23 marzo 2020

Lo Scoutismo è in letargo? No, è in Crisalide




"Dureremo un giorno in più del Fascismo", Promisero le Aquile Randagie.
E prevalsero.
Per vent'anni lo Scoutismo italiano fu sommerso dal Fascismo, quasi annullato, eccetto pochi coraggiosi che portarono avanti in silenzio i suoi valori.
E col coronavirus?
Che ne sarà dello scoutismo ?
Noi scout siamo piuttosto resistenti a batteri e virus, dopotutto un campo scout può equivalere a parecchie vaccinazioni, (è solo una battuta eh).
Noi scout, forse, saremo antipatici anche perchè ad ogni catastrofe tipo terremoto di 'sto Paese siamo sempre lì ad occuparci di magazzini, segreteria ed animazione dei bambini.
Ma 'sta volta non c'è verso.
Branchi, Reparti, Clan, Capi, tutti a casa.
Nemmeno il fascismo era arrivato a tanto.
Un paio di settimane fa, molti Capi, da Nord a Sud, avevano pensato di continuare il Servizio al Prossimo organizzandosi per aiutare con la spesa anziani ed altre persone in difficoltà.
Ma l'Agesci ha dovuto ricordare bruscamente che queste iniziative isolate potevano essere più pericolose che vantaggiose e che ci si doveva attenere alle regole e alle leggi.
Al momento, io penso che dovremmo essere molto chiari, netti, sereni su due argomenti:

  1. Le attività di Soccorso si fanno solo inquadrati nella Protezione Civile secondo Protocollo (al momento in cui scrivo in Emilia Romagna valgono queste regole);
  2. Non se ne parla di riaprire le attività finchè non sarà ragionevolmente sicuro farlo, anche dopo l'attenuazione delle misure di quarantena in corso. 
Il ragionevolmente, per esempio, potrebbe significare che a Isernia si possono fare i campi estivi  (non lo credo) mentre in Lombardia a Ottobre si resta chiusi (lo ritengo probabile).
Il ragionevolmente lo farei definire a Roberto Burioni o a Ilaria Capua, tanto per essere chiari...

Tuttavia, non credo che sia tanto importante saper rispondere alla domanda: "quando sarà ragionevole ritenere che un socio non si infetti durante una attività scout?"
Perchè non è questo il nocciolo della questione.
Tutto lo scoutismo del mondo non vale una vittima prevedibile da coronavirus a causa dello scoutismo.
Quindi, si chiude?
No.
Possiamo continuare a fare del nostro meglio fuori e dentro le nostre case.
Dobbiamo fare del nostro meglio per tenere in piedi le unità (le cose virtuali vanno benissimo, sono esattamente l'equivalente della rianimazione in terapia intensiva).
Ma mi piacerebbe che facessimo, noi Capi, un po' di più smettendo di fare ipotesi su quando fare la prossima riunione di Unità.
Il mondo post-covid-19 sarà parecchio diverso.
Ecco, mi piacerebbe che gli Scout si facessero già promotori, mentra il morbo ancora infuria, di tutte quelle idee, pensieri, progetti, proposte e, scusate il termine, anche minacce, perchè il mondo post Pandemia sia migliore, e non peggiore, come sembra che ci si stia rassegnando ad accettare.
Quando riapriranno le fabbriche e, col virus ancora in giro, si attenueranno alcune limitazioni, cosa credete che succederà?
Io non lo so, ma non voglio che si ricominci business as usual "non è successo niente."
I nostri limiti come Società, come Occidente, come Cristiani (già, il Virus ha bloccato anche la Chiesa), sono lì a costringerci più della quarantena.
Le contraddizioni di un modello di sviluppo economico capace di farci cambiare un cellulare all'anno ed incapace di produrre per ognuno di noi 1 mascherina da 2 centesimi al giorno, letteralmente, ci soffocano.
Quindi, San Giorgio, Caccia Atmosfera, Campi Estivi, Route, apertura anno 2020-21 Sì/No,
beh, mi pare proprio che siano argomenti superati dal futuro prossimo.
Chi siamo?
Siamo Scout.
Siamo Esploratori e Guide.

