29 gennaio 2017

√(Trump) = (PD +M5S)

Ci dispiace.
Ci dispiace tanto.
Nel corso degli ultimi vent'anni abbiamo notevolmente ampliato gli squilibri sociali aumentando a nostro vantaggio il divario tra ricchi e poveri mettendo al tappeto la classe media.
Siamo spiacenti di aver impostato la Politica Estera del Paese su standard  di minimo rischio a breve termine sacrificando il domani alla tranquillità di oggi fino ad infilarci nel vicolo cieco in cui siamo in questi giorni.
Siamo profondamente rammaricati di aver contribuito a trasmettere all'opinione pubblica israeliana il dato di fatto di una Italia (Europa) fondamentalmente antisemita e a spingere gli israeliani ad una inaccettabile e violenta difensiva, del resto, stiamo raccogliendo gli amari frutti in tal senso in tutto l'Occidente.
Soprattutto, ci scusiamo con voi tutti per aver amministrato malamente la cosa pubblica devastando l'Istruzione pubblica e tutti i residui ascensori sociali.
Siamo davvero spiacenti di non aver ridistribuito il peso sociale delle migrazioni dei Popoli, di aver passato lustri ad assicurarci il mantenimento di piccoli e grandi privilegi personali preferendo, anche in piccole realtà, letteralmente, la miseria e l'emigrazione per migliaia e migliaia di famiglie pur di non rinunciare alla gestione feudale della Cosa Pubblica.
Ci scusiamo di aver usato grandi banche o grandi aziende così come piccoli enti di formazione comunali per mantenere ed amplificare le disuguaglianze sociali, di aver costretto le nostre migliori menti giovani ad emigrare dal Sud al Nord e dall'Italia all'Estero.
Siamo desolati di aver dato prova di completa incapacità, misurabile e quantificabile sia tra le fila dei partiti tradizionali che in quelli sorti da movimenti di protesta.
Perdonateci, in estrema sintesi, di non avervi dato altra scelta, tra la nostra letale, caramellosa ed avida inefficienza e le mostruosità degli imitatori nostrani di Trump.

Purtroppo, nessuno nel PD o in M5S (e men che mai nel resto dell'arco costituzionale) ha, che mi risulti, impostato la sua strategia anti-Trump  su una base di autocritica costruttiva.
I primi, inaccettabili, atti del neo presidente USA sono solo un sinistro rullar di tamburi per le dolenti note che verranno.
Ma criticare l'operato di Trump è un esercizio controproducente se manca l'analisi della sua genesi.
Analisi, al momento, assente: i suoi cento padri disconoscono il loro figlio più illustre.

25 gennaio 2017

Auschwitz è ancora possibile? Temi e argomenti per un pensare civile, di Pietro Piero

Ho ricevuto in dono dall'autore questo prezioso volumetto trovando nei numerosi saggi e recensioni una sponda a molte delle mie considerazioni.
Il volume prende il titolo dal suo primo breve saggio  e di cui scriverò qui ancor più brevemente.
Nel corso di una recente presentazione, l'Autore ha espresso questo devastante concetto:
sono davvero in pochi quelli che credono che l'Auschwitz reale sia realmente accaduto, perchè la loro mente di persone sane non può concepire integralmente il significato del campo di sterminio.
Non sono certo negazionisti, sono sicuri che ci sia stata la Shoà, ma non credono fino in fondo, come, ad esempio, credono che l'indomani ci sarà il mattino.
Perchè se ci credessero allo stesso modo non potrebbero tollerare i velenosi semi di Auschwitz che vengono continuamente sparsi nella nostra società.
Contestualmente, l'Autore non ritiene che i meccanismi di segretezza e sterminio della Shoà siano ripetibili nel mondo in cui ogni cittadino dispone di smartphone e accesso al web, fatto che non esclude che atrocità equiparabili vengano nuovamente commesse.
Per la cronaca, a parte il genocidio in Ruanda, la Corea del Nord è il paese in cui è molto probabile che meccanismi equivalenti a quelli della Shoà siano in corso.
Equivalenti nella sofferenza per le vittime, ma non simili per orrore.
Consideriamo un esempio piuttosto noto in letteratura.
Il comandante di Auschwitz paragonato al comandante di un gulag Nordcoreano.
Compito del primo è uccidere ebrei, omosessuali, zingari. 
Compito del secondo è costruire una ferrovia, una diga, estrarre uranio, senza riguardo per i prigionieri impiegati nei lavori forzati.
Il rendimento del comandante di Auschwitz è nel numero di sterminati.
Il rendimento di un gulag Nordcoreano si misura, invece, in km di ferrovia o metri di diga costruiti e kg di uranio estratto. 
In entrambi i casi, il destino degli innocenti coinvolti è atroce.
Ma la singolarità storica di Auschwitz in cui lo Stato Nazista ha sottratto risorse alla propria esistenza, sottraendo truppe e risorse al Fronte, pur di sterminare le sue vittime non si è più ripetuta: in tutti i massacri successivi e contemporanei vi è sempre uno scopo, pur aberrante, materiale: i sovietici e i Nordcoreani sacrificano prigionieri innocenti per scopi materiali, non sacrificano beni materiali per uccidere prigionieri innocenti.
Eppure, data la simultanea presenza di molti dei fattori socioeconomici presenti nella Germania Nazista degli anni 30 nelle nostre socirtà postmoderne, la possibilità che un meccanismo equivalente in cui i mezzi della tecnica contemporanea siano adoperati per sterminare una minoranza senza vantaggio materiale per la maggioranza non è statisticamente trascurabile.
Ecco l'atroce eredità di questa singolarità storica: la coscienza che è Stato, l'impossibilità emotiva di accettarlo, la consapevolezza che questo nostro eterno sgomento è concausa di ogni sua possibile, futura, replica pur in altro tempo e con altro nome.




