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21 settembre 2011
una Partenza
Quando una giovane donna che hai visto nascere prende la Partenza...
Quando dei giovanotti che hai avuto la consolazione di poter trattare da pari per le doti di maturità che si sono costruiti prendono la Partenza..
Quando ti ritrovi a cantare "è di nuovo Route" e la tua voce sembra danzare nel vento autunnale.
Quando guardi il cerchio e tu sai già il significato del domani per i Partenti perchè è toccato anche a te.
E' il momento di augurar loro un Sereno Servizio ovunque li porti la Vita.
E' il momento del respiro di sollievo per il percorso che chiude un ciclo e ne apre un altro, immenso.
E' il momento delle lacrime trattenute e degli abbracci regalati.
E' il momento di rivendicare con orgoglio l'elegante funzionalità dello Scoutismo nell'Italia del tempo Presente.
E' il momento di raccogliere le forze: la bellezza di questi momenti non rinasce da sola.
Non guarirò mai.
16 maggio 2011
la medicina velenosa
Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto, servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così?
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità?
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio.
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.
17 ottobre 2010
Arrivederci, AGESCI, ciao...
Non ha senso girarci attorno: mentre leggete queste righe non sono più il Capo Clan del Gruppo Agesci Matera 2 e non rivestirò più un ruolo attivo nell'Associazione per parecchio tempo. Ammesso e non concesso che possa ritornare mai in servizio.
Francamente, mentre scrivo queste righe, la sensazione è di rabbia.
La tristezza è roba di ieri e di domani. Oggi prevale la rabbia per una situazione conseguente alle circostanze più che ad una mia scelta. Non posso più permettermi il lusso del Servizio.
Ho preso questa decisione tra aprile e maggio, dopo lunga riflessione.
Ho preso questa decisione con dolore, un dolore che ha sostituito il disagio una volta stabilito il da farsi e che mi ha accompagnato per ogni uscita, per ogni attività, da allora ad oggi. Un dolore che spero possa attenuarsi presto ora che l’ultimo atto è compiuto.
Ho deciso di non drammatizzare l'evento: a chi, tra i ragazzi mi ha chiesto se avrei continuato a fare il Capo, l'ho detto tranquillamente: sono stato chiamato a svolgere un Servizio, ora quel Servizio lo farà un altro, tutto qui. Ho sempre guardato con perplessa meraviglia quei capi che personalizzano il loro ruolo all’estremo ed organizzano, lasciando l'Unità, cerimonie di addio, regalini et similia tra lacrime e cose così: questo si che mi pare un gesto di distacco concreto dai ragazzi. Io lascio il Servizio in Agesci, non tronco la mia relazione coi ragazzi.
E non è nè una frase fatta nè retorica.
Molti li ho letteralmente visti nascere e crescere, ho avuto l'onore di far loro Capo, ora la vita mi chiama ad altri impegni.
Purtroppo, le cose non stanno andando molto bene. Il problema principale, da cui discendono gran parte degli altri, è, ovviamente, il lavoro. Ma non solo nel senso che lavoro troppo e ho poco tempo, ma nel senso che guadagno troppo poco in una precaria stagnazione che mi obbliga a seguire ogni traccia, ogni opportunità.
L'anno scorso, troppe volte il Clan si è messo di mezzo, costringendomi a gimcane per rispettare gli impegni associativi senza andare troppo a discapito di quelli lavorativi. Poi, c'è la questione del mio tempo. Che non basta. Non ho ferie, nè malattia nè altri diritti comuni venti anni fa. E già l’anno scorso è stato fatto un gravoso Sacrificio, un sacrificio per i ragazzi che si è rivelato controproducente: non è accettabile che un Clan faccia una route di soli tre giorni. Ma questo è il meno. Causa mancanza del dono dell’ubiquità, sono stato costretto ad ignorare fatti gravi che avrebbero richiesto un'azione energica, costante e continuativa nelle mie vesti di Capo: io sono responsabile dell'applicazione del metodo scout, non di fare quel che mi pare e piace! Se non posso applicarlo integralmente danneggio i ragazzi, non li aiuto, per quanto simpatico ed in gamba possa sembrare in alta uniforme e cappellone. Aevoglia a dare Testimonianza facendo Protezione Civile, Impegno Politico, Servizi vari, ma se non hai la possibilità di dare il necessario è meglio stare a casa.
Di fatto, ho concluso il passato anno scout con la sensazione piuttosto netta di essermi ammazzato di fatica ed aver fatto tanti sacrifici senza aver adempiuto a quello che, secondo i miei stessi parametri, sarebbe stato il mio dovere.
Mi sono sentito troppo spesso frustrato nel sapere cosa sarebbe stato necessario fare e non poterlo assolutamente fare: un po' come un medico del terzo mondo che sa bene che gli basterebbe una flebo per salvare una vita ma non ce l'ha...
Il mio commiato dal Clan è la mia ultima testimonianza.
Una testimonianza di coerenza e di capacità di affrontare con serenità i dolori della vita.
Perchè questa decisione mi è costata, mi costa e mi costerà parecchio.
Ma, per quanto dolorosa, credo sia quella giusta.
Se il Signore vorrà, tornerò appena possibile in uniforme, per continuare il mio Servizio dove credo di essere più utile.
Eppure...
Ci sarebbe da argomentare parecchio a riguardo per sostenere quello che sto per scrivere:
La mia vera paura.
La mia inconfessata angoscia.
Dopotutto, il mio naturale ottimismo scout mi da speranza di ricostruire, tra, 3, 5, 10 anni, le condizioni personali adeguate al Servizio.
Ma, quando tutti i problemi ostativi saranno superati, ci sarà ancora un'Agesci in cui io abbia voglia di rientrare?
Un’Agesci che mi chiede di occuparmi si di scouting, ma soprattutto di assistenza sociale, psicologia dei gruppi, protezione civile, gestione legale, ragioneria con tanto di bilancio, ricevute e scontrini e pure di concedere o meno crediti scolastici e che, a regime, ti lascia si e no una sera a settimana ed una domenica al mese libere.
Un’Agesci sulla cui home page si trovano più le parole progetto, convegno, comitato che pentolonri, legatura, sudore.
Un’Agesci che mi chiede di partecipare a riunioni organizzative in giorni feriali, ad orari feriali, ad un’ora di macchina da casa e che mi rimprovera se sgarro con la burocrazia.
Un’Agesci che mi manda a casa una mole di documentazione sulla cui lettura dovrei basare i miei standard di Capo ma che sembra, tutto sommato, un capitolato d’appalto.
Un’Agesci che non prende neppure atto dell’inesistenza pratica degli Assistenti Ecclesiastici reali, quelli che partecipano a tutte le attività e costruiscono un Percorso di Fede in comunione con quello Educativo. Attualmente, siamo spesso ridotti a fare da Guardia Pretoriana in alta uniforme a Messe Solenni con tanto di Lupetti in prima fila mezzo soffocati dall’incenso ed Esploratori e Rover annoiati ed in tutt’altre faccende affaccendati un po’ più indietro...
Un’Agesci che, semplicemente, non riconosce in me il futuro associativo:
un adulto che ha una vita lavorativa, delle prospettive familiari ed una disponibilità di tempo libero profondamente diverse da quelle dei suoi predecessori.
La mia Associazione, semplicemente, non mi vede più, non mi riconosce più: mi chiede delle cose per me inverosimili e contribuisce ad espellermi da questo Servizio che tanto amo.
Spero solo che, caduti i miei impegni di Servizio diretti, riesca a ritagliare pochi attimi di tempo per testimoniare la necessità di riformare profondamente l’Agesci, non per riportare indietro l’orologio, anzi: è l’Agesci che è rimasta agli anni 70 - 90, è necessario che si aggiorni:
che si aggiorni rispetto alle disponibilità di Servizio dei Capi in un mondo post globalizzato e che si aggiorni rispetto alla proposta Educativa verso i ragazzi, per cui, a mio modesto parere, lo scouting deve costituire la stragrande maggioranza delle attività.
Il mio ringraziamento va alla Comunità Capi del Matera 2 che mi ha accolto e sostenuto nel momento del bisogno, va allo Staff del Clan Fuco Perfecta Laetitia con cui quest’anno abbiamo sfiorato la perfezione eponima, va ai rappresentanti delle associazioni con cui abbiamo iniziato un cammino comune di Servizio e va a quei genitori che hanno sostenuto fino in fondo i nostri sforzi.
Ai ragazzi vanno, più che i ringraziamenti, le scuse: per non essere stato all’altezza delle loro necessità, per non essere riuscito a fare il necessario, incluso qualche sana pedata, beninteso. Queste righe contengono troppa amarezza per contaminare i pensieri che ho per loro, quindi non aggiungo altro in questa sede.
Ho fatto del mio meglio.
E, ora, mi aspetta un duro inverno.
Colori (ascoltata per la prima volta a La Vaglia, 1987 )
Questo prato verde ti ricorderà la speranza del mattino
non smarrirla, amico mio, perché io ritornerò.
Questo cielo azzurro ti ricorderà la fiducia nella vita
non deporla, amico mio, perché io, io ritornerò.
Questa rosa rossa ti ricorderà la bellezza del tuo amore
non tradirlo, amico mio, perché io, ritornerò.
Questo sole d'oro ti ricorderà lo splendore del tuo dono
non stancarti, amico mio, perché io, ritornerò.
Il colore arcano della libertà sai trovarlo amico mio?
Nel tuo cuore l'ho posto io perché io, ritornerò.
