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25 settembre 2024

LETTERA DI UN PAPÀ SCOUT: L'acqua è poca e la Papera non galleggia (il prezzo dietro le belle parole)




Da ieri sulla mia sfera social circola ‘sta roba. Tutto vero e anche di più eh.

Ma, cari ex #scout che la condividete: qua nei gruppi siamo sempre con le pezze al sedere e tutta ‘sta roba bella ha un prezzo: un sacco di giovani e meno giovani che a Ottobre lasceranno a malincuore (cioè: in lacrime) l’#AGESCI spolpati da un ritmo di servizio insostenibile e in cui la parte insostenibile è in gran parte slegata dal contenuto di questa lettera: si lascia per le 4 riunioni settimanali extra staff e per gli impegni che magicamente capitano nel week end libero, non per i sabati pomeriggi passati coi ragazzi.

Quindi, come dire: 

se apprezzate… partecipate.

Se il richiamo del Servizio è una vocina… datele ascolto.

Ci sono tanti ragazzi che rischiano di non poter vivere tutto questo.

C’è ancora tempo per unirsi ad un Gruppo come Capi.

Pensateci.

LETTERA DI UN PAPÀ SCOUT

Qualcuno mi ha chiesto: "Perché sprechi tempo ed energie per far stare i tuoi figli negli Scout, fare attività e partecipare ai campi?"

La mia risposta è stata:

"Bene, ho una confessione da fare, non pago e uso del mio tempo affinché i miei figli indossino un'uniforme e frequentino le attività. Sai perché sto investendo?

Perché i miei figli imparino ad essere disciplinati.

Perché i miei figli imparino a prendersi cura del loro corpo e della loro mente.

Perché apprezzino e valorizzino la natura.

Perché i miei figli imparino a lavorare con gli altri e siano buoni compagni di squadra.

Per sviluppare la loro creatività.

Perché i miei figli imparino ad affrontare la delusione quando non ottengono ciò che si aspettavano, scoprendo che la chiave è lavorare ancora di più.

Perché imparino a raggiungere i loro obiettivi.

Perché i miei figli capiscano che ci vogliono ore e ore di duro lavoro e allenamento per ottenere risultati e che il successo non avviene dalla notte alla mattina.

Per l'opportunità che avranno i miei figli di fare amicizie che dureranno per tutta la vita.

Perché i miei figli imparino e lo facciano non davanti alla TV.

Per quei momenti in cui i miei figli tornano così stanchi che vogliono solo andare a riposarsi e non pensando e non avendo tempo di andare in giro a bighellonare o per prendere brutte strade.

Per tutti gli insegnamenti che questo grande movimento dà loro: responsabilità, servizio, impegno, civismo, rispetto, amore per la natura, convivenza, fede.

Potrei continuare, ma voglio essere breve; non pago per le attività scout, perché i Capi sono volontari e nel loro servizio offrono gratuitamente il loro tempo, la loro creatività la loro conoscenza e soprattutto il loro affetto e la loro pazienza.

Grazie per le opportunità offerte dagli Scout perché sviluppano qualità e competenze che si riveleranno molto utili nel corso della vita dei miei figli, dandogli possibilità di dare valore alla vita, costruendo un mondo migliore".

Condivido pienamente 🐺✌️ 




12 aprile 2016

Storia dell'iter di (DE)formazione AGESCI spiegato bene

Per quanto completamente sommerso da importanti impegni non posso che sforzarmi di investire pochi minuti per scrivere questo breve post, essenzialmente un link commentato al bel Blog di Francesco sullo Scoutismo i cui ultimi articoli sono, secondo me, di importanza fondamentale per il futuro dell'AGESCI.
Mi riferisco a questo lungo e desolante post (e al precedente) di cui, a mo' di spoiler, cito gli ultimi paragrafi


L’attuale iter rispetta le mozioni che hanno portato ad una richiesta di ridefinizione dello stesso?No, la mozione 01.2004, che è una delle due mozioni da cui parte la verifica del nuovo iter di formazione, richiedeva “al Comitato Centrale di studiare modalità alternative per lo svolgimento dei Campi di Formazione Metodologica ed Associativa che permetta la partecipazione a quegli adulti in servizio educativo che per esigenze di lavoro non riescono a partecipare ad eventi di formazione di durata settimanale.” Non è stata realizzata nessuna modalità di partecipazione differente ai campi di formazione.

Io ritengo che quanto qui raccontato debba avere la massima diffusione possibile ed invito tutti i lettori interessati a divulgare come possono queste informazioni che, sebbene si riferiscano alla sola formazione dei Capi, in realtà sono specchio di un bispensiero inaccettabile nell'involuzione dell'Agesci in troppi livelli e settori.
Dovrei argomentare approfonditamente ma non mi è possibile per le prossime settimane, ma ci torneremo sopra.
Intanto un bel grazie a Francesco per la chiarezza dell'esposizione e la passione nel suo Servizio.

