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15 maggio 2022

Ciò che inferno non è



Oggi c'è stata la festa di Gruppo del Villanova 1.

Aspettavo questa giornata da anni, sia per ragioni oggettive e piuttosto banali (il miglioramento della situazione pandemica, l'arrivo della primavera, il finale di un anno da Capo Scout impegnativo e splendido) che per motivazioni personali di diverso respiro.

E la giornata è arrivata.

Una splendida giornata di sole, di servizio faticoso, iniziata raggiungendo la sede in bicicletta, proseguita in un gioco entusiasmente correndo nel nostro prato a perdifiato tutta la mattina.

Ed è stato proprio mentre raccoglievo l'aria che i miei polmoni accidiosi si rifiutavano di mandar giù che ho potuto riflettere sulla preziosa bellezza di quella bolla che ogni gruppo scout rappresenta per ci ci vive dentro.

Ho visto giovani adulti, ventenni, lavorare duramente senza respiro in una organizzazione che non ha nulla di meccanico per regalare questa (e molte altre) giornata di gioia ai figli di altri.

Ho visto adolescenti prendersi cura di bambini e bambine.

Ho visto una comunità costruire il suo stesso futuro circondata da un presente ostile.

E ho vissuto delle ore preziose intrise di uno scautismo generoso ed inclusivo.

Soprattutto, ho potuto, di nuovo, incontrare.

Incontrare persone che conosco bene, incontrare chi conosco appena.

Incontrare una famiglia che ha visto la festa passando da lì e si è unita al nostro tavolo pur non avendo mai avuto a che fare con il Villanova.

Ho incontrato i bambini nati in questi ultimi anni, incontrato l'emozione di una messa nella nostra cattedrale di alberi, incontrato le mie coccinelle di un tempo ormai guide e scolte e quelle di oggi.

E mi sono venute in mente le parole di Italo Calvino:

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

Oltre la strada, non so.

Nel prato di Villanova, di sicuro, oggi inferno non è stato.

E, per questo, dico grazie.

12 settembre 2011

zero su zero

Ho partecipato alla prima riunione di Comunità Capi.
Ormai, sono sempre più restio a farlo, per motivi esclusivamente irrazionali.
Mi secco.
Mi secca la partecipazione passiva a cui sono costretto.
Anche perchè, come credo sia ormai noto, sono abbastanza allergico a suggerire linee d'azione di cui non mi posso prendere la responsabilità pratica.
D'altronde, io lì ci sto bene perchè ne sono parte.
Ma sono parte di un qualcosa a cui non do più contributo.
Mi dispiacerebbe compiere l'ultimo passo fuori dal cerchio anche se sono sempre più convinto che se tutti i capi che non possono più ragionevolmente sperare di poter tornare in Servizio facessero questo passo, forse, qualcuno ai piani alti si accorgerebbe di aver perso una bella fetta delle fondamenta associative.
Si tratta di una formalità, di cui sento tutta la futile importanza.
Non mi decido.




16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

3 dicembre 2010

Ma chi te lo fa fare?