12 agosto 2010
Route Estiva 2010, il seme
Roverrò, ora, ci possiamo permettere di cantarla con cognizione di causa e con pieno diritto. Perchè l'esperienza vissuta al tramonto di questa magnifica giornata è ben descritta dai versi della canzone.
Il cielo, solcato da nuvole rapide, si è arrossato in uno spettacolare tramonto mentre ai nostri piedi, lontano, si vedeva lo Jonio lontano oltre le creste di Serra di Crispo.
Abbiamo cantato ( e filmato ) in letizia ed io sono addirittura riuscito a godermi un po' del panorama nonostante le proverbiali vertigini.
I pini loricati, i colori ed il vento stesso, tutto sapeva d'incanto. Ma l'incanto vero veniva dai nostri cuori che, seppur per troppe poche ore, hanno battuto assieme sotto il peso dello zaino e per la meraviglia di essere arrivati tutti assieme lì dove fa paura guardar giù.
Al chiarore del Lamparo a gas, abbiamo cucinato, cenato, concluso l'attività programmatica sulla Carta di Clan e fatto una breve veglia alle stelle, breve perchè le condizioni meteo non erano ideali e tra umidità, freddo e nubi che coprivano spesso la splendente stellata abbiamo preferito andare a nanna a recuperare le forze.
Mi sono addormentato come un sasso.
L'indomani, di buon ora, abbiamo smontato il campo nell'alba fredda e, a malincuore, abbiamo abbandonato la Cima per tornare a Casa.
Ho pagato caro il mio errore di valutazione e i dolorini del sovraccarico non sono ancora scomparsi, età a parte sono del tutto fuori allenamento.
Cosa resterà di questi pochi giorni di Route?
Tanto.
La Route tradizionale fatta di fatica, salite e salda solidarietà lontani da ogni comodità urbana è la base di ogni Comunità R/S che si rispetti. Se non si è disposti a portare lo zaino, ossia l'intera propria vita legata a quella degli altri, per una salita sotto il sole puntando ad una Croce lontana è meglio dedicarsi ad altro.
E, questo, credo sia passato nei cuori dei ragazzi. Nelle parole delle discussioni serali si è andato rinforzando un sentimento di determinazione nell'impedire che il prossimo anno scout sia negativamente condizionato da chi non ha tale volontà e non riconosce nella Strada e nel Servizio la chiave della Comunità che rende adulti ogni giorno.
Questo tipo di esperienza è fondamentale per dare ai ragazzi l'opportunità di conoscere se stessi, i propri limiti, il proprio corpo e sperimentare una fratellanza concreta e pratica
Di recente mi è stato chiesto come risolvere il problema del vandalismo. Credo che valga lo stesso anche per le altre problematiche giovanili, dalle dipendenze alla mercificazione del corpo della donna "bilaterale" in cui i ragazzi considerano le ragazze oggetti sessuali e le ragazze fanno a gare per prendere il loro posto a questo squallido gioco amorale.
Personalmente, ritengo che le vere soluzioni non siano nella repressione, la videosorveglianza et similia, ma passino da un'educazione basata su valori che, per definizione, non possono essere insegnati, ( tutt'al più testimoniati ) ma solo "tirati fuori" da ognuno.
E la Route di Strada, faticosa, dolorosa, commovente, è il perfetto cavatappi per tirar fuori da ogni ragazzo la sua Legge Morale in accordo e comunione coi suoi fratelli.
Con questo, concludo.
E' tempo di passare ad altri argomenti.
Un po' di ferie anche per me ;-)
5 agosto 2010
Route Estiva 2010: le fondamenta
'stavolta ho fatto almeno un paio di errori tecnici: sbagliare ad un bivio sulla via del ritorno e mettermi delle calze dell'uniforme un po' troppo lise. Il primo errore ci è costato un paio d'ore aggiuntive di fatica a nordovest del Bosco Tre Valli lungo la scarpata di Fosso Iannace. Il secondo un paio di bolle sui piedi, dolorose ma troppo piccole per applicare il collaudato metodo di ago e filo.
Mentre le auto ci portavano verso il Pollino, l'atmosfera a bordo era silenziosa. Dopo il calssico caffè in autogril ci siamo sciolti un po', ma è stato solo dopo aver abbandonato le gabbie di ferro della civiltà che ci siamo sentiti davvero in Route. Con le auto parcheggiate, gli zaini a terra, poteva davvero iniziare la nostra avventura!
E, dato che il Capo sono io, non poteva che iniziare con... il PRANZO!!!
Subito dopo aver messo a posto spiritiere e fornelletti, con la pancia piena ed il volto disteso dalle prime risate, abbiamo iniziato le attività.
Abbiamo iniziato la Route visitando le Sorgenti del Frida, grazie all'ospitalità del Signor Vincenzo che ci ha fatto da guida. Ci siamo preparati indossando caschi di protezione, lunghi impermeabili e stivali di gomma. E, poi, in fila indiana nel tunnel, con al centro un marciapiede affiancato da due canali in cui confluisce l'acqua sorgiva che scorre dal cuore stesso della montagna. Il cunicolo è basso, scavato nella nuda roccia da cui piove acqua dolcissima, a gocce, rivoli, spruzzi o veri e propri getti. Il tunnel è poco illuminato, denso d'acqua in sospensione e meraviglioso per la visione della nascita del più prezioso dei beni. La visita ci ha rinfrescati e divertiti, è stata interessante ed unica: non mi era mai capitato di vedere uno spettacolo del genere.. Credo che il tema dell'Acqua Pubblica potrà essere proposto con successo al Clan, l'anno prossimo.. Ritornati all'aperto, dopo aver ringraziato il Signor Vincenzo, ci siamo asciugati e riscaldati al sole. Ed è giunto il momento: zaino in spalla, siamo partiti per una dura salita verso il Santuario della Madonna di Pollino. Lo zaino, pesante, terribile, mi ha schiacciato fin dai primi metri di salita. Dopo una mezz'ora scarsa di strada i ragazzi hanno scelto di salire per il sentiero del pellegrino e abbiamo abbandonato l'asfalto. Abbiamo allungato un bel po', ma il sentiero è davvero bello, intagliato nella montagna ed accompagnato dagli alberi per quasi tutto il tragitto. Usciti dal bosco, nel tardo pomeriggio, abbiamo intravisto in alto ( e purtroppo lontano ) la Croce del Santuario. Raggiungerla è stata una vera sfida data la pendenza e la stanchezza. Ma, arrivati in cima, il Santuario deserto sembrava preparato ad accoglierci, ad accogliere la nostra fatica, il nostro sudore. Ci siamo dissetati e lavati alla fontana, abbiamo montato il campo e cucinato al chiarore del tramonto e delle torce.Non abbiamo avuto alcun problema a fare il fuoco di bivacco senza accendere il fuoco, ma la cosa più itneressante è stata l'Attività sul significato delle Parole e della Carta di Clan. Riporto qui la traccia che ho usato per introdurre la discussione:
Decaloghi
- L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
- Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di me
- Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
- La Guida e lo Scout Pongono il loro Onore nel Meritare Fiducia
Parole. Una di seguito all'altra. Parole pesanti, sacre. Parole di Speranza, di Comando, di Scelta.
Ma cosa segue alle Parole?
Il Nostro Zaino è un fatto concreto. Non servono parole per sperimentarlo.
In Marcia.
Cataloghi
Onore
Cortesia
Natura
Economia
Purezza
Fedeltà
Lealtà
Altre parole. Parole a cui cent'anni fa BP attribuiva contenuti significativi e precisi. E per noi?
Cosa stiamo costruendo per le nostre vite lontani o vicini al significato che BP dava a queste parole?
Possiamo scegliere tra i decaloghi. Ma ne vale la pena?
Siamo disposti ad essere inflessibili, audaci e rigorosi per qualcosa?
E se noi stessi scrivessimo la nostra legge, il nostro decalogo, saremmo più capaci di trasformare le parole in opere adeguate?
La discussione si è sviluppata secondo una direzione che non mi ha sorpreso affatto: i ragazzi vogliono fare, vivere lo scoutismo fino in fondo, sperimentare la sua proposta sul serio e sono scontenti, assai scontenti, del tempo perduto a causa di chi non è itneressato e vive lo scoutismo superficialmente e più per abitudine che per altro. Purtroppo, questo problema non è di facile soluzione anche perchè la relativa ricetta, contenente medicine troppo amare, difficilmente potrà essere somministrata dal Capo ad un Clan anche se a posteriori si è dimostrata efficace e risolutiva.
E' stato davvero a malincuore che siamo andati a nanna, dopo il nostro corale " Al cader della giornata " sotto una luna che ha reso inutili le torce ed i lampi di una tempesta che si avvicinava da Nord.
La notte non è stata tranquilla: la tempesta ci ha colto in pieno. In tenda, la pioggia, ha su di me un effetto soporifero. Purtroppo, per ogni volta che lo scrosciare mi sprofondava nel sonno, c'è stata una volta in cui la tenda, mossa da un ventaccio dispettoso, mi svegliava letteralmente schiaffeggiandomi...
...continua
30 luglio 2010
L'Offerta della Vedova
Grazie allo strumento di pubblicazione programmata di Blogger, quando questo post sarà pubblicato io sarò già con zaino in spalla a Sud di Mezzana, frazione di San Severino Lucano. Nel nulla, secondo il buon Dottore. Effettivamente, dalle cime di lassù si è abbastanza distanti da paesi e città, per quanto lo si può essere nell'affollata ed urbanizzata Italia.
E' di nuovo Route.
