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4 settembre 2018

L'Opposizione sulla Libia: un bel tacer non fu mai scritto

Uɴ ᴀɴᴛɪᴅᴏᴛᴏ (ᴅᴀʟ ɢʀᴇᴄᴏ αντίδοτο, "ᴅᴀᴛᴏ ᴄᴏɴᴛʀᴏ") è ᴜɴᴀ sᴏsᴛᴀɴᴢᴀ ɪɴ ɢʀᴀᴅᴏ ᴅɪ ᴄᴏɴᴛʀᴀsᴛᴀʀᴇ ᴜɴᴀ ғᴏʀᴍᴀ ᴅɪ ᴀᴠᴠᴇʟᴇɴᴀᴍᴇɴᴛᴏ. 
Dunque, la crisi Libica ha conseguenze molto pesanti per l'Italia, come Paese e come Collettività di persone: economiche, politiche, militari. 
La Sicurezza fisica del Paese, una fetta di ricchezza consistente, per restare nel concreto, saranno compromesse dalla sconfitta di Sarraj, il Nostro Uomo. 
Ora, di fronte a questa serie di gravi problemi, di fronte all'inazione del Governo che doppia la viltà dei predecessori cosa fa la Sinistra? 
Accusa Salvini di voler rimandare i migranti in un Paese in Guerra. 
Cosa verissima, per carità. 
Ma è questo l'argomento principale da usare? Le parole dell'editoriale di oggi di Cavalli su #Left (non lo linko) dimostrano una intossicazione ideologica che rende invisibili i milioni di italiani che avranno danno da questa sciagurata gestione della Crisi da parte del governo italiano. 

Per favore, un antidoto.

O, almeno, l'eutanasia.

3 settembre 2018

I Sovranisti gialloverdi e la Libia: dalla Padella all'Inferno

Stamane mi sono dato una bella occhiata alle home dei giornali e a quelle dei Social Network a cui sono iscritto.
Bagatelle locali, fake news sul Ponte di Genova, altre fake news sui terremotati vs migranti, l'immancabile sport, le dichiarazioni sullo spread di Di Maio come unica cosa concretamente rilevante.
Tutto tace sul Fronte Sud.
Già.
La nostra Ex Quarta Sponda, la Libia, è in fiamme.
Le truppe del generale Khalifa Haftar, appoggiato da Francesi ed Egiziani (ricordatevi Regeni) stanno attaccando  Tripoli difesa dalle milizie del premier libico Fayez al Sarraj, appoggiato dall'Italia, dall'ONU e tiepidamente da altri stati occidentali USA inclusi (ma, a quanto pare, non dai Libici).
Suggerisco vivamente agli interessati di informarsi su siti autorevoli sulla situazione in essere.
Non intendo fare un riassunto di fonti già note ma sottolineare ancora una volta come i gravi problemi cui andremo incontro come Paese siano tutti dovuti al perfetto mix di incompetenza e ottusità ideologica pienamente trasversale a Governanti a Governati:
i precedenti governi non sono stati capaci di difendere l'Interesse Nazionale con la conseguenza di perdite industriali e problemi di immigrazione incontrollata.
Il Governo del Cambiamento sta seguendo la stessa linea.
L'Opinione Pubblica di Destra è ormai sotto effetto di stupefacenti sull'immigrazione e non è nemmeno più in grado di collegare la catastrofe Libica agli sbarchi.
Quel che resta dell'Opinione Pubblica di Sinistra è tenacemente aggrappata ad una ideologia pacifinta figlia unigenita e pare immortale dell'epoca della Prima Guerra Fredda.
Ora, se i nostri governanti fossero almeno capaci di dar seguito alla propria fraudolenta propaganda sarebbe almeno il momento di addossare ai Francesi la responsabilità del flusso migratorio libico ma non sono capaci manco di questo.
Vicende tragiche come quella libica dimostrano anche l'assoluta necessità di una maggiore integrazione europea, soprattutto se vivi in un paese debole e fragile come l'Italia incapace persino di difendere i propri interessi  vitali da minacce tutto sommato ancor più deboli.
Quindi, cari sovranisti gialloverdi, lo vedete o no che il vostro benessere dipende molto più dall'Europa che se viveste in una Nazione matura, che so, come la Spagna?
Guardatevi un po' questa immagine:






è il comunicato del Ministero degli Esteri italiano di Sabato Scorso.
Sembra di vedere in film di Fantozzi in cui è costretto a scrivere  in cielo "Fantozzi è Stronzo"!
Ma vi rendete conto il ridicolo di emettere un comunicato congiunto con la Francia che ci sta facendo le scarpe 'avanti avanti' come si direbbe a Matera?
Da allora in Libia le cose sono ulteriormente peggiorate ma non c'è scritto nient'altro nella home del nostro ministero degli esteri: eccovi la notizia in Primo Piano.





