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9 aprile 2022

Pacifinti & Pacifisti

Sarà la formazione ingegneristica, quella scout, ma all'idea deve conseguire una azione coerente.





Consideriamo gli uomini della 101a Divisione Aviotrasportata USA che si paracadutarono in Normandia, resistettero a Bastogne e liberarono l'Europa dai nazisti. Quesi soldati furono letteralmente pacifisti. Le loro azioni portarono ad una lunghissima e prospera pace per l'Europa

Consideriamo, invece, i loro nipoti della 101a Divisione che invasero l'Iraq nel 2003. Di sicuro questi soldati non sono stati pacifisti.

Consideriamo gli alpini e i soldati italiani che combatterono la battaglia di Nikolajevka. Neppure loro erano pacifisti: vinsero uno scontro secondario durante la guerra di invasione nazifascista dell'URSS. Combattevano per  mantenere il bestiale nazifascismo, combattevano per consentire ad Auschwitz di  continuare a funzionare.



Consideriamo  l'esercito cobelligerante italiano, composto anche da alcuni dei soldati reduci dalla campagna di Russia, soldati che magari erano a Nikolajevka. Anche questi soldati erano pacifisti perchè combatterono i nazifascisti. E il loro contributo (misconosciuto) alla Grande Pace e alla prosperità dell'Italia fu concreto.





In ultimo, consideriamo un reggimento corazzato USA a guardia del varco di Fulda durante la Guerra Fredda.

La loro lunga (e incruenta) veglia contribuì alla Deterrenza nei confronti della gigantesca armata corazzata sovietica accampata dal Baltico al Mar Nero.

Quegli uomini costruirono la Pace: erano pacifisti. Letteralmente, quei soldati, anno dopo anno, mantenevano e costruivano la Pace.

Non è una teoria.

E' un fatto.

Consideriamo, poi, una bella manifestazione per la Pace che chiedeva lo scioglimento della NATO in quegli stessi anni.

No alle armi, no alla guerra. 

Una bella idea.

Ma l'azione corrispondente sarebbe stata dar mano libera all'espansionismo sovietico.

Ossia, alla Terza Guerra Mondiale.

Ho assistito a molte azioni pacifinte nella mia vita.

Molto più che ad azioni pacifiste.

Le azioni pacifinte sono comode, veloci, ideali, monche: non occorre coerenza al pacifinto.

Quelle pacifiste sono rischiose, dolorose, inclusive, assolute.

Perchè sta scritto: non puoi servire Dio e mammona.


 

