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30 agosto 2020

Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi

La lettura di “Sono Don Nunzio” di Andrea Padoin è stata piacevole, per me quasi obbligatoria.

Ho incontrato le parole di Don Nunzio Gandolfi molti anni prima di entrare nella Comunità Capi del Villanova 1 (il Gruppo Scout in cui ha prestato Servizio per moltissimi anni) dove non solo la Memoria concreta dell’Uomo e del Sacerdote ma soprattutto quella del capo è sempre viva e di ispirazione per Capi e Ragazzi.

Certo, il mio è stato un incontro indiretto, attraverso i suoi scritti e in particolare il racconto “una fibbia scout” nella raccolta “Fuoco di Bivacco”.

Per molti anni ho creduto che fosse una storia vera e non un suo racconto.

Tuttavia, un episodio del genere è successo davvero sul fronte del pacifico quando uno scout giapponese ha salvato la vita ad uno scout americano.

Insomma, ho letto Don Nunzio prima di sapere che fossero parole di Don Nunzio.

Entrare nel Villanova mi ha messo in contatto con ben altro.

Uno Stile ormai raro, una Comunità forte, una tradizione feconda e non sterile.

Quello che intendo per Memoria Concreta.

Ho incontrato Don Nunzio anche in un romanzo di Enrico Brizzi, nei cimeli del corridoio della Canonica, nella biblioteca di libri scout (in cui ho recuperato una preziosissima copia di “Stella in Alto Mare”) e anche in quel piccolo miracolo rappresentato dalle casse di munizioni usate dal reparto come casse di squadriglia senza che gli E/G abbiano idea di cosa contenessero durante il secolo scorso.

Quindi mi sono procurato una copia di “Sono Don Nunzio” e ho iniziato a leggerla in vacanza.

Il libro è curato in grafica ed impaginazione, racconta la vita di Don Nunzio attenendosi a fonti sempre ben esplicitate nelle note a piè pagina.

L'autore sa il suo mestiere.

L'aneddotica è ricondotta alla sua funzione di alleggerimento e descrittiva di un carattere ed una personalità di spessore.

Non viene narrata solo una vita ma anche un Servizio, un’idea, un’azione concreta di educazione e fede lunga tutta una vita.

E' uno che lo Scautismo lo ha vissuto e ci ha pensato su per poi scriverne e tornare a viverlo.

Ora, domandiamoci a cosa serve scrivere, leggere e meditare sulla biografia di un Sacerdote e capo Scout.

Scrittore prolifico, capo di spessore, la sua azione ha dato un contributo significativo sia alla teoria dello Scautismo che alla vita di centinaia di persone che hanno usufruito, direttamente ed indirettamente, del suo Servizio.

Chiediamoci quale sia il fine utile, quello che va al di là del doveroso omaggio, quello che deve essere riproposto ai Capi e ai ragazzi.

Don Nunzio, bolognese, incontra lo Scautismo assieme alla sua Vocazione, da Partigiano, negli anni della Lotta per la Liberazione dell’Italia dai Nazifascisti.

Nel dopoguerra è uno dei giovani Capi che hanno rimesso in moto lo Scautismo italiano.

Partecipa a tutti i Jamboree, scrive, cammina, organizza unità, in due parole coniuga pensiero ed azione Scout su molti fronti.

Perchè un libro sulla vita di quest’uomo?

E, soprattutto: a cosa servirebbe ad uno Scout leggere questa storia?

Al primo perchè rispondo con la parola Memoria.

L’Agesci è una associazione in cui, nonostante la straordinaria forza e impegno di Capi e ragazzi la Memoria è troppo spesso selettiva.

Il Pensiero di B.P. è diffuso solo mediocremente, si sa più o meno qualcosina sulle Aquile Randagie, a macchia di leopardo si conosce Don Peppino Diana e di Don Minzoni s’è persa ogni traccia.

Ma dopo B.-P., dopo le Aquile Randagie qualcosina sarà pur capitata:

la ricostruzione dello Scautismo, il 1968, la nascita dell’AGESCI sono state rese possibili dalla Testimonianza e dal Servizio di persone come Don Nunzio.

Questo percorso dovrebbe essere noto ad ogni capo.

Una interpretazione vorrebbe che quello di Don Nunzio sia uno Scautismo d'altri tempi.
Ma ci vuol poco a smontarla.
Negli anni 40, 50, 60, ma anche 80 e 90 del Secolo Scorso lo Scautismo di Don Nunzio era lo Scautismo di frontiera, per definizione.
Era lo Scautismo dell'estrema periferia industriale del pur ricco Nord.
Dov'è (e io so che ancora c'è) lo Scautismo di frontiera, quello di rottura con le convenzioni?

