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11 luglio 2025

I ragazzi di Piccianello non si sono venduti alla DC


A Matera si è votato e c'è un nuovo sindaco.

Gli faccio i migliori auguri ma non ho nulla da dire sulle elezioni in sé o sulla campagna elettorale o su come dovrebbe essere amministrata Matera in generale.

In realtà, inizio a scrivere questo post per impulso, non perché abbia già chiaro un obiettivo specifico.

Guardate l'immagine di copertina.

Purtroppo, non sono riuscito a reperire in rete l'originale, ormai cancellato dal tempo e mi sono adattato a riprodurla con l'AI.

La scritta  I ragazzi di Piccianello non si sono venduti alla DC comparve su quel muro (o giù di lì) alla fine degli anni '80, dopo una campagna elettorale per le elezioni amministrative e ci rimase a lungo.

E penso ai ragazzi di Piccianello di quarant'anni fa.

Penso al progetto politico che c'era dietro quella scritta, penso all'idea, penso alla comunità politica che voleva migliorare, progredire, evitare il declino che sarebbe cominciato da lì a poco.

Chi sono diventati?

Siamo noi.

Siamo passati da non vederci alla DC a regalarci (portando doni) a Putin, Hamas, Hezbollah, Ayatollah, Xi, Kim eccetera.

Per non parlare dell'appoggio esterno anche alla peggio Confindustria.

Direi che quando il 25 Aprile si cacciano le bandiere di chi ha liberato l'Italia per accogliere quella degli alleati di Hitler aevoglia a cercare di introdurre il salario minimo ...

Forse sarebbe stato meglio vendersi alla DC allora.

Perché, alla fine della fiera, il patriarcato, il genocidio, la lotta ai cambiamenti climatici, i diritti di donne e persone LGBTQ+, la mobilità urbana e tutte le belle parole che vi vengono in mente:  ai nemici si applicano e a chi ci sta simpatico si interpretano.

I ragazzi di Piccianello si sono regalati all'estrema destra più becera. 

Loro e i loro figli.








23 agosto 2020

La Trilogia delle Cronache Materane di Pino Oliva: nostalgia dell'Infinito



Sono riuscito a recupeare l'ultimo volume della Trilogia delle Cronache Materane (e Metapontine) di Pino Oliva, tre graphic novels ambientate a Matera tra gli anni '70 ed '80.
Sono di una decina di anni più giovane dell'autore ma ho un ricordo abbastanza nitido dei primi anni 80 a Matera, pur vivendo quasi sempre nell'estrema periferia nord.
Quest'estate ho riletto le prime due opere e poi a seguire l'ultima e non è stato affatto difficile tornare alla Serra Rifusa dei primi anni '80, alle strade sterrate, ai lunghi giorni d'estate passati all'aperto e ai successivi anni passati tra Scout e la Sisley di via Roma.
Uno dei punti di contatto con quanto raccontato da Pino Oliva è la Notte del Terremoto del 1980, ancora perfettamente ancorata alla memoria, anzi, punto cardine iniziale dei ricordi della mia infanzia.
Ho provato una lunga serie di malinconiche sensazioni di nostalgia nelle descrizioni, nei palazzi, nelle inflessioni che Pino riesce a trasmettere nei suoi disegni.
E' vero che in arte al Liceo prendevo 8 e 9, ma non mi si chieda una critica 'artistica' oltre il gradimento, l'emozione, il piacere che ho provato nel leggere e rileggere queste graphic novels nostrane.
Credo che sarebbero una lettura piacevole ed interessante anche per i non materani perchè narrano di una infanzia e di una adolescenza uniche, non per l'esperienza soggettiva ma per la peculiarità ed unicità dei luoghi di ambientazione.
Perchè Matera è Sud, Sud profondo, ma è un luogo differente sia dalle città Campane che dai paesoni pugliesi, isolata anche da gran parte della Violenza di quei tempi: nella Matera della mia infanzia ci si sentiva sicuri come poi mi sono sentito forse solo in Giappone.
Inoltre era una Comunità sufficientemente coesa e, col senno di poi, nel pieno di un periodo di prosperità che sarebbe durato lustri basato sulla massiccia presenza di uffici pubblici, sedi provinciali di grandi imprese e anche un po' sul distretto industriale della Val Basento.
Ancora priva di quartieri dormitorio, non ancora turistica, la Città, nuova di zecca, era alla fine della prima fase di assestamento dopo l'evacuazione dei Sassi.
Insomma, uno dei migliori posti in cui crescere, negli anni di piombo.
Una gioventù nuova in una città nuova, ma sempre materana, sempre legata alla sua comunità benigna  (o così sembrava a me a quei tempi).
Di mio la recensione potrebbe anche finire qui, per restare nell'asettico e nell'oggettivo.
Ma voglio cogliere l'occasione per tornare su uno dei punti che Pino Oliva riprende spesso in "Tutto Succederà": ogni emigrazione è una sconfitta.
Quando ero bambino le strutture del Centro di Geodesia Spaziale mi sembravano la Fortezza delle Scienza di Mazinga e mi ero illuso che una laurea in Ingegneria Aerospaziale sarebbe bastata per garantire il ritorno.
Di pipponi sull'emigrazione e relativa difficoltà di tornare è pieno il web nonchè anche qualche scaffale di libreria.
Ve ne risparmio un altro.
I disegni di Pino Oliva, i paesaggi, i particolari urbani, così delicati e struggenti, mi hanno dato le stesse emozioni di quando scanso certi luoghi nelle mie giornate materane.
Già.
Li scanso.
Non riesco più a fare passeggiate nel Parco della Murgia, nè ho più voglia di un trekking al Villaggio Saraceno (sì,  la voce su wikipedia l'ho iniziata io).
Se posso, evito anche di affacciarmi sui Sassi e ai ricordi delle uscite scout sotto Murgia Timone.
Perchè?
Perchè è il prezzo della Sconfitta, il prezzo della mia emigrazione in cui il vantaggio e la grande fortuna di poter tornare varie volte l'anno non fanno che mantenere vivo il disagio.
Il disagio di assistere come fantasma ad una Vita possibile, ambita, eppure inconciliabile con la realtà.
Alla fine resta solo la nostalgia dell'infinito, in un eterno addio ai Monti che si ripete ad ogni stagione, così quando mi trovo sulla nuova statale a 4 corsie diretto verso Altamura, a stento mi volto a guardare casa mia, ultimo porto prima della traversata, e tengo fisso lo sguardo sulla Pala Eolica che svetta proprio in fondo alla strada.
Superata quella è già Puglia e Matera si trasferirà sul piano onirico in poche ore.
Fino alla prossima discesa.
O fino alla prossima volta che vorrò sfogliare e rileggere le mie preziose copie delle Cronache Materane di Pino Oliva.