Nella settimana del volontariato, che sto seguendo, mio malgrado, solo su Radio Tre attraverso la trasmissione “Chiodo Fisso” credo ci stia un bel post riepilogativo.
Per come la vedo io, il problema della domanda posta dalla trasmissione di Radio Tre: “Ma chi te lo fa fare?” Sottintendendo: ad impegnarti con sacrificio e rimettendoci anche del tuo in attività a favore di terzi senza tornaconto economico alcuno è in chi, tale domanda, la fa.
Senza generalizzare, ritengo che una parte di costoro siano  causa di parte dei problemi per la convivenza civile umana.
Intendiamoci, possono anche essere bravissime persone, oneste e gentili.
Ma, se non hanno in se il concetto di amore gratuito, semplice e mai banale, possono essere persone capaci di tutto.
Tanto per cominciare, come è nella natura umana, temono ciò che non comprendono come una minaccia attiva a se stessi.
Pertanto, spesso, agiscono in conseguenza. Banalmente, non credono neppure all’evidenza:
anche l’essere andato fino all’Aquila a 4 giorni dal sisma o semplicemente al lavoro innumerevoli Lunedì dopo aver passato il week end insonne tra i boschi sotto la pioggia per il bene di ragazzi innocenti mi è stato addebitato come atto di profitto personale, come gesto ‘incomprensibile’, pertanto, dove la prassi comune può lasciar immaginare possibili interessi privati, si arriva direttamente e facilmente all’aggressione ed all’insulto.
Eppure, esiste un limite preciso oltre il quale non è consentito andare: quello della diffamazione denigratoria reiterata di fronte a persone che non hanno l’obbligo di conoscere per filo e per segno la tua biografia in dettaglio.
Un’ora di singolo impegno gratuito cambia effettivamente il mondo, nel profondo. Non mi spingo ad affermare che è il volontariato a tenere a galla questo Paese, certo è che la capacità di impegnarsi non “Nel tempo libero”, ma “Per il tempo necessario”, gratuitamente ed efficacemente ( sennò non è volontariato, è hobby ) costituisce un fattore comune legante di un tessuto sociale vasto ed attivo, che tiene ben centrata l’attenzione sui problemi e, banalmente, li risolve almeno in gran parte.
Intendiamoci, non è che chi non fa volontariato è un cattivo soggetto, non è assolutamente questo il senso di questo post che è dedicato, invece, a chi non comprende la possibilità dell’esistenza del Dono Gratuito di se.
Pertanto, alla domanda “Ma chi te lo fa fare?”, suggerisco di non affannarsi a dare risposte esaustive o particolareggiate, perchè la domanda è mal posta e ritengo che debba essere, invece: ”Perchè Io non sono capace di fare altrettanto? Di Servire il Prossimo? Di costruire gratuitamente ?” Se proprio vi va, tanto per fessi o malfidati ci passate già, rispondete pure “ L’Amore”, se non altro perchè il pensiero di Italo Calvino, che, secondo me, più si avvicina a dare risposta alla domanda, non è sufficientemente sintetico e, più che di difficile comprensione, è di quasi impossibile esecuzione.

<< L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. >>

Da “Le Città Invisibili”, Italo Calvino 

Quindi, cari Volontari, in servizio, in pensione, in momentaneo congedo o impegnati in attività diverse da quelle consuete (PRESENTE!!), vi lascio con una domandina pure io:

“Ce la fate ad immaginarvi una Vita autoreferenziale senza Servizio?”

Grazie a tutti voi, ovunque voi siate.

17 ottobre 2010

Arrivederci, AGESCI, ciao...