Un ultimo piccolo sforzo, anch'esso debordante rispetto alle possibilità, ma facciamo finta, per un giorn,o di essere altro da se.
I ragazzi si sono organizzati, la stampante sta macinando quel poco di carta indispensabile alle attività, lo zaino è pronto.
Sono 20 anni ( 22 per la precisione ) che sto imparando a farlo, ogni volta che lo chiudo mi sembra di esser migliorato, ogni volta che lo porto in spalla sento che non è così.
Sono 20 anni che la sera prima della partenza per un campo sono inquieto fino alla notte. Poi, con lo zaino pronto ai piedi del letto, mi tranquillizzo perchè siamo pronti.
Perchè ho preparato al mio meglio questa breve Route e spero che Serva al Clan come se fosse canonica nella durata.
Purtroppo non vi sono altre possibilità e già questo impegno è preso a credito da altro.
Ma che importa ora?
Sento già il dolore al ginocchio destro pronto a farmi compagnia per la prossima settinama ed, ancor prima, l'aria impalpabile nei polmoni alla terza ora di Strada, il profumo della spiritiera e l'acqua gelida dei Piani di Pollino.
Ma i nostri cuori sulle cime non posso descriverli, è mio privilegio viverli...
4 gennaio 2010
La Route Non è uno spasso

Lo zaino ti spezza la schiena e pioggia e sudore ti infradiciano allo stesso modo.
Il sollievo dell'arrivo te lo ricordi per un pezzo.
La sera il sonno non tarda a venire, neppure su un pavimento freddo.
Quest'anno, Accettura.
Per motivi logistici abbiamo diviso l'autobus e la struttura dei pernottamenti col Reparto, separando, ovviamente, le due unità nelle rispettive attività. Ma non ci siamo fatti mancare la Strada...
Pur con qualche ritardo evitabile, ci siamo trovati ad abbandonare l'autobus verso le 10 del mattino del 27 Dicembre nei pressi dello svincolo di Campomaggiore per Accettura.
Il tema della Route è stato 'la Responsabilità'.
Partendo dalla Parabola delle Dieci Vergini e da quella dei Talenti abbiamo costruito un percorso ideale e fisico che ha mescolato i tornanti in salita, lo zaino, il documento di Don Peppino Diana "Per amore del mio popolo non tacerò" ed una riflessione sull'Olocausto, tutto in funzione della chiave di lettura scelta come tema della Route.
E la Strada.
Ne abbiamo fatta parecchia, compatibilmente con un Sole che tramontava alle 16. Pranzi e Cene esclusivamente su fornelletto, cartina e bussola, un azimut ed un finale di route al cardiopalma arrampicandoci tutti assieme, senza che nessuno primeggiasse, verso Accettura.
Discussioni su discussioni, finalmente organiche, piccole chiacchierate lungo la Strada rubando il fiato alle gambe ed uno spirito lieve ci hanno accompagnato per i tre giorni della Route.
Ringrazio di cuore il Gruppo AGESCI Accettura 1, le cui attività sono solo momentaneamente sospese per mancanza di capi. Lo Spirito di Servizio ed il calore con cui ci hanno ospitato ci resterà nel cuore.
E cos'altro ci resterà, di tanti chilometri, risate, parole, sudori e sforzi?
Non posso essere io a rispondere.
18 novembre 2009
Benvenuto Matera 3
Benvenuto, Matera 3
Che gioia è stata tenerti a battesimo.
Che gioia vedere un Gruppo AGESCI gemmare e non separarsi.
Contribuire ad un progetto di crescita, veder concretizzare gli obiettivi uno dopo l'altro, partecipare alla costruzione della Nave e poi spingerla al largo dopo il Varo.
L'augurio di Buona Strada non è al Nuovo MT3, ma a tutti noi, che la percorreremo assieme, più agili ma sempre affiancati.

PS: vedere il Clan che, a Testuggine, assale il bancone del bouffet per riportarti poi un piatto di dolci non ha prezzo...
Che gioia è stata tenerti a battesimo.
Che gioia vedere un Gruppo AGESCI gemmare e non separarsi.
Contribuire ad un progetto di crescita, veder concretizzare gli obiettivi uno dopo l'altro, partecipare alla costruzione della Nave e poi spingerla al largo dopo il Varo.
L'augurio di Buona Strada non è al Nuovo MT3, ma a tutti noi, che la percorreremo assieme, più agili ma sempre affiancati.
PS: vedere il Clan che, a Testuggine, assale il bancone del bouffet per riportarti poi un piatto di dolci non ha prezzo...
9 novembre 2009
Perfetta Letizia
Il cielo limpido e stellato della notte d'autunno mi copre di luce. La Via Lattea è visibile distintamente oltre la croce illuminata di LED un po' albero-di-natale. Mi rilasso un po', mentre li rumori delle chiusure lampo delle tende mi annunciano che il Clan si ritira negli igloo.
Dopo una lunga preparazione da parte dello Staff, siamo a metà dell'uscita con pernottamento. Grazie al lavoro ed all'impegno di tutti siamo riusciti ad arrivare qui, a questa serata magnifica.
Non è stata un'uscita eccezionale.
Nel senso lato del termine.
Ci siamo visti in sede alle 1530, siamo partiti con solo un piccolo ritardo e siamo giunti a destinazione con il sole ancora alto. Purtroppo, per motivi logistici, in auto. Quindi, siamo stati costretti a fare un po' di su e giù in modo da avere le auto già a destinazione. I ragazzi hanno marciato per 15 minuti circa senza di me e, quando siamo ritornati da loro con un passaggio, qualcuno si è meravigliato che avessi sulle spalle zaino e tenda: " Visto che c'eri potevi lasciarla su...". Misunderstanding... Il Sole è tramontato, ma canti e risa hanno rischiarato i nostri passi in salita, come non ricordavo da tempo.

Così, dopo un bel po', si arriva caldi di sudore e, senza indugi, si montano le tende. I 4 igloo spuntano in pochi minuti, dove c'era un piccolo giardino ora c'è un campo scout.

Fornelli alla mano, le pattuglie iniziano a cucinare ed anche la pattuglia capi si cimenta con la solita spiritiera. Ma, se risa e gioia traboccano dalle pattuglie che man mano si mettono a mangiare, noi capi siamo un po' preoccupati per l'imminente Veglia Rover. Proporremo qualcosa di nuovo, una veglia di preghiera, testimonianza di servizio, spunti di riflessione e, soprattutto, corriamo un piccolo rischio: quello di spostare l'attenzione dal Servizio in se ai Testimoni. Ci preoccupiamo, ne discutiamo, siamo pronti. Iniziamo.

Della Veglia non esistono immagini, nessuno ha avuto modo di distrarsi per scattare foto. Nè c'è stato modo di scattare foto al seguito: infatti, Don Angelo ci ha fatto l'immenso dono di venire apposta da Matera alle 22 per celebrare una Santa Messa di cui conserveremo memoria. Non potrò mai ringrazioarlo abbastanza per questo Servizio che ci ha donato, sia per la valenza della FUnzione sia perchè, altrimenti, avremmo non solo perso l'incanto dell'incontro col Signore in tali circostanze meravigliose, ma saremmo stati costretti a 'mutilare' l'uscita anticipando la conclusione delle altre attività e tornare alla base per la Messa.
La Veglia è stato il cuore dell'uscita, il momento in cui è stato possibile aprirsi, farsi conoscere, stabilire un legame. Non è stato il prodotto della volontà di un singolo, ma dei contributi di un Clan, di ragazzi ed adulti, che, nei rispettivi ruoli ha fatto passi su strade nuove.
Poi, i saluti a chi è tornato a casa ed un'animazione di canti ed esilaranti scenette, quasi non posso pensarci che mi scappa ancora da ridere. Ma mi sono anche commosso per un canto d'Amore che ha ricordato a tutti i presenti quanto siamo stati fortunati...
La notte è stata serena, con sogni lievi, il risveglio un po' brusco al latrare dei cani e gli spari dei cacciatori.
Colazione con calma e ho netta la sensazione del mio cervello che si svegliava man mano che il profumo del caffè si spargeva nell'aria.
Abbiamo tirato a lucido chiesetta e canonica, smontato le tende e pulito il campo ( e devo testimoniare che qualche insospettabile lavativo si è prodigato davvero nel lasciare il mondo un po' migliore di come l'aveva trovato ).
E poi? Beh, la parte facile: steso il programma annuale. Ognuno ha i suoi compiti assunti volontariamente e le sue scadenze. Ogni attività, proposta dai ragazzi, sarà organizzata da una pattuglia, in questo modo per ogni riunione il Clan potrà discutere di un'attività e portare avanti il programma contemporaneamente ottimizzando il tempo disponibile. E poi?
Beh, una fantastica sfida a palla scout in cui ( miracolosamente ) la mia squadra è riuscita a pareggiare nonstante le mie scarse capacità.
E poi?
Beh, a parte la pastalforno domenicale, poi...
Poi c'è la Route Invernale ad attenderci, e nel frattempo, un tempo tutto nostro per crescere assieme in letizia.
In Perfetta Letizia.
Dopo una lunga preparazione da parte dello Staff, siamo a metà dell'uscita con pernottamento. Grazie al lavoro ed all'impegno di tutti siamo riusciti ad arrivare qui, a questa serata magnifica.
Non è stata un'uscita eccezionale.
Nel senso lato del termine.
