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19 giugno 2024

Renault 4: memoria di una grande bellezza



A me le auto non piacciono.

E non mi piace neppure guidare.

Non è stato sempre così: da bambino ero un entusiasta delle quattro ruote e non vedevo l'ora di prendere la patente e quando parlavo di auto il primo parametro era la velocità.

Da grande, poi, il problema dell'auto è diventato il suo costo di gestione e manutenzione.

Oggi, il suo costo in termini di impatto ambientale e rischio per la sicurezza mia e degli altri.

E devo confessare di aver scelto l'automobile in base a parametri come l'abitabilità e la sicurezza e di aver ignorato la cilindata e la potenza del mio veicolo fino al secondo tagliando.

Eppure, oggi vi presento il modellino di un'automobile:

la Renault 4.

E' stato un modellino impegnativo ma divertente.

Il risultato, secondo i miei standard, è stato piuttosto discreto ma, anche questa volta, la Heller mi ha lasciato perplesso: a un certo punto, i numeri dei pezzi sono spariti dalle istruzioni o sono risultati errati.

Però il kit mi è piaciuto lo stesso.

Ed ora veniamo alla Storia che c'è dietro questo modellino.

Certo, c'è una Storia, una Storia importante. E no, non mi riferisco al caso Moro.

Purtroppo, (o per vostra fortuna, dipende dai punti di vista), sono molto reticente a raccontarla.

Da un lato mi sembra di violare l'intimità di persone a me care.

Dall'altro, so per certo che la mia sarebbe solo una tra tantissime storie che, spero bene, un sacco di persone ormai coi capelli bianchi, ricorderebbero vedendo le foto di questo modellino.

Chissà, magari questa Storia sarà raccontata e magari no.

Ma oggi mi sento bene.

Guardando questo pezzo di plastica e colore che ho assemblato con tutta la cura che ho mi sento davvero bene.

Ma anche questa è una Storia che, se lo sarà, sarà raccontata un'altra volta.

E mi viene da concludere, guardando questa Renault 4 in minatura: ancora una volta, al passato grazie e al futuro sì.


 
















9 febbraio 2024

U-Boot Type XXI: l'ultimo sommergibile, il primo sottomarino


U-2540 Revell, 1:144


Ho voluto provare, complice offertona prime day, l'assemblaggio di un modellino navale.

Per la mia 'prina volta' ho scelto un sommergibile tedesco della Seconda Guerra Mondiale.

Il Type XXI, il modello più moderno di u-boot, entrato in servizio solo nel 1945.

Dunque, dico subito che l'esperienza modellistica non è stata un gran che.

Il kit non è certamente roba da principianti, soprattutto per le istruzioni che non mi sono sembrate all'altezza della complessità del montaggio.

Forse è solo il primo impatto con il mdellismo navale e le modalità di costruzione non familiari.

Ma ammetto di non essermi divertito fino a quando ho tagliato la testa al toro e ho deciso di dipingere tutti i pezzi residui direttamente sullo sprue.

Così, l'assemblaggio è diventato di gran lunga meno frustrante: delle 55 fasi previste dal manuale ho impiegato un mese a farne la prima trentina e, con questo metodo, meno di una settimana a completare il tutto.

Alla fine, il risultato è migliore delle aspettative, ma non so se ripeterò l'esperienza navale.

C'è anche da aggiungere che 'sto aggeggio è parecchio ingombrante e penso che lo regalerò appena possibile.

Tenete presente che, anche se appassionato, la mia competenza in ambito navale è rudimentale.

Veniamo, quindi, all'U-2540

E' il papà di tutti i moderni sommergibili diesel elettrici.

Iniziamo proprio dalla parola sommergibile.

In italiano c'è una netta distinzione tra sommergibile e sottomarino. 

Per gli anglosassoni non è così, ma noi, stranamente, siamo più precisi.

Dunque, il sommergibile è un battello che può immergersi ma per lo più naviga in emersione.

Quasi tutti i sommergibili della Prima e Seconda Guerra Mondiale erano, appunto, sommergibili: partivano e navigavano in emersione e si immergevano solo per il combattimento.

In immersione, i sommergibili si muovevano solo grazie all'energia accumulata nelle batterie sfruttando motori elettrici di potenza limitata.

Autonomia e velocità erano scarsine.

Per non parlare della riserva d'aria...

Giusto per farvi un'idea, gli u-boot Type VII (il modello più diffuso, con oltre 700 esemplari, usato dai nazisti) aveva una velocità massima di 17 nodi in superficie usando i motori diesel e solo 7 in immersione  usando i motori elettrici (velocità a cui le batterie si sarebbero esaurite in pochissimo tempo).

I sottomarini, invece, sono in grado di navigare e combattere in immersione senza mai emergere.

