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3 maggio 2016

La Preghiera del Capo

Metti una sera di Veglia con la tua Comunità Capi.

Metti che il testo che ti viene in mente è la Preghiera del Capo.

"Fa', o Signore, che io ti conosca"

Come posso conoscere Dio? Non sarebbe questo il dono più grande?
E' scritto: beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio.
Sono puro di cuore?
No, decisamente No.
Non mi resta che invocare la sua Grazia: da solo, non ce la faccio.
Ma non è che possiamo passare la vita ad attenderla.
 Come facciamo, quindi, a darci noi una mossa per conoscere Dio?
Dove incontrarlo?
Conoscerò, quindi, Dio?

"E la conoscenza mi porti ad amarti e l'Amore mi porti a servirti ogni giorno più generosamente"

Una catena di eventi, un Climax che è quasi un Teorema.
Ogni causa diventa conseguenza.
Forse che la generosità nel Servizio sia la chiave della Conoscenza?
E allora  tutte le difficoltà di questo mio Servizio così striminzito mi rendono, invece, avaro e lontano?

"Ch'io ami veda e serva te in tutti i miei fratelli ma particolarmente in coloro che mi hai affidati"

I ragazzi, le bimbe.
Vedere nei più piccoli e nei più indifesi il Cristo.
Perchè, altrimenti, osare chinarsi ad allacciare le scarpe di una bambina?
Ma questa è la parte facile.
La parte difficile è essere costante, saper vedere quel Servizio anche quando si è incastrati in una quotidianità impietosa.
E restarci aggrappato contro tutte le manifestazioni di buon senso.

"Te li raccomando, perciò, o Signore, come quanto ho di più caro perchè sei tu che me li hai dati e a te devono ritornare"

Il passo più difficile, oscuro.
Tutti dobbiamo tornare al Padre e il Signore ha davvero bisogno delle nostre raccomandazioni?
Non saremo un po' troppo presuntuosi?
E che parte abbiamo noi, difettosi, in questo circolo perfetto?

"Con la tua Grazia, Signore, fa ch'io sia sempre loro di esempio e mai di inciampo"

Si entra nel vivo.
Ed ecco in campo la Grazia.
Esempio, quello buono, sì.
Inciampo, no, quasi banale. Ci penso.
Non sono antitetici.
Capo, dai il buon esempio.
Dall'uniforme al codice della strada.
Capo, togliti dalle palle, non fare sgambetti, non ti mettere in mezzo.
Non sei più un ragazzo ma resti scout.
Togli le tue idee da adulto dal groppone dei ragazzi.
Non è sempre facile.

"Che essi in me vedano te e in loro te solo cerchi. Così l'Amore nostro sarà perfetto"

Sempre più difficile.
Quasi non fosse possibile una dimensione umana ma solo il riconoscimento di un tentativo di perfezione.
In una vocazione al Servizio che non è solo materiale.
Non è utilitaristica, questo è certo: c'è di più.
L'ammonimento che dobbiamo darci non è un pro forma.
Noi Capi abbiamo grandi responsabilità e siamo esposti al terribile rischio di usare il Servizio come cerotti per le ferite delle nostre vite.
Può capitare, può succedere a tutti, sì. 
Ma, questi cerotti, mandano le ferite in suppurazione.
Non ci può essere secondo fine nel Servizio.

"E, al termine della mia giornata terrena, l'esser stato Capo mi sia di lode e non di condanna."

Una minaccia?
Uno sprone?
NO: un augurio!
Forse è come nella parabola dei Talenti in cui il non aver fatto il proprio meglio verso i più piccoli è assimilato a seppellire i talenti invece di metterli a frutto.
Ma può essere anche peggio: ti assumi un rischio terribile, Capo!
E poi non hai più scelta: o bere o affogare.
Non è una preghiera gioiosa, la nostra preghiera.
Perchè parliamo al Signore di una faccenda terribilmente importante: i ragazzi che ci sono stati affidati. C'è poco da scherzare. Più precisamente, ci sono molte ore e giorni in cui la gioia naturale dello Scoutismo ci riempirà i polmoni.
Ma c'è un prezzo da pagare per quella gioia.
E la Preghiera del Capo è un serio promemoria delle nostre responsabilità.
Tutte le volte che la recito mi sento obbligato a mollare.
Sì, mollare.
Sono fuori da troppi parametri.
Non sono mai pronto.
Ho 4 in quasi tutte le materie. 
Il ragazzo era intelligente ma non si applica più.
Non la voglio pure quest'altra condanna.
Ma, con la Tua Grazia...