Vorrei proprio vederli quelli che si son oscandalizzati del Calendario Agesci 2020 perchè alcuni fazzolettoni di ragazzini gli sembrano poco stilosi partecipare ad una operazione di Frontiera equivalente alla creazione dell'AGESCI e l'introduzione della Coeducazione negli anni '70... negli anni 20 del XXI Secolo.
Don Nunzio ha rappresentato il rigore, ma anche l'innovazione, il guardare lontano e poi ancora più lontano.

Infine, la seconda questione: l’utilità per il Servizio di Oggi e di Domani di libri come questo.

Ritengo che libri come "Sono Don Nunzio" siano uno strumento educativo. 
Per Capi, in primis.
La Vita di Don Nunzio è più di un esempio e per un capo leggerne la testimonianza dovrebbe avere una valenza che va oltre la Tecnica o il Metodo.
Mi riferisco ad una dei suoi aforismi:
"Lo Scautismo deve essere come il traboccare di una esperienza che non può lasciare come prima."
Ecco, questo è un passaggio delicato.
I capi giovani con cui sono venuto in contatto in questi anni sono molto in gamba.
Molto più di me alla loro età.
Ma limitatamente all'interno del loro Servizio in Unità.
E' nella scelta Politica, intesa come sentirsi parte di una Associazione Nazionale che persegue certi valori, il punto debole.
Servirebbe un piccolo saggio dedicato per illustrare la complessità di cause ed effatti: Le unità in mano a Capi al meglio col CFM, i Capi Formati che sono decimati dalla Congiuntura, la difficoltà a cambiare modello di formazione, il relativismo politico, la crisi della Democrazia e della Partecipazione.
Si è sempre più bravi capi durante le ore di Attività, sempre meno Scout nel resto del tempo.
La dimensione associativa e la responsabilità pubblica sembrano svanite nel nulla.
Stampa Associativa, manualistica, questi sconosciuti...
Ma sto generalizzando, una cosa senz'altro stupida. 
E, in ogni caso, non è certo per trascuratezza, cattiva volontà, o ignoranza che la dimensione Politica dello Scautismo perde terreno.
Ecco, leggere "Sono Don Nunzio: Vita e pensiero di don Annunzio Gandolfi, il prete con i baffi" è un buon manuale per giovani capi, quando si deve andare oltre quello che "il libro non addita".






3 maggio 2020

Coronavirus e Aquile Randagie




Rigetto in pieno la narrazione bellica che viene fatta da governi e media della pandemia.
Siamo vittime, dirette o indirette, di una malattia.
Una malattia che riguarda tutti e tutto: corpi e anime sia di malati che di sani. 
E la Società intera.
Non siamo in guerra e un dottore non è un colonnello delle truppe corazzate.
Quindi, rigetto certi paragoni tra gli scout di oggi e le Aquile Randagie.
Le Aquile Randagie resistettero al Nazifascismo, ossia al Male umano, partecipando anche alla Resistenza e furono coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale.
Noi scout dell'Italia afflitta dalla Pandemia non siamo in guerra.
Non dobbiamo resistere ad un invasore, non dobbiamo resistere ad un regìme infernale e neppure proteggere la nostra Promessa dalla barbarie fascista.
Quindi, se le sedi sono chiuse, i reparti congelati, non c'è lo stesso alcun motivo di fare paragoni controproducenti.
Ma possiamo prendere esempio: possiamo ricordare ai ragazzi che se le poche Aquile Randagie hanno resistito alla violenza per vent'anni, noi tutti possiamo resistere alla separazione (fisica, perchè possiamo vederci tutte le volte che vogliamo) dovuta alla malattia per DUE (2) DUE.
Poi, se sono solo 1,5 tanto meglio.
Ma c'è di più:
I corpi li curano i medici, la società, però, possiamo contribuire a curarla anche noi.
Come il nostro Maestro che non ha guarito il Mondo ma lo ha curato.
Il miglior contributo che lo scoutismo possa dare, oggi, è applicare con rigore Promessa e Legge per evitare contagi.
Nei mesi che verranno sarà fondamentale la responsabilità del comportamento di ognuno.
E credo che ricordare ai ragazzi quanto sia fondamentale aiutare i medici ... non ammalandosi sia davvero una buona idea.
Mantenere il distanziamento sociale seguendo le indicazioni degli scienziati è qualcosa che può salvare vite ed è alla portata di Cocci come di Arcanda.
Ed è una cosa molto seria.
Altrettanto serio è un altro compito:
contribuire a curare la Società.
E questo è IL compito originario dello scoutismo.
E i farmaci per la cura della Società sono somministrabili, anche questi, da Cocci come da Arcanda.
Sono la Solidarietà, la Fedeltà, l'Empatia, la razionalità, il duro lavoro, l'equità, il rispetto e cento altre cose che hanno bisogno di una traduzione politica per diventare pratiche.
Quindi, mentre lo Scoutismo dovrebbe, oggi, contribuire a fermare Covid19, dovrebbe anche contribuire alla cura della malattia della Società.
Pensando al mondo nuovo.
E alla traduzione politica (non partitica) di idee e proposte. 
Pensare come Comunità diverse, pensare a come salvarci dalla Crisi Climatica, da quella Economica, imparando dalla Catastrofe e non riparandone solo i danni superficiali.
Le Aquile Randagie, poche persone elette, hanno seminato lo scoutismo presente.
Se duecentomila scout seminassero un nuovo futuro credo che sarebbe una cosa ben fatta.