19 gennaio 2017

La Torre delle Ombre: salire in alto per non avere modo di voltarsi dall'altra parte

Ho comprato, appena uscito, il penultimo romanzo di Claudio Vergnani: la Torre delle Ombre
Non ho avuto modo di leggerlo per tempo e devo confessare di aver approfittato della megaofferta di Amazon in corrispondenza dell'uscita del suo ultimo romanzo (A volte si Muore) per acquistare in e-book i due romanzi con il più vecchio praticamente regalato.
Così, appena scaricato sul Kindle nella versione e-book, la maggior fruibilità del formato elettronico mi ha consentito, finalmente, l'inizio della lettura.
All'inizio non è stato per nulla facile.
Intendo dire che ho avuto tempo di leggere, i primi giorni, solo la sera prima di andare a dormire.
E, questo libro, cari lettori, è illegibile la sera a letto.
A meno che non siate soli, si intende.
Sì, perchè non riuscivo a trattenere le risa, fino alle lacrime, cosa che ha indispettito più volte mia moglie che tentava, invece, di dormire il sonno del giusto e ha scambiato le mie risate soffocate ed il mio girarmi in fase alle evoluzioni di Vergy per il terremoto.
Allora mi sono deciso a leggere la sera qualcosa di più tranquillo e spostare in pausa pranzo e nel dopocena la lettura che ho concluso poco fa.
Ancora una volta Claudio Vergnani non delude i suoi lettori più affezionati.
Ma non intendo fare un elenco di lodi o di valutazioni sulla quantità di risate e di pensieri offerti per ogni pagina.
Il suo romanzo mi è piaciuto. Mi ha divertito e mi ha un po' spaventato, come tutte le volte che sono costretto a riflettere sul mondo d'orrore che preme ai confini.

"non ci si può sempre voltare dall’altra parte in nome di un pacifismo che con la sua inazione permette che il male trionfi ogni volta, e non si possono tenere chiusi gli occhi e le orecchie e fingere di non sentire il frastuono degli spari, delle urla di strazio e di dolore di chi rimane indietro, di chi è dimenticato, così come non si può ignorare o sbeffeggiare il coraggio di chi accetta di sparare al posto nostro, perché noi siamo troppo occupati a diventare uomini buoni, miti e vuoti.
Claudio Vergnani. La Torre delle Ombre (Italian Edition) (Kindle Locations 4934-4938). Nero Press Edizioni. Kindle Edition. "

Non intendo paragonare Vergnani a Saviano, ma posso senz'altro affermare che Saviano descrive la Realtà, una realtà cruda e crudele: quella delle mafie e del loro canceroso impatto sulla quotidianità di innocenti e no.
Claudio Vergnani guarda oltre, salendo sulle asprezze dell'orrore letterario per arrivare a quello della realtà futura.
Leggevo le sue pagine e mi venivano in mente le atrocità dell'ISIS: le persone bruciate vive e le schiave del sesso.
E il coraggio delle donne Curde del Rojava che, mentre tanti bei tomi pacifinti si sono voltati dall'altra parte, si sono fatte ammazzare per salvere se stesse e tutti noi.
Mi perdonerà, Claudio, se magari interpreto questa sua ultima lotta contro l'orrore in questa chiave geopolitica, ma sono abituato, dai suoi precedenti romanzi, a leggere squarci di profezie, puntualmente realizzatesi, sulla decadenza della società italiana e sull'aumento della violenza verso i più deboli.
Quindi?
Missione compiuta e a presto con "A volte si muore"