26 marzo 2015

Scoutismo e Militarismo: Zenit e Nadir

Infuria la polemica, in queste piccole piazzette scout del web italico, sull'accordo tra AGESCI e Marina Militare.
Tutte le news e le opinioni in merito le potete trovare facilmente sul web, dal sito AGESCI passando per la stampa e vari blog sparsi in rete.
Approfitto del fattaccio per fare un po' di (contro)informazione, invece, su un argomento relativamente mainstream:
lo scoutismo miltiarista.
E' un ossimoro
Gli scout saranno pure, secondo il metro degli standard vigenti nel Bel Paese, quasi sicuramente fessi.
Ma militaristi no.
Gli scout vestono una uniforme e non una divisa.
Uniforme da unus forma, ossia la stessa forma
Divisa, da divisione.
I Soldati indossano una divisa, noi scout no.
L'unforme serve solo in piccola parte come strumento educativo ma più efficamentente come segno di fratellanza ed uguaglianza davanti alla Legge Scout.
Qui ci vuole molto poco ad abbandonare la retorica per scadere subito nel pratico.
La classica domanda "Ma come, vi mettete la divisa coi pantaloncini corti anche in inverno e anche se piove?" contiene in sè il germe dell'errore.
Prima di tutto sono rari gli interlocutori che apprezzano la differenza tra divisa ed uniforme (e vorre ben vedere in un Paese che non distingue Berlusconi da Pisapia).
Poi, non è l'uniforme a fare garanzia di scoutismo, ma è un fattore che consente a tutti, Ragazzi e Capi, di affrontare la giornata secondo standard di uguaglianza.
E la parola uguaglianza noi la prendiamo molto sul serio.
E' vero, sarebbe molto più comodo fare attività sotto la pioggia o nella neve dotati di equipaggiamento tecnico individuale, ma sarebbe estremamente costoso per le famiglie.
Ed emarginante per chi non
Invece, l'uniforme, comoda, economica, pratica anche sotto la neve (provate a camminare un'ora nella neve in uniforme scout e in jeans e vi renderete conto che le gambe nude sono meno 'assideranti' dei jeans bagnati e gelati) permette l'accesso alle attività a tutti.
Cosa c'è di miltiaristico in questo?
L'uniforme scout, coi fazzolettoni colorati diversi da gruppo a gruppo, con i distintivi simboli di progressione personale e non di grado, è la perfetta antitesi alla divisa di un soldato, imposta dallo Stato al singolo.
Gli Scout, quando si incontrano, si mettono in cerchio: non sono irregimentati ad ascoltare l'arringa del duce di turno.
E quando vanno in fila lo fanno per motivi di sicurezza: per non essere investiti e per non perdere nessuno camminando al passo del più lento.
E non è tutto.
Il Militarismo non è nemmeno patrimonio di tutti gli eserciti.
Con un po' di buona volontà (leggendosi, per esempio, Stephen Ambrose: Cittadini in Uniforme, vs Neitzel Sönke; Welzer Harald: Soldaten) si può arrivare ad apprezzare l'enorme differenza tra l'Esercito USA della Seconda Guerra Mondiale paragonato a quello tedesco.
L'Esercio USA era fatto di cittadini in divisa fino ai più alti gradi nemmeno professionisti.
L'Esercito USA del 1930 era minuscolo, quello del 1945 gigantesco ma la Società USA del tempo era quanto di più antitetico possibile a quella nazista della Germania.
I soldati americani nemmeno sbattevano i tacchi quando si mettevano sull'attenti...
Noi scout non abbiamo gradi e non lavoriamo per fabbricare individui stereotipati in un ruolo, lavoriamo per educare, ossia per tirar fuori il meglio da ognuno.
Certo, un capo che si mette a usare metodi da sergente può sempre capitare, ma è assolutamente in errore.
Già Baden Powell, il fondatore dello Scoutismo, Generale Inglese, considerava costoro gente che urla per nascondere la propria incapacità.
Lo Socutismo è un antidoto al militarismo e chi lo considera parte del militarismo può anche tatuarsi in faccia la bandiera della pace ma così facendo si mette dalla parte del problema e non della soluzione.
Per quanto, poi, riguarda l'oggetto del contendere, ossia l'accordo tra Agesci e Marina Militare posso solo ricordare che non ci sono molti Italiani sulla faccia della terra che abbiano salvato più vite e difeso più innocenti dei marinai italiani.
E che quando si cambierà la Promessa da "Verso il Mio Paese" a "Verso quello che mi piace" ne riparleremo.
Nel frattempo, se non mi pare il caso prendere motu proprio certe decisioni senza consultare gli organi collegiali elettivi, mi da terribilemnte fastidio la spocchia pacifinta di certe posizioni al di fuori della realtà dei fatti della vita.


1 settembre 2014

Route Nazionale 2014 - Seconda Parte: le polemiche sulla Carta del Coraggio

Ed ora la parte meno piacevole di tutta la faccenda.
Mi riferisco alle polemiche suscitate dalla pubblicazione della Carta del Coraggio
Che non ho letto.
Cioè, prima di finire questo post la leggerò, eh, solo che al momento mi è bastato leggere le polemiche per rendere localmente superflua la lettura del Documento preparato dai Rover e dalle Scolte.
Quindi, da ora in poi, parliamo di polemiche e non di Carta del Coraggio, quella me la vado a leggere dopo e poi vi dico.
Per prima cosa non parliamo delle polemiche provenienti da siti ed altri organi di stampa di stampo integralista, perchè l'ignoranza tecnica espressa in tali sedi rende inutile qualsivoglia risposta e confronto.
Intendiamoci, chi non ha mai letto una riga del Patto Associativo AGESCI o di altri documenti del caso non è di per se colpevole di nulla, ma mi viene a mancare proprio la base della discussione nel rispondergli.
Insomma, non sanno di cosa parlano e non sto qui a spiegarglielo.
Più gravi, molto più gravi, sono le Polemiche di provenienza Agesci.
Spero bene che siano pochi i capi brevettati a portare avanti questa contestazione.
Ah, qui mi viene utile non aver (ancora) letto la Carta del Coraggio.
Perchè mi consente di andare alla radice del problema senza farmi traviare da questioni di merito.
Restiamo al Metodo.
Il nostro Metodo Scout di cui l'AGESCI è così fiera.
Dunque, la Carta è stata accusata, fondamentalmente, di un paio di questioni distinte: uno spirito buonista superficial utopico da un lato e gravi violazioni al Magistero della Chiesa dall'altro, quasi sicuramente per le "aperture" (virgolette non casuali) a temi sociali quali l'omosessualità o le coppie di fatto o che ne so.
Mi sembra addirittura banale fermarmi proprio alla base:
Il documento non è scritto da capi, ma da ragazzi che, prima della Partenza, hanno tutto il diritto di essere buddisti, atei ed eretici.
Solo chi chiede la Partenza ha il Dovere di rispettare certi altri requisiti...
Insomma, signori, state chiedendo ad una macchina al 70% della catena di montaggio di correre come una che esce dal concessionario: non è dai ragazzi che ci si deve aspettare una pretesa ortodossia cattolica.
Altrettanto grave è il concetto di giudizio espresso sul lavoro dei Ragazzi. Anche se fosse un pessimo lavoro, cari, interroghiamoci sul perchè sia stato fatto un pessimo lavoro.
"Ask the Boy", pare che stia scritto...
Se ci scandalizza ascoltare i ragazzi forse ci si deve interrogare sulle intenzionalità educative delle proprie azioni.
Se l'Agesci non fosse in grado di arrivare a certi standard sarebbe un problema dell'Agesci nel suo complesso, non dei ragazzi e nemmeno di alcuni specifici capi.
In altri termini, mi sento un po' in difficoltà in una Associazione in cui alcuni membri responsabili dimostrano e spiattellano pubblicamednte una completa ignoranza su parte dei meccanismi basilari di scoutismo in genere e dell'AGESCI in particolare, un po' come essere in aereo e sentire il co-pilota lamentarsi che non trova la frizione.
L'AGESCI ha come obiettivo di formare l'Uomo e la Donna della Partenza, lo Scoutismo no, gli basta formare buoni cittadini del Mondo.
E' perfettamente possibile per un Ragazzo lasciare l'AGESCI a 21 anni da ATEO e considerare il suo percorso associativo un completo successo nel momento in cui questo Ragazzo manifesta nei fatti una scelta di Servizio al Prossimo.
Come vedete, nel merito delle manchevolezze presunte della Carta del Coraggio nemmeno entro, non è necessario.
Magari non piace nemmeno a me, ma come non mi piacciono i megaraduni tra scout e quando richiestomi faccio del mio meglio per contribuirvi, così non mi viene di calare una scure sul lavoro dei ragazzi, come regola generale.
Ovviamente, non entro nel merito neppure delle critiche, proprio perchè non mi va di emettere giudizi sommari su altri Capi dell'Associazione, mi limito a constatare e a ricordare l'abc dei nostri meccanismi:
l'Uomo e la Donna della Partenza sono un sottoinsieme di quella grande famiglia di bravi cittadini che contribuiamo a formare. Se sono una minoranza numerica non è un gran problema nel momento in cui si accompagnano a migliaia di giovani, bravi cittadini, come quelli che hanno popolato San Rossore e scritto la Carta del Coraggio.

