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1 settembre 2014

Route Nazionale 2014 - Seconda Parte: le polemiche sulla Carta del Coraggio

Ed ora la parte meno piacevole di tutta la faccenda.
Mi riferisco alle polemiche suscitate dalla pubblicazione della Carta del Coraggio
Che non ho letto.
Cioè, prima di finire questo post la leggerò, eh, solo che al momento mi è bastato leggere le polemiche per rendere localmente superflua la lettura del Documento preparato dai Rover e dalle Scolte.
Quindi, da ora in poi, parliamo di polemiche e non di Carta del Coraggio, quella me la vado a leggere dopo e poi vi dico.
Per prima cosa non parliamo delle polemiche provenienti da siti ed altri organi di stampa di stampo integralista, perchè l'ignoranza tecnica espressa in tali sedi rende inutile qualsivoglia risposta e confronto.
Intendiamoci, chi non ha mai letto una riga del Patto Associativo AGESCI o di altri documenti del caso non è di per se colpevole di nulla, ma mi viene a mancare proprio la base della discussione nel rispondergli.
Insomma, non sanno di cosa parlano e non sto qui a spiegarglielo.
Più gravi, molto più gravi, sono le Polemiche di provenienza Agesci.
Spero bene che siano pochi i capi brevettati a portare avanti questa contestazione.
Ah, qui mi viene utile non aver (ancora) letto la Carta del Coraggio.
Perchè mi consente di andare alla radice del problema senza farmi traviare da questioni di merito.
Restiamo al Metodo.
Il nostro Metodo Scout di cui l'AGESCI è così fiera.
Dunque, la Carta è stata accusata, fondamentalmente, di un paio di questioni distinte: uno spirito buonista superficial utopico da un lato e gravi violazioni al Magistero della Chiesa dall'altro, quasi sicuramente per le "aperture" (virgolette non casuali) a temi sociali quali l'omosessualità o le coppie di fatto o che ne so.
Mi sembra addirittura banale fermarmi proprio alla base:
Il documento non è scritto da capi, ma da ragazzi che, prima della Partenza, hanno tutto il diritto di essere buddisti, atei ed eretici.
Solo chi chiede la Partenza ha il Dovere di rispettare certi altri requisiti...
Insomma, signori, state chiedendo ad una macchina al 70% della catena di montaggio di correre come una che esce dal concessionario: non è dai ragazzi che ci si deve aspettare una pretesa ortodossia cattolica.
Altrettanto grave è il concetto di giudizio espresso sul lavoro dei Ragazzi. Anche se fosse un pessimo lavoro, cari, interroghiamoci sul perchè sia stato fatto un pessimo lavoro.
"Ask the Boy", pare che stia scritto...
Se ci scandalizza ascoltare i ragazzi forse ci si deve interrogare sulle intenzionalità educative delle proprie azioni.
Se l'Agesci non fosse in grado di arrivare a certi standard sarebbe un problema dell'Agesci nel suo complesso, non dei ragazzi e nemmeno di alcuni specifici capi.
In altri termini, mi sento un po' in difficoltà in una Associazione in cui alcuni membri responsabili dimostrano e spiattellano pubblicamednte una completa ignoranza su parte dei meccanismi basilari di scoutismo in genere e dell'AGESCI in particolare, un po' come essere in aereo e sentire il co-pilota lamentarsi che non trova la frizione.
L'AGESCI ha come obiettivo di formare l'Uomo e la Donna della Partenza, lo Scoutismo no, gli basta formare buoni cittadini del Mondo.
E' perfettamente possibile per un Ragazzo lasciare l'AGESCI a 21 anni da ATEO e considerare il suo percorso associativo un completo successo nel momento in cui questo Ragazzo manifesta nei fatti una scelta di Servizio al Prossimo.
Come vedete, nel merito delle manchevolezze presunte della Carta del Coraggio nemmeno entro, non è necessario.
Magari non piace nemmeno a me, ma come non mi piacciono i megaraduni tra scout e quando richiestomi faccio del mio meglio per contribuirvi, così non mi viene di calare una scure sul lavoro dei ragazzi, come regola generale.
Ovviamente, non entro nel merito neppure delle critiche, proprio perchè non mi va di emettere giudizi sommari su altri Capi dell'Associazione, mi limito a constatare e a ricordare l'abc dei nostri meccanismi:
l'Uomo e la Donna della Partenza sono un sottoinsieme di quella grande famiglia di bravi cittadini che contribuiamo a formare. Se sono una minoranza numerica non è un gran problema nel momento in cui si accompagnano a migliaia di giovani, bravi cittadini, come quelli che hanno popolato San Rossore e scritto la Carta del Coraggio.

Ed ora andiamo a leggere questa famigerata Carta del Coraggio, poi vi dico.