Non ha senso girarci attorno: mentre leggete queste righe non sono più il Capo Clan del Gruppo Agesci Matera 2 e non rivestirò più un ruolo attivo nell'Associazione per parecchio tempo. Ammesso e non concesso che possa ritornare mai in servizio.
Francamente, mentre scrivo queste righe, la sensazione è di rabbia. 
La tristezza è roba di ieri e di domani. Oggi prevale la rabbia per una situazione conseguente alle circostanze più che ad una mia scelta. Non posso più permettermi il lusso del Servizio. 
Ho preso questa decisione tra aprile e maggio, dopo lunga riflessione.
Ho preso questa decisione con dolore, un dolore che ha sostituito il disagio una volta stabilito il da farsi e che mi ha accompagnato per ogni uscita, per ogni attività, da allora ad oggi. Un dolore che spero possa attenuarsi presto ora che l’ultimo atto è compiuto.
Ho deciso di non drammatizzare l'evento: a chi, tra i ragazzi mi ha chiesto se avrei continuato a fare il Capo, l'ho detto tranquillamente: sono stato chiamato a svolgere un Servizio, ora quel Servizio lo farà un altro, tutto qui. Ho sempre guardato con perplessa meraviglia quei capi che personalizzano il loro ruolo all’estremo ed organizzano, lasciando l'Unità, cerimonie di addio, regalini et similia tra lacrime e cose così: questo si che mi pare un gesto di distacco concreto dai ragazzi. Io lascio il Servizio in Agesci, non tronco la mia relazione coi ragazzi.
E non è nè una frase fatta nè retorica.
Molti li ho letteralmente visti nascere e crescere, ho avuto l'onore di far loro Capo, ora la vita mi chiama ad altri impegni.
Purtroppo, le cose non stanno andando molto bene. Il problema principale, da cui discendono gran parte degli altri, è, ovviamente, il lavoro. Ma non solo nel senso che lavoro troppo e ho poco tempo, ma nel senso che guadagno troppo poco in una precaria stagnazione che mi obbliga a seguire ogni traccia, ogni opportunità.
L'anno scorso, troppe volte il Clan si è messo di mezzo, costringendomi a gimcane per rispettare gli impegni associativi senza andare troppo a discapito di quelli lavorativi. Poi, c'è la questione del mio tempo. Che non basta. Non ho ferie, nè malattia nè altri diritti comuni venti anni fa. E già l’anno scorso è stato fatto un gravoso Sacrificio, un sacrificio per i ragazzi che si è rivelato controproducente: non è accettabile che un Clan faccia una route di soli tre giorni. Ma questo è il meno. Causa mancanza del dono dell’ubiquità, sono stato costretto ad ignorare fatti gravi che avrebbero richiesto un'azione energica, costante e continuativa nelle mie vesti di Capo: io sono responsabile dell'applicazione del metodo scout, non di fare quel che mi pare e piace! Se non posso applicarlo integralmente danneggio i ragazzi, non li aiuto, per quanto simpatico ed in gamba possa sembrare in alta uniforme e cappellone. Aevoglia a dare Testimonianza facendo Protezione Civile, Impegno Politico, Servizi vari, ma se non hai la possibilità di dare il necessario è meglio stare a casa.
Di fatto, ho concluso il passato anno scout con la sensazione piuttosto netta di essermi ammazzato di fatica ed aver fatto tanti sacrifici senza aver adempiuto a quello che, secondo i miei stessi parametri, sarebbe stato il mio dovere.
Mi sono sentito troppo spesso frustrato nel sapere cosa sarebbe stato necessario fare e non poterlo assolutamente fare: un po' come un medico del terzo mondo che sa bene che gli basterebbe una flebo per salvare una vita ma non ce l'ha...
Il mio commiato dal Clan è la mia ultima testimonianza.
Una testimonianza di coerenza e di capacità di affrontare con serenità i dolori della vita. 
Perchè questa decisione mi è costata, mi costa e mi costerà parecchio. 
Ma, per quanto dolorosa, credo sia quella giusta. 
Se il Signore vorrà, tornerò appena possibile in uniforme, per continuare il mio Servizio dove credo di essere più utile.
Eppure...
Ci sarebbe da argomentare parecchio a riguardo per sostenere quello che sto per scrivere:
La mia vera paura.
La mia inconfessata angoscia.
Dopotutto, il mio naturale ottimismo scout mi da speranza di ricostruire, tra, 3, 5, 10 anni, le condizioni personali adeguate al Servizio. 
Ma, quando tutti i problemi ostativi saranno superati, ci sarà ancora un'Agesci in cui io abbia voglia di rientrare?
Un’Agesci che mi chiede di occuparmi si di scouting, ma soprattutto di assistenza sociale, psicologia dei gruppi, protezione civile, gestione legale, ragioneria con tanto di bilancio, ricevute e scontrini e pure di concedere o meno crediti scolastici e che, a regime, ti lascia si e no una sera a settimana ed una domenica al mese libere. 
Un’Agesci sulla cui home page si trovano più le parole progetto, convegno, comitato che pentolonri, legatura, sudore.
Un’Agesci che mi chiede di partecipare a riunioni organizzative in giorni feriali, ad orari feriali, ad un’ora di macchina da casa e che mi rimprovera se sgarro con la burocrazia.
Un’Agesci che mi manda a casa una mole di documentazione sulla cui lettura dovrei basare i miei standard di Capo ma che sembra, tutto sommato, un capitolato d’appalto.
Un’Agesci che non prende neppure atto dell’inesistenza pratica degli Assistenti Ecclesiastici reali, quelli che partecipano a tutte le attività e costruiscono un Percorso di Fede in comunione con quello Educativo. Attualmente, siamo spesso ridotti a fare da Guardia Pretoriana in alta uniforme a Messe Solenni con tanto di Lupetti in prima fila mezzo soffocati dall’incenso ed Esploratori e Rover annoiati ed in tutt’altre faccende affaccendati un po’ più indietro...
Un’Agesci che, semplicemente, non riconosce in me il futuro associativo:
un adulto che ha una vita lavorativa, delle prospettive familiari ed una disponibilità di tempo libero profondamente diverse da quelle dei suoi predecessori.
La mia Associazione, semplicemente, non mi vede più, non mi riconosce più: mi chiede delle cose per me inverosimili e contribuisce ad espellermi da questo Servizio che tanto amo.
Spero solo che, caduti i miei impegni di Servizio diretti, riesca a ritagliare pochi attimi di tempo per testimoniare la necessità di riformare profondamente l’Agesci, non per riportare indietro l’orologio, anzi: è l’Agesci che è rimasta agli anni 70 - 90, è necessario che si aggiorni:
che si aggiorni rispetto alle disponibilità di Servizio dei Capi in un mondo post globalizzato e che si aggiorni rispetto alla proposta Educativa verso i ragazzi, per cui, a mio modesto parere, lo scouting deve costituire la stragrande maggioranza delle attività.
Il mio ringraziamento va alla Comunità Capi del Matera 2 che mi ha accolto e sostenuto nel momento del bisogno, va allo Staff del Clan Fuco Perfecta Laetitia con cui quest’anno abbiamo sfiorato la perfezione eponima, va ai rappresentanti delle associazioni con cui abbiamo iniziato un cammino comune di Servizio e va a quei genitori che hanno sostenuto fino in fondo i nostri sforzi. 
Ai ragazzi vanno, più che i ringraziamenti, le scuse: per non essere stato all’altezza delle loro necessità, per non essere riuscito a fare il necessario, incluso qualche sana pedata, beninteso. Queste righe contengono troppa amarezza per contaminare i pensieri che ho per loro, quindi non aggiungo altro in questa sede.
Ho fatto del mio meglio. 