Preghiera del Capo

Fa', Signore, ch'io ti conosca, e la conoscenza mi porti ad amarti, e l'amore mi sproni a servirti. Ogni giorno più generosamente. 
Che io veda, ami e serva te in tutti i miei fratelli ma particolarmente in coloro che mi hai affidati. 
Te li raccomando perciò, Signore, come quanto ho di più caro, perché sei tu che me li hai dati e a te devono ritornare. Con la tua grazia, Signore, fa' ch'io sia sempre loro di esempio e mai di inciampo: che essi in me vedano te, e io in loro te solo cerchi: così l'amore nostro sarà perfetto. 
E al termine della mia giornata terrena l'essere stato capo mi sia lode e non di condanna.

16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

2 settembre 2010

Andarsene così

Sarebbe splendido
Amare veramente
Riuscire a farcela
E non pentirsi mai
Non è impossibile 
pensare un altro mondo
Durante notti di 
paura e di dolore
Assomigliare a 
lucertole nel sole
Amare come Dio
Usarne le parole
Sarebbe comodo
Andarsene per sempre
Andarsene da qui
Andarsene così.

Baustelle, Amen

19 aprile 2010

365 Giorni Dopo e nel frattempo?

Cosa è rimasto del nostro Servizio dell'Anno scorso in Abruzzo?
Cosa?
Le fotografie?
Qualche lettera scritta, una cartolina ed un po' di rabbia ad ogni speculazione sui terremotati a cui mi è toccato di assistere in questo breve anno che ci separa dagli eventi e da quelle persone che transitano nel mio cuore, come il sangue che lo attraversa ogni istante.
Eppure, Tempéra si dissolve, erosa non  dai giorni, ma dall'azione di chi si è impegnino tantissimo nel dimostrare che tu lì non ci sei mai andato e che se l'hai fatto l'hai fatto per tuo tornaconto, che tu non sei assolutamente diverso da uno a caso dei tanti arrivisti capaci di usare a mo' di spot pubblicitari carrieristici ogni gesto, ogni azione apparentemente disinteressata.
A che è servito allora?
A che è servito se ti trovi a scrivere lettere che non puoi spedire perchè sai che non ci sarà risposta, a che è servito se nessuno segue le tue orme, a che è servito se le Persone per cui sei partito nel cuore della notte non hanno riavuto la loro vita?
I fatti, che a me sembravano così definitivi, si scoprono fasulli.
Se fossero stati veri, se avessimo dato vera dimostrazione di capacità di Servizio gratuito ( e non mi riferisco al solo intervento in questione, ma a tutto il continuativo e pesante impegno in Agesci &  attività anche NON consociate e correlate ), sarebbero andate così le cose? Quando premesse così differenti portano agli stessi risultati di chi non ha scelto il servizio, di chi  non si è fatto scrupoli nell'usare per profitto personale certe bandiere, di chi ti paragona senza batter ciglio alla tua stessa antitesi, di chi sabota col sorriso sulle labbra i tuoi sforzi di correttezza,  diventa necessario domandarsi, in fine:
sono false le cose che ho fatto o sono falso io?
Purtroppo, mi sto rendendo conto di dovermi quasi vergognare di pezzi della mia vita che, sulla carta, avrei dovuto portare con orgoglio nel mio zaino.
Fesso tu che ci sei andato in Abruzzo, fesso tu che in campagna elettorale non ti sei fatto il santino in uniforme, fesso tu che vorresti dare un senso ad ogni istante nelle cose che fai,  fesso tu che ti candidi con gli "altri", è molto più facile dire due balle in croce e aggiungere " E che mi vuoi fare ?"
Intanto, fesso tu che ritorneresti a Tempéra domani.
Che non ti penti delle cose (in)utili seminate dietro i tuoi passi.
Che giochi coi dubbi e le incertezze ma non ti lasci paralizzare.
Che non ti gonfi di superbia per i risultati della fatica che accumuli tra lavoro, Polis, scoutismo e pure nella scrittura se è per questo!!
Lo so che ho scritto parecchie righe praticamente indecifrabili e non c'è chiave di lettura che tenga , dato che mi riferisco ad esperienze diversissime di cui solo io riesco a cogliere il quadro d'unione, appunto.
Ma è passato un anno intenso, un anno da quelle giornate che hanno davvero segnato un 'prima' ed un 'dopo'. E vedo che non stiamo usando nel migliore dei modi l'eredità di quei giorni di gelo e fatica.
Non che mi aspettassi una favola, ma un po' di malinconia per qualcosa di così fondante che scompare tra i flutti del passato la getto qui con con tristezza.
E, per quanto riguarda il resto, sono una persona paziente, ma non mi accontento di verificare di esser vivo.