Ci siamo visti in sede alle 1530, siamo partiti con solo un piccolo ritardo e siamo giunti a destinazione con il sole ancora alto. Purtroppo, per motivi logistici, in auto. Quindi, siamo stati costretti a fare un po' di su e giù in modo da avere le auto già a destinazione. I ragazzi hanno marciato per 15 minuti circa senza di me e, quando siamo ritornati da loro con un passaggio, qualcuno si è meravigliato che avessi sulle spalle zaino e tenda: " Visto che c'eri potevi lasciarla su...". Misunderstanding... Il Sole è tramontato, ma canti e risa hanno rischiarato i nostri passi in salita, come non ricordavo da tempo.
Così, dopo un bel po', si arriva caldi di sudore e, senza indugi, si montano le tende. I 4 igloo spuntano in pochi minuti, dove c'era un piccolo giardino ora c'è un campo scout.
Fornelli alla mano, le pattuglie iniziano a cucinare ed anche la pattuglia capi si cimenta con la solita spiritiera. Ma, se risa e gioia traboccano dalle pattuglie che man mano si mettono a mangiare, noi capi siamo un po' preoccupati per l'imminente Veglia Rover. Proporremo qualcosa di nuovo, una veglia di preghiera, testimonianza di servizio, spunti di riflessione e, soprattutto, corriamo un piccolo rischio: quello di spostare l'attenzione dal Servizio in se ai Testimoni. Ci preoccupiamo, ne discutiamo, siamo pronti. Iniziamo.
Della Veglia non esistono immagini, nessuno ha avuto modo di distrarsi per scattare foto. Nè c'è stato modo di scattare foto al seguito: infatti, Don Angelo ci ha fatto l'immenso dono di venire apposta da Matera alle 22 per celebrare una Santa Messa di cui conserveremo memoria. Non potrò mai ringrazioarlo abbastanza per questo Servizio che ci ha donato, sia per la valenza della FUnzione sia perchè, altrimenti, avremmo non solo perso l'incanto dell'incontro col Signore in tali circostanze meravigliose, ma saremmo stati costretti a 'mutilare' l'uscita anticipando la conclusione delle altre attività e tornare alla base per la Messa.
La Veglia è stato il cuore dell'uscita, il momento in cui è stato possibile aprirsi, farsi conoscere, stabilire un legame. Non è stato il prodotto della volontà di un singolo, ma dei contributi di un Clan, di ragazzi ed adulti, che, nei rispettivi ruoli ha fatto passi su strade nuove.
Poi, i saluti a chi è tornato a casa ed un'animazione di canti ed esilaranti scenette, quasi non posso pensarci che mi scappa ancora da ridere. Ma mi sono anche commosso per un canto d'Amore che ha ricordato a tutti i presenti quanto siamo stati fortunati...
La notte è stata serena, con sogni lievi, il risveglio un po' brusco al latrare dei cani e gli spari dei cacciatori.
Colazione con calma e ho netta la sensazione del mio cervello che si svegliava man mano che il profumo del caffè si spargeva nell'aria.
Abbiamo tirato a lucido chiesetta e canonica, smontato le tende e pulito il campo ( e devo testimoniare che qualche insospettabile lavativo si è prodigato davvero nel lasciare il mondo un po' migliore di come l'aveva trovato ).
E poi? Beh, la parte facile: steso il programma annuale. Ognuno ha i suoi compiti assunti volontariamente e le sue scadenze. Ogni attività, proposta dai ragazzi, sarà organizzata da una pattuglia, in questo modo per ogni riunione il Clan potrà discutere di un'attività e portare avanti il programma contemporaneamente ottimizzando il tempo disponibile. E poi?
Beh, una fantastica sfida a palla scout in cui ( miracolosamente ) la mia squadra è riuscita a pareggiare nonstante le mie scarse capacità.
E poi?
Beh, a parte la pastalforno domenicale, poi...
Poi c'è la Route Invernale ad attenderci, e nel frattempo, un tempo tutto nostro per crescere assieme in letizia.
In Perfetta Letizia.
4 ottobre 2009
4 Ottobre 2009
Fa’, o Signore, che io ti conosca.
E la conoscenza mi porti ad amarti,
e l’amore mi sproni a servirti
ogni giorno più generosamente.
Che io veda, ami e serva te in tutti i miei fratelli,
ma particolarmente in coloro che mi hai affidati.
Te li raccomando perciò, Signore,
come quanto ho di più caro,
perché sei tu che me li hai dati,
e a te devono ritornare.
Con la tua grazia, Signore,
fa’ che io sia sempre loro di esempio e mai di inciampo:
che essi in me vedano te,
e io in loro te solo cerchi:
così l’amore nostro sarà perfetto.
E al termine della mia giornata terrena
l’essere stato capo mi sia di lode e non di condanna.
Amen.
25 maggio 2009
Tempèra, BAS35 e un compleanno.
La sera del 18 Aprile 2009 percorrevamo la Bradanica deserta in direzione Matera. Eravamo fortemente scossi ed emozionati.Ma con qualche risposta in più.
A distanza di più di un mese da quegli eventi che per me non sono ancora conclusi, figuriamoci per chi li vive in questo stesso istante, posso permettermi di scrivere qualche considerazione più precisa. Ora so perchè sono partito per Tempèra, ad esempio. Nessun particolare desiderio di riscatto, ben poco egoismo da autoaffermazione. Le motivazioni sono particolarmente banali, temo: una semplice conseguenza dei lunghi anni di scoutismo, ed un profondo desiderio di mantener fede agli impegni costi quel che costi, un desiderio quasi infantile, purtroppo. Assai meno infantile è la scelta di servizio che si dimostra concreta, incarnata irreversibilmente nel mio quotidiano.
Ma vedo che sto divagando, ultimamente ho troppi cattivi esempi eh eh eh.
Sono andato a Tempèra per lo stesso motivo per cui mi sveglio la domenica alle sette del mattino e mi metto i calzoni corti per stare appresso al più prezioso bene che conosca.
Ritengo che aggiungere tentativi di spiegazione sia inutile. Chi non lo capisce non lo capirà certo con la mia eloquenza. Mentre le ultime curve della Bradanica si illuminavano fiocamente per la luce della Città in avvicinamento riflettevamo su quello che avrebbe significato per il futuro del gruppo questa esperienza.
Ora, con lucidità, spero che non ne abbia alcuna.
Ogni pensiero, ogni sentimento utilitaristico pur finalizzato a gesti d'Amore, non può che ritorcersi contro il Servizio che si vorrebbe migliorare.
Siamo andati a Tempèra perchè quell'atto è la normale conseguenza della Partenza successiva ad una Promessa che sentiamo valida e viva tutt'oggi. Alla fine di quest'anno scout posso solo confermare la mia disponibilità a continuare in un Servizio compatibile con la situazione lavorativa e a portare dei ragazzi sulle cime, lì dove attraverso le difficoltà della Strada lo scoutismo riconquista tutto il suo senso.
Il Servizio non può essere soggetto a compromessi.
Ecco perchè, giunto, oggi, ad un'età in cui ho ancora una volta rischiato e raccolto in ambito lavorativo, assunto responsabilità di ben altro peso, non vedo ragioni per indugiare anche nell'ambito del Servizio tollerando il proliferare di situazioni che con l'Agesci non dovrebbero aver nulla a che vedere. Ci sono molti piccoli mondi racchiusi in questo, ci sono molti tempi nella vita, non bisogna aver paura di cambiare per restare fedeli a se stessi ed alle persone che in concreto ricevono il nostro servizio.
Il mio nuovo modo di lavorare toglie tutte le certezze in cambio di nuove opportunità, il mio modo di offrire Servizio spero si perfezionerà analogamente nel tempo. Soprattutto, mi preme scansare tutto quello che ruba ai ragazzi opportunità di crescita attraverso la fatica dello zaino in funzione di sterili vaniloqui autoreferenziali.
Spero davvero di cuore che tutti assieme riusciremo ad incastrarci tra noi per restare saldi, riconoscendo i propri punti di forza ed i propri limiti, adeguando il Servizio alle opportunità e non il contrario, ricordando il passato per migliorare presente e futuro.
Credo che l'Operato di BAS 35 ( e della successiva BAS 204 ) vada ricordato e raccontato come assoluto paradigma di normalità. Credo che tornerò a Tempèra anche fisicamente, prima o poi. Credo che l'impegno verso l'Abruzzo continuerà. Credo di aver incontrato degli uomini e delle donne che non dimenticherò mai, sia tra le vittime che tra i soccorritori. Credo di non aver fatto ancora abbastanza. Credo che ignorerò ulteriori appelli alla ragionevolezza.
Credo nella sete in cima alla montagna e nella forza di chi mi sta accanto.
Credo sia abbastanza per oggi.
Grazie, grazie di cuore a tutti.
A distanza di più di un mese da quegli eventi che per me non sono ancora conclusi, figuriamoci per chi li vive in questo stesso istante, posso permettermi di scrivere qualche considerazione più precisa. Ora so perchè sono partito per Tempèra, ad esempio. Nessun particolare desiderio di riscatto, ben poco egoismo da autoaffermazione. Le motivazioni sono particolarmente banali, temo: una semplice conseguenza dei lunghi anni di scoutismo, ed un profondo desiderio di mantener fede agli impegni costi quel che costi, un desiderio quasi infantile, purtroppo. Assai meno infantile è la scelta di servizio che si dimostra concreta, incarnata irreversibilmente nel mio quotidiano.
Ma vedo che sto divagando, ultimamente ho troppi cattivi esempi eh eh eh.
Sono andato a Tempèra per lo stesso motivo per cui mi sveglio la domenica alle sette del mattino e mi metto i calzoni corti per stare appresso al più prezioso bene che conosca.