12 giugno 2017

Ingegneri che vorrebbero fare gli ingegneri ma soffrono di Materite

Ieri, immagino per pura coincidenza, un paio di amici hanno avuto un attacco di Materite.
E' un a bella domenica di fine primavera, le ferie si avvicinano, ma, anche se sei un giovane dotato di talenti brillanti tra cui capacità di analisi per cui sei anche lautamente stipendiato (o prendi tanti 30 e lode), la Materite è implacabile.
Voglio collegare questi piccoli, insignificanti, episodi, ad alcuni segnali di limitata inversione di tendenza (segnalo questo simpatico anche se parziale post e questa noticina in cronaca) nel mercato del lavoro delle professioni tecniche.
Intendiamoci subito: in Italia essere ingegneri non implica la sicurezza del lavoro, quindi mi riferisco ad alcune nicchie molto specializzate della Professione.
A quanto pare anche in Italia certi settori lavorativi languono manodopera, fondamentalmente perchè le imprese del settore non intendono pagare oltre un certo salario (da fame) per la prestazione lavorativa e... Sorpresa: nessuno vuol fare quei lavori.
Dagli stagionali in riviera ai tecnici IT nelle PMI Emiliane, per esempio.
Si sta verificando (lo ribadisco, sempre limitatamente a settori lavorativi ben specifici) una vera e propria inversione di tendenza: "Mi offri una paga e condizioni lavorative fuori mercato? Tieniteli!"
In questo clima di simbolica rivincita la Materite ha fatto passare malinconici momenti ai miei amici.
Torniamo a loro.
E al loro sentimento di Solitudine e Frustrazione, così, in due parole.
Poitrei anche chiuderla qua, ma io sono logorroico e poi ai miei amici gli potrò dare un po' di soddisfazione, no?
Tornare a vivere a Matera è un sogno per molti ma si deve guardare in faccia alla realtà.
La Città è sbilanciata, ormai irrimediabilmente per molti lustri, sul turismo di massa mordi e fuggi.
Anche a trasferirci una impresa tecnica profittevole si troverebbe a pagare un botto di tasse sui rifiuti lasciati dai turisti (coi profitti intascati da albergatori & affini, of course)
Ma questa è una cattiveria gratuita.
Di fatto, non c'è praticamente mercato per le professioni tecniche, al di là del minimo richiesto all'industria del turismo di massa mordi e fuggi.
Quindi, per sviluppatori, ingegneri, fisici, tecnici, matematici, macchinisti, fuochisti & affini, non c'è trippa per gatti.
Questo ognuno lo sa.
Però la materite è implacabile e si vorrebbe tornare lo stesso.
Ecco, non è solo una faccenda di 'cosa fare'.
Consoco laureati in materie scientifiche di prim'ordine che hanno saputo trasformare un proprio talento per arte ed artigianato in un lavoro vero, concreto, ma sempre inquadrato nell'ambito del turismo.
Ma è soprattutto una questione di prospettiva.
Cosa vuol dire vivere a Matera con un reddito inferiore al valore del tuo lavoro (e di gran lunga)?
Cosa vuol dire adattarsi ad una città dal traffico caoticamente irrazionale dopo aver vissuto in posti dove addirittura si può andare a lavorare in bicicletta?

Ma, forse, il punto non è nemmeno solo nelle differenze materiali egoistiche.
Cari ragazzi che vorreste tornare a Matera, disposti anche ad adattarvi alle condizioni economiche locali, che ne dite dei vostri figli?
Pensate alle opportunità che l'economia semiparassitaria del secolo scorso vi ha fornito: credete che con il reddito probabile che avreste a Matera potrete mandare i vostri figli all'Università al Nord?
Se siete al Nord o (meglio) oltralpe un motivo ci sarà.
E lasciate perdere le cause, le responsabilità, la questione meridionale, i Sassi, l'Unesco e la Capitale Europea.
Oggi non parliamo di Politica, ma di felicità o, più esattamente, quella forma di felicità somma algebrica tra lavoro, qualità della vita, solitudine e nostalgia.
Vi lascio una pulce nell'orecchio:
lo scorso week end a Bologna si è svolto il G7 sull'ambiente e ci sono state le debite contestazioni.
Quando, poche settimane fa, gli equivalenti personaggi del G7 finanziario hanno sfilato per Matera, sono stati, invece, applauditi.
Io credo che non siano necessari altri esempi per ricordarvi la concretezza della realtà a cui anelate ritornare.

Insomma, la frustrazione di avere talento e capacità sfruttabili solo in esilio è maggiore o minore di quella di vivere castrati e con le ali tarpate a casa propria?
Personalmente, devo ammettere di rifare i calcoli fin troppo spesso man mano che le vicessitudini buone e cattive della Vita si fanno avanti.
Fino ad un paio di anni fa per tornare avrei anche accettato una decurtazione del 20-30% del reddito. Oggi penso che per tornare vorrei una sostanziosa fidejussione bancaria ed un reddito almeno del 50% superiore a quello bolognese. 
Come indennità di rischio.
Alla fine, c'è da scegliere tra un dolore ed un altro.
L'importante, secondo me, è scegliere quello che non ti avvelena, quello che ti mantiene vivo, quello che ti lascia la Speranza.
E non è molto difficile calcolare il proprio.