4 ottobre 2009

4 Ottobre 2009

Fa’, o Signore, che io ti conosca.

E la conoscenza mi porti ad amarti,

e l’amore mi sproni a servirti

ogni giorno più generosamente.

Che io veda, ami e serva te in tutti i miei fratelli,

ma particolarmente in coloro che mi hai affidati.

Te li raccomando perciò, Signore,

come quanto ho di più caro,

perché sei tu che me li hai dati,

e a te devono ritornare.

Con la tua grazia, Signore,

fa’ che io sia sempre loro di esempio e mai di inciampo:

che essi in me vedano te,

e io in loro te solo cerchi:

così l’amore nostro sarà perfetto.

E al termine della mia giornata terrena

l’essere stato capo mi sia di lode e non di condanna.

Amen.

11 maggio 2009

Cronache di BAS 35, Giovedì 16 Aprile 2009

A un certo punto ti accorgi che il tempo passa. E' giovedì, questo vuol dire che dopodomani si torna a casa. Ma non è un 'finalmente!' la parola che appiccichi subito dopo il tuo pensiero del mattino. Proprio no... Non sai se il conto alla rovescia è verso un evento desiderato o temuto. Ormai sei parte della Comunità, non ti senti un passeggero. Ci svegliamo presto, ma riusciamo a fare con calma. Sono a colazione con Raffaele quando avvertiamo una lieve scossa di terremoto. Per fortuna è davvero leggera e quasi passa inosservata.
Ho i capelli all'olio, unti e bisunti. Approfitto di Maddalena per farmi fare uno shampo a secco seduto in un vecchio passeggino riciclato come poltrona da barbiere. Per qualche minuto mi sono visto già canuto, uno shampoo a secco non è proprio il massimo ma almeno mi sono sgrassato ben bene chè già sono in tanti a sostenere che ho una capa di sivo!
La mattina è abbastanza pesante tra arrivi e sistemazioni e consegne, il tutto è aggravato dalla richiesta di servizio in mensa. Si serve dove serve, è vero, ma da professionista sono contrario alla prassi tutta italica di azzoppare un servizio efficiente ed efficace per dirottare risorse su un altro servizio che non ne trae giovamento significativo o, peggio, come in questo caso, che non ne necessita punto. Ma mi secca che siano altri ad andare al posto mio e assieme a Raffaele abbiamo partecipato alla distribuzione di pane, posate, tovaglioli e frutta. C'è di bello che ho potuto vedere una ad una in viso tutte le persone che abitano il campo e davvero ne è valsa la pena. Non credo di aver ricevuto tanti sorrisi nella mia vita concentrati in così poco tempo, davvero un servizio fatto per bene non ha prezzo.
Dopo pranzo si torna di corsa in magazzino: a parte la sistemazione dei nuovi arrivi che si sono accumulati mente ero in mensa, ci siamo trovati anche con un metro cubo di bottiglie d'acqua da spostare... La risposta è la solita, olio di gomito. Purtroppo oggi siamo stati categorici per quanto riguarda l'orario di 'apertura' del magazzino. Mi spiego. In teoria, il magazzino è aperto al pubblico tra le 10 e le 12 e dalle 17 alle 19. Il senso di questi orari è nel consentire di scaricare ed ordinare gli aiuti. In pratica gli orari sono stati sempre tpleonastici: dal mattino a sera ingresso libero. E non può essere altrimenti dato che lo scopo della nostra presenza non è la mera distribuzione di beni materiali, ma, soprattutto, la capacità di offrire sorrisi e comprensione al di là degli orari. Oggi, però, a causa dell'impegno in mensa, mi sono trovato completamente sommerso dal lavoro e ho lasciato le tende chiuse mentre cercavo di materializzarmi, come tutti gli altri di BAS 35, in due posti diversi contemporaneamente. Ecco a cosa mi riferivo poche righe fa quando parlavo di zoppie organizative.. Ma ce la siamo cavata, tra una distribuzione di coperte ed una ricerca di scarpe 8 sempre numero 42 ). L'ora di cena, quindi, si avvicina in fretta. E, salvo una piccola disavventura che ho avuto con una carriola senza gomma, recuperata in mensa, portata al magazzino e ritrascinata in mensa senza che si sia capito chi e per quale scopo l'abbia richiesta in magazzino, il resto della giornata è stato senza storia. Ma il tempo e la distanza iniziano a fare il loro effetto. Dopo cena finiamo in 4 in sala mensa a scroccare grappa ai volontari friulani della protezione civile. Ma, con Raffaele, Rocco e Maria Pia i discorsi sono altii: l'Associazione, la Chiesa, i ragazzi....Piove e fa freddo, la tendopoli è ormai illuminata e l'aria ha quasi sapore di casa, mentre piove a scrosci nella notte.