16 maggio 2011

la medicina velenosa

Vi mancavano i post sull'agesci, dite la verità!
Beh, si avvicina la riunione della Comunità Capi programmatica per il prossimo anno scout.
Dato che il mio contributo, quest'anno, a parte qualche riunione di Co.Ca. e un'uscita di Clan si è limitato a mostrare foto su FB e a portare sulla fiestascout (ehm, da una settimana fabiascout ) il distintivo Agesci non dovrei sentirmi coinvolto più di tanto.
Solo che, così, non è.
Quest'anno sono stato più volte sul punto di mettermi a scrivere una specie di Manifesto di Riforma dell'Agesci.
La futilità dell'impresa è palese anche ai miei occhi, pertanto me ne sono sempre astenuto.
In queste circostanze, tuttavia, una posizione chiara e propositiva credo sia doverosa.
Temo che sarò piuttosto prolisso, ma l'obiettivo è la chiarezza e la praticità, non la coincisione.
Il problema dell'Agesci del 2011 è complesso.
Non si risolve con ricette semplici.
Punto uno: riconoscere che un problema esiste ed è grave.
Ma questo già porta al primo ossimoro.
Sulla carta, la democrazia associativa è ben sviluppata e consente un legame ferreo tra base e dirigenza.
Ma, scavando un po' di più, si scopre che gli incarichi di quadro non sono appannaggio di una fraterna scelta tra candidati eletti, bensì di 'chi si vuol prendere la rogna'.
Ergo, se hai una situazione lavorativa pre globalizzazione, puoi anche prenderti l'incarico aggiuntivo di quadro oltre che quello di capo unità.
Va da se che se i quadri sono per lo più rappresentativi di quella decrescente frazione di capi con mooolto tempo libero, l'Agesci avrà difficoltà ad individuare le esigenze di chi vorrebbe far Servizio ma non fa propriamente l'usciere al ministero...
Quindi, la situazione tipica in cui ci troviamo può essere esemplificata con quanto accaduto qualche anno fa: di fronte alla richiesta della Regione Toscana di studiare forme differenti di formazione dei capi che trovavano difficoltà a fare i due campi canonici di una settimana ciascuno la risposta dell'Agesci è stata, dopo qualche anno dalla presentazione della mozione: "Non avete tempo per fare 2 campi? Per venirvi incontro facciamo una bella riforma: ora di campi ne dovete fare 3" in perfetto stile "Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Ecco perchè ho qualche dubbio sul fatto che la situazione sia chiara nelle alte sfere.
Quindi, possiamo passare ad uno dei guai più grossi.
Gli aficionados di queste pagina l'avranno, magari, già letto:
Il mio capo reparto, nei miei anni verdi, dedicava all'Agesci qualcosa come 4 ore a settimana. Aveva le ferie e, fatto salvo una domenica al mese per l'uscita di Reparto, nessun altro impegno extra.
Non l'ho mai visto a riunione di squadriglia. Non abbiamo mai partecipato ad 'eventi' di tipo diciamo 'pro public relations'.
Veniva ad Alta Squadriglia / Consiglio Capi, alla riunione di Reparto e poi basta.
La mia settimana da Capo Reparto era più simile ad un lavoro partime che ad un impegno di Volontariato.
Invece di avere un week end impegnato al mese ero fortunato se ne avevo uno libero, tra uscite di reparto, di squadriglia, gemellaggi, attività regionali ed immancabili "Attività a cui non potevamo dire di no". Addio Boxe ( salute e forza fisica ). Addio Cinema. Addio letture. Farewell, vita sociale.
E questi non sono 'sacrifici'. Io scelgo di fare una cosa al posto di un'altra nell'ambito di un equilibrio personale oggettivamente accettabile: ad esempio, l'anno in cui sono stato più fuori forma nella mia vita è stato quello in cui ho fatto il Capo Clan, proprio perchè mi era impossibile fare un minimo minimo di attività fisica.
Ma questo è un ossimoro, scusate.
Se il Servizio in Agesci distrugge nel Capo le caratteristiche di Testimonianza dei valori che porta ai ragazzi vuol dire che c'è ben più di qualcosa che non va.
E' tutta questione di tempo dei capi?
Assolutamente no: lo scoutismo si è diffuso nel mondo in tempi in cui dello statuto dei lavoratori non c'era certo traccia!
Una gran parte del problema è dato dalla commistione tra il rapporto coi genitori e le attività svolte.
Ma mi sto dilungando fin troppo, quindi vedo di darmi una regolata.
Che cosa pensereste di un signore che entrasse in un negozio di scarpe chiedendo alla commessa di acquistare un panino al prosciutto?
Che non è in sè, come minimo.
Invece, in Agesci dobbiamo spessissimo relazionarci con genitori che non hanno la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo e di quali siano i suoi strumenti educativi.
Ma noi non siamo nè l'azione cattolica, nè il doposcuola, nè il wwf, siamo scout.
Siamo, banalmente, altro.
Se ad un genitore non vanno a genio i nostri strumenti educativi codificati in un metodo pubblicamente noto e riconosciuto per la sua efficacia io mica mi offendo.
Mi offendo quando mi si costringe a rinunciarvi per accontentare la mamma di turno. Eppure a me non salterebbe mai in mente di chiedere ad un allenatore di calcetto di far giocare mio figlio anche con le mani a pallone.
Ma, si sa, noi siamo bravi ragazzi e ci adattiamo a tutto.
Ma adattati oggi, adattati domani, alcune peculiarità del nostro metodo ( l'indipendenza e l'autonomia delle squadriglie, lo scouting ) sono in palese abbandono.
Più le Squadriglie sono autonome e le  attività incentrate sullo scouting meno tempo è richiesto al Capo.
Più si sceglie di stare dietro per dietro ai ragazzi, più attività extrascouting si decide di portare avanti, più il Servizio diventa Lavoro non retribuito.
Ok?
Ora, io non discuto sull'utilità o meno di aver espanso le attività dell'Associazione in ambiti differenti da quelli 'tradizionali' fino a sconfinare nel doposcuola ed anche nel prescuola, sto parlando di altro: "Ce lo possiamo permettere?"
Io credo che l'Agesci per molto tempo sia stata all'avanguardia nel suo progetto educativo, diciamo per vent'anni abbondanti. Negli ultimi dieci, invece di adattarsi alle reali circostanze ( istituzionalizzazione del precariato, anticultura berlusconiana dilagante nella Società ed infiltratasi anche nelle Comunità Capi ) abbia cercato di rispondere alle mutate esigenze semplicemente 'aumentando il volume' della propria azione, aumentando la varietà e la complessità dei progetti, insomma, come diceva una vecchia pubblicità: per dipingere una parete grande serve un pennello grande.
Invece, per l'appunto,  servirebbe un grande pennello.
Il guaio è che mancano entrambi: mancano le energie per sostenere l'esponenziale incremento di tempo richisto ai capi e mancano anche le possibilità pratiche di invertire la tendenza puntando sullo scouting.
Fine del punto della Strada.
Vediamo se è possibile essere costruttivi, partendo sempre dai fatti.
Dunque, io sono un Capo Brevettato con pochissimi margini di manovra.
Non posso, semplicemente, lasciare il Servizio in maniera definitiva come se gettassi nella raccolta vetro una bottiglia vuota.
Però i fatti sono sconfortanti.
Anche a voler essere ottimista, mi si prospetta ( e non certo  a breve ) una disponibilità di:
Una serata Una per settimana.
Una domenica Una al mese.
Quattro giorni Quattro per un breve campo estivo: VE SA DO LU, più probabilmente tre.
E' possibile fare servizio in Agesci così? 
Abbiamo già risposto in un precedente post: NO.
E' possibile fare il Capo Scout con queste disponibilità? 
Secondo me, sì.
Ovviamente, solo se ci si occupa di scouting e basta.
Defilandosi dai 'grandi eventi'.
Con una codifica esplicita di quello che succede in mancanza di Assistente Ecclesiastico effettivo, dove per effettivo intendo l'impegno e la presenza che si sperimenta ai Campi di Formazione dove gli Assistenti Ecclesiastici mantengono la loro funzione altrove scomparsa e surrogata da attività non proprio entusiasmanti.
Tra cui una malintesa integrazione nelle attività parrocchiali: il dilemma: facciamo uscita di reparto con cucina a cure delle squadriglie o partecipiamo alla processione non è ammissibile.
E, ovviamente, con una chiarezza esplicita di intenti nei confronti dei genitori: non ti piacciono le uscite di squadriglia in solitaria? Pazienza.
Tua, non mia.
Anche perchè c'è da considerare anche il 'punto di vista' dei ragazzi.
Per cui il fattore ' avventura ' sta svanendo.
E che sono spesso chiamati a manifestare entusiasmo per attività che, a volte, fanno anche a scuola o in altre associazioni.
Il risultato è che siamo sommersi da richieste di iscrizione con liste di attesa stile elenco telefonico e poi siamo comunque costretti a rincorrere i ragazzi che sono a loro volta sommersi di impegni e magari tra il 'corso di teatro' a scuola e le 'prove di via crucis figurata' agli scout poi scelgono il primo. E così via.
Insomma, il capo medio degli anni 10 non potrà essere tale a meno di un taglio effettivo di 3/4 di quanto gli è richiesto oggi in termini di tempo, sacrifici ed energie.
Può l'Agesci riformarsi così drasticamente in tempo utile? Non lo so. E, forse, non è neppure importante.
Può una Comunità Capi decidere una simile 'sterzata' nelle Attività?
Teoricamente sì, soprattutto perchè nulla di quanto qui esposto è contrario a quanto sulla carta previsto nel Metodo delle branche da me vissute come Capo.
Ma temo che sia troppo complicato e che non sia facile neppure immaginare un'inversione di tendenza del genere: già solo affrontare l'argomento seriamente coi genitori sarebbe una specie di incubo.
Certo, quando si arriverà alle strette in molti Gruppi si sprecheranno le affermazioni di principio sul minore impegno ecc, poi quanto volete scommettere che comunque ci si troverà a partecipare ad eventi plurimi ed invasivi che con la vita nei boschi non hanno punto a che vedere?
Io non voglio essere politicamente corretto, quindi inutile nascondersi dietro il dito: prendiamo, ad esempio, la bella manifestazione di Libera a Potenza del Marzo scorso. Nello scoutismo che ritengo 'possibile' un impegno del genere probabilmente non sarebbe auspicabile. Certo, ho scelto a posta un esempio estremo piuttosto antipatico, però vi faccio notare una cosa: un ragazzo a quella manifestazione ci sarebbe potuto andare con la Scuola, mentre ad un pernottamento in tenda nella neve con Strada annessa, no. Se, come Capo, faccio vivere ai ragazzi  un'esperienza come quella ( sicuramente positiva, ma fruibile mediante altre associazioni / istituzioni ) a discapito di un'altra esclusivamente fruibile attraverso l'Agesci faccio o non faccio il mio dovere di Capo Scout?
E' banale che se fosse possibile sarebbero esperienze entrambe necessarie alla formazione 'scout' dei ragazzi, solo che, sfortunatamente, così non è.
Insomma, io non pretendo di essere esaustivo o di aver affrontato e sviscerato con successo tutte le problematiche ed ammetto di aver scritto forse un po' troppo con spirito cicero pro domo sua, ma sono abbastanza sicuro del fatto di non essere un caso estremo o isolato, bensì crescentemente comune.
Il futuro dell'Agesci si decide dal poter utilizzare il Servizio di Capi con le disponibilità di cui sopra.
Pertanto, a meno di effettiva realizzazione di condizioni completamente differenti da quelle fin qui vissute, devo, con rammarico, confessare di non avere nessuna disponibilità in futuro per il Servizio. 
Uso il verbo confessare perchè non posso fare a meno di sentirmi in colpa, come se stessi mancando ad un mio preciso dovere.
Un'indisponibilità che mi fa anche meditare sull'opportunità di restare in Associazione.
Ecco tutto.
O quasi.