Ritengo che aggiungere tentativi di spiegazione sia inutile. Chi non lo capisce non lo capirà certo con la mia eloquenza. Mentre le ultime curve della Bradanica si illuminavano fiocamente per la luce della Città in avvicinamento riflettevamo su quello che avrebbe significato per il futuro del gruppo questa esperienza.
Ora, con lucidità, spero che non ne abbia alcuna.
Ogni pensiero, ogni sentimento utilitaristico pur finalizzato a gesti d'Amore, non può che ritorcersi contro il Servizio che si vorrebbe migliorare.
Siamo andati a Tempèra perchè quell'atto è la normale conseguenza della Partenza successiva ad una Promessa che sentiamo valida e viva tutt'oggi. Alla fine di quest'anno scout posso solo confermare la mia disponibilità a continuare in un Servizio compatibile con la situazione lavorativa e a portare dei ragazzi sulle cime, lì dove attraverso le difficoltà della Strada lo scoutismo riconquista tutto il suo senso.
Il Servizio non può essere soggetto a compromessi.
Ecco perchè, giunto, oggi, ad un'età in cui ho ancora una volta rischiato e raccolto in ambito lavorativo, assunto responsabilità di ben altro peso, non vedo ragioni per indugiare anche nell'ambito del Servizio tollerando il proliferare di situazioni che con l'Agesci non dovrebbero aver nulla a che vedere. Ci sono molti piccoli mondi racchiusi in questo, ci sono molti tempi nella vita, non bisogna aver paura di cambiare per restare fedeli a se stessi ed alle persone che in concreto ricevono il nostro servizio.
Il mio nuovo modo di lavorare toglie tutte le certezze in cambio di nuove opportunità, il mio modo di offrire Servizio spero si perfezionerà analogamente nel tempo. Soprattutto, mi preme scansare tutto quello che ruba ai ragazzi opportunità di crescita attraverso la fatica dello zaino in funzione di sterili vaniloqui autoreferenziali.
Spero davvero di cuore che tutti assieme riusciremo ad incastrarci tra noi per restare saldi, riconoscendo i propri punti di forza ed i propri limiti, adeguando il Servizio alle opportunità e non il contrario, ricordando il passato per migliorare presente e futuro.
Credo che l'Operato di BAS 35 ( e della successiva BAS 204 ) vada ricordato e raccontato come assoluto paradigma di normalità. Credo che tornerò a Tempèra anche fisicamente, prima o poi. Credo che l'impegno verso l'Abruzzo continuerà. Credo di aver incontrato degli uomini e delle donne che non dimenticherò mai, sia tra le vittime che tra i soccorritori. Credo di non aver fatto ancora abbastanza. Credo che ignorerò ulteriori appelli alla ragionevolezza.
Credo nella sete in cima alla montagna e nella forza di chi mi sta accanto.
Credo sia abbastanza per oggi.
Grazie, grazie di cuore a tutti.
22 maggio 2009
Cronache di BAS 35, Venerdì 17 e Sabato 18 Aprile 2009
Sveglia presto, colazione rilassata in una comunità che è proiettata alla fine del Servizio. Forse in serata riusciremo a fare la Fiesta. La Fiesta non è una festa d'addio, ma un punto centrale delle comunità scout che arrivano alla fine di un'impresa. E coi ragazzi di Chieti abbiamo trovato davvero una bella intesa, peccato aver dovuto lavorare separati per la maggior parte del tempo.
In mattinata ho avuto una piccola disavventura: mentre ero chiuso nel WC chimico a fare i fatti miei,, mi sono accorto che dividevo l'intimità con una vespa. Già, le solite vespe persecutrici... Ormai mi sono abituato ad irrigidirmi nell'immobilità: ho fatto fino in fondo quello che ero andato a fare, sono uscito ed ho fatto uscire la vespa.. Il lavoro al magazzino ormai scorre con facilità: ho steso dei cordini tra i pali della tenda a cui appendere le scarpine da bimbo ed altri ogggetti colorati tipo le borse per ravvivare un po' l'ambiente. In mattinata siamo visitati da una fotografa e abbiamo inizato a passare le consegne ai Carabinieri sulla gestione del magazzino.
Subito dopo pranzo mi collego ancora al server aziendale per spedire i modelli, il tutto senza difficoltà. Ad un certo punto, nel primo pomeriggio, ho una sensazione stranissima: come se, dovendomene tornare io a casa, tutti quanti potranno farlo assieme a me. Pe rpochi istanti penso che assieme a noi tutti torneranno nelle loro case, che la tendopoli si svuoterà. E invece...
Mi ritrovo in macchina con un senso di malessere fisico crescente, stiamo tentando di arrivare al CSS per ritirare gli attestati di partecipazione, ma non ci decidiamo, giriam oa vuoto e poi torniamo al campo: al CSS ci vanno solo i capi squadra. Noi torniamo giusto in tempo per ricominciare la cernita di altri scatoloni che soccorritori ' improvvisati' ci hanno scaricato davanti al magazzino pieni di roba inutile. Passo il pomeriggio un po' in coma, non mi sento davvero troppo bene, Rocco m itira su: " Siamo stanchi, nonsiamo più perfettamente lucidi, è giusto tornare a casa e cedere il testimone a chi ha forze fresche ".
Chiudiamo il magazzino per l'ultima volta e, stanchi, andiamo a cena. Usciamo dalla sala mensa e ci sediamo lì di fronte in attesa della verifica. Mi copro, fa freddo e ho ancora mal di pancia.
Arriva Marco, Marco Rufini e si unisce al nostro cerchio allegro. Ci parla come se fosse un'altra faccenda di magazzinaggio. Ci parla della notte del terremoto. Ci racconta del fragore, delle tenebre, del terrore della sua famiglia, dell'ansia per i bambini. Il suo lavoro è nel soccorso alpino, è abituato a prendere decisioni, ma le grida di dolore ed orrore che si levarono da Tempèra alle 03:27 di quel nefasto Lunedì l'hanno sconvolto ed intorpidito. Ma subito mette al sicuro moglie e figli in giardino, accende il fuoco per dare luce e calore ad un paese immerso nelle tenebre. Scende verso il paese buio e dolente. Ci racconta l'episodio di una coppia di anziani che si p ritrovata a testa in giù nel letto tra le macerie della casa crollata. Riesce a salvare solo la donna. Ci racconta di corpi estratti, del sangue, del salvataggio di un uomo ferito nel suo letto al secondo piano di una casa crollata. Arrampicandosi come in alta montagna. Calando i lferito legato ad una scala, mentre una nuove forte scossa faceva tremare la terra e crollare il resto della casa. Ci racconta i lterrore di non poter rivedere i suoi cari mentre laa seconda scossa faceva crollare pietre lì dove era un istante prima. Ci racconta dell'arrivo dell'alba. Della luce del nuovo giorno sulla tragedia.
Noi lo ascoltiamo commossi, mi alzo, lo abbraccio, gli regalo il mio cappellone scout.
Ciao, Marco, tornerò nella tua nuova casa.
Inizia la verifica delle pattuglie agesci. Non abbiamo scritto certo la storia, ma non è stato un momento banale. Le mie considerazioni in un altro post ;-)
Ci siamo presi una piccola rivincita: per sfottere un po' i veneti che sulla segreteria in cui prestavano servizio hanno innalzato la loro bandiera invece dell'usuale Italia - Europa - Agesci, abbiamo confezionato un "Gran Pavese" fatto di mutande e reggiseni provenienti dagli scarti di magazzino e l'abbiamo attaccato sulla porta...
In mattinata ho avuto una piccola disavventura: mentre ero chiuso nel WC chimico a fare i fatti miei,, mi sono accorto che dividevo l'intimità con una vespa. Già, le solite vespe persecutrici... Ormai mi sono abituato ad irrigidirmi nell'immobilità: ho fatto fino in fondo quello che ero andato a fare, sono uscito ed ho fatto uscire la vespa.. Il lavoro al magazzino ormai scorre con facilità: ho steso dei cordini tra i pali della tenda a cui appendere le scarpine da bimbo ed altri ogggetti colorati tipo le borse per ravvivare un po' l'ambiente. In mattinata siamo visitati da una fotografa e abbiamo inizato a passare le consegne ai Carabinieri sulla gestione del magazzino.
Subito dopo pranzo mi collego ancora al server aziendale per spedire i modelli, il tutto senza difficoltà. Ad un certo punto, nel primo pomeriggio, ho una sensazione stranissima: come se, dovendomene tornare io a casa, tutti quanti potranno farlo assieme a me. Pe rpochi istanti penso che assieme a noi tutti torneranno nelle loro case, che la tendopoli si svuoterà. E invece...
Mi ritrovo in macchina con un senso di malessere fisico crescente, stiamo tentando di arrivare al CSS per ritirare gli attestati di partecipazione, ma non ci decidiamo, giriam oa vuoto e poi torniamo al campo: al CSS ci vanno solo i capi squadra. Noi torniamo giusto in tempo per ricominciare la cernita di altri scatoloni che soccorritori ' improvvisati' ci hanno scaricato davanti al magazzino pieni di roba inutile. Passo il pomeriggio un po' in coma, non mi sento davvero troppo bene, Rocco m itira su: " Siamo stanchi, nonsiamo più perfettamente lucidi, è giusto tornare a casa e cedere il testimone a chi ha forze fresche ".
Chiudiamo il magazzino per l'ultima volta e, stanchi, andiamo a cena. Usciamo dalla sala mensa e ci sediamo lì di fronte in attesa della verifica. Mi copro, fa freddo e ho ancora mal di pancia.
