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30 agosto 2020

Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi

La lettura di “Sono Don Nunzio” di Andrea Padoin è stata piacevole, per me quasi obbligatoria.

Ho incontrato le parole di Don Nunzio Gandolfi molti anni prima di entrare nella Comunità Capi del Villanova 1 (il Gruppo Scout in cui ha prestato Servizio per moltissimi anni) dove non solo la Memoria concreta dell’Uomo e del Sacerdote ma soprattutto quella del capo è sempre viva e di ispirazione per Capi e Ragazzi.

Certo, il mio è stato un incontro indiretto, attraverso i suoi scritti e in particolare il racconto “una fibbia scout” nella raccolta “Fuoco di Bivacco”.

Per molti anni ho creduto che fosse una storia vera e non un suo racconto.

Tuttavia, un episodio del genere è successo davvero sul fronte del pacifico quando uno scout giapponese ha salvato la vita ad uno scout americano.

Insomma, ho letto Don Nunzio prima di sapere che fossero parole di Don Nunzio.

Entrare nel Villanova mi ha messo in contatto con ben altro.

Uno Stile ormai raro, una Comunità forte, una tradizione feconda e non sterile.

Quello che intendo per Memoria Concreta.

Ho incontrato Don Nunzio anche in un romanzo di Enrico Brizzi, nei cimeli del corridoio della Canonica, nella biblioteca di libri scout (in cui ho recuperato una preziosissima copia di “Stella in Alto Mare”) e anche in quel piccolo miracolo rappresentato dalle casse di munizioni usate dal reparto come casse di squadriglia senza che gli E/G abbiano idea di cosa contenessero durante il secolo scorso.

Quindi mi sono procurato una copia di “Sono Don Nunzio” e ho iniziato a leggerla in vacanza.

Il libro è curato in grafica ed impaginazione, racconta la vita di Don Nunzio attenendosi a fonti sempre ben esplicitate nelle note a piè pagina.

L'autore sa il suo mestiere.

L'aneddotica è ricondotta alla sua funzione di alleggerimento e descrittiva di un carattere ed una personalità di spessore.

Non viene narrata solo una vita ma anche un Servizio, un’idea, un’azione concreta di educazione e fede lunga tutta una vita.

E' uno che lo Scautismo lo ha vissuto e ci ha pensato su per poi scriverne e tornare a viverlo.

Ora, domandiamoci a cosa serve scrivere, leggere e meditare sulla biografia di un Sacerdote e capo Scout.

Scrittore prolifico, capo di spessore, la sua azione ha dato un contributo significativo sia alla teoria dello Scautismo che alla vita di centinaia di persone che hanno usufruito, direttamente ed indirettamente, del suo Servizio.

Chiediamoci quale sia il fine utile, quello che va al di là del doveroso omaggio, quello che deve essere riproposto ai Capi e ai ragazzi.

Don Nunzio, bolognese, incontra lo Scautismo assieme alla sua Vocazione, da Partigiano, negli anni della Lotta per la Liberazione dell’Italia dai Nazifascisti.

Nel dopoguerra è uno dei giovani Capi che hanno rimesso in moto lo Scautismo italiano.

Partecipa a tutti i Jamboree, scrive, cammina, organizza unità, in due parole coniuga pensiero ed azione Scout su molti fronti.

Perchè un libro sulla vita di quest’uomo?

E, soprattutto: a cosa servirebbe ad uno Scout leggere questa storia?

Al primo perchè rispondo con la parola Memoria.

L’Agesci è una associazione in cui, nonostante la straordinaria forza e impegno di Capi e ragazzi la Memoria è troppo spesso selettiva.

Il Pensiero di B.P. è diffuso solo mediocremente, si sa più o meno qualcosina sulle Aquile Randagie, a macchia di leopardo si conosce Don Peppino Diana e di Don Minzoni s’è persa ogni traccia.