11 gennaio 2011

Ops, sulla cattiva strada...

L'alba fredda della Torino dell'11 Gennaio 1999 mi accolse con la notizia della sua morte.
Mo', non è che ad ogni 11 Gennaio dobbiamo per forza tracciare un nuovo panegirico di Fabrizio De Andrè.
Ogni 11 Gennaio, almeno tutti gli 11 Gennaio che mi va, cerco di parlare di me attraverso le sue parole, questo credo sia più ragionevole.
Dopotutto, la qualità delle sue parole da me così apprezzate non rappresenta mica un'astratta poesia lontana. Dopotutto, c'è molta più attinenza tra l'apprezzare De André e saper gestire una Sala Server ( o scalare una montagna ) di quanto si possa sospettare...
Oggi vi dedico La Cattiva Strada.
Le recenti affermazioni del Pontefice contro l'Educazione Sessuale, per me il più efficace strumento contro l'aborto assieme a servizi alle famiglie ed alle ragazze madri degni del nome, mi lasciano ben più che perplesso.
Per me, che amo la Strada, la sua fatica ed i suoi preziosi ed unici doni, scoprire di aver percorso anche la cattiva strada questa volta mi è di lode e non di condanna..

Da Volume 8, di Fabrizio De Andrè. I corsivi sono miei:

La cattiva strada


Alla parata militare 
sputò negli occhi a un innocente 
e quando lui chiese "Perché " 
lui gli rispose "Questo è niente 
e adesso è ora che io vada" 
e l'innocente lo seguì, 
senza le armi lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Sui viali dietro la stazione 
rubò l'incasso a una regina 
e quando lei gli disse "Come " 
lui le risposte "Forse è meglio è come prima 
forse è ora che io vada " 
e la regina lo seguì 
col suo dolore lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

E in una notte senza luna 
truccò le stelle ad un pilota 
quando l'aeroplano cadde 
lui disse "È colpa di chi muore 
comunque è meglio che io vada " 
ed il pilota lo seguì 
senza le stelle lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

A un diciottenne alcolizzato 
versò da bere ancora un poco 
e mentre quello lo guardava 
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi 
adesso è ora che io vada" 
l'alcolizzato lo capì 
non disse niente e lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Ad un processo per amore 
baciò le bocche dei giurati 
e ai loro sguardi imbarazzati 
rispose "Adesso è più normale 
adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto 
che io vada " 
ed i giurati lo seguirono 
a bocca aperta lo seguirono 
sulla sua cattiva strada, 
sulla sua cattiva strada. 

E quando poi sparì del tutto 
a chi diceva "È stato un male" 
a chi diceva "È stato un bene " 
raccomandò "Non vi conviene 
venir con me dovunque vada, 
ma c'è amore un po' per tutti 
e tutti quanti hanno un amore 
sulla cattiva strada 
sulla cattiva strada.

12 agosto 2010

Route Estiva 2010, il seme

Roverrò, ora, ci possiamo permettere di cantarla con cognizione di causa e con pieno diritto. Perchè l'esperienza vissuta al tramonto di questa magnifica giornata è ben descritta dai versi della canzone.
Il cielo, solcato da nuvole rapide, si è arrossato in uno spettacolare tramonto mentre ai nostri piedi, lontano, si vedeva lo Jonio lontano oltre le creste di Serra di Crispo.
Abbiamo cantato ( e filmato ) in letizia ed io sono addirittura riuscito a godermi un po' del panorama nonostante le proverbiali vertigini.
I pini loricati, i colori ed il vento stesso, tutto sapeva d'incanto. Ma l'incanto vero veniva dai nostri cuori che, seppur per troppe poche ore, hanno battuto assieme sotto il peso dello zaino e per la meraviglia di essere arrivati tutti assieme lì dove fa paura guardar giù.


Al chiarore del Lamparo a gas, abbiamo cucinato, cenato, concluso l'attività programmatica sulla Carta di Clan e fatto una breve veglia alle stelle, breve perchè le condizioni meteo non erano ideali e tra umidità, freddo e nubi che coprivano spesso la splendente stellata abbiamo preferito andare a nanna a recuperare le forze.
Mi sono addormentato come un sasso.


L'indomani, di buon ora, abbiamo smontato il campo nell'alba fredda e, a malincuore, abbiamo abbandonato la Cima per tornare a Casa.
Ho pagato caro il mio errore di valutazione e i dolorini del sovraccarico non sono ancora scomparsi, età a parte sono del tutto fuori allenamento.
Cosa resterà di questi pochi giorni di Route?
Tanto.
La Route tradizionale fatta di fatica, salite e salda solidarietà lontani da ogni comodità urbana è la base di ogni Comunità R/S che si rispetti. Se non si è disposti a portare lo zaino, ossia l'intera propria vita legata a quella degli altri, per una salita sotto il sole puntando ad una Croce lontana è meglio dedicarsi ad altro.
E, questo, credo sia passato nei cuori dei ragazzi. Nelle parole delle discussioni serali si è andato rinforzando un sentimento di determinazione  nell'impedire che il prossimo anno scout sia negativamente condizionato da chi non ha tale volontà e non riconosce nella Strada e nel Servizio la chiave della Comunità che rende adulti ogni giorno.
Questo tipo di esperienza è fondamentale per dare ai ragazzi l'opportunità di conoscere se stessi, i propri limiti, il proprio corpo e sperimentare una fratellanza concreta e pratica
Di recente mi è stato chiesto come risolvere il problema del vandalismo. Credo che valga lo stesso anche per le altre problematiche giovanili, dalle dipendenze alla mercificazione del corpo della donna "bilaterale" in cui i ragazzi considerano le ragazze oggetti sessuali e le ragazze fanno a gare per prendere il loro posto a questo squallido gioco amorale.
Personalmente, ritengo che le vere soluzioni  non siano nella repressione, la videosorveglianza et similia, ma passino da un'educazione basata su valori che, per definizione, non possono essere insegnati, ( tutt'al più testimoniati ) ma solo "tirati fuori" da ognuno.
E la Route di Strada, faticosa, dolorosa, commovente, è il perfetto cavatappi per tirar fuori da ogni ragazzo la sua Legge Morale in accordo e comunione coi suoi fratelli.
Con questo, concludo. 
E' tempo di passare ad altri argomenti.
Un po' di ferie anche per me ;-)


