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12 aprile 2024

Breda BA 88 Lince: il bombardiere del Duce





Non c'è che dire: questo bimotore è bellissimo.

Ha una linea pulita ed è costruito con tratto elegante: sembra quasi disegnato da Miyazaki.

Durante le prove, i prototipi raggiunsero velocità simili (e a volte anche maggiori) di quelle dei migliori caccia inglesi dell'epoca: niente male per un bombardiere.

Il prototipo del Breda  BA 88 Lince macinò record su record e Mussolini, impressionato, ordinò che l'aereo fosse messo in servizio al più presto.

Solo che...

Una volta installate le armi, le prestazioni decaddero come il crollo della borsa del '29 e il comportamento di volo diventò pericolosissimo.

Alla Breda ce la misero tutta, ma non ci fu verso: l'aereo restava una ciofeca inutile e ingovernabile.

Ma perché questa dicotomia tra un prototipo e un aereo di serie?

Semplificando: la tecnologia strutturale della fusoliera. Invece di una struttura a semiguscio il Breda era costruito con una struttura tubolare d'acciaio, ben più antiquata e pesante.

Certo, l'aereo era robustissimo, ma era anche un inutile ferro da stiro.

In pratica, tutto quello che serviva per la guerra (ossia per fare sul serio e non giocare), strumenti, armi, carburante extra e bombe, doveva essere trasportato in regime di sovraccarico

E perché alla Breda avevano deciso per questa soluzione antiquata?

Non erano bravi?

Ma figuriamoci...

Dai, su: se seguite questa pagina l'avete già indovinato: i capoccia della Breda non avevano interesse alcuno nell'investire in tecnologie più avanzate e soprattutto nel formare nuovamente le maestranze abituate a saldare fusoliere d'aereo fatte praticamente coi tubi innocenti delle impalcature.

E poi...

Già: un buon prototipo, un pessimo aereo da combattimento...

E poi?

E poi il Lince entrò in produzione.

E non solo entrò in produzione fino ad equipaggiare un paio di gruppi di nessun valore bellico.

Per renderlo almeno limitatamente adatto al ruolo di caccia pesante e ricognitore fu usato senza mitragliatrice posteriore con equipaggio del solo pilota.

Ma fu tutto inutile.

I Comandanti della Regia Aeronautica smontarono dai Breda tutto l'equipaggiamento riciclabile ed usarono i velivoli come... falsi bersagli per i bombardieri inglesi sparpagliandoli per gli aeroporti.

Ma non è finita.

Per motivi fascistissimi, la Breda continuò a sfornare Lince per tutto il 1940...

Aerei che venivano fabbricati, pagati, consegnati alla Regia Aeronautica e da questa... demoliti per recuperare i materiali strategici di cui erano fatti.

Quando sento parlare i nostalgici di quell'organizzazione criminale che fu il partito fascista mi vien sempre voglia di schiaffare nelle loro zucche questi dati di fatto sul fascismo.

Un'incompetenza criminale tale da far costruire aerei per demolirli mentre il Paese è in guerra.


















Nota Modellistica.

Il kit della Special Hobby soffre di una doppia personalità: una parte degli incastri è stata semplicemente perfetta, un'altra da incubo costringendomi a stuccature estese.
La mancanza di qualsivoglia armamento di caduta, poi, non è proprio il massimo.
Ma temo ci sia poco da scegliere. Alla fine è venuto un bel lavoro (limitatamente alle mie scarse capacità).


14 dicembre 2023

Prima dell'Apocalisse. Evitabile

Preparazione alla Battaglia


E' il natale del 1938 e sei un cittadino benestante di una delle poche democrazie occidentali. Ecco, sì: sei un parigino e stai comprando i regali di natale per i tuoi figli. In Spagna infuria la guerra civile che stanno vincendo i fascisti supportati dalla Germania  Nazista e dall'Italia Fascista mentre la Repubblica è sotto embargo da parte di Francia, USA e UK che non forniscono armi alla resistenza. La Cecoslovacchia se l'è già pappata Hitler.  L'Italia ha invaso e conquistato l'Etiopia usando armi di distruzione di massa. In Germania c'è appena stato il pogrom della Notte dei Cristalli con migliaia di ebrei tedeschi trucidati. Ma le luci della Senna sono così belle e poi 'sti spagnoli, avessero dato un po' più retta a Franco. E gli ebrei, si sa...

Che cosa potrebbe mai andar storto?

Bentornati nel 1938.

Il '39 è alle porte.

19 aprile 2023

SM-79 Sparviero: L'Eccellenza non basta



Stiva bombe (aperta) e siluro
















La cabina in approntamento


Il Savoia-Marchetti S.M. 79 "Sparviero" è stato un bombardiere medio ed aerosilurante Italiano della Seconda Guerra Mondiale: un gioiello di  tecnologia e di prestazioni...

A metà anni '30.

Dovete sapere che gli aerei, a quei tempi, diventavano obsoleti con lo stesso ritmo dei cellulari. Un aereo doveva essere aggiornato almeno ogni anno se non più spesso (ammesso che avesse sufficiente potenziale di crescita). Tra il 1940 e il 1945 gli Spitfire inglesi furono prodotti in una ventina di versioni e sottoversioni, giusto per fare un esempio eclatante.

