30 aprile 2022

Churchill, di Andrew Roberts



Alla fine dell'anno scorso ho letto la biografia di Wiston Churchill di Andrew Roberts.

E' un'opera monumentale nelle dimensioni (oltre 1400 pagine), nel peso, nel dettaglio dei contenuti, nell'enormità della vita descritta.

Nel 2008 è stato fatto un sondaggio tra 3000 giovani inglesi.

Il 20% di loro riteneva che Churchill fosse un personaggio di fantasia. 

Il 47% di loro riteneva che Sherlock Holmes fosse un personaggio reale.

Tra l'80% di quelli che all'esistenza di Churchill credono, una buona parte ritiene che le sue statue vadano prima imbrattate e poi rimosse.

E a sentire i pacifinti è colpa sua se c'è stata la Seconda Guerra Mondiale: se non si fosse opposto a Hitler non sarebbe successo nulla di male dopo l'invasione della Polonia.

Churchill è stato uno dei più grandi statisti del '900.

Padre della Lunga Pace, ha sconfitto il nazismo e ha dato all'Europa tre generazioni di prosperità e pace.

Se dovessi riassumere la sua vita credo che sarebbe sufficiente.

Consiglio la lettura di quest'opera.

Ai pacifinti raccomando di cominciare da un sussidiario della scuola primaria.



26 aprile 2022

Mirmecofilia, che passione



Sin da quando ero bambino le formiche mi hanno sempre incuriosito.

Vivendo praticamente in campagna ho avuto occasione di osservare un gran numero di specie negli anni dell'infanzia.

Beh, l'incontro non è stato sempre fortunato da parte loro, dato che, tra i 5 e i 10 anni almeno, le formiche, più che osservarle, le ho sterminate.

Una volta riuscii a provocare una guerra tra due formicai di Messor spargendo opportunamente briciole di pane.

Ma poi ho smesso.

Per tutta l'infanzia ho passato molto tempo ad osservarle.

Segurine le colonne di foraggiamento, scoperchiare le pietre piatte e veder mettere in salvo larve e pupe, osservare i voli nuziali e la tenacia della piccola operaia che trasporta un grande carico.

E anche da adulto, riscoprirsi ancora bambino fermandomi a guardare tutte le volte che ne ho la possibilità.

Quando sono stati pubblicati in italiano, ho letto i testi dei maggiori mirmecologi: 

Bert Hölldobler ed Edward O. Wilson: Formiche e il Superorganismo, tanto per fare due esempi.

Nell'estate del 2020 mi sono imbattuto, per caso, nel canale youtube di Ant Italia.

E ho scoperto che è davvero possibile allevare le formiche in casa, più o meno come pesci rossi.

Non scriverò qui un bignami di allevamento, è una faccenda che richiede competenza e studio, quindi i siti di (mio) riferimento sono Ants Italia e Formicarium

Posso solo ribadire che allevare formiche richiede tantissima pazienza, qualche provetta e tanta umiltà.

Una nota etica: l'allevamento delle formiche si basa su un dato di fatto semplice. Solo una su migliaia di regine fecondate arriverà a fondare con successo una colonia.

Raccogliere una regina (soprattutto, come nel mio caso, quando la regina la trovi sul lampadario di casa) non altera statisticamente l'equilibrio naturale.

Inoltre, le colonie naturali non vanno in alcun modo disturbate.

E dirò di più: una colonia artificiale non può essere, poi, liberata in quanto andrebbe ad alterare l'equilibrio naturale dei formicai esistenti.

Così, a Ottobre 2020, mi sono imbattuto in una giovane regina di Crematogaster scutellaris a cui è seguita una di Pheidole pallidula: le mie prime due colonie. L'estate del 2021 ho raccolto altre regine che hanno deposto uova, vedremo tra qualche settimana come andranno le cose.

E' stata una grande emozione vedere finalmente una regina accudire le sue uova e le prime nanitiche.

Ed è quasi ipnotico poter osservare le singole vite che ne formano una più complessa, regolata da algoritmi ed odori.

Penso che le formiche possano insegnare molto a questa umanità irrazionale e un programmatore che si occupi di intelligenza artificiale dovrebbe davvero leggersi qualcosa in merito.

Questi piccoli insetti mi rilassano e mi ricordano sempre la meraviglia del Creato.

E averli sotto gli occhi mi porta una irrazionale speranza  nel futuro.