15 dicembre 2008

48 ore per l'Uscita


In realtà, l'uscita della domenica inizia la mattina del Sabato. Quando mi sveglio. Nei periodi di calma, anche di sabato e domenica, mi sveglio intorno alle 07:30 - 08:15. Se sono particolarmente stanco e stressato, mi alzo per le 09:30 - 10:00. Questa volta mi sono svegliato alle 10:35. Sono stanco. Domani avrei bisogno di dormire, non di travestirmi da cretino e andarmene sotto la pioggia su strade fangose a cercare di cambiare un po' il mondo. Anche quando l'uscita è stata teoricamente preparata c'è sempre un mucchio di lavoro da fare il giorno prima. Lavoro pratico: stampare le cartine, comprare una cartuccia di gas per il fornelletto. Lo faccio di malavoglia mentre il Sabato passa. Vorrei leggere, riposarmi, fare una passeggiata. Non si può. Arriva il tardo pomeriggio del Sabato. Qualcosa, nell'umore, cambia. Inizio a preparare l'equipaggaimento. Lo zaino, gli impermeabili, la cassetta del pronto soccorso. L'opinel, il cordino, i fiammiferi e l'accendino, le gavette, le borraccie. La macchina del caffè, la bomboletta per il fornellino, controllo l'uniforme, attacco bene i tizzoncini al portafoular, tiro fuori le scarpe da trekking ed il cappellone. Man mano che riempio lo zaino la stanchezza passa, la voglia cresce. Nascondo una stecca di cioccolato, imbarco un po' di posate extra per i 'distratti', imballo gli spiedi, mi rileggo la Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi e la voglia cresce ancora. Finchè diventa attesa. Un uscita è sacrificio: anche se è sabato sera non si può fare tardi, le 07:00 del mattino del giorno dopo incalzano.... non sono il solo a sacrificarmi... Suona la sveglia e sembra di essere andati a dormire da un secondo. E' la sveglia peggiore della settimana. E' tutto pronto: mi lavo, mi rado, trangugio il caffè e la colazione. Mi metto l'uniforme e riconosco a pelle le comodità e le abitudini di ogni tasca. Esco: in un solo viaggio riempio la macchina di zaino ed accessori. inizio a girare tra le case dei ragazzi che abitano a Matera Nord, attendo il loro ritardo, gioisco della loro puntualità. Il che non è raro. Arriviamo in Chiesa e siamo in pochi. Mi secca. L'uscita inzia alle 08:00 per tutti. Qualcuno si presenterà dopo le 09:00. Portiamo pazienza. Il sacerdote è un po' in ritardo. Noi non siamo loquaci, troppo sonno. Sono perso nei miei pensieri ( Ossia 2 neuroni tengono aperti gli occhi, gli altri 2 dormono ancora), quando una voce stridula squarcia il silenzio con un grido: " CANTO SETTANTANOVEEE!!) Tutti e 4 i miei neuroni sobbalzano nella scatola cranica: inizia la Messa... Il cervello si rimette in moto ed il resto di me torna in vita. Finita la messa ci tocca ancora attendere gli ultimi: e riesco a mettermi in Strada solo con una ventina di minuti di ritardo.Portiamo ancora pazienza: per qualcuno l'uscita sarà senza uniforme e/o scarpe adatte, per qualcun altro inizia alle 09:07. E, poi, la strada. Un percorso semi urbano che sono riuscito a rendere extraurbano il più possibile. Sulla Strada ci si rilassa e ci si scopre, è il momento di osservare, di immedesimarsi, di capire. Iniziano i tratti infangati, nessun problema per chi ha le scarpe da trekking, una specie di psicodramma per chi se ne è venuto con quelle da ginnastica nonostante tutte le richieste, le raccomandazioni e nonostante il fatto che la città sia stata appena sommersa da nubifragi continui non sia proprio un segreto di stato. I tratti infangati sono stati utilissimi per capire certe cose, per identificare chi si preoccupa degli altri, pet testare la reazione alle difficoltà.



