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8 maggio 2011

I fatti della dottrina Marchionne: Tremila concreti esempi di fallimento

Metti una sera al pub.
Si parla di auto.
Amici cambiano la loro vecchia auto e si discute su che modello scegliere: "Sai, ormai ha centocinquantamila Km e ha un sacco di problemi". 
Ehm, anche la fiestascout ha centocinquantamila Km...
Vabbè, ma io ho fatto sempre manutenzione, la tengo come un gioiellino, una volta l'anno la lavo pure...
Comunque la pulce nell'orecchio mi è rimasta.
Qualche giorno dopo faccio lavare l'auto. No, non per gli esterni: per gli interni. Se fuori è zozza non mi frega niente, ma di respirare la polvere degli interni non mi va!
Quindi, con la rossa fiammante e luccicosa fiesta, mentre torno a casa, mi spunta la pulce dall'orecchio e mi urla dentro: "Passa dalla Ford, vedi se c'è un'occasione e chiedi quanto ti valutano la Fiesta oggi per una permuta ".
Ascolto la pulce nell'orecchio e mi fermo alla Ford.
Ve la faccio breve: la mia macchina non vale più quasi nulla, vuoi per l'età, vuoi per il chilometraggio.
E ve ne dirò un'altra: la fiesta l'ho pagata 12mila € nel 2006. 
Oggi, il modello equivalente ne costa 4mila di più.
Il ragionamento, tutto sommato, è semplice:
se cambi auto ora, due lire dalla Fiesta le ricavi e se trovi un'occasione ce la fai senza svenarti.
Se, invece, ti tieni l'auto ( che funziona benissimo ) fino a consumazione, corri il rischio di dovertene comprare una nuova tra un anno massimo due con ben altri prezzi senza recuperare nulla dall'usato. 
In altri termini, o spendi novemila oggi o corri il serio rischio di spenderne quindici - diciassettemila tra un anno.
Ora, scartando a priori l'usato per motivi legati all'affidabilità, non è che io sia entusiasta all'idea. 
Può capirmi perfettamente un qualunque utente di conmputers per cui il proprio monitor non è altro che uno strumento di lavoro. Ecco, per me l'auto non è altro che un necessario strumento di lavoro.
Quindi, la prospettiva di doverla cambiare in anticipo per il banale motivo di non essere sicuro di potermi permettere di farlo tra uno - due anni è piuttosto seccante, come minimo.
Una volta presa la decisione mi sono messo all'opera con tanto di foglio excel tentando di razionalizzare per quanto possibile l'acquisto.
Insomma, dopo aver incrociato i prezzi dei listini con le colonne del mio estratto conto a mo' di piccolo tremonti, ho realizzato che l'unica era trovare una Km 0 o al massimo un'auto già disponibile in concessionaria.
Dati i prezzi delle 'segmento B' ( scordatevi i pubblicitari ' a partire da 9900 €, per una Diesel 5 porte ne devi scucire almeno altri 5mila modello base ) era l'unica speranza.
Vi risparmio, ovviamente, il giro delle sette chiese: sono stato ben accolto e trattato con cortesia praticamente ovunque, anche se devo ammettere che mi da un po' ai nervi essere ossequiato 'ingegnerediqua, ingegneredilà' come se fossi De Benedetti mentre parliamo di un'utilitaria km0 modello base e non tengo una lira scannata, vabbè...
Ho ricevuto offerte da un massimo di € 13 mila ad un minimo di 8500. Indovinate quale offerta ho accettato?
No, della macchina che ho comprato ve ne parlo un'altra volta. Cioè, appena me la consegnano.
Qui vi voglio raccontare, invece, di un fatto quantomeno 'curioso'.
Una delle offerte più care da me ricevute è quella di una Punto km 0.
E, come si dice, la domanda sorge spontanea e mi permetto di farla al diretto interessato:
Egregio Dottor Marchionne, potrebbe cortesemente spiegarci come sia possibile che un'auto progettata in Germania e costruita in Inghilterra da operai pagati il doppio di quelli FIAT costi tremila €uro tremila in meno di una Punto made in Italy ?
Io sono rimasto di stucco quando ho sentito l'offerta.
Letteralmente.
Però, forse, non è tutta colpa del nuovo modello industriale italiano che punta a battere quello cinese sul suo stesso terreno della compressione di salari e diritti invece di seguire quello nordeuropeo della qualità complessiva del sistema.
Infatti, sulla plancia della Punto, spiccavano evidenti i loghi di Microsoft Windows del sistema Blue and me mentre sui comandi al volante dell'autoradio c'era lo stesso tasto windows che impera sulle tastiere.
Sarà per colpa del prezzo della licenza Microsoft che la Punto costa tremila € in più della Fiesta?

