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29 gennaio 2023

Binario 21



Ho avuto modo di visitare, a latere di una Riunione di Redazione di Proposta Educativa, il Memoriale della Shoà di Milano il giorno dopo la bellissima testimonianza di Liliana Segre che potete trovare su Raiplay.

Dopo Terezin e Auschwitz pensavo che la visita sarebbe stata 'solo' interessante.

Insomma, di aver visto di peggio.

Ma ogni assurdità dell'Olocausto è terrificante a suo modo.

Il Memoriale non fa eccezione.

Non voglio tediarvi con la sua descrizione: accontentatevi di qualche fotografia:


Al termine della visita, la bravissima guida (di cui ho colpevolmente dimenticato il nome) ci ha posto le due celebri domande di Primo Levi: "Quando tutti i testimoni saranno morti, la Memoria resterà o prevarranno i negazionisti? E dopo aver visto tutto questo cosa provi?"

Mi sono avvicinato e le ho risposto.

"La Memoria resisterà, perchè i negazionisti ci sono sempre stati anche quando i testimoni in vita erano tantissimi. La Memoria, quindi sopravviverà, ma inutilmente. Perché ci sono stati l'Uganda e le Guerre Yugoslave e tante altre atrocità assurde. Perchè la Memoria è ancora vivissima eppure metà degli italiani è completamente indifferente ai massacri in Ucraina parteggiando consapevolmente o meno per gli aggressori. E così posso rispondere anche alla seconda domanda: dopo questa visita provo rabbia per l'impotenza di veder succedere di nuovo tutto quanto: e ci siamo vicinitanto così". Ho detto tenendo pollice ed indice della mano destra a distanza di pochi millimetri.

"Beh, ma perchè dice così? Bisogna essere più ottimisti! Intanto saremo pure vicini ma ancora non è successo: lei continui a fare il Capo scout dando il suo contributo alla Memoria e creando antidoti per questi veleni e non succederà mai più".

Ho salutato e sono uscito da quel luogo terribile.

Vorrei che fosse così semplice, cara Signora.

Perchè la Memoria di ciò che è stato non si traduce, non dico in azione, ma nemmeno in coscienza e consapevolezza.
La Memoria dell'Olocausto non è correlata con l'impedirne un altro.
Vedete, io le leggo le statistiche del mio blog, così come i risultati delle condivisioni social. In cima ci sono argomenti ameni, tipo "Come funziona la Spiritiera", poi robe linux. Ma articoli tipo "Perchè gli Alleati non bombardarono Auschwitz?" come tanti altri non ricevono nessuna attenzione.
La Memoria c'è: conserviamo Memoria anche degli Assiri e dei loro crudeli re.
Ma si può far Memoria dell'Olocausto senza riconoscere di galleggiare nel Mare Nero dell'Indifferenza.
Il Mare Nero dell'Indifferenza è lamentarsi di Zelensky a San Remo, che sarà anche un pessimo cantante ma deve ballare, pena la morte sua e di milioni di ucraini innocenti come DIMOSTRATO a Boucha, al suono dell'oscena orchestra di Putin.

Il Mare Nero dell'Indifferenza è condividere le vignette di Vauro che disegna Zelensky come da manuale di Goebbles su come si rappresenta l'Ebreo tipo.

Il Mare Nero dell'Indifferenza è pronunciare vuote parole di desiderio di una Pace che è solo resa e morte senza nemmeno scomodarsi ad argomentare come raggiungere anche quella atroce resa.

E magari condividere, lo stesso giorno, qualcosa sull'Olocausto per la Giornata della Memoria.

Il Binario 21 è sempre lì, pronto, servito e manutenuto da chi è dalla parte dell'assassino inventandosi capziosità fasciste per giustificare la propria ignavia morale più che materiale.

Però, mi raccomando, facendo Memoria lo stesso.


L'Odio 

Guardate com'è sempre efficiente,

come si mantiene in forma

nel nostro secolo l'odio.

Con quanta facilità supera supera gli ostacoli.

Come gli è facile avventarsi, agguantare.


Non è come gli altri sentimenti.

Insieme più vecchio e più giovane di loro.

Da solo genera le cause

che lo fanno nascere.

Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.

L'insonnia non lo indebolisce ma lo rafforza.


Religione o non religione –

purché ci si inginocchi per il via

Patria o no -

purché si scatti alla partenza.

Anche la giustizia va bene all'inizio.

Poi corre tutto solo.

L'odio. L'odio.

Una smorfia di estasi amorosa

gli deforma il viso.


Oh, quegli altri sentimenti –

malaticci e fiacchi!

Da quando la fratellanza

può contare sulle folle?

La compassione è mai

arrivata per prima al traguardo?

Il dubbio quanti volenterosi trascina?

Lui solo trascina, che sa il fatto suo.


Capace, sveglio, molto laborioso.

Occorre dire quante canzoni ha composto?

Quante pagine ha scritto nei libri di storia?

Quanti tappeti umani ha disteso

su quante piazze, stadi?


Diciamoci la verità:

sa creare bellezza

Splendidi i suoi bagliori nella notte nera

Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.

Innegabile è il pathos delle rovine

e l'umorismo grasso

della colonna che vigorosa le sovrasta.


È un maestro del contrasto

tra fracasso e silenzio

tra sangue rosso e neve bianca.

E soprattutto non lo annoia mai

il motivo del lindo carnefice

sopra la vittima insozzata.


In ogni istante è pronto a nuovi compiti.

Se deve aspettare aspetterà.

Lo dicono cieco. Cieco?

Ha la vista acuta del cecchino

e guarda risoluto al futuro.