La Strada ha occupato gran parte della mattinata. Un percorso brullo, costellato di rifiuti per gran parte. Siamo arrivati a destinazione poco prima di mezzogiorno e ci siamo subito impegnati nelle attività di cucina. A questo punto ho iniziato a rilassarmi un po'. Col fuoco acceso, i fornelli che riscaldavano piano l'acqua per la pasta, il pane twist e la carne che si cuovcevano più sull'entusiasmo e sull'allegria che sulle deboli braci, mi sono sentito tranquillo e soddisfatto.



Ancora più soddisfatto mi sento appena assaggio la piccola porzione di sushi preparata 'sul campo', a cui seguono pasta, arrosto e twist.





Con la pancia piena dopo una buona fatica è raro sentirsi depressi... Così, dopo il caffè, possiamo continuare le nostre chiacchierate sull'Operazione Paul, nello specifico la Seconda Lettera ai Corinzi. Ecco, se c'è una cosa che ultimamente ci sta riuscendo benino, è l'attualizzazione concreta delle Letture del Vangelo. Forse è un esercizio un po' rischioso, dopotutto non sono propriamente laureato in teologia ( ma grazie ad 'uomini e profeti' su radio tre ).
Poi, velocemente, rapidamente, tutto si liquefa. Si rifanno gli zaini e si torna a casa. Mi trovo alle 16:00 della Domenica stanco morto a sistemare le scarpe da trekking croste di fango. Pulire gli spiedi, riaffilare il coltello e ingrassarlo, lavare le gavette, sciacquare la borraccia. Metto tutto a posto, metodicamente. E rifletto sulla giornata, sugli sguardi, sullo scopo di tutta questa organizzazione, sulla sua efficacia. Inizio a realizzare di aver assistito a comportamenti fuori luogo, mi ubricao di "senno di poi", mi lavo, mi siedo e quasi mi addormento. Una bella uscita, MA.... MA... MA.. La sveglia lavorativa del giorno dopo mi strappa dal sonno istantaneo del post-uscita. I dolorini che si sono già manifestati da ieri segnano la mia età ( per fortuna quello più grave al ginocchio è scomparso ). I soliti rituali del mattino, il viaggio. E allora realizzo che non è andato proprio tutto a meraviglia. Che ho assistito a qualche episodio non proprio edificante. Inizio a sentirmi a disagio. Oggi, sono in vena di spiritosaggine. Ho portato in ufficio la scatola dei calendari scout che ora fa bella mostra sulla scrivania. Ho scritto un minicartello: "Ticket ICT: € 5,00 ma con calendario omaggio." Poi, faccio vedere le foto dell'uscita ad un collega. Che si incazza e, come uno spillo, fa scoppiare il palloncino del mio disagio. E' un ex Capo Reparto che resta ex perchè nella cittadina in cui vive adesso non c'è un gruppo Agesci. Gli faccio vedere le foto di ogni uscita ed è sempre un po' emozionato, gli luccicano gli occhi. E inizia la filippica: Non avrei dovuto permettere la partecipazione di ragazzi che hanno saltato la Messa. Non avrei dovuto permettere la partecipazione di ragazzi senza uniforme. Non avrei dovuto permettere la partecipazione di ragazzi senza scarpe da trekking. " il tuo tempo così lo sciupi: fai tanti sacrifici ma non serve a nulla: se non gli sta bene se ne possono stare a casa: a che serve che tu ti fai un programma, ci hai messo tempo, se poi deve saltare perchè uno arriva in ritardo, l'altro se ne viene senza scarpe da Trekking? Ma è meglio se gruppi in cui succedono 'ste cose chiudono, lo scoutismo mica è per tutti" _ " Ma gli altri - balbetto io" _ "Gli altri? Gli altri impareranno che nulla ha un valore e tutto è derogabile! Così si fa( nel senso hai fatto ) solo danno!" E se ne è andato senza manco comprare il calendario scout. Ha ragione, ovviamente, ma l'ultima volta che ho posto la questione in questi termini le cose non sono andate troppo bene. Forse non vale al pena di essere così rigidi, ma mi rendo conto che un minimo di restaurazione della normalità è necessario. Ma come, senza andare alla guerra? Intanto, la prossima uscita già è in gestazione nella mia mente. Per ora non mi arrendo.

25 febbraio 2008

La Giornata del Pensiero 2008, ovvero Essere Capi Scout Cattolici nel 2008 con altri mezzi.