Durante la Guerra di Spagna (1936-39), lo Sparviero si comportò benissimo: era così veloce da non aver bisogno di caccia di scorta.

Fu prodotto in massa (relativamente: 1200 esemplari in tutto) per la Regia Aeronautica ma, quando l'Italia entrò nella Seconda Guerra Mondiale, era un aereo obsoleto e fu un vero peccato che la Regia Aeronautica l'abbia usato per tutta la durata del conflitto.

Tanto per cominciare, il primo problema dello Sparviero era la formula trimotore: un bombardiere aveva bisogno di una prua vetrata con buona visibilità per il puntatore e la postazione di mira dello Sparviero era molto sacrificata.

Inoltre, la stiva bombe era concepita in maniera tale da far cadere le bombe veticalmente (ossia perpendicolari al flusso aerodinamico) e non orizzontalmente, il che implicava una grande dispersione degli ordigni.

Poi, la fusoliera: era fatta di tralicci di tubi d'acciaio, non proprio il massimo per risparmiare peso. Le ali erano in legno e i rivestimenti in tela: l'SM-79 andava a fuoco spesso e volentieri.

Attenzione: non è che l'industria italiana non sapesse fare di meglio: non era incentivata a farlo. Nel regime di corruzione fascista imperante la qualità non pagava e l'innovazione era solo un costo. Tanto paga pantalone...

Questo passava il convento e i piloti della Regia si sacrificarono con il solito inutile coraggio.

Lo Sparviero fu usato anche come aerosilurante con qualche successo: 4 cacciatorpediniere e altre 3 piccole navi da guerra inglesi finirono a picco.

Niente di esaltante, sia chiaro: il velivolo era decisamente troppo grosso per il ruolo.

Gli aerosiluranti inglesi, giapponesi ed americani erano molto più piccoli.

L'Italia, povera, con una industria farraginosa, perennemente a corto di risorse, motori e materiali, mandava a fare l'aerosilurante un bestione di dieci tonnellate largo 20 metri, propulso da ben TRE motori e con a bordo 6 persone mentre per lo stesso ruolo (e con risultati ben diversi) gli alleati usavano aerei più piccoli e meno costosi (in genere monomotori bi/triposto). Insomma, i fasci si comportarono da poveri che spendono più dei ricchi.

E non solo: come aerosilurante, lo Sparviero era teoricamente in grado di trasportare due siluri. In pratica, con quel peso aggiuntivo l'aereo diventava lentissimo e poco manovrabile, quindi la configurazione con due siluri non venne quasi mai usata.

Ma per anni, in foto di propaganda, il regime mostrò l'aereo con due siluri, preparando gli inglesi al peggio...

Furbi, no?

Sei debole, pianifichi di aggredire chi è più forte, prepari il tuo avversario a rendersi ancora più forte.

Si può bluffare, certo, ma non quando hai già deciso in anticipo di mostrare le tue carte...

Nota modellistica: il kit italeri è men che mediocre (non che io sia un gran modellista): i numeri sulle sprue sono messi a casaccio e anche con senso invertito, quindi bisogna girare la sprue ogni volta e per fortuna il pezzo 6 e il pezzo 9 non erano confondibili. Poco chiare anche le istruzioni per le decals. Assemblaggio discreto.

A me è piaciuto farlo e documentarmi un po' con un occhio alla Memoria di una generazione sfortunata.

13 marzo 2023

Fiat CR 42 Falco ed Aermacchi MC 200 Saetta: il fascismo fatto aereo

Fiat CR 42 Falco a sinistra, Macci MC 200 Saetta a destra

Fiat CR 42 Falco a sinistra, Macci MC 200 Saetta a destra


Quale dei due aerei qui sopra ha volato per primo? 

E quale dei due aerei qui sopra è entrato per primo in servizio con l'Aeronautica Italiana?

Mentre ci pensate, vi ricordo che quest'anno è il centenario dell'Aeronautica Militare Italiana.

E ho deciso di iniziare a fare modellini di aerei che hanno prestato servizio con l'Arma Azzurra iniziando proprio da questi due modelli della Seconda Guerra Mondiale.

Sono stato titubante per molto tempo, in parte per ragioni che saranno più chiare alla fine del post, in parte perché i fasci littori delle insegne stonano con la mia libreria. 

Torniamo ai due caccia.

Il biplano è un Fiat CR 42 Falco. Primo Volo: 23 maggio 1938, entrata in servizio l'anno dopo, nel maggio del 1939.

E il Monoplano? Macchi MC 200 Saetta. Primo Volo: 24 dicembre 1937, entrata in servizio: 1939...

Il biplano, in pratica, fu un aereo più nuovo (ma, ovviamente, non più moderno) del monoplano.


Fiat CR 42

Fiat CR 42

Fiat CR 42

Macchi MC 200 Saetta

Macchi MC 200 Saetta


Macchi MC 200 Saetta


Vi dirò di più: il monoplano MC 200 fu l'aereo vincitore del concorso per il nuovo caccia italiano indetto nel 1936. 