E, ora, mi aspetta un duro inverno. 






Colori (ascoltata per la prima volta a La Vaglia, 1987 )

Questo prato verde ti ricorderà la speranza del mattino 

non smarrirla, amico mio, perché io ritornerò. 

Questo cielo azzurro ti ricorderà la fiducia nella vita 

non deporla, amico mio, perché io, io ritornerò. 

Questa rosa rossa ti ricorderà la bellezza del tuo amore 

non tradirlo, amico mio, perché io, ritornerò. 

Questo sole d'oro ti ricorderà lo splendore del tuo dono 

non stancarti, amico mio, perché io, ritornerò. 

Il colore arcano della libertà sai trovarlo amico mio? 

Nel tuo cuore l'ho posto io perché io, ritornerò.

30 luglio 2010

L'Offerta della Vedova

Grazie allo strumento di pubblicazione programmata di Blogger, quando questo post sarà pubblicato io sarò già con zaino in spalla a Sud di Mezzana, frazione di San Severino Lucano. Nel nulla, secondo il buon Dottore. Effettivamente, dalle cime di lassù si è abbastanza distanti da paesi e città, per quanto lo si può essere nell'affollata ed urbanizzata Italia.
E' di nuovo Route.
Un ultimo piccolo sforzo, anch'esso debordante rispetto alle possibilità, ma facciamo finta, per un giorn,o di essere altro da se.
I ragazzi si sono organizzati, la stampante sta macinando quel poco di carta indispensabile alle attività, lo zaino è pronto.
Sono 20 anni ( 22 per la precisione ) che sto imparando a farlo, ogni volta che lo chiudo mi sembra di esser migliorato, ogni volta che lo porto in spalla sento che non è così.
Sono 20 anni che la sera prima della partenza per un campo sono inquieto fino alla notte. Poi, con lo zaino pronto ai piedi del letto, mi tranquillizzo perchè siamo pronti.
Perchè ho preparato al mio meglio questa breve Route e spero che Serva al Clan come se fosse canonica nella durata.
Purtroppo non vi sono altre possibilità e già questo impegno è preso a credito da altro.
Ma che importa ora?
Sento già il dolore al ginocchio destro pronto a farmi compagnia per la prossima settinama ed, ancor prima, l'aria impalpabile nei polmoni alla terza ora di Strada, il profumo della spiritiera e l'acqua gelida dei Piani di Pollino.
Ma i nostri cuori sulle cime non posso descriverli, è mio privilegio viverli...