Ad esempio, i moderni sottomarini a propulsione nucleare sono, appunto, sottomarini: energia (e anche il riciclo dell'aria) sono forniti da un reattore nucleare, quindi l'autonomia in immersione è legata solo alla resistenza dell'equipaggio (e alle scorte di cibo).

Il nostro Type XXI è stato, probabilmente, tra i primi sottomarini in quanto poteva navigare usando i motori diesel in immersione, era dotato di batterie più moderne e più capienti tanto che la sua velocità massima in immersione era di ben 17 nodi.

Il Type XXI era dotato di Snorkel: non siete mai andati al mare con maschera e boccaglio? Ecco, allora anche voi avete usato uno snorkel.

In parole povere, dalla falsa torre del sottomarino spuntavano un paio di tubi che, mentre il natante era immerso a pelo d'acqua (ma invisibile), aspiravano l'aria fresca da un lato e buttavano fuori quella viziata e i gas di scarico dei motori diesel dall'altro.

Il sistema funzionava mediocremente per quanto riguarda la qualità dell'aria cosiddetta fresca a disposizione dell'equipaggio, ma permetteva al battello di restare praticamente sempre immerso (cosa obbligatoria dopo il 1944 quando il dominio dei cieli Alleato sull'Atlantico era assoluto).

Inoltre, i tubi degli snorkel erano ben visibili e rilevabili dai radar.

Nota: quello del ritardo nell'adozione dello snorkel è un capitolo che andrebbe trattato a parte: pur disponendo già nel 1940 della tecnologia necessaria (con tanto di esemplari funzionanti trovati su sottomarini olandesi di preda bellica), la marina nazista si decise ad installare gli snorkel solo alla fine del 1944 sui Type VII quando era ormai troppo tardi. Se avete visto il film U-Boot 96 (Das Boot) o letto il romanzo omonimo di  Lothar-Günther Buchheim da cui il film è tratto potete ben immaginare quanto sarebbe stato fondamentale, per gli equipaggi dei Type VII, disporre, fin dal 1941, dello snorkel.

Ecco, mi imbatto spesso in discorsi più o meno teorici su cosa avrebbe permesso ad Hitler di vincere la Seconda Guerra Mondiale.

Questi ragionamenti, in genere, sono piuttosto sterili perché non tengono quasi mai conto della complessità della guerra industriale. I "sarebbe bastato che" si sprecano esattamente come quelli sull'Ucraina o Israele. Nella maggior parte dei casi ci si riferisce a sistemi d'arma singoli che se tempestivamente sviluppati e correttamente utilizzati avrebbero solo aumentato il conto del macellaio o prolungato la guerra (ES: il Me-262 usato subito come intercettore puro), oppure a possibilità altamente irrealistiche (tipo la conquista dell'Inghilterra).

Ma l'introduzione dello snorkel a fine 1940 (magari a seguito della cattura dell'esercito inglese a Dunkerque), beh, quello sì che avrebbe potuto metter fuori gioco l'Inghilterra entro l'estate del 1941.

Con tutte le conseguenze del caso.

Ma torniamo al nostro sottomarino.

Poveva viaggiare in immersione a 17 nodi e rimanerci ben più a lungo dei vecchi modelli.

Solo due esemplari entrarono in servizio nel 1945 ma, in pratica, non entrarono mai in combaattimento.

Dopo la guerra, un gran numero di battelli più o meno completi fu confiscato dai vincitori e i primi sommergibili diesel elettrici sia sovietici che americani del dopoguerra sono visibilmente ispirati al Type XXI.

Un  unico esemplare fu ripescato dagli abissi, restaurato e usato dalla nuova marina tedesca per addestramento e sperimentazione, appunto l' U-2540.

Nonostante la meritata fama, le campagne sottomarine tedesche  delle due guerre mondiali furono un fallimento.

Quella della Prima Guerra Mondiale provocò l'ingresso in guerra degli USA senza riuscire a strangolare l'Inghilterra.

Quella della Seconda Guerra Mondiale non riuscì a bloccare i convogli alleati.

Di contro, ci fu un'altra offensiva sottomarina che raggiunse i risultati prefissati da chi l'aveva scatenata: quella che gli USA effettuarono contro il Giappone che vide colare a picco la maggior parte della propria flotta mercantile.

Ah, visto che ci sono: anche durante la guerra delle Falkland, quarant'anni dopo, i sottomarini ebbero un ruolo strategico fondamentale costringendo la marina argentina nei porti.

Mi sono dilungato troppo e non è questo certo il luogo per fare un bignami di storia della guerra sottomarina.

I sottomarini sono macchine affascinanti, dai limitati impieghi pacifici.