Probabilmente, perchè, per allevarli, ci si deve affidare esclusivamente alla scienza e alla competenza.



24 aprile 2022

25 Aprile: festa della liberazione non della libertà o della democrazia




E' tristemente noto come gran parte degli italiani associ alla Festa del 25 Aprile una fantasiosa contrapposizione tra comunisti e fascisti.

E' solo un'altra perniciosa fantasia alla novax, abilmente sfruttata dalla Destra per sminuire la Resistenza.

Tuttavia, la narrazione fantasiosa in merito non è esclusiva della Destra.

Circola molto sulla mia sfera social una immagine con su scritto:

"Si avvisano gli ignoranti che il 25 aprile non si celebrano i comunisti contro i fascisti, ma la democrazia contro la dittatura".

Il che è un'altra balla pari a quella che intende smentire.

Il 25 Aprile si celebra la liberazione dell'Italia dal Nazifascismo.

Punto.

A contribuire alla liberazione dell'Italia dal Nazifascismo concorsero forze che di democratico non avevano nulla.

E non è nemmeno tanto difficile dimostralo.

Chi liberò l'Italia dai Nazifascisti?

Questa domanda ha varie risposte a secondo di chi risponde, come se non fosse un fatto storico accertato.

Il movimento partigiano crebbe di forza lentamente, all'inizio.

Nell'estate del 1944 si stima che ci fossero 100mila partigiani oltre la Linea Gotica.

Ovviamente, il 25 Aprile del 1945 tutti gli italiani erano antifascisti e partigiani.

Circa 50mila partigiani morirono combattendo per la liberazione.

E poi?

Beh, piccola premessa per spazzar via la solita trita e ritrita polemica di 'chi' abbia vinto la guerra contro i nazisti, ossia se l'USAAF, gli inglesi, i russi a Stalingrado, gli americani in Normandia, i Partigiani e pure le Aquile Randagie da sole contro le SS.

La guerra l'hanno vinta tutti i popoli alleati. Senza l'intervento americano la Germania avrebbe vinto sicuramente, senza la resistenza russa gli americani non avrebbero potuto far altro che distruggere l'Europa con le bombe atomiche. Quindi, per favore, il contributo  di chi si oppose ai nazifascisti è militarmente differente per motivi oggettivi: una divisione corazzata americana è più potente di una brigata partigiana.

Ma il coraggio e la libertà non ammettono graduatorie di merito.

Quindi, torniamo a chi liberò l'Italia dai nazifascisti.

Abbiamo già parlato di circa centomila e più partigiani italiani di vario orientamento politico.

L'elenco delle nazioni alleate che combatterono dalla Sicilia al Po è di facilissima reperibilità:

Circa Un Milione e Trecentomila Soldati provenienti da:

Stati Uniti, Inghilterra, Dominion dell'India, Brigata Ebraica dal mandato Palestinese (sì, spiace, ma gli ebrei palestinesi combatterono per la liberazione dell'Italia, il Gram Muftì di Gerusalemme combattè per Hitler), Francia Libera (fino al 1944),  Canada, Polonia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Brasile, Grecia a cui aggiungere l'Esercito Italiano Co-belligerante.

Molti erano eserciti di paesi democratici ma alcuni no:

non erano democratici i partigiani stalinisti. Non erano democratici i brasiliani, i greci, i polacchi.

Non era democratica l'Italia sconfitta e co-belligerante.

Quello che ne venne fuori dalla guerra fu la Democrazia Italiana.

Come è evidente, con scarso contributo militare degli italiani e grandissimo contributo in democrazia da parte dei paesi alleati vincitori ed occupanti. Prima che liberatori.

Il 25 Aprile è la festa della liberazione, non della libertà e tanto meno della Democrazia.

Sarà per questa confusione che la nostra Democrazia è ancora così labile.

Sarà per i vaneggiamenti sulla Resistenza di segno opposto ma di uguale valore assoluto che gli italiani non hanno fatto ancora i conti coi crimini del Fascismo (e vale anche il viceversa).

Eppure non ci sono misteri o scarsità di fonti.

Solo evidenze, puntualmente ignorate.

Buona Festa della Liberazione dal Nazifascismo a tuttə: per Democrazia, Pacifismo, Veganesimo, Ambientalismo e diritti LGBTQ si prega di usare altre giornate ed altre bandiere: le uniche bandiere opportune sono quelle dell'Italia e degli stati liberatori di cui sopra.