E il biplano CR 42? Quando mia moglie ha visto il modellino pensava fosse di un aereo della Prima Guerra Mondiale, non della Seconda.

E non posso darle torto. Certo, anche gli inglesi, soprattutto in teatri secondari come il Mediterraneo, all'inizio della Guerra usarono dei biplani (i Gloster Gladiator, ad esempio).

Ma, appunto: aerei obsoleti alla fine della vita operativa, non aerei nuovi freschi di tavolo di progetto.

Ricapitoliamo: c'è un concorso per un nuovo caccia. Lo vince il MC 200. E il  Fiat CR 42? Non era in concorso. Non era nemmeno sul tavolo da disegno. La Fiat partecipò a quel concorso con un suo modello, il G50 "Freccia".

E che cosa successe a questo aereo perdente?

Ma venne ordinato dall'Aeronautica come se fosse stato il vincitore: perbacco, vorrai mai dare un dispiacere all'Agnelli di turno in Italia?

Si sa, la Fiat, l'Italia,  altri tempi, poi al potere c'erano i fascisti, la corruzione era endemica, sì, sì e bla bla bla.

Come se certe cose fossero cambiate.

E ancora non siamo arrivati a parlare di questo benedetto CR 42.

Ma perché l'aeronautica, pur avendo in produzione un caccia vincitore, pur avendo deciso di dare un contentino anche alla FIAT ordinando anche il suo monoplano, ordinò, l'anno dopo, anche un nuovo ma antiquato biplano?

Durante la Guerra di Spagna, i 'volontari' italiani che combattevano per i fascisti di Franco si trovarono benissimo con il FIAT Caccia CR 32, biplano.

Il CR 32 era, ai tempi, il caccia standard dell'Aeronautica Italiana.

Ne furono fabbricati più di mille nei primi anni '30 e alla FIAT, a Torino, c'era una grande linea di produzione di questo caccia.

Tuttavia, i successi di questo aereo furono ingannevoli, come dimostrò il successivo conflitto mondiale.

La dottrina militare dell'aeronautica italiana, ispirata a questi presunti successi, privilegiava il duello individuale acrobatico e non gli attacchi in formazione. Per i nostri generali le radio non servivano e bastavano due mitragliatrici leggere (mentre all'estero se ne usavano anche otto per non parlare dei cannoni).

E che succede quando un soldato addestrato ed equipaggiato per la guerra che sta combattendo ne incontra uno addestrato ed equipaggiato per una guerra immaginaria che è solo nella sua testa? Questo secondo soldato è un uomo morto.

E, infatti, così andò durante la guerra: i nostri abilissimi piloti (abilissimi nelle acrobazie) furono macellati a bordo dei loro agilissimi biplani da meno abili ma meglio addestrati (e assai meglio armati) piloti alleati.

E non ne parliamo a livello industriale, come evidente da tutta questa giungla di sigle. La Germania ebbe due modelli di caccia principali, l'Inghilterra lo stesso, gli USA: tre. L'Italia? 6 o 7 e credo anche di più. Il che implicava bassi ratei di produzione e gravissime difficoltà nella gestione della logistica dei ricambi.

E, fianlmente, arriviamo al CR 42, evoluzione del CR 32:  quando la FIAT propose alla Regia Aeronautica l'ultima evoluzione del biplano CR 32 che tanto aveva ben figurato in Spagna e che tanto piaceva ai piloti, gli ordini fioccarono.

Anche se Germania, Inghilterra e Francia avevano già abbandonato da un pezzo i biplani e il caccia tedesco Messerschmitt Bf 109, monoplano, aveva avuto pure lui successo in Spagna.

Anche se c'era un vincitore del concorso per il nuovo caccia MC 200.

E direi, soprattutto perché la linea di produzione del CR 42 era praticamente la stessa del CR 32 che, altrimenti, sarebbe stata chiusa.

"E che ce ne facciamo, caro Duce, di tutti quei capannoni, attrezzi, maestranze, mica li vogliamo buttar via. E aggiornarli per produrre altri aerei costa..."

E questa fu una costante: l'industria Italia era a conoscenza di soluzioni tecniche all'avanguardia (ES: saldatura vs rivettatura) ma preferiva non implementarle perchè adottarle avrebbe implicato investimenti che il sistema semifeudale e corruttivo del fascismo rendeva inutili.

Così, il biplano CR 42, obsoleto ancor prima di lasciare il tavolo da disegno, fu l'aereo più prodotto dall'Italia in assoluto: 1800 e passa esemplari.

Era privo di radio, di corazzatura, con un armamento poco più che simbolico, ma ai piloti piaceva tantissimo. Ai piloti italiani piaceva anche tantissimo il tettuccio aperto nonostante la maggior resistenza aerodinamica e la minor velocità che implicava. Il tettuccio aperto piaceva così tanto che quando l'MC 200 ebbe problemi di qualità con le vetrature speciali autarchiche, invece che per risolverlo i piloti premettero per usare anche sul ben più veloce monoplano un tettuccio aperto. Tanto, in mancanza di radio, si comunicava a gesti.