28 aprile 2020

Congiunti?





Prima la cura, poi la rinascita. 
Nel frattempo: pensiamo, progettiamo, ricostruiamo.
Ma senza un singolo contagio avvenuto in attività.

18 aprile 2020

Un Appello per un Progetto Educativo Nazionale (Scout e Non)




Non ho idea di come sarà la mia vita tra 3 settimane, 3 mesi, un anno.
E, lo confesso, mi mette molta ansia iniziare anche solo a pensarci.
Dato che per lavoro mi occupo (anche) di analisi dei rischi di dispositivi medici mi trovo, per deformazione professionale, a pensare più a cosa può andare storto che a cosa può andare bene.
Del resto, il Secondo Principio della Termodinamica ci ricorda che la sfiga prevale sulle botte di culo per venti a zero.
Con il destino personale, familiare e del Paese così incerto vale la pena di occuparsi di Scoutismo proprio oggi?
Ci vuol poco a rispondere di sì e non solo perchè decine di migliaia di ragazzi chiedono di ascoltare i nostri "Eccomi".
Ma anche perchè da qualche parte si dovrà ricominciare a progettarlo, 'sto futuro.
Lo scoutismo, l'avrete magari già letto qui da qualche parte, si interessa pochissimo di partiti e moltissimo di Politica. E la Pandemia di Covid-19  ci obbliga a farne tanta.
Sostengo che  l'Agesci  la Democrazia Associativa dell'Agesci a tutti i livelli (ma credo valga anche per il CNGEI) abbia due problemi, uno piccolo ed immediato, l'altro gigantesco e appena meno pressante.
Per prima cosa è necessario che le modalità di gestione in emergenza delle unità sia un minimo condiviso e definito, soprattutto a livello di calendario.
Dato che in Agesci i cervelli non mancano se qualcuno esperto (ma esistono esperti in cose del genere?) possa suggerire le modalità migliori di contatto online tra Capi e Ragazzi e tra Ragazzi non sarebbe male.
Ma sarebbe senz'altro necessario parlargli chiaro.
Capi, ve lo ricordate quel periodo di tempo tra il campo estivo e la ripresa delle attività?
Non so voi ma io facevo i conti alla rovescia con appena meno impazienza di Harry Potter che aspetta tutta l'estate di andar via dai Dursley e tornare ad Hogwarts.
So per certo che è così per tantissimi ragazzi.
Che hanno il diritto di sapere la verità: fino al vaccino sicuramente, fino ad un R0 di 0,0001 probabilmente, le attività non possono ripartire.
Ma questa, dopotutto, è solo una faccenda tecnica.
Spero vivamente che venga affrontata in maniera autorevole, univoca e definitiva.
La sfida vera è un'altra.
Penso ad tutti i ragazzi che per mesi (tremo di dover profetizzare: almeno 12-18) saranno tagliati fuori dalla loro vita abituale, dal contatto fisico, dal fare l'amore a tutte le forme di socialità che sono evaporate alla fine dell'inverno.
Penso al contesto di comunità fino ad ieri prospere che, come minimo, affronteranno un periodo molto duro e alcune si trasformeranno dai luoghi più fiorenti della Terra a cittadine con una situazione occupazionale da Italia meridionale.
E a quello che accadrà al Lavoro in Italia meridionale non riesco nemmeno a pensarci.
Penso alla prevedibile incapacità dell'Italia di adottare misure razionali: ci sarà un Sindaco che inviterà a non accalcarsi negli autobus, a non intasare di traffico automobilistico le strade e di polveri sottili (filocovid) i polmoni invitando tutti ad usare la bici il più possibile?
Insomma, il mondo è già cambiato è non è detto che ci ritroveremo in un mondo migliore a fine emergenza.
Il mondo migliore va pensato oggi.
E chiedo a tutti gli scout: pensiamolo anche noi, altrimenti ci toccherà migliorare qualcosa che avrebbe potuto essere già migliore con un nostro contributo dato per tempo.
E il tempo è adesso.
Chiedo agli Scout di pensare.
Pensare come cittadini, come cristiani.
Pensare a quello che è successo e pensare a come sanarne le cause:

Il collasso ambientale, le disuguaglianze, lo sfruttamento, la gestione privatistica della Cosa Pubblica, la censura sulle informazioni, la crisi della democrazia, la crisi del pensiero scientifico,  la pianura Padana assediata da lustri da un inquinamento spaventoso, la caccia all'untore, questi e altri fattori hanno contribuito alla Pandemia ben più del sorgere singolo di Covid-19.

Quali sono le contromisure minime alle cause di questo disastro che, come cittadini e cristiani, possiamo pensare, proporre e accettare?
Non faccio nessuna retorica.
Nemmeno un grammo.
Nelle nostre Comunità Capi, Zone e via salendo a tutti i livelli della democrazia associativa, le conseguenze pratiche della Pandemia dovrebbero essere affrontate: non credo di scrivere niente di particolarmente innovativo.
Ma io propongo e sollecito che la discussione si estenda al modo di rendere il Mondo migliore e non solo a tornare a come era prima.
Perchè è ora che la voce di chi non ha voce deve essere portata all'attenzione delle nostre Comunità, partendo dalla Parrocchia e finendo alla Nazione.
Discutiamo, mettiamo nero su bianco il frutto dei nostri ragionamenti, poi proponiamo, proponiamo con forza strade nuove per un futuro che sia migliore del passato prossimo che oggi ci sembra un paradiso perduto.
E che, invece, di fatto era l'anticamera dell'inferno.
E che sia chiaro: la nostra è "La Scelta di Vivere" ed è bene che sia espressa presto,  per non doverci trovare a rincorrere "La scelta di non morire" quando potrebbe essere troppo tardi.
Facciamo Nuove tutte le Cose.

23 marzo 2020

Lo Scoutismo è in letargo? No, è in Crisalide




"Dureremo un giorno in più del Fascismo", Promisero le Aquile Randagie.
E prevalsero.
Per vent'anni lo Scoutismo italiano fu sommerso dal Fascismo, quasi annullato, eccetto pochi coraggiosi che portarono avanti in silenzio i suoi valori.
E col coronavirus?
Che ne sarà dello scoutismo ?
Noi scout siamo piuttosto resistenti a batteri e virus, dopotutto un campo scout può equivalere a parecchie vaccinazioni, (è solo una battuta eh).
Noi scout, forse, saremo antipatici anche perchè ad ogni catastrofe tipo terremoto di 'sto Paese siamo sempre lì ad occuparci di magazzini, segreteria ed animazione dei bambini.
Ma 'sta volta non c'è verso.
Branchi, Reparti, Clan, Capi, tutti a casa.
Nemmeno il fascismo era arrivato a tanto.
Un paio di settimane fa, molti Capi, da Nord a Sud, avevano pensato di continuare il Servizio al Prossimo organizzandosi per aiutare con la spesa anziani ed altre persone in difficoltà.
Ma l'Agesci ha dovuto ricordare bruscamente che queste iniziative isolate potevano essere più pericolose che vantaggiose e che ci si doveva attenere alle regole e alle leggi.
Al momento, io penso che dovremmo essere molto chiari, netti, sereni su due argomenti:

  1. Le attività di Soccorso si fanno solo inquadrati nella Protezione Civile secondo Protocollo (al momento in cui scrivo in Emilia Romagna valgono queste regole);
  2. Non se ne parla di riaprire le attività finchè non sarà ragionevolmente sicuro farlo, anche dopo l'attenuazione delle misure di quarantena in corso. 
Il ragionevolmente, per esempio, potrebbe significare che a Isernia si possono fare i campi estivi  (non lo credo) mentre in Lombardia a Ottobre si resta chiusi (lo ritengo probabile).
Il ragionevolmente lo farei definire a Roberto Burioni o a Ilaria Capua, tanto per essere chiari...