15 aprile 2022

L'Assedio




A cinquanta giorni dall'inizio di questa atroce guerra mi sento in dovere (verso me stesso) di scrivere un mio personalissimo Punto della Strada.

  1. Ho cambiato idea: da auspicare una resa immediata dell'ucraina ad accettare che siano gli ucraini a decidere della propria vita e libertà, anche a caro prezzo;
  2. Ho grossolanamente sbagliato una fondamentale valutazione: all'inizio delle ostilità, avevo sperato che i russi non si abbandonassero a stupri ed omicidi di massa e i primi segnali mi davano speranza: i russi non sparavano sulla folla che tentava di impedire il passaggio dei carri armati e non si avevano notizie di stupri. Poi le cose sono andate come si sa, dimostrando, dopo Bucha, che solo il sostegno alla resistenza  degli ucraini salva le loro vite e che negare loro le armi è, pacifintamente, complicità in strage;
  3. Sento come obbligo morale sostenere la causa della libertà e dei diritti umani: dal Tibet a Gaza, dal Kurdistan alle carceri italiane;
  4. delle Autocrazie non ci si può assolutamente fidare. Solo una deterrenza razionale, pertanto senza violenza, può salvare le democrazie dalla loro evidente, costante e crescente minaccia;
  5. il maggior pericolo, tuttavia, non viene dalle Autocrazie ma dagli occidentali che le ammirano o le giustificano, banalmente, per odio verso gli Stati Uniti;
  6. La mia antica idea di un esercito comune europeo inizia ad avere qualche diffusione, ma è di gran lunga troppo tardi. Servirebbero tra i 5 e i 10 anni e consentirebbe un grandissimo risparmio sulle spese militari attuali oltre a rendere sicura e pacifica l'UE. Ma è ancora solo un sogno distante: certi paesi invece di costruire una difesa comune riarmeranno a vanvera, l'Italia farà solo a vanvera; Comunque sulle armi la mia posizione è quella del Direttore dell'Avvenire: Deterrenza da difesa comune europea.
  7. La Sinistra italiana ha dimostrato ancora una volta la propria inqualificabile inadeguatezza storica, politica, culturale. Ma qualche segnale di speranza c'è: Luigi Manconi, Possibile, Letta, Vito Mancuso, Nicola Lagioia, Liliana Segre. Ovviamente, della destra (M5S/Lega/Flli ecc) inutile anche solo parlarne);
  8. L'ignoranza sulla Storia del XX Secolo (direi dalla Guerra Russo Giapponese alla caduta del Muro di Berlino) si sta dimostrando una catastrofe umana e politica: qua pare che la Pace e la Prosperità di cui ha goduto l'Europa siano merito di Partigiani e operai edili italiani;
  9. L'evolversi della guerra mi terrorizza. Putin potrebbe osare l'impensabile, gli USA stanno cogliendo l'occasione di tentare un ko per concentrarsi poi sulla sola Cina e l'UE, lasciamo perdere. Ogni giorno mi sveglio sperando che sia stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco e temendo che i russi abbiano usato una testata nucleare. Non riesco a vedere quali siano le condizioni per una Pace giusta, dato che dovrebbe essere siglata tra un autocrate aggressore ed una democrazia aggredita. Inoltre, spero sempre che si tenga traccia del destino di quei russi coraggiosi che si oppongono alla guerra;
  10. Rileggendo 15 anni di post a tema sul mio blog posso solo togliermi la risibile soddisfazione di scrivere: "Ve l'avevo detto".
Tutto quello che ha contribuito a costruire l'Europa della Lunga Pace è sotto assedio.
Storia, razionalità, empatia, diritti umani, circondati da ignoranza, ideologia, sete di sangue e di sottomissione.
Anche se, per miracolo, la guerra finisse questa notte, l'assedio continuerebbe.
Si dovrà contrattaccare: deterrenza e difesa dei diritti umani.


PS: un'amica mi ha chiesto: "Ma perchè ti prendi tutto 'sto veleno coi pacifinti?" "Per far statistica e dimostrare agli analisti del KGB che monitorano il web che non si sono comprati tutta l'Italia".

9 aprile 2022

Pacifinti & Pacifisti

Sarà la formazione ingegneristica, quella scout, ma all'idea deve conseguire una azione coerente.