– lui solo.


Wisława Szymborska

26 gennaio 2022

Perchè gli Alleati non bombardarono Auschwitz?

L'anno scorso, per la Giornata della Memoria, ho proposto sui social un percorso di riflessione fatto con le copertine di vari libri a tema.

Quest'anno ho deciso di proporre un argomento un po' particolare.

Perchè gli Alleati non bombardarono Auschwitz?

Se cercate su google vi ritroverete un bel po' di risultati in italiano.

Ci sono diversi punti di vista e varie sfumature sul perchè gli Alleati non attaccarono praticamente mai la macchina dello sterminio nazista.

Ma, più o meno, la conclusione è la stessa: benchè nel corso degli anni di guerra i vertici del potere alleato fossero diventati sempre più consapevoli dell'Olocausto in essere, semplicemente, non misero tra gli obiettivi primari la salvezza degli ebrei o, come dichiarò il vice-primo ministro britannico Clement Attlee: «L’unico rimedio reale alla pesante politica nazista di persecuzione razziale e religiosa consiste nella vittoria degli Alleati. Ogni risorsa deve essere impiegata in vista di questo obiettivo supremo».

Vi lascio scegliere tra il complesso di motivazioni che più vi soddisfano:

*  la volontà di evitare che il conflitto si trasformasse in una guerra a difesa degli ebrei;

* l’antisemitismo che circolava nelle grandi democrazie dell’epoca (e, aggiungo io: perchè, ora è diverso?);

* il semplice dato di fatto che la salvezza degli ebrei non era fra gli obiettivi prioritari degli Alleati.

Non affermo che questo mix di motivazioni sia falso.

Tuttavia, ne propongo una più semplice, non esclusiva delle precedenti, ma più basilare.

L'impossibilità pratica.

In tutti gli articoli e i libri che ho consultato non ho trovato praticamente mai riferimento a come si effettuava un bombardamento aereo durante la Seconda Guerra Mondiale.

Sfruttiamo la mia piccola competenza di ingegnere aerospaziale (nonchè di modellista e modesto appassionato di Storia dell'Aviazione).

Partiamo dalla Geografia:

Ci sono circa 1400 Km in linea retta tra gli aeroporti su cui facevano base i bombardieri alleati e la regione polacca di Auschwitz.

Ma i bombardieri dovevano radunarsi dopo il decollo e, per scansare concentrazioni di contraerea  e radar tedeschi, non procedevano di certo in linea retta dagli aeroporti inglesi all'obiettivo: in pratica, per raggiungere un obiettivo distante 1400 km si doveva avere carburante per farne molti di più.

Prima di tutto si deve parlare dei principali tipi di bombardiere usato dagli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dividiamoli prima in base al peso e al numero di motori.

C'erano i Bombardieri Pesanti, quadrimotori: il B-17 e il B-24 Americani, il Lancaster Inglese.

B-17 (a sinistra) e Lancaster (a destra)

Il Bombardiere Notturno Lancaster

La grande stiva bombe del Lancaster

Il B-17

La più piccola stiva bombe del B-17 USA


Potevano senz'altro raggiungere Auschwitz dalle basi inglesi o da quelle dell'Italia meridionale ma con un carico di bombe ridotto: ad esempio, il B-17 con 3,600kg di bombe aveva un raggio d'azione pratico di circa 700 km, l'ideale per fare Inghilterra-Berlino e ritorno con qualche deviazione per evitare le zone più difese. 

Quindi, per raggiungere Auschwitz il carico bellico sarebbe stato minimo e, in pratica, si era ai limiti del raggio d'azione.

Poi, un maggior numero di Bombardieri Medi e Leggeri, non sto ad elencarne i modelli.

Dotati di due motori erano adoperati per attacchi a bassa quota ma a breve raggio.

Erano, inoltre, molto meno armati dei bombardieri quadrimotori.

E qui ci tocca la seconda (ed ultima) classificazione.

I bombardieri diurni e quelli notturni.

Iniziamo da questi ultimi per scartarli subito dalla nostra disamina:

fin dalle prime fasi della guerra gli Inglesi avevano tentato di attaccare la Germania con l'unica arma a disposizione: l'aviazione. Purtroppo, attaccare di giorno le fabbriche e gli obiettivi militari si dimostrò impossibile: i bombardieri, privi di scorta (all'epoca gli spitfire inglesi non avevano nemmeno il raggio d'azione per arrivare fino a Parigi, figuriamoci a Berlino), venivano letteralmente macellati dagli intercettori della Luftwaffe. Quindi, gli inglesi decisero immediatamente di abbandonare ogni velleità di attacchi diurni agli obiettivi militari e si concentrarono sul bombardamento a tappeto delle città tedesche (e italiane) effettuato di notte. Le perdite di bombardieri rimasero comunque alte e a mala pena sopportabili.

E' evidente che questo tipo di bombardamento è inutile sia per distruggere le ferrovie che i forni crematori e le camere a gas.

Quindi, togliamo pure gli inglesi dal menu e concentriamoci sugli americani.

La dottrina del bombardamento strategico USA (figlia delle idee di un italiano, il Generale Dohuet) prevedeva di attaccare con massicce formazioni di bombardieri pesantemente corazzati ed armati  di numerose torrette difensive munite di mitragliatrici pesanti gli obiettivi militari tedeschi con la maggior precisione possibile per quei tempi.

I bombardieri USA, quindi, trasportavano un carico bellico inferiore a quelli inglesi ma avevano molte più mitragliatrici e corazzatura. Ad esempio, il Lancaster aveva 7 membri di equipaggio e 8 mitragliatrici leggere, il B-17, la fortezza volante, ne aveva 13 pesanti e 10 uomini di equipaggio.