26 marzo 2015

Scoutismo e Militarismo: Zenit e Nadir

Infuria la polemica, in queste piccole piazzette scout del web italico, sull'accordo tra AGESCI e Marina Militare.
Tutte le news e le opinioni in merito le potete trovare facilmente sul web, dal sito AGESCI passando per la stampa e vari blog sparsi in rete.
Approfitto del fattaccio per fare un po' di (contro)informazione, invece, su un argomento relativamente mainstream:
lo scoutismo miltiarista.
E' un ossimoro
Gli scout saranno pure, secondo il metro degli standard vigenti nel Bel Paese, quasi sicuramente fessi.
Ma militaristi no.
Gli scout vestono una uniforme e non una divisa.
Uniforme da unus forma, ossia la stessa forma
Divisa, da divisione.
I Soldati indossano una divisa, noi scout no.
L'unforme serve solo in piccola parte come strumento educativo ma più efficamentente come segno di fratellanza ed uguaglianza davanti alla Legge Scout.
Qui ci vuole molto poco ad abbandonare la retorica per scadere subito nel pratico.
La classica domanda "Ma come, vi mettete la divisa coi pantaloncini corti anche in inverno e anche se piove?" contiene in sè il germe dell'errore.
Prima di tutto sono rari gli interlocutori che apprezzano la differenza tra divisa ed uniforme (e vorre ben vedere in un Paese che non distingue Berlusconi da Pisapia).
Poi, non è l'uniforme a fare garanzia di scoutismo, ma è un fattore che consente a tutti, Ragazzi e Capi, di affrontare la giornata secondo standard di uguaglianza.
E la parola uguaglianza noi la prendiamo molto sul serio.
E' vero, sarebbe molto più comodo fare attività sotto la pioggia o nella neve dotati di equipaggiamento tecnico individuale, ma sarebbe estremamente costoso per le famiglie.
Ed emarginante per chi non
Invece, l'uniforme, comoda, economica, pratica anche sotto la neve (provate a camminare un'ora nella neve in uniforme scout e in jeans e vi renderete conto che le gambe nude sono meno 'assideranti' dei jeans bagnati e gelati) permette l'accesso alle attività a tutti.
Cosa c'è di miltiaristico in questo?
L'uniforme scout, coi fazzolettoni colorati diversi da gruppo a gruppo, con i distintivi simboli di progressione personale e non di grado, è la perfetta antitesi alla divisa di un soldato, imposta dallo Stato al singolo.
Gli Scout, quando si incontrano, si mettono in cerchio: non sono irregimentati ad ascoltare l'arringa del duce di turno.
E quando vanno in fila lo fanno per motivi di sicurezza: per non essere investiti e per non perdere nessuno camminando al passo del più lento.
E non è tutto.
Il Militarismo non è nemmeno patrimonio di tutti gli eserciti.
Con un po' di buona volontà (leggendosi, per esempio, Stephen Ambrose: Cittadini in Uniforme, vs Neitzel Sönke; Welzer Harald: Soldaten) si può arrivare ad apprezzare l'enorme differenza tra l'Esercito USA della Seconda Guerra Mondiale paragonato a quello tedesco.
L'Esercio USA era fatto di cittadini in divisa fino ai più alti gradi nemmeno professionisti.
L'Esercito USA del 1930 era minuscolo, quello del 1945 gigantesco ma la Società USA del tempo era quanto di più antitetico possibile a quella nazista della Germania.
I soldati americani nemmeno sbattevano i tacchi quando si mettevano sull'attenti...
Noi scout non abbiamo gradi e non lavoriamo per fabbricare individui stereotipati in un ruolo, lavoriamo per educare, ossia per tirar fuori il meglio da ognuno.
Certo, un capo che si mette a usare metodi da sergente può sempre capitare, ma è assolutamente in errore.
Già Baden Powell, il fondatore dello Scoutismo, Generale Inglese, considerava costoro gente che urla per nascondere la propria incapacità.
Lo Socutismo è un antidoto al militarismo e chi lo considera parte del militarismo può anche tatuarsi in faccia la bandiera della pace ma così facendo si mette dalla parte del problema e non della soluzione.
Per quanto, poi, riguarda l'oggetto del contendere, ossia l'accordo tra Agesci e Marina Militare posso solo ricordare che non ci sono molti Italiani sulla faccia della terra che abbiano salvato più vite e difeso più innocenti dei marinai italiani.
E che quando si cambierà la Promessa da "Verso il Mio Paese" a "Verso quello che mi piace" ne riparleremo.
Nel frattempo, se non mi pare il caso prendere motu proprio certe decisioni senza consultare gli organi collegiali elettivi, mi da terribilemnte fastidio la spocchia pacifinta di certe posizioni al di fuori della realtà dei fatti della vita.


17 febbraio 2015

le vittime non scrivono la Storia






La guerra che verrà
non è la prima. 
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame. 
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente
egualmente.
( Bertolt Brecht)


7 settembre 2013

La Veglia di Preghiera per la Pace in Siria del 7 Settembre 2013

Sono passati due anni da quando è iniziata la guerra civile siriana, prima come rivolta contro la dittatura di Assad nell'ambito della Primavera Araba, poi come ulteriore campo di battaglia jahdista.
Di fatto, oggi, ad una dittatura spietata si contrappone non tanto una opposizione liberale e laica, ma direttamente Al-qaeda (per semplificare un minimo).
In questi due anni, fino alle recenti dichiarazioni USA di volontà di intervento nulla si è mosso nel fronte dei classici 'pacifisti' nostrani.
Atrocità, Sarin, centoventimila morti, due milioni di profughi, nel silenzio generale di chi, normalmente, usa un bel tono alto per denunciare ogni violenza a Stelle e Strisce (e/o targata Stella di Davide).
Toni tutti ritrovati dopo le dichiarazioni di Obama.
La Siria è una polveriera che l'intervento USA potrebbe far deflagrare e che, anche in caso di successo, potrebbe lasciare al Medio Oriente in eredità una Siria Quaedista.
Ma non è questo il luogo per ricapitolare la situazione siriana.
Io ritengo che un intervento USA sia estremamente pericoloso e che si sia arrivati alla situazione attuale anche per grave colpa delle opinioni pubbliche 'pacifiste' dell'Occidente.
Nel mio piccolo conserverò memoria, ad esempio, delle dichiarazioni di condanna delle violenze israeliane e del contemporaneo biennale silenzio sui massacri siriani.
Per costoro il definirsi 'pacifisti' suonerà per sempre, alle mie orecchie, come un beffardo ossimoro.
Non ho ricette, non ho soluzioni.
Papa Francesco si è attivamente prodigato, in questi pochi mesi, per la Siria.
Ma, francamente, non credo che il digiuno di oggi possa smuovere i cuori  della fazione di Assad o di quella di Al-Quaeda:
gli uomini che praticano la violenza in nome della Religione sono eretici del credo che vorrebbero professare e che, invece, insozzano.
Credo, invece, nell'importanza di un gesto personale di riflessione.
Non digiuno per spingere qualcun altro al 'pentimento'.
Digiuno perchè sento il bisogno di ascoltare quello che il Signore ci urla da sempre.
E prego per chiedergli di aiutarmi ad ascoltarlo.
Tutto qua.