Tuttavia, non credo che sia tanto importante saper rispondere alla domanda: "quando sarà ragionevole ritenere che un socio non si infetti durante una attività scout?"
Perchè non è questo il nocciolo della questione.
Tutto lo scoutismo del mondo non vale una vittima prevedibile da coronavirus a causa dello scoutismo.
Quindi, si chiude?
No.
Possiamo continuare a fare del nostro meglio fuori e dentro le nostre case.
Dobbiamo fare del nostro meglio per tenere in piedi le unità (le cose virtuali vanno benissimo, sono esattamente l'equivalente della rianimazione in terapia intensiva).
Ma mi piacerebbe che facessimo, noi Capi, un po' di più smettendo di fare ipotesi su quando fare la prossima riunione di Unità.
Il mondo post-covid-19 sarà parecchio diverso.
Ecco, mi piacerebbe che gli Scout si facessero già promotori, mentra il morbo ancora infuria, di tutte quelle idee, pensieri, progetti, proposte e, scusate il termine, anche minacce, perchè il mondo post Pandemia sia migliore, e non peggiore, come sembra che ci si stia rassegnando ad accettare.
Quando riapriranno le fabbriche e, col virus ancora in giro, si attenueranno alcune limitazioni, cosa credete che succederà?
Io non lo so, ma non voglio che si ricominci business as usual "non è successo niente."
I nostri limiti come Società, come Occidente, come Cristiani (già, il Virus ha bloccato anche la Chiesa), sono lì a costringerci più della quarantena.
Le contraddizioni di un modello di sviluppo economico capace di farci cambiare un cellulare all'anno ed incapace di produrre per ognuno di noi 1 mascherina da 2 centesimi al giorno, letteralmente, ci soffocano.
Quindi, San Giorgio, Caccia Atmosfera, Campi Estivi, Route, apertura anno 2020-21 Sì/No,
beh, mi pare proprio che siano argomenti superati dal futuro prossimo.
Chi siamo?
Siamo Scout.
Siamo Esploratori e Guide.

Quindi?

Quindi il nostro posto, ora, non è (solo) dietro un monitor a fare riunioni virtuali, ma è all'avanguardia del mondo che verrà, gridando a gran voce sin da oggi, nel cuore nero del morbo, che  questo mondo post pandemia lo vogliamo molto diverso dal vecchio.
E dobbiamo iniziare a gridarlo a gran voce.

Cari Capi, Cari Scout, è nell'ora più buia che dobbiamo prepararci a quando tornerà la luce.
Perchè il nostro futuro sia più Scout che mai!

Vi lascio un brano di David Grossman che cade a fagiolo:

Quando l’epidemia finirà, 
non è da escludere che ci sia chi non 
vorrà tornare alla sua vita precedente.
La presa di coscienza della fragilità e 
della caducità della vita spronerà uomini 
e donne a fissare nuove priorità.
A distinguere meglio tra ciò che è 
importante e ciò che è futile.
A capire che il tempo - e non il denaro - 
è la risorsa più preziosa.
Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro 
che per anni lo ha soffocato e oppresso.
Chi deciderà di abbandonare la famiglia, 
di dire addio al coniuge, o al partner.
Di mettere al mondo un figlio, o di non 
volere figli. Di fare coming out.
Ci sarà chi comincerà a credere in Dio 
e chi smetterà di credere in lui.
Ci sarà chi, per la prima volta, 
si interrogherà sulle scelte fatte, 
sulle rinunce, sui compromessi.
Sugli amori che non ha osato amare.
Sulla vita che non ha osato vivere.
Uomini e donne si chiederanno perché 
sprecano l’esistenza in relazioni che 
provocano loro amarezza.
Ci sarà anche chi rivedrà le proprie 
opinioni politiche, basate su ansie o 
valori che si disintegreranno nel corso 
dell’epidemia.
Ci sarà chi dubiterà delle ragioni che 
spingono un popolo a lottare contro 
un nemico per generazioni, a credere 
che la guerra sia inevitabile.
È possibile che un’esperienza tanto dura 
e profonda come quella che stiamo 
vivendo induca qualcuno a rifiutare 
posizioni nazionalistiche per esempio, 
tutto ciò che ci divide, ci aliena, ci porta 
a odiare, a barricarci.
- David Grossman -