I bombardieri viaggiavano in formazione creando una falange di mitragliatrici pesanti.

Ma fu un massacro lo stesso.

La Luftwaffe, fino a quando non arrivarono caccia di scorta a lungo raggio a cambiare le carte in tavola (in ordine: P-38, P-47 e il definitivo P-51) inflisse  perdite disastrose alle flotte di bombardieri USA (e di fatto bloccò l'offensiva aerea americana).

Parliamo del 25% di perdite per certe singole missioni. Giusto per darvi un termine di paragone, lo sbarco in Normandia sulla spiaggia francese di Omaha comportò per gli alleati un tasso di perdite del 6,76%.

E agli equipaggi dei bombardieri erano richieste 25 missioni di guerra prima di poter tornare a casa.

Certo, non sempre il tasso di perdite era così disastroso, ma per arrivare al 7% (più o meno quello degli americani il giorno dello Sbarco in Normandia) dovettero arrivare i caccia di scorta a Lungo Raggio P-51 Mustang nella primavera del 1944.


Come evidente Auschwitz era al limite del raggio d'azione dei bombardieri alleati

C'è, quindi, un elemento 'umano' nella decisione di non attaccare i campi di sterminio in Polonia

Date un occhio ai film come "Suprema Decisione" con Clark Gable (che sui B-17 combattè davvero) o "Cielo di Fuoco"  con Gregory Peck.

Le perdite tra gli equipaggi di bombardieri erano pesantissime, l'ho già scritto.

Eppure...

I raid erano accuratamente preparati: analisi delle foto della ricognizione, determinazione del tipo di bombe necessarie per l'obiettivo specifico, analisi e rotte per evitare la contraerea e soprattutto: le ragioni dell'attacco. Non si poteva semplicemente dire agli equipaggi (e su ogni aereo c'erano 10 persone): "Ragazzi, sganciate le bombe sul punto x della mappa e buonanotte". Si ragionava così: "Ragazzi, oggi si va a Schweinfurt, se distruggiamo queste fabbriche, anche se un quarto di voi morirà, ne varrà la pena perchè paralizzeremo per mesi l'industria bellica tedesca".

suona un po' diverso da:

"Ragazzi, oggi si va ad Auschwitz a distruggere binari e alcuni edifici, anche se metà di voi morirà, ne varrà la pena perchè, boh, non mi hanno detto il perchè".

Ricordiamo anche che durante la Prima Guerra Mondiale la propaganda alleata contro la Germania 'esagerò' con la descrizione delle atrocità tedesche contro i civili belgi col risultato che, dopo che si scoprì che, appunto, era tutta propaganda, durante la Seconda Guerra Mondiale tra gli alleati occidentali certe affermazioni sui crimini di guerra nazisti erano accolte con relativo scetticismo.

Ora, chiedere agli equipaggi delle fortezze volanti di andare incontro a missioni suicide per un obiettivo 'incredibile' come un campo di sterminio non sarebbe stata una buona idea...

Avrebbe implicato, da parte del governo USA, rendere pubbliche le informazioni sullo sterminio degli ebrei e non oso immaginare che cosa sarebbe successo dopo sui campi di battaglia, ad esempio ricordo che Hitler si rifiutò di usare il gas nervino (scoperto dai tedeschi) e un sacco di soldati tedeschi furono ben lieti di arrendersi agli americani invece di combattere fino all'ultimo, cosa che sarebbe probabilmente successa se gli alleati avessero diffuso certe informazioni.

Inoltre, la missione per bombardare Auschwitz sarebbe stata davvero suicida con un tasso di perdite, data la distanza, anche maggiore del catastrofico 25% di cui sopra.

I caccia di scorta P-51, infatti, potevano scortarli fino a Berlino ma non oltre. E questo solo per pochi mesi utili, per gran parte del tempo di funzionamento di Auschwitz di caccia di scorta a lungo raggio per i bombardieri non ce n'erano punto.

E una volta arrivati su Auschwitz questi bombardieri decimati dalla Luftwaffe, dalla Flak, sparpagliati per il cielo e sotto attacco degli intercettori con a bordo solo pochissime bombe data la distanza dalle basi cosa avrebbero dovuto fare?

Bombardare le ferrovie da 10mila metri? Ma il danno sarebbe stato irrisorio (i binari sarebbero stati colpiti sì e no da 1 bomba su 100, ossia dal carico bellico tipo di 25 bombardieri e in un unico punto) e riparabile in poche ore: sappia il lettore interessato che per paralizzare il traffico ferroviario non si tenta di colpire la singola traversina con una bomba ma si usano caccia bombardieri per distruggere le locomotive... Cosa che gli alleati fecero fin dal primo momento in cui i caccia bombardieri di autonomia e armamento adeguato comparvero negli arsenali, ossia circa dal 1943 ma in Francia e Italia non certo in Germania e men che mai in Polonia.

Oppure bombardare a tappeto il campo senza nessuna velleità di attacco di precisione.

Servivano mille bombardieri per distruggere il centro di una città (in Germania Occidentale, quindi con pieno carico di bombe e caccia di scorta). Quanti ne sarebbero arrivati sui cieli di Auschwitz? Il meglio che ci si sarebbe potuti aspettare (io ad Auschwitz ci sono stato ed è tutto meno di un centro urbano concentrato) è di uccidere qualche centinaio di prigionieri Ebrei e qualche SS e di interrompere le attività della macchina della morte per qualche ora o per qualche giorno al massimo.