3 gennaio 2016

gli ultimi regali di Natale


Mazinga, buttati da Lanera giù in picchiata e vieni a salvarmi, ché il mio nome è già inciso sull'ὄστρακον


7 novembre 2014

We just don't care

Matera è diventata Capitale Europea della Cultura e sento che la cosa mi è praticamente indifferente.
Potete anche risparmiarvi il seguito perchè il succo di questo post è questo.
Se proprio ci tenete, proseguite pure nella lettura.
Io ci ho provato, dopo la Laurea (in Ingegneria al Politecnico di Torino) a vivere a Matera.
Per quasi 10 anni.
Dalla fine del 2012, però, non per mia scelta, lavoro e vivo in un’altra città, un’altra capitale europea della cultura di qualche anno fa.
Ho sostenuto la Candidatura durante la campagna elettorale delle elezioni locali del 2010.
Ho dato il mio contributo nella successiva militanza politica.
Ho pure partecipato alle iniziative legate ad OpenStreetmap.
Ho seguito e partecipato a polemiche, dibattiti, riunioni, iniziative e affini.
Devo confessarmi di non aver mai provato, in vita mia, una serie di sentimenti così contrastanti nei giorni precedenti alla proclamazione della città vincitrice.
Trepidazione, ansia, attesa, speranza, rabbia, indignazione, allegria, malinconia, nostalgia, invidia, tristezza, gioia, sollievo, indifferenza.
Mettete voi in ordine a seconda dei vostri gusti.
Poi, l’evento è passato.
Ed io non sono riuscito a decifrarmi.
A decifrare, ricostruire, inquadrare quello che la festa dell’Ottobre scorso significa e significherà per me e la mia famiglia da oggi in poi.
Ho aspettato che le emozioni decantassero e ho ascoltato me stesso.
Per settimane, quasi un mese.
A risultato raggiunto e bocce ferme la parola d’ordine è inclusione, partecipazione, anzi, vittoria della partecipazione popolare, nessuno si senta escluso, dobbiamo tutti lavorare per Matera2019.
Ecco, io vorrei tanto capire come fare a non sentirmi escluso.
Da dove cominciare.
Come includermi.
E, soprattutto: perchè includermi?
Sul mio bigliettino da visita c’è scritto (al momento) System Manager.
Quanti nuovi System Manager (o progettisti di sistemi fotovoltaici, o spcialisti in sistemi biomedicali o in migrazione al Software Libero) saranno necessari stabilmente a Matera grazie a questa Vittoria?
Non ho dubbi sul fatto che un certo numero di materani otterrà vantaggi duraturi e che un certo numero di giovani e non potrà evitare di seguire il mio cammino.
Questo dovrebbe costringermi a gioire?
E dovrei sentirmi meschino e colpevole se, invece, non provo nessuna gioia a riguardo?
La realtà è che per me e per i gravi problemi che il vivere lontano da Casa comporta, la vittoria di Matera non cambia praticamente niente.
Che ben poco posso fare per contribuire affinchè ci sia spazio ed attenzione anche al di fuori della filiera del turismo.
Che quasi nulla posso fare, in generale, da così lontano.
E che, purtroppo, questo mio sentimento singolare è, quasi certamente, fin troppo plurale per troppi miei simili sparsi per il Mondo.
E alla fine ci sono arrivato, nella lunga sequenza di sentimenti di qualche riga fa, a sedimentarmi su uno in particolare.
Matera2019 forse non ha bisogno di me.
Forse, Matera2019 non vuole quelli come me.
Ma, opo aver ondeggiato paurosamente sull'orlo del baratro della rabbia ed essere, poi, scivolato indietro, per lunghi giorni di travaglio, mi sono ritrovato, oggi, seduto nella prateria dell'indifferenza.
Indifferenza verso l'evento.
Perchè, purtroppo, Matera ha ancora bisogno di me e mi chiama ancora.

18 aprile 2014

L'Olandese Volante

Con la sveglia suonata ben prima delle sette, una giornata completa di lavoro alle spalle e quasi settecento km di guida sul groppone, il temporale a sud di Bari non ci voleva proprio.
La strada è deserta.
La Luna, ancora quasi piena, deve essere da qualche parte sopra le nuvole.
Di fiocamente brillanti, solo i catarifrangenti della SS96.
Sono stanco ma non ho sonno, tuttavia mi sembra prudente rallentare un bel po'.
Questa settimana a Matera... Ci penso.
Penso a cosa fare, ma, soprattutto, a cosa non fare.
Ad esempio, non fare quello che sto facendo adesso: stare seduto in casa al computer.
E' un lampo di luce, ma mi accorgo subito che non è un lampo.
Ho passato il pomeriggio ascoltando Gianni Rodari: le favole al telefono e la torta in cielo.
Per un istante mi sento letteralmente in una delle sue favole.
La luce proviene da un treno, un treno che sembra un treno vero, come quelli che osservo transitare al passaggio a livello su a Bologna.
La luce che proviene dai finestrini è abbagliante, bianca.
Passa come niente fosse attraverso la pioggia che cade battente e mi lascia a bocca aperta.
Il treno è visibilmente vuoto, unico spazio oscuro è la cabina del macchinista.
Guardo le file di poltroncine solitarie, forse verdi, senza ospiti.
Un treno nuovo, luminoso, grande, cosa ci fa qui?
Che forse sono passato in un universo di fiaba come quelle di Rodari e sto tornando in una Matera differente, Città Differente per caso?
Una Città in cui arrivano treni veri, comodi, con posti a sedere per tutti?
O, forse, nel mio mondo si è materializzato un treno fantasma figlio di tante speranze di gente sradicata che compare nelle feste comandate raggiungendo Casa nei modi più improbabili?
Un treno fantasma che riporta a Casa gli spiriti, se non i corpi, di chi ha rinunciato col corpo e nemmeno torna più per le Feste?
Quattro, cinque secondi, il treno mi corre accanto.
Poi, guardo il tachimetro: Sessanta all'ora.
E' solo la nuova littorina.
Scalo di marcia, accelero e mi lascio sogno, fiaba e trenino alle spalle.

