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11 novembre 2012

Sintomi Preoccupanti

E' iniziato tutto ignorando la questione della Provincia di Matera.
Avevo iniziato a scrivere un post in cui mi interrogavo su quanto davvero sia grave la chiusura della Provincia rispetto ad altri problemi e provocavo i lettori su quanto magari saremmo fortunati se, assieme alla Provincia, svanisse la gigantesca emorragia di denaro pubblico gettata negli stipendi parassitari di tanta parte della Pubblica Amministrazione Locale.
Cioè, voi lo sapete,  vero, che ogni Pubblico Dipendente inefficiente e/o dannoso e/o pleonastico ipergarantito negli orari di lavoro e nei diritti sindacali implica lo stato di disoccupazione e/o lo sfruttamento di parecchie altre persone? 
Questo fatterello lo possiamo dare per acquisito, vero?
Quindi concludevo il mio pezzo con qualcosa tipo "Vada pur via la Provincia se assieme cadano anche le migliaia di filistei di cui sopra".
Poi, ho cancellato il post.
"Ma chi me lo fa fare di mettermi a litigare? Ho ben altro da fare in questi giorni!"
Le cose si sono aggravate con le primarie del Partito Democratico.
Bersani, Renzi, Outsiders, Vendola, le regole, la registrazione al portalone, il senso delle cose, i dispettucci, tutte informazioni che mi entrano da un orecchio per uscire subito dopo dall'altro.
E anche qui ci ho provato, scrivendo qualcosina su Vendola che chiede diritti per le bambine afghane nella stessa frase in cui chiede di consegnarle ai Taleban ritirando quello schifo di contingente che teniamo laggiù.
Ma è un problema mio questo? 
Dico, che un candidato alle Primarie non abbia alcuna idea dei fatti della vita? 
Certo che sì, ma io che ci posso fare?
E neppure le tragicomiche vicende del Movimento 5 Stelle locale e nazionale degne del miglior direttivo PD, mi hanno spinto anche solo a togliermi qualche sassolino dalla scarpa.
Dulcis in fundo, la notte elettorale americana non mi ha provocato il minimo brivido emotivo.
E' grave?
E' grave questa sensazione non di rigetto, ma di irrilevanza di ogni parola letta, ascoltata, pronunciata e scritta?
O è solo un'intossicazione momentanea? Una indigestione, un riposo, un respiro?

O, forse, è la politica che mi ha reso impossibile appassionarmi alla Politica?

29 giugno 2012

La scomoda sconvenienza della legge del tutto o del niente.

Mi sono imbattuto spesso, in questi mesi di crollo civile, in manifestazioni di aperto disprezzo verso qualsivoglia forma di collaborazione con la Politica Partitica.
Non me ne meraviglierei affatto se i soggetti del caso potessero accampare pretese di innocenza rispetto allo status quo secondo i propri stessi criteri di valutazione.
Chi sono gli innocenti in questo paese?
Forse, solo gli elettori di qualche Partito mai compromesso con scelte scellerate impegnati in attività di volontariato utile e dal cristallino comportamento pubblico e privato e lavorativamente immuni da ogni sospetto.
Gli altri, il 99,99999% della Popolazione, in pratica, no.
Non che siano colpevoli.
Semplicemente, non possono affermare nè, razionalmente, davvero convincere gli altri di essere le innocenti verginelle che ritengono di essere.
Perchè non possono provare di essere diversi, non secondo il buon senso comune, ma secondo i propri stessi criteri di valutazione che tanto si dilettano ad esporre in pubblico.
Quello che non è chiaro, che so, ad un Docente Universitario o a un Dipendente della Pubblica Amministrazione o ad un qualunque altro privilegiato rispetto alla norma corrente, è quanto appaiano ridicoli ed ipocriti nel manifestare disgusto per la Politica Partitica in generale, per due motivi concomitanti: l’impossibilità banale nel prendere le distanze dal marciume di cui sono partecipi e nel non rendersi conto della prima, silenziosa,  domanda che viene in mente all’interlocutore a  cui manifestano il proprio disprezzo è SEMPRE: “Ma tu vorresti farmi credere di non essere lì per raccomandazione di un altro politico? Di essere davvero l’unica mosca bianca priva di peccato originale?
Lo so, se uno si ritiene davvero puro ed incontaminato è difficile che gli venga in mente di essere comunque giudicato così dal prossimo suo, ma capita nelle migliori famiglie.
Se sono tutti uguali, allora siamo tutti uguali.
Se nessun altro è lì per merito perchè dovreste essere proprio voi l’eccezione?
Quindi, così sia.
Contenti voi.
E’ il vostro stesso parametro di giudizio che vi condanna.
Intendiamoci, io non solo non lo credo, ma so e ho le prove di quanto questo sia falso.
E di quanto sia anche abbastanza semplice informarsi e distinguere.
Tuttavia, abbiate pazienza. Non sono io che vi considero uguali allo Scilipoti di turno. Siete voi che lo affermate quando mi venite a raccontare “Ah, quel partito lì? Ah, quella gente là?” Dal basso della vostra posizione di privilegio, per vostra stessa tacita ammissione ottenuta da ‘quell’altro partito e da quell’altra gente lì’.
Quindi, cari voi, rassegnatevi. Non allo status quo.
Ma alla precisione suffragata dai fatti.
Perchè le generalizzazioni ci rendono cloni.
E davvero servi.