13 gennaio 2011

Una direzione senza direzione ( la testa sotto la sabbia )

Va bene, la direzione del PD è andata come è andata.
Cioè, se non fosse per le circostanze, mica è andata male.
Purtroppo, le circostanze, ci sono.
Un tentativo senza precedenti di schiacciare il concetto di lavoro per come è inteso in Occidente dal primo dopoguerra ad oggi è attualmente in corso.
Si progetta spudoratamente di succhiare ulteriori energie al Paese in cambio della possibilità per le classi dirigenti di mantenere i propri privilegi.
La crisi del Paese peggiora costantemente mentre a pochi chilometri fenomeni simili portati alle estreme conseguenze sono già sfociati in rivolta.
E cosa fa il PD?
Complessivamente, nulla.
Le relative fazioni, invece, oscillano tra prese di posizione costruttive e puntuali e la simpatica uscita dei Sindaci di Firenze e Torino a favore di Marchionne.
Da buon lavoratore autonomo che certi diritti se li sogna ( che so, un mese di ferie all'anno o la malattia: sì e no se di ferie all'anno posso fare 8 giorni e con la febbre a 38 confermo che si lavora alla grande ), potrei francamente fottermene, tanto, per me, tanto peggio tanto meglio.
Invece, questa è la fase cruciale.
Non è tanto importante che vinca il Sì o il No.
E' importante che si riesca a fare una scelta di campo:
dobbiamo inseguire la Cina ( Dottrina Marchionne ) o dobbiamo inseguire la Germania e la Scandinavia ( Opzione Giordano & Soci ) ?
La Questione è che la Dottrina Marchionne è un falso storico: con l'incidenza del 7% del lavoro operaio sui costi di produzione delle auto, concentrarsi con tutto 'sto po' po' di guerra su una componente ridicolmente bassa della faccenda è oggettivamente un pretesto di controllo sociale che poco ha che vedere coi rendimenti finanziari di una multinazionale.
Ecco perchè sono parecchio seccato con dirigenti e rottamatori, macchinisti ed affini:
Il PD NON deve suggerire di votare Sì o No agli operai che sono anche adulti e vaccinati e vivono in una realtà impermeabile al pensiero di questa dirigenza.
Il PD avrebbe dovuto urlare non all'attentato ai diritti, per quello ci sono i sindacati, ma alla mistificazione del governo e dei poteri economici incapaci di costruire una strategia vincente per il Paese e determinati a mantenersi lì, in cima, a discapito di tutto.
Invece, ci si lascia colpevolmente attrarre nel falso gioco a perdere degli investimenti qui, dei posti di lavoro lì, mentre si fa finta di dimenticare che un'impresa seria gli investimenti li fa e basta se vuol sopravvivere.
Passi il Sindaco di Torino, ma rilevare un'ulteriore convergenza tra la leadership del movimento dei rottamatori con Berlusconi è un triste segnale di fallimento genetico del Partito.
Eppure, gran parte del PD un progetto di rilancio del Paese, di ricostruzione di una forza comunitaria di rinnovamento nazionale, ce l'ha, coerente ed efficace.
Peccato che non abbia voce, né spazio.
Peccato davvero.