28 gennaio 2020

Troop Zero: la forza degli uccellini (Coccinelle)




Gli algoritmi di Amazon mi hanno proposto la visione di questo film.
Ho abbocato.
E ho fatto bene.
Ho trovato il film di una delicatezza esemplare, annacquata solo da un minimo di retorica appena funzionale a lubrificare i terribili ingranaggi del dolore, della solitudine, della perdita, della disperazione in cui  anche i bambini si trovano a boccheggiare.
Traduco con coccinelle l'americano birdie scout in quanto è la cosa più simile che abbiamo in Italia.
Le coccinelle americane sono estremamente diverse da quelle dell'AGESCI e il loro scoutismo si basa molto sull'impegno del singolo e un po' meno su quello collettivo (mentre sembra del tutto assente il concetto di Sservizio ai più piccoli).
Tuttavia, non scrivo queste righe di certo per una disquisizione sulle differenze tra scoutismo USA e scoutismo italiano.
Le scrivo perchè il film mi è piaciuto molto e perchè è una delle rare testimonianze cinematografiche della straordinaria efficacia dello scoutismo nel far star meglio gli esseri umani.
Bambini ed Adulti, tutti assieme.
Non credo che gli autori abbiano voluto sottolineare la valenza educativa dello scoutismo, è lo scoutismo che, pur restando dietro le quinte, si dimostra strumento di sollievo, di riscatto, di tutela e di crescita per i bambini.
E, almeno nel Film, anche per gli Adulti.

4 novembre 2019

Dieci Minuti al Parco Giochi: gli scout al Pilastro




Me ne sto ai giardinetti sotto casa a guardare bambini e ragazzini giocare.
Per lo più  si tratta di bimbetti sui 2-3 anni, ma non mancano bambini più grandi tra cui una bambina cinese i cui genitori lavorano in un negozio della zona.
Questa bambina ha un marcatissimo accento bolognese, di quelli che io non riuscirei ad acquisire nemmeno campassi cent'anni.
Ma questa è solo una curiosità da telegiornale.
Quello che mi ha veramente colpito è vedere quanto questa bambina sui dieci anni si prende cura dei bimbi più piccoli del parco giochi.
Li aiuta a salire le scalette dello scivolino, a salire sull'altalena, fa finta di rincorrerli e gioca con loro.
Ho già visto bambine del genere: le Coccinelle.
Poco più in là un gruppo di adolescenti sta chiacchierando su una panchina.
Almeno per metà sono magrebini ma gli altri sono italiani se ha senso fare una distinzione tra ragazzi che parlano la stessa lingua delle stesse cose.
Sono minacciosi?
No, ma sono una tribù e il peggio che gli si può imputare è usare un tono di voce troppo alto quando si rifugiano nella sala lettura della piccola biblioteca del Pilastro.
Il fatto è che questo quartiere sembra fatto apposta per ospitare un Gruppo Scout.
Per strada i ragazzini giocano ancora a pallone, vanno in giro in bici (purtroppo spesso sono mobike di dubbia provenienza), si rincorrono nei prati e sono sicuramente (nel senso matematico del termine) meno pericolosi dell'assoluta assenza di controlli sulle automobili che se ne catafottono di zona trenta e strisce pedonali e scuole varie.
Ci sono un gran numero di aree verdi, incluso il parco della Parrocchia.
Verde, ragazzi, una vera Frontiera in transizione tra il classico quartiere (immeritatamente) malfamato di periferia ed un nuovo luogo colmo di servizi, spazi di aggregazione e circondato da ipermercati, una Parrocchia, ed un  Ambiente Multiculturale che più non si può.
Tempo fa, qui c'era già un gruppo Scout che, purtroppo, ha chiuso i battenti.
Quando ho incontrato il Parroco mi ha detto che il problema non era la solita banale carenza di capi ma di ragazzi: a quanto pare i genitori preferivano mandare i figli altrove e non nel gruppo locale solo ed esclusivamente per la cattiva fama del quartiere.
Non ho altre informazioni e la cosa mi sembra piuttosto plausibile, se non probabile: 'ste cose avevano un peso a Matera negli anni '80 figuriamoci in questo paradossale inizio del XXI secolo a Bologna.
Ogni nuovo progetto di scoutismo, da queste parti, dovrebbe ripartire da una seria analisi di quanto accaduto in passato.
Ma nemmeno l'analisi del presente è uno scherzo.
La popolazione residente è di circa 8mila abitanti di cui 1 migliaio abbondante sono immigrati: non ha senso pensare ad un gruppo scout che non includa anche i bambini e ragazzi immigrati.
A rigore (ehm, secondo il sito web del CNGEI di Bologna con notizie vecchie di un paio di anni) al Pilastro c'è, sulla carta, un gruppo CNGEI che potrebbe essere l'uovo di colombo per le necessità del quartiere.
Solo che, in oltre 3 anni e mezzo di residenza, io non li ho mai visti in giro (ma è anche vero che il sabato pomeriggio io ero fisso a Villanova).
So anche che si sta diffondendo, in Italia, un'associazione scout musulmana modellata sull'Agesci (ma sulle modalità di collaborazione con l'Agesci stessa c'è poca documentazione online) ma, a quanto pare, senza coeducazione e diarchia.
Che sono, per me, un qualcosa senza cui non saprei fare scoutismo.
Ed è bene puntualizzarlo subito: è possibilissimo accogliere ragazzi di altre fedi in un gruppo Agesci, ma quando i ragazzi di altre fedi sono ben più di 'qualcuno' in un singolo gruppo?
Io sono "troppo agesci" per considerare di passare ad altra associazione e non perchè sarebbe sbagliato ma perchè non credo di riuscire a fare il Capo in maniera differente  da quella che ho interiorizzato in questi anni.
Poi c'è il problema degli spazi: la parrocchia ha un bel giardino recintato, non c'è da scialare, ma sarebbe sufficiente per le attività all'aperto in un ambiente protetto.
Già, perchè ovunque, non solo al Pilastro, c'è da considerare il problema della Sicurezza. Gli scout sono antipatici ed attirano i bulli come mosche sul miele.
In sostanza, penso mentre tento di distrarre Francesca dal piano dello scivolino a quello gastronomico (andiamo a fare la pappa?): un gruppo Scout qui servirebbe davvero tantissimo, ma non credo che le formule esistenti siano adeguate.
La bambina cinese ci saluta con  la manina e io penso che starebbe davvero bene in uniforme da Coccinella.