Eppure Milanesi non mi pare essere del tutto sprovveduto.
Bello 'sto governo del cambiamento: dalla Padella all'Inferno

15 gennaio 2017

Addio Mr. President e grazie per la tua Terza Guerra Mondiale



Non è necessario essere pro o contro Obama/Trump.
E' sufficiente aprire la finestra e guardare lontano.
La presidenza di Barak Obama si conclude, purtroppo per noi tutti, con un mondo assai peggiore (per quanto riguarda, ad esempio le prospettive di una aperta conflagrazione militare in Medio Oriente e Corea) di quello che ha ereditato.
Negli USA il suo messaggio è andato perso, tanto che sarà un impresentabile come Trump a sedersi nello Studio Ovale, figlio, tra tante altre cose, magari più rilevanti, di un basso tasso di disoccupazione grazie a milioni di lavoratori sfruttati e sottopagati.
Il razzismo è ai massimi (relativi) storici.
L'economia finanziaria tira, quella reale meno e le famiglie nobili (bipartisan) della politica di Washington hanno clamorosamente perso semplicemente per troppa distanza dalle rispettive basi elettorali.
Probabilmente, Barak Obama ha davvero fatto del suo meglio, quindi, per tutto quello che riguarda la Politca Interna agli USA, il giudizio politico e storico da parte di un Europeo del Sud ha poco senso.
Diversa è la faccenda in campo geopolitico.
Per un Europeo del Sud Obama è stato il peggior presidente USA da Sempre.
Nessuno ha messo a repentaglio le vite degli italiani e a rischio la sicurezza dell'Italia più di Barak Obama.
Non vi voglio tediare con le dozzine di pagine necessarie ad argomentare in dettaglio, ma, per  sommi capi, sono state catastrofiche:

  • La gestione della mattanza siriana con il mancato strike dopo l'uso da parte di Assad di armi di distruzione di massa;
  • La gestione della guerra civile libica in cui l'Italia è stata penalizzata in maniera indecente;
  • La gestione della questione Nord Coreana sin da quando, dopo che una nave Sud Coreana è stata affondata da un sottomarino Nord Coreano, Obama non ha saputo far meglio che inviare un bombardiere a fare un volo dimostrativo;
  • La completa inazione per 8 lunghi anni sulla questione Palestinese;
  • la questione Ucraina, Donbass e Crimea;
e, cosa imperdonabile, imperdonabile, imperdonabile, la gestione della minaccia nucleare iraniana e Nord Coreana.
Obama sarà ricordato per essere stato il Primo Presidente Afroamericano e per il Presidente Americano che ha messo fine alla non proliferazione nucleare.

Anche nella migliore delle ipotesi, se i preti sciiti iraniani raggiungeranno la tecnologia nucleare gli abitanti del Bel Paese potrebbero trovarsi in guai seri, a dir poco.
L'appeasement verso l'Iran, la Nord Corea, il tradimento dei Curdi, il tradimento di Israele e, visto che noi italiani non sappiamo guardare oltre il nostro naso di natura, la prossima catastrofe libica che ricadrà interamente sulle nostre spalle, ecco l'eredità di Obama:
un occidente che ha abdicato la difesa dei diritti e dei principi che lo rendono tale e che ha smesso di difendere anche se stesso.
Obama che ha fatto illuminare d'Arcobaleno la Casa Bianca quando la Corte Suprema USA ha legalizzato a livello federale le unioni omosessuali è lo stesso uomo che ha fatto arretrare di migliaia di km la linea oltre il quale gli omosessuali sono appesi ai lampioni della pubblica via.
Neville Chamberlain di fronte alle minacce naziste, tra il disonore e la Guerra scelse il disonore ed ebbe la Guerra (cit.). 
Ma a succedergli fu chiamato Churchill.
A noi, invece, tocca Trump.
Che ancora prima di insediarsi non ha scelta: deve ripristinare il prestigio  militare USA, quello stesso prestigio militare che ha garantito a tutti noi il privilegio dell'obesità e delle unioni civili. 
E lo farà come un Trump, non come un Churchill.
Ma, forse, ci basta che non lo faccia come ha fatto Obama:


15 dicembre 2016

le lacrime di coccodrillo degli indignati per Aleppo

Post breve ma rabbioso.
Anzi, indignato.
Per cinque anni, la frazione di opinione pubblica europea/italiana che ha qualche interesse nella politica estera (se gridare w hamas w hamas gli ebrei nelle camere a gas o qualcosa del genere appartenga alla categoria "politica estera") ha snobbato la tempesta in corso in Medio Oriente.
Ha ignorato l'ascesa di ISIS fino a quando non sono arrivati gli attentati in Europa.
Se ne è fregata della Libia, della caduta dello Stato laico turco, dei generali egiziani, dell'atomica iraniana, del massacro dei curdi, dello Yemen, dei nostri cari petrotiranni sauditi e potrei snocciolare ancora a lungo parole inutili.
Ora ci si straccia le vesti per una delle tante città massacrate dall'ignavia europea, il neofascismo dei potentati locali (il Partito Ba'th del defunto Saddam Hussein e del vittorioso Assad altro non è che la variante locale del fascismo) e l'immenso oceano dell'Islam eretico alla ISIS/AlQaeda/Hamas eccetera.
E le altre?
E ieri?
L'ansia ipocrita in cui si grida al "fare qualcosa" che nemmeno si capisce cosa implichi.
Fare qualcosa per Aleppo oggi significa guerra, guerra vera, non come quella vista in televisione da Desert Storm ad oggi.
La verità è che  il nostro sistema di valori non è messo a rischio dall'ISIS ma da questa vigliaccheria congenita in perfetto mix con il naturale egoismo dei ricchi.
Se per anni avete agito come se la vita di un miliziano di Hamas valesse più della vita di cento bambini siriani avete poco titolo per frignare su Aleppo e le sue vittime.
Volete chiedere che si faccia qualcosa per la prossima Aleppo? Che so, in Libia?
Allora chiedete 12 brigate di combattimento, 400 caccia medi e navi a sufficienza per trasportare e supportare le truppe che faranno qualcosa.
E se avete voglia di fare qualcosa anche per i Curdi fatevi due conti di quante brigate pesanti serviranno per mettere i turchi a posto.
Nel frattempo smettetela di versare lacrime di coccodrillo: è un pianto osceno.


Ovviamente, di cambiare il nostro modo di vivere per non dipendere più dal petrolio degli emiri eccetera non ci passa manco per l'anticamera del cervello.
Sono convinto che tra diminuire il proprio impatto ambientale del 70% e metter su un esercito di 40 divisioni le anime belle del popolodellapace energivoro sceglierebbero senza batter ciglio la seconda opzione.

17 febbraio 2015

le vittime non scrivono la Storia






La guerra che verrà
non è la prima. 
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame. 
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente
egualmente.
( Bertolt Brecht)


23 agosto 2014

Cassandra Crossing




Ormai siamo dall'altro lato del fiume.
Le crisi in Medio Oriente e quella, distinta ma miltiarmente contigua, in Ucraina sono probabilmente ancora controllabili ma innegabilmente in deterioramento.
Su queste poco frequentate pagine, oltre che di scoutismo, linux e speculazione edilizia a Matera si è parlato abbastanza spesso di Geopolitica e, rileggendo qualche vecchio articolo, mi accorgo di aver azzeccato la convergenza verso l'attuale situazione.
Nella cartina, la realtà. 
Ho cerchiato in rosso le guerre guerreggiate, in giallo le instabilità più gravi, senza essere troppo sicuro di aver piazzato tutti i cerchi che servirebbero.
Dieci anni fa, cinque anni fa, c'erano molti meno cerchi.
Nel 1990 ce n'erano pochissimi.
L'Italia dorme, ma il mare diventa sempre più stretto, sempre più stretto.
Dall'altro lato del mare, lo stesso mare azzurro dei nostri bagni estivi, scorre il sangue.
Lo possiamo ignorare, certo.
Solo fino a Novembre.
Poi vedremo chi boicotta chi: Noi Gazprom o Gazprom Noi, per tacere della Libia, in fiamme...
E gli italiani continuano a saper tutto delle caratteristiche dei calciatori e a ignorare completamente quelle delle spade di damocle che oscillano sulle loro teste.
Dormienti.
Sarà un risveglio doloroso, più tardo il risveglio più catastrofiche le conseguenze, a meno di non passare direttamente dal sonno alla morte.
Qualcuno potrebbe dire che aveva ragione la Fallaci, ma io non concordo con nessuna forma di anti islamismo.
Perchè Isis, Hamas, Hezbollah e compagnia bella non hanno nulla a che vedere con l'Islam, come Torquemada e l'Inquisizione non avevano nulla a che vedere col Cristianesimo.
Di fatto, Isis, Hamas, Hezbollah e tutti i vari gruppi estremisti hanno nell'Occidente un avversario secondario, di bandiera.
Il loro vero nemico è l'Islam.
Non l'Islam moderato.
L'Islam tout court.
Un cancro interno ad una Civiltà Sorella che rischia di travolgere anche noi, inetti, ignoranti,  smemorati, incapaci di distinguere il bene dal male.
Va di moda, in questi giorni, farsi una doccia gelata per un'iniziativa benefica.
A Novembre, quando Putin il pacifico chiuderà i rubinetti del gas e lo stesso faranno i fratellini dell'Isis in Libia, la faremo tutti una doccia fredda.
Ci sveglieremo o moriremo assiderati?

3 agosto 2014

Prospettiva dal Cancello della Morte: Auschwitz-Birkenau e Gaza

La cosa che mi ha sconvolto di più, lo dico subito, è stato un plastico, un modellino.
Non i capelli, nè le scarpe dei bambini, nè gli occhiali.
Ma il plastico della camera a gas.