11 gennaio 2011

La Dottrina Marchionne, ovvero: Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?

Cambiare l'Italia?
Vediamo un po'.
In Italia non si nasce e non si sposa perchè tra una cosa e l'altra i figli guadagnano tra 1/3 ed 1/2 dei Padri a prezzi relativi come minimo raddoppiati di case ed auto.
L'Italia ristagna per tante ragioni, la malapolitica, la malavita, la malapianta, tutto vero. 
Ma, alla fine della fiera, siamo nella cacca fino al collo perchè le classi dirigenti dagli anni '80 in poi hanno deciso che quello che per trent'anni si è fatto ad un salario ed ad un costo si dovesse fare a mezzo salario e doppio costo.
Tutto qua.
Le nuove generazioni hanno lavori precari invece che stabili come le vecchie.
Le nuove generazioni hanno orari lavorativi pre seconda guerra mondiale, non come le vecchie.
Le nuove generazioni guadagnano al meglio metà di quelle vecchie.
I guadagni delle professioni tecniche e specialistiche sono anche inferiori.
I prezzi delle case sono anche decuplicati in certe circostanze.
E queste sono decisioni politiche prese dalla Classe dirigente come dire, pro domo sua.
Ora: per cambiare lo stato delle cose quale sarebbe il piano?
La Dottrina Marchionne estesa ad ogni comparto produttivo?
Bel piano: più fatica, meno soldi, meno sicurezza. 
C'è già stata un'altra Dottrina Marchionne un paio di secoli fa:
"Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Non è andata a finire troppo bene.

7 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte seconda )

L'innovazione che può ancora salvarci non è possibile che si riduca a copiare solo i pezzi delle ricette che più ci fanno comodo.
Un rilancio complessivo del Paese non è Sua esclusiva responsabilità, ovviamente. E' di Sua responsabilità la salvaguardia della FIAT.
Ma, un'azione che porti un biennio di vantaggi in borsa per Lei e poche centinaia di altri a discapito di milioni di italiani non è accettabile.
Industrie automobilistiche in attivo esistono.
Industrie che producono in occidente, dico.
La mia Ford Fiesta di 4 anni fa è progettata in Germania e costruita nel Regno Unito, ma mi è costata 1500 € in meno della Punto Classic...
Eppure, non mi sembra che tedeschi ed inglesi siano soggetti al regime da Lei proposto. 
Tutto il contrario.
Dobbiamo, poi, parlare, di Ferrari?
Ora, io non ho esperienza alcuna di amministrazione industriale, sarebbe presuntuoso da parte mia buttar lì un piano d'azione.
Ma un approccio strategico, date le varie circostanze relative alla mia professionalità ed alle varie competenze maturate posso permettermi di suggerirlo.
L'obiettivo strategico, per prima cosa.
Stabilirlo una volta per tutte.
Poi, rispondere alle domande: FIAT deve produrre in Italia?
Se la risposta è no la strada intrapresa è errata: meglio sarebbe stato chiudere e basta.
Meglio, perchè poche migliaia di prepensionamenti sono un prezzo basso da pagare rispetto alla pakistanizzazione dei diritti ed alla dissoluzione senza riforma del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici.
Non intesi come astrazioni, ma come somma di vite di tante persone, tutte quelle che la Sua azione, Dottor Marchionne, devasterà per effetto domino sulle classi lavoratrici più deboli.
Se la risposta, invece, è sì, vale quanto detto in precedenza ma Le suggerirei di partire dai punti di forza dei modelli esteri a cui Lei desidera far credere al Pubblico di ispirarsi.
La partecipazione delle Maestranze ai processi decisionali va associata alla banalità dei comportamenti virtuosi delle organizzazioni di successo:
vi chiediamo molto, vi diamo moltissimo.
Vi chiediamo di più, vi diamo di meno e vi facciamo pure le pernacchie è il viatico del fallimento organizzativo.
Dal punto di vista tecnologico, poi, siamo in piena desertificazione.
Dov'è l'innovazione strategica promessa?
Dal punto di vista comunicativo le cose vanno ancor peggio.
Perchè la FIAT non è in grado di giocare la carta dell'Italianità?
Ossia di proporsi come punta di lancia di un nuovo modello di made in Italy in cui si lavora molto e si guadagna a sufficienza da acquistare ciò che si produce? A partire da una casa, si intende... E, magari, con un occhio puntato alla sostenibilità ambientale della produzione?
Io, personalmente, non rincorrerei la deriva della produzione al minimo costo economico col massimo impatto ambientale associata al massimo profitto personale di breve periodo.
Non perchè è immorale:
ma perchè è suicida: ci sono ben altre organizzazioni capaci a farlo assai meglio di quello che potrebbe mai fare FIAT.
Invece, ad oggi, se dovessi acquistare un'auto, non mi farei scrupolo ad acquistarla straniera.
Eppure, un tempo, non era così.
Ma, grazie a Lei, Dottor Marchionne, acquistare una macchina cinese non è più un tabu per molti: cinesi per cinesi, poveri per poveri, insultati per insultati, depredati per depredati, almeno avremo avuto la sensazione di non aver contribuito al suo bonus milionario nè a fornirle la base di potere da cui fare quel che fa:
senza la produttività degli operai di Melfi grazie a cui FIAT ha venduto milioni di auto nessuno, in Italia,  conoscerebbe il Suo nome, scusi...
Un ultimo appunto riassuntivo.
E' l'approccio: "Se fate così e cosà io vi faccio gli investimenti" Ad essere tarato alla base.
Lei, in pubblico, afferma di non aver tenuto adeguate le infrastrutture produttive come avrebbe potuto...
Non ritengo vi sia altro da aggiungere.