Arriva Marco, Marco Rufini e si unisce al nostro cerchio allegro. Ci parla come se fosse un'altra faccenda di magazzinaggio. Ci parla della notte del terremoto. Ci racconta del fragore, delle tenebre, del terrore della sua famiglia, dell'ansia per i bambini. Il suo lavoro è nel soccorso alpino, è abituato a prendere decisioni, ma le grida di dolore ed orrore che si levarono da Tempèra alle 03:27 di quel nefasto Lunedì l'hanno sconvolto ed intorpidito. Ma subito mette al sicuro moglie e figli in giardino, accende il fuoco per dare luce e calore ad un paese immerso nelle tenebre. Scende verso il paese buio e dolente. Ci racconta l'episodio di una coppia di anziani che si p ritrovata a testa in giù nel letto tra le macerie della casa crollata. Riesce a salvare solo la donna. Ci racconta di corpi estratti, del sangue, del salvataggio di un uomo ferito nel suo letto al secondo piano di una casa crollata. Arrampicandosi come in alta montagna. Calando i lferito legato ad una scala, mentre una nuove forte scossa faceva tremare la terra e crollare il resto della casa. Ci racconta i lterrore di non poter rivedere i suoi cari mentre laa seconda scossa faceva crollare pietre lì dove era un istante prima. Ci racconta dell'arrivo dell'alba. Della luce del nuovo giorno sulla tragedia.
Noi lo ascoltiamo commossi, mi alzo, lo abbraccio, gli regalo il mio cappellone scout.
Ciao, Marco, tornerò nella tua nuova casa.
Inizia la verifica delle pattuglie agesci. Non abbiamo scritto certo la storia, ma non è stato un momento banale. Le mie considerazioni in un altro post ;-)
Ci siamo presi una piccola rivincita: per sfottere un po' i veneti che sulla segreteria in cui prestavano servizio hanno innalzato la loro bandiera invece dell'usuale Italia - Europa - Agesci, abbiamo confezionato un "Gran Pavese" fatto di mutande e reggiseni provenienti dagli scarti di magazzino e l'abbiamo attaccato sulla porta...
Poi, la fiesta nella tenda mensa: abbiamo fatto fuori le ultime scorte di salsizz ed amaro lucano al suono di scouting for boys, è di nuovo route ed al cader della giornata. Siamo andati a nanna e mi sono ritrovato subito al mattino di Sabato facendo colazione con uno stato d'animo che non saprei descrivere. Ovviamente, è arrivato un intero TIR di materiale della protezione civile, quindi tutta roba scelta e preziosa. E anche un camion con roba meno preziosa: un intero carico di scarpe da donna con tacco di 15 cm, leopardate e verniciate. Ma cos'ha la gente nella testa? Per forza, poi, il nostro Primo Ministro si fa chiamare pubblicamente papy tra gli applausi della maggioranza degli italici..
Meglio lavorare che pensarci.
E così facciamo anche in quel sabato mattina: lavoriamo.
Finchè, all'improvviso, tra uno scatolone ed un altro, arriva il cambio.
Già. La squadra mandata a sostituirci. Con tanto di fazzolettone arancione della pattuglia nazionale protezione civile. Anche se lo aspettavamo, siamo colti di sorpresa. Passiamo le consegne, facciamo gli zaini, carichiamo le macchine e andiamo ancora una volta a mensa. Poi i saluti, qualche lacrima, tante foto.
Tutto si spegne velocemente. Scendiamo al magazzino ma ci fermiamo in lontananza. Non siamo più lì e mentre piove i ragazzi della nuova squadra agesci lavorano. E non siamo più noi dietro i pacchi, a scherzare con la gente, ad ascoltare, a stringere mani, a parlare.
Niente andrà smarrito.
Buona Strada.
Meglio lavorare che pensarci.
E così facciamo anche in quel sabato mattina: lavoriamo.
Finchè, all'improvviso, tra uno scatolone ed un altro, arriva il cambio.
Già. La squadra mandata a sostituirci. Con tanto di fazzolettone arancione della pattuglia nazionale protezione civile. Anche se lo aspettavamo, siamo colti di sorpresa. Passiamo le consegne, facciamo gli zaini, carichiamo le macchine e andiamo ancora una volta a mensa. Poi i saluti, qualche lacrima, tante foto.
Tutto si spegne velocemente. Scendiamo al magazzino ma ci fermiamo in lontananza. Non siamo più lì e mentre piove i ragazzi della nuova squadra agesci lavorano. E non siamo più noi dietro i pacchi, a scherzare con la gente, ad ascoltare, a stringere mani, a parlare.
Niente andrà smarrito.
Buona Strada.
11 maggio 2009
Cronache di BAS 35, Giovedì 16 Aprile 2009
A un certo punto ti accorgi che il tempo passa. E' giovedì, questo vuol dire che dopodomani si torna a casa. Ma non è un 'finalmente!' la parola che appiccichi subito dopo il tuo pensiero del mattino. Proprio no... Non sai se il conto alla rovescia è verso un evento desiderato o temuto. Ormai sei parte della Comunità, non ti senti un passeggero. Ci svegliamo presto, ma riusciamo a fare con calma. Sono a colazione con Raffaele quando avvertiamo una lieve scossa di terremoto. Per fortuna è davvero leggera e quasi passa inosservata.
Ho i capelli all'olio, unti e bisunti. Approfitto di Maddalena per farmi fare uno shampo a secco seduto in un vecchio passeggino riciclato come poltrona da barbiere. Per qualche minuto mi sono visto già canuto, uno shampoo a secco non è proprio il massimo ma almeno mi sono sgrassato ben bene chè già sono in tanti a sostenere che ho una capa di sivo!
La mattina è abbastanza pesante tra arrivi e sistemazioni e consegne, il tutto è aggravato dalla richiesta di servizio in mensa. Si serve dove serve, è vero, ma da professionista sono contrario alla prassi tutta italica di azzoppare un servizio efficiente ed efficace per dirottare risorse su un altro servizio che non ne trae giovamento significativo o, peggio, come in questo caso, che non ne necessita punto. Ma mi secca che siano altri ad andare al posto mio e assieme a Raffaele abbiamo partecipato alla distribuzione di pane, posate, tovaglioli e frutta. C'è di bello che ho potuto vedere una ad una in viso tutte le persone che abitano il campo e davvero ne è valsa la pena. Non credo di aver ricevuto tanti sorrisi nella mia vita concentrati in così poco tempo, davvero un servizio fatto per bene non ha prezzo.
Dopo pranzo si torna di corsa in magazzino: a parte la sistemazione dei nuovi arrivi che si sono accumulati mente ero in mensa, ci siamo trovati anche con un metro cubo di bottiglie d'acqua da spostare... La risposta è la solita, olio di gomito. Purtroppo oggi siamo stati categorici per quanto riguarda l'orario di 'apertura' del magazzino. Mi spiego. In teoria, il magazzino è aperto al pubblico tra le 10 e le 12 e dalle 17 alle 19. Il senso di questi orari è nel consentire di scaricare ed ordinare gli aiuti. In pratica gli orari sono stati sempre tpleonastici: dal mattino a sera ingresso libero. E non può essere altrimenti dato che lo scopo della nostra presenza non è la mera distribuzione di beni materiali, ma, soprattutto, la capacità di offrire sorrisi e comprensione al di là degli orari. Oggi, però, a causa dell'impegno in mensa, mi sono trovato completamente sommerso dal lavoro e ho lasciato le tende chiuse mentre cercavo di materializzarmi, come tutti gli altri di BAS 35, in due posti diversi contemporaneamente. Ecco a cosa mi riferivo poche righe fa quando parlavo di zoppie organizative.. Ma ce la siamo cavata, tra una distribuzione di coperte ed una ricerca di scarpe 8 sempre numero 42 ). L'ora di cena, quindi, si avvicina in fretta. E, salvo una piccola disavventura che ho avuto con una carriola senza gomma, recuperata in mensa, portata al magazzino e ritrascinata in mensa senza che si sia capito chi e per quale scopo l'abbia richiesta in magazzino, il resto della giornata è stato senza storia. Ma il tempo e la distanza iniziano a fare il loro effetto. Dopo cena finiamo in 4 in sala mensa a scroccare grappa ai volontari friulani della protezione civile. Ma, con Raffaele, Rocco e Maria Pia i discorsi sono altii: l'Associazione, la Chiesa, i ragazzi....Piove e fa freddo, la tendopoli è ormai illuminata e l'aria ha quasi sapore di casa, mentre piove a scrosci nella notte.
Ho i capelli all'olio, unti e bisunti. Approfitto di Maddalena per farmi fare uno shampo a secco seduto in un vecchio passeggino riciclato come poltrona da barbiere. Per qualche minuto mi sono visto già canuto, uno shampoo a secco non è proprio il massimo ma almeno mi sono sgrassato ben bene chè già sono in tanti a sostenere che ho una capa di sivo!
La mattina è abbastanza pesante tra arrivi e sistemazioni e consegne, il tutto è aggravato dalla richiesta di servizio in mensa. Si serve dove serve, è vero, ma da professionista sono contrario alla prassi tutta italica di azzoppare un servizio efficiente ed efficace per dirottare risorse su un altro servizio che non ne trae giovamento significativo o, peggio, come in questo caso, che non ne necessita punto. Ma mi secca che siano altri ad andare al posto mio e assieme a Raffaele abbiamo partecipato alla distribuzione di pane, posate, tovaglioli e frutta. C'è di bello che ho potuto vedere una ad una in viso tutte le persone che abitano il campo e davvero ne è valsa la pena. Non credo di aver ricevuto tanti sorrisi nella mia vita concentrati in così poco tempo, davvero un servizio fatto per bene non ha prezzo.