9 agosto 2010

Route Estiva 2010: la costruzione


L'alba è stata accompagnata da uno splendido arcobaleno che ho goduto in solitudine, dato che le mie giovani marmotte ronfavano ancora della grossa.
Abbiamo smontato il campo, fatto colazione e pulito la zona ma, prima della partenza, ci siamo fermati nella chiesetta del Santuario, per una preghiera ed un momento di riflessione sulle fatiche della giornata e sul tema della Route.
Zaino in spalla eh...
ed un sentiero meraviglioso in cui il Clan ha dato il meglio di se, dopandosi di tanto in tanto con le ormai famigerate caramelle della Bottega del Mondo e dissetandosi con carote condivise piuttosto che con le borracce.
Il Sentiero dapprima scende dalsantuario ripido, poi si biforca: da un lato Piano Jannace, dall'altro Colle dell'Impiso. Ci siamo diretti verso Piano Jannace attraverso un bosco fresco e fitto, passando sopra un ponticello prima di iniziare una salita per me abbastanza terribile da lasciarmi senza fiato appena giunti ai piani.
Lì abbiamo fatto una piccola esercitazione di orientamento facendo il punto mediante triangolazione ed io ne ho approfittato per riprendermi: sapevo bene quanto sia dura la salita fino ai piani di Pollino ed il sentiero che si snoda nell'immensa radura, poi, si impenna parecchio appena giunti nel bosco!
Infatti, quella salita me la ricordo centimetro per centimetro, coi piedi che affondavano nel fango e tutta la mia volontà impegnata ad ogni passo!!!
Quando il bosco è finito, assieme alla salita, ci siamo trovati nei pressi della sorgente Pittacurc dove le sue acque ci hanno praticamente resuscitato.
E' stato il momento di riposare assieme in un paesaggio incantato, circondato dalle Cime irte di pini loricati. In vista della salita ripida che ci avrebbe impegnato nel pomeriggio, abbiamo pranzato e ci siamo rilassati a lungo, attendendo di ritemprare le forze.
Anche perchè, non essendoci assolutamente acqua in cima, ci siamo dovuti caricare di razioni supplementari in bottiglie di plastica che avevamo portato con noi vuote in vista di cucina e pernottamento.
Poi, il momento dell'arrampicata.
Temevo il peggio, ma ce la siamo cavata egregiamente mente sotto di noi il panorama prendeva consistenza, sopra di noi i pini loricati si avvicinavano e la vetta si appiattiva ai nostri occhi.
Dalla sorgente avevamo individuato una radura erbosa priva di rocce a pochi metri dalla cima e siamo riusciti a raggiungerla direttamente: l'ideale per montare il campo, protetta dal vento da una piccola cresta semicircolare. Montate le tende con estrema cura ( una cosa è un temporale a 1500m, un'altra a 2000m ), asciugato il sudore e sistemato il campo, siamo saliti in cima.
Ora, qui, mi fermo.
Vi lascio con un'immagine di Serra delle Ciavole presa dalla cima di Serra di Crispo.
Domani, magari, avrò altre parole.

5 agosto 2010

Route Estiva 2010: le fondamenta


'stavolta ho fatto almeno un paio di errori tecnici: sbagliare ad un bivio sulla via del ritorno e mettermi delle calze dell'uniforme un po' troppo lise. Il primo errore ci è costato un paio d'ore aggiuntive di fatica a nordovest del Bosco Tre Valli lungo la scarpata di Fosso Iannace. Il secondo un paio di bolle sui piedi,  dolorose ma troppo piccole per applicare il collaudato metodo di ago e filo.
Mentre le auto ci portavano verso il Pollino, l'atmosfera a bordo era silenziosa. Dopo il calssico caffè in autogril ci siamo sciolti un po', ma è stato solo dopo aver abbandonato le gabbie di ferro della civiltà che ci siamo sentiti davvero in Route. Con le auto parcheggiate, gli zaini a terra, poteva davvero iniziare la nostra avventura!
E, dato che il Capo sono io, non poteva che iniziare con... il PRANZO!!!
Subito dopo aver messo a posto spiritiere e fornelletti, con la pancia piena ed il volto disteso dalle prime risate, abbiamo iniziato le attività.
Abbiamo iniziato la Route visitando le Sorgenti del Frida, grazie all'ospitalità del Signor Vincenzo che ci ha fatto da guida. Ci siamo preparati indossando caschi di protezione, lunghi impermeabili e stivali di gomma. E, poi, in fila indiana nel tunnel, con al centro un marciapiede affiancato da due canali in cui confluisce l'acqua sorgiva che scorre  dal cuore stesso della montagna. Il cunicolo è basso, scavato nella nuda roccia da cui piove acqua dolcissima, a gocce, rivoli, spruzzi o veri e propri getti. Il tunnel è poco illuminato, denso d'acqua in sospensione e meraviglioso per la visione della nascita del più prezioso dei beni. La visita ci ha rinfrescati e divertiti, è stata interessante ed unica: non mi era mai capitato di vedere uno spettacolo del genere.. Credo che il tema dell'Acqua Pubblica potrà essere proposto con successo al Clan, l'anno prossimo.. Ritornati all'aperto, dopo aver ringraziato il Signor Vincenzo, ci siamo asciugati e riscaldati al sole. Ed è giunto il momento: zaino in spalla, siamo partiti per una dura salita verso il Santuario della Madonna di Pollino. Lo zaino, pesante, terribile, mi ha schiacciato fin dai primi metri di salita. Dopo una mezz'ora scarsa di strada i ragazzi hanno scelto di salire per il sentiero del pellegrino e abbiamo abbandonato l'asfalto. Abbiamo allungato un bel po', ma il sentiero è davvero bello, intagliato nella montagna ed accompagnato dagli alberi per quasi tutto il tragitto. Usciti dal bosco, nel tardo pomeriggio, abbiamo intravisto in alto ( e purtroppo lontano ) la Croce del Santuario. Raggiungerla è stata una vera sfida data la pendenza e la stanchezza. Ma, arrivati in cima, il Santuario deserto sembrava preparato ad accoglierci, ad accogliere la nostra fatica, il nostro sudore. Ci siamo dissetati e lavati alla fontana, abbiamo montato il campo e cucinato al chiarore del tramonto e delle torce.Non abbiamo avuto alcun problema a fare il fuoco di bivacco senza accendere il fuoco, ma la cosa più itneressante è stata l'Attività sul significato delle Parole e della Carta di Clan. Riporto qui la traccia che ho usato per introdurre la discussione:



Decaloghi

  • L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
  • Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di me
  • Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
  • La Guida e lo Scout Pongono il loro Onore nel Meritare Fiducia


Parole. Una di seguito all'altra. Parole pesanti, sacre. Parole di Speranza, di Comando, di Scelta.
Ma cosa segue alle Parole?
Il Nostro Zaino è un fatto concreto. Non servono parole per sperimentarlo.
In Marcia.

