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7 luglio 2012

le soluzioni dei paesi selvaggi

Sempre ieri, durante l'incontro con Andrea Semplici dedicato alla Dancalia, ho appreso un gustoso aneddoto proveniente direttamente da quella terra selvaggia ed arretrata.
Dunque, le popolazioni della Dancalia sono sia cristiane copte che musulmane e si sono fatte la guerra per secoli.
Da qualche anno, tuttavia, è in vigore una fragile tregua.
Basata su cosa?
Vediamo.
Una delle principali risorse di quella terra lontana è il Sale.
Il Sale è prezioso.
Non siamo noi forse il Sale della Terra?
Il Sale deve essere estratto con fatica dalla crosta del deserto, poi va raffinato squadrandolo e trasportato ai consumatori al di là delle montagne.
Quando vincevano i cristiani, il sale era loro. Quando vincevano i musulmani il monopolio passava a questi ultimi.
Ma cristiani e musulmani, in fine, hanno trovato un accordo.
I feroci Afar, il cui tasso di alfabetizzazione è circa del 3 % hanno raggiunto questa intesa:
i cristiani estraggono il sale, i musulmani lo tagliano in blocchi.
Così, nessuno ha il monopolio ed ognuno dipende dall'altro per la propria prosperità.
E la Pace resiste e si rafforza.
Nello scambio del Sale.
Da Cristiano a Musulmano.
Ascoltare le Parole Semplici di Andrea ti fa venire in mente strane idee.
Probabilmente impraticabili tra genti civili ed educate come le nostre.
Pensiamo, ad esempio, alla recente polemica sullo spot pubblicitario di un panificio di Altamura durante la diretta tv per la Festa della Bruna, la Festa Patronale di Matera.
Per qualche secondo mi è venuto in mente un pensiero folle:
un Pane della Murgia, in cui ad Altamura si fanno i cornetti, a Matera il Pane Alto.
O qualcosa del genere.
Venduto in tutto il mondo con un unico marchio.
Ma il pensiero si è affievolito in fretta.
Dopotutto, noi, civilizzati, cosa abbiamo a che fare con le soluzioni del deserto della Dancalia?

6 luglio 2012

La Dancalia al CSOA Le Fucine dell'E.C.O.

Un vulcano nella notte.
Una distesa di sale multicolore.
Occhi di uomini e cammelli nel sole accecante.
In una stanza recuperata all'abbandono ed al degrado voluto scientemente da chi ha sfrattato, a suo tempo, il Teatro dei Sassi.
Una stanza che diventa Dancalia per una magica ora nelle parone di Andrea Semplici.
Questa sera siamo stati in Dancalia, una regione tra Eritrea ed Etiopia, isolata ed abitata da un popolo fiero, gli Afar.
Un popolo capace di azioni antieconomiche, secondo lo standard occidentale, ma profondamente umane: i cammellieri, imprenditori, potrebbero portare con se gli otri per l'acqua ma preferiscono noleggiarli dalle donne di un villaggio alla fine del percoso: non c'è vantaggio nel risaprmiare pochi spiccioli affamando duecento donne: proprio la Dottrina Marchionne, neh?
Seguire Andrea fino in Dancalia è facile, nella stanza dell'Eco.
Le fotografie quasi distraggono dal filo delle sue parole, ma subito la musica riequilibra il filo dei pensieri.
Ancora una serata magica, frutto concreto degli sforzi di tanti.
Un ringraziamento particolare al CSOA Le Fucine dell'E.C.O. che ha concretamente dimostrato l'importanza pratica e fisica del recupero di quegli spazi forse legittimamente sottratti dall'autorità al Teatro dei Sassi ma senz'altro, poi, malamente gestiti dalla medesima autorità.
Ciò che è giusto non sempre è legale, ciò che è legale non sempre è giusto.
Od utile.


27 giugno 2012

Parole Semplici






Oggi ho voglia di raccontarvi una storia.
Quella di un terrazzo con vista sui Sassi di Matera, di voci, violini e di ali di rondine.
Tutto è cominciato qualche tempo fa.
Quando, tra i lettori di questo blog scopro un certo Andrea Semplici.
Ricambio la cortesia ed inizio a seguire anche io le sue parole sul web.
I titoli parlano di viaggi, le parole di uomini e anime.
Finchè, qualche settimana fa, mi viene presentato in carne ed ossa a Matera da Francesco.
E proprio a casa di Francesco ci siamo trovati seduti ad ascoltare.
La diffcoltà di questo post è nel definire in parole quello che è davvero successo.
Ascoltare è oggettivamente un termine corretto.
Una terrazza sul tramonto dei Sassi.
Musica dal vivo suonata da le "Teste Semplici".
E parole.
Le parole, banalmente, si ascoltano.
Eccezionalmente, ti portano lontano.
Stasera mi è successo questo.
Quando Andrea Semplici ha iniziato a parlare di Ernesto Che Guevara il cielo era, ormai, del più perfetto azzurro ramato che Matera possa offrire.
Ed è stato come scivolare in un sogno ad occhi aperti.
Ascoltavo la storia del Che bambino mentre guardavo la danza di falchi grillai e rondini nel tramonto.
E non ascoltavo più, soltanto.
Mi sembrava di vedere.
Di vedere l'asado in un giardino assolato.
Le colline delle sierre argentine.
Di assaggiare il mate per le vie di Buenos Aires.
E la motocicletta Norton imbarcata sul traghetto del lago Nahuel Huapi tra Argentina e Cile.
Andrea, parlando dell'asado, mi ha fatto venir fame e voglia di leggere qualcosa di più sul mondo che ha descritto in parole e musica.
Fame fisica e fame di altre parole, di altre immagini sulle ali di rondini e gheppi, sempre più radi nel cielo del tramonto.
Dopo, una festa con cena squisitamente vegetariana, con cialledda e cuscus capaci di cancellare in un amen l'acquolina in bocca per gli arrosti descritti poco prima.
E ancora parole di terre lontane come l'Etiopia e risa e calore diverso dalla calura dell'Estate.
E' stata una splendida serata, grazie a Mariella e a Francesco per l'ospitalità e ad Andrea (e le Teste Semplici) per i sogni.
Chissà in Argentina, nel cielo dell'Estate Australe, che uccelli sfrecciano al tramonto?