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13 ottobre 2018

La Sublime Civiltà dell'ignoranza





In Reparto usano vecchie scatole di munizioni per conservare pentolame ed attrezzature.
Sono, ovviamente, scatole metalliche estremamente robuste tanto che resistono imperterrite alla violenta azione di generazioni di Esploratori e Guide.
Oggi ho scoperto che gli E/G non hanno la più pallida idea di cosa fosse contenuto, in origine, nelle loro casse.
Ed è bellissimo.
Che la scritta 105mm Super L36A2 non dica nulla ad un E/G è una grande conquista di civiltà.
Vuol dire che, per questi privilegiatissimi ragazzi, la minaccia della Guerra che ha riguardato le vite di tutti i loro antenati fino alla generazione dei loro nonni (e padri se ci mettiamo di mezzo l'URSS) non esiste.
Questa cosa mi è apparsa subito chiara e non ho voluto sporcare questa civilissima ignoranza.
Venga presto il giorno in cui vedendo un Carro Armato un ragazzino si domandi: 
"Ma perchè facevano i trattori così strani?"
Intanto, la Lunga Pace Europea figlia dell'Unione Europea produce questo civilissimo ed umanissimo livello di ignoranza.
Lì dove c'erano proiettili ora ci sono strumenti di Vita, Crescita e Civiltà.
Mai stato così felice di aver constatato questa civilissima ignoranza tecnica.


6 ottobre 2018

Kill Bill: Babbo Scoiattolo lascia il Cerchio dei Ciclamini



E si può dire che è tutto qua.
Questo Ciclo di Servizio, iniziato con una corsa in un prato 4 anni fa, si è concluso.
Con un po' di sforzo riesco a mettere da parte l'emotività del momento.
E devo farlo, perchè, se lasciassi prevalere l'emozione ed il puro sentimento di breve respiro, non avrei mai acconsentito a lasciare il Cerchio.
Ma l'Amore deve andare oltre l'emozione dei pochi minuti.
Ed il Servizio deve essere paziente e lungimirante.
Scrivo queste parole subito dopo la mia ultima riunione con le Coccinelle.
Non vi dispiacete se tengo per me le emozioni e non ne parlo affatto.
Non per pudore, ma per opportunità: voglio scrivere di un successo educativo e non di Amore.
Questi 4 anni nel Cerchio dei Ciclamini mi hanno fatto conoscere un metodo educativo di cui ho potuto constatare l'efficacia.
L'ambiente bosco in una unità parallela permette alle bambine di mettere a frutto i propri talenti e vivere le specificità della propria età (una maggior capacità di concentrazione, di coordinazione sociale ed affettiva, di conseguimento di mete ed obiettivi rispetto ai bambini loro coetanei) senza rinunciare alla coeducazione.
Posso testimoniare che l'ambiente bosco funziona.
Per quanto artificiale (nel senso che non si ispira ad un'opera distinta come l'ambiente Giungla) è comunque coerente ed efficace.
Tra gli 8 e gli 11 anni le bambine cambiano molto più dei bambini e i racconti contenuti in "Sette Punti Neri" ne tengono conto.
Insomma, sono stati anni di Servizio molto belli e, credo, ancor più efficaci.
Ma guardare lontano implica, purtroppo, anche il distacco.
Quando il ciclo educativo si chiude è bene dar spazio ad altri, cambiare branca e far anche vivere la dolorosa, ma necessaria, esperienza del distacco ai ragazzi.

Il succo è che le Coccinelle sono fantastiche per le bambine e le unità parallele Branco//Cerchio dovrebbero  avre maggior diffusione.

Il resto lo tengo per me.

Lo scoiattolo va in letargo, è tempo di assaporare ancora il 'profumo di quel fuoco'.

Branca E/G arrivo!



PS: Bill tornerà

21 ottobre 2017

1987-2017

Di farlo passare sotto silenzio non mi va.
Ma neppure di imbastire il solito logorroico pippone.
Vediamo se mi riesce una via di mezzo.
Quest'autunno, per me, sono trent'anni di scoutismo.
Così, mentre mi accingo ad accogliere le Cocci nel cerchio dei Ciclamini, qui a Villanova, penso tante cose.
Ma qui mi limito a ricordare e testimoniare l'accoglienza.
Chi ha accolto me nel Reparto Sagittario del Matera 1, tutti i gesti di accoglienza di cui sono stato destinatario, testimone, attore.
Oggi, scoutismo per me è accoglienza. 
Della Vita, dell'Altro, della Fede, dell'Umanità imperfetta.