Cataloghi

Onore
Cortesia
Natura
Economia
Purezza
Fedeltà
Lealtà

Altre parole. Parole a cui cent'anni fa BP attribuiva contenuti significativi e precisi. E per noi?
Cosa stiamo costruendo per le nostre vite lontani o vicini al significato che BP dava a queste parole?
Possiamo scegliere tra i decaloghi. Ma ne vale la pena?
Siamo disposti ad essere inflessibili, audaci e rigorosi per qualcosa?
E se noi stessi scrivessimo la nostra legge, il nostro decalogo, saremmo più capaci di trasformare le parole in opere adeguate?



La discussione si è sviluppata secondo una direzione che non mi ha sorpreso affatto: i ragazzi vogliono fare, vivere lo scoutismo fino in fondo, sperimentare la sua proposta sul serio e sono scontenti, assai scontenti, del tempo perduto a causa di chi non è itneressato e vive lo scoutismo superficialmente e più per abitudine che per altro. Purtroppo, questo problema non è di facile soluzione anche perchè la relativa ricetta, contenente medicine troppo amare, difficilmente potrà essere somministrata dal Capo ad un Clan anche se a posteriori si è dimostrata efficace e risolutiva.
E' stato davvero a malincuore che siamo andati a nanna, dopo il nostro corale " Al cader della giornata " sotto una luna che ha reso inutili le torce ed i lampi di una tempesta che si avvicinava da Nord.
La notte non è stata tranquilla: la tempesta ci ha colto in pieno. In tenda, la pioggia, ha su di me un effetto soporifero. Purtroppo, per ogni volta che lo scrosciare mi sprofondava nel sonno, c'è stata una volta in cui la tenda, mossa da un ventaccio dispettoso, mi svegliava letteralmente schiaffeggiandomi...

...continua

30 luglio 2010

L'Offerta della Vedova

Grazie allo strumento di pubblicazione programmata di Blogger, quando questo post sarà pubblicato io sarò già con zaino in spalla a Sud di Mezzana, frazione di San Severino Lucano. Nel nulla, secondo il buon Dottore. Effettivamente, dalle cime di lassù si è abbastanza distanti da paesi e città, per quanto lo si può essere nell'affollata ed urbanizzata Italia.
E' di nuovo Route.
Un ultimo piccolo sforzo, anch'esso debordante rispetto alle possibilità, ma facciamo finta, per un giorn,o di essere altro da se.
I ragazzi si sono organizzati, la stampante sta macinando quel poco di carta indispensabile alle attività, lo zaino è pronto.
Sono 20 anni ( 22 per la precisione ) che sto imparando a farlo, ogni volta che lo chiudo mi sembra di esser migliorato, ogni volta che lo porto in spalla sento che non è così.
Sono 20 anni che la sera prima della partenza per un campo sono inquieto fino alla notte. Poi, con lo zaino pronto ai piedi del letto, mi tranquillizzo perchè siamo pronti.
Perchè ho preparato al mio meglio questa breve Route e spero che Serva al Clan come se fosse canonica nella durata.
Purtroppo non vi sono altre possibilità e già questo impegno è preso a credito da altro.
Ma che importa ora?
Sento già il dolore al ginocchio destro pronto a farmi compagnia per la prossima settinama ed, ancor prima, l'aria impalpabile nei polmoni alla terza ora di Strada, il profumo della spiritiera e l'acqua gelida dei Piani di Pollino.
Ma i nostri cuori sulle cime non posso descriverli, è mio privilegio viverli...

4 giugno 2010

Alla fine, ma non per ultimo

L'ultima uscita di Clan dell'Anno Scout 2009 - 2010 ci ha visto sfidare la pioggia e la nebbia, lo scirocco umido e la fatica di salite pietrose assieme ai graffi di erba umida ed i morsi di fastidiose zanzare.
Alle 16, la situazione non era ideale: pioggia, pioggia pioggia. Al riparo, abbiamo atteso che spiovesse e, appena la pioggia ha cessato di battere con foga, ci siamo incamminati. Per due ore ci siamo  mossi tra i campi della nostra Città, seguendo ( poco ) la mappa e tanto la gioia naturale di un pomeriggio di primavera passato tra fratelli e sorelle. Quando la Strada ci ha condotto comunque a destinazione, il Sole si stava avvicinando all'orizzonte. Montato il campo, abbiamo iniziato i preparativi per la cena, accendendo il fuoco con legna più bagnata che umida. Risolto il problema delle zanzare con il repellente portato dalla Capo Fuoco,  ed assistito alla Celebrazione della Santa Messa in cui la luce del faro di Masseria Radogna rischiarava una notte nebbiosa.  Seduto sulla ghiaia, ho osservato i ragazzi partecipare con trasporto alla Messa. Nel silenzio, ho impresso nella memoria quei momenti carichi di intensa spiritualità.
Poi, riattizzati i carboni, è stato il momento della cena, sapientemente cucinata e cordialmente apprezzata da tutta la Comunità.
Incuranti della nebbia, abbiamo deciso di far evaporare la stanchezza con un bel fuoco di bivacco, allegro ed intensodi canti e risa.
L'idea dei ragazzi di leggere ciascuno un brano di un libro che ci ha particolarmente colpito ha funzionato alla perfezione, purtroppo, sul più bello, la pioggia ha interrotto la festa e ci siamo ritirati nelle tende.
Personalmente, trovo la pioggia quanto di più soporifero esista e mi sono addormentato al picchiettare intenso delle gocce sul sovrattelo.
L'indomani, sotto un cielo livido, mi sono dopato di caffè e wafer per svegliarmi del tutto. Abbiamo smontato il campo in fretta per far spazio all'organizzazione di " Tutti i chicchi del Melograno " e, in attesa del nostro turno, abbiamo fatto un breve consiglio di comunità per decidere la data della mini Route estiva di quest'anno.
Il gioco a squadre per i bambini che ci era stato affidato è andato alla perfezione.
Gli organizzatori del Clan si sono comportati benissimo in tutte le fasi dell'attività, dall'ideazione alla pianficazione passando per l'esecuzione ed il coordinamento.
Praticamente, secondo manuale.
E ora?
Beh, resta la mini route estiva, ancora tutta da pianificare.
Per il resto, l'anno scout si è concluso.
Ora, mi toccherebbe scrivere 10 pagine a riguardo.
Ma vi risparmio la fatica.
La sottile malinconia che ho provato durante l'uscita non è svanita in questi giorni ed è arrivato il momento di affrontare un nuovo giro di giostra.





PS: in rosso il percorso effettivamente eseguito, in verde le varianti precedentemente panificate...

21 maggio 2010

No ubiquity? No Party!

