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3 giugno 2012

ACAB: All Cops Are Bastards, una recensione col casco

Sono stato molto fortunato a leggere ACAB dopo aver visto Diaz e soprattutto dopo l'angosciante vicenda della parate del 2 giugno.
ACAB è un romanzo (diciamo una descrizione romanzata di atti giudiziari) furbo.
Non nasconde il disgusto per gli atti atroci del VII nucleo a Genova, ma spiega come funziona la macchina della violenza.
Una macchina precisa.
I cui progettisti ed autisti compaiono solo di striscio nelle pagine.
Intere pagine sono la semplice ed esemplare trascrizione dei referti medici delle vittime del G8 e della relativa discussione (che ricodo di aver letto anch'io in originale) su un forum della polizia.
Un gruppo Celere è descritto come una specie di antimagnete per le metalliche forze a cui è mandato ad opporsi: immigrati da espellere, Rom da sgombrare, autonomi da contenere e, en passant, giovani disarmati e pacifici della Diaz da manganellare a sangue e poi da torturare a Bolzaneto.
Che c'entra la parata del 2 giugno?
Niente, se avete bisogno di domandarlo. Passate avanti.
Se, invece, avete a cuore il presente ed il futuro di questa (non un'altra possibile) Repubblica, vi renderete conto, magari, della scollatura tra istituzioni, gente delle istituzioni, cittadini irresponsabili e cittadini che credono di essere responsabili ma che, invece, allo scollamento lavorano alacremente.
Uno scollamento che ormai è diventato una voragine capace di inghiottire l'intero Paese.
La violenza è cieca.
La cecità di fronte alla violenza ed alle sue cause non so definirla.
"I Fratelli non si abbandonano"
Peccato che siano già tutti soli.