19 marzo 2010

Giuseppe Diana, 4 Luglio 1958, 19 Marzo 1994

Si, ormai hai una voce anche sulle enciclopedie. Nell'anno in cui ho preso la Partenza, una Partenza di cui 'pago' le conseguenze ogni giorno, tu sei stato assassinato dalla Camorra.

Mentre io progettavo la Route Estiva che mi avrebbe visto lasciare il Clan tra le lacrime e correvo in Vespa tra Serra Rifusa e San Giacomo, ti hanno ammazzato nel primo mattino del giorno di San Giuseppe.
Ora mi trovo d'un tratto a ripensarci e non trovo il senso di questi anni se non nelle cose che ho fatto. Non nei miei pensieri, nelle mie letture, ma solo nei gesti, quelli più scomodi nelle albe scout, nell'opposizione al bispensiero che infetta anche le nostre sedi, nella resistenza sensa paura e senza speranza alla morte civile che ci circonda.
Il resto è vuoto egoismo, tempo sprecato.
 
"Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili, Don Giuseppe Diana, Per Amore del mio popolo non tacerò."


27 gennaio 2010

Oltre il fuoco comincia l'amore

OLTRE IL PONTE

di Italo Calvino e Sergio Liberovici


O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d'aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all'età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Silenziosi sugli aghi di pino,
Su spinosi ricci di castagna,
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l'oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l'armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Non è detto che fossimo santi,
L'eroismo non è sovrumano,
Corri, abbassati, dài, balza avanti,
Ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
L'avvenire d'un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d'allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell'aurora.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

5 gennaio 2010

intermezzo in gennaio

La Partenza è evento raro.
Vediamo un po', oltre alla mia ho assistito a quella di Giacomino, Egidio, Imma, Luciano, Anna, Brunella e Valentina. E, ai primi del mese, a quella di Luca, la prima Partenza della mia carriera di Capo Clan. La cerimonia è stata, credo, tradizionale ai limiti dell'austerità.
Ma non è di questa Partenza che posso parlare oggi.
Ma di un filo invisibile, forse tenue ai miei stessi occhi. Quello che lega queste Partenze alla quotidianità di questi giorni terribili.
Un giovane uomo che prende la Partenza nella Matera del 2010 aggiunge speranza, speranza concreta, ai giorni di Sarno ( Evviva Totò: chi ha orecchie per intendere intenda ;-), dell'oscena operazione White Cristhmas, della desolazione in terre lontane.
Ma, questa cerimonia, è solo una voce nel coro.
Un coro che è fatto di madri, padri, fidanzati, precari, pensionati, studenti, impermeabili alla potenza di chi li vorrebbe muti, refrattari agli spacciatori di menzogne che si travestono da pastori per nascondere le zanne da lupi.
Chissà se gli altri, che sono partiti con me, torneranno mai al Servizio. Chissà...





17 dicembre 2009

come evitare propaganda partitica in attività?