Centinaia di persone nude, ammassate al buio in una stanza grande quanto una tavernetta o poco più.
Poi, lo Zyklon B e mezz’ora di agonia tra urla, vomito, feci, urina, panico, calca e terrore.
Il plastico.
Non intendo parlare qui della mia visita ad Auschwitz, ma dell’impressione che ne ho ricavato riguardo il conflitto tra Arabi ed Israeliani ed il ruolo della Sinistra Italiana come focolaio di guerra e non di pace.
Il Popolo Palestinese ha diritto a vivere in pace in territori dai confini sicuri e certi esattamente come quello Israeliano.
Israele opprime da lustri il Popolo Palestinese e ha commesso e sta commettendo innumerevoli atrocità contro civili inermi, questo ognuno lo sa.
Ma Hamas è figlio della violenza dell’occupante israeliano.
Ma l’Occupazione della Cisgiordania e di Gaza è figlia, a sua volta, di tre guerre di aggressione genocide subite da parte israeliana, guerre di aggressione da cui Israele è uscito vincitore: 47-48, Guerra dei Sei Giorni, Guerra del Kippur.
E le guerre di aggressione subite da Israele sono figlie della Spartizione della Palestina, figliastre di una politica coloniale britannica a dir poco ambigua e cerchiobottista e…
Dell’Olocausto.
Figlio, a sua volta, non della follia di un uomo solo.
Ma di un sistema di Sterminio di cui tutta l’Europa ha gradi differenti di responsabilità.
Se ritenete utile  definire porci assassinigli israeliani, dedicate, però, per non essere, come dire, ‘sproprozionati’, termine di gran voga ultimamente, qualche seria bestemmia anche (a seconda della vostra età anagrafica) ai vostri genitori/nonni/bisnonni plaudenti o acquiescenti alle abominevoli leggi razziali in vigore nell’Italia della ‘brava gente’.
Quello che succede a Gaza o e successo il giorno di Yom Kippur del 1973 è soprattutto colpa loro.
Ma torniamo a noi.
Non si risolverà la questione Palestinese finchè non si comprenderà il peculiare punto di vista Israeliano: il terrore delle camere a gas.
Non sto dicendo che gli ebrei d’Israele sono giustificati nelle loro azioni militari contro i Palestinesi, tutt’altro.
Faccio mie, su questo, le parole di Moni Ovadia e di Daniel Barenboin: non esiste soluzione militare.
Sto dicendo, in breve, che secono il punto di vista di chi non ha visto sei milioni di propri correligionari gassati dai Nazisti (quindi di gran parte dell’Umanità), non sono razionali.
E’ vero, Hamas lancia missili da scuole ed ospedali e a volte ce li immagazzina dentro.
Ma questa non è una ragione sufficiente per bombardare scuole ed ospedali.
E’ vero, Hamas usa i soldi degli aiuti internazionali per costruire tunnel per attaccare Israele e la popolazione di Gaza come scudo  e carne da cannone, ma questa non è una ragione sufficiente per macellare migliaia di innocenti, non è una ragione valida neppure dal punto di vista militare, figuriamoci da quello umano.
Israele sta commettendo efferati crimini di guerra in piena complicità con Hamas e con probabile suo vantaggio, dato che il fine di Hamas è Hamas, non di certo il benessere dei palestinesi.
E non può affibbiare tutta la responsabilità delle stragi a questa organizzazione esecrabile ma con cui si deve venire a patti, prima o poi.
Israele può difendersi senza far strage di civili, come dimostra il terribile muro nella West Bank che rende la vita dei Palestinesi un inferno, ma che almeno resta vita e non morte per rappresaglia agli attentati e alle incursioni.
Lo so, Iron Dome, lo scudo antimissile israeliano, funziona relativamente solo se il numero di razzi lanciati da Hamas è opportunamente ridotto dai raid dell’aviazione, ma non vedo ragione di condurre una campagna così sanguinosa se non per il motivo di cui sopra: il terrore delle camere a gas.
E di questo, noi tutti, che torniamo alle nostre case senza missili in arrivo sul collo, dobbiamo tenere conto.
Noi dobbiamo tirarci fuori dal rimpallo di responsabilità tra cause ed effetti e dal tifo organizzato. 
Il linguaggio dell'odio usato sul web è solo benzina sul fuoco che spinge letteralmente la maggioranza degli israeliani moderati nelle braccia degli estremisti ad un gioco del tanto peggio tanto meglio di cui tutti faremo le spese: oggi la gente di Gaza, i Palestinesi ed anche gli israeliani bersagliati dai razzi. Ma, con i califfati che spuntano come funghi sulle rive del Mediterraneo, anche noi poveri illusi di italiani ci troviamo con la guerra alle porte.
L’ipocrisia della Sinistra Italiana su Israele e Palestina è così gigantesca che se la si potesse trasfromare in voti Bertinotti sarebbe presidente della Repubblica e Vendola Primo Ministro.
Quasi duecentomila morti in Siria in tre anni, anzi, nelle stesse ore dell’ennesima guerra di Gaza in Siria morivano multipli delle persone macellate a Gaza nel più assordante silenzio di chi ora non ha altro fiato per urlare la legittima indignazione per il massacro di innocenti perseverando sul silenzio riguardo le azioni di Hamas.
Per non parlare della Libia, dell’ Iraq e...
Chi paragona Hamas ai partigiani italiani dovrebbe porsi una semplice domanda: gli risulta che i partigiani italiani evitassero di proposito scontri coi soldati nazifascisti per attaccare esclusivamente ed esplicitamente la sola popolazione civile tedesca?
Domanda retorica.
Hamas lancia missili esclusivamente ed esplicitamente contro case, scuole ed ospedali di Israele.
Hamas, nel 2014 ancora, proclama la necessità della distruzione del nemico sionista.
Hamas, con la massima tranquillità e trasparenza, parla di una tregua di durata decennale finalizzata esclusivamente all’acquisizione degli strumenti adatti a sterminare gli israeliani e chiede ad Israele di togliere il blocco da Gaza per poter fare con comodo i propri affari.
Un po’ come fanno i nostri pacifinti.
Devo davvero tradurre in italiano cosa significa la frase “distruzione del nemico sionista?”
Il plastico di cui parlavo all’inizio.
Lo sterminio della popolazione ebraica di Israele.
Tutte le volte che un israeliano medio, che manco odia gli arabi ed è magari stanco di vedere i propri figli e fratelli scannati o di rifugiarsi dai missili, non può che accettare il “tanto peggio tanto meglio” di fronte all’isolamento a cui è spinto dall’antisemitismo dell’Europa Occidentale.