Consideriamo gli uomini della 101a Divisione Aviotrasportata USA che si paracadutarono in Normandia, resistettero a Bastogne e liberarono l'Europa dai nazisti. Quesi soldati furono letteralmente pacifisti. Le loro azioni portarono ad una lunghissima e prospera pace per l'Europa

Consideriamo, invece, i loro nipoti della 101a Divisione che invasero l'Iraq nel 2003. Di sicuro questi soldati non sono stati pacifisti.

Consideriamo gli alpini e i soldati italiani che combatterono la battaglia di Nikolajevka. Neppure loro erano pacifisti: vinsero uno scontro secondario durante la guerra di invasione nazifascista dell'URSS. Combattevano per  mantenere il bestiale nazifascismo, combattevano per consentire ad Auschwitz di  continuare a funzionare.



Consideriamo  l'esercito cobelligerante italiano, composto anche da alcuni dei soldati reduci dalla campagna di Russia, soldati che magari erano a Nikolajevka. Anche questi soldati erano pacifisti perchè combatterono i nazifascisti. E il loro contributo (misconosciuto) alla Grande Pace e alla prosperità dell'Italia fu concreto.





In ultimo, consideriamo un reggimento corazzato USA a guardia del varco di Fulda durante la Guerra Fredda.

La loro lunga (e incruenta) veglia contribuì alla Deterrenza nei confronti della gigantesca armata corazzata sovietica accampata dal Baltico al Mar Nero.

Quegli uomini costruirono la Pace: erano pacifisti. Letteralmente, quei soldati, anno dopo anno, mantenevano e costruivano la Pace.

Non è una teoria.

E' un fatto.

Consideriamo, poi, una bella manifestazione per la Pace che chiedeva lo scioglimento della NATO in quegli stessi anni.

No alle armi, no alla guerra. 

Una bella idea.

Ma l'azione corrispondente sarebbe stata dar mano libera all'espansionismo sovietico.

Ossia, alla Terza Guerra Mondiale.

Ho assistito a molte azioni pacifinte nella mia vita.

Molto più che ad azioni pacifiste.

Le azioni pacifinte sono comode, veloci, ideali, monche: non occorre coerenza al pacifinto.

Quelle pacifiste sono rischiose, dolorose, inclusive, assolute.

Perchè sta scritto: non puoi servire Dio e mammona.


 

6 aprile 2022

Le Quattro Giornate di Napoli o l'8 Settembre?

Le Quattro Giornate di Napoli o l'8 Settembre?


Saratov, Russia, 24 Aprile 2022


Il Colonnello Pavel Leonidovich Sergetov uscì di umore cupo dal briefing di pianificazione della missione, nonostante fosse evidente che i rischi fossero minimi per non dire trascurabili.

Tutto il volo si sarebbe svolto su territorio amico, il supporto elettronico e la scorta caccia sarebbero stati formidabili.

Ma, dopo due mesi di guerra, non riusciva a prendere alla leggera nemmeno un volo di addestramento.

"Yurij" disse rivolgendosi al Capitano Yuij Dimitrovich Pavolv che era l'ufficiale alle armi.

"Voglio che testi i Kh-101 due volte e che controlli i waypoint tre volte. Le immagini degli obiettivi ce le consegnano tra poco".

La missione sarebbe stata effettuata da due coppie di Tupolev Tu-160M "Cigno Bianco" con il supporto di MiG-31 e Su-35.

Avevano 12 ore per i preparativi.

I giganteschi bombardieri sembravano api regine accudite da un nugolo di operaie.

Tecnici, veicoli e piloti si affannavano attorno ai velivoli per approntarli.

Le grandi stive bombe venivano caricate con cautela, senza fretta.

Sergetov supervisionò personalmente il carico di ognuno dei  36 missili più il carico speciale destinato al quarto bombardiere.

La missione non era neppure cominciata e lui già si sentiva stremato.

Per fortuna sarebbe stata breve: meno di cinque ore di volo dal decollo all'atterraggio. 

Niente rifornimento in volo.

Pavel sentiva le porte dell'inferno aprirsi ad ogni passo che percorreva.

Il piano era sensato.

Rischioso, ma sensato.

Ma cosa era andato nel verso giusto negli ultimi due mesi?

Le notizie che filtravano dal fronte attraverso i firewall della censura erano cupe.

L'aviazione era un club ristretto e non si potevano nascondere le chiacchiere sulle perdite al fronte.

Calò la notte.

