto.
Un pretesto per mettere in contatto menti e cuori.
E alla fine la ricetta è semplice semplice.
Amore, quant'è semplice questa parola.
Definire l'Amore è roba da poeti o da amanti, poi ci sono gli scrittori che parlano d'Amore.
Murakami non parla d'amore.
Sono i lettori a leggerne.
Semplice, no?

31 dicembre 2011

una chiacchierata non casuale.

Come forse qualcuno dei lettori sa, mi è capitato, anche nel recente passato, di collaborare al sito www.materatown.net . In origine, mediante un raccontino che chiesi di pubblicare anonimo. In seguito, quando la mia posizione è diventata pubblica, ho abbandonato l'anonimato nei commenti.
Effettivamente, avevo in mente di dilungarmi un po', non tanto sul sito che in gran parte apprezzo ( altrimenti non ci scriverei di quando in quando ), ma sull'intensità e la quantità dei commenti ai divertenti pezzi dell'ignoto blogger.
Considero un curioso e preoccupante segno dei tempi che il confronto sulla Satira sopravanzi in animosità quello dei talk show.
O, forse, data l'assenza di spazi di discussione adeguati ci si arrangia come si può e si finisce per mescolare scorze con le fave.
Inoltre, è da molto tempo che vorrei scrivere qualcosa su Star Trek per non parlare della bellissima serata che ho trascorso con le Comunità Capi di Matera 2 e Matera 3.
Ma nessuno di questi argomenti credo meriti il post di fine d'anno.
E neppure analisi e buoni propositi.
Credo, invece, che sia il caso di concludere l'anno con un fatterello che mi è capitato oggi.
Dunque, i lettori di questo blog sanno che, per quanto di sinistra piuttosto marcata, l'autore è piuttosto seccato per l'incapacità dei dirigenti del Partito Democratico di 'parlare' anche alla mia generazione, quella dei precari, dei senza diritti e dei senza pensione.
Chè siamo stanchi di essere chiamati alla lotta ( sempre nella fanteria, però, mai  come colonnelli o generali ) per l'Articolo 18 di cui non godremo mai, o contro i tagli alle pensioni ( altrui, che dobbiamo solo pagare ma di cui abbiamo conferma, nero su bianco, che non godremo mai ).
Grazie, noi preferiremmo che si parlasse anche di come sopravvivere al 2012 senza lavoro, con le risorse del paese bloccate nei privilegi mentre non si riesce a trovare neppure un misero miliardo per abbattere il digital divide, come dire che nell'ottocento il Re d'Italia si fosse rifiutato di costruire le ferrovie. Vabbè. Scritto da Matera non è un grande esempio.
Ma credo di aver reso l'idea.
Ho iniziato ad esprimere anche in Segreteria e pubblicamente questo tipo di insofferenza: chi del PD va in televisione si sforzi di raccontare come crede di affrontare il problema del lavoro anche dal punto di vista dei precari laureati.
Ecco, oggi mi è capitato di essere severamente, ma affettuosamente, contestato in questa mia linea:
I diritti vengono prima di tutto, sempre
Sono, infatti, diritti.
Trascendono la falsa ed artificiosa realtà economica in cui siamo calati.
Dimostrarsi seccati perchè sembra che si parli solo di astrazioni è fare il gioco dell'avversario.
L'avversario di tutti.
Che ha per obiettivo proprio la demolizione dei diritti come strumento di salvaguardia della Democrazia.
Ringrazio di cuore per la splendida lezione di Politica che ho ricevuto ieri da Vito e che ho riassunto qui in poche insufficienti righe.
Continuo a ritenere critica la mancanza di attenzione per i milioni di 'giovani' che non compaiono negli slogan mediatici del Partito Democratico.
E resto dell'opinione che alle future elezioni politiche, ad esempio, sarà il Movimento 5 Stelle a raccogliere i voti di milioni di miei simili sociali.
Con gravi rischi di rivalsa del PDL. Ma, appunto, se il Partito Democratico rende apparentemente suicida per la mia Classe la scelta di votarlo, cosa posso farci se non tentare di invertire la china come posso?
Eppure, l'aver ascoltato le parole di chi non ha nessun timore di continuare a combattere anche  da solo il declino democratico italiano, infonde un ottimismo inaspettato. E' vero, questo clima di fatalismo a cui sembra che siamo condannati quasi geneticamente è il nostro primo avversario.
Se gran parte dei membri della mia Classe sono ormai rassegnati a sopravvivere sull'aventino piuttosto che a reagire non è un qualcosa che possa frenare questo mio piccolo tentativo di personale rinascita politica.
Quindi?
Quindi inizio le 30 ore di rituali festeggiamenti gastronomici e, come unico proposito per il 2012, ho quello di tornare sul Ring quanto prima.
Il resto l'ho tutto in testa ma non riesco a dirlo.

Ah, dimenticavo.
La crisalide d'aria si sta aprendo.