Patria dei volenterosi carnefici macchinisti ed affini di Hitler (eccetto i danesi, gli unici a dire NO).
Perchè Israele legge nella corrente campagna di odio a senso unico l’unica parola che sa leggere: Olocausto.
Alla fine cosa intendo dire?
Come non giustifichiamo un drogato violento per la sua infanzia di degrado ed abusi, ma ne comprendiamo le motivazioni, così io non giustifico le stragi di innocenti ed il sangue sparso da Israele ma ne comprendo bene le origini.
Perchè le ho viste coi miei occhi ad Auschwitz.
Si dovrebbero far sforzi per la Pace, non contro Israele.
L’Israele frutto della vittoria in guerre di aggressione e sterminio iniziate dagli Arabi.
L’Israele che si è ritirato da Gaza nel 2005 e che ha messo il blocco nel 2007 (e nel frattempo? Cosa è successo in quasi due anni ai questa fetta di Palestina nè occupata nè assediata?)
Le opinioni pubbliche mondiali dovrebbero puntare ad isolare gli estremisti, non a rendere inevitabile la guerra e la distruzione anche agli occhi dei moderati.
Ed il movimento di opinioni attuale che nega la Storia ed è cieco non solo di fronte ai missili di Hamas ed al suo regime di terrore nei confronti degli stessi Palestinesi ma anche  di fronte alle stragi Siriane, Libiche, Irakene non può che contribuire alla strage.
Sarebbe davvero bello che l’Europa raccogliesse il fardello delle proprie responsabilità ed inviasse un contingente di Pace in Palestina.
Per difendere sì i palestinesi.
Ma anche gli israeliani: siamo sicuri che sia il caso di mandare soldati tedeschi a cercar missili e bombe nei tunnel?
Perchè di questo si tratta: proteggere la popolazione palestinese nel West Bank, proteggere quelle colonie che non saranno sgombrate come quelle di Gaza e… dar la caccia ad Hamas a Gaza.
Pensateci la prossima volta…
La prossima volta che condannate l’uno ed assolvete l’altro. 
Perchè il colpevole assolto non ritornerà sui suoi passi.
L'antisemitismo dell'Europa Occidentale è un macigno sulla Pace. 
Quasi una pietra tombale.
Scrive Daniel Barenboim:
Scrivo queste parole come titolare di due passaporti, israeliano e palestinese. Le scrivo con il cuore affranto, mentre i tragici eventi di Gaza nelle ultime settimane hanno riconfermato il mio profondo convincimento che non può esserci una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese. Non è questo un conflitto politico, bensì umano, tra due popoli che nutrono la medesima, e in apparenza irriconciliabile, convinzione di avere diritto esclusivo allo stesso minuscolo lembo di terra. Ed è proprio perché si è trascurato questo particolare in tutti i negoziati che ogni tentativo per trovare una soluzione al conflitto fino ad oggi è fallito. Anziché riconoscere la vera natura del conflitto, e risolverla, le due controparti hanno cercato soluzioni facili e veloci. Sfortunatamente, non esistono scorciatoie se si vuole arrivare a una soluzione. La scorciatoia funziona solo quando conosciamo bene il territorio che attraversiamo — ma in questo caso nessuno possiede quella conoscenza, proprio perché il nocciolo e l’essenza del conflitto rimangono entità sconosciute e inesplorate. Provo profonda partecipazione per il terrore in cui vivono oggi i miei concittadini israeliani: il rombo continuo del lancio dei razzi, il timore di venire colpiti o di veder dilaniati i propri cari. Ma provo altrettanta e profonda compassione per la sorte dei miei concittadini palestinesi di Gaza, che vivono nell’angoscia e piangono le loro perdite spaventose giorno dopo giorno. Dopo decenni di devastazione e morte da una parte e dall’altra, l’odierno conflitto ha toccato un livello di efferatezza e di disperazione fino ad ora inimmaginabile. Mi azzardo quindi ad avanzare una proposta: che non sia proprio questo il momento migliore per cercare una vera soluzione al problema? Certo, il cessate il fuoco è indispensabile, ma non basta. L’unico modo per uscire da questa tragedia, l’unico modo per evitare nuove tragedie e nuovi orrori è proprio quello di sfruttare la disperazione del momento e costringere tutti a parlarsi. Non ha senso che Israele si rifiuti di negoziare con Hamas o di riconoscere il governo di unità nazionale. No, Israele deve ascoltare quei palestinesi che vogliono parlare con un’unica voce. La prima risoluzione da raggiungere è un accordo comune sul fatto che non esiste più l’opzione militare. Solo allora si potrà cominciare a discutere di una soluzione equa per i palestinesi, che aspettano da decenni, e della sicurezza di Israele, anch’essa sacrosanta. Noi palestinesi ci aspettiamo una soluzione giusta, altro non chiediamo che giustizia e gli stessi diritti garantiti a ogni popolo sulla terra: indipendenza, autodeterminazione, libertà e tutto ciò che ne scaturisce. Noi israeliani vogliamo vederci riconoscere il diritto a vivere sullo stesso territorio. La spartizione della terra potrà farsi solo dopo che i due contendenti avranno non solo accettato, ma profondamente compreso, che possono vivere uno accanto all’altro, non volgendosi le spalle. Alla base stessa di un riavvicinamento da tanto tempo auspicato si avverte il desiderio di condividere gli stessi sentimenti di empatia e di compassione. A mio parere, la compassione non è solo il sentimento che nasce dalla comprensione delle esigenze dell’altro, a livello psicologico, bensì incarna un vero obbligo morale. Solo attraverso lo sforzo di capire la tragedia dell’altro potremo muovere i primi passi gli uni verso gli altri. Nelle parole di Schopenhauer: «Nulla ci ricondurrà così celermente sul sentiero della giustizia come l’immagine mentale del dolore, del lutto e delle lacrime del perdente». In questo conflitto, siamo tutti perdenti, e potremo superare questa drammatica situazione solo iniziando ad accettare e a riconoscere la sofferenza e i diritti dell’altro. E sulla base di questa comprensione reciproca potremo sperare di costruire un futuro insieme. 
Daniel Barenboim, Direttore musicale del Teatro alla Scala
Ecco, io ritengo che questo pensiero sia da coltivare, proteggere, allargare, difendere dalle armi e dalle urla ignoranti della realtà.
Io non ho una soluzione, non sono stato a Gaza e non sono stato a Sderot, vivo in Italia e lavoro per la Pace, non contro qualcuno al di là del mare.