Ma dopo B.-P., dopo le Aquile Randagie qualcosina sarà pur capitata:

la ricostruzione dello Scautismo, il 1968, la nascita dell’AGESCI sono state rese possibili dalla Testimonianza e dal Servizio di persone come Don Nunzio.

Questo percorso dovrebbe essere noto ad ogni capo.

Una interpretazione vorrebbe che quello di Don Nunzio sia uno Scautismo d'altri tempi.
Ma ci vuol poco a smontarla.
Negli anni 40, 50, 60, ma anche 80 e 90 del Secolo Scorso lo Scautismo di Don Nunzio era lo Scautismo di frontiera, per definizione.
Era lo Scautismo dell'estrema periferia industriale del pur ricco Nord.
Dov'è (e io so che ancora c'è) lo Scautismo di frontiera, quello di rottura con le convenzioni?

Vorrei proprio vederli quelli che si son oscandalizzati del Calendario Agesci 2020 perchè alcuni fazzolettoni di ragazzini gli sembrano poco stilosi partecipare ad una operazione di Frontiera equivalente alla creazione dell'AGESCI e l'introduzione della Coeducazione negli anni '70... negli anni 20 del XXI Secolo.
Don Nunzio ha rappresentato il rigore, ma anche l'innovazione, il guardare lontano e poi ancora più lontano.

Infine, la seconda questione: l’utilità per il Servizio di Oggi e di Domani di libri come questo.

Ritengo che libri come "Sono Don Nunzio" siano uno strumento educativo. 
Per Capi, in primis.
La Vita di Don Nunzio è più di un esempio e per un capo leggerne la testimonianza dovrebbe avere una valenza che va oltre la Tecnica o il Metodo.
Mi riferisco ad una dei suoi aforismi:
"Lo Scautismo deve essere come il traboccare di una esperienza che non può lasciare come prima."
Ecco, questo è un passaggio delicato.
I capi giovani con cui sono venuto in contatto in questi anni sono molto in gamba.
Molto più di me alla loro età.
Ma limitatamente all'interno del loro Servizio in Unità.
E' nella scelta Politica, intesa come sentirsi parte di una Associazione Nazionale che persegue certi valori, il punto debole.
Servirebbe un piccolo saggio dedicato per illustrare la complessità di cause ed effatti: Le unità in mano a Capi al meglio col CFM, i Capi Formati che sono decimati dalla Congiuntura, la difficoltà a cambiare modello di formazione, il relativismo politico, la crisi della Democrazia e della Partecipazione.
Si è sempre più bravi capi durante le ore di Attività, sempre meno Scout nel resto del tempo.
La dimensione associativa e la responsabilità pubblica sembrano svanite nel nulla.
Stampa Associativa, manualistica, questi sconosciuti...
Ma sto generalizzando, una cosa senz'altro stupida. 
E, in ogni caso, non è certo per trascuratezza, cattiva volontà, o ignoranza che la dimensione Politica dello Scautismo perde terreno.
Ecco, leggere "Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi" è un buon manuale per giovani capi, quando si deve andare oltre quello che "il libro non addita".