Peggio ancora se fossero stati attaccati, con lo scopo di distruggerli, i Campi (ad esempio quelli più alla portata dell'aviazione alleata, tipo Dachau): gli alleati avrebbero semplicemente sterminato le vittime dei nazisti.

E' vero che gli attacchi di estrema precisione erano possibili ma non a così tanta distanza dalle basi di partenza e non con i bombardieri pesanti: i bombardieri leggeri mosquitos riuscirono, ad esempio, ad attaccare di sorpresa un carcere della Gestapo a breve distanza dalle coste della Francia centrando solo i muri ma non avevano certo l'autonomia per arrivare fino al cuore della Polonia.

E' vero che i bombardieri pesanti B-24 effettuarono un raid sulle raffinerie di Ploesti in Romania partendo dal Nord Africa ma... fu un disastro completo, un fallimento su tutta la linea: questa missione non può certo essere usata come prova contro la decisione di non attaccare Auschwitz, semmai proprio il contrario dato che Auschwitz era ben più lontana di Ploesti dalle basi di partenza dei bombardieri.

Di fatto, la tecnologia per effettuare quel genere di attacchi (bombe a guida laser e missili a guida ottica) sarebbe arrivata solo alla fine della guerra del Vietnam, oltre 30 anni dopo.

Inoltre, è verissimo che la Luftwaffe crollò, ma alla fine del 1944, a poche settimane dalla liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa.

E prima? 

C'è un altro fattore di cui tener conto e di cui la vox populi ignora l'esistenza: il sistema di trasporti via ferrovia dell'Europa Occupata è sempre, sempre, sempre stato attaccato dalle aviazioni degli Alleati.

Sin dal 1940.

Ma per i primi anni di guerra con efficacia limitatissima a causa della mancanza di mezzi adatti e dell'opposizione della Luftwaffe. 

Fu solo quando arrivarono al fronte cacciabombardieri con maggior autonomia e prestazioni (contestualmente ad una minore efficienza degli intercettori nazisti) che ci furono effetti pratici. I cacciabombardieri più efficaci, ad esempio i P-47, arrivarono in Europa in quantità apprezzabili nella seconda metà del 1943.

Ma fu solo nella prima metà del 1944 che gli alleati conquistarono la superiorità aerea.

Per darvi un'idea, la 15th Air Force, l'unità di bombardieri USA che combattè in Europa Meridionale, dedicò ben il 59% delle sue missioni all'attacco alle ferrovie dell'Asse, il 19% agli obiettivi petroliferi, il 14% all'industria aeronautica nazista e solo l'8% all'attacco delle truppe tedesche.

Di fatto, quindi, il sistema ferroviario nazista usato anche per lo sterminio fu sempre sotto attacco degli alleati che gli dedicarono la maggior parte delle proprie risorse di attacco

Ma nonostante migliaia di aerei persi e decine di migliaia di perdite tra gli equipaggi, la paralisi del traffico ferroviario arrivò solo nel 1945.

Per esempio: capitava spesso che i tedeschi spostassero intere divisioni da un capo all'altro dell'Europa via ferrovia. Ebbene, MAI, mai, mai, lo strapotere aereo degli Alleati riuscì ad impedire questi spostamenti, appunto, fino al 1945.

E questo, dal punto di vista inglese o americano, era un compito primario dell'aviazione che ostacolò ma non impedì mai fino al 1945 i movimenti ferroviari strategici dei tedeschi.

Quindi, è assodato che i treni che trasportavano gli internati correvano gli stessi rischi di essere distrutti di quelli che trasportavano carri armati, artiglieria, truppe e rifornimenti.

Ora, ho io una domanda per tutti i legittimi critici dei mancati attacchi aerei contro Auschwitz da parte degli Americani.

Nel Giugno del 1944 la distanza tra gli aeroporti Sovietici e Auschwitz era inferiore ai 500 km (anche 300 a voler essere precisi).

Come mai nessuno ha mai solo pensato di chiedere ai russi perchè non avessero bombardato Auschwitz?

E i russi, alle più nefande atrocità dei tedeschi, ci credevano perchè le avevano vissute sulla loro carne per 3 anni...

Poi, se chiedete a me: avrebbero dovuto provarci? Certo che sì, ma io so cose che un generale dell'USAF non sapeva, quindi la domanda non ha senso.

Sarebbe stato senz'altro possibile, pagando un prezzo esorbitante, attaccare una tantum Auschwitz, ma non impostare una campagna di bombardamenti della macchina dello sterminio.

Alla fine della fiera, il messaggio di questo post è: visto che l'oggetto del contendere è un bombardiere della Seconda Guerra Mondiale, mi volete spiegare come si fa a scriverci sopra libri e articoli senza conoscerne le basi di funzionamento?

E perchè vaneggiare di un mancato attacco degli alleati alle infrastrutture dello Sterminio quando queste (le ferrovie) erano costantemente sotto attacco con efficacia scarsissima ma crescente?

A me, conoscendo un po' di storia della guerra aerea, sembra piuttosto palese l'impossibilità pratica di una campagna di bombardamento volta a ostacolare la Shoà che si sarebbe risolta, nel migliore dei casi, un una sanguinosa (per equipaggi e soprattutto vittime) Eutanasia.

Il 6 luglio 1944 Chaïm Weitzmann, presidente dell’Agenzia ebraica internazionale, chiese agli alleati di bombardare i campi di sterminio.