15 gennaio 2017

Addio Mr. President e grazie per la tua Terza Guerra Mondiale



Non è necessario essere pro o contro Obama/Trump.
E' sufficiente aprire la finestra e guardare lontano.
La presidenza di Barak Obama si conclude, purtroppo per noi tutti, con un mondo assai peggiore (per quanto riguarda, ad esempio le prospettive di una aperta conflagrazione militare in Medio Oriente e Corea) di quello che ha ereditato.
Negli USA il suo messaggio è andato perso, tanto che sarà un impresentabile come Trump a sedersi nello Studio Ovale, figlio, tra tante altre cose, magari più rilevanti, di un basso tasso di disoccupazione grazie a milioni di lavoratori sfruttati e sottopagati.
Il razzismo è ai massimi (relativi) storici.
L'economia finanziaria tira, quella reale meno e le famiglie nobili (bipartisan) della politica di Washington hanno clamorosamente perso semplicemente per troppa distanza dalle rispettive basi elettorali.
Probabilmente, Barak Obama ha davvero fatto del suo meglio, quindi, per tutto quello che riguarda la Politca Interna agli USA, il giudizio politico e storico da parte di un Europeo del Sud ha poco senso.
Diversa è la faccenda in campo geopolitico.
Per un Europeo del Sud Obama è stato il peggior presidente USA da Sempre.
Nessuno ha messo a repentaglio le vite degli italiani e a rischio la sicurezza dell'Italia più di Barak Obama.
Non vi voglio tediare con le dozzine di pagine necessarie ad argomentare in dettaglio, ma, per  sommi capi, sono state catastrofiche:

  • La gestione della mattanza siriana con il mancato strike dopo l'uso da parte di Assad di armi di distruzione di massa;
  • La gestione della guerra civile libica in cui l'Italia è stata penalizzata in maniera indecente;
  • La gestione della questione Nord Coreana sin da quando, dopo che una nave Sud Coreana è stata affondata da un sottomarino Nord Coreano, Obama non ha saputo far meglio che inviare un bombardiere a fare un volo dimostrativo;
  • La completa inazione per 8 lunghi anni sulla questione Palestinese;
  • la questione Ucraina, Donbass e Crimea;
e, cosa imperdonabile, imperdonabile, imperdonabile, la gestione della minaccia nucleare iraniana e Nord Coreana.
Obama sarà ricordato per essere stato il Primo Presidente Afroamericano e per il Presidente Americano che ha messo fine alla non proliferazione nucleare.

Anche nella migliore delle ipotesi, se i preti sciiti iraniani raggiungeranno la tecnologia nucleare gli abitanti del Bel Paese potrebbero trovarsi in guai seri, a dir poco.
L'appeasement verso l'Iran, la Nord Corea, il tradimento dei Curdi, il tradimento di Israele e, visto che noi italiani non sappiamo guardare oltre il nostro naso di natura, la prossima catastrofe libica che ricadrà interamente sulle nostre spalle, ecco l'eredità di Obama:
un occidente che ha abdicato la difesa dei diritti e dei principi che lo rendono tale e che ha smesso di difendere anche se stesso.
Obama che ha fatto illuminare d'Arcobaleno la Casa Bianca quando la Corte Suprema USA ha legalizzato a livello federale le unioni omosessuali è lo stesso uomo che ha fatto arretrare di migliaia di km la linea oltre il quale gli omosessuali sono appesi ai lampioni della pubblica via.
Neville Chamberlain di fronte alle minacce naziste, tra il disonore e la Guerra scelse il disonore ed ebbe la Guerra (cit.). 
Ma a succedergli fu chiamato Churchill.
A noi, invece, tocca Trump.
Che ancora prima di insediarsi non ha scelta: deve ripristinare il prestigio  militare USA, quello stesso prestigio militare che ha garantito a tutti noi il privilegio dell'obesità e delle unioni civili. 
E lo farà come un Trump, non come un Churchill.
Ma, forse, ci basta che non lo faccia come ha fatto Obama:


11 gennaio 2017

Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999


Venuto da molto lontano 
a convertire bestie e gente 
non si può dire non sia servito a niente 
perché prese la terra per mano 
vestito di sabbia e di bianco 
alcuni lo dissero santo 
per altri ebbe meno virtù 
si faceva chiamare Gesù. 