Ed ora andiamo a leggere questa famigerata Carta del Coraggio, poi vi dico.

9 maggio 2012

il Primo Errore nel documento Agesci dal convegno sull'omosessualità

Quanti ragazzi omosessuali abbiamo nei reparti e nei clan?


Anche se fossero solo dieci, dico, vi sembra il caso che una reazione così banalmente prevedibile da parte dei media sia stata gettata da nostri capi direttamente sulle sofferenti spalle dei giovani che ci sono stati affidati?
Tu, Giovanni, Luca, Maria, Antonio, che vivete l'angoscia dell'accettazione di una condizione difficile, che vivete il Clan come fondamento di una scelta di Vita scoprite un venerdì sera che dovreste andare dallo psicologo e che il vostro capo dovrebbe parlare direttamente ai vostri genitori del vostro 'problema'.
E tu, Marco, che omosessuale non sei ma che difendi con le unghie e con i denti i tuoi valori scout, che bel risveglio domattina a scuola...
Grazie, Agesci, bel Servizio!
Cosucce come quel documento fanno male.
A tanti nostri fratellini che ci saremmo impegnati a proteggere:
Non c’entra niente il relativismo, cerchiamo di essere concreti, è stato fatto un errore di comunicazione grave.
Con conseguenze pratiche.
Per persone fisiche.
Mi piacerebbe vedere qualche assunzione di responsabilità.
Un documento del genere provoca reazioni che saranno puntualmente strumentalizzate con un tasso di prevedibilità, questo sì, del 100%.
Non diamo la colpa ai giornalisti.
Hanno cambiato modo di agire solo per i boyscout giusto la settimana scorsa?
Sabato scorso ho ricevuto due telefonate di sconcertata richiesta di spiegazioni...ed innumerevoli testimonianze di sconcerto e dissenso da giovani capi ed ex-RS.
Questa è una cosa che mi ha dato davvero fastidio.
Azione (scrittura e pubblicazione documento) e reazione.
Altro che pensiero ed azione.
Dopotutto, esiste un documento sui capi in situazione eticamente problematica. 
E’ più che sufficiente come certificato di ipocrisia generalizzato, ne serviva un altro?
Qualcuno mi ha fatto notare che se la Chiesa ti sta stretta nessuno ti obbliga a definirti cattolico e che se l’Agesci ti sta stretta c’è sempre il CNGEI.
Rispondo che la Chiesa assolve ed accetta, oggi, chi ha mandato al rogo (e/o all’inferno) ieri e che le sue posizioni su temi ‘terreni’ non sono immutabili. Possono essere cambiate, come ben sa chi è studioso della storia dei primi secoli del Cristianesimo, anche le convinzioni più profonde.
Per 6mila anni di storia conosciuta il problema del sesso prematrimoniale era più teorico che pratico: le ragazze si si sposava a 13 anni e pace. 
Negli ultimi 100 anni abbiamo vissuto diversamente che nei precedenti 6mila,  è ovvio che serve un po' di tempo per cambiare le cose, dopotutto è solo da qualche anno che la Terra gira attorno al Sole, secondo la CEI. ...
Nei fatti specifici, poi, le posizioni ufficiali della Chiesa non sono poi così ufficiali ed il dibattito è ampio e diffuso.
“E’ così e basta” è una frase che mal si addice ai matematici, figuriamoci a chi si assume il compito di Pastore di un gregge così malandato come quello Cattolico del XXI secolo.
Se a qualcuno non sta bene un’AGESCI fatta da una bella fetta di capi e ragazzi che la pensano diversamente dal documento in questione e che con questo documento non concordano, cosa dovrei rispondergli, che c’è sempre l’FSE?
Non mi pare un atteggiamento scout.
La FIS, tra l’altro, è accettata a livello internazionale anche perchè c’è dentro il laico CNGEI, ricordiamocele certe cose ogni tanto.
Personalmente, credo che potrei fare il 99% del mio Servizio nel CNGEI come nell’Agesci come in ogni altra associazione internazionalmente riconosciuta.
Le persone sono il fulcro del concetto di Relazione, la base del Cristianesimo Cattolico.
Un Capo omosessuale od eterosessuale, se non sposato, cosa che per un omosessuale è impossibile, deve vivere in castità.
Per enunciare questa “Verità” era davvero necessario arrivare a fare tutto questo chiasso?
Ah, giusto come piccolo esempio delle fragili fondamenta del documento: la frase di pagina 10 del documento, contenente il luogo comune sugli “omosessuali sensibili”... Beh, pensateci un po’ su.
Uno stereotipo.
Che ci sta a fare in un documento Agesci ?
Mi fermo qui, ma proprio da qui vorrei ripartire.

Da quella piccola frase.

Dice tutto.