Ma, ad esempio, lo sfondamento delle difese tedesche in Normandia da parte degli Alleati  alla fine del luglio del 1944 avvenne anche grazie all'uso tattico dei bombardieri strategici: 1800 B-17 attaccarono le fortificazioni tedesche in Francia.

I B-17, quindi, o aiutavano (con poche perdite) gli eserciti alleati a uscire dalla testa di ponte della Normandia  o si facevano distruggere nel vano tentativo di bloccare Auschwitz per qualche giorno lasciando ancora gli alleati in Normandia.

Insomma, io non mi permetto di giudicare la validità del lavoro di storici professionisti.

Ma, negli articoli che ho letto, non è che ci siano affermazioni contrarie alle ragioni tecniche qui esposte.

Proprio non sono considerate: carico bellico, rateo di perdite, la logistica della missione tipo di bombardamento, caccia di scorta, intercettori, dispersione del carico di bombe in funzione della quota, insomma, una completa ignoranza della tecnologia che si invoca, affermando che una cosa si poteva fare senza prendersi cura di verificarlo, tanto meno di dimostrarlo.

Così, più che Storia, è ideologia.

Studiatela prima la storia che volete raccontare.

A maggior ragione se la storia è quella della Shoà, una storia per me Sacra.



Auschwitz, foto dell'autore

25 gennaio 2017

Auschwitz è ancora possibile? Temi e argomenti per un pensare civile, di Pietro Piero

Ho ricevuto in dono dall'autore questo prezioso volumetto trovando nei numerosi saggi e recensioni una sponda a molte delle mie considerazioni.
Il volume prende il titolo dal suo primo breve saggio  e di cui scriverò qui ancor più brevemente.
Nel corso di una recente presentazione, l'Autore ha espresso questo devastante concetto:
sono davvero in pochi quelli che credono che l'Auschwitz reale sia realmente accaduto, perchè la loro mente di persone sane non può concepire integralmente il significato del campo di sterminio.
Non sono certo negazionisti, sono sicuri che ci sia stata la Shoà, ma non credono fino in fondo, come, ad esempio, credono che l'indomani ci sarà il mattino.
Perchè se ci credessero allo stesso modo non potrebbero tollerare i velenosi semi di Auschwitz che vengono continuamente sparsi nella nostra società.
Contestualmente, l'Autore non ritiene che i meccanismi di segretezza e sterminio della Shoà siano ripetibili nel mondo in cui ogni cittadino dispone di smartphone e accesso al web, fatto che non esclude che atrocità equiparabili vengano nuovamente commesse.
Per la cronaca, a parte il genocidio in Ruanda, la Corea del Nord è il paese in cui è molto probabile che meccanismi equivalenti a quelli della Shoà siano in corso.
Equivalenti nella sofferenza per le vittime, ma non simili per orrore.
Consideriamo un esempio piuttosto noto in letteratura.
Il comandante di Auschwitz paragonato al comandante di un gulag Nordcoreano.
Compito del primo è uccidere ebrei, omosessuali, zingari. 
Compito del secondo è costruire una ferrovia, una diga, estrarre uranio, senza riguardo per i prigionieri impiegati nei lavori forzati.
Il rendimento del comandante di Auschwitz è nel numero di sterminati.
Il rendimento di un gulag Nordcoreano si misura, invece, in km di ferrovia o metri di diga costruiti e kg di uranio estratto. 
In entrambi i casi, il destino degli innocenti coinvolti è atroce.
Ma la singolarità storica di Auschwitz in cui lo Stato Nazista ha sottratto risorse alla propria esistenza, sottraendo truppe e risorse al Fronte, pur di sterminare le sue vittime non si è più ripetuta: in tutti i massacri successivi e contemporanei vi è sempre uno scopo, pur aberrante, materiale: i sovietici e i Nordcoreani sacrificano prigionieri innocenti per scopi materiali, non sacrificano beni materiali per uccidere prigionieri innocenti.
Eppure, data la simultanea presenza di molti dei fattori socioeconomici presenti nella Germania Nazista degli anni 30 nelle nostre socirtà postmoderne, la possibilità che un meccanismo equivalente in cui i mezzi della tecnica contemporanea siano adoperati per sterminare una minoranza senza vantaggio materiale per la maggioranza non è statisticamente trascurabile.
Ecco l'atroce eredità di questa singolarità storica: la coscienza che è Stato, l'impossibilità emotiva di accettarlo, la consapevolezza che questo nostro eterno sgomento è concausa di ogni sua possibile, futura, replica pur in altro tempo e con altro nome.