Quindi?

Quindi il nostro posto, ora, non è (solo) dietro un monitor a fare riunioni virtuali, ma è all'avanguardia del mondo che verrà, gridando a gran voce sin da oggi, nel cuore nero del morbo, che  questo mondo post pandemia lo vogliamo molto diverso dal vecchio.
E dobbiamo iniziare a gridarlo a gran voce.

Cari Capi, Cari Scout, è nell'ora più buia che dobbiamo prepararci a quando tornerà la luce.
Perchè il nostro futuro sia più Scout che mai!

Vi lascio un brano di David Grossman che cade a fagiolo:

Quando l’epidemia finirà, 
non è da escludere che ci sia chi non 
vorrà tornare alla sua vita precedente.
La presa di coscienza della fragilità e 
della caducità della vita spronerà uomini 
e donne a fissare nuove priorità.
A distinguere meglio tra ciò che è 
importante e ciò che è futile.
A capire che il tempo - e non il denaro - 
è la risorsa più preziosa.
Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro 
che per anni lo ha soffocato e oppresso.
Chi deciderà di abbandonare la famiglia, 
di dire addio al coniuge, o al partner.
Di mettere al mondo un figlio, o di non 
volere figli. Di fare coming out.
Ci sarà chi comincerà a credere in Dio 
e chi smetterà di credere in lui.
Ci sarà chi, per la prima volta, 
si interrogherà sulle scelte fatte, 
sulle rinunce, sui compromessi.
Sugli amori che non ha osato amare.
Sulla vita che non ha osato vivere.
Uomini e donne si chiederanno perché 
sprecano l’esistenza in relazioni che 
provocano loro amarezza.
Ci sarà anche chi rivedrà le proprie 
opinioni politiche, basate su ansie o 
valori che si disintegreranno nel corso 
dell’epidemia.
Ci sarà chi dubiterà delle ragioni che 
spingono un popolo a lottare contro 
un nemico per generazioni, a credere 
che la guerra sia inevitabile.
È possibile che un’esperienza tanto dura 
e profonda come quella che stiamo 
vivendo induca qualcuno a rifiutare 
posizioni nazionalistiche per esempio, 
tutto ciò che ci divide, ci aliena, ci porta 
a odiare, a barricarci.
- David Grossman -


19 marzo 2020

Crisi della leadership? No, evoluzione

Un caro fratello scout mi ha passato questo articolo di Avvenire sulla crisi della Leadership nelle democrazie anglosassoni.
Il tema della crisi della Democrazia è, ormai, come si dice, mainstream.
Quello che mi sorprende è che Crisi della Democrazia, della Leadership, della Rappresentatività, siano intesi sempre (o quasi sempre) nel senso di obiettivo fallito, di qualcosa di bellisismo che perderemo precipitando in una distopica serie di mutevoli autocrazie ed oligarchie.
Non voglio sottovalutare questi rischi.
E lascio a penne tastiere migliori della mia le considerazioni in merito.
Io, qui, ricordo ai miei 69 lettori giornalieri che non deve andare per forza così.
E che questa crisi (non inizio nemmeno coi vari pipponi sul dualismo crisi-opportunità) può, banalmente, costituire un gradino evolutivo nell'ambito della società Occidentale.
Da quando i Churchill, i Roosvelt, i Kennedy (ma anche i De Gasperi, gli Andreotti) hanno costruito un Occidente libero e prospero la nostra Società è cambiata molto più, ad esempio, delle nostre armi (i B-52 hanno l'età dei nostri nonni).
La Violenza è crollata, i Diritti si sono affermati.
Il Web (pur con le criticità del caso, dalle fake news all'Odio ai convincimenti antiscientifici) ha un effetto sulla Libertà e la Conoscenza che si potrà paragonare agli effetti dell'introduzione del libro stampato sulla Scienza nel XVI Secolo. Eccetera.
Insomma, non mi voglio dilungare.
Quindi vado al sodo e concludo. 
Esistono molti modelli di leadership diffusa e di democrazie funzionanti anche nel XXI secolo che non conoscono crisi.
Forse parlo un po' come Cicero pro domo sua, lo metto in conto.
Ma ai miei 69 lettori potrebbe interessare l'esempio dello scoutismo italiano dell'AGESCI.
L'AGESCI ha una struttura democratica, collegiale e diarchica (ad ogni livello i responsabili sono un uomo ed una donna che agiscono congiuntamente).
La Leadership non è mai del singolo.
Non c'è un uomo solo al comando, mai.
C'è sempre una comunità di pari.
Mi sono dilungato pur non essendo stato esaustivo, ma è per stimolare la curiosità del lettore eh!
Io spero che l'attuale fase di transizione si evolva verso una migliore democrazia e mi piace pensare di lavorare ed agire in tal senso.
Nemmeno in quarantena sono disposto ad arrendermi all'inevitabilità della distopia.
Sono un realista: mi aspetto l'Utopia.