14 gennaio 2014

una macchinetta del caffè da lavare

Una città ferita si sveglia come le altre.
Col caffè, il pane, il torpore che ti risucchia sotto le coperte.
I bambini da svegliare, vestire, mandare a scuola.
Una routine solida, consolidata.
Sciacquare la macchinetta del caffè concentrandosi sull'acqua fredda che ti scorre sulle mani.
L'acqua fredda che ti scorre sulle mani non ti fa pensare a tuo marito che va a lavorare in Puglia, sempre più lontano, con un orario sempre più lungo, non ti fa pensare a tuo figlio corsista a vita, non ti fa pensare a tua 
madre a cui non pagano lo stipendio da quattro mesi, nè all'aria che sa di colla quando esci in strada tra muri scrostati e merde di cane.
Lì dove c'era un negozio di abbigliamento poi hanno messo un comprooro.
E poi hanno chiuso anche quello.
E la città, anemica dopo la finta ripresa demografica del Natale, si illude di essere sana mentre è un guscio vuoto, un batrace gonfio dalla pelle di cemento.
Poi, lontano, ci si sveglia ignoranti e increduli e la bellezza di un luogo in cui non ci sono sei gradi di separazione ma, tutt'al più due o tre, diventa angoscia.
Però, dove non vale la solidità della convivenza civile, resiste la solidarietà dei cuori.
E si passa tutti, tutti, una giornata di pena e speranza.
Poi torna la disillusione.
E si conta un'altra cicatrice cava assieme alle altre quattrocento e passa, piene, sparse da Serra Rifusa ad Agna le Piane.
Una città ferita la puoi sentire anche da lontano.
Il giorno dopo, col caffè e non basta zucchero di canna a secchiate per toglierti l'amaro, tu, che hai passeggiato in una città senza scale, senza ferite, senza figli lontani.
Tu, ti rendi conto che c'eri.
Anche se sei fuggito.
Anche se ti sei salvato.
Anche se ti sei voltato dall'altra parte, perchè da quell'altra la tua faccia faceva spavento.
Dopotutto, serrare la moka ogni sera è ginnastica sufficiente per tener viva la speranza.

20 agosto 2013

Scontro di civiltà per un amplificatore in via Fiorentini

La campagna elettorale tarda ad iniziare e per riempire i vuoti gli abitanti di una delle più antiche città del mondo hanno scoperto un nuovo passatempo:
insultarsi a vicenda sulla questione dei rumori notturni e della burocrazia associata alla musica dal vivo.
In apparenza i partiti del caso sono evidenti:
avventori e gestori di bar da un lato, residenti nei dintorni dall'altro.
I primi vorrebbero poter proseguire la movida fino alle ore piccole, i secondi cercano di impedire che si svolga del tutto.
A lamentarsi sono soprattutto residenti e parte dei gestori dei locali nei Sassi.
I toni sono quelli delle peggiori puntate di portaporta.
La battaglia, purtroppo, è destinata ad uno stallo sterile:
i residenti hanno dalla loro la Legge, avventori e gestori il numero (ma solo localmente).
Il mio interesse per la vicenda è esclusivamente culturale, vivo in una zona abbastanza tranquilla e non frequento la movida materana.
Anticipo subito la soluzione al problema, non secondo la mia modesta persona, ma secondo quanto mi è capitato di vedere in ricche città dell'Europa Settentrionale:
iniziare presto, finire presto.
Purtroppo, l'idea di incontrarsi per la serata attorno alle 21 e concluderla tra le 23 e la cenerentolesca mezzanotte pare che vada di traverso ai gggiovani materani.
E' possibile che la birra bevuta dopo mezzanotte, piuttosto che le ragazze/i rimorchiate dopo quell'ora, piuttosto che un assolo di chitarra ascoltato alle ore piccole abbiano un effetto di gran lunga più gradevole delle stesse identiche esperienze assaporate all'ora di cena?
Io dico di no, ma è un mio parere personale basato sull'esperienza: mai mi capitò in vita mia che le ore piccole portassero birra gratis.
E se analizziamo un po' meglio la questione scopriamo una curiosità mica da poco:
la 'guerra' sul rumore nei Sassi non è solo tra gestori e residenti, ma anche tra gestori di Hotel e B&B contro quelli dei pub.
Si arriva all'assurdo di carabinieri che intervengono su chiamata di un gestore di un B&B per 'schiamazzi notturni' provocati da un vicino Pub alle ore 22:00...
Questo dovrebbe essere indicativo ...
Tanto per dirne una, non è vero che a far silenzio a mezzanotte si danneggi automaticamente il turismo: magari una fetta (che non so valutare) di turismo se ne va in fumo causa schiamazzi notturni.
La questione, al di là della soluzione banale, è complessa e sottende vari fattori:
dall'immancabile burocrazia necessaria per far suonare dal vivo gli artisti nei locali a cosa la Città di Matera voglia farsene dei Sassi:
Devono essere fruibili per i residenti come uno dei moderni quartieri del piano?
Devono essere svuotati degli abitanti e trasformati in bomboniera?
Io credo che chi abita nei Sassi debba essere disposto ad accettare alcune limitazioni dettate dallo 'status' di Patrimonio dell'Umanità.
Che so, le antenne paraboliche, o le auto sotto casa...
E anche qualche fastidio dovuto al turismo.
Ma ritengo che i Sassi vadano abitati.
Scindiamo il problema nelle sue componenti.
Fare o non fare rumore con le attività ricreative?
Fare o non fare rumore con le attività ricreative dopo mezzanotte?
E' lecito supporre che nei Sassi i limiti di legge possano essere ignorati in quanto zona turistica?
Ci vuol poco a capire che la battaglia non è tra chi vuole il turismo e chi no, tra chi ama la musica e chi no, tra chi vuole i Sassi vivi e chi no.
E' una questione di 'mentalità'.
Proprio quella lì, quella virgolettata, quella a cui sono attribuiti tutti i mali del Sud.
Più o meno della stessa specie del diffuso fenomeno materano del tizio che non ti da la precedenza allo stop e poi si piazza a 15 km orari con braccio fuori dal finestrino ignorando la fila di macchine che si forma dietro di lui.
Quella dell' "Io so' io e voi non siete un cazzo" così permeante le italiche genti in generale e quelle materane in particolare.
Immaginatevi una Città in cui non serve burocrazia per fare un concertino, in cui un ragazzo di 16 anni alle 23 del giovedì sera è più probabile che si trovi a casa sua a dormire piuttosto che stia entrando a quell'ora in un pub, in cui si sia liberi di vedersi alle 2030 per iniziare una serata tra amici anche facendo casino all'aperto e magari di proseguirla fino all'alba senza rompere i timpani a chi dorme andando in uno degli ennemila locali sotterranei...
Vi piace di più o di meno di quella reale che abbiamo sotto gli occhi oggi?
Se alle 23 di un Giovedì sera feriale io esco da un locale del centro e incrocio un liceale minorenne che, invece, ci entra, sono io ad essere sbagliato a provare disagio per il fatto o no?
Secondo me no: il tutto si riduce ad una banale incapacità di cambiare abitudini.
Un sintomo di vecchiezza mentale che davvero fa guadagnare a Matera il titolo di città di morti di sonno, di zombie (e di vampiri aggiungo io) secondo le piacevolezze che ho letto sulla rete in queste settimane.
Verrà il giorno, quando il leone giocherà con l'agnello, in cui il lavoratore potrà dire tra se: "Quei simpaticoni mi hanno fatto star sveglio fino alle tre, pazienza, mi sveglio alle 11 e vado al lavoro a mezzogiorno".
Ad oggi, ciò, non è possibile.
E' possibilissimo, invece, compiere tra le 21 e le 24 quello che si tenta di spacciare come necessario e imprescindibile che sia fatto tra le 23 e le due del mattino.
Conviene, quindi, che sulla pubblica via si faccia silenzio a mezzanotte.
E basta.
Non si spacci il desiderio di disporre arbitrariamente della salute altrui come lotta di libertà.
Questo non vieta che si attrezzino locali insonorizzati per nottambuli e non implica coprifuoco, quindi non lede nessuna libertà di chi, legittimamente, non deve svegliarsi al mattino come gran parte dei suoi concittadini.
E magari verrà, invece, il giorno in cui un gestore di pub ed un gruppo di artisti decideranno di iniziare il loro concerto alle nove di sera.
Magari la prima volta andrà deserto, poi, se sono bravi, attireranno tutta quella fetta di persone che proprio non può uscire alle 23 ma che alle 23 a casa ci vorrebbe tornare.
E che, per come stanno le cose ora, non esce proprio.
Un po' per scherzo, un po' sul serio, sulla base delle mie esperienze al Nord e all'estero ho disegnato questo grafico:




Dal mio punto di vista, un'empirica e drammatica realtà.
Dormite, quindi, se potete. 
Meglio a letto a casa vostra, ma se vi capita, anche in piedi al bancone del bar.







9 giugno 2013

L'impianto giusto al posto sbagliato: NO all'Eolico SUI SASSI di Matera!

EDIT del 19 Giugno 2013:

una puntuale e precisa inchiesta giornalistica che potete reperire qui ha dimostrato che l'impatto visivo dai Sassi è praticamente nullo.
Resta da capire per quale motivo si sia 'spacciato' tale impatto visivo al grande pubblico come devastante.
Niente megaimpianto in vista Sassi, pare...
Sono fortemente perplesso.


Non trovo nulla di brutto in una pala eolica.
Una pala eolica ha una sua forma ed un suo ingombro che non sono affatto naturali.
Ogni pala eolica (o impianto fotovoltaico NON installato su terreno agricolo) è, però, ben più di una fonte di energia: è salvaguardia della vita.
Questi impianti producono preziosissima energia pulita, proveniente direttamente dal Sole (anche il vento, indirettamente, è un effetto dell'energia solare) e immediatamente utilizzabile dai produttori.
Ogni pala eolica preserva miglia di ambiente naturale,
Ovviamente, l'italico senso per usare nel modo peggiore le cose migliori ha portato a meccanismi normativi abnormi e all'incentivo, de facto, dei mega impianti.
Quindi, abbiamo assistito all'obbrobrio di suoli agricoli stuprati da impianti fotovoltaici che sarebbero stati molto più utili ed ecologici se posizionati sugli edifici, sia per poter garantire l'autoconsumo sia per evitare lo spreco di ulteriore suolo agricolo nel paese del cemento per antonomasia.
Così, mentre da un lato il settore delle energie rinnovabili è stato completamente massacrato dai recenti interventi legislativi pro-petrolieri, con grave danno per ambiente, tasche degli italiani ed occupazione di ingegneri e tecnici specializzati, dall'altro è recentissima la notizia dell'autorizzazione concessa dalla giunta balneare di Basilicata per la costruzione in vista Sassi di un megaimpianto eolico.
Non è questione di decidere se la Basilicata sia o meno satolla di zone semi deserte in cui sistemare impianti eolici: quando vado sul Pollino gli impianti eolici che incontro vicino Valsinni non mi sembrano affatto deturpanti.
Anzi, mentre avanzo verso le mie amate cime, quell'impianto eolico mi sembra un bastione, una fortezza della conservazione ambientale.
Quelle gigantesche pale mi sembrano le lame di un guerriero che si oppone all'avvelenamento da CO2, all'anidride solforosa, alle polveri sottili!
Ma posizionare un impianto eolico in vista Sassi...
Matera è una delle città più antiche del mondo, con un paesaggio immutato da millenni.
Ed ora?
Si vuole posizionare un megaimpianto Eolico in vista Sassi di Matera?
Ogni tanto, preso dall sconforto causato dalla palese incapacità della Comunità Materana di ottenere prosperità e pace dallo splendido scenario dei Sassi e della Murgia, dico tra me: "massì, tanto vale colmare la Gravina di cemento e farci un bel parcheggio, sempre meglio di adesso!"
Non avrei mai pensato di essere superato in efficacia devastatrice dalla giunta balneare di Basilicata...
Gli impianti di energia rinnovabile devono essere posizionati dove sono più utili (cioè quasi ovunque) e non dove sono devastanti, come si progetta in questo caso.
E' necessario opporsi.
E opporsi.
E opporsi.
E, magari, vincere: microeolico ovunque, skyline di Matera 2019 = Matera - 2019