Vi ricordate questo post di circa sei mesi fa? Ovviamente no, quindi fateci una lettura se vi capita di essere interessati a faccenduole scout tipo quella che sto per descrivere. Se non ne avete voglia, in breve, parlavo anche della decisione di annullare gli eventi regionali R/S.
Senza alcuna voluttà polemica, ecco le mie considerazioni in merito.
Dato che il challenge non si sarebbe fatto, abbiamo impostato un percorso di noviziato coerente con la prevista assenza di questa attività. Prima dell'assemblea regionale di novembre 2009 avevamo cominciato col noviziato a preparare il Challenge, dopo abbiamo dovuto necessariamente cambiar rotta. Passano i mesi, la Route invernale, la Giornata del Pensiero e ci troviamo alla fine dell'inverno con una richiesta di Servizio da parte dei responsabili regionali della branca E/G per l'Alta Squadriglia Regionale del 5 Giugno, richiesta che accogliamo e per cui ci mettiamo ( moderatamente ) al lavoro. Causa mancanza del dono dell'ubiquità, non ho potuto partecipare all'assemblea di Marzo in cui è possibile che sia stato deciso che il Challenge si sarebbe fatto.  Uso il condizionale perchè  è solo  nella seconda settimana di Maggio mi viene comunicato che il Challenge si sarebbe fatto: il 5 e 6 Giugno... Nel frattempo, il Noviziato conclude il suo percorso e ad Aprile facciamo il sopralluogo per l'attività di Alta Squadriglia per cui ci eravamo già impegnati a suo tempo.
La mia vita, nel senso degli impegni pratici, orbita attorno a quelli associativi. Inutile nasconderlo. Se ho un impegno per il Clan, che so un'uscita, un pernottamento, una riunione, tutto il resto ci gira attorno. Se voglio andare in montagna, o alla Feltrinelli, ci vado non nel week end migliore, ma in quello sicuramente libero da impegni associativi. Quindi, memore dell'uscita di Clan prevista per 29 e 30 Maggio e del Servizio per E/G del 5 Giugno, mi organizzo di conseguenza.
Un paio di giorni fa, però, mi viene comunicato che l'Alta Regionale salta e che il nostro Servizio non è più necessario.
Ricapitolando: ho un noviziato che NON si è preparato per il Challenge durante l'anno.
Ho un impegno personale inamovibile per il 6 Giugno ( preso in funzione di quelli Agesci ).
C'è un Challenge alla cui organizzazione non abbiamo partecipao.
C'è un Evento Regionale per cui avevamo dato disponibilitàche è stato cancellato.
La mia considerazione, a riguardo, è un secco: "Così non va".
Facciamo tutti sacrifici per mantenere aperte le unità ed offrire il nostro Servizio.
Ed oggi mi sento in difficoltà.
I ragazzi al Challenge ci vorrebbero andare ma io non posso. In realtà, avrei potuto solo se fl'evento osse stato deciso e pianificato l'anno scorso, date le attuali tempeste lavorative che sto attraversando...
Posso capire che l'Alta Squadriglia Regionale salti ( come è saltato il Challenge l'anno scorso al mattino della partenza ), ma non comprendo perchè prendere decisioni che poi si dimostrano aleatorie.
Non chiedo il perchè si sia cambiato idea riguardo il Challenge, francamente non è questo il punto: 
nel 2010, semplicemente, in Italia, in Basilicata, non è possibile procedere così. Le decisioni vanno rispettate altrimenti è inutile prenderle. Il calendario deve essere compilato per tempo e rispettato alla lettera pena eventi di questo genere che non fanno piacere a nessuno e che non hanno una responsabilità determinata.
Considerando che sarà un mezzo miracolo se anche la prossima uscita di Clan non salterà per motivi lavorativi, mi chiedo cos'altro potrei fare.

19 aprile 2010

365 Giorni Dopo e nel frattempo?

Cosa è rimasto del nostro Servizio dell'Anno scorso in Abruzzo?
Cosa?
Le fotografie?
Qualche lettera scritta, una cartolina ed un po' di rabbia ad ogni speculazione sui terremotati a cui mi è toccato di assistere in questo breve anno che ci separa dagli eventi e da quelle persone che transitano nel mio cuore, come il sangue che lo attraversa ogni istante.
Eppure, Tempéra si dissolve, erosa non  dai giorni, ma dall'azione di chi si è impegnino tantissimo nel dimostrare che tu lì non ci sei mai andato e che se l'hai fatto l'hai fatto per tuo tornaconto, che tu non sei assolutamente diverso da uno a caso dei tanti arrivisti capaci di usare a mo' di spot pubblicitari carrieristici ogni gesto, ogni azione apparentemente disinteressata.
A che è servito allora?
A che è servito se ti trovi a scrivere lettere che non puoi spedire perchè sai che non ci sarà risposta, a che è servito se nessuno segue le tue orme, a che è servito se le Persone per cui sei partito nel cuore della notte non hanno riavuto la loro vita?
I fatti, che a me sembravano così definitivi, si scoprono fasulli.
Se fossero stati veri, se avessimo dato vera dimostrazione di capacità di Servizio gratuito ( e non mi riferisco al solo intervento in questione, ma a tutto il continuativo e pesante impegno in Agesci &  attività anche NON consociate e correlate ), sarebbero andate così le cose? Quando premesse così differenti portano agli stessi risultati di chi non ha scelto il servizio, di chi  non si è fatto scrupoli nell'usare per profitto personale certe bandiere, di chi ti paragona senza batter ciglio alla tua stessa antitesi, di chi sabota col sorriso sulle labbra i tuoi sforzi di correttezza,  diventa necessario domandarsi, in fine:
sono false le cose che ho fatto o sono falso io?
Purtroppo, mi sto rendendo conto di dovermi quasi vergognare di pezzi della mia vita che, sulla carta, avrei dovuto portare con orgoglio nel mio zaino.
Fesso tu che ci sei andato in Abruzzo, fesso tu che in campagna elettorale non ti sei fatto il santino in uniforme, fesso tu che vorresti dare un senso ad ogni istante nelle cose che fai,  fesso tu che ti candidi con gli "altri", è molto più facile dire due balle in croce e aggiungere " E che mi vuoi fare ?"
Intanto, fesso tu che ritorneresti a Tempéra domani.
Che non ti penti delle cose (in)utili seminate dietro i tuoi passi.
Che giochi coi dubbi e le incertezze ma non ti lasci paralizzare.
Che non ti gonfi di superbia per i risultati della fatica che accumuli tra lavoro, Polis, scoutismo e pure nella scrittura se è per questo!!
Lo so che ho scritto parecchie righe praticamente indecifrabili e non c'è chiave di lettura che tenga , dato che mi riferisco ad esperienze diversissime di cui solo io riesco a cogliere il quadro d'unione, appunto.
Ma è passato un anno intenso, un anno da quelle giornate che hanno davvero segnato un 'prima' ed un 'dopo'. E vedo che non stiamo usando nel migliore dei modi l'eredità di quei giorni di gelo e fatica.
Non che mi aspettassi una favola, ma un po' di malinconia per qualcosa di così fondante che scompare tra i flutti del passato la getto qui con con tristezza.
E, per quanto riguarda il resto, sono una persona paziente, ma non mi accontento di verificare di esser vivo.

18 febbraio 2010

overflash

Certe cose non andrebbero fatte in debito d'ossigeno.
Se la giornata, iniziata all'alba, ha comportato 160 Km di strada, una 'normale' mattinata da System Administrator, un importante incontro lavorativo, altre ore di preparazione per importanti eventi futuri ( stay tuned ), lavoro ed ancora lavoro, presentarsi alle 20 a riunione di Clan invece di infilarsi nel letto non è tanto un bel gesto di abnegazione, ma un rischio.
Il rischio di galleggiare, esserci fisicamente mentre gran parte dei miei neuroni, invece di partecipare, aspetta il carroattrezzi per ritornare a casa.
Appunto: attendo che rientrino tutti e me ne vado a nanna...