Da lì non si vedevano i lampi della guerra.

Una coppia di TU-95 Bear decollò rumorosamente.

I giganteschi bombardieri ad elica decollavano ogni notte per attaccare obiettivi in Ucraìna, ma la scarsità di missili da crociera ne limitava l'impiego pratico.

Ben presto, nelle tenebre, arrivò il suo turno.

Cielo sulla Russia Occidentale, prime ore del 25 Aprile 2022


Il 121° Reggimento Bombardieri Pesanti della Guardia stava iniziando una nuova guerra o avrebbe contribuito a vincere quella in corso.

Più a nord, due aerei radar Beriev A-50 si stavano addentrando nel territorio della Bielorussia scortati da caccia Su-35.

4 MiG-31M del 790° Reggimento Caccia Intercettori si alzarono in volo dalla base aerea di Khotilovo/Borisovskiy tenendo alla loro sinistra la lunga linea del fronte con l'Ucraìna.

Sul Baltico, poi, era prevista la presenza massiccia di caccia Flanker,

Far decollare 4 bombardieri da 275 tonnellate non era un compito banale.

I sedici uomini si incontrarono per chiarire gli ultimi dettagli prima di indossare tuta di volo ed equipaggiamento

Ma alla fine della lunga procedura Pavel si ritrovò schiacciato dall'accelerazione impressa dai 4 motori Kuznetsov NK-32 i cui postburciatori lasciarono una scia di fuoco e luce, l'unica luce nelle tenebre della guerra.

Ma per lui c'era solo quella degli strumenti.

Il suo equipaggio era silenzioso e occupato.

Una volta impostata la rotta, a lui non rimase molto da fare.

Non era necessario svegliare mezza Russia andando a velocità supersonica e il volo continuò tranquillo ad alta quota a 520 nodi.

A sinistra, di tanto in tanto, i sinistri bagliori delle esplosioni in Ucraina si levavano dall'orizzonte lontano.

"Nostre o loro?"

All'altezza dell'Autostrada Briansk Gomel la formazione virò ad Ovest puntando direttamente su Varsavia.

"Ci siamo" Pensò il pilota.

Inizia la giostra.

Non era possibile nascondere 4 bombardieri che volavano in alto, anche a 400 km dalla frontiera Polacca.

La comunicazione di Vanya, il capitano addetto ai sistemi difensivi, arrivò precisamente quando prevista: "Rapporto ESM, i radar di ricerca NATO in Polonia stanno raggiungendo la soglia di rilevabilità: ci vedranno entro un minuto al massimo".

Il Generale a bordo dell'aero radar più arretrato diede l'ordine.

I 4 bombardieri Tu-160 iniziarono la loro accelerazione fino a superare la velocità del suono.

Il Tu-160 poteva raggiungere Mach 2, ma non avrebbero raggiunto quella velocità durante l'azione.

Ma era fondamentale per il piano che i 4 bombardieri si avventassero verso lo spazio aereo polacco a velocità supersonica. 

L'azione sarebbe durata pochi minuti.

Cielo sulla Germania centrale, prime ore del 25 Aprile 2022.

Due mesi di belligeranza in Europa non avevano compunque portato la noia a bordo dell'Aereo Radar NATO E-3 che orbitava pigramente in costanti ellissi sopra la Germania.

L'aereo riceveva informazioni da tutti i sensori NATO a nord delle Alpi.

"Oh bella" Disse un operatore Belga quando nel giro di pochi secondi troppe cose andarono storte.

"Generale, abbiamo 4 Blackjack in avvicinamento su rotta 268, distanza 1400 km, velocità 700 nodi e in aumento. Puntano su Varsavia. Poi, sul Baltico abbiamo un improvviso traffico di  radar Irbis-E a tutta potenza".

In pochi concitati minuti il quadro si fece ancora più fosco.

"I Blackjack si avvicinano a mille nodi, abbiamo  conferma di almeno 6 Flanker che puntano verso Tallinn dal mare e... Generale, 4 MiG-31 hanno appena acceso il radar, abbiamo rilevazioni di Zaslon a sud di Minsk".

Era molto improbabile che i russi stessero per iniziare un attacco alla NATO, ma tante cose atrocemente improbabili erano diventate una crudele realtà, se non per i negazionisti, negli ultimi due mesi.

Il generale non poteva ignorare i fatti.

"Scramble Polonia e Baltici".