Per trasparenza, riporto qui ( rielaborandolo alle circostanze attuali ed ampliandolo ) un topic da me inserito tempo fa nel forum ufficiale dell'AGESCI:

A questo punto, non posso fare a meno di interrogarmi sulle prospettive del Servizio nell'Italia
del 2010. Da un punto di vista Politico o, più precisamente, dal punto di vista del capo che non intenda assolutamente far propaganda partitica in attività scout:
Sono abbastanza certo, ad esempio, che nessuno, tra i ragazzi del noviziato e del clan, possa affermare di sapere per quale preciso partito abbia votato, alle ultime provinciali ed europeee, lo scrivente Capo. Anzi, a ben pensarci, nessuno neppure in comunità capi potrebbe avere tali certezze. La scelta Politica dell'Agesci credo di averla ben capita e spero di aver affrontato,nel mio Servizio, gli argomenti di attualità da un punto di vista della trasmissione dei valori senza nominare neppure una delle scellerate decisioni politico-partitiche ( chiamiamole partitiche da qui in poi per semplicità ) dell'ultimo anno in materia di violazione dei diritti dell'Uomo. Purtroppo, da un lato avverto la crescente difficoltà tecnica nel parlare di Amore per l'Umanità, giustizia e accoglienza, magari organizzando il Servizo RS per persone disagiate continuando a tacere le evidenti responsabilità partitiche e, dall'altro, inizio ad avvertire scricchiolii ben più che sinistri nella socitetà in cui viviamo ed operiamo, in cui gli eventi 'senza precedenti' di violazione dei diritti umani, limitazione delle libertà personali, disgregazione nazionale, e chi più ne ha più ne metta, non possono più essere, secondo me, ignorati a livello associativo. Non fraeintendetemi: non intendo dire che l'agesci dovrebbe pronunciarsi pubblicamente, ad esempio, su atti partitici quali il trattato con la Libia, i respingimenti o le orgette dei politici, ma almeno non fingere che il pianeta partitico dell'emiciclo parlamentare sia un monoblocco unico di nefandezze da cui tener ben lontani i ragazzi. Non è mica vero che sono tutti uguali. Senza cadere nella contrapposizione partitica, ricordo che da Fini alla Bindi, passando per Casini e Bersani, esiste una concreta linea di uomini e donne della Politica, di partiti diversi accomunati dal profondo dissenso con l'operato del Governo. Anche perchè, sarà l'età che avanza, inizio a vedere sulla pelle di miei ex esploratori e rover le conseguenze pratiche della crisi di questo Paese. E' davvero la prima volta, nella mia vita di trentacinquenne squattrinato, che inizio a provare la consapevolezza non più di essere stato fregato dai nostri genitori, ma di essere quasi privilegiato rispetto ai quindicenni di oggi... Senza continuare su sentieri magari affascinanti ma senz'altro dispersivi, pongo un pugno di problemi definiti:

1 - esiste un limite in associazione? Scusate se scrivo qui un esempio pratico: ma è possibile portare l'uniforme e un distintivo tipo "Borghezio Fan Club"? E' possibile essere capi Agesci iscritti su Facebook al gruppo Padre Pio e contemporaneamente a gruppi razzisti innominabili? La domanda è retorica ma nella pratica, una pratica in cui magari la corte marziale la si forma per i capi "in situazioni eticamente problematiche " ma non per chi fa apologia di fascismo in attività, ha, purtroppo, una sua ragion d'essere.
Non ho voglia qui di fare le casistiche di possibili ( od evidenti ) incompatibilità tra la figura di socio adulto agesci e quella di pubbliche prese di posizione partitiche e sociali, non è il caso. Sto apprezzando, sugli ultimi numeri di Proposta Educativa, una maggiore attenzione a queste tematiche, ma è sufficiente?