6 gennaio 2013

Vita di Gi

Un universo fa, le cose erano piuttosto chiare.
Studia, prendi bei voti, laureati in una disciplina tecnica.
E il mondo sarà tuo, più tuo della tua stessa vita.
Sì, lo sappiamo, ti piace scarpinare, leggere e andare appresso a quelle bande folli di boyscout, ma è tutto incluso nel prezzo.
Paghi un unico biglietto e lo paghi ora.
Cosa importa se è ora che hai vent'anni?
E' tutto tempo guadagnato, il tuo.
Così hanno detto a Mr Gi, a partire dalla fine degli anni Settanta del Secolo Scorso.
E a Mr Gi il ragionamento filava.
Ha sempre filato, liscio come l'olio.
Dalla scuola media in poi l'avvenire luccicava distante ma concreto tra le pagine dei libri e delle piccole soddisfazioni date dei comportamenti virtuosi, quelli da bravo boy scout.
Quindi, Mr Gi, tieni duro qua, tieni duro là, finchè la laurea arriverà.
E poi?
Sorpresa.
Dopo la laurea le regole del gioco sono un po' cambiate.
Anzi, è tutta la partita al 'sacrificati-oggi-per-un-domani-migliore' che Mr Gi credeva di aver vinto a ricominciare quasi da zero, senza un perchè, .
Mr Gi non si perde d'animo e, rigiocando da zero, non si fa mancare nulla:

  • Il 'volontariato' dalle 8 alle 19 senza stipendio,
  • le docenze precarie,
  • i corsi di formazione,
  • l'assunzione a tempo indeterminato,
  • la falsa partita IVA
  • la vera partita IVA
  • un altro contratto a tempo indeterminato.
Nel frattempo, purtroppo, la Vita se ne fotte del fatto che Mr Gi è italiano.
Nato nella terza generazione più sfigata degli ultimi duecento anni.
(Nota dell'Autore: Al primo posto della classifica della sfiga, io, non Mr Gi, metterei i 650mila contadini macellati dai Savoia con le mitragliatrici austriache, al secondo il mezzo milione scarso macellato dai fascisti negli anni quaranta, al terzo, appunto, noi. Al primo posto delle fortune metterei la generazione dei Padri, che ha visto crescere il benessere dall'infanzia all'età della pensione, rigorosamente con 19 anni sei mesi ed un giorno di lavoro alle spalle)
Il tempo passa. I quaranta si avvicinano.
Mr Gi mica si stanca di gettare il cuore oltre l'ostacolo.
Inizia a stancarsi di  girare in tondo.
Perchè, dopo un paio di volte che fai lo stesso giro e non ci trovi quello che cercavi, ossia:

Svegliarsi al mattino, portare a scuola i bambini, fare il lavoro dell'ingegnere, la sera passarla tra boxe, famiglia, scout, letture ed un cineclubbino o equivalente con gli amici ogni tanto.
Magari scrivere anche un romanzo breve o una raccolta di racconti.
Magari continuare l'impegno in Politica.
Magari guardare il tramonto da Serra di Crispo o equivalente una volta l'anno, giusto per controllare se c'è.

Ma Mr Gi è profondamente ragionevole.
Ad esempio, ritiene ragionevolissimo e pienamente attuale il consiglio dato dallo zio della voce narrante de "L'amico ritrovato": <<Studia, prendi la laurea in giurisprudenza, diventa avvocato e poi potrai scrivere tutte le poesie che vuoi!>>
Essendo così ragionevole, dicevo, a Mr Gi a questo punto i conti iniziano a non tornare.
Studio matto e disperato: ce l'ha.
Gavetta lavorativa: fatta.
Contratto di lavoro a tempo indeterminato: ok, pure questo c'è, anche nell'Itala del 2012 2013 "Abisso profondo ".
E' ragionevole che a Mr Gi possano, a questo punto, sorgere un paio di dubbi.
Diciamo di ordine metodologico.
Non è che ha confuso gli strumenti (il lavoro, la cultura, lo studio, la professionalità) con i fini di cui sopra?
Anche perchè, Mr Gi, così ragionevole, qualche paura irrazionale ce l'ha pure lui, tipo essere sorpreso dai suoi quarant'anni a rimpiangere e non a vivere.
E di ragionevole, in questo, Mr Gi non trova nulla.
Quindi, Mr Gi, probabilmente farà la cosa che gli riesce meglio da quando è nato.
Essere ragionevole. 


10 settembre 2012

Linux Day 2012, abbiamo trovato i blocchi di partenza!!!

E' stato davvero con un sospiro di sollievo che ho accolto la disponibilità del caro Vito ad accollarsi gran parte del carico della preparazione del Linux Day 2012.
Purtroppo, per motivi lavorativi, non posso assicurare che sarò disponibile proprio per il giorno della manifestazione, sabato 27 Ottobre 2012.
Certo, per contribuire all'organizzazione dovrei comunque esserci, ma...
Ma è davvero ora di passare la mano.
5 Edizioni del Linux Day hanno visto il sottoscritto nel direttivo organizzativo espressione di una Comunità Unica.
Ora, anche se io non avessi questo problemino di disponibilità, ritengo che sarebbe comunque opportuno cedere il testimone.
Cambiare è salutare.
Io, se il 27 Ottobre sarò a Matera, mi occuperò di una cosa specifica diversa da quelle che avrei potuto affrontare con un ruolo organizzativo più elevato.
Quindi, cambiare è salutare per me, certo.
Ma è salutare soprattutto per la Manifestazione e per la Comunità.