12 ottobre 2019

Pit Stop



L'ultima volta che ho scritto un post come questo le cause erano un mucchio di problemi lavorativi, problemi che ho potuto risolvere solo emigrando.
Insomma, nel passato mi è già capitato di aver dovuto lasciare il Servizio perché le cose andavano male.
Questa volta, invece, lascio perché le cose vanno bene.
Dopo 5 anni consecutivi di Servizio in cui, contemporaneamente, ho organizzato un matrimonio a distanza, comprato casa ed accolto l'immenso dono della mia bambina, credo sia arrivato il momento di prendersi un periodo sabbatico.
In una situazione privilegiatissima in cui il mio declinante contributo al Servizio può essere rimpiazzato senza troppi problemi è anche igienico farsi da parte per lasciare spazio alle nuove leve.
Ho riletto il post di commiato di 9 anni fa e mi riempie di serenità rendermi conto di quanto le cose siano migliorate su tutti i fronti.
C'è poco da aggiungere e ancor meno da argomentare.
Ho consolato troppe Coccinelle in lacrime al momento di passare in reparto e troppi E/G spaventati dalla branca R/S per non capire che doveva arrivare, prima o poi, anche per me il 'tempo' del Passaggio.
Non so quando riuscirò a riprendere il mio Servizio, so solo che, quando questo succederà, dovrò essere nelle condizioni per farlo in serenità senza le limitazioni di quest'ultimo periodo.
Inoltre, proprio nelle ore in cui stavo maturando la decisione di sospendere per un po' il Servizio, mi è arrivata una proposta di un altro Servizio che non si può rifiutare
Certo, molto meno impegnativa di quello diretto coi ragazzi, ma...
No Spoiler (per gli interessati: qualche settimana di pazienza...).
In ogni caso, prima o poi...
Bill Tornerà.

13 marzo 2019

Schicchiantamento: Montanelli, Baden Powell e un secchio di vernice rosa

Sulla nota vicenda della vernice versata sulla Statua di Montanelli a Milano ho letto un bell'articolo di Carla Panico che potete trovare qua.