5 dicembre 2014

Dio non ha inventato Auschwitz

Ho letto le dichiarazioni del Professor Veronesi sul suo allontanamento dalla Fede causato dal contatto quotidiano con le terrificanti conseguenze del Cancro.
“Il Cancro, dopo Auschwitz, è la prova della non esistenza di Dio”.
Non entro nel merito delle convinzioni personali di nessuno.
Ma, se la sofferenza assurda inflitta dall’Uomo all’Uomo e dalla Malattia sono prova di non esistenza affermo che non è affatto necessario spingersi fino ad Auschwitz ed al Cancro se si desidera trovare in esse l’assenza di Dio.
E’ sufficiente il pianto di un bambino di fronte al suo cucciolo morente.
E se avete bisogno di spiegazioni in merito è improbabile che io sia in grado di fornirvele.
No, dubito molto che la scala delle atrocità umane o delle calamità naturali siano misura dell’esistenza di Dio.
Lo so, purtroppo è fin troppo diffusa la credenza o l’idea di un Dio presente nel creato più o meno come Giove e al catechismo qualcuno avrà insistito un po’ troppo a dirci che Gesù è con noi sempre.
Ma il Suo Regno non è di questo mondo.
Dio non gioca a dadi con le nostre vite.
Non se ne sta su una nuvoletta tirando a sorte su chi  deve morire a cent’anni e chi a 17.
Non stabilisce lui se nel mio bicchier d’acqua c’è quella molecola cancerogena di troppo che mi farà ammalare o se passo in un sentiero di campagna da cui sgorga quella boccata di radon che mi farà venire il cancro. Nè sta a deviare i raggi ultravioletti che mi possono bruciare la pelle.
Quest’idea di un Dio che condanna al Cancro e magari per capriccio dal Cancro salva descrive più Satana che Dio.
Io non sono cristiano perchè credo che se farò il bravo finirò in un posto definito Paradiso (e nel ‘nostro’ non ci sono manco le Urì).
Sono cristiano e credente perchè le parole di Gesù mi hanno convinto e non mi ci vuole molto a spiegarlo: quando le metto in pratica nelle difficoltà sono già in Paradiso in Terra.
Quando me ne allontano, purtroppo nella stragrande maggioranza dei casi, convivo col mio Inferno.
Ma che Gesù Cristo sia responsabile per inazione di Auschwitz e della Malattia non è un’affermazione sbagliata, rientra semplicemente nelle affermazioni impossibili (Esempio Classico: è più buona la cioccolata o va più veloce l’Enterprise?)
No.
Dio e Cristo non hanno nulla a che vedere con l’indeterminatezza della Vita Umana, dai Terremoti al Superenalotto, dalla foratura in bicicletta al Cancro, dall’interrogazione al primo bacio.
Cristo ha molto a vedere con la Vita dell’Uomo e ben poco con le sofferenze della Vita dell’Uomo.
L’Universo è una creazione di Dio che risponde a leggi naturali, Auschwitz e le sostanze cancerogene artificiali, di certo, no.

14 agosto 2014

San Massimiliano Kolbe

Oggi, 14 agosto, la Chiesa venera San Massimiliano Kolbe.

Ho sentito parlare per la prima volta di lui alle scuole elementari.
Già, negli anni 80 del secolo scorso, alle elementari, si parlava anche di Auschwitz.
La Maestra Nicoletti ci raccontò di un sacerdote che si offre al posto di un padre di famiglia (che sopravvisse all'inferno dei lager e dopo la guerra tornò a casa) per scendere nella cella della morte.
Il perchè dovesse morire mi sfuggiva, all'epoca.
Cioè, mi sfuggiva il concetto di qualcuno che ammazzava gente così, tanto per ammazzare.
Quindi, nella mia mente di bambino, quest'uomo che sceglie di morire di fame per salvarne un altro rimase profondamente impressa.
A Padre Kolbe in una giornata come questa di 73 anni fa iniettarono acido fenico nel cuore, dato che le SS avevano deciso di essersi divertite abbastanza in due settimana di agonia.
Ho visitato la cella della fame in cui fu rinchiuso ad Auschwitz nel 1941.
E al momento ritengo semplicemente di doverlo testimoniare.
E' successo.

3 agosto 2014

Prospettiva dal Cancello della Morte: Auschwitz-Birkenau e Gaza

La cosa che mi ha sconvolto di più, lo dico subito, è stato un plastico, un modellino.
Non i capelli, nè le scarpe dei bambini, nè gli occhiali.
Ma il plastico della camera a gas.