Ovviamente, quanto scritto qui sopra non è inteso per il pubblico che ha taciuto sui quasi duecentomila morti siriani.
Il silenzio su quelle ed altre stragi copre ogni loro parola successiva

1 maggio 2011

la desolazione della coscienza inerte

I Baustelle mi fanno compagnia in questo uggioso pomeriggio di Maggio.
Non ho voglia di sentire il concertone.
Ho letto, tentato di scrivere due righe, perso un po' di tempo tra la messa a punto del PC dei miei con Ubuntu 11.04 ( avanzamento di versione da una 10.10 che era stata una 10.04 che era stata una 9.10 che era stata una 9.04 ). Tra parentesi, nessun problema.
Rachele Bastreghi canta l'Aeroplano ed io penso a Baghdad.
Non so se capiti anche a voi.
A me succede sempre più spesso.
Non di pensare a Baghdad.
Faccio colazione e penso alla colazione in quel di Misurata.
Conto le monetine per il caffè e mi viene in mente un ragazzino con un AK47 che scava la terra con le mani per nascondersi dal fuoco che cade dal cielo.
Freno di botto di fronte ad un cretino che non mi da la precedenza per poi accomodarsi a dieci all'ora al centro della strada e mi viene in mente un ben diverso traffico di carri armati in Siria.
Quando, a Pasqua, ho fatto una passeggiata sul mare non ho potuto guardare l'orizzonte senza immaginarci dietro una barca piena di disgraziati nel mare plumbeo.
Quasi mi vergogno a scriverlo.
Perchè scrivere è facile: che ci vuole?
Il difficile è agire e temo che stia diventando quasi impossibile.
Stiamo accumulando un debito di disperazione e dolore che non potremo mai ripagare.
Mi guardo attorno e noto che è così difficile persino parlarne, figuriamoci agire.
Mi sembra di assistere ad una specie di corsa a chi mette per primo e meglio la testa sotto la sabbia.
Le conseguenze pratiche e reali sono volatili, la logica è addomesticabile, non ci si deve neppure preoccupare dell'autoreferenzialità delle proprie azioni.
Il governo più impresentabilmente agisce meglio è.
E da queste parti non è che vada tanto meglio.
Io inizio ad avvertire sul petto un senso di catastrofe incombente che non se ne va nemmeno dopo un round di boxe, nemmeno nella musica, nemmeno in un camino acceso.
Sogno la Scandinavia. Sarebbe comodo andarsene da qui.
Andarsene così.