24 febbraio 2019

Scelta Politica, non Scelta Partitica

Negli ultimi mesi l'AGESCI ha diramato un paio di insoliti comunicati stampa legati al mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo italiano.
Uso la parola 'insolito' senza pregiudizio, in senso statistico.
I Comunicati Stampa dell'AGESCI sono, in genere, una teoria di eventi associativi, notizie logistiche, annunci di programmi e progetti tipo: ecco i vincitori dell'Agesci Music Festival!
Ma, tra una veglia di preghiera ed un convegno sulla disabilità, un festival di musica scout e un evento internazionale, troviamo anche questo e soprattutto quest'altro comunicato stampa.
Si tratta di prese di posizioni relativamente nette per una associazione dichiaratamente apartitica.
La chiave per comprendere sia l'eccezionalità che la necessità di questi comunicati è nel Patto Associativo dell'Agesci.
Spero che tutti i Capi Agesci l'abbiano letto, personalmente lo faccio ogni anno e mi sembra di capire qualcosa in più ad ogni lettura.
Per un profano può sembrare un documento buonista, privo di rigore nella definizione di ciò che è o non è scoutismo.
Effettivamente, in prima approssimazione, la formulazione così aperta del documento può fuorviare.
Non ha senso, per gli scout, prevedere esplicitamente la malafede perchè in tal caso non si sarebbe, automaticamente, più tra scout.
Quindi, il Patto Associativo deve per forza avere quell'aria un po' ingenua ai malfidati come me.
Beh, vi siete dati una bella lettura?
Richiamo la vostra attenzione sull'ultimo paragrafo: la scelta politica.
Scusatemi ma devo riprodurne qua gran parte del testo per evitare fraintendimenti:


La scelta di azione politica è impegno irrinunciabile che ci qualifica in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune. Il Progetto Educativo, elaborato dalla Comunità Capi sulla base del confronto con la realtà e vissuto nelle unità, è strumento per un'azione educativa che abbia valenza politica. La proposta scout educa i ragazzi e le ragazze ad essere cittadini attivi attraverso l'assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà ci presenta. L'educazione politica si realizza non solo attraverso la presa di coscienza, ma richiede, nel rispetto delle età dei ragazzi e del livello di maturazione del gruppo, un impegno concreto della comunità, svolto con spirito critico ed attento a formulare proposte per la prevenzione e la soluzione dei problemi. La diversità di opinioni presenti nell'Associazione è ricchezza e stimolo all'approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana. Ci impegniamo pertanto a qualificare la nostra scelta educativa in senso alternativo a quei modelli di comportamento della società attuale che avviliscono e strumentalizzano la persona, come il prevalere dell'immagine sulla sostanza, le spinte al consumismo, il mito del successo ad ogni costo, che si traduce spesso in competitività esasperata. Ci impegniamo ad educare al discernimento e alla scelta, perché una coscienza formata è capace di autentica libertà. Ci impegniamo a rifiutare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione del nostro Paese, tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instaurare l'autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole, di dare spazio alle discriminazioni razziali. Ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia. Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale. Ci impegniamo a promuovere la cultura, le politiche ed i comportamenti volti a tutelare i diritti dell'infanzia. Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l'ambiente, coscienti che i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle generazioni future. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell'azione educativa iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica. A livello individuale il Capo vive la realtà concreta del suo oggi ed esercita la propria cittadinanza attiva in coerenza con i valori dell'Associazione. L'AGESCI, consapevole di essere una realtà nel mondo giovanile, sente la responsabilità di dare voce a chi non ha voce e di intervenire su tematiche educative e politiche giovanili sia con giudizi pubblici che con azioni concrete. Collabora con tutti coloro che mostrano di concordare sugli scopi da perseguire e sui mezzi da usare relativamente alla situazione in esame, in vista della possibilità di produrre cambiamento culturale nella società e per "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato".