Già: i piloti inglesi si accordavano via radio per attacchi in massa coordianti, ai piloti italiani dovevano bastare i gesti...

Ecco perché sono titubante a costruire modellini di aerei italiani: mi ricordano la quotidianità kafkiana di questo Paese in cui, nello specifico, pur potendo costruire un caccia modesto ma almeno decoroso nei confronti dei concorrenti diretti, per favorire i profitti privati del potente di turno e secondo una logica non scientifica si mandarono al macello i piloti su aerei nuovi di zecca ma obsoleti.

Per non parlare delle nostre città lasciate indifese dai bombardamenti alleati.

Insomma, mi vengono i nervi a ripensare alla follia criminale di queste decisioni e i modellini li faccio per svago non per farmi venire l'ulcera.

Comunque, il CR 42 nei primi mesi di guerra in Mediterraneo e Nordafrica, opposto a velivoli inglesi altrettanto obsoleti, si comportò decorosamente.

Quando fu mandato a duellare con gli Spitfire fu il massacro.

L'MC 200 si comportò bene fino a quando non fu surclassato in numero e prestazioni dai più moderni caccia alleati.

Curiosità: l'MC 200 era complicato da produrre e per farlo occorrevano il quadruplo di ore/uomo di un caccia tedesco ME-109.

L'italietta produsse poco più di mille MC 200, la Germania 35mila ME-109...

Ora, concludo con una nota che mi piacerebbe fosse letta da quella gente che terrebbe volentieri un busto di Mussolini in ingresso.

L'aeronautica, all'epoca, era l'arma fascistissima per eccellenza.

Per tutti gli anni 20 e 30 era famosa per imprese eroiche e guasconate spettacolari ma di scarsissimo valore militare, alla prova dei fatti.

E i suoi piloti erano crème de la crème, l'elite, il fior fiore della gioventù fascista.

Gente che, alla prova dei fatti, si mostrò coraggiosissima e tenace.

Ma il loro amato Duce li mandò a morire in un vecchio biplano nuovo di fabbrica per non far smontare, all'Agnelli di turno, le sue linee di produzione obsolete.

Il fascismo è un crimine capace di annoverare tra le sue vittime i fascisti stessi direttamente mentre il crimine lo compiono.




5 ottobre 2020

Frecce, Saette, Folgori e Veltri: Dalla MiG Valley alla Storia della Caccia Italiana - Seconda Parte e postilla Covid


Le righe che seguono sono ispirate dalla lettura dell'opera dell'Ing. Giulio Cesare Valdonio: Frecce, Saette, Folgori e Veltri: storia critica dei caccia italiani della Seconda Guerra Mondiale, Edizioni Rivista Aeronautica.

Ragionaiamo subito sull'editore: l'Aeronautica Militare Italiana.

Dato che il contenuto del testo non è proprio lusinghiero nei confronti dell'organizzazione che l'ha preceduta nel tempo (La Regia Aeronautica fondata dal governo fascista) registriamo una concreta presa di distanza dall'aeronautica fascista.

Bene!

L'opera dell'Ing. Valdonio è semplicemente monumentale e analizza genesi, progettazione, collaudi e produzione dei velivoli da caccia italiani costruiti sotto il Fascismo.

Le analisi sono accurate e l'autore si mantiene in un sentiero di rigore scientifico lasciando ben poco all'interpretazione personale.

Tuttavia non ci si deve attendere un elenco di dati tecnici e relativi riferimenti storici.

L'opera è appassionante e si ha sempre voglia di leggere una pagina in più.

Come un giallo.

Già, perchè dietro i diagrammi, i disegni tecnici e le fotografie ci sono molte vittime.

E, in maniera pur asettica, l'Ing. Valdonio indica a viso aperto mandanti ed esecutori materiali.

Ho molto apprezzato l'opera anche per un egoistico puntiglio di soddisfazione: nel testo ho trovato piena conferma alle mie velenose considerazioni di qualche anno fa a seguito di una mia visita al Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle sul lago di Bracciano.

L'aeronautica fascista fu la meno capace delle tre forze armate (contende il primato con la Regia Marina le cui corazzate riuscirono a mettere in tutta la guerra solo 7 colpi a segno sulle navi nemiche), incapace di difendere il territorio nazionale dai bombardamenti alleati sin dai primi giorni di guerra, anche  quando aveva la superiorità numerica sugli avversari.

Ovviamente l'incapacità bellica non è sinonimo di vigliaccheria dei piloti e di incompetenza dei tecnici.

Proprio il contrario: provateci voi ad affrontare in piena coscienza un nemico superiore di numero, superiore per qualità degli aerei, superiore per organizzazione tattica, in due contro venti, armati di mitragliatrici contro cannoni, su velivoli più lenti e meno protetti di quelli degli avversari.

Eppure la Regia Aeronautica stupì il mondo a forza di record e imprese memorabili e si comportò benissimo durante la Guerra di Spagna.

Come mai pochi anni dopo i risultati contro le pur inizialmente modeste forze alleate (i moderni Sptifires inglesi arrivarono tardi nel Mediterraneo) furono così disastrosi?

La genesi della catastrofe è sagacemente descritta dall'Autore in una commistione (diciamocelo pure: molto probabilmente interessata) tra industria e gerarchie politiche e militari.