La Giornata del Pensiero è un evento scout in cui si festeggia l'anniversario della nascita di BP e di sua moglie, casualmente entrambi nati il 22 Febbraio. Generalmente è una giornata a tema a cui partecipa tutto il gruppo. E così è stato anche quest'anno. Tema: l'acqua.
Così, di buon'ora, ci siamo radunati tutti in Piazza San Francesco e ci siamo contati... Oltre 140 presenti tra lupetti, esploratori, rover e capi. Con un mese di anticipo abbiamo inaugurato la primavera... Una splendida giornata in cui è filato tutto liscio, a parte un esploratore ed una scolta che si sono completamente strazzati, rispettivamente, pantalone e gonna. Il grande gioco è stato entusiasmante e, ahimè, faticosissimo. Io ho ereditato il ruolo di 'spirito errante' con tatno di teschio black jack, un ruolo che mi ha fatto correre a lungo... E, correre dietro ad un rover di 17 anni, non è che sia proprio pratico quando fai un passo e poi hai il fiatone....
Giornate come quella di ieri sono preziose e rare.
Dopo pranzo, tornati in sede, abbiamo potuto parlare un po' del tema del giorno grazie all'intervento dell'Associazione Basilicata Mozambico . Non mi dilungherò a parlare del Tema in questione. Ma dell'impegno delle persone. Sono anni che l'Associazione Basilicata Mozambico si prodiga per portare soccorso, un soccorso umano, a quel popolo lontano. Un impegno sorretto incessantemente da quello che io considero la Chiesa, la Chiesa a cui appartengo. E vi risparmio il relativo bla bla bla. Semplicemente, esistono persone che dedicano il loro tempo agli altri...Esistono Sacerdoti che dedicano tutto il loro tempo agli altri. Essere Scout ti mette a contatto con entrambe le categorie, per fortuna.
E ora veniamo alla seconda parte del mio sibillino titolo.
Cosa significa per me essere Capo e Cattolico?
La nostra è una posizione scomodissima.
La Voce della Chiesa non è, purtroppo, la stessa voce dei sacerdoti che ho visto Operare tra i fedeli con carità e impegno. Il Sacerdote che, dalla sala in cui si svolgeva la veglia funebre di Suo padre, ha la forza di pensare prima a sistemare l'extracomunitario clandestino scodellatogli in canonica sporco, esausto ed affamato, dalle nostre affabili forze dell'ordine, parla a me e ai miei ragazzi con la Voce del Cristo vivente, dando una testimonianza preziosa perché mi consente di rimediare agli sfaceli prodotti dalle comunicazioni mediatiche dei vari Eminenz che tanto sconcertano i ragazzi che mi sono affidati.
  • "Capo, ma perché la CEI rompe tanto sulla famiglia e poi appoggia Casini che è divorziato e risposato con una di 20 anni più giovane?"
  • "Capo, ma perché rompono tanto sull'aborto e poi il prof di religione non ha fatto mettere a scuola la macchinetta per distribuire i preservativi?"
  • "Capo, ma com'è che non hanno fatto i funerali a Welby e li hanno fatti a Pinochet?"
  • Tristemente, 6813 eccetera su esempi analoghi....
Cosa dovrei rispondere? Che la CEI ha ragione? Io credo che abbia torto ma devo stare bene attento a non far passare nei cuori dei ragazzi la facile equazione, soprattutto in età di Clan, CEI sbaglia = Dio è morto.
Se la tua mano ti da scandalo, tagliala.
E io rispondo: " A che punto è il capitolo sulla trasgressione? A che punto è l'autofinanziamento per la Route a Lourdes? Come mai il Servizio non decolla? Perchè vi intestardite sul fatto che molte dichiarazioni della CEI siano, ormai, argomento di satira? Seguite l'esempio di chi, nella Chiesa, è completamente coerente e non quello di chi predica bene e razzola male o razzola male e predica peggio. Vi aspettate che sia tutto facile? Che la Vita sia il premio per chi si mette dalla parte dei potenti e dei benpensanti? Cristo è nel Servizio, non nelle chiacchiere!"
Me la sto cavando?
Spero di riuscire a evitar loro l'Ipocrisia congenita dei loro maestri.
E' da un po' che medito queste righe. Dentro di me ho trovato una soluzione semplice: Chiesa è Amore e Opere conseguenziali alle parole. La CEI può darsi che sia Chiesa, di sicuro le sue contraddizioni non intaccano il mio essere Capo e Cattolico oggi. Non ho bisogno di difendere l'indifendibile offensiva della CEI, preferisco imparare ad amare la Vita attraverso le persone che mi circandano, è già praticamente impossibile senza dovre anche considerare le belle alzate di ingegno degli alti prelati.
I loro massimi sistemi oscillano, le persone attorno a me sono ben salde e concrete. Un grazie a tutti coloro che ieri ci hanno permesso di volare su Ali d'Aquila.