15 marzo 2020

la Crisi della Realtà



Non può essere vero.
Il Centro Commerciale di Via Larga è per gran parte deserto.
Non avevo mai messo piede in un ipermercato in questo stato, con tutti i negozi chiusi e le pubblicità che reclamizzano un mondo che non esiste più.
Non può essere vero.
Una lunga fila di carrelli, guanti di lattice, mascherine, come un serpente multicolore e silenzioso, pronto a divorare, a turno, il contenuto del supermercato. 
Quello è aperto, assieme ai negozi di cellulari.
Ed è tutto vero.
Una città, una Nazione, un Continente, in quarantena.
E milioni di "non può essere vero" pensati, pronunciati sotto voce.
Invece, è tutto vero.
Ne "il Sindaco del Rione Sanità" Eduardo fa pronunciare al suo protagonista questa frase, quando confessa di aver truccato il proprio processo: "I testimoni erano falsi, ma io ero genuino".
E ora mi viene in mente che il Virus, il Riscaldamento Globale, l'inutile e costosa povertà a cui condanniamo il Prossimo, il razzismo, la violenza, sono reali, concreti.
Vincenti.
Gli uomini no.
Dall'epicentro, dove gli uomini più potenti del mondo hanno pensato di poter risolvere il problema semplicemente censurandolo e condannando con questa decisione il Pianeta alla Pandemia, fino ai ragazzetti che ancora oggi, nel parco sotto casa, se ne stanno tranquilli in 4 su una panchina a chiacchierare, passando per tutta l'inadeguatezza dei politici occidentali, tutta questa massa di umanità non vive nella realtà.
C'è una epidemia? La censuriamo.
Il Virus viaggia per il mondo? Lo ignoriamo.
Il Servizio Sanitario Nazionale è sottodimensionato? Tanto muoiono solo quelli che sarebbero morti comunque di lì a due mesi.
C'è il divieto di assembramento? E vai di movida e scampagnate.
Questa è inciviltà? Incoscienza?
Sì, indubbiamente.
Ma, prima ancora, è scostamento dalla realtà.
E' una cosa iniziata col coronavirus?
Purtroppo no.
Negli ultimi anni la stessa umanità ha ignorato Ebola, la guerra in Siria, il riscaldamento globale, persino i tentativi di ridurre la mortalità automobilistica sono o ignorati o disprezzati.
Spiegatemi cosa c'è di diverso tra guidare a 70 all'ora in zona 30 scrivendo messaggini sul cellulare  e farsi un aperitivo nella folla ai tempi del coronavirus.
Persino i miei fratelli scout che con spirito di servizio, amore per il prossimo, nelle prime ore dell'emergenza hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo organizzando iniziative di sostegno agli anziani non autosufficienti, hanno dimenticato un pezzetto di realtà.
E quanta realtà hanno dimenticato i fuggitivi dal Nord della settimana scorsa?
Non ho elementi per fare previsioni, non so nulla di epidemiologia, virus, immunità di gregge, vaccini e cose del genere.
A un certo punto l'epidemia finirà, arriverà un vaccino o una combinazione delle due cose, le restrizioni finiranno.
Riapriranno i parchi, i ristoranti, i negozi, le scuole.
La Normalità.
Tutto come prima.
Ebbene, io non ho nessuna voglia di tornare allo status quo ante.
Tornare a "tutto come prima" significa tornare a saltellare di nuovo sull'Orlo dell'Abisso.
E non credo di essere il solo a non voler tornare a "tutto come prima".
L'epidemia è figlia del nostro vivere fuori dalla Realtà.
L'epidemia, in fin dei conti,  è la Realtà che reclama la sua preminenza sulla nostra arroganza di uomini di un Occidente edonista incapace di agire secondo la medesima Scienza e il medesimo Diritto che lo ha fatto incredibilmente prospero.
Vedo circolare  sui social curve e diagrammi.
Bene, una volta che avete imparato a leggerli continuate a farlo.
Continuate a leggere i diagrammi sull'immigrazione, sulla criminalità i diagrammi sull'efficacia di un sistema penale umano, i diagrammi sulla incidentalità automobilistica, quelli sulle retribuzioni, quelli sui diritti umani, quelli sulla libertà di informazione, quelli sul riscaldamento globale, sull'alimentazione vegetariana, sull'inutilità di frontiere e barriere di fronte alle sfide globali.
E se non volete tornare alla Realtà questa volta, nessun problema, la Realtà (un virus con 1 mese di incubazione e il 40% di mortalità? Una Estate a 50° di notte?) tornerà a bussarvi in testa ancora, ancora e ancora.
La Realtà non accetterà più fake news e nemmeno Elezioni basate su pregiudizio, 'pancia' e illusioni.
Mai come ora sarete costretti a scegliere cosa mettere nell'urna in base ai sopraddetti grafici... per non finirci, in un'urna (funeraria).
Il virus ci urla che bisogna smetterla di credere e iniziare a pensare.
In base a dati di fatto inoppugnabili, non in base alla paura interessata vomitata dai soliti noti a livello nazionale e mondiale.
Viviamo la Crisi della Realtà.
Non siamo i soli, non siamo i primi.
Del resto, nemmeno i Discepoli di Emmaus riconobbero il loro Maestro.
Tornare alla Realtà è sempre possibile, meglio tardi che mai.
Ma è urgente tornarci oggi.