2 giugno 2012

Ciao, Repubblica Italiana, buon compleanno se esisti ancora

Ciao, Repubblica Italiana.
Buon Compleanno.
Se ci sei.
Hai 67 anni, l'età della Pensione, fino a qualche anno fa.
Ma, per uno Stato, sei ancora giovanissima.
Quindi, mi è penoso vederti così agonizzante.
Cioè, non è che io mi senta tanto bene.
La vicenda della Parata del 2 Giugno mi ha traumatizzato parecchio.
Arrivato ad una certa età ti chiedi il senso delle tue azioni.
"Con l'aiuto di Dio prometto sul mio Onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese".
Mica è divertente scoprire ad un tratto che il tuo Paese alla fine non solo non esiste ma forse non è mai esistito.
Misuri il senso delle tue azioni.
Le notti all'addiaccio, la fatica, la polvere, il sudore, le carte gettate sempre nel cestino senza poter mai prendere a calci in culo il vigile che lì a due passi ha voltato lo sguardo dall'altra parte mentre un altro suo pari le gettava a terra, la campagna elettorale fatta con una correttezza da cretino, nascondendoti pure da Facebook le foto di Tempèra e passando da arrogante con il Clan per non aver voluto correre il rischio di fare propaganda tra i ragazzi, le fatture emesse sempre e la raccolta differenziata a puntino, pure mille km di gasolio su  e giù dalla sede del Partito Democratico per evitare il Piano Casa o per farci campare un po' meglio con le rinnovabili ed il software libero, il gelo delle tendopoli ed un Servizio ingrato tra gli ultimi che resteranno tali perchè i primi posti non sono mai esistiti.
Ho scoperto di essere un buffone, un pagliaccio ed un insensibile.
Cara Repubblica, non sto dicendo "Chi me l'ha fatto fare!" Sto dicendo una cosa molto peggiore: ti ho fatto soffrire inutilmente, un accanimento terapeutico di cui solo ora mi rendo conto.
Per amor tuo ho imparato a rispettare i corpi dello Stato per i cui componenti umani ho ben poca stima ed anche disprezzo: sai, io ho scritto tante tante volte contro le schifose azioni di alcuni tuoi indegni dipendenti alla Diaz e a Bolzaneto, non credo che sia facile farmi passare per ammiratore di costoro schierati in parata, eppure, per amor tuo e per insegnamenti ricevuti alle elementari, al liceo e dal mio Capo Reparto, Arco Sicuro, ho imparato a distinguere tra le istituzioni dello Stato e le azioni degli uomini assunti dallo Stato.
Questi ultimi possono ricevere plauso, biasimo o disprezzo.
Ma lo Stato no.
Lo Stato siamo noi.
La Parata del 2 Giugno dovremmo essere noi.
Se non lo sentiamo, il guaio non è banale.
E' mortale.
Perchè la tua peggiore degenerazione è migliore del miglior sistema non democratico che si prospetta.
Vuol dire, cara Repubblica, che del tuo (nostro?) sangue ci importa assai poco.
Vuol dire che i tuoi figli ti disconoscono.
E attendono una nuova madre.
Come è già successo cent'anni fa.
Una Madre che fu la terribile matrigna del fascismo.
Non ho mai visto una Parata del 2 Giugno, nè lo farò domani, francamente mi è sempre venuto da ridere per l'ipocrisia delle parate militari e non. 
Ma non ho riso quando ho realizzato che dal popolo della sinistra si chiedeva l'abolizione della Tua (nostra?) parata civile e militare in cambio di zero € per l'Emilia martoriata.
Così.
Per rispetto?
La Parata non è mica una festa. E' un simbolo di unità.
Ci marciano i soldati ma anche gli uomini e le donne delle altre istituzioni.
Sfila l'Italia.
A questo punto, non tutta.
Non ho riso quando nessuna voce si è alzata a dire "Ma perchè non ci teniamo la (nostra?) parata e invece sforbiciamo il calcio truccato, risparmiamoci lo scandalo degli Europei in Ucraina e magari facciamo anche un'azione educativa verso i nostri bambini e giovani stoppando questa marcia brodaglia di corruzione travestita da sport? Lì sì che ci sarebbe da guadagnare una mezza finanziaria".
Il Calcio non si tocca. Lo Stato, sì.
Non ci riconosciamo nella Parata del 2 Giugno?
Sia pure.
Se le istituzioni democratiche si sono squalificate, se i suoi simboli sono fessi, forse colmerà il vuoto un'altra marcia, magari come quella  su Roma.
Dove il fiorire di dita medie alzate e gesti dell'ombrello in Lombardia hanno fallito, potrebbe riuscire la stessa tecnica dalla Liguria, no?
Se ti toccherà di morire, alla fine, non sarà perchè assassinata dal berlusconismo e dai suoi seguaci.
Ti toccherà di morire per omissione di soccorso da chi a quel sistema di anticultura diceva di opporsi a parole, per poi squagliarsi nei fatti secondo la migliore tradizione dell'8 Settembre.
Ti toccherà di morire perchè chi avrebbe potuto rianimarti ha preferito la mondanità godereccia al rispetto delle tue, oggettivamente scadenti, istituzioni.
Nei fatti, preferisce una probabile futura perdita di libertà scaturita dalla demolizione dell'esistente senza punto impegnarsi per cambiare rotta e salvare il salvabile.
Cara Repubblica Italiana, che mi hai fatto studiare, probabilmente inutilmente, ma non mi hai fatto saltare un pasto, nè patire il freddo se non per mia scelta, che hai curato le mie poche malattie e fatto viaggiare su treni schifosi, ma mi hai anche consentito di vedere il Bosforo e le Bianche scogliere di Dover, cara Repubblica, cosa vorresti che facessi?
Un'ulteriore difesa fino all'ultimo uomo come mi hanno insegnato alle elementari?
O vorresti che io sopravvivessi per lasciare speranza al futuro?
Cara Repubblica, seppure io sopravvivessi, sarei troppo diverso da come sono ora per accettarmi.
La mia promessa resta quella.
"Verso il mio Paese".
Finchè ci sei, finchè un vecchietto di quasi 90 anni, che per tutta la vita ha lottato per il disarmo, troverà la forza per mantenersi saldo nel rispetto dei simboli del tuo Stato, io farò lo stesso.
E, poi, per tutta la vita sono stato tra i pochi contro i molti, dubito che faccia differenza essere tra i pochissimi contro i moltissimi.
Ma non preoccuparti: sai quanta gente a storpiare le parole del tuo inno quando gioca la nazionale di calcio!
Forse preferisci la loro voce alla mia.
Non fa niente.
Facciamo quest'ultima corsa assieme.
Buon Compleanno.