Possiamo elencare alcuni di questi fatti:

Prima di tutto la Regia Aeronautica non aveva le idee chiare (ma questo è giusto: era o non era l'Arma fascistissima?) ed emetteva regolarmente requisiti errati (ma come, il teorico della guerra aerea poi attuata dagli alleati non era il Generale Italiano Giulio Douhet?).

Il caccia deve essere veloce ma col tettuccio aperto, deve arrampicarsi ad alta quota in un battibaleno ma può essere anche lento (il concorso del 1936 prescriveva una salita a 6000m in 4 minuti e tenete presente che il superlativo spitfire ne impiegava 9, ma una velocità massima praticamente da biplano: 450km/h). Di radio, cannoni e serbatoi autosigillanti poi se ne fa tranquillamente a meno.

Poi, le industrie strappavano contratti in cui era retribuito in pratica il numero di ore lavorate per singolo aereo: va da sè che c'era pochissimo incentivo a produrre 10 aerei al giorno quando si guadagnava di più a produrne 10 al mese...

Incredibili, poi le arretratezze tecniche imposte dalla necessità di tutelare i processi produttivi esistenti: nonostante fosseri note tecniche di calcolo delle strutture aeronautiche di tipo moderno molti degli aerei italiani erano progettati e costruiti secondo criteri di vent'anni prima con strutture in tubi saldati invece che a semiguscio con un aggravio di pesi, costi e tempi di produzione in cambio di una maggiore debolezza strutturale. I profili alari erano costruiti a senso invece che usando i profili NACA e non si faceva nessuno sforzo per facilitare la produzione in serie.

Quasi sconosciuta la radio ricetrasmittente (Guglielmo Marconi forse era Sovietico?): il coordinamento  sia da terra che tra piloti era, pertanto, praticamente nullo.

E le armi? Due misere mitragliatrici mentre il nemico ne aveva minimo 4 e spesso accompagnate da cannoni a tiro rapido.

Senza entrare nel dettaglio tecnico, quindi, i velivoli italiani erano costruiti PEGGIO non solo di quelli avversari, ma PEGGIO di come l'industria italiana avrebbe saputo costruirli.

L'aeronautica fascista mandava in battaglia piloti formidabili (ma senza addestramento alle tattiche moderne) e coraggiosi a bordo di aerei che avrebbe potuto serenamente equipaggiare molto meglio.

Riporto un ultimo esempio: il caccia FIAT CR-42 (rifacendomi al mio precedente post):

era un biplano che volò dopo il Caccia monoplano MC200 (che aveva vinto il concorso per il nuovo caccia del 1936).

Era antiquato prima ancora di lasciare il tavolo di disegno, decrepito ancora prima del volo di collaudo, un dinosauro.

Eppure alla FIAT la Regia Aeronautica "fascistissima" ne ordinò  1800 esemplari mentre dei ben più validi MC200 prima ed MC202 poi, si superò a stento una produzione di un migliaio di esemplari.

Pur disponendo GIA’ di due caccia non eccezionali, ma comunque validi (MC-200 e G-50), l’Italia mise in produzione un terzo velivolo obsoleto già in partenza e lo mantenne in produzione per tutta la durata del conflitto.
Facendo ammazzare un sacco di bravi ragazzi, abili piloti, tecnici del volo, mandati al macello contro Spitfires e Mustang ben armati, veloci e corazzati, esattamente come i loro fratelli della fanteria con le scarpe di cartone o della marina con le navi, cieche, senza radar.
Per tacere delle complicazioni logistiche di avere tante diverse linee di manutenzione e supporto.
L’Italia costruì ‘solo’ 400 G-50 e 1000 MC-200, (la Germania, per dirne una, costruì 35mila caccia Me-109 durante la guerra).
E ben 1800 CR-42 biplani con uno spreco di risorse (leghe metalliche, motori, armi, strumentazione) criminoso.
Ecco l’ Italia della speculazione industriale sulla pelle della gente.
Lo sapete perchè la FIAT ha potuto costruire 1800 obsoleti CR-42?
Perchè il CR-42 era un’evoluzione di un precedente caccia biplano degli anni 30, il CR-32, di cui la FIAT non aveva nessuna intenzione di smantellare le linee di produzione che potè riciclare per il CR-42 grazie alla compiacenza di generali e funzionari.
Più o meno lo stesso motivo per cui alla FIAT fu consentito di costruire 400 G-50, l’aereo PERDENTE del concorso per la costruzione del nuovo caccia, concorso vinto, invece, dal Macchi MC200.
E pensate anche alle nostre città indifese sotto i bombardamenti a tappeto.

La produzione aeronautica inglese, nel 1939, era praticamente pari a quella italiana.

Nel giro di 2 anni gli inglesi ci surclassavano Dieci ad Uno.

E anche i migliori caccia italiani di seconda e terza generazione, con tutti i loro pregi e difetti, furono semplicemente sommersi dal numero.