Ma sono anche delle vere e proprie 'astronavi', perché permettono all'uomo di vivere e viaggiare in un ambiente completamente ostile, inospitale e letale.

Hanno il loro fascino legato all'esplorazione ma sono per lo più macchine letali e come tali vanno considerati.

























16 gennaio 2022

Modellismo, che passione

P-38 Lighting

Spitfire

Focke Wulf Ta152H

P-51 Mustang

Boeing B-17



Focke Wulf Ta152H

Lancaster e B-17

Il Carico Bellico del Lancaster

Lancaster



Fin circa ai miei 17 anni ho costruito un sacco di modellini di aereo.

E ad agosto di questo cruciale 2021 ho ricominciato.

Perchè?

Beh, perchè l'attività manuale mi ha sempre rilassato.

Di questi tempi, ogni occasione di relax non va sprecata.

Costruendo, penso ai tempi in cui quegli aerei volavano e alle persone che ci volavano sopra.

E sotto.

Costruire modellini è una occasione di riflessione storica.

Quasi ogni aereo nasconde una storia edificante o anche no.

Quindi, magari, nelle prossime righe, mi dilungherò un po' su qualche aereo.

Già, perchè quasi ogni aereo ha una storia interessante in cui volare.

Ad esempio, lo Spitfire, il vincitore della Battaglia d'Inghilterra: "Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi!" Disse Churchill parlando del migliaio di piloti che salvò il Mondo da Hitler.

Sapete che era derivato da un aereo da corsa? Un idrovolante.

Oppure il P-38 Lighting, l'aereo di Antoine de Saint-Exupéry, l'autore del Piccolo Principe. Che fu anche usato per uccidere in un agguato aereo l'ammiraglio giapponese Yamamoto.

Il P-51D Mustang dei ragazzi di Tuskgee, i primi piloti afroamericani dell'USAF, che secondo il governo USA non avrebbero potuto pranzare nei normali ristoranti a Londra, decisione che  Churchill (quello di cui oggigiorno si tiran giù le statue) respinse su due piedi consentendo libero accesso a tutti gli afroamericani ai ristoranti londinesi.

E quando ho montato il B-17 come dimenticare Clark Gable e Jimmy Stewart, divi di Hollywood che, all'apice della carriera di attori, scelsero di combattere nelle pericolosissime missioni di bombardamento diurno, intese (in teoria) a colpire le fabbriche di armi e non le case.

Già, perchè inglesi e americani costruirono vari bombardieri molto simili per forma e dimensione, ma con filosofie progettuali completamente diverse:

gli americani costruivano aerei pesantemente armati e corazzati (per esempio il B-17G che ho costruito avera 13 mitragliatrici pesanti  e altrettanti uomini di equipaggio) mentre gli inglesi costruivano bombardieri armati leggermente e poco o punto corazzati: il bombardiere Lancaster che ho costruito aveva solo 7 membri di equipaggio ed era armato con 'sole' 8 mitragliatrici leggere.

Ma il B-17 era destinato ad avveturarsi senza scorta, di giorno, per bombarade le industrie belliche tedesche, affrontando la furia della luftwaffe tedesca. Il Lancaster inglese, invece, era dotato di un carico di bombe molto superiore, ma era destinato a bombardare a tappeto, di notte, le città tedesche dato che la RAF aveva stabilito che affrontare le difese tedesche di giorno equivaleva a un suicidio.

E, infatti, gli attacchi dei B-17 furono sanguinosissimi per gli equipaggi, almeno finchè non arrivarono al fronte caccia di scorta con autonomia adeguata, il che fu praticamente solo nel 1944.

Ma anche gli equipaggi inglesi che attaccavano di notte pagarono un pesantissimo tributo di sangue alla sconfitta deli nazisti.

Insomma, costruire un modellino di aereo non solo è un raro momento di relax ma anche di riflessione storica.

In questi mesi ho costruito Me-109, Focke Wulf Ta152H, Do-334, FW-190, B-17, Lancaster, Spitfire, P-47, P-51, Stuka, P-38, Horten Go 229 e Mitsubishi A6M Zero.

Ho in programma un Catalina, un Mosquito e a brevissimo un Corsair.

Dopodichè, mi piacerebbe un B-24 e un B-29 ma sono costosi e rari.

Probabilmente, passerò ai MiG.

Sicuramente continuerò ad associare ad ogni incastro, ad ogni stesura di colla, ad ogni pennellata, ad ogni decalcomania, le vite che volarono.

E farne memoria.


Lo Zero e l'autobiografia del suo pilota più famoso

Angeli e Demoni

FW-190

Rudel era un magnifico pilota, ma resta un nazista di merda.

Non volò mai, ma il Go-229 ispirò molti progetti USA