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1 settembre 2023

Un Anno sull'Altipiano, Marcia su Roma e dintorni, Il Sergente nella Neve: trilogia della sconfitta







Approfittando dei lunghi viaggi autostradali di fine estate, ho audioletto (in realtà riletto per l'ennesima volta, a voler essere precisi): Un Anno sull'Altipiano, Marcia su Roma e dintorni di Emilo Lussu e poi Il Sergente nella Neve di Mario Rigoni Stern.

Non starò qua a ripetere e ribadire quanto siano belli e significativi questi libri, quanto siano drammatici gli eventi narrati e quanto siano stati fondamentali per le nostre esistenze.

Su questi libri sono stati scritti altri libri e non ne farò una recensione.

La lettura consecutiva, la situazione geopolitica e sociale dell'Italia mi hanno fatto venire in mente una cosa.

In tutti questi libri c'è solo sconfitta. 

Sconfitta, pur nella vittoria militare, in "Un Anno sull'Altipiano", dove la società Italiana è in grado di produrre solo generali incompetenti e borghesi, ufficiali di complemento, arrivisti e vili.

Sconfitta nella caduta della pur limitata democrazia ne "Marcia su Roma e dintorni".

Sconfitta nella ritirata di Russia del "Sergente".

Beh, non è che si possa scrivere  di sfolgoranti vittorie lì dove non ci sono.

Per tacere della vittoria militare nella Prima Guerra Mondiale che equivalse ad una sconfitta umana catastrofica

Questo è chiaro, no?

Ma la Prima Guerra Mondiale ha dimostrato al mondo che l'Italia era capace di sopportare l'insopportabile.

E al Fascismo, anche se in pochissimi, qualcuno si è opposto fino a vederne la fine.

Lo stesso Lussu e sua moglie, tanto per non andare lontani: loro hanno vinto.

E la Resistenza, quella dei partigiani e dell'Esercito, non hanno conseguito una vittoria concreta come la Repubblica Italiana del benessere?

E allora dove sono i romanzi che testimoniano le vittorie?

Dove sono gli scrittori che indicano una via di Progresso?

E davvero non ce ne sono?

5 settembre 2019

Confessioni dopo la Marcia su Roma (e dintorni) di Emilio Lussu



Lessi la dolorosa, tragicamente ironica, cronaca dell'avvento del Fascismo scritta da Emilio Lussu alle scuole medie, subito dopo aver letto "Un anno sull'Altipiano".
Ho sempre amato Lussu e rileggo la sua opera più famosa sull'atrocità e la follia della guerra relativamente spesso.
Anzi, è probabile che la rileggerò tra poco.
Oggi, tuttavia, non voglio nemmeno davvero parlare di "Marcia su Roma e Dintorni" che ho deciso di rileggere per dovere civico.
Il Web è pieno di recensioni, riassunti, appelli alla lettura continua di questa splendida e desolante descrizione dell'Italia.
Un'Italia che è cambiata pochissimo in questi cent'anni nei suoi caratteri fondamentali.
Il cuore della narrazione non è nella descrizione della violenza fascista ma, all'inizio, nella descrizione della pochezza delle istituzioni democratiche e dei suoi rappresentanti.
E, in seguito, nel crollo, come un castello di carte, della resistenza morale della stragrande maggioranza degli italiani ostili al fascismo.
Antifascisti combattivi, capaci di affrontare gli agguati, la morte, il carcere, si trasformano in fascistissimi gerarchi di primo piano in una sola notte.
Come devastato da un cancro fulminante, il tessuto sociale italiano si corruppe letteralmente più velocemente di quanto i fascisti osassero sperare.
Superato il punto critico in cui le violenze di una piccola minoranza non sono state contrastate e debellate dallo Stato di Diritto, quest'ultimo si è dissolto perchè non più sostenuto.
E questa è semplicemente la lettura del testo che va per la maggiore.
Ma a me è venuta in mente un'altra considerazione, diciamo più personale.
Non credo che la Storia si ripeta, so che le circostanze storiche sono ripetibili: uno stato debole, un'opinione pubblica divisa e ancor più debole ed ecco la singolarità dell'involuzione che fa l'occhiolino lì a due passi.
Ecco, dicevo, io ho pensato che mi ci ritrovo molto in quegli avvocati, ufficiali, medici, disperatamente antifascisti, democratici, repubblicani, onesti e puntualmente gerarchi cinque minuti dopo essersi trovati soli di fronte alla prospettiva della catastrofe personale e familiare.
In altre parole, io non mi ci vedo a seguire le orme di Lussu, quelle del carcere, della resistenza armata, dell'esilio.
Ecco perchè, per me, le Istituzioni democratiche sono sacre.
Ecco perchè, per me, ogni minima devianza di Polizia, Carabinieri, Professori e Ministri è un grave attentato alla Libertà e alla Democrazia.
Perchè sono le Istituzioni che devono difendere la maggioranza pavida degli italiani (eccomi) dalla minoranza violenta, xenofoba, antiscientifica, affamata di menzogna, in una parola: la minoranza fascista che è endemica come lo era la malaria.