24 settembre 2011

Antipatici dettagli su guerre e paci

Marcia della Pace.
Mai partecipata ad una.
Cioè, mi sarebbe piaciuto tanto andarci, soprattutto col Clan.
Cinquant'anni fa si svolse la prima edizione.
Certo, è antipatico ricordare che fu un'iniziativa fortemente voluta più a Mosca, nel quartier generale del Comitato per la Sicurezza dello Stato ( alias KGB ) in funzione antiamericana che altrove, ma oggi le cose non sono certamente come allora.
E di merce della Pace ce ne vorrebbe più di una.
Perchè le 'Paci' necessarie non sono solo quelle banalmente evidenti a causa del suono del cannone delle tante Guerre a cui si contrappongono.
Prima di tutto ritengo che si debba far pace col nostro stesso intelletto.
Quando si parla di Pace, Pacifismo e Non violenza, purtroppo, in Italia si parte spesso da degli assunti pregiudizievoli che non tengono conto della realtà.
Io credo che i lettori di questo blog abbiano ben in mente che sono un uomo di Sinistra, pacifista, nonviolento credo dall'età di 12 anni. Sono favorevole alla creazione di uno stato Palestinese, ero contrario all'intervento in Iraq e ascolto De Andrè, quindi ho tutte le crocette al posto giusto nella lista del perfetto radical chic.
Tuttavia, forse per i miei studi storici, sin dall'età della ragione gli slogan pacifisti mi hanno  convinto solo in parte. 
E il disgusto per la violenza e la guerra non mi è venuto tanto dalle varie manifestazioni a cui ho partecipato, ma proprio dalla lettura delle testimonianze di guerra.
Forse, come ho scritto nelle prime righe di questo post, certe prese di posizione mi sono sempre apparse artificiose solo perchè ben conscio dell'origine cekista di gran parte del movimento pacifista nostrano.
Insomma, io sono comunista, mica sovietico: e per me l'URSS è stata la tomba del comunismo, non la sua culla: dal KGB non poteva nè può venire nulla di buono.
E tra NATO e Patto di Varsavia non ho mai avuto dubbi su dove schierarmi.
A parte il fatto che scommetto quello che volete che, se l'Italia fosse stata invasa dalle truppe  Dei vari Fronti Ucraini dello scacchiere sud ovest dell'immenso esercito meccanizzato sovietico non ho assolutamente dubbi su chi poi si sarebbe fatto carico della resistenza. Non certo i giovani democristiani. Sarebbero stati i comunisti. E non lo penso solo io: c'è un delizioso racconto di Guareschi ( dico, Guareschi ) in cui Don Camillo, avuta la notizia dell'invasione Sovietica, si asserraglia in canonica temendo Peppone per poi scoprire che proprio Peppone e i suoi si sono fatti ammazzare combattendo i T-55 russi.
E se lo anche pensava Guareschi negli anni '60 sono abbastanza sicuro di me in questo pensiero.
Quindi ho sempre trovato al limite del salto logico le posizioni del movimento pacifista dell'epoca: i Russi schieravano gli IRBM nucleari in Germania Est e Polonia? No ai Pershing USA schierati in risposta, ma neppure una sola voce a chiedere il ritiro dei missili sovietici.
Il motivo che ho ascoltato negli ultimi 20 e passa anni è sempre stato: "No alla guerra senza se e senza ma". Aggiungo io: guerra occidentale. 
E fin qui mi sta anche bene. Tuttavia, mai che io abbia potuto leggere di un'alternativa.
Le bombe non sono la risposta, d'accordo, ma un'alternativa?
Mai letta.
Mai.
Dalla prima guerra del golfo in poi.
Soluzione 'alternativa' dei pacifisti?
Mai sentita.
Anzi, mai neppure letto nulla, una riga che sia una, sulle stesse fonti che quotidianamente mi informano delle violenze israeliane. 
Siria: soluzione 'alternativa' dei pacifisti?