Nonostante la crisi in atto, c'erano solo 8 intercettori disponibili per coprire la Polonia e gli stati Baltici pronti al decollo, ossia in QRA: Quick Reaction Alert.

La situazione era inquietante ma non necessariamente pericolosa.


Cielo della Bielorussia, prime ore del 25 Aprile 2022

I bombardieri rallentarono bruscamente al di sotto della velocità del suono per sganciare le armi e iniziare subito dopo la virata che li avrebbe ricondotti alla base.

"Yurij, vai, spara!"

I tre Tu-160 armati di missili Kh-101 iniziarono a lanciare i 36 ordigni che trasportavano in totale.

Ormai erano ben dentro il raggio d'azione dei radar della difesa aerea polacca e l'improvviso aumento della segnatura radar dei bombardieri causato dall'apertura della stiva bombe non poteva essere interpretato ambiguamente.

Il Kh-101 era un missile da crociera stealth, ma questo non voleva dire che fosse completamente invisibile ai radar, solo che la distanza da cui poteva essere individuato era ridotta, soprattutto a bassa quota.

Ma, nella fase di lancio, a breve distanza dai radar mobili polacchi installati in prossimità della frontiera bielorussa, erano perfettamente rilevabili.

Sull'Aereo Radar NATO le bestemmie, tuttavia, furono immediatamente sommerse da un'ondata di panico quando il quarto bombardiere russo sganciò il suo carico.

Tonnellate di chaff vennero sganciate dalle prime due stive bombe, mentre dalla terza si sprigionò una potentissima ondata di disturbi elettronici.

L'enorme nuvola di chaff  composta da milioni di trucioli metallici tagliati in dimensioni diverse per riflettere le frequenze dei vari radar NATO e l'ondata di disturbi accecarono per lunghi minuti la difesa aerea NATO a Nord delle Alpi.

L'allarme generale iniziò a propagarsi dall'Aereo Radar ai vari comandi di difesa aerea nazionali.

I missili viaggiavano tra 700  e 970 km orari e avrebbero impiegato meno di mezz'ora a raggiungere Varsavia.

Lentamente, la  nuvola di chaff si disperse e, man mano che il bombardiere dotato di contromisure elettroniche speciali si allontanava, i radar NATO riconquistarono efficienza.

La situazione sul Baltico fu la prima a chiarirsi: i caccia flanker avevano fatto retro front.

Anche i MiG-31 avevano spento i radar e avevano preso una rotta verso Est seguendo i bombardieri in ritirata.

Ma i missili?

I caccia NATO  sui cieli polacchi furono inviati, radar accesi, a cercarli tra Varsavia e la frontiera con la Bielorussia.

Ma fu presto chiaro che era stato solo un crudele scherzo dei russi:

i missili erano probabilmente diretti a sud, verso la regione di Leopoli

Crudele ma costoso: 36 missili erano più di quanti ne avessero mai usati i russi dopo la prima notte di guerra.

Crudele e basta: dove avrebbero colpito questa volta?

Un F-16 ebbe un contatto radar con alcuni missili che confermava l'ipotesi e fu tutto.

Gli ucraini erano già stati avvisati della strana incursione e furono avvisati anche dell'attacco in corso.

Effettivamente, i missili si diressero a bassissima quota verso Leopoli.

Oltrepassarono la città ad Est e proseguirono verso sud.

Uno fu abbattuto da un SAM Ucraino, gli altri 35 proseguirono a bassissima quota.


Cielo dell'Ungheria, prime ore del 25 Aprile 2022

Il Kh-101 volava a 30 metri di quota sul terreno guidato da un sistema di navigazione inerziale assistito da satelliti gps russi GLONASS.

Inoltre, era dotato di un sensore elettro-ottico in grado di riconoscere la mappa del terreno memorizzata nel computer di bordo correggendo la rotta in maniera del tutto indipendente da sorgenti di dati esterne.

Il missile non era dotato di radar e non emetteva, pertanto, nessuna radiazione elettromagnetica che potesse essere intercettata.

I 35 missili superarono la frontiera ungherese e si diressero verso Budapest.

Nessun intercettore NATO, però, era in volo sull'Ungheria.

E non c'era un E-3 ad orbitare a sud delle Alpi a fare da aereo radar sui Balcani.

I missili furono scoperti a ovest di Debrecen, ben dentro lo spazio aereo ungherese.