20 marzo 2011

Weapons Free ( fuoco a volontà su tutti i bersagli identificati come ostili )

Vabbè, 
abbiamo sbagliato tutto.
Abbiamo sbagliato a fare gli amichetti di Gheddafi in maniera così scandalosamente berlusconiana. 
Il Petrolio è petrolio, certo, sfido anche il più acceso rifondarolo a campare as 1860, già che siamo in giorni di anniversari.
Ma i rapporti di fornitura energetica, l'Italia, dico, col Colonnello li ha mantenuti per lustri senza bisogno di baciarelemani.
Poi, quando sembrava che il Colonnello fosse spacciato abbiamo sbagliato a fare cosucce tipo: "Non l'ho chiamato, non volevo disturbare ".
Poi, quando la sua caduta sembrava fosse davvero questione di minuti, abbiamo sbagliato a non fornirgli un salvacondotto perchè potesse andarsene a godersi miliardi ed amazzoni sbandierandogli contro i suoi crimini di guerra.
Non contenti di ciò, abbiamo sbagliato standocene un mese inerti mentre l'Uomo, che era con le spalle al muro, ha iniziato tenacemente a riprendersi il terreno perduto metro dopo metro.
Ed ora, in extremis, dopo aver assistito indifferenti ( evidentemente la carne di libico deve valere un decimillesimo di quella di un miliziano di Hamas ) alla controffensiva a colpi di cannone del Nostro Ex Amico, ci inventiamo una no fly zone con annesse missioni di soppressione delle difese aere a colpi di cruise e di supporto aereo ravvicinato anticarro.
Simpatica la decisione italiana, con l'inchiostro ancora fresco sullo scandaloso trattato di amicizia italo libica, La Russa oggi inizia a far bombardare la Libia dai nostri aerei senza uno straccio di voto parlamentare ...
Vabbè, ci siamo lavati le coscienze impedendo un ennesimo bagno di sangue a Bengasi.
Ed ora?
Che si fa?
Nel caso ve lo chiedeste: no, le aeronautiche alleate, GB FR ed ITA, non hanno la potenza di fuoco per sostenere operazioni a lungo termine:
ci mancano le munizioni: noi mica siamo l'USAF che ha migliaia di missili e bombe nei magazzini. Noi possiamo tirare avanti qualche settimana, non di più.
E se gli amici Cirenaici non riescono, come sembra piuttosto probabile a breve,  a riprendere l'iniziativa sul terreno ci troviamo di fronte ad un potenziale incubo con una Libia  in guerra civile e l'Europa coinvolta probabilmente anche in operazioni a terra.
Il tempo non gioca a nostro favore.
Già Cina, Germania ( dico Germania ) e Russia si sono smarcate.
I Francesi sono così splendidamente interventisti da rendere palese il desiderio del loro presidente di cogliere due piccioni con una fava: distrarre l'opinione pubblica interna con una bella guerricciola e sostituire la flebile influenza italiana sul petrolio libico...
Gli americani, poi, sono schizofrenici più che mai. Nel Golfo parole, il Libia missili.
Quindi?
Cari compagni, evitiamo di dar fiato alla bocca sbracciandoci sull'articolo 11 e compagnia bella: La Russa ed accoliti se ne fottono e mentre scrivo è possibile che un nostro Tornado stia lanciando missili antiradar contro le batterie di SAM libici.
Il tutto senza nessuna decisione parlamentare e neppure cinque minuti di conferenza stampa del Premier.
Tra parentesi, l'aver taciuto su un mese di massacri al di là del mare ci dovrebbe suggerire decenza, chi ha taciuto per un mese farebbe meglio a continuare a tacere su quello che sta succedendo oggi.
Però credo sia evidente che l'unico obiettivo da perseguire sia il rovesciamento del Colonnello e la creazione di uno stato libico unito il più possibile libero e democratico.
E' interesse nostro, è interesse delle persone che vivono in Libia.
Quindi, almeno per la legge dei grandi numeri, dopo una caterva di decisioni sballate, cerchiamo di azzeccarne un paio di buone.
E' meglio.

PS: ovviamente, agire in maniera contraria alle dichiarazioni ed intenzioni dei leghisti è un buon sintomo di essere su una via se non del tutto giusta almeno non troppo sbagliata.