20 luglio 2011

La Linea

In questi giorni, in queste ore, circa duecentomila tra ragazzi ed adulti, in Italia, si stanno preparando o sono già al Campo, sulla Strada.
A loro tutti, tutti scout, di tutte le associazioni, va il mio pensiero ed il mio ringraziamento.
E' piuttosto banale che il mio pensiero vada a tutte le persone che mi sono vicine e che so impegnate in uno sforzo intenso e pieno di fatica e coraggio.
Non è, però, banale che vi vada anche il mio ringraziamento.
Su queste pagine, l'Agesci è stata criticata più volte ma, i miei lettori più attenti l'avranno già notato, non è mai stato criticato  lo Scoutismo.
Ringrazio di cuore gli scout d'Italia perchè riengo che rappresentino un organismo sano all'interno di un ecosistema malato: l'Italia del tempo presente, appunto.
Ringrazio i bambini di sette anni per il loro coraggio nell'abbandonare la famiglia e scoprirsi grandi assieme agli altri sopportando anche il dileggio dei figli della telepornocrazia.
Ringrazio i ragazzi in età da Esploratori per la cura con cui si preparano ad affrontare le crude privazioni del Campo e la serietà con cui si preparano a vivere in simbiosi con se stessi, la natura, ma soprattutto 'gli altri'.
Ringrazio i Rover e le Scolte che sotto il sole, lo zaino e la pioggia, lungo una strada che è un'unica salita, trasformano, nella fatica, 'gli altri' in Comunità, portando il proprio Servizio in periferie e valli, spogliandosi del superfluo e germogliando Speranza.
Ringrazio, poi, i Capi, il cui Servizio è alla base di un movimento internazionale che non ha eguali.
Certo, gli scout sono un bersaglio facile.
Facilissimo.
Le associazioni ed i singoli gruppi scout sono tutt'altro che perfetti: dopotutto sono organizzazioni umane.
Ma, in coscienza, non ho ancora incontrato un'altra organizzazione migliore per la formazione di Cittadini Responsabili, presente sul territorio, nelle periferie mafiose, capace di avere un progetto di Pace anche per il conflitto arabo - israeliano attraverso le route congiunte di scout italiani, ebrei e palestinesi.
Certo, esistono sicuramente associazioni di volontariato più efficienti e di incredibile utilità ed efficacia per la collettività, ma qui non sto solo parlando solo di persone che portano aiuto, parlo di un Metodo Educativo globale che nello Scoutismo Italiano si è concretizzato in una vera e propria gemma di coerenza, civiltà e cultura.
Il diritto alla critica al Movimento non solo è legittimo, ma è anche caldamente accettato, direi quasi benvenuto.
Perché ci mantiene sani.
Anche se proveniente da rappresentanti di istituzioni completamente screditate nei loro rispettivi compiti come la scuola, l'università, la stampa o la politica partitica.
Lo Scoutismo Italiano è una delle poche famiglie di organizzazioni che semplicemente funziona nell'Italia del 2011.
E non solo funziona: è senz'altro parte fondamentale del residuo collante che tiene insieme il Paese.
Gli scout sono presenti nelle Calamità e nella lotta alla Mafia, nel recupero sociale e nell'accoglienza all'immigrazione. Sono una forza che ogni anno consente a parecchie decine di migliaia di ragazzi di scolpirsi nell'anima la correttezza, il rispetto e la solidarietà. Per ogni generazione di italiani, facendo due calcoli col pallottoliere, 3-500 mila di loro sono stati  scout. Banalmente, lo scoutismo li rende allergici alla possibilità di gettare una carta a terra, saltare una coda o parcheggiare in doppia fila.
Non mi azzardo ad affermare che se non ci fossero ( stati ) gli scout in Italia il Paese sarebbe da tempo collassato sotto lo strapotere dell'inciviltà, maleducazione e prepotenza ma poco ci manca.
Lo scoutismo italiano è parte fondamentale della Linea che ci separa dalla Barbarie.
Certo, assieme a mille altre Realtà ed alcuni milioni di concittadini. Non troppi. Purtroppo.
Ma, si spera, abbastanza per resistere e contrattaccare.
Ecco perché ringrazio di cuore tutti gli Scout d'Italia che vivono in questi giorni l'apice del loro anno associativo.
Li ringrazio perché ogni tenda piantata sulla roccia, ogni passo fatto in salita con lo zaino, è un contributo concreto, fisico, per la salvezza di questa povera Patria.
Né più, né meno.
Buona Strada!

16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

17 ottobre 2010

Arrivederci, AGESCI, ciao...