Ringrazio di cuore l'Ing. Valdonio per la sua opera di elevatissimo valore Storico e Scientifico, gli errori in queste righe sono senz'altro tutti miei.
Come senz'altro è mia responsabilità collegare la conoscenza universale, all'epoca,  dell'esistenza della Radio, delle cabine chiuse, dei cannoncini a tiro rapido, degli strumenti giroscopici, delle procedure di ottimizzazione della produzione industriale aeronautica, dei profili alari NACA, dei serbatoi autosigillanti con la decisione di Regia Aeronautica ed Industria di snobbarli con la conoscenza universale, oggi, dell'efficacia di mascherine, gel lavamani, distanza fisica e app immuni e la decisione di una larga fetta della popolazione italiana di snobbarli.
Chissà chi vota, in media, chi se ne sta al chiuso con terzi senza mascherina.

PS: 

Per gli interessati suggerisco di recuperare su ebay una copia di questo testo di Giuseppe D'Avanzo:


E, alla fine della fiere, c'è poco da girarci intorno: più un'organizzazione è fascista meno è efficace ed efficiente.

9 maggio 2019

un Salone del Libro Fasciofree

Temo che, ancora una volta, la Sinistra riuscirà a trasformare una vittoria tattica, invece che in una strategica, in una vittoria di Pirro.
Dichiararsi fascisti non è soggetto ad interpretazione, significa dichiararsi a favore di queste piacevolezze:

  • Violenza Politica e non;
  • Leggi Razziali;
  • Blocco classista della Società con istituzionalizzazione dello sfruttamento dei lavoratori;
  • Abolizione del diritto di voto, di parola e di pensiero;
  • Uso di armi chimiche contro i civili;
  • deportazione, imprigionamento (e successivo sterminio) di oppositori, ebrei, rom e chissà chi hanno in lista nel XXI Secolo;
  • guerre di aggressione;
  • Capacità innata di credere alle proprie stesse menzogne di propaganda.


E questo è per restare sul classico. Ma ci terrei anche a ricordare altre piacevolezze tipicamente fasciste, quali la retorica della forza accompagnata da livelli di incompetenza e corruzione tali da portare alla tragedia anche i propri stessi soldati. Mistificare la realtà fino a mandare la fanteria con le scarpe di cartone in Russia contro i carri armati, mantenere in produzione caccia biplani obsoleti per accontentare gli amici industriali con le ovvie conseguenze per l’Italia inerme di fronte ai bombardamenti  e potrei continuare a lungo.

Al di là delle questioni penali relative alla ricostruzione del partito fascista chi si dichiara fascista non è nell’arco costituzionale.
Non ci si può lasciar attrarre nel giochetto della censura di un libero pensiero: i fascisti non sono nella stessa categoria dei terrapiattisti o dei fondamentalisti religiosi, ma in quella dei mafiosi, camorristi, schiavisti: devono uscire dalla storia e restare nell’ambito della procedura penale.
Le persone di sinistra in primis devono smettere di accettare l’esistenza di un binomio fascisti/comunisti perchè è un falso storico: non si possono mettere sullo stesso piatto della bilancia Mussolini e Gramsci nè Almirante e Berlinguer.
Il piccolo seme di dignità che ha portato alla prima battuta di arresto per Salvini (perchè non c’è dubbio che è stata una provocazione pianificata a tavolino) non deve rimanere isolato e va coltivato accuratamente con il contributo di tutti quelli che provano orrore nella delittuosa affermazione “Io sono fascista”

24 febbraio 2019

Scelta Politica, non Scelta Partitica

Negli ultimi mesi l'AGESCI ha diramato un paio di insoliti comunicati stampa legati al mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo italiano.
Uso la parola 'insolito' senza pregiudizio, in senso statistico.
I Comunicati Stampa dell'AGESCI sono, in genere, una teoria di eventi associativi, notizie logistiche, annunci di programmi e progetti tipo: ecco i vincitori dell'Agesci Music Festival!
Ma, tra una veglia di preghiera ed un convegno sulla disabilità, un festival di musica scout e un evento internazionale, troviamo anche questo e soprattutto quest'altro comunicato stampa.
Si tratta di prese di posizioni relativamente nette per una associazione dichiaratamente apartitica.
La chiave per comprendere sia l'eccezionalità che la necessità di questi comunicati è nel Patto Associativo dell'Agesci.
Spero che tutti i Capi Agesci l'abbiano letto, personalmente lo faccio ogni anno e mi sembra di capire qualcosa in più ad ogni lettura.
Per un profano può sembrare un documento buonista, privo di rigore nella definizione di ciò che è o non è scoutismo.
Effettivamente, in prima approssimazione, la formulazione così aperta del documento può fuorviare.
Non ha senso, per gli scout, prevedere esplicitamente la malafede perchè in tal caso non si sarebbe, automaticamente, più tra scout.
Quindi, il Patto Associativo deve per forza avere quell'aria un po' ingenua ai malfidati come me.
Beh, vi siete dati una bella lettura?
Richiamo la vostra attenzione sull'ultimo paragrafo: la scelta politica.
Scusatemi ma devo riprodurne qua gran parte del testo per evitare fraintendimenti:


La scelta di azione politica è impegno irrinunciabile che ci qualifica in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune. Il Progetto Educativo, elaborato dalla Comunità Capi sulla base del confronto con la realtà e vissuto nelle unità, è strumento per un'azione educativa che abbia valenza politica. La proposta scout educa i ragazzi e le ragazze ad essere cittadini attivi attraverso l'assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà ci presenta. L'educazione politica si realizza non solo attraverso la presa di coscienza, ma richiede, nel rispetto delle età dei ragazzi e del livello di maturazione del gruppo, un impegno concreto della comunità, svolto con spirito critico ed attento a formulare proposte per la prevenzione e la soluzione dei problemi. La diversità di opinioni presenti nell'Associazione è ricchezza e stimolo all'approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana. Ci impegniamo pertanto a qualificare la nostra scelta educativa in senso alternativo a quei modelli di comportamento della società attuale che avviliscono e strumentalizzano la persona, come il prevalere dell'immagine sulla sostanza, le spinte al consumismo, il mito del successo ad ogni costo, che si traduce spesso in competitività esasperata. Ci impegniamo ad educare al discernimento e alla scelta, perché una coscienza formata è capace di autentica libertà. Ci impegniamo a rifiutare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione del nostro Paese, tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instaurare l'autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole, di dare spazio alle discriminazioni razziali. Ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia. Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale. Ci impegniamo a promuovere la cultura, le politiche ed i comportamenti volti a tutelare i diritti dell'infanzia. Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l'ambiente, coscienti che i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle generazioni future. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell'azione educativa iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica. A livello individuale il Capo vive la realtà concreta del suo oggi ed esercita la propria cittadinanza attiva in coerenza con i valori dell'Associazione. L'AGESCI, consapevole di essere una realtà nel mondo giovanile, sente la responsabilità di dare voce a chi non ha voce e di intervenire su tematiche educative e politiche giovanili sia con giudizi pubblici che con azioni concrete. Collabora con tutti coloro che mostrano di concordare sugli scopi da perseguire e sui mezzi da usare relativamente alla situazione in esame, in vista della possibilità di produrre cambiamento culturale nella società e per "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato".


Come avete potuto leggere (le evidenziature in grassetto sono mie) l'azione dell'Agesci è focalizzata sull'educazione e sui ragazzi ma il Patto Associativo si guarda bene dall'obbligare gli Scout a rinchiudersi nelle Sedi e nelle Parrocchie.
Anzi, proprio il contrario: la presa di posizione pubblica in certi ambiti  e su alcune politiche non è un optional ma un obbligo.
Dobbiamo, tuttavia, essere molto chiari su quali siano le questioni politiche rilevanti e quali quelle di ordine partitico su cui l'Agesci ha ben poco da dire.
Consideriamo, ad esempio, le normative che regolano i rapporti di lavoro.
Non spetta certo agli scout come Associazione rendere pubblica posizione su quale sia la soglia di salario minimo più adeguata o la tassazione più giusta del lavoro straordinario.
Io, come cittadino ho le mie opinioni in merito ma, posto il comune obiettivo della Politica Partitica di migliorare la qualità della vita di tutti, che la soluzione migliore sia un salario minimo basso ed uno straordinario tassato molto o varie combinazioni non è cosa che riguardi lupetti, esploratori rover e Capi.
Di fatto, in una Italia civile e guidata da buon senso scientifico e rispettoso dei diritti umani, non succederebbe mai che l'Agesci emettesse un comunicato stampa sui provvedimenti governativi.
Sfortunatamente, siamo ben lontani dal vivere in una nazione simile.
Viviamo in una Nazione in cui il numero dei reati diminuisce da anni, nonostante il 'sentire comune'.
Eccetto le aggressioni e le violenze razziste che si sono triplicate in meno di un lustro.
I provvedimenti (no, non ne elencherò neppure uno: per pudore)  di governo e amministratori locali alla base delle dichiarazioni  e delle recenti manifestazioni dell'Agesci rientrano senza necessità di dimostrazione nelle casistiche declinate nel Patto Associativo.
E mi sono limitati a riportare qui il paragrafo del Patto che riguarda la Scelta Politica, omettendo quello sulla Scelta Cristiana proprio perchè non mi piace vincere facile...
Questo non vuol dire che approvo a cuor leggero la partecipazione di unità agesci a manifestazioni politiche, solo che, di fronte all'enormità della deriva razzista dell'Italia, il Patto Associativo è lapalissiano al di là di ogni possibile interpretazione contraria.
Ci si deve pubblicamente opporre.
Spiegare, con le opportune specificità, dalla Coccinella alla Scolta, come una legge che provochi la morte di innocenti e la sofferenza (per di più, statistiche alla mano, completamente inutile ai fini della 'Sicurezza') vada combattuta con tutti gli strumenti che la Democrazia prevede.
Incluso il manifestare, in casi estremi (ripeto: estremi ma, data l'aria che tira, praticamente è già questo il caso) assieme a bandiere di Partito
L'ultima riflessione che faccio è sui Capi Scout in posizioni eticamente problematiche rispetto al Patto Associativo a causa della loro militanza Partitica.
Certo, sono ben pochi i partiti la cui piattaforma teorica e reale possa essere considerata inclusa  del tutto nel Patto Associativo.
Tuttavia, non è necessario che tutto quello che questo partito propone sia coerente rispetto al Patto Associativo ma è fondamentale che non sia tutto esterno ai valori della Carta fondamentale dell'Associazione.
Spetta al singolo, poi, mantenersi coerente ai valori dello Scoutismo.
Siccome un disegno vale più di cento parole...