3 dicembre 2010

Ma chi te lo fa fare?

Nella settimana del volontariato, che sto seguendo, mio malgrado, solo su Radio Tre attraverso la trasmissione “Chiodo Fisso” credo ci stia un bel post riepilogativo.
Per come la vedo io, il problema della domanda posta dalla trasmissione di Radio Tre: “Ma chi te lo fa fare?” Sottintendendo: ad impegnarti con sacrificio e rimettendoci anche del tuo in attività a favore di terzi senza tornaconto economico alcuno è in chi, tale domanda, la fa.
Senza generalizzare, ritengo che una parte di costoro siano  causa di parte dei problemi per la convivenza civile umana.
Intendiamoci, possono anche essere bravissime persone, oneste e gentili.
Ma, se non hanno in se il concetto di amore gratuito, semplice e mai banale, possono essere persone capaci di tutto.
Tanto per cominciare, come è nella natura umana, temono ciò che non comprendono come una minaccia attiva a se stessi.
Pertanto, spesso, agiscono in conseguenza. Banalmente, non credono neppure all’evidenza:
anche l’essere andato fino all’Aquila a 4 giorni dal sisma o semplicemente al lavoro innumerevoli Lunedì dopo aver passato il week end insonne tra i boschi sotto la pioggia per il bene di ragazzi innocenti mi è stato addebitato come atto di profitto personale, come gesto ‘incomprensibile’, pertanto, dove la prassi comune può lasciar immaginare possibili interessi privati, si arriva direttamente e facilmente all’aggressione ed all’insulto.
Eppure, esiste un limite preciso oltre il quale non è consentito andare: quello della diffamazione denigratoria reiterata di fronte a persone che non hanno l’obbligo di conoscere per filo e per segno la tua biografia in dettaglio.
Un’ora di singolo impegno gratuito cambia effettivamente il mondo, nel profondo. Non mi spingo ad affermare che è il volontariato a tenere a galla questo Paese, certo è che la capacità di impegnarsi non “Nel tempo libero”, ma “Per il tempo necessario”, gratuitamente ed efficacemente ( sennò non è volontariato, è hobby ) costituisce un fattore comune legante di un tessuto sociale vasto ed attivo, che tiene ben centrata l’attenzione sui problemi e, banalmente, li risolve almeno in gran parte.
Intendiamoci, non è che chi non fa volontariato è un cattivo soggetto, non è assolutamente questo il senso di questo post che è dedicato, invece, a chi non comprende la possibilità dell’esistenza del Dono Gratuito di se.
Pertanto, alla domanda “Ma chi te lo fa fare?”, suggerisco di non affannarsi a dare risposte esaustive o particolareggiate, perchè la domanda è mal posta e ritengo che debba essere, invece: ”Perchè Io non sono capace di fare altrettanto? Di Servire il Prossimo? Di costruire gratuitamente ?” Se proprio vi va, tanto per fessi o malfidati ci passate già, rispondete pure “ L’Amore”, se non altro perchè il pensiero di Italo Calvino, che, secondo me, più si avvicina a dare risposta alla domanda, non è sufficientemente sintetico e, più che di difficile comprensione, è di quasi impossibile esecuzione.

<< L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. >>

Da “Le Città Invisibili”, Italo Calvino 

Quindi, cari Volontari, in servizio, in pensione, in momentaneo congedo o impegnati in attività diverse da quelle consuete (PRESENTE!!), vi lascio con una domandina pure io:

“Ce la fate ad immaginarvi una Vita autoreferenziale senza Servizio?”

Grazie a tutti voi, ovunque voi siate.

28 febbraio 2010

Perchè ci può essere una Città Differente


E' stata la sfida di un vecchio amico ad interessarmi alla cosa.
Sono stati i tentativi di dissuasione a convincermi definitivamente.
E' il sostegno dei Compagni di Strada a mantenermi determinato.
L'intraprendere una campagna elettorale non è mai stato tra i miei desideri, né tra le cose che ritenevo mi sarebbero mai capitate.
Ma, evidentemente, siamo davvero chiamati ad assumerci la piena responsabilità delle nostre azioni e di chi ci sta attorno.
Siamo pienamente consapevoli ( ed uso il plurale a ragione ) dei rischi a cui andiamo incontro:
la strumentalizzazione dietro l'angolo, i sacrifici da sommare alla stanchezza del lavoro, le incerte probabilità di successo ed i pericoli del successo, il discredito a cui esponiamo le nostre facce e le responsabilità per cui ci candidiamo. Perché non è un singolo candidato che scrive queste parole, ma un gruppo di persone che scelgono di mettersi in gioco e formare una Comunità Politica con l'obiettivo di realizzare dal basso un mutamento culturale e sociale per contribuire ognuno in prima persona al bene comune.