7 marzo 2011

Su Tripoli non sventola la bandiera arcobaleno.

Non è la prima volta che  ne scrivo, non è la prima volta che ne parlo.
Quindi, vengo direttamente al punto ché già sono noioso di mio:
c'è una strettissima correlazione tra il perdurare inarrestabile dell'anticultura berlusconiana e l'altrettanto costante perdurare dello pseudopacifismo antiamericanista antisraeliano nella sinistra italiana.
Se non altro perchè per affrontare e sconfiggere il berlusconismo, non tanto e non solo in palrmaento, ma nella Società, bisogna saper opporre fatti alla propaganda e non perdere mai di vista la Realtà.
Cosa che, purtroppo, non è.
Non si batterà mai il berlusconismo se ci si ostina a disprezzare anche il solo concetto che esiste differenza tra un AK-47 ed un AR-70.
Che esiste differenza tra un Sukhoi 22 ed un F-16.
Perchè?
Perchè anche per la rivolta libica il primo pensiero della sinistra pseudopacifista è stato che gli aerei che macellano la folla sono forniti dagli americani, che i fucili sono italiani.
Il primo?
Ma anche l'ultimo.
I rivoltosi libici sono trattati manco fossero miliziani filosionisti, semplicemente non esistono.
Non ci preoccupiamo della Libia neppure per calcolo, siamo completamente ciechi.
Eppure è evidente che solamente l'isituzione di un regime democratico forte e stabile in Libia potrà evitarci guai serissimi: se vince Gheddafi sarà un disastro, ma niente a paragone della dissoluzione modello Somalia dello stato libico. Sarebbe una catastrofe che porterebbe quasi sicuramente ad una sanguinosa seconda guerra di Libia a cent'anni dalla prima.
Uno stato fallito ricco di petrolio e nostro fornitore principale a pochi Km da noi: un incubo.
Ma di tutto questo il popolo della sinistra se ne frega.
Salvo qualche richiesta di imporre no fly zone, ovviamente.
Richieste in piena coerenza col resto:
si chiede di imporre la no fly zone senza rendersi conto delle implicazioni pratiche:
con quali aerei? Boh! Che l'Italia debba contare per la propria difesa aerea sui soliti "americheni" è cosa che non pare preoccupare nessuno.
Ma lo sapete che questo implica una guerra guerreggiata almeno contro aeroporti e contraerea libiche con tutte le implicazioni del caso?
Quindi, forse è il caso di darsi una regolata e ricominciare a pensare con la testa in base ai fatti e non agli ideologismi tra l'altro trasmessi per sentito dire.
I rivoltosi libici vanno aiutati prima di tutto a non essere macellati e poi a trovare la loro via alla creazione di un nuovo Stato possibilmente democratico secondo i nostri standard.
Se bisogna scendere in piazza si scenda, se bisogna metter mano al portafogli ( aka: alle armi ) lo si faccia con pragmatismo, ma questo silenzio mette tristezza, questa caparbia ostinazione a leggere il mondo secondo parametri oggettivamente falsi ( Un Sukhoi 22 russo NON è un aereo fornito dagli americani ) mi fa mal sperare sulla capacità della sinistra di sconfiggere i mali di questo paese:
se vogliamo competere con Berlusconi sul piano della menzogna siamo sicuramente perdenti. Loro sono più abili.

25 febbraio 2011

Tripoli, che suol d'orrore

Tripoli, che suol d'orrore.
Posso solo abbozzare un indice di quelli che sarebbero gli argomenti da discutere:

  • Quanto durerà la mattanza?
  • Cosa succederà dopo?
  • Quando finiranno le rivoluzioni popolari del Mediterraneo?
  • Cosa succederà dopo?
  • Significa Pace in Palestina o una nuova terribile guerra?
  • Dove possiamo nascondere la faccia noi italiani dopo la scandalosa amicizia tra il nostro Presidente del Consiglio con Gheddafi al di là di ogni ragionevole prospettiva di realpolitik?
  • Perchè noi italiani tentiamo sempre di autoflagellarci e siamo così antiamericani da accusare noi stessi e gli americani di essere i fornitori delle armi del massacro, mentre tali armi si chiamano AK-47, T-72, Mirage, Mig e Sukhoi ( Salvo poi auspicare no-fly zone sulla Libia, ossia il diretto intervento dell'AMI e dell'USAF da basi siciliane )?
  • Cosa possiamo fare perchè quei popoli trovino la loro strada alla democrazia senza scimmiottare i nostri modelli e senza cadere nell'altro orrore della teocrazia?
  • Come possiamo migliorare l'integrazione europea riguardo la Politica Estera? Ancora una volta l'UE si è mossa male, in ritardo e divisa.
  • Perchè, invece, l'Italia è completamente inerte ed impermeabile a prese di posizione certamente pacifiche ma concrete contro lo status quo degenerativo del nostro paese?