5 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte prima )

Gentile Dottor Marchionne, 
le lettere, anche aperte, si sa, iniziano così.
Risparmio ai lettori il riassuntino delle ultime nuove a riguardo.
Prima di avanzare la mia controproposta, tuttavia, mi occorrono dei dati aggiuntivi che, in mesi di dibattito, purtroppo, non sono venuti affatto fuori:
Marchionne, infatti, Lei ci dovrebbe fare la cortesia di spiegarci un mucchio di cose.
Prima di tutto: io mica mi dimentico che la Sua fortunata attività è basata su decenni di elargizioni pubbliche. Lei parte assai avvantaggiato rispetto alla concorrenza: sarebbe cortese ringraziarmi, in quanto elargitore del Suo vantaggio.
Poi, deve spiegare come mai una Punto fatta a Melfi da operai che  paga 1200 € ( e a cui una pizza al pub costa 10 - 15 € ) costa quanto una Polo fatta in Germania da operai che di € ne prendono il doppio ed a cui un pranzo al pub con birrone costa 5 €.
Deve, inoltre spiegare a chi pensa di vendere le FIAT.
Io, di benestanti con una FIAT non ne conosco neppure uno! 
La demolizione del reddito della classe sociale dei principali clienti FIAT da Lei costantemente propugnata ed implementata è un piano suicida neppure troppo originale: succede già in Italia da quasi dieci anni ed è palese l'effetto del crollo del potere d'acquisto delle classi medie sull'economia Nazionale. Ora, Lei punta ad istituzionalizzarlo.
La Sua azione è mirata ad una strategia di breve, brevissimo termine, di profitto immediato a discapito di una catastrofe sociale: se a Torino, nella FIAT, non si può più fare una pipì ogni 4 ore, cosa crede che succederà in Calabria? 
Poi, ci deve spiegare come sia possibile vantarsi un giorno delle vendite di Grande Punto ( costruita a  Melfi ) ed il giorno dopo insultarci tutti sull'inutilità delle fabbriche italiane: a chi crede di averle vendute, le Grande Punto? Ai miliardari svizzeri?
Lei produce in tutto il mondo auto per redditi medio bassi la cui gran parte vende in Italia.
Lei sta distruggendo scientemente ogni possibilità per i Suoi clienti storici di continuare a comprare i Suoi prodotti.
Del resto, è verissimo che Lei può costruire auto ovunque o tentare di farlo senza il supporto morale di metà dei Suoi dipendenti.
E' ancor più vero che i Suoi ex clienti, intendo i precari, i cassintegrati, i disoccupati, gli sfruttati presenti e futuri, possono acquistare automobili dal miglior rapporto qualità prezzo di quelle da Lei vendute.
Non nascondiamoci dietro il dito, Dottor Marchionne:
Lei tenta disperatamente di comprimere dove può i Suoi costi. Ma sappiamo entrambi che penalizzare a riguardo la forza lavoro è un palliativo per le ragioni di cui sopra. Lei paga già pochissimo le Sue maestranze.  E' di infrastrutture decenti che Lei necessita, come il resto del paese. Ma, della cui mancanza, ha maggior responsabilità Lei, come classe dirigente, che le Sue maestranze. Che, magari, hanno una responsabilità diversa, in quanto elettori del Cavaliere o della Lega.