I guai iniziano quando ci si allontana troppo dalla cornice del Patto Associativo.
Se vuoi fare il Capo, una posizione pubblica (ad esempio su Facebook) con cui diffondi:
  • Bufale sui migranti mirate a diffondere odio xenofobo;
  • Bufale sui vaccini o xilella o covid altre falsità antiscientifiche destinate a diffondere paura ed errore (scientifico) con tutte le letali conseguenze del caso;
  • oscenità omofobe e sessiste (e volendo anche contro il Papa);
  • antisemitismo (qui un piccolo test).

beh, ritengo che tu sia al di fuori del Patto Associativo e ai limiti estremi della possibile correzione fraterna.
Tuttavia, non spetta a me emettere un giudizio.
L'Agesci non funziona così, per fortuna.
Il Ruolo di Capo è funzione della scelta fatta da un gruppo di Adulti (la Comunità Capi) e ho piena fiducia che un razzista bufalaro neofascista difficilmente (ma è capitato, purtroppo)  finirà a fare Servizio Diretto ai ragazzi, rendendo, pertanto, inutile infiltrare in Agesci una mentalità di sospetto, giudizi sommari ed epurazione.

PS: meglio una manifestazione oggi che un'aquila randagia domani
.

Ah, su PE è spiegato meglio.

12 febbraio 2019

L'urgenza di una giornata della memoria per i crimini di guerra fascisti

La recente giornata della memoria per le vittime delle Foibe e le immancabili polemiche di contorno mi spingono a proporre una Giornata della Memoria per le vittime dei crimini di guerra Fascisti.
Per quanto, durante la Seconda Guerra Mondiale, le Forze Armate Italiane si siano, generalmente, comportate correttamente nei confronti dei civili dei paesi occupati, quello degli "Italiani, brava gente" è una cosa a metà tra il luogo comune e il mito di comodo.
L'Italia Fascista è stato uno dei pochissimi paesi, dopo la Prima Guerra Mondiale, ad aver usato Armi Chimiche in battaglia su larga scala (dando fulgido esempio a Saddam Hussein e poi ad Assad) contro i libici e gli etiopi.
Nei Balcani alcune unità hanno gareggiato in ferocia con i tedeschi.
E perchè dovremmo lasciar sporcare a costoro la Memoria, ad esempio, di Carlo Fecia di Cossato, un sommergibilista che salvava i naufraghi nemici?
E ad avere tempo (e voglia di annoiare i lettori) gli esempi di soldati italiani che andarono ben oltre la dovuta correttezza verso nemici e civili non si contano.
Se posso in futuro dedicherò 
Gli "Italiani brava gente" sono loro e per onorare quegli uomini  male armati e peggio guidati in Campagne assurde ma che seppero conservare la loro umanità anche nella tragedia è doveroso stamparsi in testa i crimini degli "Altri italiani" che stupravano, massacravano, fucilavano eccetera.
L'Italia non ha mai fatto i conti con questo passato di orrori, è stato comodissimo per tutti inventare il mito degli Italiani buoni mentre erano i tedeschi quelli cattivi.
Questa balla ci porta ad una situazione assurda in cui la verità storica è mistificata per ragioni di convenienza politica, per di più a geometria variabile.



Le Memorie non devono essere contrapposte, sono patrimonio comune dell'Umanità che vuole smettere di uccidere e di praticare la Violenza.
Nessun atto di barbarie ne giustifica un altro.
Quindi la giornata della memoria dei crimini (di guerra) fascisti non deve essere intesa a bilanciare quella per i crimini Yugoslavi.
I fatti possono essere ricordati ma è molto difficile  dimostrare un nesso di causa effetto.
Per quello che riguarda poi le tesi giustificazioniste sulle Foibe non c'è ragione di credere che i partigiani yugoslavi si sarebbero astenuti dal commettere quelle atrocità anche in assenza di precedenti crimini italiani: l'Armata Rossa nel 1940  non si fece nessuno scrupolo quando invase Estonia, Lettonia e Lituania, ad esempio. E né Estonia, Lettonia e Lituania avevano precedentemente torto un capello ai civili sovietici.
Di contro, durante una guerra civile, chi sparge il primo sangue è responsabile anche dell'ultimo.
Come scrive il Manzoni: «I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi»
La Memoria è un antidoto lì dove le deformazioni politiche dei fatti sono un vero e proprio veleno per la democrazia.
Ricordiamo i gravissimi crimini fascisti, ricordiamoli pubblicamente.
L'Italia se ne assuma le responsabilità, soprattutto per il proprio bene.
Un Paese capace di distinguere tra le camicie nere e Di Cossato, tra un attacco chimico ed il sangue dei vinti, distingue tra il bene ed il male, tra il progresso e l'arretratezza, tra il futuro e la morte.