31 gennaio 2010

Uscita di Clan, Vallone della Loe, la prima pagina del Capitolo


Fare le due del mattino per il concertino di una cover band di Rino Gaetano è davvero un piacere, soprattutto se la serata si conclude ballando ( ehm, comprendo che il mio concetto di ballo per molti potrebbe essere più correttamente assimilato a quello di movimenti casuali aritmici e scoordinati ).
Svegliarsi alle sette del mattino, ossia cinque ore dopo, per un'uscita di Clan è sempre un piacere. Vedere la caffettiera espresso sputar via il portacialde e versare a terra il prezioso liquido su cui contavi per sopravvivere almeno dalle 07:06 alle 07:09 è seccante. Ed è ancora più seccante stare a pulire la caffettiera per lunghi minuti mattutini e trangugiare, finalmente, il caffè, l'antidoto tanto anelato, passate le 07:30. Per fortuna sto prendendo l'abitudine di mettere in macchina il possibile in anticipo, quindi alle 8 del mattino sono tranquillamente seduto nella Chiesa di San Rocco assieme al branco ed al reparto del Matera 3 mentre il Clan si coagula a rate e lentamente attorno a me, un po' come i miei neuroni che si radunano svogliatamente per formare pensieri sconnessi.
Per fortuna ci pensa Don Angelo, mai banale, mai noioso, a ripristinare i miei pensieri. Dopo la Messa, attendiamo l'ultimo ritardatario e ci mettiamo in cammino. All'inizio per modo di dire: il punto di partenza dell'uscita è lontano e va raggiunto in macchina. Ma, ben presto, ci troviamo in marcia. Una marcia che rischia di interrompersi dopo pochi minuti. Infatti, il ponte sulla Gravina, è completamente sommerso dall'acqua. Non di molto, non troppo, ma abbastanza da assicurare una giornata a piedi bagnati anche a chi indossa scarpe da trekking. Non è il caso, in Gennaio...
Ma il Clan non si scoraggia: ed ecco una catena umana che raccatta pietre piatte e costruisce un sentiero subacqueo, più che sufficiente per non bagnarsi i piedi! E, poi, di nuovo Strada. Si sale attraverso un oliveto, poi ai margini di un campo di grano ( ma che ci coltiveranno mai tra questi sassi, non sarebbe meglio cambiare coltura?) ed un pascolo.
Finalmente, il Vallone della Loe.
Il Paesaggio cambia completamente, diventa bosco, fitto e fresco. Ed il panorama è mozzafiato. Un canyon boscoso e rigoglioso di vita, con una vegetazione più da montagna che da murgia. Ma è solo un'impressione: è la flora naturale della nostra terra, prima della nostra allegra desertificazione suicida...
Arriviamo a destinazione in tarda mattinata. Roverrò, una riflessione sullo stretto legame tra il Capitolo ed il Vangelo:

(Mt 2,)

..Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre e nella notte fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode..

Gesù non è stato un uomo che ha vissuto nell'opulenza, che ha potuto cambiare abito due volte al giorno, che poteva rifiutare una pietanza non appetitosa. Gesù non ha mai vissuto come noi, qui riuniti, ma ha vissuto ed è morto come i nuovi schiavi sfruttati nelle nostre campagne e nelle nostre periferie, schiavi che fuggono da guerre e squilibri troppo spesso funzionali al nostro egoistico benessere fatto più di sprechi materiali e morali che di necessità. E' stato profugo e richiedente asilo politico, è dovuto fuggire dal suo Paese perchè minacciato di morte per motivi religiosi. Ha dovuto attraversare il Deserto in fuga ancora prima di imparare a parlare. Ricordiamocelo e pensiamoci, prima di unirci anche noi ai vari e nuovi Erodi nostrani. Poi, sotto un timido sole, ne abbiamo parlato e portato avanti il Capitolo. Abbiamo deciso di iniziare il monitoraggio della stampa locale in materia di immigrazione, ci siamo dedicati all'ammirazione per una neonata vocazione stilita di Davidino e siamo andati a pranzo. Fornelletti e spiritiera (di nuovo vincente sui fornelletti eh eh eh ) in azione, ci siamo deliziati con sushi, involtini di bresaola e formaggio, braciolette di pollo ripiene di sottilette, insalate miste, tortellini, salsiccia e chi più ne ha più ne metta. E cosa c'è di meglio, dopo pranzo, che consumare un po' corde vocali e corde di chitarra? Quindi, a malincuore, un'ora dopo, ci siamo staccati da quel piccolo pianoro incastrato nel vallone della Loe. Lungo il ritorno mi ha accompagnato una sensazione di tranquillo tepore che ancora non mi lascia.

Mi sono proprio divertito.



4 gennaio 2010

La Route Non è uno spasso


Lo zaino ti spezza la schiena e pioggia e sudore ti infradiciano allo stesso modo.
Il sollievo dell'arrivo te lo ricordi per un pezzo.
La sera il sonno non tarda a venire, neppure su un pavimento freddo.
Quest'anno, Accettura.
Per motivi logistici abbiamo diviso l'autobus e la struttura dei pernottamenti col Reparto, separando, ovviamente, le due unità nelle rispettive attività. Ma non ci siamo fatti mancare la Strada...
Pur con qualche ritardo evitabile, ci siamo trovati ad abbandonare l'autobus verso le 10 del mattino del 27 Dicembre nei pressi dello svincolo di Campomaggiore per Accettura.
Il tema della Route è stato 'la Responsabilità'.
Partendo dalla Parabola delle Dieci Vergini e da quella dei Talenti abbiamo costruito un percorso ideale e fisico che ha mescolato i tornanti in salita, lo zaino, il documento di Don Peppino Diana "Per amore del mio popolo non tacerò" ed una riflessione sull'Olocausto, tutto in funzione della chiave di lettura scelta come tema della Route.



E la Strada.
Ne abbiamo fatta parecchia, compatibilmente con un Sole che tramontava alle 16. Pranzi e Cene esclusivamente su fornelletto, cartina e bussola, un azimut ed un finale di route al cardiopalma arrampicandoci tutti assieme, senza che nessuno primeggiasse, verso Accettura.
Discussioni su discussioni, finalmente organiche, piccole chiacchierate lungo la Strada rubando il fiato alle gambe ed uno spirito lieve ci hanno accompagnato per i tre giorni della Route.
Ringrazio di cuore il Gruppo AGESCI Accettura 1, le cui attività sono solo momentaneamente sospese per mancanza di capi. Lo Spirito di Servizio ed il calore con cui ci hanno ospitato ci resterà nel cuore.
E cos'altro ci resterà, di tanti chilometri, risate, parole, sudori e sforzi?
Non posso essere io a rispondere.

9 dicembre 2009

La Spiritiera, impressioni d'uso


Beh,
questo è un post tecnico.
Se non avete in programma di prepararvi un pasto caldo lontano dai fornelli domestici passate pure oltre.
Ho deciso di provare la Spiritiera quando mi sono trovato di fronte alla prospettiva di cambiare il mio glorioso fornelletto a gas, che mi accompagna dai primi anni '90 del secolo scorso...
La spiritiera non è altro che un fornello ad alcool. Ci vuole un po' per imparare ad usarla al meglio e sono appena in grado di maneggiarla, posso senz'altro migliorare.
Dunque, è composta da un piccolo barattolo in cui brucia l'alcool, un supporto e due coppe che fungono da pentola/ gavetta più un coperchio che fa da piatto piano. Il tutto si incastra alla perfezione occupando un volume di poco superiore a quello di una normale gavetta.
Per la normale Pattuglia R/S di due - tre elementi, i punti di forza rispetto ad un fornelletto sono:

Peso inferiore: una spiritiera fa contemporaneamente da fornello e DUE gavette e pesa all'incirca quanto una sola gavetta.
Sicurezza: l'alcool NON esplode e può / deve essere custodito in un'apposta tramoggia di sicurezza.
Disponibilità: l'alcool si trova dappertutto, le bombolette no.
Resistenza al vento: la spiritiera funziona anche in presenza di vento forte senza problemi.
Stabilità: è pressochè impossibile rovesciarla e resiste a piccoli urti involontari.
Velocità: l'acqua bolle davvero in fretta.


ma ci sono anche i contro:

non è possibile regolare la fiamma e la regolazione del calore può essere fatta solo alzando - abbassando la pentola.
L'alcool tende ad annerire la pentola, ( ma il trucco per evitarlo lo conosciamo tutti no? E poi fa tanto "Reparto" e un po' di nostalgia si lava via assieme al nerofumo... ).
L'accensione e lo spegnimento richiedono una certa pratica: nei climi freddi l'alcool è meno infiammabile e conviene usare fiammiferi invece dell'accendino. Per lo spegnimento anticipato serve un minimo di competenza per spegnere il fornello tappandolo.
Usare alcool profumato o di cattiva qualità appuzzonisce il cucinato, siete avvisati!