Non ha senso girarci attorno: mentre leggete queste righe non sono più il Capo Clan del Gruppo Agesci Matera 2 e non rivestirò più un ruolo attivo nell'Associazione per parecchio tempo. Ammesso e non concesso che possa ritornare mai in servizio.
Francamente, mentre scrivo queste righe, la sensazione è di rabbia. 
La tristezza è roba di ieri e di domani. Oggi prevale la rabbia per una situazione conseguente alle circostanze più che ad una mia scelta. Non posso più permettermi il lusso del Servizio. 
Ho preso questa decisione tra aprile e maggio, dopo lunga riflessione.
Ho preso questa decisione con dolore, un dolore che ha sostituito il disagio una volta stabilito il da farsi e che mi ha accompagnato per ogni uscita, per ogni attività, da allora ad oggi. Un dolore che spero possa attenuarsi presto ora che l’ultimo atto è compiuto.
Ho deciso di non drammatizzare l'evento: a chi, tra i ragazzi mi ha chiesto se avrei continuato a fare il Capo, l'ho detto tranquillamente: sono stato chiamato a svolgere un Servizio, ora quel Servizio lo farà un altro, tutto qui. Ho sempre guardato con perplessa meraviglia quei capi che personalizzano il loro ruolo all’estremo ed organizzano, lasciando l'Unità, cerimonie di addio, regalini et similia tra lacrime e cose così: questo si che mi pare un gesto di distacco concreto dai ragazzi. Io lascio il Servizio in Agesci, non tronco la mia relazione coi ragazzi.
E non è nè una frase fatta nè retorica.
Molti li ho letteralmente visti nascere e crescere, ho avuto l'onore di far loro Capo, ora la vita mi chiama ad altri impegni.
Purtroppo, le cose non stanno andando molto bene. Il problema principale, da cui discendono gran parte degli altri, è, ovviamente, il lavoro. Ma non solo nel senso che lavoro troppo e ho poco tempo, ma nel senso che guadagno troppo poco in una precaria stagnazione che mi obbliga a seguire ogni traccia, ogni opportunità.
L'anno scorso, troppe volte il Clan si è messo di mezzo, costringendomi a gimcane per rispettare gli impegni associativi senza andare troppo a discapito di quelli lavorativi. Poi, c'è la questione del mio tempo. Che non basta. Non ho ferie, nè malattia nè altri diritti comuni venti anni fa. E già l’anno scorso è stato fatto un gravoso Sacrificio, un sacrificio per i ragazzi che si è rivelato controproducente: non è accettabile che un Clan faccia una route di soli tre giorni. Ma questo è il meno. Causa mancanza del dono dell’ubiquità, sono stato costretto ad ignorare fatti gravi che avrebbero richiesto un'azione energica, costante e continuativa nelle mie vesti di Capo: io sono responsabile dell'applicazione del metodo scout, non di fare quel che mi pare e piace! Se non posso applicarlo integralmente danneggio i ragazzi, non li aiuto, per quanto simpatico ed in gamba possa sembrare in alta uniforme e cappellone. Aevoglia a dare Testimonianza facendo Protezione Civile, Impegno Politico, Servizi vari, ma se non hai la possibilità di dare il necessario è meglio stare a casa.
Di fatto, ho concluso il passato anno scout con la sensazione piuttosto netta di essermi ammazzato di fatica ed aver fatto tanti sacrifici senza aver adempiuto a quello che, secondo i miei stessi parametri, sarebbe stato il mio dovere.
Mi sono sentito troppo spesso frustrato nel sapere cosa sarebbe stato necessario fare e non poterlo assolutamente fare: un po' come un medico del terzo mondo che sa bene che gli basterebbe una flebo per salvare una vita ma non ce l'ha...
Il mio commiato dal Clan è la mia ultima testimonianza.
Una testimonianza di coerenza e di capacità di affrontare con serenità i dolori della vita. 
Perchè questa decisione mi è costata, mi costa e mi costerà parecchio. 
Ma, per quanto dolorosa, credo sia quella giusta. 
Se il Signore vorrà, tornerò appena possibile in uniforme, per continuare il mio Servizio dove credo di essere più utile.
Eppure...
Ci sarebbe da argomentare parecchio a riguardo per sostenere quello che sto per scrivere:
La mia vera paura.
La mia inconfessata angoscia.
Dopotutto, il mio naturale ottimismo scout mi da speranza di ricostruire, tra, 3, 5, 10 anni, le condizioni personali adeguate al Servizio. 
Ma, quando tutti i problemi ostativi saranno superati, ci sarà ancora un'Agesci in cui io abbia voglia di rientrare?
Un’Agesci che mi chiede di occuparmi si di scouting, ma soprattutto di assistenza sociale, psicologia dei gruppi, protezione civile, gestione legale, ragioneria con tanto di bilancio, ricevute e scontrini e pure di concedere o meno crediti scolastici e che, a regime, ti lascia si e no una sera a settimana ed una domenica al mese libere. 
Un’Agesci sulla cui home page si trovano più le parole progetto, convegno, comitato che pentolonri, legatura, sudore.
Un’Agesci che mi chiede di partecipare a riunioni organizzative in giorni feriali, ad orari feriali, ad un’ora di macchina da casa e che mi rimprovera se sgarro con la burocrazia.
Un’Agesci che mi manda a casa una mole di documentazione sulla cui lettura dovrei basare i miei standard di Capo ma che sembra, tutto sommato, un capitolato d’appalto.
Un’Agesci che non prende neppure atto dell’inesistenza pratica degli Assistenti Ecclesiastici reali, quelli che partecipano a tutte le attività e costruiscono un Percorso di Fede in comunione con quello Educativo. Attualmente, siamo spesso ridotti a fare da Guardia Pretoriana in alta uniforme a Messe Solenni con tanto di Lupetti in prima fila mezzo soffocati dall’incenso ed Esploratori e Rover annoiati ed in tutt’altre faccende affaccendati un po’ più indietro...
Un’Agesci che, semplicemente, non riconosce in me il futuro associativo:
un adulto che ha una vita lavorativa, delle prospettive familiari ed una disponibilità di tempo libero profondamente diverse da quelle dei suoi predecessori.
La mia Associazione, semplicemente, non mi vede più, non mi riconosce più: mi chiede delle cose per me inverosimili e contribuisce ad espellermi da questo Servizio che tanto amo.
Spero solo che, caduti i miei impegni di Servizio diretti, riesca a ritagliare pochi attimi di tempo per testimoniare la necessità di riformare profondamente l’Agesci, non per riportare indietro l’orologio, anzi: è l’Agesci che è rimasta agli anni 70 - 90, è necessario che si aggiorni:
che si aggiorni rispetto alle disponibilità di Servizio dei Capi in un mondo post globalizzato e che si aggiorni rispetto alla proposta Educativa verso i ragazzi, per cui, a mio modesto parere, lo scouting deve costituire la stragrande maggioranza delle attività.
Il mio ringraziamento va alla Comunità Capi del Matera 2 che mi ha accolto e sostenuto nel momento del bisogno, va allo Staff del Clan Fuco Perfecta Laetitia con cui quest’anno abbiamo sfiorato la perfezione eponima, va ai rappresentanti delle associazioni con cui abbiamo iniziato un cammino comune di Servizio e va a quei genitori che hanno sostenuto fino in fondo i nostri sforzi. 
Ai ragazzi vanno, più che i ringraziamenti, le scuse: per non essere stato all’altezza delle loro necessità, per non essere riuscito a fare il necessario, incluso qualche sana pedata, beninteso. Queste righe contengono troppa amarezza per contaminare i pensieri che ho per loro, quindi non aggiungo altro in questa sede.
Ho fatto del mio meglio. 





E, ora, mi aspetta un duro inverno. 






Colori (ascoltata per la prima volta a La Vaglia, 1987 )

Questo prato verde ti ricorderà la speranza del mattino 

non smarrirla, amico mio, perché io ritornerò. 

Questo cielo azzurro ti ricorderà la fiducia nella vita 

non deporla, amico mio, perché io, io ritornerò. 

Questa rosa rossa ti ricorderà la bellezza del tuo amore 

non tradirlo, amico mio, perché io, ritornerò. 

Questo sole d'oro ti ricorderà lo splendore del tuo dono 

non stancarti, amico mio, perché io, ritornerò. 

Il colore arcano della libertà sai trovarlo amico mio? 

Nel tuo cuore l'ho posto io perché io, ritornerò.

23 maggio 2009

ninna i ninna o questo challenge con chi lo fo?

Prima di scrivere queste righe ho fatto un breive ripasso del regolamento metodologico e dei volumi "manuale della branca rover e scolte "/ ed "il tempo del novziato". Come già sapevo, l'unico evento extra-gruppo esplicitamente ed implicitamente nominato in questi documenti riguardante la branca R/S è il Challenge. Proprio quello che è saltato ieri con meno di 24 ore di preavviso.
Che sia stato proprio l'evento regionale R/S fondamentale a saltare non mi stupisce più di tanto. Ho una lunga esperienza di situazioni in cui l'Agesci prescrive una cosa e i ragazzi si trovano a farne un'altra. Anche in questo caso, tuttavia, continuerò a seguire il principio che ha ispirato il mio ritorno in servizio attivo: non usare nemmeno un minuto del tempo che potresti adoperare per far fare ai ragazzi le attività da manuale per invischiarti in polemiche sterili.
Sta di fatto che alle 11:00 di venerdì 22 Maggio il Challenge era ai blocchi di partenza, mentre alle 16:45 era annullato e sepolto. Il mio zaino era già pronto e per fortuna i ragazzi non avevano ancora fatto la spesa.
Organizzare un evento simile costa tantissimo in termini di impegni e sacrifici. Nel mio caso ho dovuto comunque rinunciare ad un impegno familiare. I ragazzi avevano preparato qualcosa di davvero originale per la gara di cucina trappeur ( No, non lo scrivo, lo riproporranno l'anno prossimo eh eh segreto!!!). E immagino quanta fatica inutile per Mario e gli altri organizzatori diretti. Io mi sono limitato alla prova natura, ma loro?
Ma non è questo il senso del Post: scrivo ora, in giardino mentre avrei dovuto essere alle falde del Vulture, perchè è ormai chiaro che esiste, all'interno dell'Associazione, una fronda che, con vari livelli di consapevolezza, sacrifica puntualmente le attività di scouting sull'altare di attività accessorie.
CFM, CFA, Proposta Educativa, Manuali di Branca, sta scritto a chiare lettere dappertutto: lo scoutismo si gioca all'aperto con carta e bussola, cordino e paletti, fuoco e pentolone, sudore e scarponi.
Se un Challenge salta per mancanza di ragazzi interessati vuol dire che c'è qualcosa di gravemente errato nell'applicazione del metodo scout. Vuol dire che siamo arrivati, anche nell'Agesci, alla realizzazione del mondo alla rovescia.
Mala tempora currunt...