11 febbraio 2008

Sushi e Cavatelli

Il week end di tutto riposo è stato quanto mai salutare.
Peccato non aver dormito abbastanza..
Sabato sera abbiamo fatto il sushi:
e ci siamo divertiti un mondo.
I risultati sono stati discreti anche dal mero punto di vista gastronomico. Ovviamente, c'è ampio margine di miglioramento. La prossima volta sarà il caso di fare il riso un po' prima e di limitarsi a tre tipi di pesce: gamberi, salmone e tonno. Insomma, la via per diventare un esteta del sapore Zen è ancora lunghissima!
Ma la soddisfazione del successo è stata ugualmente saporita...
La domenica è stata più riposante, con sveglia ad un orario decente e passeggiata nel freddo, passeggiata davvero rilassante. Ma, dopo la gigantesca pasta al forno domenicale è tornato il turno dell'Agesci.
Già, domenica pomeriggio uscita di Comunità Capi.
Ho partecipato alla preparazione di quest'evento focalizzato sulle relazioni tra adulti. Il problema è: come mai tra i capi dell'agesci si litiga così spesso e così ferocemente?
Risposte precise non ne ho e non era nostra intenzione risolvere questa complessa e dolorosa questione con un dibattito stile portaporta. Nel corso del tempo un'idea me la sono fatta. Per descriverla occorrerebbe argomentare a lungo, ma con una frase credo di trasmettere il succo: i.n Agesci si litiga perché le strutture associative favoriscono il fenomeno e perché in molti capi l'Intenzionalità Educativa è debole. Ossia, i vari organi associativi, pensati per favorire il confronto, spesso consentono che il dialogo diventi scontro. Inoltre, molti dei Capi dell'associazione, indipendentemente dalla loro competenza tecnica nello scouting, non mettono al primo posto l'effetto che la loro azione avrà sui singoli ragazzi.
Questi due 'poli' agiscono come geni dominanti, basta che si manifesti una disfunzione strutturale o vi siano anche pochi capi che sono in Agesci per fini diversi dall'Azione Educativa per giungere al patatrack.
Non potendo assolutamente affrontare un tema del genere in poche ore, abbiamo scelto un approccio indiretto volto a cementare i rapporti tra noi capi e a far riflettere i contendenti sullo stato delle cose. Abbiamo avuto successo? Non lo so. Ma credo che tutti si siano divertiti abbastanza.