Giovinezza

Scoutismo e Mangiare: mi viene naturale
Trenta anni di scoutismo meritano, probabilmente, qualcosa di più: magari un Punto della Strada.
Pertanto, non è detto che non riesca a ritagliarmi il tempo per una riflessione adeguata.
Oggi, però, ricordo semplicemente l'accoglienza ricevuta quell'Ottobre mentre le Cocci si avvicinano al cerchio.

7 settembre 2013

Una Settimana sull'Isola che non c'è





Un Campo EG è puzza di fumo, di sudore e la costante sensazione di indossare, sulla pelle, una patina di terra e foglie secche triturate finemente da decine di scarponi da trekking che macinano il sottobosco.
E' restare semidigiuni perchè la squadriglia che ti ospita ha esagerato definitivamente col sale o ha fatto cadere la pasta minestrando (non che questo osti poi tanto dal recuperarla e mangiarla se la fame bussa a sufficienza).
E' una settimana di fatica tale da farti addormentare all'istante nonostante la relativa scomodità del sacco a pelo e dell'isolante.
E' imparare ad ignorare gli insetti che ti sciamano addosso (vespe escluse, quelle non ho mai imparato ad ignorarle).






Ma è anche poter sorridere tutto il tempo e, proprio mentre ti togli gli scarponi che ti hanno imprigionato i piedi per tutta la giornata, provare un sollievo angelico nel sentire due guide che, nella loro tenda, cantano Rino Gaetano.
E' vedere un picchio prima ancora di sentirlo.
E' avere il privilegio di ascoltare.
A un certo punto, però, sentimentalismi di questo genere possono prendere il sopravvento e occorre difendersi.
Un campo Scout non è un avvenimento emotivo.
E' un fatto razionale.
Un Campo Scout è un seme di senape.
Ma di quale pianta?
La stupefacente purezza e perfezione di 4 squadriglie sul campo (indipendentemente dalla qualità tecnica del loro operato) è un fatto reale o è confinato nel recinto di quegli otto giorni sull'Isola che non c'è?
Quando torno indietro ai miei campi di reparto vissuti da ragazzo scopro di ricordare quasi tutti i dettagli e mi rendo conto di quanto siano stati fondamentali per la mia formazione quei quaranta giorni scarsi spalmati su quattro anni.
Così, mentre carico il camion e passano tra le mie mani paletti di legno, bidoni d'olio per le cucine, casse di squadriglia e viveri, mi domando se sto infondendo linfa sana nella società o mi sto limitando a difendere gli ultimi bastioni di valori ormai derisi e nocivi per la sopravvienza biologica dei singoli.
Mi scopro sul punto di urlare "Andate a frequentare una scuola di calciatori o un corso da veline" ma mi trattengo.
I dubbi si nascondono sull'autobus che ti porta nei boschi di Accettura. Torneranno.
Descrivere il campo è inutile.
Descrivere lo Scouting in poche righe pretenzioso.
Un campo scout è fatto anche di tende, paletti e corde per vivere comodi come a casa propria.
Ma, soprattutto, è fatto dai ragazzi a cui si presta Servizio.




Quando si torna a casa la stanchezza seppellisce tutto aiutandosi con le soffici coltri dell'Entusiasmo Emotivo:
il campo è stata un'espreienza bellissima e le notti stellate già ci mancano.
Ma è meglio farsi venire qualche dubbio.
Tutta questa fatica, questo sacrificio, sono serviti a qualcosa?
Ho fatto del mio meglio?
E ammesso e non concesso di aver fatto del mio meglio, ho applicato come dovevo il Metodo?





E' difficile rispondere da soli a queste domande.

Forse, solo il confronto con la Comunità Capi può aiutare e non è detto che sia esaustivo.
Quest'anno mi sono divertito molto e non ho ancora capito se ho lasciato l'isola che non c'è o me la porto nel cuore.
Come porto nel cuore Alessio alla cui memoria, idealmente, dedico questi otto giorni di Servizio.