5 marzo 2009

Altolà: chi va là! Amici o Nemici? ... Semplici conoscenti!!




Credo che piuttosto che scrivere una mezza dozzina di post di lamento e rabbia sia meglio tacere.

Lascio la descrizione del mio stato d'animo al testo di una bella canzone dei Baustelle:

Andarsene Così...


Sarebbe splendido
Amare veramente
Riuscire a farcela
E non pentirsi mai
Non è impossibile pensare un altro mondo
Durante notti di paura e di dolore
Assomigliare a lucertole nel sole
Amare come Dio
Usarne le parole
Sarebbe comodo
Andarsene per sempre
Andarsene da qui
Andarsene così.

6 febbraio 2009

All'orizzonte....

Il bersagliere ha cento penne
e l'alpino ne ha una sola
l partigiano ne ha nessuna
e sta sui monti a guerreggiar (2 vv)

La sui monti cade la neve
la tormenta dell'inverno
ma se venisse anche l'inferno
il partigian rimane la' (2vv)

Quando poi ferito cade
non piangetelo dentro al core
perche' se libero un uomo muore
che cosa importa di morir (2 vv)

6 gennaio 2009

il gregge china la testa.

Non ho scritto più nulla riguardo la situazione mediorentale. Credo sia evidente il perché: preferisco tenere per me analisi e considerazioni che non interessano a nessuno, soprattutto agli eventuali lettori di un blog dedicato in massima parte allo scoutismo.
Del resto, sarebbe tutto vaniloquio, no?
Nel corso di molti anni ho passato del tempo a leggere ed informarmi a riguardo. Diciamo che so distinguere un AK-47 da un M-16, un razzo d'artiglieria da una bomba a guida laser. Non credo che sia possibile, durante un combattimento, distinguere effettivamente tra obiettivi civili e militari. Ma credo sia possibile riconoscere quando si mira deliberatamente ai civili.
Mentre io festeggiavo i primi minuti di ferie, Hamas ha rotto la tregua lanciando razzi sulle cittadine israeliane di confine. Mentre mi ingozzavo al cenone di Natale Israele inizia a bombardare Gaza. Mentre già intravedevo un nuovo anno di lavoro, il numero di morti ammazzati è cresciuto costantemente. E il conto del macellaio sale.
Su radio tre si sente di tutto di più.
Su certi blog si leggono cose da far impazzire di gioia Hitler.
Non mi va di entrare nei dettagli, ricostruire catene di eventi che finiscono comunque nel sangue. Hamas che lancia i razzi, che rompe la tregua, che tiene in ostaggio milioni di persone... E poi?
Mica Hamas è sorto per miracolo! Hamas è un prodotto, un prodotto perfetto di anni di occupazione e violenza. Ma ora è lì. E nel suo credo c'è lo sterminio di ogni persona di religione ebraica vivente o nascitura. E la catena si allunga.
E passa anche da queste parti.
Cari operatori di pace, minuscola, che mentre i razzi cadevano su Israele eravate troppo disrtratti dai regali di babbo natale per soffiarvi almeno il naso con la bandiera di Hamas, non è che mi secchi il vostro silenzio, non mi seccano le bandiere israeliane bruciate, bensì il senso dell'assurdo che tutto ciò mi spara nel cervello.
Come potete solo immaginare che Israele possa smettere di sparare su tutto quello che percepisce come una minaccia, che ragazzini e ragazzine dell'età dei miei rover nel pieno del terrore della battaglia si mettano a disquisire sulla natura dei bersagli, che si chieda ad Israele di trattare con Hamas se il massimo che sapete fare per la Pace è bruciare bandiere israeliane? Voi, che non vivete sotto il tiro dei razzi, che avete acqua potabile a volontà, come potete immaginare le sofferenze di milioni di persone ostaggi dell'odio?
Eppure, vi ergete a giudici e giurie e la vostra azione ( od inazione ) altro non porta che ad altro odio e violenza.
Si dice di volere la pace, ma si punta ad una Pace vittoriosa per la parte per cui si tifa al momento: l'Apartheid per i Palestinesi per chi tifa Israele, lo sterminio degli ebrei per chi tifa Hamas.
Ma, i commenti, le proposte convergenti al raffreddamento degli animi, al rendere l'uso di razzi e bombe controproducente, ad aiutare persone che si odiano non già ad amarsi, ma almeno a smettere di spararsi, sono tristemente rari.
Forse, riprendendo anche il tema del mio Post precedente, l'Impegno sociale è un qualcosa di così serio che forse è meglio dedicarsi ai reality, si fa meno danno.