Come avete potuto leggere (le evidenziature in grassetto sono mie) l'azione dell'Agesci è focalizzata sull'educazione e sui ragazzi ma il Patto Associativo si guarda bene dall'obbligare gli Scout a rinchiudersi nelle Sedi e nelle Parrocchie.
Anzi, proprio il contrario: la presa di posizione pubblica in certi ambiti  e su alcune politiche non è un optional ma un obbligo.
Dobbiamo, tuttavia, essere molto chiari su quali siano le questioni politiche rilevanti e quali quelle di ordine partitico su cui l'Agesci ha ben poco da dire.
Consideriamo, ad esempio, le normative che regolano i rapporti di lavoro.
Non spetta certo agli scout come Associazione rendere pubblica posizione su quale sia la soglia di salario minimo più adeguata o la tassazione più giusta del lavoro straordinario.
Io, come cittadino ho le mie opinioni in merito ma, posto il comune obiettivo della Politica Partitica di migliorare la qualità della vita di tutti, che la soluzione migliore sia un salario minimo basso ed uno straordinario tassato molto o varie combinazioni non è cosa che riguardi lupetti, esploratori rover e Capi.
Di fatto, in una Italia civile e guidata da buon senso scientifico e rispettoso dei diritti umani, non succederebbe mai che l'Agesci emettesse un comunicato stampa sui provvedimenti governativi.
Sfortunatamente, siamo ben lontani dal vivere in una nazione simile.
Viviamo in una Nazione in cui il numero dei reati diminuisce da anni, nonostante il 'sentire comune'.
Eccetto le aggressioni e le violenze razziste che si sono triplicate in meno di un lustro.
I provvedimenti (no, non ne elencherò neppure uno: per pudore)  di governo e amministratori locali alla base delle dichiarazioni  e delle recenti manifestazioni dell'Agesci rientrano senza necessità di dimostrazione nelle casistiche declinate nel Patto Associativo.
E mi sono limitati a riportare qui il paragrafo del Patto che riguarda la Scelta Politica, omettendo quello sulla Scelta Cristiana proprio perchè non mi piace vincere facile...
Questo non vuol dire che approvo a cuor leggero la partecipazione di unità agesci a manifestazioni politiche, solo che, di fronte all'enormità della deriva razzista dell'Italia, il Patto Associativo è lapalissiano al di là di ogni possibile interpretazione contraria.
Ci si deve pubblicamente opporre.
Spiegare, con le opportune specificità, dalla Coccinella alla Scolta, come una legge che provochi la morte di innocenti e la sofferenza (per di più, statistiche alla mano, completamente inutile ai fini della 'Sicurezza') vada combattuta con tutti gli strumenti che la Democrazia prevede.
Incluso il manifestare, in casi estremi (ripeto: estremi ma, data l'aria che tira, praticamente è già questo il caso) assieme a bandiere di Partito
L'ultima riflessione che faccio è sui Capi Scout in posizioni eticamente problematiche rispetto al Patto Associativo a causa della loro militanza Partitica.
Certo, sono ben pochi i partiti la cui piattaforma teorica e reale possa essere considerata inclusa  del tutto nel Patto Associativo.
Tuttavia, non è necessario che tutto quello che questo partito propone sia coerente rispetto al Patto Associativo ma è fondamentale che non sia tutto esterno ai valori della Carta fondamentale dell'Associazione.
Spetta al singolo, poi, mantenersi coerente ai valori dello Scoutismo.
Siccome un disegno vale più di cento parole...




I guai iniziano quando ci si allontana troppo dalla cornice del Patto Associativo.
Se vuoi fare il Capo, una posizione pubblica (ad esempio su Facebook) con cui diffondi:
  • Bufale sui migranti mirate a diffondere odio xenofobo;
  • Bufale sui vaccini o xilella o covid altre falsità antiscientifiche destinate a diffondere paura ed errore (scientifico) con tutte le letali conseguenze del caso;
  • oscenità omofobe e sessiste (e volendo anche contro il Papa);
  • antisemitismo (qui un piccolo test).

beh, ritengo che tu sia al di fuori del Patto Associativo e ai limiti estremi della possibile correzione fraterna.
Tuttavia, non spetta a me emettere un giudizio.
L'Agesci non funziona così, per fortuna.
Il Ruolo di Capo è funzione della scelta fatta da un gruppo di Adulti (la Comunità Capi) e ho piena fiducia che un razzista bufalaro neofascista difficilmente (ma è capitato, purtroppo)  finirà a fare Servizio Diretto ai ragazzi, rendendo, pertanto, inutile infiltrare in Agesci una mentalità di sospetto, giudizi sommari ed epurazione.

PS: meglio una manifestazione oggi che un'aquila randagia domani
.

Ah, su PE è spiegato meglio.