E la rotta non lasciava molti dubbi sull'obiettivo: poteva essere Budapest, ma a che pro bombardare la capitale del paese più amichevole verso la Russia? Poteva essere Lubiana, ma a che pro attaccare una piccola capitale di un paese disarmato? E poteva essere Aviano.

Al quartier generale della difesa aerea NATO (Integrated Air and Missile Defence System) fu dato l'allarme generale.


Cieli dell'Italia, prime ore del 25 Aprile 2022

In Italia decollarono caccia da Grosseto e da Aviano stessa.

4 Typhoon e 4 F-16.

La notte dell'Italia settentrionale fu squarciata dai bang supersonici dei typhoon che volavano verso nord nel disperato tentativo di arrivare a portata dei missili russi che si dirigevano verso Aviano.

L'Ungheria non era certo il paese più ostile alla Russia di Putin ma era comunque un Paese NATO e gli unici 2 caccia Gripen in servizio di allarme si alzarono in volo dalla base aerea di Kecskemét, ma i missili erano troppo vicini e i jet ungheresi non riuscirono ad intercettarli subito e si misero all'inseguimento.

Così, mentre ad Aviano suonavano le sirene dell'allarme aereo gettando nel panico più completo la popolazione, i missili arrivati al Danubio cambiarono rotta virando bruscamente a sud.

Tutti salvo uno, che malfunzionò e proseguì verso Ovest schiantandosi senza esplodere nel lago Balaton.

I due Gripen Ungheresi ripresero il contatto col piccolo stormo di spietati assassini meccanici poco prima del confine ungherese con la Serbia.

I due caccia avevano 4 missili AMRAAM a guida radar e 4 Sidewinder a guida infrarossi in tutto e lancirarono gli ordigni  sui bersagli rilevati dal radar di bordo e dai sensori a infrarossi (IR) dei Sidewinder.

Abbatterono 4 Kh-101, poi i missili entrarono in Serbia e i jet ungheresi fecero dietro front.

30 missili proseguirono la loro corsa verso Sud ma un altro si schiantò nelle montagne della Bosnia.

Ovviamente, dalla Serbia non arrivarono informazioni sui missili in volo.

A questo punto, i bersagli dei missili sarebbero potuti essere ovunque, dalla Romania alla Grecia all'Italia meridionale.

A Gioia del Colle i 2 Typhoon in QRA furono raggiunti sulla pista di decollo da altri due caccia  mentre ad Amendola i 2 F-35 in QRA si tenevano pronti.

Le poche batterie di missili antiaerei SAM Spada sparse per la Penisola erano in allarme.

Tutti gli aerei dotati di missili aria aria disponibili nel cuore della notte di un giorno festivo erano o in volo o pronti al decollo.

Ma non ci fu tempo per approntarne altri.

Dopo lo scramble inutile verso la frontiera con la Slovenia gli F-16 e i Typhoon di Grosseto si erano diretti a Sud-Est lungo l'Adriatico paralleli alla costa della Croazia.

E finalmente individuarono i 30 missili russi all'altezza della costa del Montenegro.

A quel punto tutti i caccia disponibili decollarono da Gioia del Colle, Amendola e Trapani.

I radar della difesa aerea inquadrarono i 'vampiri' in arrivo subito dopo.

I missili erano ventinove.

Gli aerei NATO in volo a portata utile dei Kh-101 erano dieci con un totale di 40 missili aria aria.

Furono lanciati tutti.

Tre non funzionarono.

Dodici mancarono il bersaglio ma 25 fecero centro.

4 Missili passarono.

I SAM Spada a presidio della Base di Gioia del Colle non avevano un radar sufficientemente avanzato  per individuare i missili stealth russi a grande distanza e ne abbatterono solo 1.

L'Italia aveva, a poche centinaia di KM dall'obiettivo dei missili russi, una fabbrica in grado di produrre missili superfice aria efficaci contro la minaccia in arrivo.

Ma la popolazione del Bel Paese ha sempre preferito vendere ottime armi all'estero piuttosto che comprarle.

I 3 missili superstiti colpirono la base distruggendo uno dei preziosissimi Typhoon, un Hangar e un deposito munizioni la cui corazzatura resistette e non ci furono esplosioni secondarie.

Quattro militari restarono uccisi, dieci feriti.

Il Presidente della Repubblica era stato svegliato quando i missili si erano diretti verso Aviano e fissava impietrito l'alba del 25 Aprile sorgere su Roma.