Non intendo cantare la gloria 
né invocare la grazia e il perdono 
di chi penso non fu altri che un uomo 
come Dio passato alla storia 
ma inumano è pur sempre l'amore 
di chi rantola senza rancore 
perdonando con l'ultima voce 
chi lo uccide fra le braccia di una croce. 

E per quelli che l'ebbero odiato 
nel getzemani pianse l'addio 
come per chi l'adorò come Dio 
che gli disse sia sempre lodato, 
per chi gli portò in dono alla fine 
una lacrima o una treccia di spine, 
accettando ad estremo saluto 
la preghiera l'insulto e lo sputo. 

E morì come tutti si muore 
come tutti cambiando colore 
non si può dire non sia servito a molto 
perché il male dalla terra non fu tolto 

Ebbe forse un pò troppe virtù, 
ebbe un nome ed un volto: Gesù. 
Di Maria dicono fosse il figlio 
sulla croce sbiancò come un giglio.

7 gennaio 2017

Va bene, fondiamo pure un nuovo Partito, purchè non sia nazionale come piace a te e socialista come piace a me

"E allora chi dobbiamo votare?"
La domanda mi viene rivolta piuttosto spesso, ultimamente, da parenti e amici.
Considerando gli scarsi successi che ho mietuto nel ramo trovo la domanda mal posta, sicuramente nel destinatario.
Poi anche a Radio Tre intervistano Di Battista e tutto riacquista un senso.
Visto che non ho la più pallida idea di chi votare, inventiamocelo un partito che valga la pena di votare.
Inventiamocelo in base al Programma, tanto per restare nell'ambito dell'arecheologia, visto che oggi non si usa più parlarne.
Ragioniamo per macroaree, senza presunzione di completezza.
Ad esempio, iniziamo dalla Politica Estera, così non ci pensiamo più.
Io non voterò mai più un partito antisemita.
Come si riconosce un partito antisemita? 
Facile: ad esempio, i suoi militanti hanno taciuto per anni sulla mattanza siriana e pensano che Hamas sia una forza di resistenza.
Oppure i suoi dirigenti non hanno orecchie per le ripetute pubbliche e documentate dichiarazione genocide dei preti iraniani.
Ci sono molti indicatori simili a nostra disposizione, ma uno solo di questi due è senz'altro pubblica e sufficiente confessione di antisemitismo.
Tornando a faccende serie, invece, un Partito che volesse dare un contributo serio a fattivo alla Pace in Terra Santa dovrebbe partire non dai torti e dalle ragioni, ma dalle responsabilità europee ed italiane nella genesi del Conflitto.
Fino a prova contraria l'Italia è in Europa e le leggi razziali antisemite sono state promulgate qua, non a Mosca o a Pechino.
E l'Olocausto è stata una faccenda europea, non sudamericana.
Ergo, prima ancora di iniziare a pensare alle soluzioni (che ci sono, complesse più del problema, ovviamente) un Partito del genere dovrebbe dichiarare quali responsabilità intende accollarsi in merito.
Traduco dalla complicta lingua dei miei pensieri: non è tanto difficile tracciare una linea su una carta e tenere Palestinesi da un lato ed Israeliani dall'altro.
E' difficile gestire gli estremisti di ambo gli schieramenti.
E un Partito che non fosse disposto ad assumersi, ad esempio, la responsabilità di distruggere le postazioni di lancio missili di Hamas ed Hezbollah per difendere la popolazione civile israeliana a valle di un accordo di pace "due popoli - due stati" sarebbe appena al di sopra della qualifica di antisemita.
La Politica Estera di questo Partito dovrebbe prevenire sciagure come la recente gestione della faccenda libica foriera di lutti su scala siriana (anche se al momento poco pubblicizzati).
Questo Partito dovrebbe parlare molto chiaramente agli alleati europei: o ci difendiamo tutti assieme o ci facciamo proteggere dagli USA.
Tertium non datur.
E, questo Partito, dovrebbe rassegnarsi alla consapevolezza che il peso Geopolitico è funzione di quello militare.
Proseguiamo, visto che il tema è strettamente collegato con la Politica Estera con quella della Sicurezza.
E' davvero un peccato che l'Italia non occupi la posizione geografica della Germania e viceversa.
I tempi richiederebbero che la posizione geografica più esposta fosse occupata da una Nazione con una economia ed una coesione sociale e culturale di un ordine, appunto, tedesco e non italico.
La nostra economia è quel che è, la capacità di agire come Collettività è sicuramente inferore alla nostra economia.
C'è poco da stare allegri.
Ci servirebbero più aerei, più cacciatorpediniere, più sottomarini, più compagnìe di fanteria.
Non ci sono i soldi, non c'è la relativa volontà.
Ma, se davvero vogliamo evitare nei fatti oscenità come quelle di Aleppo, dobbiamo guardare in faccia alla realtà.
Che, per quanto riguarda la Sicurezza Esterna si traduce in una rivoluzione nel campo degli investimenti materiali mirati ad una autosufficienza europea senza dover dipendere neocolonialisticamente dagli USA: No agli F-35, ma sì agli Eurofighters Typhoon. No alle velleitarie portaerei (per gli F-35 e che costano così tanto da non poterci permettere di tenerle in mare) e sì a un maggior numero di fregate corvette e cacciatorpediniere indispensabili per il controllo della nostra immensa frontiera marittima.
Sì ai carri armati e se per acquistarli dovremo smettere di mandare in giro gente a fare da auxilia gratis per l'Impero Americano e per l'ONU pazienza, o le mandiamo in giro in cambio di compensazioni industriali miliardarie o ce le teniamo a casa equipaggiate di tutto punto secondo Interesse Nazionale oggi ed Europeo domani.
Ricordo che Civati aveva ben chiaro che la soluzione era una difesa comune europea slegata dalla Nato ma non altrettanto chiaro il relativo percorso.
Una compiuta difesa europea slegata dalla Nato trasformerebbe l'Europa in una superpotenza militare che costerebbe ai suoi cittadini molto meno di quanto spendono ora per ritrovarsi travolti dall'ansia da terrorismo e revanchismo post sovietico. 
Per compierla, questa difesa europea, servono sforzi economici e politici mica da poco, ma è l'unica strada possibile.
Passiamo, quindi, ad una riflessione sulla sicurezza interna.
Abbiamo fin troppi uomini, frammentati e scoordinati.
Ma questo è solo un lato del problema.
La corruzione e le mafie dilagano, no?
E come si combatte la corruzione?
Come si combatte la mafia?