Ritengo che il suo unico punto debole sia il totale rifiuto, da parte dell'autrice, della contestualizzazione storica  dei fatti che viene perentoriamente vietata.
Negli anni '30 Montanelli comprò una bambina da una famiglia durante il suo servizio militare in Africa Orientale Italiana e la usò come schiava e mai si è pentito di questa violenza rivendicandola come un fatto normale nei tempi e nei luoghi in cui fu commessa.
Uso la parola debole non con maschio paternalismo di fronte ad una femminea deficienza ma in senso tecnico perchè ad ignorare il contesto o, peggio, a stabilirne assiomaticamente l'irrilevanza, si fa poca strada.
Oltre al classico esempio dell'Imperatore Romano Adriano, passato alla storia come sovrano filosofo ed umanissimo ma meno noto come schiavista, dittatore militare e pedofilo, avviciniamoci un po' al nostro tempo e consideriamo Baden Powell, il Fondatore dello Scoutismo.
Era un ufficiale (poi generale) dell'Esercito Britannico in pieno colonialismo. Passò molti anni in servizio attivo in India ed Africa partecipando, tra l'altro, alla campagna contro i Matabele e alla guerra contro i Boeri durante la quale 25mila civili boeri morirono.



Non è necessario scendere in ulteriori dettagli per prendere coscienza dell'evidenza: la Persona che ha inventato uno dei movimenti più efficacemente pacifisti, non violenti, rispettosi dell'ambiente e fattivi attori della Parità di Genere non ha avuto un passato professionale coerente con lo stesso Scoutismo.
Dovremmo buttare vernice (rosso sangue) sulle sue statue e targhe?
Facciamo un altro esempio: già oggi esistono sufficienti prove che dimostrano la pericolosità ambientale del consumo di carne (per tacere della mobilità automobilistica a discapito di quella ciclabile), dobbiamo, quindi, rassegnarci tutti ad essere considerati dei delinquenti tra un paio di generazioni?
Ma torniamo all'articolo, il cui succo trovo pienamente condivisibile.
L'autrice invoca alleanze per spezzare il circolo vizioso del paternalismo maschilista e, nonostante la grave debolezza logica che ho evidenziato, non mi sento di rifiutare il mio aiuto a chi si oppone, ad esempio, al decreto Pillon.
Inoltre, come sostengo pubblicamente da tempo, credo che sia davvero urgente spingere sulla società civile italiana perchè prenda coscienza dei crimini coloniali e fascisti, quindi accolgo volentieri il suo appello pur rendendo esplicito che considero questa alleanza, appunto, debole, minata dalla manifesta volontà di ignorare i fatti, faccenda poco promettente in ambito scientifico e storico.
Indro Montanelli non è un campione di umanità, ma è stato uno dei massimi giornalisti italiani (il cui merito maggiore, per la Sinistra, è stato, probabilmente, essersi opposto a Berlusconi in tarda età).
E' stato anche vittima del terrorismo brigatista.
E non si è mai nemmeno pentito della sua Violenza.
Ma sempre un grande giornalista resta.
Imbrattarne la statua è segno di debolezza. La debolezza di chi prevarica ed ignora. Ossia, maschilista e paternalista (ma con altri mezzi).
Basta leggersi, che so, Barbero su Caporetto quando dimostra che fu più il contesto di arretratezza, clientelismo e feroce incompetenza a causare la disfatta rispetto alla potenza degli austro-tedeschi per capire l'imprescindibilità della separazione tra gli ambiti assoluti (stupratore era Montanelli, stupratore resta) e quelli relativi all'epoca storica (Baden Powell è stato il fondatore di un movimento benemerito per l'Umanità, nonchè soldato di uno spietato esercito colonialista). 
Ragionare in questi termini obbligherebbe a rigettare praticamente tutto il passato (e non è che del presente italico ci sia molto da salvare) in quanto contaminato di default dalla pratica millenaria della sottomissione femminile.
Non mi pare molto costruttivo, se non altro perchè andrebbero alle ortiche anche tutti i processi di emancipazione per proprietà transitiva.
Non ho l'abitudine di suggerire a terzi come perseguire meglio i propri scopi ma di sicuro non avrei trovato nulla da ridire in una azione (legale) contro i SUV parcheggiati in divieto di sosta.
Davvero qualcosa di più di un simbolo del Patriarcato maschilista degli anni 30.
Insomma, sarebbe meglio imparare dal passato, leggere il presente e cambiare il futuro piuttosto che fare qualcosa tipo lo schiaffo del soldato ad una statua di un morto.
Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 ha donato all'umanità un termine piuttosto preciso per indicare comportamenti sopra le righe finalizzati all'apparenza piuttosto che alla concretezza: schicchiante.
Ecco, li eviterei schicchiantamenti come questi, perchè i Pillon avanzano, anche all'ombra della vernice rosa.