Tutti devono avere la possibilità di imparare l'organizzazione e la direzione di questo bellissimo evento.
Cosa ancora più importante: è fondamentale che l'idea di Linux Day non sia fossilizzata secondo la 'visione' del Sottoscritto e degli altri organizzatori storici.
Ma che sia aperta a nuove interpretazioni, a nuovi contributi.
Che, poi, diciamocelo: non è che il frutto di questi 5 Linux Day sia proprio spettacolare.
E non parlo degli eventi in se, tutti costruiti in un oggettivo crescendo di elevata qualità tecnica della proposta.
Ma della tenuta di una Comunità Locale che si è dimostrata incapace di guadagnare respiro oltre i singoli eventi annuali.
Eppure di cose importanti in ballo tra un Linux Day ed un altro ce ne sono parecchie ma non è questo il momento di entrare nel merito.
Spero, quindi, che questo 'organizzando' Sesto Linux Day materano porti una ventata di aria fresca riuscendo in un concreto reboot della Comunità Locale, aprendo spazi nuovi per tutte le persone interessate a diffondere concretamente giorno per giorno la Cultura di Libertà e Progresso insite nel Software Libero, vero obiettivo dei Linux Day.
Buon Lavoro e un grazie anticipato a tutti.


17 luglio 2012

Due conticini sull'IMU Materana

Facciamo due conticini semplici semplici e pure semplificati senza considerare in prima battuta la differenza di valore delle abitazioni:
Secondo il bilancio di previsione per il 2012, a Matera si incasseranno € 8.000.000,00 dall'IMU.
Di cui 2 Milioni dalla prima casa e 6 milioni dalla seconda casa.
2 milioni di € che provengono da una aliquota dello 0,4.
6 milioni di € che provengono da una aliquota dello 0,76.
In altri termini, ogni seconda (terza quarta ecc) casa rende allo stato quanto due prime case.
Nota di colore: le case nuove invendute dalle ditte costruttrici sono tassate come la prima casa.
Spero che le implicazioni di questi numeretti siano intuitive, più che altro per risparmiarvi la mia possibile spiegazione.
No?
Beh, la faccio breve: il numero di seconde case di proprietà è superiore al numero delle prime.
E probabilmente ci sono un sacco di terze, quarte, quinte ... decime case.
Se ogni proprietario di prima casa ne avesse una seconda dall'IMU sulla seconda casa si sarebbe dovuto incassare qualcosa come 3,8 Milioni. Non 6.
E già questa sarebbe una condizione assurda: una Città povera dove la gran parte della popolazione ha due case...
Figuriamoci con un incasso di 6 Milioni.
Ora, ricordiamoci che esistono i monolocali, i garages e le ville di 30 stanze, quindi l'analisi deve comunque essere approfondita.
Ma una Città in cui il numero di seconde (terze ecc) case di proprietà supera quello delle prime ha qualcosa che non va di terribilmente serio nella propria struttura sociale ed economica.
I cattivi pensieri li lascio a voi.


27 giugno 2012

Parole Semplici






Oggi ho voglia di raccontarvi una storia.
Quella di un terrazzo con vista sui Sassi di Matera, di voci, violini e di ali di rondine.
Tutto è cominciato qualche tempo fa.
Quando, tra i lettori di questo blog scopro un certo Andrea Semplici.
Ricambio la cortesia ed inizio a seguire anche io le sue parole sul web.
I titoli parlano di viaggi, le parole di uomini e anime.
Finchè, qualche settimana fa, mi viene presentato in carne ed ossa a Matera da Francesco.
E proprio a casa di Francesco ci siamo trovati seduti ad ascoltare.
La diffcoltà di questo post è nel definire in parole quello che è davvero successo.
Ascoltare è oggettivamente un termine corretto.
Una terrazza sul tramonto dei Sassi.
Musica dal vivo suonata da le "Teste Semplici".
E parole.
Le parole, banalmente, si ascoltano.
Eccezionalmente, ti portano lontano.
Stasera mi è successo questo.
Quando Andrea Semplici ha iniziato a parlare di Ernesto Che Guevara il cielo era, ormai, del più perfetto azzurro ramato che Matera possa offrire.
Ed è stato come scivolare in un sogno ad occhi aperti.
Ascoltavo la storia del Che bambino mentre guardavo la danza di falchi grillai e rondini nel tramonto.
E non ascoltavo più, soltanto.
Mi sembrava di vedere.
Di vedere l'asado in un giardino assolato.
Le colline delle sierre argentine.
Di assaggiare il mate per le vie di Buenos Aires.
E la motocicletta Norton imbarcata sul traghetto del lago Nahuel Huapi tra Argentina e Cile.
Andrea, parlando dell'asado, mi ha fatto venir fame e voglia di leggere qualcosa di più sul mondo che ha descritto in parole e musica.
Fame fisica e fame di altre parole, di altre immagini sulle ali di rondini e gheppi, sempre più radi nel cielo del tramonto.
Dopo, una festa con cena squisitamente vegetariana, con cialledda e cuscus capaci di cancellare in un amen l'acquolina in bocca per gli arrosti descritti poco prima.
E ancora parole di terre lontane come l'Etiopia e risa e calore diverso dalla calura dell'Estate.
E' stata una splendida serata, grazie a Mariella e a Francesco per l'ospitalità e ad Andrea (e le Teste Semplici) per i sogni.
Chissà in Argentina, nel cielo dell'Estate Australe, che uccelli sfrecciano al tramonto?




6 febbraio 2011

Piano Casa e Regolamento Urbanistico: Adoro i Piani ben riusciti ( Colonnello John "Hannibal" Smith )