8 marzo 2020

La Linea del Piave

La reazione del Bel Paese e di troppi dei suoi abitanti all'Epidemia (eligenda a Pandemia) di Coronavirus Covid-19 mi garantirebbe una gran quantità di spunti per i soliti post corrosivo-polemici che i miei pochi lettori conoscono e apprezzano.
Voglio dedicare queste righe, invece, ai miei amici che, mentre sto qua a scrivere con bicchiere di vino e stuzzichini in una tiepida serata di fine inverno, stanno combattendo strenuamente per salvarci la pelle.
L'ultima linea di difesa di questa umanità italica di cui troppi si comportano oscillando tra il suicida e l'omicida sono medici ed infermieri.
Tra i miei amici, tra  i miei fratelli scout, medici e infermieri non mancano.
Il pensiero del pericolo a cui li espone il loro Servizio, il loro lavoro, si è intrufolato piano piano, come una infiltrazione d'acqua, nella mia coscienza tanto da essere più preoccupato per loro che indignato per la diffusione della bozza di decreto ad opera dei leghisti lombardi e la conseguente fuga untrice della notte verso Sud.
Fin da ora mi dichiaro scettico sulla possibilità che questa epidemia cambi il comporamento di quegli italiani che nel week end affollano i luoghi di divertimento nonostante medici e infermieri li supplichino di continuo di non farlo.
Ma ora è il momento di stringersi, appunto, attorno ai medici e infermieri, ai miei medici e infermieri, persone che conosco, a cui tengo, che nemmeno posso credere, mentre scrivo queste parole, siano così esposti, così sereni (quelli con cui ho parlato), così lontani, oltre la barriera della quarantena.
Siete nei miei pensieri.
Ci vorrà una bella birra quando tutto sarà finito.