23 dicembre 2008

I Difficili: spunti psico pedagogici e metodo scout per il disagio

Beh, l'ho letto.
Cesare, al CFA, ci raccomandò di farci un'infarinatura di psicologia dei gruppi e dei comportamenti degli adolescenti in età evolutiva. Il testo di Stefano Costa è chiaro, scorrevole ed illuminante. Non ho i titoli per valutare da esperto la competenza dell'autore da un punto di vista professionale, ma i suoi suggerimenti operativi e concreti sono sensati ed organici. Stefano, come Capo, sa il fatto suo ed anche di più. Ho molto apprezzato l'esplicito riferimento allo scouting che Stefano fa al culmine della sua opera. Lo scoutismo non ha strumento più potente delle sue peculiari attività all'aperto. Ancora di più apprezzo l'affermazione esplicita dell'impossibilità di un capo scout di accollarsi compiti propri di un medico o di un assistente sociale.
Insomma, Stefano offre competenza, una competenza che andrebbe spesa sulla Strada osservando ed agendo puntualmente. Quando ho iniziato a leggere il libro, ero piuttosto scettico. Dicevo tra me:" Ecco un altro blocco di carta pieno di ottime intenzioni scritto per capi scout non lavoratori i cui ragazzi vivono solo per lo scoutismo". In due ore a settimana ed in una domenica al mese noi dovremmo salvare il mondo, prenderci una seconda laurea in scoutologia, discuterne socraticamente e pure farci due risate. Vabbé, inutile ripetere fino alla noia le stesse cose. Ma, tra tanta carta che l'agesci stampa e distribuisce, un foglietto semplice con due righe su cui sta scritto che "per ogni ora passata in sede si deve stare almeno 10 minuti ( non dico due ore ) in cima al monte se no sei un capo monello" ancora non c'è verso di riceverlo.... Pardon, sta scritto dappertutto, solo che siamo tutti occupati a leggerlo e non c'è più tempo per fare scouting dopo...
Vabbè, gli effetti dello Stress...
Tuttavia, se la vostra unità vive lo Scouting in pieno, non sorprendetevi di trovare tra i suggerimenti di Stefano molte delle vostre normali attività. Non ci si può mai improvvisare nè sentirsi arrivati. Ho letto questo saggio con curiosità e piacere, trovando conferme e scoprendo errori. Un sincero Grazie agli autori ed agli editori.
Cari lettori, le Feste sono prossime, non credo che passerò da qui tanto presto, pertanto vi auguro un Sereno Natale che vi porte la Pace nel cuore ed un'occasione per cambiare un po' il Mondo in meglio.

27 novembre 2008

Incroci Pericolosi

Ultimamente, sono stato un po' latitante. Un po' per problemi di lavoro, un po' per pigrizia, un po' perchè non saprei da dove cominciare, ho abbandonato momentaneamente blog & similia. Ma è tempo di riprendere anche per fare chiarezza nei miei pensieri.
Temo che vi tedierò con la descrizione di quello che mi è capitato qualche tempo fa: L'Hike ci era stato praticamente imposto e non è che ci andasse tanto di farlo. Ma il premio era sostanzioso: una promozione sul campo per meriti di guerra, in pratica. Così, una bella domenica mattina di autunno, ci ritrovammo in due di fronte il Panificio San Giacomo. Prima a messa e poi ci siamo incamminati. La strada non finiva mai: curva su curva, metro dopo metro. Un po' di chiacchiere, ma neanche tante: eravamo entrambi piuttosto taciturni. Si passa La Martella e ci si incammina verso Timmari. Dalle auto che passano ci guardano male, con disprezzo. Arriviamo al Bivio per Timmari e la strada si fa salita. E' una salita breve, certo, ma noi eravamo già un po' stanchi. Quindi, il sentiero per San Salvatore. E la salita aumentò di pendenza. Ma eravamo giovani e poco carichi. Arrivammo a destinazione, non ricordo affatto che tipo di attività di catechesi ci toccò di compilare, poi accesi il fuoco. Cucinammo sulla viva fiamma: antipasto, primo e secondo. Divorammo tutto in un battibaleno. E tornammo indietro con maggior pena e fatica, arrivando alle nostre case all'imbrunire. Il Sabato successivo, nel quadrato del Reparto Sagittario, i Capi Reparto ci permisero di scoprire la Terza Tappa, dato che avevamo raggiunto la Seconda. 12 km all'andata, 12 km al ritorno... Era l'autunno del 1988. Vent'anni fa un Hike di 24 Km era condizione necessaria, ma non sufficiente, per raggiungere la Seconda Tappa di progressione personale E/G. E oggi? Qualche tempo fa , avevo scritto un post ironico e scherzoso sulle modalità di costituzione degli staff di unità. Beh, a posteriori l'ironia si è dissolta e di scherzare non ho più voglia. Non sto parlando di staff, ma di livelli più elevati. Lo scorso week end si è svolta l'Assemblea Regionale dei capi Agesci della Basilicata. Ne sono stato solo parzialmente soddisfatto. Anzi, mi correggo: a fronte di alcuni eventi senz'altro positivi, le implicazioni di frasi, affermazioni, espressioni facciali ed annessi e connessi mi hanno lasciato profondamente sconsolato.
Fino a poco tempo fa credevo che la mia bella Associazione fosse più in crisi delle banche americane. Ora non più. Probabilmente sono io fuori posto: se io non mi ci ritrovo più non vuol dire che l'Associazione sia in crisi, ma che uno dei due si sia spostato rispetto al passato. Magari l'Associazione è andata avanti ed io sono rimasto immobile, as usual... Oppure siamo rimasti in pochi abbarbicati alla vetta ed il resto è precipitato... Non so...
Io non mi sento più a mio agio. Non sono sereno quando una persona che fa in una settimana lo stesso lavoro che io faccio in due giorni se ne viene col dito in cielo a definire "poco Cristiano" chi non partecipa agli eventi regionali. Non sono sereno quando mi trovo a dover discutere di un'astratta ed autoreferenziale filosofia dello scoutismo mentre mi mancano gli strumenti per far fronte ad emergenze che vedo crescere sotto i miei occhi. Emergenze che hanno nomi e cognomi e date di nascita troppo recenti perchè mi siano indifferenti. Non posso essere sereno quando vedo dissolversi il concetto di Servizio a favore della soddisfazione personale nell'interpretare un ruolo che nella pratica si traduce in feste e lazzi nell'indifferenza verso gli scopi ultimi dell'Associazione. Forse, può darsi che lo scoutismo sia diventato davvero una specie di doposcuola convergente al modello della scuola italiana. Con le ovvie conseguenze sul piano dell'efficacia... Ma, forse, sono io che non sono in grado di adeguarmi. Non ho tempo per far palestra, andare al cinema, leggere un libro. Solo Lavoro(i), famiglia, Agesci. Null'altro. Quindi, l'Agesci non può ulteriormente espandersi nell'arco della mia settimana tipo: a scapito di cosa? Delle mie 7 ore di sonno? Se c'è un imprevisto e l'attività pianificata deve essere spostata, o se ne aggiunge una nuova, non c'è semplicemente spazio. Quindi, sentirmi dire : "Come, non vieni? Ma lo sai che poi ci vanno di mezzo i ragazzi?" mi provoca una strana sensazione di alienazione: sarò strano io a trovare inconcepibile che un adulto lavoratore da 60 ore a settimana debba sapere che alcune ore o giorni della sua vita se le dovrebbe ciucciare lo "scoutismo" magari con solo 12/48 ore di preavviso? Almeno 'sta volta ho avuto la prontezza di spirito di rispondere che: "Al contrario, è proprio perché ci sono io che i Ragazzi possono fare scoutismo, pazienza se saltano questo evento, parteciperanno agli altri.Se non ci fossi io salterebbero questo e gli altri". Non mi stupirò mai abbastanza del fatto che, nonostante ci si organizzi in base alla disponibilità oggettiva, capiti troppo spesso che sia richiesto, come minimo, il 105% di quello che è il tuo massimo.
Io credevo di giocare ad un gioco da svolgersi in un bosco con pentoloni, cordino e paletti, su una strada di speranza, mi ritrovo a fare da notaio di decisioni ed azioni di cui non vedo alcun ritorno educativo. Non scrivo per fare il calssico pianto greco: dopotutto le cose a me, personalmente, stanno andando piuttosto bene. Eccetto il particolare che faccio più il Capo Squadriglia che il Maestro dei Novizi. Purtroppo, non vedo in costruzione un futuro associativo possibile su queste linee di affanno continuo in cui spuntano, di tanto in tanto, anche atteggiamenti patologici a salare la torta...
Quindi, se il mio sacrificio è ritenuto peggio che inutile: dannoso, a che senso farlo? Se occorre di più, se al gioco dello scoutismo possono partecipare solo certe categorie sociali che non devono lavorare più di 40 ore a settimana per vivere, basta dirlo, chiarirlo, l'Agesci delibera e pubblica tante cose, concede così tanta libertà di interpretazione di cosa sia lo scoutismo che può anche permettersi di ufficializzare quelle 10 ore a settimana e 3 week end al mese che pare siano indispensabili tra i requisiti per la nomina a Capo. Insomma, io al solito magari esagero, ma si fa sempre più largo in me l'idea che forse è meglio lasciar perdere quella che a tutti gli effetti è una lotta contro i mulini a vento. Se siamo diversi e divisi, come dice uno dei miei ragazzi, a che pro tentare di unirci a tutti i costi? Meglio un buon vicinato che una cattiva convivenza, no? Forse sarà questa la causa del proliferare di associazioni scout: pare che per ogni gruppo che chiude nascano due associazioni...
Non so, davvero non so che pesci prendere. Va bene, il mio Servizio quest'anno sembra abbastanza definito, ma non basta per ritenersi sulla strada giusta. E io vorrei davvero essere sicuro di stare sugli stessi passi che 'sto ragazzino qui sotto percorreva venti anni fa.