Centinaia di persone nude, ammassate al buio in una stanza grande quanto una tavernetta o poco più.
Poi, lo Zyklon B e mezz’ora di agonia tra urla, vomito, feci, urina, panico, calca e terrore.
Il plastico.
Non intendo parlare qui della mia visita ad Auschwitz, ma dell’impressione che ne ho ricavato riguardo il conflitto tra Arabi ed Israeliani ed il ruolo della Sinistra Italiana come focolaio di guerra e non di pace.
Il Popolo Palestinese ha diritto a vivere in pace in territori dai confini sicuri e certi esattamente come quello Israeliano.
Israele opprime da lustri il Popolo Palestinese e ha commesso e sta commettendo innumerevoli atrocità contro civili inermi, questo ognuno lo sa.
Ma Hamas è figlio della violenza dell’occupante israeliano.
Ma l’Occupazione della Cisgiordania e di Gaza è figlia, a sua volta, di tre guerre di aggressione genocide subite da parte israeliana, guerre di aggressione da cui Israele è uscito vincitore: 47-48, Guerra dei Sei Giorni, Guerra del Kippur.
E le guerre di aggressione subite da Israele sono figlie della Spartizione della Palestina, figliastre di una politica coloniale britannica a dir poco ambigua e cerchiobottista e…
Dell’Olocausto.
Figlio, a sua volta, non della follia di un uomo solo.
Ma di un sistema di Sterminio di cui tutta l’Europa ha gradi differenti di responsabilità.
Se ritenete utile  definire porci assassinigli israeliani, dedicate, però, per non essere, come dire, ‘sproprozionati’, termine di gran voga ultimamente, qualche seria bestemmia anche (a seconda della vostra età anagrafica) ai vostri genitori/nonni/bisnonni plaudenti o acquiescenti alle abominevoli leggi razziali in vigore nell’Italia della ‘brava gente’.
Quello che succede a Gaza o e successo il giorno di Yom Kippur del 1973 è soprattutto colpa loro.
Ma torniamo a noi.
Non si risolverà la questione Palestinese finchè non si comprenderà il peculiare punto di vista Israeliano: il terrore delle camere a gas.
Non sto dicendo che gli ebrei d’Israele sono giustificati nelle loro azioni militari contro i Palestinesi, tutt’altro.
Faccio mie, su questo, le parole di Moni Ovadia e di Daniel Barenboin: non esiste soluzione militare.
Sto dicendo, in breve, che secono il punto di vista di chi non ha visto sei milioni di propri correligionari gassati dai Nazisti (quindi di gran parte dell’Umanità), non sono razionali.
E’ vero, Hamas lancia missili da scuole ed ospedali e a volte ce li immagazzina dentro.
Ma questa non è una ragione sufficiente per bombardare scuole ed ospedali.
E’ vero, Hamas usa i soldi degli aiuti internazionali per costruire tunnel per attaccare Israele e la popolazione di Gaza come scudo  e carne da cannone, ma questa non è una ragione sufficiente per macellare migliaia di innocenti, non è una ragione valida neppure dal punto di vista militare, figuriamoci da quello umano.
Israele sta commettendo efferati crimini di guerra in piena complicità con Hamas e con probabile suo vantaggio, dato che il fine di Hamas è Hamas, non di certo il benessere dei palestinesi.
E non può affibbiare tutta la responsabilità delle stragi a questa organizzazione esecrabile ma con cui si deve venire a patti, prima o poi.
Israele può difendersi senza far strage di civili, come dimostra il terribile muro nella West Bank che rende la vita dei Palestinesi un inferno, ma che almeno resta vita e non morte per rappresaglia agli attentati e alle incursioni.
Lo so, Iron Dome, lo scudo antimissile israeliano, funziona relativamente solo se il numero di razzi lanciati da Hamas è opportunamente ridotto dai raid dell’aviazione, ma non vedo ragione di condurre una campagna così sanguinosa se non per il motivo di cui sopra: il terrore delle camere a gas.
E di questo, noi tutti, che torniamo alle nostre case senza missili in arrivo sul collo, dobbiamo tenere conto.
Noi dobbiamo tirarci fuori dal rimpallo di responsabilità tra cause ed effetti e dal tifo organizzato. 
Il linguaggio dell'odio usato sul web è solo benzina sul fuoco che spinge letteralmente la maggioranza degli israeliani moderati nelle braccia degli estremisti ad un gioco del tanto peggio tanto meglio di cui tutti faremo le spese: oggi la gente di Gaza, i Palestinesi ed anche gli israeliani bersagliati dai razzi. Ma, con i califfati che spuntano come funghi sulle rive del Mediterraneo, anche noi poveri illusi di italiani ci troviamo con la guerra alle porte.
L’ipocrisia della Sinistra Italiana su Israele e Palestina è così gigantesca che se la si potesse trasfromare in voti Bertinotti sarebbe presidente della Repubblica e Vendola Primo Ministro.
Quasi duecentomila morti in Siria in tre anni, anzi, nelle stesse ore dell’ennesima guerra di Gaza in Siria morivano multipli delle persone macellate a Gaza nel più assordante silenzio di chi ora non ha altro fiato per urlare la legittima indignazione per il massacro di innocenti perseverando sul silenzio riguardo le azioni di Hamas.
Per non parlare della Libia, dell’ Iraq e...
Chi paragona Hamas ai partigiani italiani dovrebbe porsi una semplice domanda: gli risulta che i partigiani italiani evitassero di proposito scontri coi soldati nazifascisti per attaccare esclusivamente ed esplicitamente la sola popolazione civile tedesca?
Domanda retorica.
Hamas lancia missili esclusivamente ed esplicitamente contro case, scuole ed ospedali di Israele.
Hamas, nel 2014 ancora, proclama la necessità della distruzione del nemico sionista.
Hamas, con la massima tranquillità e trasparenza, parla di una tregua di durata decennale finalizzata esclusivamente all’acquisizione degli strumenti adatti a sterminare gli israeliani e chiede ad Israele di togliere il blocco da Gaza per poter fare con comodo i propri affari.
Un po’ come fanno i nostri pacifinti.
Devo davvero tradurre in italiano cosa significa la frase “distruzione del nemico sionista?”
Il plastico di cui parlavo all’inizio.
Lo sterminio della popolazione ebraica di Israele.
Tutte le volte che un israeliano medio, che manco odia gli arabi ed è magari stanco di vedere i propri figli e fratelli scannati o di rifugiarsi dai missili, non può che accettare il “tanto peggio tanto meglio” di fronte all’isolamento a cui è spinto dall’antisemitismo dell’Europa Occidentale.
Patria dei volenterosi carnefici macchinisti ed affini di Hitler (eccetto i danesi, gli unici a dire NO).