2 - L'altro mio problema pratico è nel non essere più certo di riuscire a scindere le problematiche Politiche da quelle Partitiche e non perchè mi sia stancato di mantenere la linea associativa, ma perchè sono le sciagurate scelte partitiche ad invadere ogni spazio della quotidianità associativa, dall'ambiente (si veda la scelta nucleare nel paese del Sole o la privatizzazione dell'Acqua ), ai "comportamenti disordinati", passando per la lotta alle mafie ( sarà 'lecito' condividere in Clan le iniziative di LIBERA? ) e finendo al rispetto dei diritti umani dei migranti.
Insomma, se fino ad ora la situazione era controllabile seppure in deterioramento, oggi credo che stiamo superando la soglia di non ritorno e, se siamo, per ora, ben lontani da situazioni 'da Aquile Randagie' ( ricordiamoci tutti da dove veniamo ), inizio ad avere l'impressione di essere incoraggiato, associativamente parlando, a mettere la testa sotto la sabbia: vai a pulire un pezzo di Gravina, dai una mano ai volontari della Caritas e potrai dire di aver fatto la tua parte. Più concretamente, se 10 anni fa un Rover in Servizio presso un'associazione di assistenza ai migranti non aveva troppe probabilità di scontrarsi in coscienza con le leggi del Paese, oggi si trova di fronte il reato di "Immigrazione Clandestina": possiamo correre questo rischio?

3 - I ragazzi non hanno certo bisogno di un altro adulto che vuole manipolarli, solo che, in concreto, come ti muovi sbagli ed il rischio è di danneggiarli sia nell'appoggio ad una fazione che nel contrasto ad un'altra: sono molto contento quando vedo i ragazzi ( troppo raramente purtroppo ) discutere tra loro di politica anche partitica, un po' meno quando iniziative blasfeme come quella del white christmas non sono considerate gravi neppure da un punto di vista della presunta cattolicità dei suoi promotori, ma sono comunque attentissimo a non interferire in una dialettica tra ragazzi che sarei solo sicuro di inquinare. Per non parlare, poi, del campo di battaglia che è l'espressione online dei ragazzi. Ci si aspetterebbe una divisione in fazioni che di fatto non esiste: l'iscritto al gruppo No-B-day, magari, plaude ad un'iniziativa leghista ed un fan dal PDL è contro il ponte sullo stretto. Ma va bene solo così?

4 - Non è che proced(iam)o, in staff, alla cieca: riteniamo di avere strumenti più che validi: la Strada come punto di partenza, il Servizio e le relative testimonianze. Ma sono "armi Strategiche", il cui effetto è certo, concreto, ma assai distante nel Tempo. Insomma, siamo noi adulti, al solito, il problema: un Capo può essere di Destra, Centro o Sinistra, ed identificarsi partiticamente con Fini, Casini o Bersani senza allontanarsi dal Patto Associativo Agesci testimoniando i valori fondativi nel Servizio ai Ragazzi. Giusto? E quando dalla teoria si passa alla pratica?
Voi come vi regolereste, soprattutto in branca R/S, in quest'inverno che si prospetta rovente?

29 novembre 2009

Giornata Nazionale della Colletta Alimentare


"Se ognuno farà del Suo Meglio, raccoglieremo il massimo possibile di aiuti. Se non lo faremo, ci saranno persone bisognose a cui presto manchernno il latte, la pasta, il riso che avremmo potuto raccogliere per loro e che non abbiamo raccolto per negligenza. Questo è un Servizio concreto che avrà effetti reali su persone reali". Vabbè, lo so, sono retorico, ma fa parte del ruolo del capo anche il discorsetto di incoraggiamento iniziale.
La Giornata Nazionale per la Colletta Alimentare non è un evento a cui sono nuovo. E' stata un'occasione proposta dalla Capo Guppo e ci ha permesso di iniziare la parte principale del nostro cammino di quest'anno: quella dedicata al Servizio.
Il lavoro è stato svolto da un gruppo di Rover allegri e volenterosi, cortesi con tutti, implacabili coi loro sorrisi. Un Sabato pomeriggio in cui il nostro piccolo sacrificio, il nostro stare in piedi, porterà un beneficio a molti, anche se ancora troppo pochi rispetto alle necessità.
Grazie a tutti quelli che ci hanno donato aiuto,
grazie ai volontari del Banco Alimentare, con cui speriamo di continuare a lavorare nelle prossime settimane,
grazie anche a chi ha tirato diritto perchè ci ha aiutato a definire i nostri Valori,
grazie al Clan Perfecta Laetitia che ha lavorato facendo Onore al suo Nome.