Dopo pranzo si torna di corsa in magazzino: a parte la sistemazione dei nuovi arrivi che si sono accumulati mente ero in mensa, ci siamo trovati anche con un metro cubo di bottiglie d'acqua da spostare... La risposta è la solita, olio di gomito. Purtroppo oggi siamo stati categorici per quanto riguarda l'orario di 'apertura' del magazzino. Mi spiego. In teoria, il magazzino è aperto al pubblico tra le 10 e le 12 e dalle 17 alle 19. Il senso di questi orari è nel consentire di scaricare ed ordinare gli aiuti. In pratica gli orari sono stati sempre tpleonastici: dal mattino a sera ingresso libero. E non può essere altrimenti dato che lo scopo della nostra presenza non è la mera distribuzione di beni materiali, ma, soprattutto, la capacità di offrire sorrisi e comprensione al di là degli orari. Oggi, però, a causa dell'impegno in mensa, mi sono trovato completamente sommerso dal lavoro e ho lasciato le tende chiuse mentre cercavo di materializzarmi, come tutti gli altri di BAS 35, in due posti diversi contemporaneamente. Ecco a cosa mi riferivo poche righe fa quando parlavo di zoppie organizative.. Ma ce la siamo cavata, tra una distribuzione di coperte ed una ricerca di scarpe 8 sempre numero 42 ). L'ora di cena, quindi, si avvicina in fretta. E, salvo una piccola disavventura che ho avuto con una carriola senza gomma, recuperata in mensa, portata al magazzino e ritrascinata in mensa senza che si sia capito chi e per quale scopo l'abbia richiesta in magazzino, il resto della giornata è stato senza storia. Ma il tempo e la distanza iniziano a fare il loro effetto. Dopo cena finiamo in 4 in sala mensa a scroccare grappa ai volontari friulani della protezione civile. Ma, con Raffaele, Rocco e Maria Pia i discorsi sono altii: l'Associazione, la Chiesa, i ragazzi....Piove e fa freddo, la tendopoli è ormai illuminata e l'aria ha quasi sapore di casa, mentre piove a scrosci nella notte.
5 maggio 2009
Cronache di BAS 35, Mercoledì 15 Aprile 2009
Felicità è ricevere uno scatolone pieno di scarpe da ginnastica nuove numero 42.
Ho rifornito il magazzino che si è, conseguentemente, svuotato in fretta.
Alle 11:43 ho ricevuto una telefonata dall'ufficio.... cinque secondi di panico. La solita 'emergenza' bloccasistema.... E' arrivato il momento di verificare il mio piano. Servo gli ultimi ospiti del magazzino, salgo in tenda, accendo il netbook e ci collego il Nokia. La connessione è 3G, Ubuntu parte in fretta: avvio skype, accedo via client per terminal server al mio sistema remoto e risolvo tutto: sblocco l'account, installo i softwares richiesti sui PC, configuro un account di posta elettronica, scrivo una mail di rapporto e chiudo tutto: certo, su un monitor lcd da 8,9" non è proprio semplice, ma il piano è riuscito e me ne vado a pranzo sereno. Missione Compiuta.
Il nostro pranzo, come al solito, è supersonico. ancor prima delle 14 siamo di nuovo in linea per confezionare pacchi. Infatti, tra tendopoli ci si aiuta ovviamente: se qualcuno ha necessità di un certo bene lo chiede agli altri e chi ne ha in più lo mette a disposizione. Mentre lavoravamo, gli ineffabili volontari dell'AEM Piemonte portavano la corrente nella tendopoli bassa e anche nei magazzini. Mi sono ritrovato due prese elettriche e due lampade sull'uscio. Abbiamo potuto ricaricare i cellulari, finalmente e con noi preticamente tutta la tendopoli. In realtà, la corrente nella nostra tenda sarebbe arrivata solo pochi minuti prima della partenza ma ci siamo arrangiati benissimo così. Come spesso accade, dopo un paio di ore di frenetica attività seguono alcuni minuti di calma assoluta. Approfitto della ritrovata indipendenza energetica per fare qualche telefonata un po' più lunga e rassicurare tutti. Poi, mi posso sedere un po' con Rocco a parlare.
Più tardi avverto un po' di stanchezza ed il tempo si guasta. Piove ma non fa freddo. Approfitto della relativamente scarsa affluenza per fare un po' di 'restyling' delle tende magazzino. Abbiamo notato che è importante dare alle persone un'idea di normalità in divenire, di ricostruzione giornaliera delle vite e delle quotidianità di ognuno. La giornata si conclude con una novità: invece che al buio, la tendopoli è parzialmente illuminata dai lampioni. E la differenza è stata notevole per le persone.
Cena e dopocena sono stati un tutt'uno, interrotto solo dalla mia telefonata al Clan in riunione. La fratellanza col Chieti si consolida tra chitarra e cioccolata. Ma non è tempo da notti brave: alle 2230 già dormivamo, senza freddo e facendo sogni d'oro...
Ho rifornito il magazzino che si è, conseguentemente, svuotato in fretta.
Alle 11:43 ho ricevuto una telefonata dall'ufficio.... cinque secondi di panico. La solita 'emergenza' bloccasistema.... E' arrivato il momento di verificare il mio piano. Servo gli ultimi ospiti del magazzino, salgo in tenda, accendo il netbook e ci collego il Nokia. La connessione è 3G, Ubuntu parte in fretta: avvio skype, accedo via client per terminal server al mio sistema remoto e risolvo tutto: sblocco l'account, installo i softwares richiesti sui PC, configuro un account di posta elettronica, scrivo una mail di rapporto e chiudo tutto: certo, su un monitor lcd da 8,9" non è proprio semplice, ma il piano è riuscito e me ne vado a pranzo sereno. Missione Compiuta.
Il nostro pranzo, come al solito, è supersonico. ancor prima delle 14 siamo di nuovo in linea per confezionare pacchi. Infatti, tra tendopoli ci si aiuta ovviamente: se qualcuno ha necessità di un certo bene lo chiede agli altri e chi ne ha in più lo mette a disposizione. Mentre lavoravamo, gli ineffabili volontari dell'AEM Piemonte portavano la corrente nella tendopoli bassa e anche nei magazzini. Mi sono ritrovato due prese elettriche e due lampade sull'uscio. Abbiamo potuto ricaricare i cellulari, finalmente e con noi preticamente tutta la tendopoli. In realtà, la corrente nella nostra tenda sarebbe arrivata solo pochi minuti prima della partenza ma ci siamo arrangiati benissimo così. Come spesso accade, dopo un paio di ore di frenetica attività seguono alcuni minuti di calma assoluta. Approfitto della ritrovata indipendenza energetica per fare qualche telefonata un po' più lunga e rassicurare tutti. Poi, mi posso sedere un po' con Rocco a parlare.
Più tardi avverto un po' di stanchezza ed il tempo si guasta. Piove ma non fa freddo. Approfitto della relativamente scarsa affluenza per fare un po' di 'restyling' delle tende magazzino. Abbiamo notato che è importante dare alle persone un'idea di normalità in divenire, di ricostruzione giornaliera delle vite e delle quotidianità di ognuno. La giornata si conclude con una novità: invece che al buio, la tendopoli è parzialmente illuminata dai lampioni. E la differenza è stata notevole per le persone.
Cena e dopocena sono stati un tutt'uno, interrotto solo dalla mia telefonata al Clan in riunione. La fratellanza col Chieti si consolida tra chitarra e cioccolata. Ma non è tempo da notti brave: alle 2230 già dormivamo, senza freddo e facendo sogni d'oro...
25 aprile 2009
Cronache di BAS 35: Martedì 14 Aprile 2009
La sveglia è nel gelo. Il telo delle tende è rigido perchè è congelato, non si piega. Ho tanta nostalgia.
Facciamo colazione con Giampiero e Rocco, abbastanza in fretta. L'atmosfera, nella tenda mensa semideserta è sfumatamente diversa. Sulla via del magazzino mi intercetta Tiziano, il mio referente della protezione Civile. Mi consegna i registri per annotare il materiale consegnato. Anche al magazzino l'atmosfera è strana. Ho un mucchio di scarpe da sistemare e i visitatori sono pochi. E spaventati. So che lo ripeterò, ma non posso continuare questo racconto senza ricordare che le genti d'Abruzzo sono meravigliose nella loro coesione, nella dignità e nella fierezza. Ma le scosse continue logorano e noi non possiamo far altro che rassicurare e sorridere.
Da oggi, poi, ci tocca anche il servizio Mensa, magari ne parlerò in seguito, fatto sta che per alcune ore da otto diventiamo sei al magazzino. In mattinata abbiamo pochi visitatori e per quei pochi piuttosto che distribuire materiale ci impegnamo a parlare, rassicurare: le scosse finiranno, l'intensità decresce, tornerà tutto a posto. " Chi ce lo doveva dire che ci doveva capitare una cosa così? Sa [mi danno del lei all'inizio ], abbiamo tanta roba in casa nostra ".... E noi, col sorriso...
Ed il sorriso ci viene naturale, dal cuore, perchè anche se tu sei " protezione civile" e loro sono "civili", ci metti un'istante a sapere che tutto quello che la scelta scout teorizza lì diventa pratica.