Perchè Israele legge nella corrente campagna di odio a senso unico l’unica parola che sa leggere: Olocausto.
Alla fine cosa intendo dire?
Come non giustifichiamo un drogato violento per la sua infanzia di degrado ed abusi, ma ne comprendiamo le motivazioni, così io non giustifico le stragi di innocenti ed il sangue sparso da Israele ma ne comprendo bene le origini.
Perchè le ho viste coi miei occhi ad Auschwitz.
Si dovrebbero far sforzi per la Pace, non contro Israele.
L’Israele frutto della vittoria in guerre di aggressione e sterminio iniziate dagli Arabi.
L’Israele che si è ritirato da Gaza nel 2005 e che ha messo il blocco nel 2007 (e nel frattempo? Cosa è successo in quasi due anni ai questa fetta di Palestina nè occupata nè assediata?)
Le opinioni pubbliche mondiali dovrebbero puntare ad isolare gli estremisti, non a rendere inevitabile la guerra e la distruzione anche agli occhi dei moderati.
Ed il movimento di opinioni attuale che nega la Storia ed è cieco non solo di fronte ai missili di Hamas ed al suo regime di terrore nei confronti degli stessi Palestinesi ma anche  di fronte alle stragi Siriane, Libiche, Irakene non può che contribuire alla strage.
Sarebbe davvero bello che l’Europa raccogliesse il fardello delle proprie responsabilità ed inviasse un contingente di Pace in Palestina.
Per difendere sì i palestinesi.
Ma anche gli israeliani: siamo sicuri che sia il caso di mandare soldati tedeschi a cercar missili e bombe nei tunnel?
Perchè di questo si tratta: proteggere la popolazione palestinese nel West Bank, proteggere quelle colonie che non saranno sgombrate come quelle di Gaza e… dar la caccia ad Hamas a Gaza.
Pensateci la prossima volta…
La prossima volta che condannate l’uno ed assolvete l’altro. 
Perchè il colpevole assolto non ritornerà sui suoi passi.
L'antisemitismo dell'Europa Occidentale è un macigno sulla Pace. 
Quasi una pietra tombale.
Scrive Daniel Barenboim:
Scrivo queste parole come titolare di due passaporti, israeliano e palestinese. Le scrivo con il cuore affranto, mentre i tragici eventi di Gaza nelle ultime settimane hanno riconfermato il mio profondo convincimento che non può esserci una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese. Non è questo un conflitto politico, bensì umano, tra due popoli che nutrono la medesima, e in apparenza irriconciliabile, convinzione di avere diritto esclusivo allo stesso minuscolo lembo di terra. Ed è proprio perché si è trascurato questo particolare in tutti i negoziati che ogni tentativo per trovare una soluzione al conflitto fino ad oggi è fallito. Anziché riconoscere la vera natura del conflitto, e risolverla, le due controparti hanno cercato soluzioni facili e veloci. Sfortunatamente, non esistono scorciatoie se si vuole arrivare a una soluzione. La scorciatoia funziona solo quando conosciamo bene il territorio che attraversiamo — ma in questo caso nessuno possiede quella conoscenza, proprio perché il nocciolo e l’essenza del conflitto rimangono entità sconosciute e inesplorate. Provo profonda partecipazione per il terrore in cui vivono oggi i miei concittadini israeliani: il rombo continuo del lancio dei razzi, il timore di venire colpiti o di veder dilaniati i propri cari. Ma provo altrettanta e profonda compassione per la sorte dei miei concittadini palestinesi di Gaza, che vivono nell’angoscia e piangono le loro perdite spaventose giorno dopo giorno. Dopo decenni di devastazione e morte da una parte e dall’altra, l’odierno conflitto ha toccato un livello di efferatezza e di disperazione fino ad ora inimmaginabile. Mi azzardo quindi ad avanzare una proposta: che non sia proprio questo il momento migliore per cercare una vera soluzione al problema? Certo, il cessate il fuoco è indispensabile, ma non basta. L’unico modo per uscire da questa tragedia, l’unico modo per evitare nuove tragedie e nuovi orrori è proprio quello di sfruttare la disperazione del momento e costringere tutti a parlarsi. Non ha senso che Israele si rifiuti di negoziare con Hamas o di riconoscere il governo di unità nazionale. No, Israele deve ascoltare quei palestinesi che vogliono parlare con un’unica voce. La prima risoluzione da raggiungere è un accordo comune sul fatto che non esiste più l’opzione militare. Solo allora si potrà cominciare a discutere di una soluzione equa per i palestinesi, che aspettano da decenni, e della sicurezza di Israele, anch’essa sacrosanta. Noi palestinesi ci aspettiamo una soluzione giusta, altro non chiediamo che giustizia e gli stessi diritti garantiti a ogni popolo sulla terra: indipendenza, autodeterminazione, libertà e tutto ciò che ne scaturisce. Noi israeliani vogliamo vederci riconoscere il diritto a vivere sullo stesso territorio. La spartizione della terra potrà farsi solo dopo che i due contendenti avranno non solo accettato, ma profondamente compreso, che possono vivere uno accanto all’altro, non volgendosi le spalle. Alla base stessa di un riavvicinamento da tanto tempo auspicato si avverte il desiderio di condividere gli stessi sentimenti di empatia e di compassione. A mio parere, la compassione non è solo il sentimento che nasce dalla comprensione delle esigenze dell’altro, a livello psicologico, bensì incarna un vero obbligo morale. Solo attraverso lo sforzo di capire la tragedia dell’altro potremo muovere i primi passi gli uni verso gli altri. Nelle parole di Schopenhauer: «Nulla ci ricondurrà così celermente sul sentiero della giustizia come l’immagine mentale del dolore, del lutto e delle lacrime del perdente». In questo conflitto, siamo tutti perdenti, e potremo superare questa drammatica situazione solo iniziando ad accettare e a riconoscere la sofferenza e i diritti dell’altro. E sulla base di questa comprensione reciproca potremo sperare di costruire un futuro insieme. 
Daniel Barenboim, Direttore musicale del Teatro alla Scala
Ecco, io ritengo che questo pensiero sia da coltivare, proteggere, allargare, difendere dalle armi e dalle urla ignoranti della realtà.
Io non ho una soluzione, non sono stato a Gaza e non sono stato a Sderot, vivo in Italia e lavoro per la Pace, non contro qualcuno al di là del mare.


Ovviamente, quanto scritto qui sopra non è inteso per il pubblico che ha taciuto sui quasi duecentomila morti siriani.
Il silenzio su quelle ed altre stragi copre ogni loro parola successiva