Il Colonnello Pavel Leonidovich Sergetov stava atterrando a Saratov con lo stesso sguardo cupo.

La difesa aerea della NATO poteva essere bucata con facilità.

Gli Italiani erano avvertiti, non si sarebbero fatti trascinare in una guerra non loro. Questo diceva il piano di Mosca. La NATO sarebbe stata spezzata politicamente e in cambio l'Italia avrebbe ricevuto gas e petrolio. L'opinione pubblica italiana era stata lavorata a dovere per decenni, inoltre, i russi non avevano sparato sulla base NATO di Aviano ma solo su quella italiana di Gioia del Colle.

Il Colonnello russo e il Presidente italiano condivisero lo stesso pensiero.

L'Italia avrebbe invocato l'Articolo 5 del trattato NATO?

Il Presidente sapeva di dover parlare alla Nazione ma sapeva anche che sarebbero stati gli italiani a decidere.

Come per le Quattro Giornate di Napoli o l'8 Settembre 1943.

Arrendersi o reagire?


Note: 

non ho indagato a fondo sul numero di intercettori in QRA effettivamente disponibili ma i gruppi italiani di intercettori Typhoon sono 3 più uno su F-35 al momento.

Non ho fatto indagini troppo approfondite nemmeno sulla dislocazione dei radar e sulle batterie di SAM Spada.

Sono stato piuttosto ottimista col rateo di intercettazione dei missili russi.

In altre parole, il racconto non è tecnicamente accuratissimo. Le conclusioni sì.

3 aprile 2022

Italiani: volete un aumento di stipendio e più soldi alla sanità? Comprate intercettori e contraerea (e andate in bici)


Produttività.

Da più di vent'anni, quella italiana è immutata.

Il Paese non cresce e gli italiani sono inamovibili.

E questa è una realtà su cui non spreco ulteriori parole.

Niente smuove gli italiani, niente.

La Pandemia sarebbe stata un'ottima occasione per rivoluzionare la mobilità urbana incentivando l'uso delle biciclette.

E invece (poco o) niente.

Anche gli effetti dell'antropocene ormai inogppugnabili (non piove da mesi a Nord e il Po è ridotto alla portata della Gravina di Matera) dovrebbero spingere gli italiani ad abbandonare il più possibile i combustibili fossili.

E invece niente. 

L'impennata del prezzo dei carburanti? 

Neppure: tutti in auto come al solito.

E, a quanto pare, nemmeno la Guerra smuove gli italiani.

Le altre nazioni europee hanno deciso di cambiare e stanno cambiando.

L'Italia no: al netto delle preoccupazioni per il prezzo della benzina, la Guerra di Putin in Ucraìna occupa le prime pagine e le TV ma non quella parte del corpo degli italiani dedicata al 'movimento'.

Per dire, la Germania riarma, le nazioni neutrali del Nord pensano di unirsi alla NATO.

L'Italia non fa nulla.

Nulla.

Non riarma, non disarma, niente

Business as usual.

Gli stessi slogan, le stesse fazioni, la stessa immobilità di sempre.

Non entro assolutamente nel merito della tragedia ucraina in questa sede.

Eppure c'è un evidente filo che lega il rifiuto della bicicletta come mezzo di trasporto urbano al rifiuto di prendere atto delle implicazioni dell'aggressione russa all'Ucraina.

Ossia, l'incapacità di reagire all'evidenza.

Sia per le bicilette che per la contraerea.

Come scrive Luca Ricolfi ne "la società signorile di massa", gli italiani non leggono, non studiano ma giocano.

E anche l'inutile agitarsi sui media di queste terribili settimane è solo un altro gioco perchè non ne consegue alcun mutamento delle posizioni dell'opinione pubblica.

Se due mesi fa si fosse posta la domanda "Lei ritiene che l'uso dell'auto privata, date le circostanze, vada disincentivato" dubito molto che i risultati sarebbero molto diversi oggi.

Ed inutile anche pensare a fare paragoni su eventuali domande sulla Difesa: tempo perso.

Quindi, direi di fare esasttamente il contrario delle preferenze della maggioranza degli italiani.

Andare in bici, costruire una difesa aerea.

Vedrete che a muoversi secondo evidenze vi aumenta anche la busta paga.

E anche a comprare qualche batteria di missile antimissile, se andassimo in bici aevoglia a soldi in più per la sanità...