Andiamo a pranzo, ma eufemisticamente ci alziamo con un po' di appetito. Ormai la routine è stabilita e le varianti sono interessanti: oggi ci vengono a visitare i capoccia della pattuglia EPC nazionale, ma passano in fretta e la giornata continua: niente di nuovo sul fronte occidentale. Oggi non sono arrivati molti rifornimenti, ma a conti fatti ho distribuito qualcosa come 60 paia di scarpe.
Nota malinconica: Mariagrazia se ne torna a casa, lei è partita la notte del Terremoto con l'Unitalsi e il lavoro la reclama... Restiamo in 8 nel cuore, ma in 7 per il magazzino.
Anche dalla cena ci alziamo con appetito residuo. Decidiamo di andare a Coppito per il debriefing serale ( e per approfittare, egoisticamente, delle docce calde ).
Dopo la doccia, ho avuto un po' di tempo per fare finalmente una telefonata privata e curiosare per il comando interforze. L'atmosfera è quella del film Wargames: un centro di comando strapieno di console, con tutte le possibili organizzazioni ad occupare le postazioni disponibili, cavi di rete e di alimentazione che vengono e tornano all'infinito, gente in tutte le divise possibili che corre in piena notte senza pause, gente che dorme per terra o si affolla attorno al bar che distribuisce caffè, soldati in briefing e, ovviamente, anche scout in cerchio...
Facciamo colazione con Giampiero e Rocco, abbastanza in fretta. L'atmosfera, nella tenda mensa semideserta è sfumatamente diversa. Sulla via del magazzino mi intercetta Tiziano, il mio referente della protezione Civile. Mi consegna i registri per annotare il materiale consegnato. Anche al magazzino l'atmosfera è strana. Ho un mucchio di scarpe da sistemare e i visitatori sono pochi. E spaventati. So che lo ripeterò, ma non posso continuare questo racconto senza ricordare che le genti d'Abruzzo sono meravigliose nella loro coesione, nella dignità e nella fierezza. Ma le scosse continue logorano e noi non possiamo far altro che rassicurare e sorridere.
Da oggi, poi, ci tocca anche il servizio Mensa, magari ne parlerò in seguito, fatto sta che per alcune ore da otto diventiamo sei al magazzino. In mattinata abbiamo pochi visitatori e per quei pochi piuttosto che distribuire materiale ci impegnamo a parlare, rassicurare: le scosse finiranno, l'intensità decresce, tornerà tutto a posto. " Chi ce lo doveva dire che ci doveva capitare una cosa così? Sa [mi danno del lei all'inizio ], abbiamo tanta roba in casa nostra ".... E noi, col sorriso...
Ed il sorriso ci viene naturale, dal cuore, perchè anche se tu sei " protezione civile" e loro sono "civili", ci metti un'istante a sapere che tutto quello che la scelta scout teorizza lì diventa pratica.
Andiamo a pranzo, ma eufemisticamente ci alziamo con un po' di appetito. Ormai la routine è stabilita e le varianti sono interessanti: oggi ci vengono a visitare i capoccia della pattuglia EPC nazionale, ma passano in fretta e la giornata continua: niente di nuovo sul fronte occidentale. Oggi non sono arrivati molti rifornimenti, ma a conti fatti ho distribuito qualcosa come 60 paia di scarpe.
Nota malinconica: Mariagrazia se ne torna a casa, lei è partita la notte del Terremoto con l'Unitalsi e il lavoro la reclama... Restiamo in 8 nel cuore, ma in 7 per il magazzino.
Anche dalla cena ci alziamo con appetito residuo. Decidiamo di andare a Coppito per il debriefing serale ( e per approfittare, egoisticamente, delle docce calde ).
Dopo la doccia, ho avuto un po' di tempo per fare finalmente una telefonata privata e curiosare per il comando interforze. L'atmosfera è quella del film Wargames: un centro di comando strapieno di console, con tutte le possibili organizzazioni ad occupare le postazioni disponibili, cavi di rete e di alimentazione che vengono e tornano all'infinito, gente in tutte le divise possibili che corre in piena notte senza pause, gente che dorme per terra o si affolla attorno al bar che distribuisce caffè, soldati in briefing e, ovviamente, anche scout in cerchio...
Raffaele, il caposquadra, deve restare alla riunione, ma è inutile soffrire in 7, quindi resto io ad attendere il Capo. E colgo l'occasione per salvare il CNGEI dall'irruenza di Giuseppe.: per me non è una novità trovarmi a casa mia seduto allo stesso tavolo coi fratellini del CNGEI eh eh eh. L'ora di attesa passa in fretta chiacchierando assieme al tavolo della segreteria agesci+cngei. Ci siamo confrontati, abbiamo scambiato opinioni e punti di vista. Un Bla Bla Bla confortante che è stato interrotto dall'offerta di un panino da parte dell'Esercito ( davvero il panino della salvezza ) e dal subitaneo rientro del Capo. E, attraversando L'Aquila un po' meno spettrale del Sabato notte, siamo tornati a casa sereni e puliti. E sazi.
24 aprile 2009
Cronache di BAS 35: 13 Aprile 2009, Lunedì dell'Angelo
Ha piovuto durante la notte e pioviggina anche al mattino. Sveglia alle 7, mi sono fatto la barba usando come specchio il mio fido piattino di hard disk e sono riuscito a lavarmi, con un po' di buona volontà, assai meno felinamente dei giorni precedenti. Stamattina la colazione è classica all'italiana: Caffè, latte caldo, cornetto alla crema, pezzi di cioccolato provenienti dalle uova di Pasqua, biscotti e succo di frutta. La colazione è il momento più calmo della giornata. La Tenda Mensa è semideserta e la stessa aria, più che il caffè, sembra infonderti l'energia, la volontà di fare, dare, operare. In Italia è Pasquetta, a Tempera è un altro giorno di lavoro per tutti. Ci riuniamo coi ragazzi della squadra abruzzese. Sono passate quasi 48 ore dal nostro arrivo in Tendopoli ed è la prima volta che riusciamo a guardarci tutti in faccia. Allora non sapevo quanto avremmo legato, lavorato, combattuto nelle poche giornate successive. Ci organizziamo un po', iniziamo a mescolarci, a conoscerci, ad apprezzarci. Ma pochi minuti dopo sono già nei miei 'negozi', ossia nelle tende magazzino in cui mi capita di lavorare più spesso. Mi servirebbe una scopa per spazzare, mi servirebbero pantofole comode e calde per signora e tante tante tante scarpe numero 42. Invece ho uno scatolone di scarpe leopardate coi tacchi a spillo... Ma anche il magazzino Letti richiede una bella ripassata per riordinare e distinguere lenzuola, federe, coperte, asciugamani e piumini. Salvo che per la mezz'ora del pranzo è tutto un susseguirsi di faticosi spostamenti e selezioni di merci. I ragazzi di Chieti ( Marco e Antonio ) hanno iniziato a costruire le scaffalature per i containers. Siamo andati avanti ad oltranza, senza neppure salire per la grigliata di Pasquetta che i ragazzi della Cucina sono riusciti ad organizzare per la Tendopoli. A dir la verità qualcosina è arrivato pure giù da noi, per forutna...
A questo punto devo riferire di un fatto per noi scout antipatico. Sia per evitare accaparramenti, che per poter fare una statistica delle necessità, ci viene richiesto di effettuare una registrazione di quello che diamo alle persone. Noi lo facciamo malvolentieri, ma la gente invece ne è contenta: forse lo prende come un segno di attenzione, un indizio di normalità.
Dopo cena andiamo a Paganice per cercare uno Zio di Maddalena impegnato nella Protezione Civile, senza successo. Torniamo subito alla tendopoli, il paesaggio è spettrale e non rende incline ai giri turistici. Restiamo in macchina per scaldarci un po', siamo lì lì per andare a dormire quando ecco la scossa: una spinta laterale che ci scuote improvvisa. Nessun danno, neppure un vero spavento. Ma il peggio arriva, terribile, subito dopo. Dalla tendopoli emergono figure di persone disperate, che corrono a vedere le proprie case, che vanno verso le macchine per passarci la notte incuranti delle nostre rassicurazioni. Vedo ancora la signora che, affranta, mi dice:" Non finirà mai". Il volto della disperazione di chi esce dal sonno per svegliarsi in un incubo.
Andiamo a dormire, la notte è fredda ma serena.
A questo punto devo riferire di un fatto per noi scout antipatico. Sia per evitare accaparramenti, che per poter fare una statistica delle necessità, ci viene richiesto di effettuare una registrazione di quello che diamo alle persone. Noi lo facciamo malvolentieri, ma la gente invece ne è contenta: forse lo prende come un segno di attenzione, un indizio di normalità.
Dopo cena andiamo a Paganice per cercare uno Zio di Maddalena impegnato nella Protezione Civile, senza successo. Torniamo subito alla tendopoli, il paesaggio è spettrale e non rende incline ai giri turistici. Restiamo in macchina per scaldarci un po', siamo lì lì per andare a dormire quando ecco la scossa: una spinta laterale che ci scuote improvvisa. Nessun danno, neppure un vero spavento. Ma il peggio arriva, terribile, subito dopo. Dalla tendopoli emergono figure di persone disperate, che corrono a vedere le proprie case, che vanno verso le macchine per passarci la notte incuranti delle nostre rassicurazioni. Vedo ancora la signora che, affranta, mi dice:" Non finirà mai". Il volto della disperazione di chi esce dal sonno per svegliarsi in un incubo.
Andiamo a dormire, la notte è fredda ma serena.
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