17 novembre 2008

Questo tipo di scoutismo NON è una mia idea...

Ma vorrei avere modo di parteciparvi e metterla in pratica!
Datevi un'occhiata alla Home Page dell'iniziativa...
Forse, non siamo proprio in pochi a pensarla così...

12 novembre 2008

Reloading Ammo

La Bomba in Testa, di Fabrizio De André.

...e io contavo i denti ai francobolli dicevo "grazie a Dio" "buon Natale "
mi sentivo normale eppure i miei trent'anni
erano pochi più dei loro ma non importa adesso torno al lavoro.
Cantavano il disordine dei sogni gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico paese.
E io ho la faccia usata dal buonsenso ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale e mi sorprendo ancora a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.
Rischiavano la strada e per un uomo ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.
Chissà cosa si trova a liberare la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.
Rischiare libertà strada per strada, scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena, per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.
Mi sforzo di ripetermi con loro e più l'idea va di là del vetro
più mi lasciano indietro, per il coraggio insieme
non so le regole del gioco senza la mia paura mi fido poco.
Ormai sono in ritardo per gli amici per l'olio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre più impreciso.
E l'esplosivo spacca, taglia, fruga tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato a rilevar l'impronta dietro ogni maschera che salta
e a non aver pietà per la mia prima volta.

7 novembre 2008

Cantico dei Drogati: ce l'ho in testa, non va via...

CANTICO DEI DROGATI,
di Fabrizio De Andrè

Ho licenziato Dio, gettato via un amore,

per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore.

Le parole che dico non han più forma né accento

si trasformano i suoni in un sordo lamento.

Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco

che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà di domani luminosi

dove i muti canteranno e taceranno i noiosi

quando riascolterò il vento tra le foglie

sussurrare i silenzi che la sera raccoglie.

Io che non vedo più che folletti di vetro

che mi spiano davanti che mi ridono dietro.

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere

per i giorni già usati per queste ed altre sere.

E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole

chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore.

E soprattutto chi e perché mi ha messo al mondo

dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota

allora avrò il mio premio come una buona nota.

Mi citeran di monito a chi crede sia bello

giocherellare a palla con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito

che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto che sia

differente da quello della mia vigliaccheria.

5 novembre 2008

Per una Pace Vittoriosa

Ogni anno, circa, mi capita di vivere un dialogo come quello che segue. E non dalla parte del Generale:

"Il Generale cambiò argomento.
-Ama lei la guerra?
Io rimasi esitante. Dovevo o no rispondere alla domanda?Attorno v'erano ufficiali e soldati che sentivano. Mi decisi a rispondere.
-Io ero per la guerra, signor generale e alla mia università, rappresentavo il gruppo degli interventisti.
-Questo, disse il generale con tono terribilmente calmo, -riguarda il passato. io le chiedo del presente.
-La guerra è una cosa seria, troppo seria ed è difficile dire se... è difficile... Comunque, io faccio il mio dovere.
-Io non le ho chiesto, -mi disse il generale, -se lei fa o non fa il suo dovere. in guerra il dovere lo debbono fare tutti, perchè, non facendolo, si corre il rischio di essere fucilati. Lei mi capisce. io le ho chiesto se lei ama o non ama la guerra.
-Amare la guerra! -esclamai io, un po' scoraggiato. Il generale mi guardava fisso, inesorabile. Le pupille gli si erano fatte più grandi. Io ebbi l'impressione che gli girassero nell'orbita.
-Non può rispondere? -incalzava il generale.
-Ebbene, io ritengo... certo... mi pare di poter dire... di dover ritenere... Io cercavo una risposta possibile
-Che cosa lei, ritiene, insomma?
-Ritengo, personalmente, voglio dire io, per conto mio, in linea generale, non potrei affermare di prediligere, in modo particolare, la guerra.
-Si metta sull'attenti!
Io ero già sull'attenti.
-Ah, lei è per la pace?
Ora, nella voce del generale, v'erano sorpresa e sdegno. - Per la pace! Come una donnetta qualsiasi, consacrata alla casa, alla cucina, all'alcova, ai fiori, ai suoi fiori, ai suoi fiorellini! E' così signor tenente?
-No, signor generale.
-E quale pace desidera mai, lei?
-Una pace....
E l'ispirazione mi venne in aiuto.
-Una pace vittoriosa.
Il generale parve rassicurarsi."

Emilio Lussu, Un Anno sull'Altipiano, Cap. VII. Einaudi