Ma perchè le solite fonti che condannano le rappresaglie israeliane ad Hamas non spendono verbo sulla Siria? Ci sono stati forse più morti in Siria in questi mesi che in tutte le intifade!
Silenzio.
E i bombardamenti sul Kurdistan da parte degli amici turchi? 
Ma già, i turchi hanno un bel bonus freedom flottilla da scontare e hanno espulso l'ambasciatore israeliano, quindi per un pezzo sono tra i buoni.
E' questo che mi sconcerta.
Mentre si accusano gli USA di usare doppio peso e misura con Israele si fa esattamente lo stesso nello stesso istante.
Bispensiero berlusconiano anche questo?
La guerra non è mai una soluzione. Cavolo ditelo alle democrazie europee, (ri)nate solo in seguito all'intervento USA contro il Nazismo e alla sua prosecuzione de facto in funzione antisovietica fino agli anni '80.
Ma anche se fosse, quale sia l'alternativa non è dato saperlo.
Il meglio che si può ottenere è: "Bisogna eliminare le condizioni di ingiustizia e sofferenza che generano i conflitti".
Certo, ad esempio, io non ho dubbi sul fatto che se in Palestina si raggiungesse finalmente una situazione dignitosa per quel popolo i germi di altre violenze e delle motivazioni di parte del terrorismo islamico sarebbero stroncati sul nascere.
Iran permettendo, ovviamente.
L'ingiustizia è causa prima di violenza, tra i piccoli come tra i grandi del mondo.
E su questo si deve sempre lavorare.
Ma è un discorso preventivo, su cui in ogni caso dubito che si stia facendo alcunchè a livello internazionale: si pensi all'Africa e all'Asia centrali, per non parlare della Somalia e della terribile carestia lì in corso. 
Oppure mi si cita Ghandi come esempio di nonviolenza vincente:
ma Ghandi non si contrapponeva ad Hitler, lottava contro Churchill! Se i nazisti fossero arrivati in India voglio proprio vedere la non violenza dove li avrebbe portati, i poveri indiani, a contrapporsi non alle Irish Guards ma magari alla Divisione SS Leibstandarte.
E di esempi di Pace senza se senza ma applicati ne abbiamo un bel po': Il Trattato di Monaco, che consegnò la Cecoslovacchia ad una debole Germania a causa delle pavide opinioni pubbliche occidentali stremate dalle conseguenze della Grande Guerra, per non parlare del bell'esempio di Srebrenica nelle guerre Yugoslave per restare nel vicinato.
O del genocidio in Ruanda.
In un mio precedente post ho analizzato cosa fa un paese Serio, Pacifico e Neutrale come la Svezia per difendersi raffrontando la sua aviazione a quella del bel Paese.
In tempi di crisi, i 27 miliardi di € che spendiamo per la difesa non sono noccioline. 
Ma siamo sicuri che il problema sia quello? Eliminiamo le armi ( occidentali ) ed avremo la Pace, ossia la sicurezza la dignità e la prosperità per tutti?
Qualunque sia l'obiettivo dubito che possa essere raggiunto mettendo in campo salti logici.
No alla guerra in Libia, ok, daccordo: ma voglio il piano.
Voglio la vostra procedura dettagliata.
Esigo di sapere come si deve operare.
Altrimenti "No alla guerra" è un'affermazione sterile un po' come sentir dire a Marchionne "no alla disoccupazione" mentre chiude Termini Imerese.
Serve molto di più per questa e le prossime marce della Pace.
Serve qualità e precisione.
Concretezza su obiettivi e soprattutto sugli strumenti.
In questo paese gli obiettivi si leggono chiari e limpidi, ideali e perfetti.
Ma i mezzi e gli strumenti sono le cenerentole della dialettica.
Solo che gli strumenti della Nato sono chiari e noti. Quelli della marcia della Pace ancora sconosciuti. Questo deve cambiare.
Non per altro: perchè senza strumenti di Pace prevale la Guerra.