Il clou della serata? Ma la cena con previa preparazione della pasta fatta in casa, fatta per lo più da Baghera e me con la collaborazione di Maddalena e Donato e l'insostituibile sprone di Rocco.
Certo, ci siamo dovuti difendere alungo dalle 'ladre' di pasta.... Per fortuna il Capo Clan faceva buona guardia e puniva chi di dovere con carezza alla cipolla sui capelli....
Ed ecco il risultato:
Le altre foto sul fotoblog...
A me sono capitati un paio di incidenti seccanti:

  • mi sono fatto un banale ma fastidioso graffio spaccando la legna per il fuoco
  • sono rovinosamente caduto causa rottura sedia sbattendo la capa al ripiano della cucina e, cosa terribile, sprecando l'ottimo aglianico che il Capo Gruppo mi aveva testè versato nel mio bicchiere di alluminio. Gran parte del vino mi è finito... sulla testa: così tutti i presenti sono sbiancati credendo che il vino fosse sangue.
Sta di fatto che la capa al marmo l'ho sbattuta e per circa 3-5 secondi mi sono sentito davvero sul punto di svenire, ma non mi è venuto neppure un mezzo bernoccolo.
Quindi delle due l'una: o la botta è stata lievissima o la mia capa è più dura del marmo. I rottami della sedia hanno fatto il danno maggiore, una piccola escoriazione sulla tibia sinistra. A parte l'orgoglio ferito, of course: gettar via un vino così buono, non è da me.
Il problema successivo è che abbiamo finito tardi, poco prima delle 23 e temo che ciò non sia stato "bene"...
Ho concluso la serata sotto la doccia per togliermi il vino di dosso, non mi era mai capitato di avere più vino tra i capelli e sui vestiti che in panza....



13 ottobre 2007

Preghiera del Capo


Fa, Signore, ch'io ti conosca, e la conoscenza mi porti ad amarti,
e l'amore mi sproni a servirti, ogni giorno più generosamente.
Che io veda, ami e serva te in tutti i miei fratelli,
ma particolarmente in coloro che mi hai affidati.
Te li raccomando perciò, Signore, come quanto ho di più caro,
perché sei tu che me li hai dati e a Te devono ritornare.
Con la tua grazia, Signore,
fa che io sia sempre loro di esempio e mai di inciampo:
che essi in me vedano Te, e io in loro Te solo cerchi:
così l'amore nostro sarà perfetto.
E al termine della mia giornata terrena
l'essere stato Capo mi sia di lode e non di condanna.

Amen.



Tredici Ottobre 2007, vigilia.