Tirando le somme, per usi 'statici' al chiuso, il fornelletto è preferibile. in assenza di vento e con un piano fisso e stabile il fornelletto è un po' più pratico, soprattutto se è stato trasportato a destinazione da un'auto e non dalle gambe ;-) Per una route di strada dove risparmiare peso e far bollire l'acqua in fretta è importante, credo che la spiritiera sia davvero una carta vincente soprattutto per una pattuglia di 2 persone garantendo un risparmio di peso che ora non so quantificare ma che stimo sul 60%. Il mio suggerimento è di provarla, non certo di gettar via i fornelli, ma di introdurla gradualmente in Clan.

29 novembre 2009

Giornata Nazionale della Colletta Alimentare


"Se ognuno farà del Suo Meglio, raccoglieremo il massimo possibile di aiuti. Se non lo faremo, ci saranno persone bisognose a cui presto manchernno il latte, la pasta, il riso che avremmo potuto raccogliere per loro e che non abbiamo raccolto per negligenza. Questo è un Servizio concreto che avrà effetti reali su persone reali". Vabbè, lo so, sono retorico, ma fa parte del ruolo del capo anche il discorsetto di incoraggiamento iniziale.
La Giornata Nazionale per la Colletta Alimentare non è un evento a cui sono nuovo. E' stata un'occasione proposta dalla Capo Guppo e ci ha permesso di iniziare la parte principale del nostro cammino di quest'anno: quella dedicata al Servizio.
Il lavoro è stato svolto da un gruppo di Rover allegri e volenterosi, cortesi con tutti, implacabili coi loro sorrisi. Un Sabato pomeriggio in cui il nostro piccolo sacrificio, il nostro stare in piedi, porterà un beneficio a molti, anche se ancora troppo pochi rispetto alle necessità.
Grazie a tutti quelli che ci hanno donato aiuto,
grazie ai volontari del Banco Alimentare, con cui speriamo di continuare a lavorare nelle prossime settimane,
grazie anche a chi ha tirato diritto perchè ci ha aiutato a definire i nostri Valori,
grazie al Clan Perfecta Laetitia che ha lavorato facendo Onore al suo Nome.



24 novembre 2009

Assemblea Regionale: i limiti del possibile

Questo week end è stato dedicato all'Assemblea Regionale dei capi AGESCI di Basilicata.
Come ho già scritto più volte su queste pagine, è un evento che attendo sempre con piacere., è una festa, un'occasione di gioia e di confronto.
Così, alle 0730 di Domenica 22, ci siamo incamminati verso la sede del Pz2 su una Basentana nebbiosa dopo aver scroccato un caffè alla Capogruppo. L'accoglienza del Clan del Pz2 è stata, al solito, principesca. Dopo un frettoloso saluto agli amici già arrivati, mi sono incollato al bancone delle cibarie e mi sono ingozzato di dolci e caffè. Decisamente, la seconda colazione è stata gradita!
Un po' meno la parte 'istituzionale' dell'Assemblea. Ma è un lavoro che va fatto con attenzione ogni anno, dopotutto non possiamo pretendere che degli scout italici siano immuni dalla burocrazia, croce e delizia del Belpaese... Quindi, dopo le solite ramanzine riguardanti la formazione capi ( ma anche la buona novella di un possibile Campo di Aggiornamento Metodologico R/S che, se potrò, frequenterò ), le attività di Branca, il bilancio, il Progetto Regionale ecc ecc, ci si trova alle 14:00 che non siamo ancora andati a Messa: e pensare che l'odore di pastalforno si diffonde implacabile mentre ci dirigiamo in chiesa...
Piccola nota di colore: mi è stato proposto di candidarmi all'incarico di responsabile regionale di Branca R/S. Ho, ovviamente, declinato: riconsidererò la proposta in caso di istituzione dello scoutedì più volte citato da queste parti...
Dopo la Messa, il pranzo tutti assieme in cortile: c'è il Sole e riesco a procurarmi ( lecitamente ) un paio di bis di ogni portata... Sono anche riuscito a parlare con Eugenio e Monica ( Giulia, grazie!! ) per quanto riguarda qualche programma futuro di attività antimafia... Ma non c'è il tempo di un caffè che subito iniziano le pattuglie. La nostra è orfana di responsabili regionali, per cui, la delega passa ai responsabili del coordinamento metodologico. La novità sostanziale è che ci viene proposto di rinviare sine die l'organizzazione di ogni evento regionale in favore di un'analisi dettagliata della situazione della Branca R/S a livello regionale. Ho espresso la mia unica perplessità a riguardo: personalmente, ritengo che in età R/S i megaeventi che coinvolgono 150 - 200 persone non siano altro che festival del volemosebbene che poco hanno di scout. Pertanto, non mi straccio certo le vesti se Route degli Zaini, di San Paolo, di Pentecoste et similia saltieranno. Anche perchè, non sono certo eventi raccomandati nel regolamento metodologico. Invece, il Challenge lo è: è espressamente previsto e fa parte integrante del cammino di Noviziato. E lo si vive una volta sola nella Vita: gli altri eventi si ripetono uguali per tutti i ragazzi ogni anno, il challenge è un'occasione unica per mettersi alla prova. La sua mancata pianificazione a Novembre non è proprio una certificazione di annullamento ma poco ci manca: è un evento complesso da organizzare e da preparare sia dal punto di vista dei capi che da quello dei ragazzi: se non si inizia adesso non ci sarà verso di recuperare in primavera , nè mi sento di far svolgere ai magnifici tre novizi una serie di attività finalizzate ad un Challenge che non ci sarà. Farlo saltare a priori non mi sembra una buona idea, spero che nel caso riusciremo a coordinarci in tempo per far vivere ai ragazzi ques'importante pezzo del loro anno di Noviziato.
Per il resto la Pattuglia ha animato una discussione produttiva che è stata interrotta più volte dai responsabili regionali dato che abbiamo clamorosamente sforato coi tempi!
Così, con un'ora e mezzo di ritardo ( si fa lo straordinario pure qui ), ci salutiamo tutti in attesa di reincontrarci a Marzo o anche prima, se ci riesce di organizzare qualche bella attività mirata...
Com'è andata?
Beh, non sono sicuro:
da un lato alcuni aspetti di autoreferenzialità intrinseca nella gestione delle cose scout sembrano crescere a dismisura, alcune rigidità che soffocano l'azione sembrano aumentare, dall'altro alcuni segnali di controtendenza, alcune scelte forti e coraggiose ( ad es: l'annullamento de facto delle attività regionali R/S ) sono state fatte: può darsi che i segnali di pericolo quali l'assenza di persone che possano assumersi l'onere di incaricati regionali di Branca R/S siano stati finalmente recepiti. Inoltre, vedo che continua ad imperversare un'idea di "Vocazione al Servizio" in contrapposizione a quella della "Scelta di Servizio", può darsi che mi sbagli ma...
Insomma, un'impressione di chiaroscuro in cui, comunque, mi sembra evidente il tentativo di portare l'associazione oltre la linea d'ombra...