Ah, a saperlo.
Quello che è certo, quello di cui sono assolutamente certo è che la cultura della legalità si costruisce dal basso, dal piccolo verso il grande.
Iniziamo con guardare in faccia alla realtà:
fatevene una ragione, abbiamo troppe persone in divisa che si occupano di sicurezza interna: i dati del 2009 Eurispes ci assicurano che "con 571 addetti all'ordine pubblico ogni 100.000 abitanti l'Italia supera di gran lunga la Germania (321), la Gran Bretagna (268) e la Francia (227)".
L'elefantiasi delle forze dell'ordine ci rende molto difficile affrontare il problema della microcriminalità che, si intende, non credo che si possa risolvere riempiendo le patrie galere di gente.
Anzi, visto che ci siamo, meno si mette gente in gabbia meno gente formiamo come delinquenti abituali.
La politica di sicurezza nel XXI secolo non può essere la stessa di 100 anni fa.
Nuove tecnologie e braccialetti elettronici potrebbero evitare un sacco di guai a tanta gente.
Abbiamo bisogno di molti meno agenti pagati ed equipaggiati molto meglio e dislocati sul territorio, non in uffici.
La lotta alla microcriminalità e alla cattiva educazione non va intesa come una forma di tolleranza zero all'italiana in cui alla fine i più deboli finiscono per fare da capro espiatorio.
Dobbiamo passare da un'ottica di punizione ad una di risarcimento del danno.
Prima di passare all'economia, credo che questo nuovo partito dovrebbe decidersi a riformare la giustizia civile.
Se una causa civile non si chiude definitivamente entro un anno, dal punto di vista dell'Economia, siamo fottuti.
Non credo sia necessario argomentare più di tanto questo cruciale punto del programma.
Immaginatevi di poter avere giustizia per le angherie e i torti quotidiani sul posto di lavoro, nel condominio, per la vostra impresa.
E' difficile, vero?
Nemmeno vi riesce di pensare al fatto che in Italia uno vi faccia un danno e pochi mesi dopo venga costretto a risarcirvi completamente.
Ma è fondamentale che le cose vadano così.
E' anche più fondamentale del fatto che gli inquirenti responsabili di clamorosi errori giudiziari o anche semplicemente di teoremi fantasiosi (un esempio a caso: il Processo ad  Erri De Luca) vengano inviati a trovarsi altro modo di guadagnarsi da vivere.
Beh, per ora credo sia abbastanza: 'sto nuovo partito deve poter dire qualcosa anche su Lavoro, Scuola, Cultura, Ricerca Scientifica e Sanità.
Un passo alla volta e appuntamento alla prossima.