E' vero, siamo arrivati ad un punto critico.
E' vero, produrre in Cina ( o in Bangladesh, magari ) costa meno.
Però, dottor Marchionne, a riguardo io Le faccio due appunti distinti:
Lei può produrre al prezzo che vuole, ma, come già detto, a chi intende vendere?
E' questa la chiave del prossimo decennio: anche in Cina i salari raddoppiano. In Occidente in generale, ma nell'impoverita Italia in particolare, ora il salto logico inizia a diventare piuttosto altino e Lei, Dottor Marchionne, è filosofo. Solo per questo La scuso.
A chi pensate di vendere i vostri prodotti a basso costo?
Anche semplicemente trascurando le problematiche energetico ambientali...
Il mondo è in evoluzione quotidiana e l'equazione "Produco a basso prezzo nel Terzo Mondo per essere concorrenziale in Occidente " è già parzialmente falsa.
Inoltre, Dottor Marchionne, la Sua formazione filosofica ha lo zampino anche in questo:
Vuole imporre alle Sue maestranze i diritti dei cinesi, il salario nostrano ma ne pretende una produttività Tedesca. O Americana. Neppure in questo è chiaro.
Beh, questo si chiama "Botte piena e moglie ubriaca". Come prima, i salti logici nella realtà non funzionano. Certo, Lei può tentare lo stesso approccio del Cavaliere alla Realtà, ma, date le conseguenze, non mi sembra un gran viatico.
Eppure voleva comprare la Opel. Eppure ha comprato la Chrysler...
Non c'è niente di male nel voler aumentare la produttività. Ma, scusi, a Melfi Lei ha già un'elevata produttività specifica. Solo che la produttività complessiva degli stabilimenti Fiat mica è bassa perchè gli operai sono pigri ( ossia godono di diritti novecenteschi ), è bassa perchè Lei non riesce a vendere un sufficiente numero di FIAT da poter mantenere elevata la produzione degli stabilimenti.
Se uno stabilimento è progettato ( e pagato ) per produrre 1000 auto al giorno con 5000 operai ma ne produce 200 al giorno con 1000 operai non è mica colpa di quei mille se la produttività dello stabilimento è del 20%. Anche questa è una cosa che Lei non spiega.
Lei sta tentando di aumentare la produttività dello stabilimento in questione, in pratica, cercando di portarlo dal 20 al 25% a spese dei mille operai...
No, Dottor Marchionne.
Lei si è senz'altro fatto i Suoi calcoli, ma Le manca il punto di vista del resto del mondo.
Quello che Le suggerirebbe un'alleanza e non una guerra permanente con le maestranze.
Lei, purtroppo, rispetto alle sfide del XXI secolo per l'azienda Italia, è dolorosamente antiquato nelle intenzioni e negli strumenti.
Certo, è solo l'ultimo di un lungo coro di capitani di Titanic. Titanicitalia.


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