 

30 maggio 2012

Sì alla parata del 2 Giugno

Un  certo sentimento popolare vorrebbe che la tradizionale Parata del 2 Giugno fosse annullata ed il risparmio devoluto alle varie tragedie nazionali.
Niente in contrario a ridurre ai minimi termini la spesa pubblica.
Nel caso specifico, tuttavia, i soldi da spendere sono ormai spesi.
Ma questo non sembra interessare gli oppositori alla parata.
Mi sorge qualche dubbio: 
ci si oppone alla spesa inutile o ci si oppone alla Festa della Repubblica ?
Ci si oppone all'uso improprio di denaro pubblico o al fatto che si riconosca a persone in divisa, in uniforme e non di essere parte fondante dello Stato?
Parte fondamentale della Cittadinanza?
Gramellini, ad esempio, in un recente editoriale dice: 
"Meglio tra i terremotati che tra i carri armati".
Quali carri armati?
Non sfilano più da un pezzo.
Non ne abbiamo da far sfilare.
Alla parata del 2 Giugno sfilano anche le forze armate

La tradizionale parata del 2 Giugno, festa della Nostra Repubblica, dal 2005 non è più solo una parata militare.
Sfilano i corpi di polizia civile.
Sfila la croce rossa.
Sfilano i vigili del fuoco.
La Protezione Civile ed i suoi volontari, scout inclusi.
Tutti, tutti, tutti, indistintamente adesso in Emilia a dare una mano, a marciare tra i terremotati.
Quindi, la Parata del 2 Giugno non è più, da oltre un lustro, prova di esibizione muscolare, ma sfilata dei corpi dello Stato.
Il Nostro Stato.
Il 2 Giugno del 1945 è nata una Repubblica ed alla sua Festa, in una Parata di certo non in stile sovietico, sfila anche la società civile assieme al tradizionale simbolo statale di potere militare.
Se la Parata saltasse che giovamento ne avrebbero i terremotati? 
Un ennesimo chiudere le stalle dopo che sono scappati i buoi.
Non sarebbe meglio usare l'occasione anche per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle urgenze del momento?
E che danno ne avrebbero quei servitori dello Stato che oggi vedono sbattersi la porta in faccia dalla stessa Popolazione che domattina sono chiamati a Servire?
A chi si oppone anche ad un economico sfilare di volontari della protezione civile di fronte a quello che DEVE rimanere il simbolo dell'unità nazionale, il Presidente della Repubblica, domando: 
"Ha senso, allora, festeggiare il 2 Giugno?"
Festa di quale Stato?
Siate coerenti fino in fondo e chiedere l'abolizione della Festa della Repubblica, sarei probabilmente concorde date le circostanze generali.
Rubo il pensiero di Vito Bubbico che condivido in toto: "Mantenere la celebrazione del 2 giugno, la festa della Repubblica, anche in un momento difficile è il segno di uno Stato che non collassa di fronte ad eventi straordinari. Questo ci pare sia il segnale positivo e tranquillizzante che Napolitano intende inviare al Paese, sebbene applicando all’evento tutta la sobrietà doverosa del momento. Polemizzare con tale decisione e presentarla come irrispettosa delle vittime del terremoto emiliano è alquanto ingenerosa nei confronti di un Presidente della Repubblica che non deve certo dare ulteriori dimostrazioni del suo attaccamento al Paese e ai suoi cittadini. Contrapporre Napolitano alle vittime del terremoto è un ulteriore gradino di quel degrado che tende a fare di tutta l’erba un fascio, un errore tragico che è alimentato ad arte da chi intende portare il Paese allo sfascio per affidarlo poi alle sapienti mani dell’uomo della provvidenza di turno che vedrete spunterà fuori al momento giusto
Nel frattempo, dato che sono in un Paese Libero difeso da chi marcia il 2 giugno e scava tra le macerie il 30 Maggio, posso affermare di desiderare che la Parata si tenga, come simbolo di quel che resta del nostro Stato,
perchè lì, a Roma, sfila l'Italia.


Per approfondimenti sulle disastrose conseguenze del malcelato disprezzo che hanno certe sinistre per i corpi armati e non dello Stato segnalo questi altri miei pensieri:


http://invernoerosa.blogspot.it/2010/12/la-svezia-sta-allitalia-come-likea-sta.html

http://invernoerosa.blogspot.it/2012/04/diaz-il-sangue-indelebile.html

http://invernoerosa.blogspot.it/2012/04/in-cerca-di-patria-la-rimozione-del.html