Piano Casa e Regolamento Urbanistico ( volgarmente detto Piano Regolatore ).
Ecco il tema del giorno, anzi, dell’anno.
Non sono assolutamente esperto di edilizia od urbanistica, figuriamoci se posso esprimere un parere di indirizzo nello stato attuale di incertezza di fonti ed informazioni.
Il Piano Casa è nelle sue fasi iniziali di definizione, il Regolamento Urbanistico non è stato ancora presentato.
Inoltre, personalmente, mi rifiuto di dare attestazioni di razionalità a decisioni prese senza cognizione dello stato delle cose.
Traduco?
Traduco:
Oggi, Febbraio 2011, quante case vuote esistono nella città di Matera e quante persone sono in cerca di abitazione?
Ossia: qual è il rapporto tra Domanda ed Offerta?
Sembra una domanda banale, ma questo argomento, in quel di Matera, è un vero e proprio muro di gomma.
Ed è facile comprenderne le ragioni.
Probabilmente, prendendo tutti i ragionamenti col beneficio del dubbio derivante dall’assenza di dati attendibili, Matera è già, di fatto, una città fantasma.
Fatevi un giro in macchina alle 22 di un Mercoledì di Coppa, quando l’80% dei Materani è incollato alla Televisione.
Vedrete palazzi interi nelle tenebre, palazzi con solo alcune finestre illuminate, palazzi con fuori più cartelli vendesi che balconi.
Sia in centro che in periferia, sia Nord che Sud.
Matera è una città di palazzi nuovi che cadono.
Se si arrivasse a quantizzare che per ogni materano in cerca di casa esistono decine di alloggi vuoti non credo che vi sarebbe una rivoluzione, del resto dopo l’assordante silenzio civile del post notti di Arcore e l’acquiescenza complice anche sulla catastrofe economica, cosa volete che sia una Cittadina del Sud in cui le case costano il quadruplo minimo del prezzo che avrebbero in condizioni di mercato appena appena decenti?
Empiricamente, facendo i conti a naso, posso, quindi, affermare che l’offerta potenziale è di alcuni multipli superiore alla domanda. I prezzi delle case, invece sono di alcuni multipli superiori a quelli del congruente mercato.
Una casa di 100mq in periferia costa anche 250.000,00 €, credo il quadruplo di quello che valga, date le circostanze:
Bassa domanda, alta offerta, emigrazione intellettuale e non, crisi generalizzata.
La nostra Società ha deciso che le coppie di giovani, anche laureati, possano contare su un reddito annuo medio ( e precario ) di circa 15 - 20 mila € per i più fortunati. 
Questi numeri ci dicono tutto.
Del resto, ci vuole poco a realizzare che le imprese possono finanziarsi un palazzo vendendone solo una frazione e, col regime vigente, possono permettersi di attendere lustri prima di vendere al loro prezzo senza tema di averci proprio a che fare con la Legge della Domanda e dell'Offerta.
Altri numeri, calcolati su basi attualmente a me ignote, ci dicono che, invece, il fabbisogno di alloggi è di 2600 unità da costruirsi entro il 2017.
Su tali numeri si baseranno Piano Casa e Regolamento Urbanistico.
Bene fa la Segreteria del Partito a voler attendere la presentazione del Regolamento Urbanistico perchè è il momento di voltare pagina e cessare con la cultura dell’emergenza per ricominciare a pianificare secondo ragione e non secondo interessi particolari e locali.
L’elaborazione di un Piano Strategico che vada dal generale al particolare è l’unico modo per uscire dalla logica perversa della deroga, dell’emergenza, dell’accettazione dei fatti compiuti.
Purtroppo, il Piano Casa è quello che è: una deroga alle procedure del regolamento urbanistico voluta dal Papy nazionale ed in cui la nuova giunta regionale di Basilicata ha pure tolto ai Comuni la possibilità di decidere gli ambiti di intervento.
E’ vero che il 40% degli alloggi previsti dal Piano Casa sono di Edilizia Sociale e, pertanto, dovrebbero alleviare il fenomeno qui appena descritto.
E’ vero che l’immissione di 2600 alloggi sul mercato, sempre in teoria, dovrebbe calmierare il mercato.
Teoricamente.
Ma, purtroppo, la stessa Teoria è già smentita dai fatti: una sovrabbondanza di offerta a livelli mai visti non provoca una caduta dei prezzi.
Le case, è vero, non si costruiscono.
Ma neppure si vendono.
Si conservano, vuote, per mancanza di acquirenti dotati della necessaria capacità di spesa.
Tanto, ad ora, tenerle vuote costa pochissimo ai proprietari di terze, quarte e cinquantesime case.
Ora, dato che quello alla Casa è un diritto costituzionale e considerando che viviamo in una Città stracementificata, in una Nazione in cui un metro quadro su dieci è coperto di mattoni, ritengo che sia profondamente errato pensare di risolvere il problema aggiungendo cemento al cemento.
Siamo nel 2011 e non ci sono le risorse finanziarie né naturali per aggiungere nuove città di fianco a quelle semivuote, non abbiamo altro denaro, altro terreno coltivabile, altra acqua, altra aria da contaminare inutilmente.
Perchè, anche se il diritto alla proprietà privata è anch’esso un diritto costituzionale, non esiste un diritto costituzionale al possesso dell’aria e dell’acqua.
Il Piano Casa non è certo obbligatorio, ma comunque è un’occasione che può essere sfruttata per la riqualificazione della città.
Il problema, a riguardo, è che l’Amministrazione Comunale ha ben poche possibilità di influire sulle manifestazioni di interesse presentate.
In pratica, se da un lato c’è qualche flebile speranza di attenuare il dramma del problema casa grazie al 40% di Edilizia Sociale previsto nel piano casa ( ed io devo ribadire che non ci credo per le ragioni fin qui espresse ), dall’altro un Regolamento Urbanistico degno del nome potrebbe contribuire a riqualificare la città secondo criteri moderni senza rimettere a sacco un territorio già martirizzato.
Case a basso impatto ambientale, ristrutturazioni, riqualificazione delle urbanizzazioni e del verde, energie alternative, le vie possibili sono sicuramente tante e non è questa la sede per parlarne.
Personalmente, è su questa linea che mi spenderò in Segreteria e nel Direttivo, da un punto di vista politico, mentre da un punto di vista più generale mi piacerebbe che si arrivasse all’ovvio, cosa non scontata in questo Paese:
l’ovvio, secondo me significa rendere legislativamente conveniente mettere sul mercato le case piuttosto che tenerle vuote ( e spesso neppure accatastate ) a centinaia.
Una Città di case vuote non può che essere una Città Sterile.
Non è costruendo un altro quartiere Acquarium che si rilancerà l’economia della Città, ma perseguendo soluzioni differenti dal passato che spezzino il circolo vizioso che ha portato Matera ad essere un lungo e semideserto cementificio a cielo aperto.

PS: 

ovviamente, la parola “Sassi” esiste